Dissertations / Theses on the topic 'Modello nazionale'

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BONFANTI, SILVIA. "L'arbitrato nelle controversie di lavoro: analisi comparata dei modelli nazionale e statunitense." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/222180.

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Abstract:
Il legislatore, negli ultimi anni, ha operato diverse modifiche in materia di arbitrato; tuttavia, le iniziative atte a promuovere i sistemi alternativi di soluzione delle controversie, come strumenti per deflazionare la giustizia statuale e ottimizzare in tal modo l’efficienza del sistema giudiziario, non hanno ottenuto risultati incoraggianti. Nell’ordinamento nazionale si nota, infatti, una chiara prevalenza degli strumenti di composizione giudiziale delle controversie, condotti dal giudice, alla quale si contrappone un’apparente assenza di ADR. Negli Stati Uniti è chiara l’idea che “arbitration is a creature of contract, and the parties themselves, by their submission, define the power of arbitrators”; questo trova sostegno nel fatto che se l’accesso al sistema giudiziario è troppo costoso e insoddisfacente, chi è in grado di scegliere tenderà a sottrarsi al processo, sottoscrivendo clausole compromissorie o compromessi. La soluzione adottata dall’ordinamento statunitense prevede un “multi-door Courthouse”, dove il cittadino può scegliere la strada di risoluzione della lite più consona alle proprie esigenze. La situazione italiana è molto più problematica; certamente la frammentarietà delle disposizioni legislative ha creato una generale sfiducia nei confronti degli strumenti di risoluzione alternativa della lite, a partire dall’arbitrato sino ad arrivare alle ipotesi di mediazione. Le cause più profonde all’origine di tale atteggiamento negativo sono da ricercare innanzitutto nella diversità culturale dei due sistemi. La formazione giuridica dell’ordinamento italiano, civil law, riconosce la realizzazione dei diritti nella sentenza che decide la controversia e vede il ricorso al giudice solo in questa prospettiva. Occorre una trasformazione culturale per provare a concepire la risoluzione delle controversie in un’ottica diversa da quella tradizionale. Tuttavia, se si vuole che lo strumento alternativo contribuisca a realizzare una nuova cultura giuridica, occorre che ogni aspetto delle procedure di ADR avvenga nel contraddittorio tra le parti e nel rispetto dei fondamentali principi di giustizia. Le garanzie che queste forme alternative di soluzione della lite offrono dovrebbero essere le stesse che il processo ordinario garantisce alle parti, così da poter affermare che al diritto ad un equo processo corrisponde il diritto ad un “equo arbitrato”. In particolare, due sembrano essere le garanzie che, anche nel sistema americano, assumono un forte rilievo: esse sono quella del contraddittorio e quella dell’imparzialità dell’arbitro. Le ADR, nello specifico l’arbitrato, non rappresentano sicuramente la panacea per tutti i mali della giustizia italiana; costituiscono, però un passo verso la giusta direzione che potrebbe condurre ad una vera e propria riforma del sistema processuale nazionale. Il presente lavoro si prefigge, pertanto, l’obiettivo di affrontare lo studio dell’arbitrato nell’ordinamento nazionale e statunitense, focalizzando l’attenzione, nel primo capitolo, sull’evoluzione giuridica dell’istituto; si vedrà, come in passato, il ricorso all’arbitrato in materia di lavoro è sempre stato piuttosto teorico, in quanto, come ricordava Gino Giugni “intorno al sindacato si era formata, negli anni precedenti alla riforma (del processo del lavoro), una grande lobby forense, che ha sempre avversato l’arbitrato”. La sostanziale inutilizzazione dell’istituto è derivata essenzialmente, oltre che dal monopolio sindacale dei casi nei quali poteva espletarsi, anche dalla facoltà delle parti di rivolgersi in ogni caso al giudice e, soprattutto, dall’impugnabilità giudiziale del lodo per violazione delle disposizioni inderogabili di legge e di contratti collettivi (previsione questa, dettata dapprima dall’art. 5, co. 2 e 3, della l. 533 del 1973 e, dopo la sua abrogazione ad opera dell’art. 43, co. 7, d.lgs. 80/1988, dai contratti collettivi). La rivitalizzazione dell’istituto ha inizio con l’eliminazione del monopolio sindacale attraverso la previsione legale di varie forme arbitrali e della limitazione dell’impugnabilità del lodo ai soli casi di cui all’art. 808-ter cod. proc. civ. (che esclude la possibilità di denunziare al giudice la violazione delle regole legali e collettive relative al merito della controversia). Nel secondo capitolo, verranno trattate le principali tematiche e criticità del modello risolutivo nazionale, con particolare attenzione alle novità connesse alla clausola compromissoria, all’ipotesi di arbitrato obbligatorio ed alle problematiche correlate alla facoltà consentita alle parti di scegliere l’equità, come criterio di giudizio. Si vedrà, infatti, che alla luce delle modifiche introdotte dal Collegato Lavoro, in relazione alle materie di cui all’articolo 409 cod. proc. civ., le parti contrattuali (ove previsto da accordi interconfederali o contratti collettivi di lavoro stipulati dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, o, in assenza di essi, secondo quanto attuato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali con proprio decreto) possono pattuire clausole compromissorie di cui all’articolo 808 cod. proc. civ., che rinviano alle modalità di espletamento dell’arbitrato, di cui agli articoli 412 e 412-quater. Non mancherà l’analisi delle critiche, anche veementi, sollevate da parte della dottrina circa i dubbi di legittimità costituzionale delle nuove disposizioni (in relazione alle varie norme che tutelano il lavoro in modo inderogabile, artt. 3, 4, 41, 97 Cost., ed altre), risultando evidente il tentativo di comprimere lo spazio di esercizio della giurisdizione e di dirottare la tutela di quei diritti verso forme di giustizia privata, ignorando il disequilibrio, quanto a poteri giuridici e mezzi economici, tra datore di lavoro e lavoratore. La stessa Associazione nazionale magistrati, il 5 marzo 2010, espresse forti perplessità, ritenendo “preoccupante” l’intento che traspare dalla legge 183 del 2010 di mortificare il ruolo del giudice del lavoro. A sua volta l’Organismo unitario dell’avvocatura osservò che, con il provvedimento in esame, si confonde la necessità di rendere i tempi della giustizia più celeri con la riduzione degli spazi di tutela del cittadino. Alcuni commentatori si concentrarono anche sul tema dell’utilità effettiva dell’istituto, osservando che “l’arbitrato, nelle varie forme, dovrebbe “deflazionare” il ricorso al giudice del lavoro sul quale, è bene ricordarlo, gravano, in forte misura, le c.d. “cause previdenziali”, non toccate dalla attuale riforma. La materia dei licenziamenti resta fuori dalla procedura arbitrale che può riguardare soltanto altri aspetti del rapporto di lavoro. Tutto questo, seppur apprezzabile nello spirito, necessita della volontà delle parti: se questa non c’è (e ne è una dimostrazione l’art. 5 della legge n. 108/1990 che prevede, dopo il mancato accordo, la possibilità, di chiedere per il licenziamento nelle imprese sottodimensionate alle quindici unità, la costituzione di un collegio arbitrale), non c’è niente da fare. Diverso è, invece, il discorso relativo ai collegi arbitrali irrituali, ex art. 7 della legge n. 300/1970, che, in questi quaranta anni, hanno trovato piena agibilità presso le parti ed hanno contribuito a risolvere, in maniera equa e veloce, una serie di vertenze di natura disciplinare”. In quest’ultimo caso, però il successo dell’istituto si ricollega alla peculiarità delle regole procedurali che stabiliscono la sospensione dell’efficacia della sanzione disciplinare o la sua definitiva inefficacia, in relazione al comportamento ostativo alla procedura arbitrale del datore di lavoro. Si esaminerà, anche il dibattito dottrinale relativo all’istituto legale della nuova clausola compromissoria, a fronte dei rilievi pervenuti, come noto, dal Presidente della Repubblica, che aveva rinviato al Parlamento il disegno di legge, censurando, nello specifico, la disciplina dell’arbitrato e della clausola compromissoria. Tali rilievi mantengono la loro immutata attualità anche all’esito delle limitate modifiche governative successivamente apportate al provvedimento (quali il divieto di sottoscrizione della clausola compromissoria prima della conclusione del periodo di prova, ove previsto dal contratto, o prima del decorso di trenta giorni dalla data di stipulazione del contratto di lavoro, l’esclusione della possibilità che la clausola compromissoria riguardi le controversie relative alla risoluzione del rapporto di lavoro); “la introduzione nell’ordinamento di strumenti idonei a prevenire l’insorgere di controversie ed a semplificarne ed accelerarne le modalità di definizione può risultare certamente apprezzabile e merita di essere valutata con spirito aperto, ma occorre verificare attentamente che le relative disposizioni siano pienamente coerenti con i principi della volontarietà dell’arbitrato e della necessità di assicurare una adeguata tutela del contraente debole, (...) principi costantemente affermati in numerose pronunce dalla Corte Costituzionale” in relazione “al fondamentale principio di statualità ed esclusività della giurisdizione (art. 102, primo comma, della Costituzione) e al diritto di tutti i cittadini di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi (artt. 24 e 25 della Costituzione)”. Ci si focalizzerà, poi, sugli ulteriori motivi di perplessità rinvenuti nell’analisi della novella del 2010, che riguardano la possibilità che la clausola compromissoria possa comprendere anche la richiesta di decidere secondo equità (anche se oggi, all’esito delle modifiche al disegno di legge originario, il ricorso all’equità è consentito nel rispetto dei princìpi generali dell’ordinamento e dei principi regolatori della materia, inclusi quelli derivanti da obblighi comunitari). Nel terzo ed ultimo capitolo si affronterà lo studio dell’arbitrato americano, riprendendo alcuni temi comuni all’arbitrato italiano, quali, a titolo esemplificativo, la nascita dell’employment arbitration che si lega alla sorte delle organizzazioni sindacali americane e dell’istituto del labor arbitration. Verrà, altresì, trattata la problematica relativa all’arbitrato obbligatorio ed alla vincolatività della clausola compromissoria con particolare attenzione a quanto fu stabilito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel caso Gilmer. Nel prosieguo del capitolo verranno, poi, esaminate le problematiche relative alla complessità ed allo spazio attribuito al controllo giurisdizionale dei lodi arbitrali ed ai motivi di impugnazione previsti dal Federal Arbitration Act (FAA). Si evidenzierà quanto, nell’ordinamento americano, sia preferibile l’utilizzo di meccanismi di risoluzione delle controversie, perché più rapidi, concreti e meno costosi, rispetto alle procedure giudiziali. Lo studio, quindi, proverà a dimostrare che l’esigenza di una maggiore flessibilità rappresenta un’idea riformatrice certamente percorribile, la cui realizzazione, però non potrà essere affidata in modo prevalente a meccanismi di conciliazione e risoluzione equitativa delle controversie. Verranno, altresì, confermate le evidenti difficoltà di trasposizione dei rimedi americani nell’ordinamento italiano, a causa della frammentarietà della normativa italiana, della differente cultura giuridica, ma soprattutto dell’insuperabile diffidenza sviluppatasi nei confronti dell’uso “di strumenti alternativi” al processo.
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Moscheni, Caterina <1992&gt. "La Fondazione Teatro della Pergola. Verso un modello innovativo di gestione per un Teatro Nazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9333.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi tratta dell’evoluzione che ha portato il Teatro della Pergola ad acquisire il ruolo e lo status di Teatro Nazionale. Lo storico teatro fiorentino ha infatti subito nel tempo numerose trasformazioni. Da teatro melodrammatico fondato dall’Accademia degli Immobili, a punto di riferimento della prosa italiana dei grandi attori, da palcoscenico gestito dall’ETI e ambito da tutte le più importanti compagnie del Secondo dopoguerra a Fondazione di partecipazione pensata per rinnovare e dare nuova linfa a quella che a Firenze è sempre stata un’istituzione in campo culturale. Oggi il Teatro della Pergola è diventato (in seguito all’unione con il Teatro Era di Pontedera) Teatro della Toscana e punta a rappresentare un nuovo modello. In questa sede in particolare sono analizzati ed esaminati lo stile di gestione e il passaggio della Pergola da teatro di ospitalità a teatro di produzione. La direzione del Teatro ha scelto di attuare questo progetto in modo da garantire varietà e pluralità a livello artistico, puntando sulla tradizione, sull’innovazione ed in particolare sulla formazione, non solo delle maestranze tecniche e artistiche specializzate, ma dello stesso pubblico e della cittadinanza. La Pergola infatti si propone oggi come teatro di riferimento a livello territoriale e come punto di incontro culturale caratterizzato anche da un ruolo sociale.
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Angelini, Thomas. "Un sistema di reportistica per l’analisi delle gare d'acquisto dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25367/.

