Academic literature on the topic 'Modelli Multilivello'

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Journal articles on the topic "Modelli Multilivello"

1

Ballarino, Gabriele, Daniele Checchi, Carlo Fiorio, Stefano Iacus, Marco Leonardi, and Giuseppe Porro. "La valutazione dell'efficacia del "sistema delle doti" della Regione Lombardia: modelli statistici e criticitŕ nella progettazione." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 49 (May 2012): 39–76. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-049004.

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Abstract:
Il contributo descrive e commenta un esercizio di valutazione svolto per conto della Regione Lombardia nel biennio 2009-2011. Oggetto della valutazione era una serie di programmi (le "doti") rivolti all'inserimento occupazionale di categorie di soggetti variamente svantaggiati, che ricevono voucher con cui accedere a servizi per l'impiego forniti da operatori accreditati, sia pubblici che privati. Il fine della valutazione era la produzione di un ranking per la valutazione dell'efficacia del servizio dei vari operatori. L'articolo descrive in primo luogo i dati che sono stati resi disponibili al gruppo dei valutatori e, a partire da questi, una serie di criticitŕ collegate al disegno del programma. Quindi vengono descritti i modelli statistici utilizzati: due versioni di un modello multilivello a effetti casuali e un modello di analisi della frontiera di efficienza (DEA). Infine, si spiega perché il ranking cosě costruito non č utilizzabile operativamente e cosa si puň fare per superare le criticitŕ e ottenere una valutazione completa e soddisfacente di importanti politiche pubbliche analoghe a quella descritta in questo lavoro.
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2

Viscomi, Antonio. "Il pubblico impiego: evoluzione normativa e orientamenti giurisprudenziali." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 137 (February 2013): 53–89. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2013-137002.

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Abstract:
L'A. dimostra preliminarmente come la stratificazione delle fonti regolative e l'apporto alluvionale e multilivello di prassi amministrative, discipline contrattuali, decisioni giurisprudenziali abbia determinato la contestuale presenza di modelli regolativi riconducibili a paradigmi organizzativi e regolativi tra loro discontinui, con conseguente incremento dei livelli di incertezza ricostruttiva. Propone, quindi, un approccio metodologico idoneo a rappresentare la pluralitŕ differenziata degli interessi che caratterizza il lavoro pubblico, assicurando l'emersione nei singoli microsistemi dei caratteri di specificitŕ del contesto e di specialitŕ del testo normativo. Sottolinea infine l'urgenza di una pertinente valoriz- zazione della funzione nomofilattica della Cassazione evidenziando la necessitŕ di assicurare un adeguato grado di stabilitŕ delle aspettative e dei comportamenti degli attori sociali soprattutto in contesti segnati da elevata complessitŕ organizzativa, regolativa e gestionale.
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Mortenmals, Dimitri. "La ricerca comparata con modelli multilivello nella sociologia della salute e della malattia. Problemi e prospettive." SALUTE E SOCIETÀ, no. 2 (October 2010): 38–67. http://dx.doi.org/10.3280/ses2010-su2004.

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4

Bozzao, Paola. "Reddito minimo e welfare multilivello: percorsi normativi e giurisprudenziali." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 132 (November 2011): 589–629. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-132003.

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Abstract:
Il saggio, muovendo dalla assenza di misure di reddito minimo per le persone in difficoltŕ economica nel sistema diitaliano, ricostruisce ed analizza criticamente ilin materia a livello europeo, nazionale e locale. Nell'esaminare tale complesso assetto giuridico istituzionale l'A. si sofferma, in particolare, sugli spazi di intervento regolativo delle misure di reddito minimo nell'ordinamento statale e sub-statale. L'indagine conduce l'A. alla prospettazione di un modello di inclusione sociale attiva che - sulla base di una lettura attualizzata dei principi costituzionali sottesi agli artt. 4 e 38 Cost. - consenta di estendere tale fondamentale misura di lotta all'esclusione sociale ai soggetti abili involontariamente privi di lavoro che si mostrino disponibili a partecipare attivamente al progresso materiale o spirituale della societŕ.
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5

"Legami familiari violenti: in ascolto del silenzio che brucia." MINORIGIUSTIZIA, no. 2 (January 2022): 219–31. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-002020.

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Abstract:
È esperienza diffusa che l'intensità delle passioni sperimentabili nelle relazioni familiari possa far sì che quelle diventino incandescenti allorquando non siano disponibili le condizioni per una loro adeguata espressione e comprensione. Gli autori si propongono di fornire un contributo sul tema della violenza intrafamiliare attraverso la descrizione del caso di una minore, i cui segni di acuto malessere sono stati intercettati nella scuola che frequentava. Essi intendono mostrare come il modello dell'analisi interdisciplinare possa favorire l'acquisizione di conoscenze multidimensionali e multilivello, a cui può collegarsi lo sviluppo di un senso di maggiore competenza personale e fiducia nel lavoro collettivo. Nell'articolo sono complementarmente considerati i rapporti istituzionali, circa i quali il gruppo ha elaborato il concetto di geografia procedurale.
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Dissertations / Theses on the topic "Modelli Multilivello"

1

Pezzato, Laura <1988&gt. "Il fenomeno del fumo in Italia: un'analisi statistica dell'evoluzione temporale attraverso modelli lineari generalizzati e modelli multilivello." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2099.

