Journal articles on the topic 'Modello di malattia'

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1

Lucidi, Fabio. "Dal modello bio-psico-sociale all'approccio alla salute globale." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (October 2021): 7–12. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-003002.

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Abstract:
Molti anni dopo la proposta di un modello bio-psico-sociale, si parla oggi di Salute Globa-le come diritto umano fondamentale, nel quale salute e malattia sono considerate risultati di processi non solo biologici ma anche economici, sociali, politici, culturali e ambientali, tra-scendendo e superando le prospettive nazionali, così come gli interessi e le possibilità delle singole discipline. Adottando una prospettiva transdisciplinare in un'ottica transnazionale, parlare di Salute Globale vuol dire mettere in primo piano le disuguaglianze che sono presenti in termini di speranza e di qualità di vita, malattie e disabilità così come risorse e opportunità di salute sia all'interno dei Paesi, sia tra di essi, attraverso la ricerca, la formazione e l'intervento in materia di assistenza, prevenzione della malattia e promozione della salute. La Psicologia della Salute ha l'opportunità di contribuire a questo processo portando in esso conoscenze, competenze, prospettive pronte a fondersi in un approccio che mette al centro la soluzione dei problemi e non le discipline che ad essa contribuiscono.
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2

Buzzetti, Roberto, Laura Brusadin, Maddalena Marchesi, Laura Martelli, Costantino Panza, Laura Reali, Patrizia Rogari, Luca Ronfani, and Giacomo Toffol. "Covid-19: quale modello di malattia?" QUADERNI ACP 28, no. 3 (2021): 114–18. http://dx.doi.org/10.53141/qacp.2021.114-118.

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3

Marelli, Federica, and Luca Persani. "Zebrafish come modello per lo studio di malattie della tiroide." L'Endocrinologo 22, no. 1 (February 2021): 42–49. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00833-4.

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Abstract:
SommarioLe tecniche di sequenziamento di nuova generazione hanno rivoluzionato l’identificazione dei geni-malattia, accelerando la scoperta di nuove mutazioni e nuovi geni candidati per le malattie della tiroide. Per far fronte a questo flusso di nuove informazioni genetiche è importante disporre di modelli animali adeguati per studiare i meccanismi che regolano lo sviluppo della tiroide, la biodisponibilità e l’azione degli ormoni tiroidei. Zebrafish (Danio rerio), con il suo rapido sviluppo embrionale esterno, è stato ampiamente utilizzato in biologia dello sviluppo. Ad oggi, quasi tutti i componenti dell’asse tiroideo zebrafish sono stati caratterizzati e sono strutturalmente e funzionalmente paragonabili a quelli dei vertebrati superiori. La disponibilità di linee transgeniche di zebrafish fluorescenti consente l’analisi in tempo reale dell’organogenesi tiroidea e delle sue alterazioni. Il knockdown transitorio ottenuto con l’uso del morfolino permette di silenziare l’espressione di un gene di interesse e ottenere prontamente informazioni sul suo contributo durante lo sviluppo dell’asse tiroideo in zebrafish. Gli strumenti recentemente disponibili per il knockout genico stabile (es. CRISPR/Cas9) hanno ulteriormente aumentato il valore di zebrafish nello studio della patologia tiroidea. Entrambi i modelli di malattia possono essere inoltre utili per lo screening di nuovi farmaci e molecole che potranno essere utili per pianificare i successivi studi clinici.
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4

Terzi, Anna. "Dopo Pomigliano e Mirafiori. Quale modello di relazioni industriali?" QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 1 (April 2011): 7–19. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-001002.

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Abstract:
1. I referendum di Pomigliano e Torino e la reale natura degli accordi sottoposti ai lavoratori / 2. Contratti normativi o contratti di scambio? / 3. La ritenuta inapplicabilitŕ della disciplina del trasferimento d'azienda / 4. L'ineffettivitŕ del nuovo sistema sanzionatorio / 5. La disciplina del diritto di sciopero, della retribuzione e del trattamento di malattia: profili di illegittimitŕ / 6. La riorganizzazione del lavoro: alcuni interrogativi di fondo / 7. Un inedito modello di relazioni sindacali / 8. I veri obiettivi dell'accordo di Mirafiori.
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Dinapoli, N., T. Tartaglione, F. Bussu, R. Autorino, F. Miccichè, M. Sciandra, E. Visconti, C. Colosimo, G. Paludetti, and V. Valentini. "Modelling tumour volume variations in head and neck cancer: contribution of magnetic resonance imaging for patients undergoing induction chemotherapy." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 1 (February 2017): 9–16. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-906.

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Abstract:
La valutazione del volume del tumore primitivo ha mostrato un valore predittivo per la stima dei risultati della sopravvivenza. Usando i dati volumetrici acquisiti con la Risonanza Magnetica (RM) nei pazienti sottoposti a chemioterapia di induzione (CI), tali risultati sono stati stimati nei pazienti con tumore del testa e collo, prima del trattamento radiante. Le immagini RM acquisite prima e dopo CI in 36 pazienti con tumore avanzato della testa e del collo sono state analizzate per valutarne il volume del tumore primitivo. I due volumi sono stati correlati utilizzando la regressione lineare locale tra i volume valutati nelle immagini della prima e quelli della seconda RM. Sono stati definiti i modelli di rischio proporzionale di COX per la valutazione del controllo locoregionale, la sopravvivenza libera da malattia e la sopravvivenza globale. La regressione lineare locale ha mostrato un buon valore predittivo per tutti i risultati di sopravvivenza nei modelli di rischio proporzionale di COX. I modelli predittivi per il controllo locoregionale di malattia e la sopravvivenza libera da malattia a 24 mesi ha mostrato una ottima discriminazione e capacità di previsione. La valutazione delle variazioni dei volumi dei tumori primitivi della testa e del collo dopo CI fornisce un esempio di modello che può essere facilmente utilizzato per altri approcci terapeutici. Una valutazione completa delle variabili nelle covariate è un prerequisito necessario per la creazione di modelli clinicamente attendibili.
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Burgio, Alberto. "Il nazismo come malattia dell'"anima tedesca"." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 2 (May 2012): 187–208. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-002002.

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Abstract:
Per comprendere quanto avvenne nella Germania e nell'Europa dominate dal nazismo (in particolare lo sterminio pianificato di malati, ebrei, "zingari" e slavi) č indispensabile «capire i tedeschi» (Primo Levi), poiché il regime nazista si avvalse della costante partecipazione attiva della maggioranza della popolazione. Come osservň Thomas Mann, un fattorechiave del consenso plebiscitario ottenuto dal regime fu - insieme a una forte domanda di ordine e sicurezza e alla propensione ad affidarsi alle decisioni di un capo carismatico - il bisogno diffuso di appartenere a una comunitŕ omogenea, coesa e chiusa, il che generň un clima psicologico e morale favorevole alla deumanizzazione degli "estranei" e dei nemici interni ed esterni. Di questi tratti dell'«anima tedesca» (Mann), verosimilmente alimentati da un modello educativo autoritario mutuato dal mondo militare, occorre tenere conto ai fini di una pertinente ricostruzione degli eventi storici.
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Osorio, Guzman Maricela, and Santa Parrello. "Malattia e bisogno di relazioni significative: studio per l'ampliamento dell'IPQ-R in un gruppo di operatori sanitari della regione Campania." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (December 2012): 75–92. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-003005.

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Abstract:
Partendo dall'ipotesi che l'esperienza di malattia acuisca, sia nei pazienti che negli operatori che si trovano temporaneamente "dall'altra parte", il bisogno di relazioni significative e che questa dimensione - non completamente sovrapponibile al supporto sociale tradizionalmente inteso - sia una componente importante che merita di essere valutata quando si esplora la rappresentazione di malattia, questo studio intende modificare l'Illness perception questionnaire-revised (IPQ-R) di Moss-Morris e colleghi, nato sulla base del modello di senso comune e autoregolazione di Leventhal. L'obiettivo e ampliare lo strumento per renderlo piu esaustivo e valutarne le caratteristiche psicometriche attraverso analisi fattoriali esplorative e confermative. Alla versione dell'IPQ-R validata in Italia da Giardini e colleghi, composta da 70 item che indagano 3 aree della malattia (Identita, Opinioni e Cause), sono stati aggiunti 14 item relativi ad una dimensione definita Relazione significativa con l'altro. Lo strumento cosi ampliato e stato proposto a 269 operatori sanitari della regione Campania (134 medici, 135 infermieri). Dopo le analisi sono stati mantenuti 9 dei nuovi item, accorpatisi in un terzo fattore, mentre 1 item si e accorpato al primo fattore. L'Analisi Fattoriale Confermativa ha mostrato valori di fit molto soddisfacenti. I risultati mostrano come anche la rappresentazione di malattia degli operatori sanitari sia intrisa di elementi di senso comune oltre che di ovvi rimandi alle teorie scientifiche e contenga significativi riferimenti al bisogno di relazioni significative con gli altri (esplorato dai nuovi item), colleghi compresi, dai quali ci si attende autenticita e profondita.
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Pasetti, Carlo, and Giovanna Zanini. "La presa in carico del paziente con sclerosi laterale amiotrofica: questioni etiche nelle varie fasi della malattia." Medicina e Morale 53, no. 5 (October 31, 2004): 939–67. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.626.

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Abstract:
Molti sono stati i cambiamenti che si sono verificati in questi ultimi anni nella prassi clinica e nella presa in carico del paziente con sclerosi laterale amiotrofica, nonostante la perdurante assenza di terapie farmacologiche efficaci. Tali cambiamenti possono essere così riassunti: a) sul piano clinico: l’istituzione di unità interdisciplinari di trattamento alla SLA; la possibilità di impiego di nuove procedure terapeutiche in grado non di modificare la prognosi della malattia ma di prolungarne la sopravvivenza; una sempre maggiore attenzione per la riabilitazione e le malattie croniche progressive; b) sul piano etico: il progressivo affermarsi del principio di autonomia; l’evoluzione di nuovi modelli di relazione medico-paziente. Questi fattori hanno comportato per gli operatori coinvolti nella presa in carico la irrinunciabile necessità di confrontarsi con nuove questioni etiche, solo pochi anni or sono ritenute del tutto impensabili: 1. la comunicazione della diagnosi e della prognosi; 2. i processi decisionali nelle fasi più avanzate della malattia; 3. l’accompagnamento alla morte e al morente. Vengono discusse in dettaglio le singoli questioni etiche, arrivando alle seguenti considerazioni conclusive: 1. in tutti i punti nodali della presa in carico del paziente con SLA una corretta informazione e una buona capacità di comunicazione dei terapeuti sono considerati elementi chiave per una gestione clinica che eviti nel paziente rischi di comportamenti autolesivi o di fughe nella medicina alternativa e nel medico rischi di disimpegno terapeutico, angoscia decisionale, burn out; 2. è indispensabile fare evolvere nuovi modelli di relazione medico-paziente, diversi da quelli di tipo paternalistico ma anche da quelli di tipo contrattualistico o utilitaristico, ritenuti più adeguati in questo contesto, come il modello dell’alleanza terapeutica; 3. il rispetto del principio di autonomia e degli strumenti che ne derivano (consenso informato e direttive anticipate in particolare) vengono ritenuti certo un punto forte, ma non l’unico télos etico dell’azione, che deve comunque sempre tendere ad ispirarsi anche, e soprattutto, al principio di beneficenza; 4. un accompagnamento farmaco-protetto alla morte e al morente, calato in un’attenta presenza e in un elevato livello relazionale, secondo un’etica delle virtù che valorizzi le buone intenzioni, può configurarsi come una terza via tra i due opposti errori etici costituiti dall’eutanasia e dall’accanimento terapeutico, terza via che consente di superare annose diatribe tra differenti orientamenti e appare più in linea con paradigmi universalmente accettati e accettabili.
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Toraldo, D. M., D. Passali, A. Sanna, F. De Nuccio, L. Conte, and M. De Benedetto. "Cost-effectiveness strategies in OSAS management: a short review." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 447–53. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1520.