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Abstract:
Il lavoro di questa tesi si prefigge molteplici scopi. Il primo obiettivo è sicuramente la realizzazione per l'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) di un report in ambito gestione delle Gare di Acquisti. Un secondo obiettivo non meno importante per l'ente è quello di ripercorrere i passi progettuali che portano alla creazione di un modello multidimensionale a partire dallo studio di sorgenti dati pregresse e la loro conseguente reingegnerizzazione. Altro elemento fondamentale è costituito dalla documentazione di progetto della quale l'ente è carente, soprattutto in relazione a vecchi applicativi che sono ora in fase di refactoring. Fondamentali sono i passaggi di reverse engineering della struttura dati che hanno permesso di prendere in considerazione dipendenze e criticità che non erano emerse prima in altre sedi. Infine, si traggono conclusioni sul lavoro svolto e si delinea un percorso futuro. Nel primo capitolo vengono riproposti i principali concetti e le tematiche tipiche della progettazione multidimensionale e dell'ambito dei data warehouse utilizzati nel progetto. Nel secondo vengono presi in considerazione alcuni elementi del panorama tecnologico attuale dal punto di vista degli strumenti di Business Intelligence valutati in base ad alcuni criteri di preferenza dell'ente. Nel terzo si propone l'analisi dei requisiti approfondita sul dominio dei dati e su caratteristiche peculiari dell'ente che introducono vincoli tecnologici. Nel quarto e quinto capitolo viene affrontata la vera e propria progettazione multidimensionale partendo dall'estrapolazione di un modello E-R, passando per la modellazione dello schema DFM, fino ad arrivare alla generazione del report finale. Infine, vengono riportate alcune Conclusioni inerenti al lavoro svolto e l'impatto che lo stesso ha avuto nel processo di analisi, progettazione e sviluppo all'interno della Direzione dei Servizi Informativi dell'INFN.
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Antonucci, Francesco. "Il modello LANCA per la valutazione dell'impatto antropico sulla qualità del suolo: studio della variabilità a livello nazionale in Italia e Germania." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/22083/.

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Abstract:
Il lavoro di laurea è inteso come una valutazione del modello LANCA, usato per valutare gli impatti dovuti al cambiamento di uso del suolo. Il modello fa uso di coefficienti di impatto, o meglio, di fattori di caratterizzazione (CF), che esprimono l’impatto specifico per tipo di uso del suolo e per superficie cambiata rispetto a una condizione di riferimento naturale. Il modello prevede dei CF di default calcolati a base nazionale. L’ipotesi è che l’uso di CF di default calcolati su base nazionale sia meno precisa di CF basati sulla classificazione FAO di Zone Globali Ecologiche (ecozona), oppure di altri fattori morfologici. Per testare l’ipotesi si è allestito un confronto tra i CF relativi alla categoria di impatto Land Use del modello LANCA per due nazioni, Italia e Germania, rappresentativi di diverse ecozone. Sono stati calcolati quindi i CF a livello nazionale e i CF sito specifici, nella misura di circa 30 per nazione in maniera random in maniera tale che i CF ricadano in ecozone comuni alle due nazioni. Quindi sono stati calcolati diversi parametri statistici quali Media, Moda, Varianza delle nazioni ed è stata colta la correlazione dei valori di CF in relazione alla ecozona e alla posizione precisa del punto di campionamento. È stata messa in risalto la varianza tra valore di CF nazionale e valori di CF precisi all’interno della stessa nazione e tra nazioni. Dal lavoro svolto, si è ottenuto che la popolazione dei dati di CF calcolata su base nazionale (attuale valore di default) sia rappresentativa solo nel CF Physicochemical filtration reduction potential, mentre nei restanti CF non lo è. Questi risultati avvalorano l’ipotesi di lavoro, ovvero che i fattori di caratterizzazione dovrebbero essere tabellati per ecozone, tenendo conto della pendenza dei versanti (LS), piuttosto che su base nazionale.
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Dambone, Sessa Sebastian. "Analisi dell'accumulo elettrochimico ad alta temperatura per l'integrazione delle fonti rinnovabili nella rete di trasmissione nazionale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3422777.

