Academic literature on the topic 'Movimenti di ritorno (Homecoming)'

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Journal articles on the topic "Movimenti di ritorno (Homecoming)"

1

Floriani, Sonia. "I movimenti del ritorno nell’esperienza dei migranti italiani in Canada." Italian Canadiana 35 (August 18, 2021): 79–93. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v35i0.37219.

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Abstract:
Ai fini di un’interpretazione dei modi in cui la migrazione si trasforma nel tempo biografico, in questo saggio concentro l’attenzione sull'esperienza del nóstos. Infatti, analizzando sia i modi in cui cambiano la rappresentazione e la pratica del ritorno nella biografia del migrante, sia le forme in cui si dissolve e si ricostruisce il senso di dimora, propongo alcune ipotesi di lettura dell'esperienza della migrazione. La costruzione delle ipotesi si è avvalsa del ‘dialogo’ con alcune figure di straniero proposte dalla sociologia classica, in particolare da Alfred Schutz, Georg Simmel e Robert Park, e delle narrazioni biografiche raccolte nel corso di una ricerca sulla migrazione italiana del secondo dopoguerra in Canada.
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2

Cavazzani, Ada. "Nuove prospettive per la sociologia rurale in Italia." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 90 (September 2010): 15–25. http://dx.doi.org/10.3280/sur2009-090003.

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Abstract:
L'autore presenta un quadro dei nuovi orientamenti della sociologia rurale, connessi con i cambiamenti che stanno determinando processi di ritorno alla campagna. Sono prese in considerazione le ricerche condotte nell'ultimo decennio su residenzialitŕ in ambienti rurali, sviluppo rurale, movimenti contadini, altra agricoltura, sicurezza alimentare. Sono indicate le prospettive di aggregazione dei ricercatori, interdisciplinarietŕ e internazionalizzazione delle ricerche.
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3

Ricoveri, Giovanna. "Beni comuni e nuovo modello di sviluppo." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 3 (March 2011): 91–106. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-003005.

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Abstract:
La tesi sostenuta in questo articolo è che i beni comuni del passato - quelli di sussistenza - possono diventare, se riletti ed aggiornati alla luce del presente, la spina dorsale di un ordine sociale alternativo a quello capitalistico, che domina sul mondo da circa tre secoli. Si ritiene che il "ritorno dei beni comuni", come viene chiamata la proposta presentata in questo elaborato, sia una necessità storica per riuscire a superare la crisi del capitalismo e i problemi da esso creati, specialmente nella sua ultima fase finanziaria: il saccheggio della natura, la privatizzazione dello spazio pubblico, la disoccupazione, le disuguaglianze sociali, i disastri ecologici. Per sostenere la proposta avanzata in questo articolo, prima di tutto vengono identificate le caratteristiche principali dei beni comuni come l'autogoverno da parte delle comunità locali., si ricorda brevemente come i beni comuni siano stati delegittimati dalla Rivoluzione industriale nel passaggio dal Medioevo alla modernità . Terzo: si mettono in evidenza le nuove "recinzioni" di acqua, aria, terra ed dell'energia, così come quella del cambiamento climatico. Quarto: il ritorno ai beni comuni richiede una fase intermedia, cioè la conversione ecologica delle economie che deve essere realizzata dalle comunità locali. Quinto: vengono considerati i motivi che non hanno ancora permesso al ritorno dei beni comuni di diventare il primo tema dell'agenda dei movimenti.
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Borri, Giulia. ""Mobilità" intra-europea: il caso dei movimenti di ritorno a Torino di migranti titolari di protezione umanitaria." MONDI MIGRANTI, no. 1 (May 2016): 61–82. http://dx.doi.org/10.3280/mm2016-001004.

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Morone, Antonio M. "Un colonialismo non più razzista? L'insostenibile aspirazione dei sudditi africani nel secondo dop." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 297 (March 2022): 55–79. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297-s1oa-003.

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Abstract:
La storia della transizione all'indipendenza delle colonie italiane fu anche la storia dell'antirazzismo che non a caso è stato spesso associato all'anticolonialismo e alla storia dei movimenti nazionalisti in Africa. Il caso della decolonizzazione delle colonie italiane rappresenta un caso speciale non solo per la traiettoria fortemente internazionale della sistemazione postcoloniale decisa dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ma anche per la forte competizione, tutta sul versante africano, tra movimenti nazionalisti ed élites africane inclini ad appoggiare un progetto di continuità del sistema coloniale. È proprio da questa competizioneche emerse un'istanza antirazzista che è al centro del presente articolo e non necessariamente o semplicemente fu riconducibile ai soli movimenti nazionalisti. Quei sudditi coloniali che si erano dichiarati disponibili all'ipotesi di un ritorno dell'Italia in Africa rivendicarono la necessità di una riforma del sistema coloniale nell'intento di ottenere una loro più ampia partecipazione alla gestione del potere e di superare il regime segregazionista di epoca fascista.Il presente articolo non si propone dunque di indagare l'antirazzismo e l'anticolonialismo dei nazionalisti, bensì il progetto di un colonialismo non più razzista, o comunque maggiormente inclusivo, coltivato da alcuni sudditi africani che intermediarono con la politica e la propaganda colonialista dell'Italia repubblicana. Di fatto, si trattò di un progetto destinato al fallimento, nella misura in cui colonialismo e antirazzismo erano termini in ultima analisi inconciliabili.Furono poi le diverse indipendenze delle colonie a mettere in discussione il razzismo attraverso la fine stessa del colonialismo.
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6

