Academic literature on the topic 'Multifattoriale'

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Journal articles on the topic "Multifattoriale"

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Biasi, Valeria. "Il counselling per l’orientamento universitario secondo un modello multifattoriale integrato." ECPS - The Series 9788879168922 (February 2019): 73–76. http://dx.doi.org/10.7359/892-2019-bia2.

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Acquaro, Johnny, and Emanuele Bignamini. "Addiction, cronicità e Servizi per le Dipendenze." MISSION, no. 52 (October 2019): 61–65. http://dx.doi.org/10.3280/mis52-2018oa6493.

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Abstract:
L'addiction, come altre condizioni croniche, è una malattia multifattoriale. E' correlata a fattori biologici, comportamentali e ambientali e interseca diverse dimensioni che possono dar luogo a vere e proprie distruzioni di identità. L'articolo prende in analisi questi elementi sia in termini medici, sia intermini di carriera e considera il ruolo dei Servizi per le dipendenze in ordine a questa tematica. 
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Minola, Valeria, and Anna Paschetta. "L'origine multifattoriale nei disturbi dell'apprendimento: un protocollo terapeutico con la famiglia." TERAPIA FAMILIARE, no. 126 (November 2021): 45–65. http://dx.doi.org/10.3280/tf2021-126004.

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Abstract:
In questo articolo presentiamo come la terapia sistemico familiare-individuale sia effi cace nella presa in carico di un nucleo familiare che vive dinamiche relazionali complesse, altrimenti messe in ombra da una diagnosi di disturbo dell'apprendimento a carico del fi glio e dalle ricadute del disagio prettamente in ambito scolastico. Presso il nostro studio, per i ragazzi e per le loro famiglie che ci consultano, lavoriamo adattando il modello proposto dalla scuola di Psicoterapia Mara Selvini Palazzoli. Dopo un'iniziale spiegazione sulle caratteristiche del disturbo specifi co dell'apprendimento, presenteremo la teoria della multifattorialità all'origine del DSA di Simonetta, che assumiamo come cornice teorica. Questo modello si basa sugli studi delle neuroscienze, delle teorie dell'attaccamento e della psicotraumatologia che permettono la lettura dell'eziopatogenesi del sintomo analizzando diversi livelli di complessità. Nel nostro metodo di intervento, rileviamo con particolare attenzione il signifi cato che il sintomo assume quando si esprime in un particolare contesto relazionale. Per questo dove compare un disturbo dell'apprendimento riteniamo utile indagare gli attaccamenti e lo sviluppo delle personalità dei componenti della famiglia. Inoltre aiutiamo il nucleo a rileggere le proprie dinamiche relazionali in un'ottica sistemica e approfondiamo le dinamiche passate secon do la prospettiva trigenerazionale che le sottende, stando attente a rilevare l'eventuale presenza di traumi non elaborati nelle storie di sviluppo dei componenti della famiglia. Inoltre evidenziamo l'importanza dello stile di conduzione che prevede l'utilizzo delle tecniche verbali, non verbali e i diversi formati di convocazione. Presentiamo il nostro metodo di lavoro attraverso la descrizione della presa in carico psicoterapeutica di un nucleo familiare.
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Mazzoni, Silvia, and Marisa Malogoli Togliatti. "Verso un modello multifattoriale per la comprensione dei legami intimi violenti." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 1 (May 2009): 17–41. http://dx.doi.org/10.3280/mal2009-001002.

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Abstract:
- The article introduces the topic of violence between intimate partners (IPV) from a brief description of the different types of violence highlighted by the literature: psychological, physical, sexual and economic violence. While recognizing a wide cultural influence behind the increase in frequency of the Intimate Partners Violence (in which the perpetrator is mainly the man and the victim is a woman), the article presents an overview of the different psychological models in search of the risk factors on which different theories converge. In particular, the article outline the various risk factors reported by researchers and take into account the relational level where risk factors are focused and the role that violence plays in the individual and relational dynamic. Key words: intimate partner violence; risk factor; individual dynamic; relational dynamic.
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Olivieri, Chiara, Davide Pisati, Francesca Sironi, Tecla Roversi, and Paolo Magni. "Ipertrigliceridemia: fisiopatologia e significato clinico." L'Endocrinologo 23, no. 2 (March 9, 2022): 182–88. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01059-8.

