Dissertations / Theses on the topic 'MIX CLAY'
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Dias, Débora Regina. "Resistência à compressão não confinada de misturas de solo-cimento visando à aplicação do sistema de estabilização Dry-Mix." [s.n.], 2011. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/258580.
Full textDissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Engenharia Civil, Arquitetura e Urbanismo
Made available in DSpace on 2018-08-19T22:52:46Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Dias_DeboraRegina_M.pdf: 5560763 bytes, checksum: 51614110f36c40f8f18bd356accee7ea (MD5) Previous issue date: 2011
Resumo: Este trabalho vem contribuir com a técnica de tratamento de solos moles por meio do sistema de estabilização Dry-Mix, analisando parâmetros de resistência à compressão não confinada de corpos-de-prova, devidamente preparados com misturas plásticas de solo mole, aglomerante (cimento Portland) e água, em laboratório. O solo utilizado era oriundo da região da Baixada Santista, localizada no Estado de São Paulo. Duas diferentes dosagens de cimento, 100 e 200 kg de cimento por m³ de solo, além de dois diferentes tipos de cimento CP III e CP V, foram utilizadas neste estudo. Os corpos-deprova foram ensaiados à compressão não confinada nas idades de cura de 7, 28, 90 e 180 dias, e submetidos aos ensaios de ultrassom, durante 28 dias. As dosagens inferiores a 100 kg de cimento por m³ de solo apresentaram resultados de resistência à compressão não confinada inferiores a 200 kN/m², não sendo recomendadas para o tratamento Dry-Mix. Os módulos de elasticidade apresentaram valores crescentes até a idade de 28 dias, indicando perda da rigidez após essa idade de cura. Nos ensaios de ultrassom, foram observados resultados significativos somente para os corpos-de-prova com a dosagem de 200 kg de cimento por m³ de solo. Os resultados de resistência à compressão simples foram submetidos a uma análise estatística, na qual as médias dos resultados foram comparadas com o tipo de cimento, a dosagem, a quantidade de turfa e a idade dos corpos-de-prova, utilizando o teste de Tukey, ao nível de 95% de probabilidade estatística. No geral, os melhores resultados ficaram por conta do cimento CP V - ARI, e com a dosagem de 200 kg de cimento por metro cúbico de solo
Abstract: This work focuses on contributing with the soft soil treatment through the use of Dry-Mix stabilization system, analyzing the parameters of unconfined compressive strength tests performed in specimens properly prepared with plastic mixtures of soft soil, binder (Portland cement) and water, in laboratory. The soil used was from Santos city, located in the state of São Paulo. Two different amounts of cement, 100 and 200 kg per cubic meter of soil, as well as two different kinds of cement: CP III and CP V cement were used in this study. The tests were conducted under unconfined compressive strength at ages 7, 28, 90 and 180 days and underwent ultrasound tests for 28 days. The amounts below 100 kg of cement per m³ presented unconfined compressive strength results under 200 kN/m², which are not recommended for Dry-Mix treatment. The modules of elasticity presented increasing numbers up to the age of 28 days, indicating rigidity loss after this age. In the ultrasound tests, significant results were observed only in the test with the amount of 200 kg of cement per soil m³. The simple unconfined compressive strength results underwent a statistic analysis, in which the result averages were compared according to the type of cement and amount, as well as the amount of peat and the tests ages, by using the Tukey's range test at 95% of statistical probability. In general, the best results were presented by the CP V - ARI cement, with the amount of 200 kg cement per m³ of soil
Mestrado
Geotecnia
Mestre em Engenharia Civil
Coletti, Chiara. "BRICKTECH: Assessment for the use of waste in the brick production. Petrophysical characterization of new mix designs and optimization of the firing conditions." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3427108.
Full textBRICKTECH: Valutazione dell’utilizzo dei materiali di scarto nella produzione di laterizi. Caratterizzazione petrofisica di nuovi mix design e ottimizzazione delle condizioni di cottura. RIASSUNTO Il laterizio é un materiale della tradizione costruttiva dalle antiche origini, ma che può rispondere alle importanti sfide verso cui la ricerca in ambito industriale è attualmente rivolta, ossia il risparmio energetico, l’abbassamento di costi nella produzione e il miglioramento delle qualità del prodotto finito. Inoltre, la crescente domanda di una produzione sostenibile ha indirizzato la ricerca verso nuovi materiali che tengano conto della salvaguardia dell’ambiente e del benessere della società. Una delle strade percorribili per il raggiungimenti di tali traguardi e che congiunge questi diversi aspetti è l’ottimizzazione di nuovi mix design, utilizzando materiali di scarto, risultato di attività industriali, urbane e di escavazione. In questo modo il consolidamento di produzioni di tipo sostenibile ha un duplice valore in quanto non solo determina la diminuzione dell’utilizzo di nuove geo-risorse, ma si risolve anche il problema dell’accumulo e della gestione dei rifiuti, rivalutandoli come fonte secondaria di interesse per la realizzazione di nuovi materiali nel rispetto della tutela dell’ambiente. Nonostante negli ultimi decenni siano stati numerosi gli studi effettuati per la realizzazione di mattoni con materiali di riuso come risorse alternative e questi abbiano dimostrato una vasta applicabilità nel settore del laterizio, l’implementazione in ambito industriale è ancora oggi molto limitata, a causa della mancanza della compartecipazione tra ricerca accademica