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Abstract:
La tesi ha l'obiettivo di individuare un modello adeguato per l'andamento temporale della percentuale di fumatori, cercando di identificare la presenza di componenti di trend e stagionali e considerando diverse sottopopolazioni definite sulla base di alcuni criteri (classe d'età, sesso, livello d'istruzione, regione di appartenenza). Vengono utilizzati modelli lineari generalizzati, con struttura multilivello. I dati oggetto dell'analisi sono quelli rilevati nell'ambito del sistema di monitoraggio PASSI (http://www.epicentro.iss.it/passi/).
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2

ROSSI, Francesco. "Il contrasto al terrorismo internazionale nelle fonti penali multilivello. Convergenze normative e modelli circolari." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2019. http://hdl.handle.net/11392/2487976.

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Abstract:
La rinnovata emergenza del terrorismo internazionale ha riacceso la percezione di allarme sociale nelle democrazie occidentali. L’inafferrabile fenomeno di portata transnazionale dei foreign fighters e dei lone wolves complica la prevenzione di attentati terroristici e costringe i legislatori a individuare risposte penali adeguate. L’evoluzione del terrorismo jihadista e i recenti attacchi violenti commessi in diverse zone d’Europa hanno dato il via a un processo di riforma delle normative penali antiterrorismo ai diversi livelli ordinamentali (internazionale, regionale e nazionale). Sempre in Europa, questo processo procede nella direzione di un’armonizzazione a due facce sempre più intensa tra le legislazioni di settore degli Stati membri dell’Unione europea: l’armonizzazione spontanea tra Stati europei e quella indotta con efficacia verticale top-down. Il diritto penale antiterrorismo è stato ampliato e irrigidito a scopi preventivi se non addirittura precauzionali, allo scopo di facilitare l’intervento anticipato delle autorità di law enforcement per neutralizzare il maggior numero possibile di aspiranti terroristi che abbiano commesso atti preparatori – o, sempre più spesso, pre-preparatori – di eventuali attentati. Tuttavia, la struttura del tutto atipica dei reati terroristici rispetto ai principi fondamentali della materia penale, l’interferenza con diverse sfere di libertà dell’individuo delle relative fattispecie e l’intreccio di queste ultime con normative processuali e amministrative derogatorie pone la legittimità delle suddette fattispecie in forte dubbio. Inoltre, al di là della sua attitudine a incapacitare a lungo singoli individui prima che essi passino all’azione, risulta altrettanto controversa l’idoneità del nuovo diritto penale antiterrorismo iper-radicalizzato a dispiegare effetti general-preventivi di massa e, soprattutto, a orientare la punizione alla risocializzazione del condannato. Sorge dunque la necessità di analizzare i profili essenziali dei nuovi testi penali in materia per individuare in quale direzione (moderatamente garantista, di lotta contro una tipologia d’autore o di guerra aperta a un nemico) procede l’armonizzazione europea del diritto penale volto al contrasto al terrorismo. Questa indagine comparata su scala europea mappa altresì la relazione biunivoca tra le fonti nazionali e sovranazionali di settore. Tale relazione finisce per innescare una circolarità di modelli normativi su scala continentale che cela una responsabilità politica condivisa tra Stati e organizzazioni sovranazionali per gli eccessi punitivi denunciati di frequente dalla dottrina, ma censurati assai più raramente dai giudici costituzionali.
The renewed emergence of international terrorism has brought a sense of social alarm in Western democracies. The elusive transnational phenomenon of foreign fighters and lone wolves complicates the prevention of terrorist attacks and forces legislators to identify adequate criminal law responses. The evolution of international terrorism and the recent violent attacks committed in different parts of Europe have given rise to a process of criminal law reforms to cope with terrorism at the different levels of the legal system (international, regional, and national). In Europe, this process is heading towards a more and more intense, two-facetted approximation between the counter-terrorism legislations of the Member States of the European Union: the spontaneous and horizontal harmonisation between those States, and the induced and top-down harmonisation. The anti-terrorist criminal law has been extended and stiffened for preventive if not precautionary purposes, with the aim of facilitating the anticipated intervention of the law enforcement authorities to neutralize the greatest possible number of aspiring terrorists who have committed preparatory acts (or pre-preparatory acts) of possible attacks. However, the completely atypical structure of the terrorist offences with respect to the fundamental principles of the criminal matter, the interference of the same crimes with different fundamental freedoms and the interweaving of substantive criminal law with procedural and administrative provisions, place the legitimacy of these offences in strong doubt. Moreover, beyond its skill to incapacitate individuals for a long time before they harm legal interests and goods, the suitability of the new hyper-radicalized anti-terrorist criminal law to deploy general-preventive mass effects and, especially, to resocialize terrorists is equally controversial. It is therefore necessary to analyse the essential profiles of the new anti-terrorism criminal law in this field in order to identify in which direction (the restricted protection of fundamental rights, the fight against the terrorist type of perpetrator, or the open war against an enemy) the European harmonisation of counter-terrorism criminal law is proceeding. This comparative survey on a European scale also maps the biunivocal relationship between the national and supranational legal sources. This law reforms end up triggering a circular relationship of normative models on a continental scale, which conceals a shared political responsibility between States and supranational organizations for the punitive excesses often denounced by scholars but censored much more rarely by constitutional judges.
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3

Di, Martino Mirko <1976&gt. "Valutazione della persistenza in trattamento antiipertensivo: un’analisi multilivello paziente-medico attraverso modelli con effetti casuali." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/669/1/Di_Martino_Mirko_Tesi.pdf.