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Abstract:
SommarioL’ipertrigliceridemia è una condizione patologica identificata da una concentrazione plasmatica di trigliceridi superiore a 150 mg/dL. Le ipertrigliceridemie primarie hanno alla base mutazioni genetiche, mentre le forme secondarie hanno un’origine multifattoriale, spesso in un contesto poligenico predisponente. L’ipertrigliceridemia è un fattore di rischio per patologie cardiovascolari aterotrombotiche e pancreatite acuta. Le terapie volte a migliorare questa condizione comprendono sia l’adozione di un corretto stile di vita, sia trattamenti farmacologici per ridurre i livelli circolanti di trigliceridi.
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Bille-Brahe, Unni. "Some perspectives on suicidal behaviour." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 9, no. 2 (June 2000): 93–98. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008277.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Esaminare e precisare alcune domande di particolare rilevanza per la ricerca sul suicidio. Metodi - Discussione nel merito delle domande riguardanti l'epidemiologia e le varie teorie sul comportamento suicidario. Risultati - Sono state definiti quattro tipi di domande: come molte persone manifestano un comportamento suicidario? Chi sono? Perche' lo fanno? E che cosa possiamo fare riguardo a ciò? Le risposte alle prime tre domande sono indispensabili per afffrontare la quarta domanda: cosa possiamo fare. Conclusioni - I complessi modelli ed il retroterra che stanno alia base del comportamento suicidario richiedono interdisciplinarietà ed uno sviluppo sia dell'approccio multifattoriale sia di quello legato al processo, oltre uno sviluppo degli sforzi evidence-based e realizzabili.
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Matturri, L., D. Bauer, and A. M. Lavezzi. "Iii. Studio Multifattoriale per La Valutazione Prognostica Dei Carcinomi a Cellule Di Transizione Della Vescica." Urologia Journal 57, no. 2 (April 1990): 196–202. http://dx.doi.org/10.1177/039156039005700211.

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Cicognani, Camilla, Chiara Vezzadini, Stella Battaglia, Anna F. Marliani, and Roberto Zoni. "Un caso di encefalopatia posteriore reversibile (PRES), sindrome neurologica acuta da edema cerebrale reversibile su base multifattoriale." Italian Journal of Medicine 4, no. 1 (March 2010): 37–42. http://dx.doi.org/10.1016/j.itjm.2010.01.004.

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Radolovic, Doris. "La dipendenza da cocaina: verso un'integrazione delle cure." PNEI REVIEW, no. 1 (April 2021): 85–97. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2021-001004.

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Abstract:
Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che la dipendenza da sostanze è una patologia cronica recidivante ad eziologia multifattoriale, prodotta dall'interconnessione tra la dimensione biologica, psicologica e quella ambientale. La cocaina è la seconda droga illecita più comunemente utilizzata in Europa. Il suo consumo si impone ormai come uno tra i più gravi problemi sociali che gli operatori dei diversi settori si trovano ad affrontare. Comprendere come i diversi fattori coinvolti concorrono a determinare la vulnerabilità all'uso problematico di cocaina rappresenta l'aspetto fondamentale per i futuri progetti di prevenzione e di trattamento di tale patologia. L'integrazione delle cure in questo ambito sembra destinato non solo a modificare l'efficacia del trattamento, ma anche ad aprire nuovi orizzonti di ricerca per quanto riguarda la sua origine e la natura del rapporto che lega funzionalmente tra loro l'aspetto biologico, psicologico e socio-ambientale. Vengono infine esposti alcuni possibili approcci terapeutici nell'ambito della dipendenza da cocaina.
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Di Lullo, Luca, Fulvio Floccari, Rodolfo Rivera, Antonio De Pascalis, Vincenzo Barbera, Moreno Malaguti, and Alberto Santoboni. "L'ipertrofia ventricolare sinistra nei pazienti affetti da malattia renale cronica." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 3 (October 9, 2014): 281–89. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.921.