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Abstract:
This PhD thesis analyses the compatibility of large scale installations of the Na-beta technology for electrochemical stationary storage of electrical energy in the high voltage network, in order to support the electrical system in the management of the renewable energy sources. The reliability, the safety and the environmental compatibility of the two Na-beta batteries, i.e. the sodium-nickel chloride and the sodium-sulphur ones, were deeply analysed by means of detailed risk analysis. Moreover, an innovative modelling approach based on matrixes is presented for sodium-nickel chloride technology, which could be easily extended to the sodium-sulphur batteries, considering the similarities of these two technologies. Furthermore the presented modelling approach was validated by comparing the electrical model results with experimental measurements carried out in collaboration with Terna (the Italian Transmission System Operator) in the ENEA laboratories in Rome. A 7.8 kW module was tested and the agreement between measurements and the model results was very good.
In questa tesi viene analizzata la compatibilità  della tecnologia di accumulo elettrochimico stazionario dell'€energia elettrica nota come Na-beta per installazioni su larga scala sulla rete elettrica di trasmissione allo scopo di supportare il sistema elettrico nella gestione delle problematiche relative alla sempre maggiore penetrazione di fonti di energia rinnovabile sulla rete. Dettagliate analisi di rischio sono state condotte in collaborazione con le aziende produttrici sulle due tipologie di batterie Na-beta, ovvero quella sodio-cloruro di nichel e quella sodio-zolfo per valutare l'€affidabilità nell'esercizio, la sicurezza per le persone e la compatibilità ambientale. Viene inoltre presentato un approccio di modellizzazione matriciale innovativo per la tecnologia sodio-cloruro di nichel, facilmente estendibile alle batterie sodio-zolfo date le caratteristiche molto simili delle due tecnologie. Il modello realizzato, di tipo elettrico, è stato validato mediante confronto dei risultati con misure sperimentali effettuate in collaborazione con Terna nei laboratori ENEA di Roma su di un modulo da 7,8 kW, dando un'€ottima concordanza sia in regime permanente che transitorio.
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Colla, Piero Simeone. "L'héritage impensable. Conscience historique et technologies de l'identité dans la réforme éducative en Suède (1946-1980)." Thesis, Paris, EHESS, 2017. http://www.theses.fr/2017EHES0020/document.

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Abstract:
Les réformes qui affectent le système d’enseignement suédois de 1945 à 1980 ont abouti à unifier ses structures et son discours au nom de l’égalité et de l’utilité collective. Le réductionnisme instrumental propre à d’autres champs de la construction de l’État-providence investit alors la sphère de l’accès au savoir : légitimation des méthodes par la science, explication des objectifs, rationalisation des outils de programmation et de formation des agents... Le ralliement de l’école à un « modèle » suédois d’hygiène sociale est ici examiné à travers son impact sur les cadres sociaux de la mémoire culturelle. L’accent est mis sur la manière dont la codification du relativisme et la formalisation d’une approche non biaisée des sujets d’enseignement affectent l’autorité du canon pédagogique, en précipitant sa crise. À cette fin, l’évolution du cadre codifié de l’enseignement de l’histoire, l’évolution vers un programme interdisciplinaire pour les humanités et la structure des manuels scolaires d’histoire, font l’objet d’un suivi systématique.La seconde partie de l’étude est consacrée à la manière dont la subordination de la relation éducative à l’intérêt social qu’elle est censée servir se construit, paradoxalement, en tant que régime de vérité. Au nom de son statut émancipateur, l’institution scolaire est appelée à investir le terrain de la formation du sentiment individuel de responsabilité – de la vie de couple à l’éducation correcte des enfants. L’injonction de conformité et de discipline que cet enseignement véhicule, oriente la relation maître/élève vers un tiers symbolique immanent : l’actualisation de valeurs « suédoises », ou prétendues telles. Les enjeux imaginaires de l’introduction de méthodes participatives à l’école et de l’accueil des enfants d’immigrés, entre 1970 et 1980, et l’émergence ultérieure de deux impératifs sociaux – le « devoir » des adultes d’influencer les enfants, et le devoir social de « former » les parents – sont examinés dans cette optique
The reshaping of the Swedish education system from 1945 to 1980 led to a unification of its structures and discourse in the name of equality and the common good. The instrumental reductionism inherent in the construction of the welfare state was thus extended to the sphere of access to knowledge: scientific validation of the methods used, explanation of the objectives, rationalisation of planning and training tools, etc. The thesis examines the alignment of the school system with a Swedish “model” of social hygiene through its impact on the social frameworks of cultural memory. It focuses on how the codification of relativism and the formalisation of an unbiased approach to the subjects taught impact on the authority of the pedagogical canon, while accelerating its crisis. To this end, the formal framework of history teaching, the shift to a trans-disciplinary curriculum for humanities and the changing focus of history school-books are analysed systematically.The second part of the study focuses on how the subordination of the teaching relationship to the social purpose it was supposed to serve was imposed, paradoxically, as a truth regime. In the name of their emancipatory role, schools were now required to help foster an individual sense of responsibility – whether in the area of married life or with regard to the “correct” way of raising children. The requirement for conformity and discipline reflected in this teaching would shift the teacher/pupil relationship towards an immanent symbolic third: the implementation of “Swedish” (or supposedly Swedish) values. The imaginary challenges involved in introducing a participatory approach in schools and welcoming the children of immigrants between 1970 and 1980, and the subsequent emergence of two social imperatives – the “duty” of adults to influence their children, and the social duty to “train” the parents – are examined in this light
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Paganin, Alice. "Modelli di ottimizzazione per l'analisi dello sviluppo di un pallet network nazionale: il caso OneExpress." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Sono stati sviluppati dei modelli di ottimizzazione per la modellazione del pallet network dell'azienda di trasporti OneExpress, composta da affiliati sparsi in tutto il territorio nazionale e tre hub. Ogni affiliato quotidianamente consegna la merce ad un hub, dove viene smistata e caricata sul truck dell'affiliato che la porta a destino. I Location-Allocation Problem sviluppati minimizzano i costi totali di distribuzione, composti da due contributi: i costi di handling e i costi di trasporto. Essi permettono di supportare le decisioni strategiche allocando la domanda ai vari hub, bilanciando il network e valutando l'apertura di nuovi hub in posizioni strategiche considerando i vincoli sulla capacità massima degli hub, il soddisfacimento della domanda, i costi di movimentazione della merce e i costi di trasporto sostenuti dagli affiliati. Attraverso l'analisi multi-scenario del Strategic Flow Location Model che è stata condotta è stato possibile valutare la scalabilità del network al variare della domanda e la saturazione degli hub, valutando incrementi di capacità. L'allocazione effettuata dal modello permette di ottenere un risparmio del 9% rispetto all'as-is, che potrebbe aumentare se si incrementa la capacità degli hub attuali. Le analisi condotte attraverso lo Strategic Location-Allocation Model hanno permesso di valutare la convenienza ad aprire nuovi hub al variare della domanda, sia uniforme che localizzata e valutare la loro ubicazione. Infine, è stato sviluppato l'Operational Order Allocation Model a supporto della gestione operativa: permette di individuare l'hub di destinazione di ogni ordine tra due affiliati.
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Berterame, Fabio Gerardo. "Evoluzione spazio-temporale dell'impronta idrica delle principali colture per il territorio nazionale italiano." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La maggior parte dell’utilizzo umano delle risorse idriche viene impiegato per sostenere la produzione agricola. Nell'era del cambiamento climatico, la nozione di contenuto d’acqua virtuale (VWC), ossia la quantità d’acqua dolce utilizzata per la produzione di una merce alimentare, è uno strumento efficace per studiare il legame tra cibo e risorse idriche in funzione del clima, del suolo e delle pratiche agricole. Questo studio propone di identificare il contenuto d’acqua virtuale di alcune delle principali colture (grano, mais e riso) per il territorio nazionale italiano, considerando un periodo temporale a breve-medio termine. Il calcolo del VWC è ottenuto utilizzando tre modelli di simulazione climatica con una risoluzione spaziale di 25 km. Per le stime dei rendimenti colturali, variabili a scala regionale, è stato considerato uno scenario emissivo RCP 4,5. In questo studio sono inoltre considerati modelli di resa basati sull’utilizzo di specifici fertilizzanti (produttori di CO2), tali da stimolare la produzione delle colture cercando di compensare le componenti sfavorevoli provocate dai cambiamenti climatici. I risultati mostrano una forte eterogeneità spaziale dei valori di VWC a scala subnazionale e sono fortemente influenzati dai modelli di resa. Questa informazione dimostra che il VWC è strettamente influenzato dalle pratiche agricole; fornendo quindi un utile riferimento per adottare strategie per ottimizzare la gestione della risorsa acqua. L’evoluzione temporale delle stime di VWC evidenzia il mais quale coltura per cui è previsto un incremento maggiore del contenuto d’acqua virtuale dal 2000 al 2050 (27,6%); la coltura per cui si registra un incremento minore è il riso (8,4%), mentre le stime future prevedono un incremento medio per il grano (10,6%). Considerando l’utilizzo di fertilizzanti emettitori di CO2 nei modelli di simulazione di resa, si osserva un generale decremento dei valori di VWC per grano e riso.
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Conti, Luisa. "Interazione dialogica interculturale on-line. Sviluppo di un modello riflessivo. Webbasierte interkutlurelle dialogische Interaktion. Entwicklung eines reflexiv-orientierten Modells." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421726.