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Abstract:
Introduzione L’importanza clinica, sociale ed economica del trattamento dell’ipertensione arteriosa richiede la messa in opera di strumenti di monitoraggio dell’uso dei farmaci antiipertensivi che consentano di verificare la trasferibilità alla pratica clinica dei dati ottenuti nelle sperimentazioni. L’attuazione di una adatta strategia terapeutica non è un fenomeno semplice da realizzare perché le condizioni in cui opera il Medico di Medicina Generale sono profondamente differenti da quelle che si predispongono nell’esecuzione degli studi randomizzati e controllati. Emerge, pertanto, la necessità di conoscere le modalità con cui le evidenze scientifiche trovano reale applicazione nella pratica clinica routinaria, identificando quei fattori di disturbo che, nei contesti reali, limitano l’efficacia e l’appropriatezza clinica. Nell’ambito della terapia farmacologica antiipertensiva, uno di questi fattori di disturbo è costituito dalla ridotta aderenza al trattamento. Su questo tema, recenti studi osservazionali hanno individuato le caratteristiche del paziente associate a bassi livelli di compliance; altri hanno focalizzato l’attenzione sulle caratteristiche del medico e sulla sua capacità di comunicare ai propri assistiti l’importanza del trattamento farmacologico. Dalle attuali evidenze scientifiche, tuttavia, non emerge con chiarezza il peso relativo dei due diversi attori, paziente e medico, nel determinare i livelli di compliance nel trattamento delle patologie croniche. Obiettivi Gli obiettivi principali di questo lavoro sono: 1) valutare quanta parte della variabilità totale è attribuibile al livello-paziente e quanta parte della variabilità è attribuibile al livello-medico; 2) spiegare la variabilità totale in funzione delle caratteristiche del paziente e in funzione delle caratteristiche del medico. Materiale e metodi Un gruppo di Medici di Medicina Generale che dipendono dall’Azienda Unità Sanitaria Locale di Ravenna si è volontariamente proposto di partecipare allo studio. Sono stati arruolati tutti i pazienti che presentavano almeno una misurazione di pressione arteriosa nel periodo compreso fra il 01/01/1997 e il 31/12/2002. A partire dalla prima prescrizione di farmaci antiipertensivi successiva o coincidente alla data di arruolamento, gli assistiti sono stati osservati per 365 giorni al fine di misurare la persistenza in trattamento. La durata del trattamento antiipertensivo è stata calcolata come segue: giorni intercorsi tra la prima e l’ultima prescrizione + proiezione, stimata sulla base delle Dosi Definite Giornaliere, dell’ultima prescrizione. Sono stati definiti persistenti i soggetti che presentavano una durata del trattamento maggiore di 273 giorni. Analisi statistica I dati utilizzati per questo lavoro presentano una struttura gerarchica nella quale i pazienti risultano “annidati” all’interno dei propri Medici di Medicina Generale. In questo contesto, le osservazioni individuali non sono del tutto indipendenti poiché i pazienti iscritti allo stesso Medico di Medicina Generale tenderanno ad essere tra loro simili a causa della “storia comune” che condividono. I test statistici tradizionali sono fortemente basati sull’assunto di indipendenza tra le osservazioni. Se questa ipotesi risulta violata, le stime degli errori standard prodotte dai test statistici convenzionali sono troppo piccole e, di conseguenza, i risultati che si ottengono appaiono “impropriamente” significativi. Al fine di gestire la non indipendenza delle osservazioni, valutare simultaneamente variabili che “provengono” da diversi livelli della gerarchia e al fine di stimare le componenti della varianza per i due livelli del sistema, la persistenza in trattamento antiipertensivo è stata analizzata attraverso modelli lineari generalizzati multilivello e attraverso modelli per l’analisi della sopravvivenza con effetti casuali (shared frailties model). Discussione dei risultati I risultati di questo studio mostrano che il 19% dei trattati con antiipertensivi ha interrotto la terapia farmacologica durante i 365 giorni di follow-up. Nei nuovi trattati, la percentuale di interruzione terapeutica ammontava al 28%. Le caratteristiche-paziente individuate