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Abstract:
La patologia cardiovascolare rappresenta la principale causa di mortalità e morbidità nei pazienti affetti da malattia renale cronica (CKD) e malattia renale cronica terminale (ESRD). La patogenesi della malattia cardiovascolare in corso di nefropatia è multifattoriale e coinvolge fattori di rischio tradizionali e fattori di rischio collegati alla malattia renale. Come ormai universalmente accettato, l'interessamento cardiaco in corso di malattia renale cronica rientra nella cosiddetta Sindrome cardio-renale di tipo 4, la cosiddetta cardiopatia uremica caratterizzata, in primo luogo, dalla presenza di ipertrofia ventricolare sinistra, disfunzione sistodiastolica del ventricolo sinistro e, negli stadi terminali, scompenso cardiaco congestizio e cardiomiopatia dilatativa. La diagnosi di ipertrofia ventricolare sinistra (IVS) è affidata da un lato alle tecniche ecocardiografiche 2D e 3D e, dall'altra, a tecniche di imaging più sofisticate, come la risonanza magnetica cardiaca (CMRI). Scopo della review è quello di effettuare un excursus riguardante l'epidemiologia, la fisiopatologia e la diagnosi dell'ipertrofia ventricolare sinistra nei pazienti affetti da malattia renale cronica. (Cardionephrology)
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Dissertations / Theses on the topic "Multifattoriale"

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MAURI, MADDALENA. "Multi neuro-functional biomarkers for monitoring developmental trajectories in early onset psychopathology." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/404816.

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Abstract:
La maggior parte dei disturbi mentali degli adulti ha radici nelle difficoltà dell'infanzia, e la maggior parte dei disturbi dell'infanzia ha conseguenze nella vita adulta (Pinto et al., 2015). A livello globale, fino al 20% dei bambini e degli adolescenti soffre di un problema di salute mentale (Organizzazione mondiale della sanità, 2000) e circa la metà di essi persisterà fino all'età adulta. Quando consideriamo la continuità dei problemi di salute mentale, dobbiamo tenere conto del fatto che le manifestazioni psicopatologiche sembrano estendersi lungo costrutti, riflettendo una continuitàa piuttosto che una dicotomia tra salute e malattia e tra una diagnosi e l'altra. I termini tratti "internalizzanti" ed "esternalizzanti" sono utilizzati per indicare classi di sintomi e comportamenti espressi in modo transdiagnostico. Le traiettorie di sviluppo dei tratti interiorizzanti ed esternalizzanti mostrano un complesso mix di continuità e discontinuità, ed evidenziano sia la continuità omotipica - la persistenza o la ricorrenza dello stesso disturbo (o tratto) in età diverse - sia la continuità eterotipica, in cui le vulnerabilità precedenti e successive differiscono nella presentazione (Maughan e Collishaw, 2015). Queste possibili traiettorie eterotipiche rappresentano piuttosto che un cambiamento reale, una diversa espressione degli stessi fattori causali sottostanti, che interagiscono tra loro in modi diversi in età diverse. Gli obiettivi del presente lavoro sono una migliore comprensione della patogenesi e dei decorsi dei tratti psicopatologici, al fine di identificare il prima possibile i bambini più bisognosi di intervento. Comprendere le diverse cause della psicopatologia è il primo passo per fornire un intervento migliore, che è una priorità assoluta in termini di costi sociali ed economici. La mia tesi si è concentrata sull'identificazione di tratti psicopatologici con approcci bottom-up, al fine di valutare la presenza di problemi di internalizzazione ed esternalizzazione in età evolutiva. Particolare attenzione è stata posta alla presenza di disregolazione emotivo/comportamentale, come fattore di rischio specifico per una peggiore traiettoria psicopatologica di sviluppo. Mi interessava valutare il ruolo dei fattori ambientali e genetici nell'influenzare questi tratti psicopatologici. Inoltre, ho studiato la rilevanza delle variabili epigenetiche. Infine, ho considerato lo sviluppo lungo tutto l'arco della vita dei tratti psicopatologici, al fine di identificare il prima possibile gli individui a maggior rischio di prognosi peggiore. Per ottenere l'identificazione di cluster di sintomi che caratterizzano gli individui a più alto rischio di problemi di salute mentale persistenti, sono stati condotti due studi sperimentali, presentati nel Capitolo 2, utilizzando l'analisi di classe latente. Il capitolo 3 riporta due studi sperimentali condotti per valutare le diverse esposizioni di individui con maggiore psicopatologia a fattori di rischio genetici e ambientali. Il 4° capitolo si concentra sul ruolo dell'interazione gene-ambiente nel dare forma a tratti psicopatologici. Con approcci di machine learning sono stati identificati gruppi di sintomi che caratterizzano gli individui per la presenza di tratti internalizzanti ed esternalizzanti durante l'adolescenza. Nel capitolo 5 viene presentato un lavoro preliminare su dati a tre tempi di follow up, con l'obiettivo di testare la presenza di specifiche traiettorie nelle aree internalizzanti ed esternalizzanti.
Most adult mental disorders have roots in childhood difficulties, and most childhood disorders have consequences in adult life (Pinto et al., 2015). Globally, up to 20% of children and adolescents suffer from a mental health problem (World Health Organization, 2000) and approximately half of them will persist through adulthood. When we consider the continuity of mental health problems, we must take into account that psychopathological manifestations seem to span along constructs, reflecting a continuous rather than a dichotomy between health and illness and between one diagnosis and another. “Internalizing” and “Externalizing” traits is well established to indicate class of symptoms and behaviors expressed trans-diagnostically. Developmental trajectories of internalizing and externalizing traits show a complex mix of continuities and discontinuities, and evidence both homotypic continuity—the persistence or recurrence of the same disorder (or trait) at different ages—and heterotypic continuity, where earlier and later vulnerabilities differ in presentation (Maughan and Collishaw, 2015). These possible heterotypic trajectories represent rather than a real change, a different expression of the same underlying causal factors, which interact between each other in different ways at different ages. The aims of the present work are a better understanding of the pathogenesis and of the courses of psychopathological traits, in order to possibly identify children more in need of intervention. Understanding the different causes of psychopathology is the first step in providing a better intervention, which is an absolute priority in terms of social and economic costs. My thesis focused on the identification of psychopathological traits with bottom-up approaches, in order to evaluate the presence of internalizing and externalizing problems in developmental ages. Special attention has been paid to the presence of emotional/behavioral dysregulation, as a specific risk factor for worse psychopathological developmental trajectory. I was interested in evaluating the role of environmental and genetic factors in influencing these psychopathological traits. Moreover, I investigated the relevance of epigenetics variables. Lastly, I considered the development throughout the lifespan of psychopathological traits, in order to identify early individuals at higher risk of worse development. To achieve the identification of clusters of symptoms that characterize individuals at higher risk for persistent mental health issues two experimental studies, presented in Chapter 2 were conducted using latent class analysis. Chapter 3 reports two experimental studies conducted to evaluate the different exposures of individuals with higher psychopathology to genetic and environmental risk factors. The 4th Chapter focuses on the role of gene-environment interaction in shaping psychopathological traits. With machine learning approaches clusters of symptoms that characterize individuals for internalizing and externalizing psychopathology during adolescence were identified. In Chapter 5, a preliminary work on three-time points data is presented, with the aim of testing the presence of specific trajectories in internalizing and externalizing areas.
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BIANCOLELLA, MICHELA. "Studi di profili di espressione per la ricerca di biomarcatori genomici in malattie monogeniche e multifattoriali: la fibrosi cistica e il cancro della prostata." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/444.