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Abstract:
Goal of this dissertation is to discuss the possibility of using the web for projects of intercultural dialogue. But what is intercultural dialogue? This work tries to give a scientifical definition of it, through an intensive, multi- and interdisciplinary theoretical discussion which focus on following complex concepts: communication, dialogue, culture and intercultural dialogue as well as identity. Of particular interest is this work for scientists but also for practicioners, which deal with the conceptualization or facilitation of dialogical projects.
Questo lavoro nasce nell'ambito della comunicazione interculturale e assume nel suo percorso prospettive proprie della pedagogia interculturale, nutrendosi inoltre di ricerche originate in ulteriori settori disciplinari (in particolare: psicologia, sociologia, linguistica). La multidisciplinarità che caratterizza questa tesi e che in alcuni passaggi si trasforma in una vera e propria interdisciplinarità, permette un'analisi sfaccettata e il più possibile completa del suo oggetto. Al centro della ricerca si trova l'interazione dialogica, l'interazione cioè che ruota intorno allo sviluppo del sé tramite l'esperienza dell'altro. Di particolare interesse è per questo studio l'aspetto interculturale che può venire a caretterizzare tale interazione, aumentando la sua complessità a vari livelli. Imprescindibile si delinea dunque l'approfondimento degli ambiti teorici legati al concetto di comunicazione e a quello di cultura. Alla complessità del processo comunicativo viene dedicata la prima parte della tesi, il cui obiettivo è quello di discernere le diverse variabili che lo influenzano per poterle così analizzare. Il significato di cultura e interculturalità vengono invece discussi nella seconda parte del lavoro, permettendo così di specificare e delineare il significato di interazione dialogica interculturale. L'esplorazione di questo concetto svela la sua fragilità processuale, rendendo così evidente la necessità di creare un ambiente adatto al suo svolgimento, trasformando l'interazione dialogica, in maniera più o meno esplicita, in un percorso di apprendimento riflessivo. L'ideazione e lo svolgimento di progetti didattici orientati alla realizzazione di tali interazioni diventano dunque focus del lavoro di ricerca, il cui campo viene precisato ulteriormente scegliendo il web come campo d'azione. Nella terza e ultima parte della tesi vengono così discusse le variabili che lo rendono uno spazio potenzialmente adatto ad ospitare tali esperienze. Le peculiarità del gruppo di riferimento e i suoi possibili obiettivi dialogici specifici, la figura plurifunzionale del moderatore, la creazione di un'atmosfera di fiducia e l'offerta tecnologica attuale sono tra le dimensioni elaborate che si vengono a incrociare nelle diverse fasi del processo, dalla sua ideazione fino alla valutazione.
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Famoso, Daniele Antonino. "Sviluppo di un sistema GIS e Webgis a supporto delle attività di bonifica del sito di interesse nazionale di Biancavilla." Doctoral thesis, Università di Catania, 2015. http://hdl.handle.net/10761/3861.

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Abstract:
In seguito al rilevamento di un cluster di casi di mesotelioma nella città siciliana di Biancavilla, che si trova alle pendici del vulcano Etna, sono stati effettuati studi epidemiologici ad hoc e monitoraggi ambientali per evidenziare il ruolo e l eziologia di una fibra asbestiforme presente in una cava di pietra. Una dettagliata analisi chimica di anfiboli contenuti in questo materiale ha permesso la scoperta e l'individuazione di una nuova fibra: la fluoroedenite (NaCa2Mg5 (Si7Al) O22F2). Si è potuto constatare che la fluoroedenite rappresenta un probabile agente cancerogeno, responsabile del mesotelioma pleurico maligno riscontrato a Biancavilla. Oltre al rischio di mesotelioma, nei residenti di Biancavilla si è mostrato un significativo aumento della mortalità da malattia polmonare cronica ostruttiva, che è stato particolarmente evidente tra le donne. Alla luce di questi risultati, Biancavilla è entrato nella lista dei siti di interesse nazionale (SIN). La prima azione di bonifica ha coinvolto preventivamente l attività della cava, la copertura con asfalto delle strade già realizzate con materiali locali e la rimozione delle fonti di polvere nella zona urbana. Obiettivo del presente lavoro è stato lo studio dei dati acquisiti nei monitoraggi ambientali svolti tra il 2004 ed il 2005 nel territorio pedemontano. A tal fine, si è reso necessario sia rappresentare e gestire in modo opportuno i dati ottenuti dai monitoraggi ambientali delle fibre asbestiformi mediante piattaforme GIS e Web GIS, che analizzare gli stessi dati mediante modellazione statistica in modo da evidenziare le variabili esplicative fondamentali le quali permettono di comprendere le eventuali relazioni tra le variabili indipendenti (dati meteoclimatici), con le variabili dipendenti quali le concentrazioni di fibre di fluoroedenite riscontrate nelle diverse stazioni di monitoraggio.
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Domina, Rosa <1967&gt. "L'E-Government nelle aziende sanitarie. Il fascicolo sanitario elettronico e la realizzazione di reti, modelli tecnologici e di conoscenza dei sistemi di E-Health locali e nazionali." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7692/1/DOMINA_Rosa_tesi_DOTTORATO.pdf.