dall’analisi multilivello indicano come la probabilità di interrompere il trattamento sia più elevata nei soggetti che presentano una situazione clinica generale migliore (giovane età, assenza di trattamenti concomitanti, bassi livelli di pressione arteriosa diastolica). Questi soggetti, oltre a non essere abituati ad assumere altre terapie croniche, percepiscono in minor misura i potenziali benefici del trattamento antiipertensivo e tenderanno a interrompere la terapia farmacologica alla comparsa dei primi effetti collaterali. Il modello ha inoltre evidenziato come i nuovi trattati presentino una più elevata probabilità di interruzione terapeutica, verosimilmente spiegata dalla difficoltà di abituarsi all’assunzione cronica del farmaco in una fase di assestamento della terapia in cui i principi attivi di prima scelta potrebbero non adattarsi pienamente, in termini di tollerabilità, alle caratteristiche del paziente. Anche la classe di farmaco di prima scelta riveste un ruolo essenziale nella determinazione dei livelli di compliance. Il fenomeno è probabilmente legato ai diversi profili di tollerabilità delle numerose alternative terapeutiche. L’appropriato riconoscimento dei predittori-paziente di discontinuità (risk profiling) e la loro valutazione globale nella pratica clinica quotidiana potrebbe contribuire a migliorare il rapporto medico-paziente e incrementare i livelli di compliance al trattamento. L’analisi delle componenti della varianza ha evidenziato come il 18% della variabilità nella persistenza in trattamento antiipertensivo sia attribuibile al livello Medico di Medicina Generale. Controllando per le differenze demografiche e cliniche tra gli assistiti dei diversi medici, la quota di variabilità attribuibile al livello medico risultava pari al 13%. La capacità empatica dei prescrittori nel comunicare ai propri pazienti l’importanza della terapia farmacologica riveste un ruolo importante nel determinare i livelli di compliance al trattamento. La crescente presenza, nella formazione dei medici, di corsi di carattere psicologico finalizzati a migliorare il rapporto medico-paziente potrebbe, inoltre, spiegare la relazione inversa, particolarmente evidente nella sottoanalisi effettuata sui nuovi trattati, tra età del medico e persistenza in trattamento. La proporzione non trascurabile di variabilità spiegata dalla struttura in gruppi degli assistiti evidenzia l’opportunità e la necessità di investire nella formazione dei Medici di Medicina Generale con l’obiettivo di sensibilizzare ed “educare” i medici alla motivazione ma anche al monitoraggio dei soggetti trattati, alla sistematica valutazione in pratica clinica dei predittori-paziente di discontinuità e a un appropriato utilizzo della classe di farmaco di prima scelta. Limiti dello studio Uno dei possibili limiti di questo studio risiede nella ridotta rappresentatività del campione di medici (la partecipazione al progetto era su base volontaria) e di pazienti (la presenza di almeno una misurazione di pressione arteriosa, dettata dai criteri di arruolamento, potrebbe aver distorto il campione analizzato, selezionando i pazienti che si recano dal proprio medico con maggior frequenza). Questo potrebbe spiegare la minore incidenza di interruzioni terapeutiche rispetto a studi condotti, nella stessa area geografica, mediante database amministrativi di popolazione. Conclusioni L’analisi dei dati contenuti nei database della medicina generale ha consentito di valutare l’impiego dei farmaci antiipertensivi nella pratica clinica e di stabilire la necessità di porre una maggiore attenzione nella pianificazione e nell’ottenimento dell’obiettivo che il trattamento si prefigge. Alla luce dei risultati emersi da questa valutazione, sarebbe di grande utilità la conduzione di ulteriori studi osservazionali volti a sostenere il progressivo miglioramento della gestione e del trattamento dei pazienti a rischio cardiovascolare nell’ambito della medicina generale.
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Di, Martino Mirko <1976&gt. "Valutazione della persistenza in trattamento antiipertensivo: un’analisi multilivello paziente-medico attraverso modelli con effetti casuali." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/669/.