D’Elia, Nicola. "BOTTAIS BERICHT AN DEN DUCE ÜBER SEINE DEUTSCHLANDREISE 0 VOM SEPTEMBER 1933." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 93, no. 1 (January 2014). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab.2014.93.1.283.

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Abstract:
RIASSUNTOIl rapporto che Bottai scrisse a Mussolini nel settembre del 1933, al ritorno dalla sua prima visita in Germania, rappresenta una delle testimonianze più esplicite dei sentimenti di diffidenza e di preoccupazione che si diffusero negli ambienti fascisti nei mesi successivi all’andata al potere di Hitler. Oltre alla scarsa considerazione umana che Bottai nutriva per il Führer e gli altri gerarchi nazisti, la relazione mette in luce soprattutto i suoi timori per il futuro delle relazioni italo-tedesche. Agli occhi di Bottai, il regime hitleriano esibiva chiari segni di non voler seguire l’esempio italiano sul piano dell’organizzazione interna dello Stato, come dimostrava l’atteggiamento di sostanziale indifferenza per il progetto corporativo che si stava tentando di realizzare in Italia. Inoltre, in politica estera il nazionalsocialismo tedesco non nascondeva le sue ambizioni di sottrarre al fascismo italiano la leadership ideologica sui movimenti fascisti europei né le sue aspirazioni pangermanistiche, che minacciavano direttamente gli interessi territoriali dell’Italia.
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Dissertations / Theses on the topic "Movimenti di ritorno (Homecoming)"

1

DELPINO, GAIA. "Le regioni del ritorno. Il Ghana e gli afroamericani tra progetti, immaginario e realtà." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/29915.

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Abstract:
A partire dagli anni Novanta del Novecento, il Ghana è divenuto meta del cosiddetto turismo delle origini: viaggi compiuti da afroamericani che intendono visitare quel paese dell’Africa occidentale, coinvolto un tempo nei commerci schiavistici atlantici, o trasferirvisi. Questi viaggi sono percepiti come dei ritorni alla terra ancestrale da coloro che li compiono: per lo più membri della classe media nera nordamericana e caraibica che identificano nel Ghana contemporaneo la terra dei propri avi. Protagonisti dei ritorni sono anche i ghanesi: in questa ricerca i movimenti di ritorno sono stati analizzati proprio da prospettive ghanesi, esaminando i diversi aspetti e piani della programmazione governativa, degli immaginari locali ed infine di un recente caso concreto di ritorno. L’analisi di questi tre livelli ha mostrato la varietà delle percezioni che in Ghana si hanno sui ritorni e su coloro che dovrebbero tornare, ha fatto emergere le retoriche che sono dietro a questi movimenti e ha messo in luce le divergenze rispetto ai desideri e agli intenti dei ritornanti. La ricerca ha posto in evidenza inoltre il differente modo che i vari protagonisti hanno di intendere i ritorni e il loro diverso rapporto con la storia della tratta atlantica. I tre livelli analizzati sono collegati tra loro. Per la comprensione di questi movimenti nel presente lavoro si è ritenuto necessario individuarne e sottolinearne la connettività e la spazialità. Dalla ricerca è emerso infatti che i ritorni sono il frutto di connessioni, sono prodotti storici e politici legati a contingenze e a interessi specifici. In gioco sono, ad esempio, da un lato le strategie dei governi succedutisi nell’ultimo ventennio alla guida del Ghana e le varie iniziative da essi promosse per coinvolgere i discendenti della tratta atlantica; dall’altro le ideologie afrocentriche di gruppi di afroamericani da tempo attivi tra le due sponde dell’Atlantico. Vi sono poi l’emergere in Nord America di una classe media nera interessata alle proprie origini e i progetti infine di organismi internazionali. Dietro al fenomeno dei ritorni si è dunque rivelata esistere una complessa trama di legami tra località, attivisti e istituzioni (tradizionali, governative e sovranazionali) coinvolti tutti, oggi e in passato, nei movimenti di ritorno. Questa serie di legami e contatti con il loro intrecciarsi genera delle reti che da secoli uniscono variamente diversi luoghi dell’Africa occidentale alle Americhe delineando quelle che nella tesi sono state definite le regioni del ritorno: particolari e dinamici spazi sociali fatti di memorie e di relazioni createsi attorno ai passati commerci negrieri e agli storici rapporti che l’Africa occidentale ha con la diaspora afroamericana.
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