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Abstract:
L’apnea ostruttiva del sonno (OSAS) è una malattia cronica eccessivamente sotto-diagnosticata con un’alta prevalenza negli adulti. L’OSAS sta diventando un problema sociale significativo perché associata ad un peggioramento della qualità della vita ed un aumento della mortalità. Il rapporto costo-efficacia nella gestione diagnostica e terapeutica dell’OSAS è un problema strategico per contrastare la crescente domanda di test oggettivi. I pazienti OSAS che non presentano comorbilità clinicamente evidenti devono essere studiati utilizzando un sistema semplificato e poco costoso, come l’Home Sleep Testing (HST). Al contrario, la Sleep Laboratory Polisomnography (PSG) rimane il gold standard per la gestione dei pazienti con OSAS in presenza di comorbidità. Occorre sottolineare che l’uso di HST potrebbe portare ad una diagnosi errata in soggetti OSAS non ben selezionati. Questa breve rassegna si propone di offrire argomenti di riflessione sulla corretta diagnosi e trattamento dell’OSAS, in rapporto ai dati di prevalenza e alle ricadute sui costi/benefici sociali della malattia. Attualmente non può essere solo il rapporto costo/efficacia a definire il modello organizzativo adottato per la gestione dell’OSAS, in quanto si rendono necessari ulteriori studi prospettici a lungo termine, volti a validare in maniera definitiva tale rapporto nonché il confronto tra il trattamento con modelli di gestione ospedaliera versus l’assistenza domiciliare.
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Giordano, L., D. Di Santo, E. Crosetti, A. Bertolin, G. Rizzotto, G. Succo, and M. Bussi. "ACTA OTORHINOLARYNGOLOGICA ITALICA." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 5 (October 2016): 403–7. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-769.

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Abstract:
Al giorno d’oggi le laringectomie parziali orizzontali (OPHLs) rappresentano un’alternativa ben consolidata per il trattamento dei tumori della laringe. La particolarità di questa chirurgia è rappresentata dalla possibilità di modulare, anche intraoperatoriamente, l’intervento sulla base di una eventuale estensione della malattia. Tuttavia una OPHL è una procedura non semplice da comprendere: esistono diversi tipi di intervento e la possibilità di modulazione di quest’ultimo può provocare confusione e perdita di aderenza al piano terapeutico da parte del paziente. Allo stesso tempo, sebbene il tipo di intervento e le possibili estensioni, compresa la laringectomia totale, dipendano strettamente dalla specifica estensione della lesione di ogni paziente, si sente la necessità di poter disporre di un unico modulo di consenso informato, che racchiuda al suo interno ogni possibilità. Dopo una revisione della letteratura riguardo il Consenso Informato, proponiamo una Brochure Informativa ed un unico Modello di Consenso per le OPHLs. La brochure informativa risulta di facile lettura per il paziente, e ha lo scopo di rispondere a qualsiasi dubbio egli abbia sulla procedura. Al suo interno ci sono capitoli riguardanti il sistema delle OPHL con una speciale attenzione sulla modularità dell’intervento, l’anatomia e la fisiologia della laringe, lo scopo, le indicazioni e le alternative alla chirurgia, infine le complicanze e la fisiologia della laringe operata. Il Modello di Consenso è scritto in forma modulare: il chirurgo è chiamato a definire la specifica estensione della malattia, ad indicare il tipo di OPHL prescelto e ha la possibilità di mettere in evidenza le possibili estensioni chirurgiche tipiche di ogni paziente. Il nostro scopo, fornendo questi moduli sia in Italiano che in Inglese, è quello di ottimizzare l’alleanza medico-paziente, raggiungendo il massimo accordo riguardo la procedura e cercando di limitare ogni possibile incomprensione e contenzioso medico-legale.
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Casino, Francesco G. "Principi di cinetica dei soluti in corso di aferesi terapeutica." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 23, 2013): S9—S12. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1081.

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Abstract:
L'Aferesi Terapeutica (AT) è una tecnica di depurazione extracorporea che, separando il plasma dalle cellule ema-tiche, può rimuovere soluti patogeni di elevato peso molecolare (PM), come auto-anticorpi, immunocomplessi, catene leggere e così via. La cinetica dei soluti in corso di AT è basata sugli stessi principi di farmaco-cinetica utilizzati per i pazienti in emodialisi (HD), ma i soluti coinvolti nell'AT hanno un PM molto più elevato. Dal momento che quasi tutti i soluti a elevato PM hanno una distribuzione essenzialmente intravascolare e/o sono rimossi quasi esclusivamente dal volume plasmatico (VP), per prescrivere la “dose di Aferesi” si potrebbe correntemente usare il Kt/V derivato dal modello single-pool: la prescrizione di una rimozione di un volume pari a 1.2–1.4 volte il VP del paziente in pratica corrisponde a un Kt/V di 1.2–1.4 per un soluto il cui volume di distribuzione coincide con il VP. Tuttavia, in generale, per descrivere la cinetica dei soluti anche tra le sedute di aferesi è necessario un modello multicompartimentale. Recentemente, Hanafusa ha usato un modello bicompartimentale per eseguire una serie di simulazioni, al fine di analizzare l'impatto dei vari parametri sulla cinetica dei soluti nell'AT. In breve, i principali risultati di tali simulazioni sono stati i seguenti: a) il PM del soluto di interesse può aiutare a scegliere la tecnica aferetica più appropriata; b) un volume di distribuzione più piccolo permette una rimozione più efficiente; c) sia la velocità di diffusione intercompartimentale che l'emivita (che è inversamente correlata alla velocità di produzione) impattano sulla frequenza del trattamento; d) sia la severità della malattia che la presenza di sanguinamento e/o di infezione possono impattare non solo sulla dose, ma anche sulla scelta della modalità di AT e dei fluidi di sostituzione.
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Di Pilla, Marina, Rosa Maria Bruno, Stefano Taddei, and Rita Biancheri. "Relazione tra fattori psicosociali e malattia CV: l'ipertensione arteriosa come modello di approccio multidisciplinare alle differenze di genere." SALUTE E SOCIETÀ, no. 3 (October 2016): 103–11. http://dx.doi.org/10.3280/ses2016-003008.

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Genova, Angela. "La telemedicina per l'assistenza domiciliare: le professioni sanitarie nella nuova spazializzazione della malattia." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (August 2022): 141–56. http://dx.doi.org/10.3280/we2022-001011.

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Abstract:
La pandemia ha contribuito ad accelerare in Italia l'uso della "telemedicina". Focalizzandosi sull'analisi delle Linee Guida per la Telemedicina nell'assistenza domiciliare (2022), questo lavoro mette in luce come il modello proposto di cura sancisce l'ambiente di azione del medico lontano dal paziente non solo nello spa-zio, ma anche a volte nel tempo; mentre mantiene a fianco del paziente la semi-professione degli infermieri e delinea spazi potenzialmente di grande innovazio-ne anche per la figura dell'Operatore Socio Sanitario (OSS), anche se ufficial-mente non è mai menzionata. La telemedicina, con le sue innovazioni nei luoghi e nei tempi delle pratiche di cura, delinea una nuova spazializzazione della malat-tia con delle caratteristiche specifiche e delle implicazioni sostanziali per le pro-fessioni sanitarie sia per quanto attiene le loro singole identità che le relazioni tra loro.
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ALMADORI, G., M. RIGANTE, F. BUSSU, C. PARRILLA, R. GALLUS, L. BARONE ADESI, J. GALLI, G. PALUDETTI, and M. SALGARELLO. "L’impatto della ricostruzione mediante lembo microvascolare nei tumori del cavo orale: la nostra esperienza su 130 casi." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 6 (December 2015): 386–93. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-919.

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Abstract:
Obiettivo del presente studio è stato valutare i risultati oncologici della nostra casistica di pazienti affetti da tumore del cavo orale trattati mediante chirurgia compartimentale radicale seguita da ricostruzione mediante lembo microvascolare. Abbiamo condotto un’analisi retrospettiva su 130 casi. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad una resezione chirurgica della neoformazione seguita da una ricostruzione immediata mediante lembo libero e, quando necessario, in accordo con la valutazione espressa dal nostro tumor board e con le linee guida internazionali, ad un trattamento chemioradioterapico adjuvante. Le curve di sopravvivenza specifica per malattia (DSS) sono state ottenute mediante il metodo di Kaplan-Meier. Il test Long Rank e il Wilcoxon sono stati utilizzati per investigare i più importanti fattori influenzanti la sopravvivenza specifica per malattia a 5 anni. Per calcolare l’HR e il RR per le singole variabili è stato utilizzato un modello di Cox. L’88,5% dei pazienti è risultato affetto da una neoplasia a istologia squamocellulare. Il campione è risultato essere composto da 46 (35,4%) donne e 84 (64,6%) uomini con un età media di 58,5 anni. Al termine del periodo di follow up, 36 pazienti (27,7%) erano deceduti, 3 dei quali per altre cause. Il DSS è stato del 67,8% (S.E. = 4,9%). All’analisi univariata secondo Kaplan-Meier ed alla analisi multivariata con regressione di Cox sono state individuate sette differenti variabili aventi una relazione significativa con il DSS: T (p = 0,026) ed N (p = 0,0001), lo staging clinico (UICC TNM Sixth Edition) (p = 0,007), i margini di resezione (p = 0,001), l’extracapsular spread (p = 0.005), la recidiva di malattia (p = 0,00002) e la modalità di trattamento (sola chirurgia o chirurgia + RT/CHT) (p = 0,004). In nostri risultati sono risultati in linea con le osservazioni in letteratura, e ci permettono di sottolineare come la chirurgia ricostruttiva mediante lembo libero microvascolare possa incrementare la sopravvivenza nei pazienti con tumore del cavo orale.
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Presutti, Michelle, Giorgio Soro, Giulia Cnapich, and Sara Giordano. "SENSEMAKING E CURA DEL DIABETE: MAPPE COGNITIVE DI MEDICI E PAZIENTI A CONFRONTO." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 2, no. 1 (June 25, 2016): 323. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v2.262.

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Abstract:
Karl Weick, esponente del cognitivismo costruttivista, considera il sensemaking come un insieme di processi cognitivi in continua costruzione, a posteriori, di significati e di senso della realtà in cui viviamo.Il sensemaking è un processo continuo di creazione di senso quotidiano: le persone percepiscono selettivamente le informazioni su sé stessi e sull’ambiente in cui vivono, tali informazioni vengono elaborate cognitivamente attraverso un processo di selezione e ritenzione in memoria delle mappe cognitive costruite.Pertanto il sensemaking costituisce un’appropriata chiave di lettura dei fenomeni comportamentali in cui sono in gioco le rappresentazioni di un problema, soprattutto quando è di estrema necessità trovare punti di contatto in merito ai rapporti causali tra gli elementi che costituiscono le diverse mappe cognitive degli individui che ne prendono parte. L’analisi delle mappe cognitive può essere utile soprattutto al fine di individuare e condividere con maggiore chiarezza quali potrebbero essere le strade per un corretto ed efficace intervento risolutivo o di trattamento del problema.Dare senso alla malattia significa, sia per il medico che per il paziente, organizzare una mappa cognitiva (connessioni causali di elementi di significato) della realtà (della malattia) in un processo continuo di esperienza.Un flusso continuo che a partire da una percezione soggettivamente selettiva degli elementi disponibili (conoscenze, esperienze, eventi,etc.), organizza tali elementi in una mappa e li traduce in uno schema operativo di comportamento. Secondo Weick la realtà individuale si costruisce, mentre l’ambiente, il contesto, sono costruiti a priori.Le mappe cognitive che gli individui costruiscono influenzeranno le successive esperienze che si troveranno a dover fronteggiare nell’ambito dello stesso problema, in questo caso inerenti alla malattia diabetica.L’utilizzo del sensemaking applicato all’analisi dei processi di cura, pertanto, può diventare utile in particolare nei contesti di trattamento in cui la compliance e l’aderenza alle cure costituisce un fattore determinante nella gestione della patologia cronica, che prevede un modello di rapporto medico- paziente protratto nel tempo e centrato sulla possibilità di confronto rispetto alle modalità di cura e riuscita della stessa.La ricerca si è proposta pertanto di indagare attarverso la somminisrazione di interviste a medici e pazienti e attarverso al successiva analisi del testo e delle ricorrenze lingusitiche elaborate attraverso appositi software di ricostruire e mettere a confronto le rispettive mappe cognitive che stanno alla base delle rappresentazioni della malattia e della sua gestione e quindi dei comportamenti conseguenti di chi cura e di chi è curato.
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Missaglia, Marco. "REDISTRIBUTION, GROWTH, STRUCTURAL CHANGE AND DOLLARIZATION: UNDERSTANDING ECUADORIAN PERSPECTIVES." Il Politico 84, no. 1 (June 25, 2019): 5–24. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.48.