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Abstract:
Lo studio fin qui condotto è parte di un più ampia tematica di ricerca compresa nel Progetto “Spinner 2013 - Reti di conoscenza per e-Health. Modelli tecnologici, analisi informatico-giuridiche e temi di bioetica" e sviluppata in collaborazione con l'Università degli Studi di Ferrara, Modena e Reggio Emilia. La ricerca si propone di rappresentare un quadro completo e multidisciplinare della realizzazione informatica, giuridica e organizzativa dei sistemi di e-Health e delle loro ricadute in termini non solo giuridici sulla relazione fra paziente, medico e struttura sanitaria. Sul territorio regionale si è investito molto nella c.d. sanità elettronica sia con la realizzazione di una rete telematica di collegamento tra i servizi ospedalieri ed i servizi territoriali sia con la sperimentazione di modelli di Fascicolo Sanitario Elettronico e Patient Summary. Tuttavia, ci sono molteplici aspetti non ancora trattati così come diverse sono le possibili direzioni di sviluppo. In particolare, emergono nuove esigenze di armonizzazione, interoperabilità e integrazione, anche da un punto di vista internazionale. Si richiede ai sistemi informatici di rispondere a requisiti di massima standardizzazione, in relazione al formato dei dati, al loro valore semantico e anche alle policy che si intendono applicare, a garanzia di sicurezza e a tutela dei dati stessi. Inoltre emergono nuove responsabilità per i medici e gli altri operatori sanitari e una nuova figura di paziente: il cittadino/paziente/cliente.
The aim of this research is expose a comprehensive and multidisciplinary cyber implementation, legal and organization of e-Health systems and their impact on the relationship between patient, doctor and medical facilities. The Emilia-Romagna region has invested heavily in e-Health with the creation of a telematic network linking hospital services and local services. The Electronic Health Record and Patient Summary models are in experimenting. However, there are many aspects still not treated as different are the possible directions of development, new needs are emerging for harmonization, interoperability and integration, even internationally. It requires information systems to respond to the maximum standardization requirements, depending on the format of the data, their semantic value, and the policy that will be applied, to guarantee the safety and protection of the data. Also emerging new responsibilities for doctors and other health care professionals and patients a new figure: the citizen/patient/customer. In particular with this path, whose specific aim is to design, conduct and present a study on the level of e-Health implementation in a national and European context, it tried to: · Achieve a complete and updated representation of the European legislation, national and regional establishing and regulates the Electronic Health Record (FSE), according to a paradigm of cross-border interoperability; · Analyze the European and national initiatives implemented in e -Health with particular reference to the FSE; · Promoting best practices both technological and organizational issues in health care organizations in order to promote the culture of re-use and re-use of efficient technological solutions and effective as a source of savings; · Encourage improvements in the performance of the PA through the ESF, which in support of health planning tool.
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Domina, Rosa <1967&gt. "L'E-Government nelle aziende sanitarie. Il fascicolo sanitario elettronico e la realizzazione di reti, modelli tecnologici e di conoscenza dei sistemi di E-Health locali e nazionali." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7692/.

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Abstract:
Lo studio fin qui condotto è parte di un più ampia tematica di ricerca compresa nel Progetto “Spinner 2013 - Reti di conoscenza per e-Health. Modelli tecnologici, analisi informatico-giuridiche e temi di bioetica" e sviluppata in collaborazione con l'Università degli Studi di Ferrara, Modena e Reggio Emilia. La ricerca si propone di rappresentare un quadro completo e multidisciplinare della realizzazione informatica, giuridica e organizzativa dei sistemi di e-Health e delle loro ricadute in termini non solo giuridici sulla relazione fra paziente, medico e struttura sanitaria. Sul territorio regionale si è investito molto nella c.d. sanità elettronica sia con la realizzazione di una rete telematica di collegamento tra i servizi ospedalieri ed i servizi territoriali sia con la sperimentazione di modelli di Fascicolo Sanitario Elettronico e Patient Summary. Tuttavia, ci sono molteplici aspetti non ancora trattati così come diverse sono le possibili direzioni di sviluppo. In particolare, emergono nuove esigenze di armonizzazione, interoperabilità e integrazione, anche da un punto di vista internazionale. Si richiede ai sistemi informatici di rispondere a requisiti di massima standardizzazione, in relazione al formato dei dati, al loro valore semantico e anche alle policy che si intendono applicare, a garanzia di sicurezza e a tutela dei dati stessi. Inoltre emergono nuove responsabilità per i medici e gli altri operatori sanitari e una nuova figura di paziente: il cittadino/paziente/cliente.
The aim of this research is expose a comprehensive and multidisciplinary cyber implementation, legal and organization of e-Health systems and their impact on the relationship between patient, doctor and medical facilities. The Emilia-Romagna region has invested heavily in e-Health with the creation of a telematic network linking hospital services and local services. The Electronic Health Record and Patient Summary models are in experimenting. However, there are many aspects still not treated as different are the possible directions of development, new needs are emerging for harmonization, interoperability and integration, even internationally. It requires information systems to respond to the maximum standardization requirements, depending on the format of the data, their semantic value, and the policy that will be applied, to guarantee the safety and protection of the data. Also emerging new responsibilities for doctors and other health care professionals and patients a new figure: the citizen/patient/customer. In particular with this path, whose specific aim is to design, conduct and present a study on the level of e-Health implementation in a national and European context, it tried to: · Achieve a complete and updated representation of the European legislation, national and regional establishing and regulates the Electronic Health Record (FSE), according to a paradigm of cross-border interoperability; · Analyze the European and national initiatives implemented in e -Health with particular reference to the FSE; · Promoting best practices both technological and organizational issues in health care organizations in order to promote the culture of re-use and re-use of efficient technological solutions and effective as a source of savings; · Encourage improvements in the performance of the PA through the ESF, which in support of health planning tool.
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CAPUZZA, VITTORIO. "Giacomo Leopardi, Monaldo e l’idea della legge: studi leopardiani su una fonte inedita dello Zibaldone (1820-1821): l’Essai di félicité de lamennais." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/201891.

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Abstract:
Questo lavoro di ricerca tratta delle opposte visioni del diritto, fino a ora inesplorate, che elaborarono Giacomo Leopardi e suo padre Monaldo, mettendole a confronto. Soprattutto, contiene delle inedite fonti dello Zibaldone, cioè i rimandi specifici e dettagliati compiuti da Giacomo al libro scritto dall’abate Lamennais intitolato Essai sur l’indifférence en matiè de Religion, acquistato da Monaldo nella traduzione del Bigoni. La ricerca delle fonti è stata condotta nella Biblioteca di Casa Leopardi a Recanati. Viene poi svolto un esame particolare della visione filosofica della società che, attraverso quelle fonti, Giacomo Leopardi compie a cominciare dall’età antica fino al suo secolo. Anche Monaldo è studiato attraverso una luce nuova e sulla base di fonti documentali inedite, fra cui, in particolare, il suo intervento a Roma nella Causa Celebre Cesarini-Sforza. In questa ricerca, Monaldo è così scoperto come un vero pensatore e un illuminato amministratore della sua cittadina. La sua visione della legge e della società degli uomini è quella antica della Chiesa.
The paper investigates Giacomo Leopardi’s distinctive feature observed in his creative thought: in particular, this research is a documented study on the vision of law, hitherto unexplored, of Giacomo Leopardi and his father Monaldo. Especially, this study is unpublished literary sources of the Zibaldone, for which Leopardi make references to the book written by Lamennais, entitled Essai sur l’indifférence en matiè de Religion. The search for literary sources has been conducted in the Library of Leopardi in Recanati. In this work the author studies the philosophical links between Leopardi’s philosophy and that of Lamennais and the vision of society and the law until the early centuries to 1800th. Monaldo is also considered, so he is discovered as a true and enlightened thinker and mayor of Recanati; his vision of law and society of men is the one of the ancient Church: this ideology (and and the different functions of the Law in the Middle Age) will stay in the occidental thought.
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TAVERRITI, SARA BIANCA. "L'AUTOCONTROLLO PENALE. RESPONSABILITÀ PENALE E MODELLI DI AUTONORMAZIONE DEI DESTINATARI DEL PRECETTO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/619498.