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Introduzione L’importanza clinica, sociale ed economica del trattamento dell’ipertensione arteriosa richiede la messa in opera di strumenti di monitoraggio dell’uso dei farmaci antiipertensivi che consentano di verificare la trasferibilità alla pratica clinica dei dati ottenuti nelle sperimentazioni. L’attuazione di una adatta strategia terapeutica non è un fenomeno semplice da realizzare perché le condizioni in cui opera il Medico di Medicina Generale sono profondamente differenti da quelle che si predispongono nell’esecuzione degli studi randomizzati e controllati. Emerge, pertanto, la necessità di conoscere le modalità con cui le evidenze scientifiche trovano reale applicazione nella pratica clinica routinaria, identificando quei fattori di disturbo che, nei contesti reali, limitano l’efficacia e l’appropriatezza clinica. Nell’ambito della terapia farmacologica antiipertensiva, uno di questi fattori di disturbo è costituito dalla ridotta aderenza al trattamento. Su questo tema, recenti studi osservazionali hanno individuato le caratteristiche del paziente associate a bassi livelli di compliance; altri hanno focalizzato l’attenzione sulle caratteristiche del medico e sulla sua capacità di comunicare ai propri assistiti l’importanza del trattamento farmacologico. Dalle attuali evidenze scientifiche, tuttavia, non emerge con chiarezza il peso relativo dei due diversi attori, paziente e medico, nel determinare i livelli di compliance nel trattamento delle patologie croniche. Obiettivi Gli obiettivi principali di questo lavoro sono: 1) valutare quanta parte della variabilità totale è attribuibile al livello-paziente e quanta parte della variabilità è attribuibile al livello-medico; 2) spiegare la variabilità totale in funzione delle caratteristiche del paziente e in funzione delle caratteristiche del medico. Materiale e metodi Un gruppo di Medici di Medicina Generale che dipendono dall’Azienda Unità Sanitaria Locale di Ravenna si è volontariamente proposto di partecipare allo studio. Sono stati arruolati tutti i pazienti che presentavano almeno una misurazione di pressione arteriosa nel periodo compreso fra il 01/01/1997 e il 31/12/2002. A partire dalla prima prescrizione di farmaci antiipertensivi successiva o coincidente alla data di arruolamento, gli assistiti sono stati osservati per 365 giorni al fine di misurare la persistenza in trattamento. La durata del trattamento antiipertensivo è stata calcolata come segue: giorni intercorsi tra la prima e l’ultima prescrizione + proiezione, stimata sulla base delle Dosi Definite Giornaliere, dell’ultima prescrizione. Sono stati definiti persistenti i soggetti che presentavano una durata del trattamento maggiore di 273 giorni. Analisi statistica I dati utilizzati per questo lavoro presentano una struttura gerarchica nella quale i pazienti risultano “annidati” all’interno dei propri Medici di Medicina Generale. In questo contesto, le osservazioni individuali non sono del tutto indipendenti poiché i pazienti iscritti allo stesso Medico di Medicina Generale tenderanno ad essere tra loro simili a causa della “storia comune” che condividono. I test statistici tradizionali sono fortemente basati sull’assunto di indipendenza tra le osservazioni. Se questa ipotesi risulta violata, le stime degli errori standard prodotte dai test statistici convenzionali sono troppo piccole e, di conseguenza, i risultati che si ottengono appaiono “impropriamente” significativi. Al fine di gestire la non indipendenza delle osservazioni, valutare simultaneamente variabili che “provengono” da diversi livelli della gerarchia e al fine di stimare le componenti della varianza per i due livelli del sistema, la persistenza in trattamento antiipertensivo è stata analizzata attraverso modelli lineari generalizzati multilivello e attraverso modelli per l’analisi della sopravvivenza con effetti casuali (shared frailties model). Discussione dei risultati I risultati di questo studio mostrano che il 19% dei trattati con antiipertensivi ha interrotto la terapia farmacologica durante i 365 giorni di follow-up. Nei nuovi trattati, la percentuale di interruzione terapeutica ammontava al 28%. Le caratteristiche-paziente individuate dall’analisi multilivello indicano come la probabilità di interrompere il trattamento sia più elevata nei soggetti che presentano una situazione clinica generale migliore (giovane età, assenza di trattamenti concomitanti, bassi livelli di pressione arteriosa diastolica). Questi soggetti, oltre a non essere abituati ad assumere altre terapie croniche, percepiscono in minor misura i potenziali benefici del trattamento antiipertensivo e tenderanno a interrompere la terapia farmacologica alla comparsa dei primi effetti collaterali. Il modello ha inoltre evidenziato come i nuovi trattati presentino una più elevata probabilità di interruzione terapeutica, verosimilmente spiegata dalla difficoltà di abituarsi all’assunzione cronica del farmaco in una fase di assestamento della terapia in cui i principi attivi di prima scelta potrebbero non adattarsi pienamente, in termini di tollerabilità, alle caratteristiche del paziente. Anche la classe di farmaco di prima scelta riveste un ruolo essenziale nella determinazione dei livelli di compliance. Il fenomeno è probabilmente legato ai diversi profili di tollerabilità delle numerose alternative terapeutiche. L’appropriato riconoscimento dei predittori-paziente di discontinuità (risk profiling) e la loro valutazione globale nella pratica clinica quotidiana potrebbe contribuire a migliorare il rapporto medico-paziente e incrementare i livelli di compliance al trattamento. L’analisi delle componenti della varianza ha evidenziato come il 18% della variabilità nella persistenza in trattamento antiipertensivo sia attribuibile al livello Medico di Medicina Generale. Controllando per le differenze demografiche e cliniche tra gli assistiti dei diversi medici, la quota di variabilità attribuibile al livello medico risultava pari al 13%. La capacità empatica dei prescrittori nel comunicare ai propri pazienti l’importanza della terapia farmacologica riveste un ruolo importante nel determinare i livelli di compliance al trattamento. La crescente presenza, nella formazione dei medici, di corsi di carattere psicologico finalizzati a migliorare il rapporto medico-paziente potrebbe, inoltre, spiegare la relazione inversa, particolarmente evidente nella sottoanalisi effettuata sui nuovi trattati, tra età del medico e persistenza in trattamento. La proporzione non trascurabile di variabilità spiegata dalla struttura in gruppi degli assistiti evidenzia l’opportunità e la necessità di investire nella formazione dei Medici di Medicina Generale con l’obiettivo di sensibilizzare ed “educare” i medici alla motivazione ma anche al monitoraggio dei soggetti trattati, alla sistematica valutazione in pratica clinica dei predittori-paziente di discontinuità e a un appropriato utilizzo della classe di farmaco di prima scelta. Limiti dello studio Uno dei possibili limiti di questo studio risiede nella ridotta rappresentatività del campione di medici (la partecipazione al progetto era su base volontaria) e di pazienti (la presenza di almeno una misurazione di pressione arteriosa, dettata dai criteri di arruolamento, potrebbe aver distorto il campione analizzato, selezionando i pazienti che si recano dal proprio medico con maggior frequenza). Questo potrebbe spiegare la minore incidenza di interruzioni terapeutiche rispetto a studi condotti, nella stessa area geografica, mediante database amministrativi di popolazione. Conclusioni L’analisi dei dati contenuti nei database della medicina generale ha consentito di valutare l’impiego dei farmaci antiipertensivi nella pratica clinica e di stabilire la necessità di porre una maggiore attenzione nella pianificazione e nell’ottenimento dell’obiettivo che il trattamento si prefigge. Alla luce dei risultati emersi da questa valutazione, sarebbe di grande utilità la conduzione di ulteriori studi osservazionali volti a sostenere il progressivo miglioramento della gestione e del trattamento dei pazienti a rischio cardiovascolare nell’ambito della medicina generale.
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PIAZZONI, CARLOTTA. "Neighbourhood Effects on Physical and Mental Health: Evidence from Italy." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/374064.