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Abstract:
Obiettivo di questa tesi di dottorato è la messa a punto di sistemi di analisi dell’espressione genica basati sulla tecnologia dei microarrays per l’identificazione di potenziali biomarcatori genomici quali geni candidati per la comprensione della patogenesi molecolare, e la predittività fenotipica in una malattia monogenica, la Fibrosi Cistica e una patologia complessa ad eziologia multifattoriale, il cancro della prostata. In particolare, per quanto concerne la fibrosi cistica, lo studio ha riguardato l’analisi dell’espressione genica in due linee cellulari di epitelio bronchiale (CuFi1 F508del/F508del; CuFi3 F508del/R553X). A tal fine abbiamo ideato e utilizzato un oligoarray a bassa densità (CF-chip) contenente 144 geni selezionati in accordo a specifici criteri biochimici. Il maggior numero di geni trovati differenzialmente espressi in CuFi3 (26 su un totale di 38) suggerisce come la presenza di un allele di classe 1 (R553X) determini una maggiore alterazione del pattern di espressione genica rispetto alla sola presenza di alleli di classe II (F508del). Relativamente al cancro della prostata, lo studio è stato focalizzato all’identificazione di biomarcatori genomici propri di pattern specifici di espressione per la valutazione prognostica e terapeutica di cellule tumorali, androgeno-responsive (LNCaP) e non responsive (DU145), trattate con farmaci (acido valproico e dutasteride). Abbiamo osservato che l’acido valproico (VPA), un inibitore dell’istone deacetilasi (HDAC), promuove nelle LNCaP una differenziazione di tipo neuroendocrina caratterizzata da un aumento nell’espressione dell’enolasi neurone-specifica (NSE), una diminuzione di PSA e dell’espressione del recettore degli androgeni (AR), suggerendo un ruolo di tale farmaco nella risposta agli androgeni. Inoltre l’analisi del profilo di espressione genica usando un microarray a bassa densità (Androchip 1) contenente 103 geni coinvolti nell’omeostasi del cancro della prostata, ha mostrato che VPA è in grado di modulare l’espressione di differenti geni del metabolismo degli androgeni. Gli effetti cellulari e molecolari del trattamento con Dutasteride, un potente inibitore delle due isoforme della 5α-reduttasi (tipo I e tipo II ), nelle due linee cellulari umane di carcinoma prostatico LNCaP e DU145 sono stati investigati mediante lo sviluppo di un chip a bassa densità (Androchip 2) con 190 geni coinvolti nel pathway degli androgeni. I nostri risultati mostrano che la Dutasteride è in grado di ridurre la vitalità e la proliferazione in entrambe le due linee cellulari testate. Tuttavia il trattamento farmacologico è in grado di indurre un’alterazione del profilo dell’espressione genica esclusivamente nella linea cellulare LNCaP che, a differenza delle DU145, è androgeno responsiva e AR positiva. In conclusione, è interessante osservare che il nostro studio ci ha portato ad identificare biomarcatori genomici che proprio nella variazione dei livelli di espressione genica possono costituire dei veri e propri nuovi biomarcatori di interesse nella diagnostica e nella prognosi delle malattie mendeliane e complesse.
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Ferri, Ilaria. "Il ruolo degli operatori sanitari nel motivare all'attività fisica utenti dei servizi psichiatrici." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424130.