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Abstract:
La ricerca prende l’abbrivio dalla constatazione della crescente importanza acquisita, nel panorama delle fonti penalistiche, dal fenomeno dell’autonormazione: prodotto del diritto penale post-moderno consistente nell’autoimposizione, da parte dei destinatari stessi della norma, di precetti comportamentali in chiave criminal-preventiva. Oltre al ruolo ambivalente del principio di legalità penale (effetto e causa, al contempo, del fenomeno qui preso in considerazione), l’interesse del penalista per l’approfondimento scientifico del fenomeno è sollecitato dal potenziale che quest’ultimo rivela come alternativa (sostitutiva o integrata) rispetto al diritto penale. Il primo capitolo è dedicato alla ricostruzione delle cause che hanno dato origine al fenomeno, all’uopo ripartite in due macro-categorie: (i) le cause di ordine generale, per l’enucleazione delle quali è stata condotta una ricerca che spazia nelle materie sociologiche, economiche e giusfilosofiche; (ii) le cause di natura giuridica, che sono state investigate considerando sia le manifestazioni comuni all’intero ordinamento giuridico, sia quelle specifiche della penalistica, in cui la crisi del principio della riserva di legge e il declino del diritto penale classico assumono un’importanza cruciale. Nel secondo capitolo, il focus dell’analisi si concentra sulla dimensione strutturale del paradigma autonormativo per come emerso nelle sue principali manifestazioni e nelle concettualizzazioni teoriche maturate soprattutto grazie all’approfondimento riservato al fenomeno della Self-Regulation dagli studiosi di area anglosassone. La paradigmatica dell’autonormazione viene scrutinata tanto nelle sue singole componenti costitutive statiche, quanto nei suoi moti dinamici come strategia regolatoria all’interno dell’ordinamento. La ricerca si sposta nel terzo capitolo dalla struttura alla funzione, con l’obiettivo di ricavare i criteri di politica-criminale strumentali all’impiego dell’autonormazione nel sistema penale. A tal fine, sono state esplorate le possibili relazioni interordinamentali di raccordo tra sistemi autonormativi e ordinamento statale, applicando una metodologia mutuata dall’impostazione di Santi Romano ma ambientata sul terreno del diritto penale e delle sue alternative. Nel quarto capitolo l’indagine si rivolge verso i più eminenti esempi di autonormazione manifestatisi nell’ordinamento italiano: i modelli organizzativi ex D. Lgs. 231 del 2001; i piani per la prevenzione della corruzione nella P.A.; le linee guida medico-chirurgiche per lo svolgimento delle attività sanitaria. Oltre a una disamina ricognitiva della disciplina di questi sub-sistemi normativi, i tre banchi di prova vengono scandagliati in chiave struttural-funzionalistica alla luce dei criteri di analisi illustrati nel secondo capitolo e ricavati nel terzo. Il capitolo 5 chiude il lavoro proiettando i risultati delle ricerche sul piano della teoria del reato, per verificare quale impatto abbia/possa avere l’autonormazione sulla dogmatica. Dopo aver passato in rassegna le possibili ricadute sulle diverse categorie penalistiche, la chiosa finale valorizza il potenziale del diritto riflessivo come candidato ideale per la concretizzazione della clausola di extrema ratio in materia penale. L’uso dell’autonormazione come strumento alternativo rispetto al diritto penale viene ritenuto, infatti, il profilo applicativo più promettente e degno di essere ulteriormente esplorato.
One of the crucial challenges of Criminal Law in the new millennium is to deal with the complexity of contemporary society. The traditional approach based on the State monopoly on criminal matters keeps abreast no longer with the scientific-technological sophistication and the rate of changes in criminal behavior in the era of globalization. In this scenario, we witness the rise of Self-Regulation as an auxiliary tool of crime prevention, whose main goal is to fill the vacuum and to compensate for the rapid obsolescence of state legislation. Compliance Programs, Anti-Bribery Plans, Clinical Guidelines are some of the elements of a diverse constellation of cases in which preventive measures, behavioral rules, surveillance, and sanctions are issued and enforced by a legislator who coincides with the recipient, and which is often a private actor. Nevertheless, the ambivalence of Self-Regulation lies in the fact that – in the face of some positive externalities promised – this paradigm could jeopardize some of the fundamental principles of Criminal Law. The aim of this work is to provide a critical analysis of such phenomenon in order to verify the compatibility of Self-Regulation with the Rule of Law and to assess its efficacy in deterring and detecting misconducts.
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Caputi, Umberto. "I sistemi di integrazione aziendale nel Servizio sanitario nazionale : esperienze regionali e metodologie applicative : analisi critica del modello organizzativo-gestionale calabrese." Thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10955/199.

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SANDRONE, Laura. "IL MODELLO INTEGRATO DI MISURAZIONE DELLA PERFORMANCE NEL SISTEMA UNIVERSITARIO NAZIONALE: ANALISI EMPIRICA DELL'IMPATTO ORGANIZZATIVO E GESTIONALE." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2318/1614017.

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Abstract:
Nel sistema universitario italiano, i processi di autovalutazione e valutazione sono l'esito dei numerosi interventi normativi che si sono concretizzati, con risultati in attuazione dei Decreti Legislativi derivanti dalla Legge 240/2010: per quanto attiene la didattica, con l'implementazione del Sistema Integrato di Accreditamento delle Università (A.V.A./ANVUR - Autovalutazione, Valutazione, Accreditamento) che gli Atenei hanno iniziato ad applicare a partire dal 2013, con l'emanazione del DM 47/2013, per quanto attiene la produzione scientifica, con la conclusione del primo esercizio di valutazione della Ricerca (VQR 2004-10) e, in ambito amministrativo, con l'avvio dei processi di valutazione delle performance organizzative. L’ipotesi del presente studio, che si colloca nel più ampio scenario delle trasformazioni che nell'ultimo decennio hanno coinvolto la Pubblica Amministrazione nei processi di valutazione della performance, in ottica di risultato, pone al centro della propria indagine il sistema universitario italiano, quale “focus” all'interno dei modelli di organizzazione e gestione orientati all'economicità e alla massimizzazione del valore dei servizi, alla luce delle norme che, nel corso degli ultimi anni, hanno avuto il maggiore impatto sulla Governance nelle Università. Richiamandosi alla letteratura più recente in materia, gli elementi fondamentali che rappresentano l'impalcatura dell'attuale sistema di valutazione e misurazione delle performance e dei risultati nel contesto universitario (nelle sue diverse dimensioni) e che si pongono al centro dell'analisi condotta nel presente lavoro, sono rappresentati da: Sistema A.V.A. (incentrato sull'accreditamento delle sedi e dei Corsi di studio, sulla loro sostenibilità, sulla loro gestione e sulle performance della didattica); - sistema di valutazione della Qualità della Ricerca e dei suoi risultati (Valutazione della Qualità della Ricerca - VQR); modello di valutazione delle performance organizzative; strumenti di controllo dei piani di performance, introduzione del Bilancio Unico degli Atenei. Gli Atenei sono oggi chiamati a dare applicazione a tali modelli e a Linee Guida che, inevitabilmente, li portano a ragionare sull'introduzione di strumenti di valutazione interni che tengano conto degli specifici contesti in cui le Università operano. L'oggetto di studio della tesi intende considerare questi primi sviluppi con particolare riguardo alle ricadute in termini di riorganizzazione interna dal momento che, agli adempimenti legislativi e all'applicazione di modelli di valutazione di matrice europea, vanno strettamente correlati i nuovi assetti di Governance che tutti gli Atenei italiani si sono dati a partire dalla riforma statutaria prevista dalla L.240/20108, con inevitabili effetti in termini di programmazione e di riprogettazione dei processi. Lo studio ha preso avvio a partire da tale contesto, per ragionare sugli sviluppi attuali e concentrarsi su alcune specifiche tematiche (questions research): 1) in che misura il modello ministeriale di autovalutazione/valutazione degli Atenei può essere interpretato come un sistema che integra le diverse dimensioni (didattica, ricerca e performance amministrative) consentendo loro di dialogare in maniera sinergica, a fronte degli obiettivi di Quality Assurance (AQ) che gli Atenei dichiarano? In particolare in che misura gli strumenti messi a disposizione dall’ANVUR possono essere di ausilio e di stimolo per condurre ad una autovalutazione dell'efficacia del sistema di ateneo e consentano, di passare dalla compliance tecnica (valutazione e accreditamento) al monitoraggio dell’efficienza? 2) In che misura l'applicazione cogente dei metodi di valutazione introdotti dall'ANVUR richiede agli Atenei il ripensamento e la rivisitazione delle loro strutture amministrative interne affinché la tecnostruttura sia messa nella condizione, in termini di risorse e di organizzazione, di permettere il raggiungimento degli obiettivi? 3) Quali strategie gli Atenei mettono in atto per implementare uno strumento di controllo adeguato ai modelli di misurazione delle performance descritti? Come si evince da tali premesse, la tematica affrontata, si riferisce ad un contesto ancora iniziale di implementazione del modello, per cui risulta chiaro che le analisi che emergono in questo lavoro rappresentano un primo tentativo di riflessione . Tale contributo si pone nei termini di una chiave interpretativa di alcune implicazioni già conseguite dall'applicazione dei modelli di riferimento. Il metodo di ricerca è deduttivo e induttivo e associa, ad una analisi della letteratura nazionale e internazionale sui modelli di valutazione nelle università (riferendole, per quanto concerne il sistema nazionale di valutazione, alla normativa ministeriale), una parte di analisi empirica del modello con alcune risultanze a livello organizzativo e di programmazione. Il primo capitolo illustra il framework europeo di riferimento per l'AQ della Didattica e della Ricerca nelle Università anche attraverso lo studio dei principali Autori nazionali ed internazionali in materia, per consentire sia di leggere il Sistema A.V.A./ ANVUR nella sua coerenza con le Linee Guida Europee, sia di integrarlo con i recenti assetti di Governance delle università italiane e con i paradigmi di riforma della PA, in ottica di riorganizzazione e di valutazione delle Performance. L'applicazione di tali modelli in seno alle università, presuppone un richiamo allo sfondo concettuale e dottrinale che ha affrontato il tema del cambiamento del ruolo e delle funzioni dell'istituzione universitaria, verso il suo essere “quasi impresa”. Per la finalità del presente lavoro, si è invece ritenuto utile un approccio propedeutico che risulti funzionale alla trattazione dei casi di studio presentati, con la finalità di evidenziarne i rimandi, da un lato, ai sistemi di valutazione di didattica e ricerca e, dall'altro, alle esperienze/ricadute che tali processi hanno avuto nell'assetto interno dell'Ateneo: quali sono state le modalità e le innovazioni introdotte in ambito organizzativo a seguito dell'implementazione dei recenti sistemi di valutazione (che presuppongono nuovi strumenti anche culturali e formativi). Il capitolo secondo è dedicato all'analisi del modello di valutazione della Performance, attività che, attribuita come competenza all'ANVUR, di fatto è ancora intesa come un processo a sé stante rispetto alla valutazione di Didattica, Ricerca e Terza Missione, con la conseguenza di venire spesso associata, in maniera esclusiva, alla responsabilità della componente amministrativa, laddove le altre due dimensioni sono riferite alla componente accademica. Il terzo capitolo, a fronte del lavoro già in essere negli Atenei italiani, ha privilegiato - quali casi di studio - la scelta dell'Università degli Studi di Torino in quanto, oltre ad esser “terreno noto” a chi scrive, sta operando verso un modello di ottimizzazione dei processi sia a livello centrale sia periferico (di qui il caso del Dipartimento di Management) e dell'Università di Brescia ove si è posto in essere un sistema di sviluppo delle risorse e delle competenze funzionale all'efficienza dei processi organizzativi ed amministrativi. Il presente lavoro intende, in definitiva, confermare come i cambiamenti dell’ambiente esterno, in particolare dell’ambiente politico e legislativo, abbiano richiesto agli Atenei di intervenire sui propri sistemi organizzativi e prodotto già i primi significativi effetti, necessari per accompagnare i cambiamenti in corso, come auspicato dall'Agenzia Nazionale: alla luce dell’avvio del sistema A.V.A., diventa sempre più evidente ed esplicita la stretta relazione tra l’assicurazione della qualità e le prestazioni del personale tecnico-amministrativo di supporto, secondo una progressiva convergenza programmatica delle due logiche che caratterizzano l’accademia, cui consegue la necessità di dover integrare sempre più le funzioni valutative.
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SALVIA, LUIGI. "Trasformazioni e modelli di esercizio della funzione giustiziale nell'ordinamento nazionale ed europeo." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1100316.