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Abstract:
La sezione 1 è dedicata all’analisi delle tendenze fondamentali dell’economia ecuadoriana negli ultimi tre decenni. Nonostante non ci siano segni di cambiamento strutturale, le condizioni delle persone sono migliorate significativamente, soprattutto negli ultimi dieci anni. Ciò è stato possibile, come è spiegato nella sezione 2, per il crescente ruolo dello Stato come principale motore della crescita e della redistribuzione. Questo “miracolo”, tuttavia, non può sostenersi nel tempo e la profonda crisi degli ultimi due anni lo dimostra. La sezione 3 intende dimostrare che i sintomi della “malattia olandese” sono chiaramente presenti nell’economia ecuadoriana e bloccano il suo sviluppo nel contesto di un modello produttivo invariato. Rimuovere quegli ostacoli è difficile e la dollarizzazione sta diventando un ostacolo-chiave. La sezione 4 si conclude quindi con un’analisi della dollarizzazione, il regime monetario introdotto all’inizio del 2000, che certamente ha contribuito a salvare l’economia e il suo sistema finanziario dalla grande crisi del 1998-1999. Se la dollarizzazione era un buon rimedio per quel tipo di malattia, cioè il disastro finanziario, le cose sono ora diverse ed essa si sta trasformando in un fattore negativo: infatti sta impedendo alle autorità ecuadoriane non solo di attuare politiche monetarie, ma anche politiche di cambiamento fiscale e strutturale. La protezione dei risparmi già accumulati non può infatti essere perseguita rallentando o addirittura bloccando la formazione di nuovo risparmio.
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Cipressa, Salvatore. "La professione infermieristica: considerazioni etico-deontologiche." Medicina e Morale 52, no. 2 (April 30, 2003): 283–97. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.671.

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Abstract:
Per qualificare il servizio sanitario e per mantenere un buon livello di professionalità degli operatori sanitari sono necessari sia strumenti tecnicoscientifici, sia una adeguata formazione etico-culturale, che faccia riferimento ad una antropologia cristianamente fondata, che possiamo definire personalista. Si richiede che si abbia una visione integrale dell’uomo e della sua vocazione che “non è solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna”. Nell’articolo – facendo riferimento a questo modello antropologico – l’Autore delinea alcuni atteggiamenti e comportamenti morali che caratterizzano la professione infermieristica e tracciano l’identità e la figura professionale dell’infermiere. Ne segue che l’infermiere vive con umiltà e correttezza la sua professione, contribuisce a umanizzare l’assistenza sanitaria, considera l’ammalato una persona da amare, ama la vita e si pone a servizio di essa, si impegna in una formazione permanente e collabora con l’équipe medica. Egli è il buon samaritano dei nostri giorni, che si ferma accanto all’uomo ferito, facendosi suo “prossimo” nella carità (cf. Lc 10, 29-37). Nel suo rapporto professionale, l’infermiere è chiamato ad instaurare con la persona ammalata una relazione di aiuto vera, competente e terapeutica. Tale relazione costituisce l’essenza della professione infermieristica ed è una relazione particolare di natura etica, che possiamo definire “un incontro tra una fiducia e una coscienza. La ‘fiducia’ di un uomo segnato dalla sofferenza e dalla malattia e perciò bisognevole, il quale si affida alla ‘coscienza’ di un altro uomo che può farsi carico del suo bisogno e che gli va incontro per assisterlo, curarlo, guarirlo”. Per l’infermiere a cui sta a cuore il perfetto esercizio della professione infermieristica, Gesù Cristo è il modello etico-deontologico di riferimento per testimoniare la carità, che ha nella cura e nell’assistenza dei malati la sua peculiare espressione. Esercitando la sua professione con scienza e coscienza, l’infermiere esprime e testimonia la carità di Cristo.
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Matarrese, Paola, and Giuseppe Marano. "Modulazione dei recettori β-adrenergici e differenze di genere." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 1 (May 31, 2022): 20–24. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-5.

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Abstract:
Lo scompenso cardiaco (SC), processo evolutivo comune di più malattie cardiovascolari a differente eziologia (ad es. infarto del miocardio, ipertensione, cardiomiopatie, disturbi valvolari e altre), è diventato sempre più comune nella popolazione anziana, influenzando drasticamente il tasso di sopravvivenza e la qualità della vita. L’iperattività del sistema nervoso simpatico (SNS) che si associa allo SC determina un aumento delle catecolamine circolanti epinefrina e norepinefrina che, attraverso l’attivazione dei recettori beta-adrenergici (β-AR), svolgono un ruolo critico nella regolazione della funzione del sistema cardiovascolare. Una caratteristica distintiva dello SC è la diminuzione o la desensibilizzazione dei recettori β1-adrenergici (β1-AR) sulla membrana delle cellule cardiache. Le catecolamine e lo stress ossidativo sono coinvolti nella regolazione della densità dei β-AR. Lo stress ossidativo associato alla disfunzione mitocondriale sembra giocare un ruolo importante nella fisiopatologia dello SC. Infatti, una condizione di stress ossidativo è stata osservata sia in pazienti con SC che in modelli animali, e un’eccessiva esposizione a specie reattive dell’ossigeno (ROS) diminuisce l’espressione di β1-AR in cardiomiociti murini, sebbene i meccanismi sottostanti rimangano ancora non chiari. Recentemente, è stato scoperto che il recettore periferico delle benzodiazepine (PBR) svolge un ruolo chiave oltre che nell’energetica cellulare, nella regolazione della fisiologia mitocondriale e dell’equilibrio redox nei cardiomiociti. Nel presente studio, abbiamo valutato gli effetti delle catecolamine e dei ligandi del PBR sulla densità dei β1- e β2-AR nei monociti umani isolati da sangue periferico, che sono noti per esprimere entrambi i β-AR. La densità dei β-AR è stata misurata mediante citometria a flusso utilizzando anticorpi selettivi diretti contro un epitopo extracellulare di β1-AR o β2-AR. Il trattamento dei monociti con benzodiazepine induceva una riduzione della densità del β1-AR, ma non del β2-AR, sulla membrana dei monociti che veniva ripristinata utilizzando [1-(2-chlorophenyl)-N-methyl-(1-meth-ylpropyl)-3 isoquinolinecarboxamide] (PK11195), un antagonista del PBR. Questi risultati suggeriscono un possibile ruolo del PBR nella regolazione della densità del β1-AR proponendo i monociti isolati dal sangue periferico sia come modello in vitro utile per lo studio del sistema recettoriale β-adrenergico che come potenziali biomarcatori di progressione della malattia e risposta alla terapia.
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Di Lullo, A. M., M. Scorza, F. Amato, M. Comegna, V. Raia, L. Maiuri, G. Ilardi, E. Cantone, G. Castaldo, and M. Iengo. "An “ex vivo model” contributing to the diagnosis and evaluation of new drugs in cystic fibrosis." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 207–13. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1328.

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Abstract:
La fibrosi cistica (FC) è una malattia autosomica recessiva causata da mutazioni nel gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane conductance Regulator). Finora sono state descritte circa 2000 mutazioni, ma per la maggior parte di esse è difficile definirne l’effetto senza complesse procedure in vitro. Abbiamo effettuato il campionamento (mediante brushing), la cultura e l’analisi di cellule epiteliali nasali umane (HNEC) utilizzando una serie di tecniche che possono aiutare a testare l’effetto delle mutazioni CFTR. Abbiamo eseguito 50 brushing da pazienti FC e controlli, e in 45 casi si è ottenuta una coltura positiva. Utilizzando cellule in coltura: i) abbiamo dimostrato l’espressione ampiamente eterogenea del CFTR nei pazienti e nei controlli; ii) abbiamo definito l’effetto di splicing di una mutazione sul gene CFTR; iii) abbiamo valutato l’attività di gating di CFTR in pazienti portatori di differenti mutazioni; iv) abbiamo dimostrato che il butirrato migliora in modo significativo l’espressione di CFTR. I dati provenienti dal nostro studio sperimentale dimostrano che l’uso del modello ex-vivo di cellule epiteliali nasali è un importante e valido strumento di ricerca e di diagnosi nella studio della FC e può anche essere mirato alla sperimentazione ed alla verifica di nuovi farmaci. In definitiva, in base ai nostri dati è possibile esprimere le seguenti conclusioni: 1) il prelievo delle cellule epiteliali nasali mediante brushing è applicabile senza alcuna anestesia ed è ben tollerato da tutti i pazienti affetti da FC (bambini e adulti), è scarsamente invasivo e facilmente ripetibile, è anche in grado di ottenere una sufficiente quantità di HNECs rappresentative, ben conservate, idonee allo studio della funzionalità di CFTR; 2) la conservazione delle cellule prelevate è possibile fino a 48 ore prima che si provveda all’allestimento della coltura e ciò permette di avviare studi multicentrici con prelievi in ogni sede e quindi di ottenere una ampia numerosità campionaria; 3) la coltura di cellule epiteliali nasali può essere considerata un modello adatto a studiare l’effetto molecolare di nuove mutazioni del gene CFTR e/o mutazioni specifiche di pazienti “carriers” dal significato incerto; 4) il modello ex-vivo delle HNECs consente inoltre di valutare, prima dell’impiego nell’uomo, l’effetto di farmaci (potenziatori e/o correttori) sulle cellule di pazienti portatori di mutazioni specifiche di CFTR; tali farmaci possono modulare l’espressione genica del canale CFTR aprendo così nuove frontiere terapeutiche e migliori prospettive di vita per pazienti affetti da una patologia cronica come la Fibrosi Cistica; 5) la metodologia da noi istituita risulta essere idonea alla misura quantitativa, mediante fluorescenza, dell’attività di gating del canale CFTR presente nelle membrane delle cellule epiteliali nasali prelevate da pazienti portatori di differenti genotipi; in tal modo è possibile individuare: a) pazienti FC portatori di 2 mutazioni gravi con un’attività < 10% (in rapporto ai controlli -100%), b) soggetti FC portatori contemporaneamente di una mutazione grave e di una lieve con un’attività tra 10-30%, c) i cosiddetti portatori “carriers”- eterozigoti - con un’attività tra 40-70%. In conclusione la possibilità di misurare l’attività del canale CFTR in HNECs fornisce un importante contributo alla diagnosi di FC, mediante individuazione di un “cut-off diagnostico”, ed anche alla previsione della gravità fenotipica della malattia; quindi quanto rilevabile dalla misura del suddetto canale permette di prospettare per il futuro la possibilità di valutare meglio i pazienti per i quali il test del sudore ha dato risultati ambigui (borderline o negativi). La metodica da noi sperimentata consente anche di monitorare i pazienti durante il trattamento farmacologico, valutando in tal modo i reali effetti delle nuove terapie.
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Gallese, Giulia and Stobbione, Tiziana. "Il modello “Need-driven-Dementia-compromised- Behavior” e la teoria “Gentle Care” come risposta assistenziale alla malattia di Alzheimer." PROFESSIONI INFERMIERISTICHE, no. 1 (2013): 39–47. http://dx.doi.org/10.7429/pi.2013.661039.

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Bignamini, Angelo A. "La persona centro e misura di ogni sistema sanitario." Medicina e Morale 51, no. 1 (February 28, 2002): 81–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.713.