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Abstract:
Negli ultimi 25 anni, la letteratura ha cercato di capire come rispondere alla domanda, comunque posta, sull'effetto indipendente che i contesti circostanti, insieme ai contesti sociali, hanno sulla salute individuale. Non esiste uno studio che sia stato dedicato alla analisi del legame tra vicinato e salute per tutto il territorio italiano. Il presente studio vuole quindi dimostrare l'esistenza, in Italia, della associazione tra contesti di vita quotidiana e salute individuale. Questo lavoro è una esplorazione preliminare del fenomeno poiché non sono ancora disponibili informazioni per l'Italia. L'indagine ITA.LI ha raccolto i dati di 8.778 soggetti appartenenti a 4.900 famiglie residenti in 278 comuni. La salute individuale fisica e mentale, misurata attraverso la SF-12, è l'aspetto che viene considerato in questo studio. In sostanza, vengono analizzate due variabili dipendenti: una è il Physical Component Summary Scale Score (PCS) e l'altra è il Mental Component Summary Scale Score (MCS). Per lo studio del contesto si fa riferimento sia a misure soggettive (coesione sociale e disordine di vicinato) sia a misure oggettive, sia compositive (dati censuari) che contestuali (condizioni meteorologiche). Inoltre, insieme alle caratteristiche individuali, viene considerata la deprivazione a livello familiare. L'analisi multilivello viene implementata considerando una struttura a tre livelli dove gli individui sono nidificati in famiglie, che sono nidificate in quartieri. Vengono stimati quattro modelli: primo un modello null, secondo un modello random-intercepts, terzo un modello random-slopes e infine un modello contestuale cross-level. I risultati suggeriscono l'esistenza di un effetto di vicinato in Italia, in particolare sulle condizioni di salute mentale. Le caratteristiche compositive come la disoccupazione e la proporzione di case affittate influiscono sulla salute fisica individuale, mentre la caratteristica contestuale influisce sulla salute mentale. La percezione soggettiva della coesione sociale è importante solo per la salute mentale, mentre il disturbo di vicinato è legato sia alla salute mentale che fisica. Risultati diversi si riscontrano tra regioni e macroaree.
In the last 25 years, the literature has been figuring out how to answer the question, however outlined, on the independent effect that surrounding contexts, together with social contexts, have on individual health. There is no study that has been devoted to studying the link between places and health for the whole Italian territory. The present research wants to demonstrate the existence of the association between daily-living contexts and individual health in Italy. This work is a preliminary exploration of the phenomenon since no information is available for Italy yet. ITA.LI survey collected data from 8,778 subjects belonging to 4,900 families living in 278 municipalities. Individual physical and mental health, measured through the SF-12, is the outcome considered in this study. Essentially, two dependent variables are analysed: one is the Physical Component Summary Scale Score (PCS), and the other one is the Mental Component Summary Scale Score (MCS). In studying the context, reference is made to both subjective measures (social cohesion and neighborhood disorder) and objective measures, both compositional (census data) and contextual (meteorological conditions). Moreover, together with individual characteristics, household-level deprivation is considered. Multilevel analysis is implemented considering a three-level structure in which individuals are nested in families, which are nested in neighbourhoods. Four models are estimated: first a null model, second a random-intercepts model, third a random-slopes model, and finally a cross-level contextual model. Evidence suggests the existence of neighbourhood effects in Italy, especially on mental health conditions. Compositional characteristics such as unemployment and the proportion of rented houses affect individual physical health, while contextual characteristics affect mental health. The subjective perception of social cohesion is essential only to mental health, while neighborhood disorder is related to both mental and physical health. Different results are found between regions and macro-areas.
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Iezzi, Elisa <1982&gt. "Valutazione degli incentivi nel sistema delle cure primarie: analisi multilivello attraverso modelli logistici e panel con dati di conteggio." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2604/1/iezzi_elisa_tesi.pdf.