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Abstract:
Psychotic disorders are among the chronic diseases with a major impact on the life of those affected, because of related disabilities, stigma and the difficulties involving family members and care services. Statistics report that 1.7% of the Italian population requires every year at least one treatment to mental health services: at least one-fifth of these treatments, is due to psychotic disorders. The therapeutic intervention is typically structured with a multidisciplinary approach to meet the different needs of these people: it involves the use of psychopharmacological therapies associated with psychotherapeutic, educational and rehabilitative treatment. In the last years research has shown that physical activity (PA) can positively influence the treatment of psychotic disorders. Compared to the general population, in fact, people suffering for severe mental illness have higher levels of overweight and obesity and present higher possibilities of developing chronic diseases such as type 2 diabetes, cardiovascular disease and metabolic syndrome. Moreover, these disorders are associated with higher levels of physical inactivity and lower levels of quality of life than the general population. Regular PA, on the other hand, improves lipid profiles, helps to regulate body composition and glucose metabolism, reduces blood pressure, increases fitness levels and has also positive effects on mood and anxiety levels. The main obstacles that these people encounter in adhering to regular PA programs are primarily related to the pathology and and to theirs socio-economic conditions. The side effects of antipsychotic drugs, the lack of motivation, poor concentration and difficulty in accessing the proposed activity, contribute to limit the exercise capacity of these persons and hinder their participation in regular PA programs long-lasting. Literature highlighted the importance and usefulness of educational interventions to support treatment compliance, helping people who suffer from psychotic disorders to deal with their disease and the correlated risks. Moreover, educational intervention are necessary to promote the insight of illness and to involve patients in tailored care. In addition, increasing evidence underline the crucial role of health professionals in health promotion interventions, that affect very significantly the healthy behaviors and physical habits of people with psychotic disorders. These observations are theoretically supported especially by Deci and Ryan in the theory of self-determination and by Hagger and Chatzisarantis in Trans-Contextual Model. The authors have shown that contextual factors such as social support, self-efficacy, autonomy, competence, social skills and the role of significant others are of fundamental importance in determining the motivation of people of being physically active. Even the enjoyment, defined as an emotional response positive sports experience, which reflects the general feelings of pleasure, satisfaction and fun, is considered one of the main determinants of adherence AF, as it is able to influence the will to begin and to maintain a program of regular exercise. Based on these findings, the research took into consideration some virtuous experiences operating in our country, offering regular PA programs as an integral part of the therapeutic treatments for users of psychiatric services. The purpose was to bring out the opinions of health professionals involved in regular PA programs with the users of psychiatric services, to highlight the benefits, barriers and facilitators of PA proposals. For this purpose it was decided to adopt a blended approach: participants completed a package of questionnaires which investigated the amount of PA, motivation, enjoyment, self-efficacy and quality of life reported by the participants. Therefore, a comparison was made between the two groups of participants on the basis of the variables examined. Moreover, four focus groups have been carried out, with health professionals involved in the study. They were asked to tell their personal experiences in PA with users of psychiatric services, highlighting the faced difficulties, the greatest benefits for users and the most important elements that can facilitate the implementation of PA proposals and to increasing their effectiveness. The results of the research are in line with literature. The content-analysis of focus groups, moreover, highlighted important data in support of the central role of the health care workers, in supporting users of the psychiatric services, to take part in the activities concerning health promotion. Results showed the need of a specific preparation, for these people, especially in what concern motivational processes and the management of strategies to promote active lifestyles. Finally, the statements reported by the health care workers confirmed and enriched the evidences about the utility of PA programs within the rehabilitative paths for people with severe mental disorders. They highlighted, in particular, the need to promote these initiatives making them an integral part of the therapeutic treatments. Moreover, it was highlighted the need to work on the network of contacts between the realities that promote these initiatives; health care workers underlined also the growing need for collaboration with local institutions at different levels, to promote and support the debate on this topic; finally they stressed that it is important to increase more effective PA proposals with the aim to respond to the needs of the users of psychiatric services.