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Abstract:
L’organizzazione sanitaria è l’insieme delle strutture, funzioni e responsabilità che dovrebbe garantire l’adeguata gestione della sanità in un ambito definito. I soggetti coinvolti nel sistema sanitario sono le persone afferenti (sane e malate); gli operatori (medici e operatori sanitari non medici); l’ambito in cui esso viene attuato (società). Essa è quindi il punto di incontro di tre realtà eminentemente umane: la medicina, l’etica, la società. I requisiti per un’adeguata organizzazione sanitaria implicano perciò la coesistenza dei principi fondamentali della medicina, dell’etica, della convivenza sociale. La medicina pone al suo centro il bisogno dell’essere umano che incontra il limite ai propri diritti nativi alla vita (cioè la morte) e alla salvaguardia di salute e integrità (cioè la malattia). La convivenza sociale impone la ricerca di un equilibrio tra i bisogni di ciascuno e la capacità di risposta della collettività nel suo complesso, incluse anche le capacità spontanee di aggregazione e di servizio, secondo priorità dettate dalla natura del soggetto del bisogno (la persona umana malata) e non pregiudizialmente definiti dall’osservatore. L’etica tutela i diritti nativi del soggetto (quoad justum), quindi determina procedure coerenti con la natura di quanti implicati nella progettazione e gestione dell’organizzazione sanitaria. In un approccio bioetico ontologicamente fondato, i criteri primi sono quelli che si riferiscono ai soggetti autonomamente esistenti, quindi alle persone. Subordinati e dialoganti con questi sono i criteri secondi, cioè quelli relativi alle entità per sé non esistenti se non in dipendenza dell’essere dei soggetti autonomi: la società e, in ulteriore subordine, il “governo”, sia esso regionale, sia nazionale. Esistono visioni alternative, nelle quali i criteri principali sono invece quelli, di stampo illuminista, relativi alla “collettività”, allo “stato”, cui si debbono subordinare i singoli “individui”. Già l’utilizzo di “individuo” contrapposto a “persona” mette in luce come questo approccio sia ideologico (basato su ipotesi astratte definite a priori) anziché scientifico (basato sull’osservazione della realtà). I due approcci originano sistemi organizzativi della sanità contrapposti tra loro, con ruoli diversi anche per gli operatori e soprattutto per il medico. Nel modello illuminista di stato etico gli strumenti matematico-statistici e matematico- economicisti (DRG, EBM, linee guida) diventano gabbie interpretative (ideologiche) della realtà. Nel modello sociale tutti gli strumenti disponibili vengono impiegati come uno dei mezzi possibili, insieme a scienza, coscienza e compassione, per descrivere la complessa realtà della singola persona che si pone in relazione con il medico portando i propri bisogni di salute, espressi ed inespressi. Secondo la bioetica personalista il criterio giustificante di qualunque “sistema” e qualunque “organizzazione”, inclusa l’organizzazione della sanità, è il “bene” di tutti i soggetti (malati e operatori con pari dignità), che si manifesta nel rispetto dei loro diritti, primo fra tutti il diritto alla difesa di vita e integrità, alla salvaguardia della salute, al rispetto dei criteri morali e religiosi di ciascuno. In questo contesto la persona rimane l’elemento centrale di riferimento della “organizzazione”, il rispetto della natura della persona rimane la misura della sua validità, la possibilità del “bene” della persona resta il criterio di valore. Esperienze in atto con questa visione non sembra siano, peraltro, meno efficienti di quelle basate sulla visione opposta. In questo contesto il medico, essendo l’operatore più prossimo al soggetto, ha però anche la responsabilità di agire come difensore dei diritti del malato (funzione etica) nei confronti del sistema organizzativo, anziché essere semplicemente un “fornitore di servizi”, dato che la salute non può essere ricondotta a “prodotto” o “servizio”, né può comprimersi nella definizione di “cliente” o “utente” la persona malata.
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Atkinson, P. A., J. M. Atkinson, C. R. Martin, and J. Rankin. "Prospettive storiche sulla resilienza e alcuni concetti di rilievo per la salute mentale correlati alla resilienza." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2010): 21–40. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-001003.

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Abstract:
La resilienza psicologica consiste nella capacitŕ di fare fronte alle conseguenze di eventi gravemente stressanti o di riprendersi con successo da esse. Tale concetto, che sta suscitando un interesse crescente nell'ambito degli approcci alla salute basati sulle risorse degli individui, ha un'interessante vicenda storica e un'origine legata a differenti campi accademici e clinici. Alcuni studi sono stati infl uenzati dalla particolare caratterizzazione che nel corso della storia č stata attribuita a gruppi o a singoli che sembravano capaci di resilienza. Ci sono vantaggi e inconvenienti nel ricorrere al patrimonio storico per fare luce sui costrutti teorici attuali; infatti, gli studi sui singoli casi storici possono offrire utili squarci di comprensione, ma č indispensabile essere molto cauti nel fare ipotesi retrospettive. L'approccio piů promettente č forse la ricerca su gruppi di persone che abbiano vissuto durante determinati eventi, anche se possono sorgere problemi relativi a pregiudizi nel reclutamento del campione e al lasso di tempo trascorso. L'analisi dell'andamento della ricerca sulla resilienza indica che il concetto č stato prima associato alla malattia, mentre ora č sempre piů spesso riferito alla promozione della salute. Ciň potrebbe essere il rifl esso di un cambiamento culturale e politico. Il concetto di resilienza č rilevante per gli operatori della salute mentale; tuttavia, la sua utilitŕ č circoscritta alla diagnosi e alla terapia, poiché esistono molte domande di fondo rimaste senza risposta. Ci sono tre principali aree di dibattito: la defi nizione di resilienza; il suo statuto di categoria psicologica (un tratto di personalitŕ o una risorsa dinamica da sviluppare); la sua misurazione con suffi ciente affi dabilitŕ e costanza. L'analisi concettuale per scoprire il modello teorico sottostante alla resilienza č ancora ad una fase iniziale. Modelli provenienti da altre scienze sociali e dalle biotecnologie, in particolare l'Ecologia Umana, la teoria salutogenica, i modelli animali, la genetica e le bioscienze potrebbero dimostrarsi i percorsi piů promettenti per il futuro.
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Oppes, Mario. "Il diritto all’informazione nella Convenzione di Oviedo: implicazioni etiche e deontologiche / The right to be informed in the Oviedo Convention and its ethical implications." Medicina e Morale 66, no. 6 (January 25, 2018): 811–25. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.522.

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Abstract:
Il secondo comma dell’articolo 10 della Convenzione di Oviedo sancisce il diritto del paziente ad essere informato sulle sue condizioni di salute. Si tratta di un diritto che non fa parte della tradizione medica e che, sebbene oggi venga considerato scontato, è stato introdotto nella pratica clinica solo in tempi recenti. Anche la deontologia medica lo ha accolto in Italia solo col Codice del 1998. Certamente nell’affermazione di tale diritto ha svolto un ruolo fondamentale la Convenzione di Oviedo. Tuttavia per quanto ormai da tutti accettato, restano dubbi circa la possibilità di garantire, attraverso il suo riconoscimento non solo formale, un effettivo miglioramento della relazione di cura, per il bene del malato. Si tratta quindi di interpretarne correttamente il senso e capire in che misura possa permettere di andare incontro alle aspettative del malato. Attraverso una rapida analisi del contesto culturale che condiziona la percezione della malattia e definisce i bisogni di cura dell’uomo di oggi, si arriva alla conclusione che l’informazione del paziente, correttamente interpretata, può avvicinare l’offerta assistenziale alle aspettative dei malati. Questo è possibile a condizione che venga adottato un nuovo modello di medicina, capace di superare l’attuale approccio riduzionistico e meccanicistico. Si tratta in sostanza di considerare la dimensione etica della informazione che, per poter permettere al paziente di affrontare con dignità le fasi più difficili della malattia, deve intercettare i suoi bisogni più profondi attraverso una forma di comunicazione che non si limiti alla trasmissione dei soli dati tecnici, riconducibili al binomio diagnosi-prognosi. ---------- The second paragraph of Article 10 of the Oviedo Convention establishes the right of the patient to be informed of his/her health condition. This is a right that is not part of the medical tradition and that, although today is considered to be taken, has only recently been introduced into clinical practice. In Italy, this right has only been accepted from medical ethics in 1998 Ethical Code. Certainly, the Oviedo Convention played a key role in the assertion of this right. However, as far as accepted by everyone, there are still doubts about the possibility of ensuring an effective improvement of the care relationship for the sake of the patient, through its not only formal recognition. It is therefore necessary to properly interpret the meaning and to understand how much it will be possible to meet the expectations of the patient. Through a rapid analysis of the cultural context that states the perception of the disease and defines the needs of today’s human being, we conclude that properly interpreted patient information can bring the supply of care, closer to the expectations of the patients. This could be possible only if we adopt a new model of medicine, capable of overcoming the current reductive and mechanistic approach. It is essential to consider the ethical dimension of information that, in order to allow the patient to face with dignity the most difficult stages of the disease, must intercept his deeper needs through a form of communication that is not limited to the transmission of only technical data, referring to the binomial diagnosis-prognosis.
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Fantuzzi, Anna Laura, Francesca Lugli, and Rossella Giannini. "Il parere dei pazienti sui prodotti ipoproteici nella terapia dietetica dell'insufficienza renale cronica." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 4 (November 27, 2014): 361–67. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.940.

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Abstract:
Il supporto nutrizionale del paziente con Insufficienza Renale Cronica (IRC) in trattamento conservativo consente di prevenire/controllare le principali alterazioni metaboliche della malattia, raggiungere e/o mantenere uno stato nutrizionale soddisfacente posticipando il trattamento sostitutivo (dialisi o trapianto). Quando la dieta ipoproteica richiede l'introduzione di alimenti speciali ipoproteici, il dietista deve effettuare un monitoraggio particolarmente attento. Il presente studio ha valutato il gradimento degli alimenti ipoproteici in un campione di 100 pazienti con IRC afferenti alla nostra Unità Operativa di Scienza dell'Alimentazione nel triennio 2009–2012 e lo ha confrontato con quello riscontrato in uno studio simile effettuato nell'anno 2008–2009. L'età mediana del campione era 65 anni (intervallo da 17 a 88 anni), con prevalenza del sesso maschile (57%). L'88% dei pazienti era in trattamento conservativo e il 12% in trattamento sostitutivo (10% dialisi e 2% trapianto). Tutti i pazienti erano stati trattati con una dieta ipoproteica con 0.6 o 0.8 g proteine / kg peso corporeo ideale / die. Soltanto il 6% dei pazienti dichiarava “nulla” o “scarsa” la sostituibilità dei prodotti normali con quelli ipoproteici. Rispetto allo studio precedente, si è assistito a un incremento del consumo di pane e sostituti con associato maggiore gradimento. Anche se la varietà e la qualità dei prodotti ipoproteici sono nettamente aumentate nel corso degli anni, il loro inserimento nel modello alimentare è uno dei fattori che condizionano maggiormente la concordance al trattamento dietetico. In relazione alle esigenze della nostra utenza, abbiamo affiancato allo studio una revisione delle normative regionali inerenti l'erogazione dei prodotti ipoproteici, che evidenzia una marcata disomogeneità sul territorio nazionale. (nursing)
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Ralli, G., C. Milella, R. Ralli, M. Fusconi, and G. La Torre. "Quality of life measurements for patients with chronic suppurative otitis media: Italian adaptation of “Chronic Ear Survey”." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 1 (February 2017): 51–57. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1041.