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Iezzi, Elisa <1982&gt. "Valutazione degli incentivi nel sistema delle cure primarie: analisi multilivello attraverso modelli logistici e panel con dati di conteggio." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2604/.

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8

TACCARDI, CRISTIANA. "UN REATO SENZA "CONFINI": LA TRATTA DI ESSERI UMANI DAI MODELI TEORICI ALLA PRASSI APPLICATIVA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/122448.

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Abstract:
La ricerca ha l’obiettivo di analizzare la disciplina penale della tratta di persone come settore paradigmatico della scienza penale multi-livello, in un’ottica di miglioramento della strategia di prevenzione e repressione di tale fenomeno criminale. A tal fine vengono affrontate alcune delle più urgenti problematiche sottese all'argomento in esame, quali la difficile definizione dei rapporti tra il reato di tratta e il reato di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, nonché la caratteristica della fattispecie de qua di reato di natura transnazionale. A fronte dei numerosi strumenti di contrasto già predisposti dalla disciplina vigente e della persistente ineffettività della tutela, lo studio approfondisce il tema della natura transnazionale del reato di tratta e della necessità di un approccio che vada oltre la mera armonizzazione comunitaria delle legislazioni nazionali e la cooperazione inter-statale. Il mutamento dello “spazio giuridico” entro cui si muovono le questioni messe in gioco dalle forme di criminalità meta-nazionale, tra le quali si inserisce la tratta, mette in crisi il postulato dell’inerenza del diritto penale alle prerogative della sovranità statale. In ragione di ciò, verranno indagate le possibilità di delineare una nuova territorialità europea, come presupposto di una competenza penale diretta delle Istituzioni in materia di reati transnazionali. Si vuole, in breve, approfondire il tema del c.d. diritto penale europeo, consapevoli dei limiti di cui sono attualmente affetti i processi di produzione normativa europea. Di fronte a fenomeni di criminalità transnazionale grave, quale la tratta degli esseri umani, appare ancora più urgente la necessità di trasporre, a livello europeo, quel nucleo condiviso di scienza penale, imprescindibilmente legato alla tutela dei beni giuridici e al rispetto dei diritti umani.
The aim of this research is to analyse the criminal legislation of human trafficking as a paradigmatic area of multi-level criminal science, seeking to improve the strategy of prevention and repression of this criminal phenomenon. Some of the most relevant issues related to this topic are addressed in order to do so, such as the difficult definition of the relationship between human trafficking and smuggling of migrants, as well as the characteristic of trafficking as a transnational crime. In the light of the numerous legislative instruments already in place to combat trafficking and the persistent ineffectiveness of legal protection, the study focuses on the transnational nature of the crime of trafficking and the need for an approach that goes beyond the EU harmonisation of national laws and inter-State cooperation. The changing 'legal space' within which the issues raised by meta-national forms of crime, among which trafficking is included, challenge the postulate of the inherence of criminal law to the prerogatives of State sovereignty. Therefore, the possibilities of delineating a new European territoriality, as a prerequisite for a direct criminal competence of the Institutions in the field of transnational crimes, will be investigated. The topic of European criminal law will be explored in depth, aware of the limits that the processes of European law production currently suffer from. In the face of serious transnational crime phenomena, such as trafficking in human beings, the need to transpose, at a European level, that shared core of criminal science, unavoidably linked to the protection of legal goods and respect for human rights, appears even more urgent.
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DUGATO, MARCO. "L'INTERAZIONE TRA LE CARATTERISTICHE DEI QUARTIERI E L'AMBIENTE FISICO NELLA DETERMINAZIONE DELLA VULNERABILITÀ AL CRIMINE NEI MICROLUOGHI. PROVE EMPIRICHE DA UNA VALUTAZIONE SPAZIALE MULTILIVELLO DEL RISCHIO DI CRIMINALITÀ A MILANO, IT E IZTAPALAPA, MX." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/98602.