I disturbi psicotici cronici si collocano tra le patologie a più alto impatto sulla qualità della vita di chi ne è affetto: per la disabilità che comportano, per lo stigma sociale cui è soggetto chi ne soffre e per le difficoltà che coinvolgono i familiari e i servizi assistenziali. Si stima che l’1.7% della popolazione italiana richieda almeno un trattamento all’anno ai servizi di salute mentale territoriale: di questi, almeno un quinto è a causa di disturbi psicotici. L’intervento terapeutico in genere prevede l'uso di terapie psicofarmacologiche associate a trattamenti psicoterapeutici, educativi e riabilitativi multidisciplinari, tra i quali assume sempre maggiore rilevanza l’attività fisica (AF). La ricerca ha infatti messo in evidenza come essa possa influenzare positivamente il trattamento dei disturbi psicotici, che sono fortemente associati a sovrappeso ed obesità e ad un elevato rischio di sviluppare patologie croniche come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e sindrome metabolica. Inoltre questi disturbi sono associati a maggiori livelli di sedentarietà e a minori livelli di qualità della vita rispetto alla popolazione generale. L’AF regolare, per contro, migliora i profili lipidici, la composizione corporea e il metabolismo del glucosio, diminuisce la pressione arteriosa e ha effetti positivi sull’umore e sui livelli d’ansia. Gli ostacoli principali che queste persone incontrano nell’aderire a programmi di AF regolare sono collegati principalmente alla patologia e alle condizioni socioeconomiche ad essa correlate. Gli effetti collaterali dei farmaci antipsicotici, la mancanza di motivazione, la scarsa concentrazione e la difficoltà ad accedere a proposte di attività, limitano le capacità e le possibilità d’esercizio di queste persone e ostacolano la partecipazione a programmi di AF regolare in modo duraturo. La letteratura ha messo in evidenza l’importanza e l’utilità d’interventi educativi che aiutino le persone che soffrono per questi disturbi a prendere consapevolezza della malattia e a conoscerne i rischi correlati, per cercare di migliorare l’aderenza alle cure. Inoltre, crescenti evidenze sottolineano il ruolo fondamentale degli operatori sanitari negli interventi di promozione della salute, che influenzano in modo molto significativo i comportamenti salutari e le abitudini motorie di queste persone. Queste osservazioni trovano un supporto teorico in particolare in quanto affermato da Deci e Ryan nella Teoria dell’autodeterminazione e da Hagger e Chatzisarantis nel Modello Trans-Contestuale. Gli autori hanno dimostrato come fattori contestuali quali il supporto sociale, l’autoefficacia, l’autonomia, la competenza, le capacità relazionali e il ruolo degli altri significativi risultino fondamentali nel determinare la motivazione delle persone nei confronti dell’AF. Anche l’enjoyment, definito come una risposta emotiva positiva all’esperienza sportiva, che riflette sensazioni generali di piacere, gradimento e divertimento, viene considerato tra le principali determinanti dell’aderenza all’AF, in quanto è in grado d’influenzare la volontà di iniziare e di mantenere un programma di esercizio regolare e duraturo. Sulla base di queste evidenze la ricerca ha voluto prendere in esame alcune esperienze virtuose del territorio nazionale, che propongono l’AF come parte integrante del trattamento terapeutico per gli utenti dei servizi psichiatrici territoriali. Lo scopo è stato quello di far emergere il parere di operatori sanitari coinvolti in programmi regolari di AF con gli utenti, per mettere in evidenza benefici, barriere e facilitatori dell’AF proposta. A tale scopo è stato scelto di adottare un metodo misto: i partecipanti hanno compilato un pacchetto di questionari con i quali sono state indagate la quantità di AF svolta, la motivazione, l’enjoyment, l’auto-efficacia e la qualità della vita riportate dai partecipanti. É stato quindi realizzato un confronto tra i due gruppi di partecipanti sulla base delle variabili prese in esame. Inoltre sono stati realizzati quattro focus group, ai quali hanno preso parte gli operatori sanitari coinvolti nello studio. Agli operatori è stato chiesto di raccontare le loro personali esperienze nell’ambito dell’AF con gli utenti, mettendo in luce le difficoltà che incontrano, i maggiori benefici per gli utenti e gli elementi più rilevanti per facilitare la realizzazione delle proposte ed incrementarne l’efficacia. I risultati si pongono in linea con quanto già evidenziato dalla letteratura. Dall’analisi dei focus, in particolare, sono emersi dati importanti a sostegno della centralità del ruolo dell’operatore sanitario, nel supportare costantemente gli utenti nelle attività proposte che riguardano la promozione della salute. Inoltre è emersa la necessità di una preparazione specifica, per queste persone, soprattutto nell’ambito dei processi motivazionali e nella gestione delle strategie per promuovere stili di vita attivi. Infine le testimonianze degli operatori hanno confermato e arricchito le evidenze a sostegno dell’utilità dell’AF all’interno dei percorsi riabilitativi degli utenti con gravi disturbi psichiatrici. È stata messa in luce, in particolar modo, la necessità di promuovere queste iniziative e di renderle parte integrante dei trattamenti terapeutici. Non di meno, è stata evidenziata la necessità di lavorare sulla rete di contatti tra le realtà che promuovo queste iniziative ma soprattutto l’esigenza crescente di collaborazione con gli enti del territorio a livello locale, regionale e nazionale, per promuovere e sostenere il confronto sull’argomento e sviluppare proposte d’intervento sempre più efficaci e rispondenti alle esigenze degli utenti.
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CORONAS, FABIO. "La costruzione di una matrice multifattoriale del benessere urbano come base di indirizzo dei contenuti e delle scelte della pianificazione e della progettazione urbana." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1315671.