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Abstract:
Il Chronic Ear Survey (CES) è una misura specifica della Qualità della Vita (QoL) nei pazienti affetti da Otite Media Suppurativa Cronica (CSOM). È un questionario composto da 13 domande che indagano frequenza, durata e severità dei sintomi associati a questa malattia. Il CES genera tre sottoscale con rispettivo punteggio che riguardano limitazioni nelle attività fisiche e sociali, sintomi e trattamento medico. Attraverso le risposte ottenute dai pazienti è possibile ricavare un punteggio che va da 0 a 100; il punteggio più alto indica una QoL migliore, mentre quello più basso indica una QoL peggiore. Il questionario è stato creato in lingua inglese. Lo scopo del lavoro è di validare in lingua italiana il CES. La traduzione è stata condotta seguendo le linee guida internazionali. La versione italiana del CES (CES-I) è stata proposta a 54 pazienti con CSOM. Nello stesso tempo, è stato somministrato a tutti i pazienti anche il questionario SF-36. Un modello trasversale è stato usato per esaminare la consistenza interna (Cronbach alpha) e la validità esterna (coefficiente di Pearson). Per confermare la validità esterna del CES-I è stato poi analizzato il test di correlazione di Pearson considerando il punteggio totale, le singole sottoscale del CES e le 8 scale dello Short Form Health Survey (SF-36). Il coefficiente di Cronbach è stato pari a 0.737. Il coefficiente di correlazione interno ha dato un risultato pari a 0.737 (95% CI: 0.600-0.835, p < 0.001) di media e 0.412 (95% CI: 0.237-0.559, p < 0.001) per le singole misure. Sulla base dei nostri risultati il questionario CES-I è risultato essere concorde con l’originale in lingua inglese e può essere considerato uno strumento adeguato per valutare la Qualità della Vita nei pazienti con CSOM di lingua italiana.
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Colombetti, Elena. "Tecnologia, medicina e società: un gioco di alleanze e di tensioni." Medicina e Morale 50, no. 3 (June 30, 2001): 491–508. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.727.

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Abstract:
All’interno dell’orizzonte delineato dal rapido progresso medico accompagnato dalla massiccia presenza della tecnologia nasce la necessità di ripensare la collocazione della medicina in relazione al più ampio contesto della società in cui essa è inserita. Esistono tensioni tra il bisogno di una copertura universale della medicina di base e il crescente costo delle prestazioni, tra i risultati teoricamente raggiungibili e la limitazione delle risorse, tra l’aspettativa individuale e l’impossibilità di sconfiggere definitivamente ogni malattia. Callahan, uno dei padri della bioetica nordamericana, pone l’accento sulla necessità di promuovere una medicina socialmente ed economicamente sostenibile e per far questo indica come categoria principale il concetto di limite. Si tratta di ripensare le priorità della società nel suo complesso, tenendo presente che in un contesto di risorse limitate la maggior spesa nel settore medico va comunque a scapito degli investimenti in un altro, e che il divario tra le fasce ricche e quelle povere della popolazione (rinvenibile sia all’interno dei singoli Paesi che tra nord e sud del mondo) richiedono una concreta attenzione che si traduce anche in una maggior sforzo per ampliare la copertura di base più che ad ulteriori sforzi nella linea di costosi interventi specialistici per patologie acute. La proposta è quella di elaborare un diverso modello di progresso medico che valuti i passi non esclusivamente in termini di benefici individuali, ma anche di effetti sulla salute della popolazione, che riconosca in questo campo l’importanza delle condizioni sociali, economiche e culturali, che sappia anche accontentarsi dei livelli raggiunti nello sforzo di migliorare la salute di persone che hanno già la più alta aspettativa di vita mai raggiunta nella storia. Tutto questo deve poi fare i conti con una duplice dimensione: da una parte non può dimenticare l’intreccio esistente con le strategie e la logica di mercato che si presenta come il naturale alleato del progresso tecnologico e della sempre più esigente domanda di prestazioni, ma che non può essere assunto come unica guida delle scelte di ambito pubblico, dall’altra deve tener presente che la visione liberale o comunitaria da cui si parte per la pianificazione dell’organizzazione sociale e politica porta ad esiti molto diversi. In ultima analisi l’accettazione della finitezza, che la proposta di Callahan richiede, porta a strutturare una gerarchia di valori, ma questo comporta a sua volta una solida fondazione ontologica capace di sollevarsi al di sopra di una visione biologico-meccanicistica del problema in oggetto.
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Zulian, F., M. Campanini, L. Lusiani, L. Magnani, G. Pinna, and R. Nardi. "Problematiche di fine vita: il ruolo della medicina interna ospedaliera." Italian Journal of Medicine 5, no. 1 (April 10, 2017): 1. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.q.2017.4.

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Abstract:
<img src="/public/site/images/pgranata/PREFAZIONE.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>Etica cristiana e malattia</strong><br /><em>E. Bianchi</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/rass.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>Le problematiche di fine vita: quale consapevolezza da parte degli internisti?</strong><br /><em>M. Gambacorta, M. Campanini, R. Nardi</em></p><p class="titolo"><strong>Il concetto di terminalità: certezze e incertezze</strong><br /><em>L. Lusiani, C. Bullo</em></p><p class="titolo"><strong>Traiettorie di malattia: non sempre i pazienti e le famiglie sono informati</strong><br /><em>L. Magnani</em></p><p class="titolo"><strong>La dignità come fattore di cura: pratica clinica nel fine vita nella medicina <em>patient centered</em></strong><br /><em>M. Felici, A. Pulerà, S. Lenti</em></p><p class="titolo"><strong>L’assistenza nel fine vita: quali responsabilità? Un approccio medico-legale al tema</strong><br /><em>A. Aprile, M. Bolcato, D. Rodriguez</em></p><p class="titolo"><strong>Il paziente terminale: aspetti di tipo etico</strong><br /><em>R. Cavaliere</em></p><p class="titolo"><strong>Cure palliative, assistenza domiciliare e <em>caregiver burden</em>: il modello dell’efficienza terapeutica</strong><br /><em>L. Occhini, A. Pulerà, M. Felici</em></p><p class="titolo"><strong>Nutrizione ed idratazione nei malati terminali</strong><br /><em>R. Risicato</em></p><p class="titolo"><strong>La gestione del dolore nel paziente terminale</strong><br /><em>G. Civardi, M. Bosco, R. Bertè</em></p><p class="titolo"><strong>Sedazione di fine vita: aspetti decisionali clinici ed etici</strong><br /><em>M. Carassiti, A. De Benedictis, M. Del Prete, B. Vincenzi, V. Tambone</em></p><p class="titolo"><strong>La rimodulazione della terapia negli anziani in fase terminale</strong><br /><em>A. Cester, F. Busonera</em></p><p class="titolo"><strong>Ruolo dell’infermiere nel <em>comfort care</em> del paziente a fine vita in Medicina Interna</strong><br /><em>D. Simonazzi, M. Lince, S. Tanzi, G. Bordin</em></p><p class="titolo"><strong>Percorso di fine vita e diagnosi di terminalità: l’esperienza dell’Ausl di Modena e Reggio Emilia</strong><br /><em>G. Chesi, E. Scalabrini, P. Vacondio, G. Pinelli, G. Carrieri, G. Cioni</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/Sezioni.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>APPENDICE I<br />Metodi di riconoscimento e di valutazione del paziente in fase terminale o a rischio di elevata mortalità in ospedale</strong><br /><em>R. Nardi, G. Belmonte, L. Lusiani, M. Gambacorta, G. Pinna, M. Campanini, A. Fontanella</em></p><p class="titolo"><strong>APPENDICE II<br />RECENSIONE - Riflessioni sul dolore </strong>di Umberto Eco<br /><em>R. Nardi</em></p>
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Marri, Marcello. "Valutazione e terapia del dolore nel disabile grave." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 49–54. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003008.

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Abstract:
Negli ultimi anni la ricerca di laboratorio e quella clinica hanno aperto nuovi scenari nella fisiopatologia del dolore, permettendo un'approfondita comprensione di numerosi eventi presenti nella persona sofferente. La trasformazione del dolore da "sintomo-segnale d'allarme" caratteristico dell'evento acuto in una vera e propria sindrome "dolore-malattia" caratteristica del quadro cronico č in funzione della "persistenza nel tempo" o della "alta intensitŕ non controllata". All'evoluzione temporale del dolore č associato l'impatto negativo sulla persona. Differenze di ordine neurofisiologico, neuropsicologico e comportamentale giustificano la distinzione dolore acuto-sintomo/dolore cronico-sindrome [4]. Queste scoperte, insieme ad una nuova sensibilitŕ culturale che si č fatta strada nella societŕ civile, hanno permesso a molti operatori sanitari di porre il dolore al centro dell'attenzione della loro attivitŕ assistenziale. Pertanto si sono predisposti e vengono seguiti in molti Centri di cura protocolli e/o procedure che prevedono l'utilizzazione di scale per la valutazione dell'intensitŕ percepita del dolore o della inabilitazione che ne consegue e per la misurazione della componente affettiva, in diversi tipi di soggetti e/o in diversi quadri patologici, utilizzando, come nel caso dei neonati/lattanti o di condizioni cliniche estreme (coma farmacologico), il rilievo del cambiamento di alcuni parametri vitali o fisiologici. Queste scale possono essere distinte, semplificando e dal punto di vista della modalitŕ di "somministrazione", in due gruppi: quelle di Autovalutazione e quelle di Eterovalutazione. Numerose équipe hanno lavorato per trovare i segni comportamentali e fisici idonei a reperire e misurare il dolore nel bambino con disabilitŕ complessa e che non puň esprimersi verbalmente [3]. In Francia l'équipe dell'Ospedale "San Salvadour" (Hyčres) ha messo a punto una scala di 10 item, la DESS (Douleur Enfant San Salvadour), sul modello della DEGR (Douleur Enfant Gustave Roussy). I 10 punti si riferiscono alle modificazioni, in presenza di dolore, di segni neurologici abituali [2]. Un gruppo canadese ha messo a punto e validato una lista di 30 item molto semplici (pianto, grido, gemito, smorfia ecc.) che non necessita di conoscenza preliminare del bambino con disabilitŕ: č la NCCPC (Non-Communicating Children's Pain Checklist) [1]. Per trattare il dolore abbiamo a disposizione due approcci: cercare di interferire con il Sistema Eccitatorio filtrando o inibendo la trasmissione del messaggio "dolore" o rinforzare il Sistema Inibitorio. I mezzi a disposizione per ridurre il dolore sono numerosi e complementari. Per ottenere buoni risultati č sovente necessario associarne molti.
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Tramonti, Francesco. "L'anello mancante: verso una contestualizzazione del caregiving nell'ambito delle relazioni familiari." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 51 (August 2020): 40–60. http://dx.doi.org/10.3280/pr2020-051004.

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Abstract:
Lo studio del carico assistenziale dei caregivers, ossia delle persone che si prendono cura di chi ha una malattia, riscontra un crescente interesse in ambito sanitario, anche in considerazione del fatto che la ricerca indica che un'assistenza intensa e prolungata può mettere a serio rischio il benessere psicofisico di chi la presta. Gli studi tendono tuttavia a focalizzarsi sulle dimensioni individuali di potenziale distress, o tutt'al più sulle interazioni diadiche tra caregivers e persona malata, trascurando i contesti allargati, familiari e socioculturali, all'interno dei quali è necessario inquadrare il fenomeno del caregi-ving per una sua comprensione il più possibile accurata. Esistono modelli di analisi dei processi di adattamento familiare al-la malattia che possono fornire un contributo prezioso per una conte-stualizzazione delle relazioni di caregiving, oltre che per enucleare le numerose variabili implicate in questi processi relazionali e le loro reciproche e incessanti interazioni. Il tema assume particolare rilevan-za alla luce dei cambiamenti epidemiologici che hanno investito la maggior parte delle società industrializzate negli ultimi decenni e del crescente interesse verso un'inclusione più articolata e sistematica dei trattamenti psicologici e psicoterapici in ambito ospedaliero o nel campo delle cure primarie.
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Rowe, Isaline, Marco Chiaravalli, and Alessandra Boletta. "Difetti nel metabolismo del glucosio nel rene policistico: primi studi e prospettive future." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 2 (December 6, 2013): 172–79. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1032.