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Abstract:
La tesi mira a costruire un modello effettivo per la funzione giustiziale, prendendo spunto dalle Commissioni di ricorso istituite presso alcune agenzie europee di regolazione, in grado di offrire una più ampia tutela delle posizioni giuridiche soggettive e di coordinarsi con la tutela offerta dal giudice amministrativo. Il modello individuato è poi calato nella realtà dell'ordinamento nazionale, confrontandolo con gli strumenti attualmente previsti dal diritto vigente e valutando le più recenti innovazioni normative, che dimostrano una spiccata attenzione alla risoluzione giustiziale delle controversie per quanto lontana dai requisiti di indipendenza e ampiezza del sindacato che sono ritenuti fondamentali ai fini di garantire una tutela effettiva.
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CANTORE, FRANCESCA. "La costruzione dell’immagine pubblica di Alberto Sordi. Discorsi sociali, carattere nazionale e modelli di mascolinità." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1558857.

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Abstract:
La tesi affronta la genesi della costruzione dell’immagine pubblica di Alberto Sordi e il peso della sua funzione divistica nel cinema italiano tra gli anni Cinquanta e Settanta. La distinzione tra immagine pubblica e divistica è importante per definire le diverse traiettorie messe in gioco. L’immagine pubblica si considera a partire dalla serie eterogenea di discorsi sul «carattere nazionale» che via via si sovrappongono alla figura di Alberto Sordi, mentre l’immagine divistica si lega all’industria del cinema italiano e al ruolo rivestito da Sordi all’interno di uno star system all’italiana. La tesi si compone di quattro capitoli, nel primo si tenta un lavoro di sistematizzazione della tradizione degli studi italiani e internazionali sulla commedia all’italiana, ricostruendo le ragioni della tardiva attenzione riservata al genere e conseguentemente alla figura di Alberto Sordi. Il secondo si avvale degli strumenti della reception theory per indagare alcuni snodi decisivi della carriera di Sordi, attraverso un lavoro di spoglio di riviste, quotidiani e rotocalchi dell’epoca. Il terzo si muove all’interno della vasta filmografia di Sordi nel tentativo di rintracciare un’evoluzione nella costruzione dei suoi personaggi, e provando al contempo a indagare la loro aderenza (o la loro difformità) rispetto ai modelli di mascolinità dominanti nella società italiana del periodo, così come analizzati negli studi di genere più recenti. Infine il quarto capitolo si colloca nel solco dei discorsi sull'italianità, una nozione che negli studi culturali contemporanei trova proprio nell'immagine pubblica di Sordi uno snodo fondamentale.
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MARANO, Jonathan Francesco. "CHINA’S NEW NORMAL: DEVELOPMENTAL MODEL REFORM AND IMPLICATIONS FOR FOREIGN BUSINESSES." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251083.

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Abstract:
L’elaborato affronta la tematica del New Normal in Cina, inteso come il programma di riforme che la Repubblica Popolare Cinese ha predisposto per accompagnare la nuova fase di transizione, che vede il sistema-Paese abbandonare il vecchio paradigma della “Fabbrica del Mondo”, alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo. Tale modello passa attraverso la ricollocazione verso l’alto dell’economa nazionale nella catena del valore globale ed una maggiore attenzione nei confronti degli aspetti maggiormente qualitativi della crescita economica, nonché di una accresciuta integrazione nell’economia mondiale, grazie ad una promozione dello stato di diritto e di un ambiente economico maggiormente trasparente ed aperto nei confronti degli operatori internazionali. Nell’analisi delle politiche e delle riforme che accompagnano questo cambiamento, svolta attraverso l’analisi di settori considerati strategici e particolarmente significativi (ambiente, sanità e food safety), la premessa alla base del lavoro è che tale transizione non è semplicemente descrivibile come mera convergenza verso un modello ricalcante i sistemi politici ed economici delle economie avanzate occidentali. La riforma è bensì intesa come un processo incrementale, che all’adozione delle cosiddette best practices internazionali affianca un approccio pragmatico, che non recede la linea di continuità con il background storico, politico, istituzionale e culturale -spesso contraddittorio- di quella che è considerata essere la più antica civiltà ortogenetica del mondo. Il contributo chiave del presente lavoro è la problematizzazione, nei suoi vari aspetti, di questa congiuntura storica e del suo portato nei confronti delle strategie di medio e lungo termine degli operatori economici stranieri che decidono di operare in Cina, i quali da un lato possono godere di grandi opportunità di mercato liberate dalle riforme, dall’altro devono essere consapevoli delle sfide inevitabilmente poste dal cangiante contesto giuridico, economico ed istituzionale e delle sue traiettorie di sviluppo.
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ALESSANDRA, Campanari. "“IDENTITY ON THE MOVE” FOOD, SYMBOLISM AND AUTHENTICITY IN THE ITALIAN-AMERICAN MIGRATION PROCESS." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251264.