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Abstract:
Nella consapevolezza che nel mondo occidentale è in atto un grande cambiamento nell’ambito economico, sociale, ambientale e tecnologico che coinvolge frontalmente i contesti urbani e territoriali e quindi la pianificazione degli spazi, l’approfondimento di ricerca è rivolto alla necessità di organizzare la costruzione di nuovi strumenti di analisi che permettano di definire l’azione del governo del territorio e che abbia come fine ultimo quello di generare l’incremento del benessere collettivo nei contesti urbani e territoriali. Lo studio si pone all’interno di questo momento storico di “passaggio” e vuole, attraverso uno spirito critico, prendere in considerazione le preoccupanti problematiche del cambiamento climatico, nonchè la crisi economica e sociale, ponendosi come finalità anche quella di suggerire “nuove soluzioni” da avviare per cambiare o quantomeno migliorare il quadro complessivo e di prospettiva in atto, con la convinzione che le dinamiche, il governo del territorio, le città sempre più globali svolgano un ruolo cruciale in questo periodo complesso. Lo strumento con il quale si vuole giungere a questo obiettivo è la costruzione di una Matrice Multifattoriale del Benessere urbano che prende in considerazione la struttura urbana attraverso i suoi sistemi ed è costituita da principi/indicatori urbani di qualità innovativi, da macro-obiettivi e obiettivi più specifici, dalla individuazione delle relative azioni di piano e di progetto, nonché dei costi e benefici economici, sociali e ambientali generati.
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Books on the topic "Multifattoriale"

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Sturniolo, Gabriele. Pandemia Da CoronaVirus : SARS-CoV-2: Un Analisi Multifattoriale. Independently Published, 2020.

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Book chapters on the topic "Multifattoriale"

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Korf, Bruce R. "Eredità multifattoriale." In Genetica e genomica umana, 105–21. Milano: Springer Milan, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1150-2_5.

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