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Abstract:
Il rene policistico autosomico dominante (ADPKD) è una malattia genetica molto comune, caratterizzata dalla formazione di cisti in entrambi i reni. Diverse considerazioni circa i meccanismi genetici e molecolari che stanno alla base della formazione delle cisti in questa malattia sono ancora controverse, ma c'è oggi un ampio consenso sul fatto che la ADPKD sia dovuta alla perdita di funzionalità di uno dei due geni mutati nella malattia, PKD1 o PKD2. In questo breve articolo parleremo in particolare di due aspetti: 1) cercheremo di dare una panoramica sullo stato dell'arte di quanto a oggi compreso sulle basi genetiche e molecolari della malattia, cercando di fornire una visione integrata dei diversi modelli di cistogenesi proposti; 2) forniremo una descrizione dettagliata e un'ampia discussione sui recenti risultati riportati dal nostro laboratorio su un difetto a livello del metabolismo del glucosio nella ADPKD e sulle sue potenziali implicazioni terapeutiche, evidenziando anche la necessità di un'ulteriore validazione dei nostri risultati in altri modelli animali di malattia a esordio tardivo e a progressione lenta.
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Ruggeri, Mirella, Nazario Santolini, Marco Stegagno, Giuseppe Imperadore, and Rosa Bruna Dall'Agnola. "Modelli concettuali di qualità della vita." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 8, S5 (March 1999): 12–15. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000332.

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Abstract:
Lo studio della qualità della vita nei pazienti affetti da disturbi mentali risale ai primi anni '80 (Malm et al., 1981; Lehman et al., 1982; Lehman, 1983; Baker & Intagliata, 1982; Bigelow et al., 1982). Negli stessi lavori compare per la prima volta un tentativo di riflessione teorica sul concetto di qualità della vita in psichiatria: un elemento condiviso dagli autori che si sono occupati di qualità della vita in quel periodo è il superamento delle tradizionali misure legate alla malattia (sintomi, compromissione, disabilità) per includere nell'indagine l'esperienza che il paziente ha della propria condizione di vita; tuttavia, vi sono notevoli differenze tra i vari autori nella concettualizzazione del rapporto tra le condizioni obiettive di vita e la loro percezione soggettiva e circa i fattori che influenzano questa relazione. Descriveremo di seguito alcuni modelli di qualità della vita facendo riferimento alla recente opera di Katschnig et al. (1997).
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Ferrandes, Giovanna, and Paola Mandich. "Riflessioni sulla medicina predittiva e sulla necessitŕ di integrazione delle discipline: proposta di un modello di consulenza genetica integrata." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (December 2012): 11–28. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-003002.

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Abstract:
"Chi sono?". E questa la domanda da sempre oggetto di riflessioni filosofiche nel corso dei secoli. Con l'avvento dell'analisi del DNA vi e stata una crescente attesa che la risposta si possa trovare nei nostri geni. Le nuove tecnologie hanno migliorato la diagnosi, la predizione e il trattamento di numerose malattie ereditarie. D'altra parte, l'entusiasmo per i possibili vantaggi derivanti dall'avanzamento della tecnologia deve essere bilanciato dalla valutazione rigorosa dell'utilita clinica, dal rapporto rischio-beneficio e dalle implicazioni etiche di tutti i test. Gli autori presentano il protocollo di consulenza genetica multidisciplinare per le malattie neurologiche ad insorgenza tardiva, sviluppato a Genova per i test pre-sintomatici, con lo scopo di aiutare le persone a rischio a decidere in base alle personali caratteristiche e scelte di vita e di prepararle a confrontarsi in modo costruttivo con il risultato del test. Il protocollo e caratterizzato dalla presenza contemporanea, durante l'intero iter di consulenza, del genetista e dello psicologo. Per le persone a rischio la decisione di effettuare il test genetico e complessa ed emotivamente impegnativa. Gli autori presentano due casi esemplificativi di questi percorsi.
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Sala, Roberta. "Autonomia e consenso informato. Modelli di rapporto tra medico e malato mentale." Medicina e Morale 43, no. 1 (February 28, 1994): 30–72. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1026.

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Abstract:
Lo studio si propone di analizzare il difficile rapporto tra medico e paziente psichiatrico nell'ambito della più generale crisi della medicina in questo secolo. Dopo aver tracciato un profilo della critica filosofica novecentesca al concetto di scienza ed aver illustrato le difficoltà che incontrano i modelli tradizionali di medicina (p.e. paternalistico, contrattuale), l'Autore considera i vari modi di intendere la malattia mentale e la relazione medico-paziente psichiatrico con un particolare sguardo sulla comunicazione della verità all'all'ammalato in psichiatria e sui problemi relativi al consenso informato.
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Lombardo, Luigi, and Roberta Rossi. "Sessualitŕ e malattia neoplastica: criteri e strumenti per una consulenza sessuologica in oncologia." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 1 (July 2010): 69–90. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2010-001004.

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Abstract:
La sessualitŕ č un aspetto essenziale dell'identitŕ personale ed un importante elemento che contribuisce a determinare la qualitŕ della vita in molti pazienti affetti da malattia oncologica e nei loro partner. Tutti i tumori ed i trattamenti ad essi correlati possono avere delle ripercussioni sulla sessualitŕ e possono provocare effetti sulle diverse fasi della risposta sessuale. Questi possono essere provocati da una compromissione delle funzioni fisiche, da un'alterazione dell'immagine corporea o da distress psicologici che spesso accompagnano la diagnosi ed il trattamento. Molti pazienti con una malattia oncologica possono apprezzare l'opportunitŕ di discutere con gli operatori di loro fiducia aspetti che riguardano la sessualitŕ e l'intimitŕ e conoscere quali sono le ricadute che i trattamenti oncologici possono avere sulla sessualitŕ. Ma i professionisti della salute hanno spesso difficoltŕ nell'accettare che pazienti affetti da una malattia oncologica possano continuare ad essere "sessuati", cosě la sessualitŕ e l'intimitŕ dei pazienti vengono ampiamente medicalizzate. I modelli PLISSIT, ALARM e BETTER offrono utili strumenti per valutare gli aspetti relativi alla sessualitŕ e forniscono la possibilitŕ di un intervento di counselling graduale che permette a medici ed infermieri di occuparsi degli aspetti della sessualitŕ in base al proprio livello di competenza e di attitudine.
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Eusebi, Luciano. "Il diritto penale di fronte alla malattia." Medicina e Morale 50, no. 5 (October 31, 2001): 905–28. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.736.

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Abstract:
Viene discusso il ruolo del consenso rispetto alla qualificazione giuridicopenale del trattamento medico-chirurgico. Si sostiene che il principio di autodeterminazione non può costituire unico criterio orientativo per risolvere le problematiche etiche e giuridiche oggi emergenti in ambito biomedico, configurandosi altrimenti il pericolo di una medicina puramente contrattualistica e difensiva, ovvero concepita non come scienza (umana), ma come mero insieme di abilità tecniche. Sono in questo senso evidenziate varie situazioni in merito alle quali il riferimento al consenso è impossibile o inadeguato. Si mette in luce, del resto, come sia coessenziale al concetto moderno di democrazia il confronto teso a definire convergenze su ciò che risulti fondamentale per la tutela della dignità umana, e dunque a definire linee-guida condivise circa settori di attività particolarmente delicati. In particolare vengono sviluppate motivazioni pertinenti anche in un contesto laico e pluralista al fine di mantenere fermo il divieto giuridico dell’eutanasia sia passiva che attiva, nell’ottica di un approccio solidaristico alla sofferenza: approccio che dalle normative favorevoli all’eutanasia risulta inevitabilmente compromesso. In questo senso, è individuato un limite intrinseco al diritto nell’impossibilità di autorizzare giuridicamente una relazionalità inter-soggettiva – come quella fra medico e paziente – giocata per la morte. La questione dell’eutanasia viene tenuta distinta, ovviamente, dai problemi attinenti all’accanimento terapeutico e alla proporzionalità dell’intervento medico. In rapporto alla permanente validità giuridica del principio di indisponibilità della vita uno specifico approfondimento è dedicato all’interpretazione dell’art. 32, 2° comma, della Costituzione italiana. Sono altresì presi in considerazione problemi concernenti i soggetti incapaci, il ruolo della norma sullo stato di necessità, i compiti assolti dai comitati etici ospedalieri (anche con riguardo alla responsabilità dei relativi membri) e la necessità di nuovi modelli giuridici intesi alla prevenzione degli eventi medici “avversi”.
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Lavalle, Tiziana, Assunta De Luca, Francesco Ripa di Meana, Gennaro Ciliberto, Aldo Morrone, and Branka Vujovic. "Istituti Fisioterapici Ospitalieri (IFO) ed emergenza sanitaria da Coronavirus: l'esperienza maturata durante la fase di lockdown e la fase 2 Covid-19." MECOSAN, no. 115 (January 2021): 49–77. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2020-115004.

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Abstract:
All'inizio del periodo pandemico, si e verificata una forte polarizzazione delle risorse sanitarie e dei professionisti verso la prevenzione della rapida diffusione del SARS-CoV-2, riducendo l'attenzione alle malattie croniche e alla cura oncologica, compromettendo cosi la continuita terapeutica e gli esiti dei trattamenti. In questo scenario avvincente e travolgente, gli IFO sono rimasti ancorati alla propria missione di fornire cure specialistiche ai pazienti oncologici, dermatologici e con malattie rare. Qui, si presenta una sintesi delle decisioni strategiche assunte e dei piani sviluppati per ridurre la diffusione del virus, mentre ci si sforzava di avvicinare l'ospedale ai pazienti. Si spera che questa esperienza possa servire da risorsa per informare i modelli di assistenza in caso di futuri focolai epidemiologici.
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Rivera, R., F. Floccari, L. Di Lullo, A. Granata, F. Logias, A. D’Amelio, F. Fiorini, et al. "La malattia renale cronica e il trattamento dello scompenso cardiaco congestizio: il ruolo del cardionefrologo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 1 (January 24, 2018): 82–94. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1123.

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Abstract:
Il rene è coinvolto, in prima battuta, nel mantenimento dell'omeostasi dei fluidi e dell'equilibrio idro-elettrolitico ed acido-base, nonché nell'eliminazione delle scorie tossiche. La funzione renale sembra essere strettamente collegata a quella cardiovascolare e, negli ultimi anni, il termine di ‘sindrome Cardio-Renale’ è stato utilizzato per spiegare le correlazioni cliniche tra patologia renale e cardiaca. Lo scompenso cardiaco congestizio (SCC) rappresenta la prima causa di ospedalizzazione nei Paesi occidentali e i pazienti affetti presentano spesso, in associazione, un quadro di malattia renale cronica (MRC) di grado variabile. Sono stati considerati diversi modelli fisiologici e fisiopatologici per spiegare come una condizione di malattia renale cronica possa influenzare lo stato di insufficienza cardiaca. Sicuramente la via metabolica del guanosin monofosfato ciclico (cGMP) e quello dell'ossido nitrico (NO) giocano un ruolo fondamentale di concerto con l'azione dei peptidi natriuretici atrial natriuretic peptide (ANP) e brain natriuretic peptide (BNP) sotto il controllo del sistema delle fosfodiesterasi sieriche. I pazienti con sovraccarico di circolo necessitano di terapie farmacologiche specifiche. La terapia diuretica, spesso in associazione (vedi tiazidici + diuretici d'ansa), rappresenta ancora quella di prima scelta ma, nei pazienti, refrattari alla terapia diuretica a dosi massimali, l'impiego di metodiche extracorporee, quali l'ultrafiltrazione (nelle sue diverse modalità d'impiego), può essere di grande aiuto per il paziente scompensato dal punto di vista cardiologico. (Cardionephrology)
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Skapinakis, Petros, and Glyn Lewis. "Epidemiology in community psychiatric research: common uses and methodological issues." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 1 (March 2001): 18–26. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008502.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – I principi epidemiologici sono alia base di molte ricerche mediche, in particolare di quelle concernenti la pianificazione e la valutazione dei servizi sanitari, comprese le ricerche di psichiatria sociale e di comunità. Scopo di questo lavoro è quello di effettuare una revisione relativa ad alcune comuni utilizzazioni dell'epidemiologia nelle ricerche di psichiatria di comunità e di discutere alcune questioni metodologiche che si presentano frequentemente nelle ricerche epidemiologiche relative ai setting comunitari. Metodo – Questa è una review della letteratura rilevante e delle ricerche in corso nel Dipartimento di Psicologia Medica dell'Università del Galles, Facoltà di Medicina. Risultati – Tra le varie utilizzazioni dell'epidemiologia nella sanità, quattro sono particolarmente rilevanti nei setting comunitari: l'accertamento dei bisogni di salute mentale della popolazione (vengono descritti quattro approcci: la raccolta di dati di routine, rilevamento dei pazienti esistenti, il rilevamento nella popolazione generale ed i modelli statistici), l'identificazione dei fattori di rischio della malattia, il contributo della prevenzione e la valutazione dell'efficacia clinica degli interventi di cura. Le questioni metodologiche più importanti includono l'inferenza di tipo causale, che in epidemiologia comporta la spiegazione dell'associazione tra esposizione e malattia (caso, bias, fattori confondenti, causalità inversa e causalità), la questione dei fattori confondenti e come tener conto di essi e questioni che sorgono nel contesto di specifici disegni di studio. Conclusioni – L'epidemiologia à divenuta un insieme di metodi utilizzati per rispondere ad un ampio settore di domande cliniche. La ricerca basata sulla popolazione è una parte senziale della ricerca clinica, ma le conoscenze epidemiologiche sono necessarie ai clinici per valutare e interpretare la letteratura scientifica.
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Mancini, Elena. "Il programma di eliminazione della filariasi linfatica in Bangladesh: un modello esportabile? / The lymphatic filariasis elimination programme in Bangladesh: an exportable model?" Medicina e Morale 66, no. 4 (October 11, 2017): 495–511. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.503.