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Abstract:
Il mio lavoro di ricerca rappresenta un contributo allo studio dell'esperienza umana dello “spazio alimentare” come costruzione sociale che comprende sia i modelli del comportamento umano, e la loro relazione sensoriale con uno specifico luogo, sia l'imprenditoria etnica. Il nucleo di questo progetto di ricerca è rappresentato da un’indagine multi-generazionale del multiforme processo della migrazione italiana in America, laddove la cultura alimentare viene utilizzata come veicolo per esaminare come gli immigrati abbiano prima perso e poi negoziato una nuova identità in terra straniera. Lo scopo generale della tesi è quello di esaminare come il cibo rappresenti un collegamento nostalgico con la patria per la prima generazione, un compromesso culturale per la seconda e un modo per rinegoziare un'etnia ibrida per le generazioni successive. La lente del cibo è anche utilizzata per esplorare lo sviluppo dei ristoranti italiani durante il Proibizionismo e il loro ruolo nel processo di omogeneizzazione culinaria e di invenzione della tradizione nel mondo contemporaneo. Per spiegare come la cucina regionale in America sia diventata un simbolo collettivo di etnia e abbia potuto creare un'identità Italo-Americana nazionale distinta da quella italiana, ho adottato il modello creato da Werner Sollors e Kathleen Neils Cozen e sintetizzato con l'espressione di “invenzione dell'etnia”. Il capitolo di apertura esplora la migrazione su larga scala che ha colpito l'Italia e la storia economica italiana per oltre un secolo e prosegue con un’analisi storica sullo sviluppo dei prodotti alimentari nel tempo. La prima sezione evidenzia il significato culturale dell'alimento e il suo ruolo nella costruzione di un'identità nazionale oltre i confini italiani e prosegue con un’analisi sulla successiva variazione delle abitudini alimentari durante l'immigrazione di massa. Il capitolo conclude illustrando il quadro teorico utilizzato per teorizzare le diverse dimensioni dell'etnia. Partendo dall'ipotesi che l'identità sia un elemento socialmente costruito e in continua evoluzione, il secondo capitolo è dedicato all'analisi della natura mutevole del cibo, esplorata attraverso tre distinti ma spesso sovrapposti tipi di spazio: spazio della "memoria individuale"; spazio della "memoria collettiva"; spazio della "tradizione inventata". Lo spazio della “memoria individuale” esplora come i primi immigrati italiani tendevano a conservare le loro tradizioni regionali. Al contrario lo spazio della memoria collettiva osserva il conflitto ideologico emerso tra la prima e la seconda generazione di immigrati italiani, in risposta alle pressioni sociali del paese ospitante. L'analisi termina con la rappresentazione di generazioni successive impegnate a ricreare una cultura separata di cibo come simbolo dell'identità creolata. Il capitolo tre, il primo capitolo empirico della dissertazione, attraverso l'analisi della letteratura migrante mostra l'importanza del cibo italiano nella formazione dell'identità italo- americana. Questa letteratura ibrida esamina il ruolo degli alimenti nelle opere letterarie italo-americane di seconda, terza e della generazione contemporanea di scrittori. Il quarto capitolo completa la discussione seguendo la saga del cibo italiano dai primi ristoranti etnici a buon mercato, frutto della tradizione casalinga italiana, fino allo sviluppo di un riconoscibile stile di cucina italo-americano. A questo proposito, i ristoranti rappresentano una "narrazione" etnica significativa che riunisce aspetti economici, sociali e culturali della diaspora italiana in America e fa luce sull'invenzione del concetto di tradizione culinaria italiana dietro le cucine americane. La sezione termina con un'esplorazione del problema moderno relativo al fenomeno dell’Italian "Sounding" negli Stati Uniti, basato sulla creazione di immagini, colori e nomi di prodotti molto simili agli equivalenti italiani, ma senza collegamenti diretti con le tradizioni e la cultura italiana. Il capitolo finale fornisce una visione etnografica su ciò che significa essere italo-americani oggi e come i ristoranti italiani negli Stati Uniti soddisfano la tradizione culinaria Italiana nel mondo contemporaneo americano. Per concludere, considerando le teorie dell'invenzione della tradizione, due casi di studio esplorativi a Naples, in Florida, vengono presentati sia per analizzare come gli italo-americani contemporanei manifestano la loro etnia attraverso il cibo etnico sia per esaminare come il cibo italiano viene commercializzato nei ristoranti etnici degli Stati Uniti, alla luce della del processo di globalizzazione.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Abstract:
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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FORESI, Elisa. "A Multisectoral Analysis for economic policy: an application for healthcare systems and for labour market composition by skills." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251178.

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Abstract:
L’Agenda Digitale Europea stabilisce il ruolo chiave delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) grazie a un mercato digitale unico basato su internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili, al fine di ottenere vantaggi socioeconomici sostenibili COM(2010)245. Le TIC producono un'innovazione di prodotto e cambiamenti strutturali all'interno di tutto il sistema economico e possiamo affermare che dal punto di vista multisettoriale hanno un ruolo moltiplicativo sulla crescita economica, poiché l’aumento della domanda di TIC stimola a sua volta tutte le altre produzioni. Inoltre come riscontrato in letteratura economica, nelle istituzioni internazionali, nonché confermate dai dati periodici rilasciati dagli uffici statistici nazionali, una maggiore incidenza della popolazione attiva formalmente istruita in associazione con l'adozione delle TIC è altamente correlata ad una crescita robusta, sostenibile ed equa. In questo quadro è importante valutare il ruolo delle TIC nel sistema economico, in particolare verrà analizzato il ruolo delle TIC sia rispetto ad un particolare settore quello della sanità, che dal lato dei soggetti che dovrebbero essere parte attiva nella gestione delle TIC ovvero la situazione delle abilità digitali dei lavoratori dipendenti. Il primo articolo si focalizza sul ruolo delle TIC nella determinazione dell’output del settore sanitario, utilizzando il database WIOD (World Input Output Database), di 24 paesi nell’arco temporale 2000-2014, tenendo conto anche dei differenti sistemi sanitari nazionali. La produzione del settore “Sanità e Servizi Sociali” assume, almeno in alcuni paesi specifici, il ruolo di stimolo all’innovazione che compensa ampiamente quello di peso sul bilancio pubblico. Nel secondo articolo analizziamo come l’uso delle TIC stia progressivamente aumentando nel sistema sanitario italiano e in particolare come l'introduzione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), strumento di condivisione dei dati sanitari del singolo cittadino, potrebbe determinare cambiamenti nella produzione sui servizi sanitari. Verranno analizzati gli eventuali cambiamenti strutturali dei processi produttivi e della produzione totale applicando l'Analisi Strutturale di Decomposizione (SDA). La base dati di riferimento sarà la tavola di Input-Output riferita a due diversi periodi al fine di individuare i risultati sia degli effetti tecnologici sia della domanda finale a livello settoriale. Infine l’ultimo articolo ha l’obiettivo di valutare le conseguenze dei cambiamenti nella composizione dell'occupazione per competenza digitale all’interno del flusso di produzione e distribuzione del reddito. Verrà costruita una Matrice di Contabilità Sociale (SAM) che consente di rappresentare le relazioni tra i cambiamenti di produzione delle attività e i cambiamenti di compensazione dei dipendenti per competenze, grado di digitalizzazione e genere. LA SAM sviluppata nel documento è relativa all'Italia nel 2013; il lavoro è disaggregato in competenze formali / non formali / informali e, inoltre, competenze digitali / non digitali. Le abilità digitali del lavoro seguono la definizione di “competenza formale” della Commissione Europea (2000): i) competenza formale a seconda del livello di istruzione e formazione; ii) competenza non formale acquisita sul posto di lavoro e attraverso le attività delle organizzazioni e dei gruppi della società civile; iii) competenza informale non acquisita intenzionalmente durante la vita. In questo quadro è stata introdotta un'ulteriore classificazione di input di lavoro basata sull'uso / non utilizzo di computer collegati a Internet. Sulla base della SAM, è stato implementato un modello multisettoriale esteso. Infine, verrà individuata una struttura adeguata di domanda finale che consente di ottenere i migliori risultati in termini di valore aggiunto distribuiti a lavoratori più qualificati con una elevata competenza digitale.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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