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Abstract:
Diverse teorie si concentrano sui legami tra criminalità e caratteristiche specifiche di luoghi e comunità. Tuttavia, solo pochi studi applicati sostengono esplicitamente che i fattori contestuali possono combinarsi nel determinare il rischio di criminalità e che le loro influenze criminogene possono operare su scala diversa. Questo studio si propone di indagare come alcune caratteristiche del paesaggio urbano (microlivello) interagiscono tra loro, nonché con le caratteristiche demografiche, economiche e sociali dell'ambiente dei quartieri circostanti (livello meso), per determinare la vulnerabilità spaziale alla criminalità e, in definitiva, la probabilità di un evento criminale. Questo studio conduce una valutazione del rischio di criminalità spaziale per rapine e crimini violenti in due grandi aree urbane: Milano, Italia e Iztapalapa, Messico. I casi di studio sono focalizzati su due paesi molto diversi, il che consente sia la valutazione dell'influenza di effetti contestuali più ampi (livello macro) sia la verifica di alcuni presupposti teorici al di fuori dell'ambiente anglosassone. L'analisi si fonda sull'approccio del Risk Terrain Modeling. Tuttavia, contrariamente alle applicazioni precedenti, l'analisi in questo studio si basa su un modello di regressione multilivello che include termini di interazione. Lo studio propone inoltre metodi innovativi attraverso i quali esporre e comunicare i propri risultati. Nel complesso, i risultati dimostrano che fattori contestuali misurati a diverse scale geografiche interagiscono in modo significativo tra loro per determinare il rischio di criminalità. Questa scoperta suggerisce di combinare input provenienti da diverse teorie al fine di comprendere le dinamiche alla base del verificarsi del crimine. Inoltre, il metodo proposto generalmente consente di prevedere meglio i crimini futuri e consente la generazione di narrazioni di rischio più precise per informare politiche e interventi.
Several theories focus on the links between crime and specific characteristics of places and communities. However, only a few applied studies explicitly purport that contextual factors may combine in determining crime risk and that their criminogenic influences may operate at different geographical scales. This study aims to investigate how certain features of the urban landscape (micro-level) interact with each other, as well as with demographic, economic and social characteristics of the surrounding neighbourhoods (meso-level), to determine spatial vulnerability to crime and, ultimately, the likelihood of a criminal event. This study conducts a spatial crime risk assessment for robberies and violent crimes in two large urban areas: Milan, Italy and Iztapalapa, Mexico. The case studies are focused on two very different countries, which allows for both the assessment of the influence of broader contextual effects (macro-level) and to test certain theoretical assumptions outside the Anglo-Saxon environment. The analysis is grounded in the Risk Terrain Modeling approach. However, in contrast to previous applications, the analysis in this study relies on a multi-level regression model including interaction terms. The study also proposes innovative methods through which to display and communicate its findings. Overall, the results demonstrate that contextual factors measured at different geographical scales interact significantly among them to determine crime risk. This finding suggests combining inputs from different theories in order to understand the dynamics behind crime occurrence. Furthermore, the proposed method generally allows us to better predict the locations of future crimes and enables the generation of more precise risk narratives to inform policies and interventions.
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DUGATO, MARCO. "L'INTERAZIONE TRA LE CARATTERISTICHE DEI QUARTIERI E L'AMBIENTE FISICO NELLA DETERMINAZIONE DELLA VULNERABILITÀ AL CRIMINE NEI MICROLUOGHI. PROVE EMPIRICHE DA UNA VALUTAZIONE SPAZIALE MULTILIVELLO DEL RISCHIO DI CRIMINALITÀ A MILANO, IT E IZTAPALAPA, MX." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/98602.

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Abstract:
Diverse teorie si concentrano sui legami tra criminalità e caratteristiche specifiche di luoghi e comunità. Tuttavia, solo pochi studi applicati sostengono esplicitamente che i fattori contestuali possono combinarsi nel determinare il rischio di criminalità e che le loro influenze criminogene possono operare su scala diversa. Questo studio si propone di indagare come alcune caratteristiche del paesaggio urbano (microlivello) interagiscono tra loro, nonché con le caratteristiche demografiche, economiche e sociali dell'ambiente dei quartieri circostanti (livello meso), per determinare la vulnerabilità spaziale alla criminalità e, in definitiva, la probabilità di un evento criminale. Questo studio conduce una valutazione del rischio di criminalità spaziale per rapine e crimini violenti in due grandi aree urbane: Milano, Italia e Iztapalapa, Messico. I casi di studio sono focalizzati su due paesi molto diversi, il che consente sia la valutazione dell'influenza di effetti contestuali più ampi (livello macro) sia la verifica di alcuni presupposti teorici al di fuori dell'ambiente anglosassone. L'analisi si fonda sull'approccio del Risk Terrain Modeling. Tuttavia, contrariamente alle applicazioni precedenti, l'analisi in questo studio si basa su un modello di regressione multilivello che include termini di interazione. Lo studio propone inoltre metodi innovativi attraverso i quali esporre e comunicare i propri risultati. Nel complesso, i risultati dimostrano che fattori contestuali misurati a diverse scale geografiche interagiscono in modo significativo tra loro per determinare il rischio di criminalità. Questa scoperta suggerisce di combinare input provenienti da diverse teorie al fine di comprendere le dinamiche alla base del verificarsi del crimine. Inoltre, il metodo proposto generalmente consente di prevedere meglio i crimini futuri e consente la generazione di narrazioni di rischio più precise per informare politiche e interventi.
Several theories focus on the links between crime and specific characteristics of places and communities. However, only a few applied studies explicitly purport that contextual factors may combine in determining crime risk and that their criminogenic influences may operate at different geographical scales. This study aims to investigate how certain features of the urban landscape (micro-level) interact with each other, as well as with demographic, economic and social characteristics of the surrounding neighbourhoods (meso-level), to determine spatial vulnerability to crime and, ultimately, the likelihood of a criminal event. This study conducts a spatial crime risk assessment for robberies and violent crimes in two large urban areas: Milan, Italy and Iztapalapa, Mexico. The case studies are focused on two very different countries, which allows for both the assessment of the influence of broader contextual effects (macro-level) and to test certain theoretical assumptions outside the Anglo-Saxon environment. The analysis is grounded in the Risk Terrain Modeling approach. However, in contrast to previous applications, the analysis in this study relies on a multi-level regression model including interaction terms. The study also proposes innovative methods through which to display and communicate its findings. Overall, the results demonstrate that contextual factors measured at different geographical scales interact significantly among them to determine crime risk. This finding suggests combining inputs from different theories in order to understand the dynamics behind crime occurrence. Furthermore, the proposed method generally allows us to better predict the locations of future crimes and enables the generation of more precise risk narratives to inform policies and interventions.
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