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Abstract:
Nel 1971, al termine della sanguinosissima guerra di separazione dal Pakistan, il Bangladesh appariva un paese senza speranza. L’elevatissima crescita demografica -una delle maggiori al mondo- le calamità naturali quali alluvioni e tifoni, la povertà grave e diffusa - con una percentuale di popolazione sotto la soglia di povertà intorno al 30% - la situazione politica interna, con instabilità sociale e latenti conflitti etnici, rendevano il pronostico più che verosimile. A distanza di 40 anni, il BGD è riuscito a smentire in gran parte tale previsione, conseguendo successi nello sviluppo economico, nella salute pubblica e nella trasformazione sociale. Il controllo del tasso di fertilità, la lotta a “big killer” quali la TBC e la diarrea infantile, il miglioramento delle condizioni igieniche e la realizzazione di presidi sanitari territoriali di prima assistenza (community-clinic), efficaci campagne sanitarie, il contrasto di malattie endemiche, sono stati ottenuti grazie all’impiego coordinato delle misure sanitarie dei programmi internazionali. Risultati, questi, conseguiti attraverso una politica sanitaria basata su una proficua collaborazione tra il Ministero della salute nazionale (Ministry of Health and Family Welfare), ONG, organismi sanitari internazionali, istituzioni e fondazioni internazionali. Il BGD ha così conseguito il traguardo della pressoché totale eliminazione delle malattie neglette endemiche nel paese (leishmaniosi viscerale, filariasi linfatica, dengue, lebbra, parassitosi intestinali – infezioni da elminti). L’articolo valuta i fattori che hanno caratterizzato il successo nel programma di eliminazione della filariasi linfatica. Dall’analisi di tali fattori è derivato un possibile modello di governance per la lotta alle malattie neglette in regioni endemiche comparabili sotto il profilo geo-politico. ---------- In 1971, at the end of the bloodstained separation war with Pakistan, Bangladesh appeared as a country without hope. The intense population growth – one of the highest in the world – natural disasters such as flooding and typhoons, acute and diffuse poverty – with a percentage of population below poverty line of 30% – the internal political scenario, with social instability and underlying ethnical conflicts – made this situation less likely to improve. 40 years later, Bangladesh succeeded in disproving such prevision, with a significant growth in economic development, public healthcare and social conditions. Birth control, countermeasures against “big killers” such as tuberculosis and diarrhea in babies, improvement of hygienic conditions and the implementation of local emergency units (community-clinic), effective sanitary campaigns and prevention of endemic diseases have been accomplished thanks to the coordinated use of sanitary measures in international programmes. Results obtained through a sanitary policy based on fruitful collaborations among the Ministry of Health and Family Welfare, NGOs, international health organizations, international institutions and foundations. This way Bangladesh achieved the result of an almost total elimination of neglected endemic disease in the country (visceral leishmaniasis, lymphatic filariasis, dengue, plague, intestinal parasitosys – helminth infections). The article analyses the factors contributing to the success of the Lymphatic Filariasis Elimination Programme. The study of such factors permitted to identify a governance model for fighting neglected diseases in endemic regions with similar geo-political environments.
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Losavio, Tommaso. "Postfazione." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S4 (March 2002): 69–72. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000563.

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Abstract:
Indagini condotte in diverse città italiane rilevano che i cittadini stranieri utilizzano i servizi del SSN in modo proporzionalmente più basso al confronto con quello della popolazione autoctona (AA.VV. La salute straniera: Epidemiologia, culture, diritti, ESI, Napoli, 1994).Una ricerca concernente la città di Torino ha documentato in effetti come solo il 50% dei cittadini stranieri residenti ed aventi pertanto diritto risultava regolarmente iscritto al Servizio Sanitario Nazionale (Città di Torino, Osservatorio statistico provinciale sugli stranieri, Ufficio di Statistica, Torino: 1998)I flussi migratori, che in modo particolare in questi ultimi anni hanno interessato il nostro Paese, contribuiscono a modificare l'assetto sociale, economico e culturale della società italiana ed anche i modelli di organizzazione e funzionamento dei servizi socio-sanitari.Come scrive Roberto Beneduce “…sollecitare il riconoscimento dei diritti, incoraggiare l'integrazione e la conoscenza reciproca di gruppi e cittadini, disegnare strategie di intervento e di prevenzione più adeguate in relazione agli specifici modelli di malattia e bisogni di cura, diventano obiettivi che qualsiasi azione di promozione della salute nella popolazione immigrata dovrebbe riuscire a perseguire unitariamente” (Beneduce R., Frigessi D., Vacchiano F., L'attività del Centro Frantz Fanon nell'assistenza psichiatrica agli immigrati, PNSM, Istituto Superiore di Sanità, Roma 2000).
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Nuzzaci, Valentina. "Il gruppo di lavoro e la comunicazione della diagnosi. Riflessioni a partire dalla lettura del libro: "La diagnosi genetica: un dialogo per la cura. Storie cliniche negli Alberi della vita"." GRUPPI, no. 2 (October 2021): 194–200. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa2-2020oa12591.

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Abstract:
L'&eacute;quipe pu&ograve; funzionare come un gruppo clinico "fondativo", dentro cui circolano idee, valutazioni e riflessioni, per poter giungere alla formulazione di un pensiero condiviso, metabolizzato e comprensibile anche dal paziente. La diagnosi &egrave; una costruzione e un dialogo, che deve includere tutte le parti e proseguire seguendo gli sviluppi dell'altro. Nel Test dell'Albero c'&egrave; la persona del paziente, le sue radici e i suoi frutti, nei percorsi della genia sindromica. Questi disegni sono una delle parti del modello di Consulenza Genetica Integrata (CGI) ideato dell'&eacute;quipe multidisciplinare formata da neurologi, biologi, genetisti, che operano con psichiatri e psicologi, presso il Servizio di diagnosi e cura dell'IRCCS "Carlo Besta" di Milano. L'esperienza del modello della CGI &egrave; un esemplare modello di lavoro, espressione della potenza del gruppo di lavoro generato dall'&eacute;quipe e dei gruppi che abitano il paziente e la stanza dei clinici. Lo strumento del gruppo di consultazione svolge la funzione di contenitore dinamico plurale vivente delle angosce di impotenza e di inutilit&agrave; che le malattie genetiche suscitano nei curanti, che non possiedono cure efficaci. Il lavoro messo a punto da quest'&eacute;quipe mostra come l'approccio gruppale consenta di evitare il burn out degli specialisti, ma anche di lavorare con maggior profondit&agrave;, spessore scientifico e umano.
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Barracca, Antonio. "La sanità tra conservazione e necessità di cambiamento. EBM e cambiamenti epidemiologici." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 4 (May 12, 2014): 377–80. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.943.

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Abstract:
In questi anni ci troviamo di fronte a cambiamenti a cui non eravamo preparati, anche se, altrove, questi cambiamenti erano già stati affrontati. I costi sanitari stanno diventando progressivamente più alti e, per certi versi, insostenibili perché i cambiamenti demografici stanno portando a un progressivo invecchiamento della popolazione a causa di bassi tassi di natalità e dell'aspettativa di vita più lunga. Sempre più, però, la vita più lunga è vissuta in solitudine. A più risorse investite, quindi, non corrispondono i risultati di salute desiderati. L'invecchiamento della popolazione, il benessere che ha cancellato molte malattie e uno stile di vita sedentario che ne ha portato di nuove hanno aumentato sia le malattie degenerative che quelle cardiovascolari insieme ai tumori, con il collante di obesità e diabete. Per cui, più organi si ammalano, contemporaneamente, per gli stessi motivi e per gli stessi fattori di rischio. Quindi, bisogna iniziare ad aggregare culture mediche frammentate e a mettere l'uomo al centro delle cure. Dobbiamo riconoscere, dunque, che i modelli organizzativi devono adattarsi ai cambiamenti epidemiologici e che questi cambiamenti coinvolgono le professioni, medici e infermieri, cambiandone il ruolo, i poteri e le responsabilità e il modo di lavorare. Essi non dovranno più occuparsi solamente della cura degli organi ammalati, come hanno sempre fatto, ma sempre più dovranno prendersi cura di pazienti ammalati a più organi. (Clinical_Management)
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Marinozzi, Lorenza. "Bioetica clinica - Adolescenza e comportamenti alimentari: orientamenti etici e strategie educative." Medicina e Morale 47, no. 6 (December 31, 1998): 1219–49. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.818.

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Abstract:
In questo articolo l’Autrice, attraverso un’accurata analisi nosografica dei disturbi legati all’alimentazione e attraverso la descrizione di due casi clinici, afferma che sia l’anoressia nervosa, sia la bulimia nervosa, pur presentandosi con sintomi diversi, sono manifestazioni di un’unica malattia. Questo disturbo colpisce soprattutto l’età dell’adolescenza ed ha radici sociali e culturali. L’attuale epidemia non è altro che il riflesso dell’epoca in cui viviamo con tutte le sue ambiguità e contraddizioni, con tutti i suoi modelli irraggiungibili e irreali. Un capitolo a parte è dedicato alle considerazioni etiche al fine di mettere in luce le proposte preventive oltre che curative. A questo proposito risulta molto importante la figura del genitore, il cui ruolo è quello di “navigatore”, di colui che indica la strada giusta senza però imporla. Le coordinate da seguire sono l’amore, l’ascolto, l’attenzione, unite al recupero di determinati valori quali “l’impegno lavorativo”, “il coraggio di affrontare gli ostacoli”, “la pazienza di aspettare”.
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Piazza, Ornella, Renato Gammaldi, Giorgio Iaconetta, and Vincenzo De Paola. "Modello operativo di valutazione e trattamento del paziente con dolore cronico che necessita di cure palliative." La Sanità Pubblica. Ricerca applicata 2, no. 2 (July 25, 2021): 49–56. http://dx.doi.org/10.48268/dolorecronico/2021/0001.1.

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Abstract:
Per garantire un’adeguata assistenza ai malati domiciliarizzati e già inseriti nel percorso delle cure palliative è talora necessario garantire un ricovero temporaneo, in ambito ospedaliero, per il tempo necessario ad eseguire manovre assistenziali non sempre facilmente realizzabili al domicilio come, ad esempio, il posizionamento di un catetere venoso centrale ad inserimento periferico (PICC) o la somministrazione di terapie antalgiche che possono richiedere manovre minimamente invasive. Per affrontare il “dolore totale” di un individuo nel proprio contesto socio-culturale e familiare il medico deve porre in atto quell’”approccio globale” che tiene conto di tutti gli aspetti fisici, psicologici, sociali, relazionali e spirituali del dolore, e attivare le possibili risorse che da tali valutazioni possono emergere (valorizzazione di approcci sistemici, delle reti amicali e di sostegno, organizzazione delle più appropriate reti di cura). Il dolore da cancro ha delle peculiarità rispetto al “dolore cronico” tout-court, spesso chiamato impropriamente dolore cronico “benigno” in quanto non provocato da patologia oncologica. Nel dolore oncologico il dolore non è l’unico sintomo ma fa parte di un corteo sintomatologico complesso, talora aggregato in cluster, talora meno prevedibile, per cui il trattamento del dolore si è rivelato più efficace quando inserito in una cura palliativa di più ampio respiro.
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Quaranta, Roberto, Francesco Trentini, and Claudia Villosio. "Gli effetti del COVID-19 sulla popolazione in età da lavoro straniera in Italia." MONDI MIGRANTI, no. 1 (March 2021): 61–83. http://dx.doi.org/10.3280/mm2021-001004.

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Abstract:
In questo lavoro si propone un'analisi delle caratteristiche occupazionali della po-polazione straniera in Italia rispetto ai cittadini nazionali, confrontando i mesi di epidemia COVID-19 con i precedenti. L'analisi si avvale dei microdati della Forze di Lavoro ISTAT fino al secondo trimestre 2020. La banca dati è arricchita dalla Indagine Campionaria sulle Professioni INAPP che permette di includere nell'analisi le caratteristiche professionali, tra cui la prossimità con i colleghi, il con-tatto con il pubblico, l'importanza di mansioni di cura e l'esposizione a malattie con le quali è costruito un indicatore sintetico di rischio di contagio da SARS-Cov-2 sul posto di lavoro. Con un modello di probabilità lineare si stimano gli effetti del COVID-19 sulla perdita dell'occupazione e sulla sospensione dell'attività lavorati-va. I risultati mostrano per gli stranieri una maggiore incidenza della perdita di oc-cupazione e una minore sospensione dell'attività nei mesi della pandemia, con ef-fetti maggiori per le donne.
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Mancini, Elena. "L’autosperimentazione nelle malattie rare: analisi dei profili etici e indicazioni per una possibile governance / The self-experimentation on rare diseases: analysis of ethical profiles and instructions for a possible governance." Medicina e Morale 66, no. 1 (March 15, 2017): 45–61. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.475.

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Abstract:
Le malattie rare raggruppano un numero elevato di patologie molto diverse tra loro, accumunate, dalla bassissima frequenza statistica nella popolazione (penetranza). Ne consegue una scarsissima numerosità di pazienti per ogni singola patologia e una loro distribuzione in diverse aree geografiche, fattori che comportano oggettive difficoltà nel reclutamento dei pazienti in studi sperimentali e nel coordinamento e organizzazione della ricerca con conseguente ridotta possibilità di effettuare studi clinici e ricerche di carattere genetico. In tale quadro, al fine di fare fronte alle drammatiche necessità di assistenza socio-sanitaria, cura e riabilitazione dei malati rari, sono sorte, in gran parte per merito degli stessi familiari, le associazioni di malati rari. Attualmente tali associazioni svolgono un’attività significativa nella proposizione, organizzazione, partecipazione diretta e pubblicazione dei risultati di ricerche scientifiche. Tale ruolo, rende le associazioni dei pazienti protagoniste anche nel sostegno all’organizzazione e realizzazione di studi clinici e sperimentazioni di farmaci in modo del tutto autonomo e indipendente da controlli da parte delle autorità sanitarie e dei comitati etici. Tale fenomeno noto come “Research Led by Participants” è stato reso possibile dalle enormi potenzialità di contatto e organizzazione offerte dalla rete che ha consentito la creazione di comunità virtuali di pazienti, di siti e blog dedicati all’informazione e comunicazione, e più recentemente, alla raccolta di dati, alla pubblicazione di risultati di ricerche condotte dai malati, nonché al reclutamento degli stessi per la conduzione di tali studi, secondo il modello proposto, ad esempio, dal sito PatientsLikeMe. Non possono tuttavia essere trascurati gli importanti aspetti etici implicati dalla ricerca condotta dai partecipanti. Tali aspetti concernono, come evidente, sia la validità scientifica di tali studi che la protezione dei soggeti che aderiscono alla sperimentazione. Si tratta di una forma di sperimentazione del tutto nuova che richiede la capacità di proporre una modalità di gestione condivisa tra cittadini/pazienti, “terzo settore”, ricercatori, istituzioni e comitati etici in grado di valorizzarne i potenziali benefici conoscitivi creando regole etiche “misurate” su tali circostanze. Nell’articolo sarà proposto un modello teorico di governance del fenomeno e saranno indicati possibili criteri etici operativi. ---------- Rare diseases gather up a large number of different pathologies, all very different among them but similar for the low statistical attendance of population (penetrance). Therefore there is a very low number of patients sick of the same pathology and their presence in different geographical areas makes objectively difficult to recruit patients in order to study their disease and coordinate and organize the research of the pathology. As a consequence there is a very reduced possibility to carry on clinical studies and genetic researches. In this framework, in order to face the dramatic necessity of sociological and sanitary assistance, treatment and rehabilitation of the rare patients, families members generally organize Rare Diseases Patient Organizations. At the moment these organizations develop an important activity with regard to organization, proposals, direct participation and publication of the scientific research results. These organizations also play an important part in supporting the organization and the realization of clinical trials. They play in total autonomy and are independent from every ethical and scientific oversight by the sanitary authorities and ethical committees. This extraordinary event known as “Research Led by Participants”, has been realized thanks to the large contacts possibilities and organization offered by the web which made possible the creation of virtual communities of patients, of blog and web site for information and communication and, more recently, for collecting statistical data, publication of the patients research results and the recruitment of patients in order to manage the studies following the rules and models proposed, for example, by the web site “PatientsLikeMe”. We must however put in evidence the important ethical issues involved in the research led by the participants. These aspects concern, obviously, either the scientific validity of these studies or the protection of the subjects who accept to be submitted to the experimentation. It is a completely new way of experimentation that requires the capacity to propose and follow a governance that must be accepted and shared by citizens/patients, “third sector”, research workers, institutions and ethical committees able to exploit the potential advantageous knowledge and create ethical rules inspired to those new situations. In this article it will be proposed a theoretical model of governance of this phenomenon and also it will be outlined ethical rules for operative plans.
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Marini, Luigi. "Sicurezza sul lavoro, intervento giudiziario e organizzazione degli uffici. Considerazioni minime per una quotidianitŕ diffusa." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2012): 193–202. http://dx.doi.org/10.3280/qg2012-002007.

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Abstract:
Le vicende che si sono concluse con le sentenze del Tribunale di Torino nei processi Thyssen e Eternit trovano una loro genesi nel modello di organizzazione e di funzionamento della Procura della Repubblica e dei servizi territoriali e di polizia giudiziaria, nonché nel coordinamento fra ufficio requirente e ufficio giudicante in un contesto distrettuale caratterizzato da linee guida elaborate dalla Procura generale. Se questo č vero, occorre chiedersi quale sia il grado di cultura diffusa a livello nazionale, quali le soluzioni in vigore e quale la consapevolezza della importanza di protocolli, prassi e formazione rispetto all'efficacia del controllo penale in tema di sicurezza, infortuni e malattie legate al lavoro. La ricognizione effettuata dal Csm negli anni 2007-2009 non condusse a risultati confortanti e a tre anni di distanza il panorama nazionale non sembra migliorato; la sensibilitŕ individuale dei magistrati, soprattutto requirenti, costituisce ancora oggi un fattore decisivo e, purtroppo, non particolarmente diffuso.
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Fontana, Massimo. "La diagnosi in psicoanalisi relazionale: una prospettiva unitaria." RICERCA PSICOANALITICA, no. 2 (May 2012): 73–99. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-002006.

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Abstract:
In questo articolo l'autore puntualizza gli elementi teorici, metodologici e clinici che rendono necessaria una considerazione rigorosa della diagnosi in psicoanalisi relazionale e si sofferma sul particolare uso che di essa si puň fare nella terapia. Nella prima parte del lavoro, considerando anche i recenti contributi di Albasi, Lingiardi, Shedler e Westen, si ribadisce la specificitŕ della diagnosi psicologica, volta a cogliere l'insieme delle caratteristiche e del disagio psicologico delle persone, piuttosto che a individuare malattie come fa la diagnosi medica, e l'importanza di tenere conto di tutte le dimensioni conoscitive in gioco nel processo diagnostico: la dimensione nosografica (nomotetica), la formulazione del caso clinico (idiografica) e la dimensione relazionale (implicita). Tesi fondamentale dell'autore č che i presupposti epistemici del modello relazionale, la teoria dei sistemi e il paradigma della complessitŕ consentano una visione unitaria della personalitŕ, intesa come un sistema dotato di coerenza e capace di autoorganizzantesi all'interno del sistema sociale di cui fa parte.
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Bompiani, Adriano. "La clonazione: considerazioni sulle normative internazionali." Medicina e Morale 47, no. 3 (June 30, 1998): 581–600. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.837.

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Abstract:
L’Autore analizza i vari Documenti internazionali che - di recente - sono stati elaborati a riguardo della clonazione dell’essere umano. Vi è una sostanziale uniformità nella condanna del processo di creazione a fini di riproduzione di un essere umano che abbia - per clonazione - lo stesso patrimonio genetico nucleare di altra persona vivente o morta. La riprovazione di questa finalità trova motivazione etica nell’offesa alla dignità umana e ai diritti fondamentali dell’uomo che tale modello di clonazione esprimerebbe. Rimangono al di fuori della normativa internazionale sin qui proposta (Consiglio d’Europa, UNESCO) le attività di clonazione a significato “terapeutico”, atte a prevenire la trasmissione di malattie mitocondriali. Mentre l’UNESCO ha adottato un testo piuttosto ambiguo, il Consiglio d’Europa ha vietato, espressamente, la clonazione dell’essere umano per trasferimento nucleare. Affiorano peraltro nuove preoccupazioni sul significato da dare all’espressione “essere umano”, che si vuole riservata al diritto interno di ogni singolo Stato europeo. Se nell’interpretazione statuale venisse attribuita la denominazione di “essere umano” all’embrione impiantato, la fase pre-impianto (da taluni considerata “pre-embrionale”) sarebbe di fatto non coperta dal divieto di clonazione a finalità sperimentali, o per la realizzazione di possibili presidi terapeutici.
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Orzan, E., and E. Ciciriello. "Pianificare su base regionale un programma di intervento audiologico precoce dell’ipoacusia infantile: introduzione a uno studio italiano." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 1 (February 2016): 3–9. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1070.

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Abstract:
Una presa in carico non uniforme, tardiva o inappropriata dei bambini con deficit uditivo aumenta il rischio di sviluppare difficoltà comunicative-comportamentali e psicosociali che possono persistere fino all’adolescenza o all’età adulta. Nel Marzo 2014 il Centro di Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute Italiano ha finanziato il progetto “Programma regionale di identificazione, intervento e presa in carico precoci per la prevenzione dei disturbi comunicativi nei bambini con deficit di udito”. Il progetto coinvolge 5 centri di III livello in cui il programma di screening uditivo neonatale è stato approvato dalla regione di appartenenza. Lo scopo principale del progetto è quello di definire e proporre un modello di salute pubblica su base regionale per l’identificazione delle ipoacusie infantili permanenti, la diagnosi e l’intervento. La prima fase del progetto prevede di indagare lo stato dell’arte e di produrre raccomandazioni che possano portare a cambiamenti positivi nell’identificazione, nella diagnosi, nella terapia e nella presa in carico dei bambini con deficit uditivo, tenendo presenti le innovazioni diagnostiche-riabilitative, il sostegno e l’alleanza terapeutica con la famiglia, un approccio interdisciplinare. Le raccomandazioni emerse da questa prima fase rappresenteranno le basi per un sistema regionale di intervento precoce che sia valido, integrato e condiviso da tutte le cinque regioni coinvolte.
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