e le reali necessità industriali, della scarsità di standard specifici di valutazione dei processi di lavorazione e dei prodotti finiti e della limitata educazione pubblica rispetto alle possibili frontiere sostenibili. Un altro aspetto importante che deve essere considerato nella produzione di nuovi materiali è quello del mantenimento delle caratteristiche estetiche del materiale tradizionale. Il mattone, infatti, essendo un materiale da costruzione, deve rispondere a parametri di “compatibilità culturale”, intesa come riconoscimento della identità territoriale di una comunità. Questo aspetto ovviamente ha un valore ancor maggiore nel caso di materiali impiegati con funzione di integrazione o sostituzione per il ripristino e/o restauro di edifici storici danneggiati. Questo lavoro è, pertanto, rivolto a colmare la lacuna di uno scarso dialogo tra ricerca accademica e sviluppo industriale, attraverso la stretta collaborazione tra università e industria e il raggiungimento di obiettivi condivisi. Questo è stato possibile grazie all’affiancamento di una ditta leader nel settore della produzione di laterizi tradizionali, la SanMarco-Terreal srl (Noale, Italia), che ha apportato il suo contributo mettendo a servizio strumentazioni, materie prime e la gran esperienza maturata in quest’ambito lavorativo. I prodotti sono stati sviluppati in linea con gli obiettivi di Horizon 2020 (https://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/), soprattutto in termini di sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, di miglioramento dei processi di trasformazione delle materie prime, di riciclaggio e della ottimizzazione delle condizioni di cottura, al fine di soddisfare i punti relativi all’eccellenza scientifica, alle sfide per la società e alla leadership industriale. Pertanto, lo studio è stato rivolto a: 1) mettere in relazione le caratteristiche mineralogiche e chimiche con le proprietà meccaniche e la durabilità in diverse condizioni di stress di materiali già in commercio, ottenuti da differenti argille e cotti a diverse temperature (600, 950, 980, 1050°C); 2) analizzare il sistema poroso di materiali industriali al fine di ottenerne una conoscenza affidabile e completa come punto di partenza per definire un protocollo per la quantificazione e la parametrizzazione delle caratteristiche morfologiche dei pori attraverso l'uso combinato di metodi tradizionali e tecniche di elaborazione di immagine a seconda del tipo di materia prima utilizzata e le temperature di cottura raggiunte (600, 950, 1050°C); 3) sperimentare nuovi mix design ottenuti dall'aggiunta di rifiuti provenienti da attività di estrazione di materiale lapideo e industriali per la produzione di nuovi mattoni basata sui concetti di riciclo e di uso sostenibile delle risorse. Il tipo di materiali di ri-uso adottati nello specifico sono stati: i) lo scarto di escavazione di trachite della cava di Rovolon, Colli Euganei, Vicenza (Italia); ii) un fango refluo derivante dall’industria ceramica. Lo studio dei mattoni commerciali ha confermato come le proprietà chimico-mineralogiche, fisico-petrografiche, di porosità e di durabilità dei prodotti finiti siano strettamente dipendenti dalla composizione delle materie prime e dalle temperature di cottura raggiunte durante il processo di produzione. I risultati conseguiti dalle analisi dei mix design sperimentali hanno dimostrato la possibilità di ottenere nuovi laterizi utilizzando materiale di scarto e di implementare strategie industriali con soluzioni sostenibili e compatibili. Più in dettaglio, i mattoni commerciali (1) cotti a temperature superiori a 1050°C hanno mostrato una maggiore evoluzione mineralogica, con la crescita di nuove fasi, e fusione della matrice, con un conseguente miglioramento delle proprietà meccaniche. Al contrario il mattone cotto a 600°C si è distinto per un buon comportamento idrico, rilevandosi però il più debole durante i cicli di invecchiamento accelerato, a causa della bassa compattezza, a questa dovuta all’assenza di vetrificazione nella matrice e alla bassa evoluzione di nuove fasi a tale temperatura. Inoltre, è stato osservato come l’hausmannite (Mn3O4) utilizzata come colorante, comporti cambiamenti non solo sull’aspetto estetico del prodotto finito (determinando un colore grigio scuro), ma agisca anche nelle sue proprietà meccaniche e nel sistema poroso promuovendo il processo di fusione. Lo studio dettagliato della porosità (2) conseguito attraverso l’uso di differenti metodologie di studio ha permesso da un lato di comprendere in maniera più approfondita i limiti di ogni tecnica, dall’altro di conoscere il sistema poroso di ogni campione nella sua complessità. I mattoni prodotti con argilla carbonatica han mostrato una maggiore porosità e interconnessione dei pori, che derivano dalla decomposizione del carbonato durante il processo di cottura. Nei mattoni cotti a temperature più alte (1050°C) è stato riscontrato lo sviluppo della morfologia dei pori, che diventano più grandi e rotondi. Al contrario nel mattone ottenuto con l’uso di una argilla meno carbonatica e cotto a 600°C, la porosità è molto diversa, i pori sono meno omogenei e più piccoli. Nella valutazione dell’influenza dell’utilizzo di materiale di scarto (3) per la produzione di nuovi laterizi, in entrambi i casi di studio i) l’aggiunta di trachite di escavazione (5, 10, 15% in peso) e ii) l’aggiunta del fango ceramico (10% in peso) come inerte, i risultati sono stati soddisfacenti al fine di identificare possibili “alternative sostenibili” ai mattoni attualmente in commercio. i) Si è visto come la presenza di feldspati alcalini nella trachite agiscono come agenti fondenti e diminuiscono il punto di fusione. Questo effetto è stato osservato sotto differenti punti di vista, dall’aumento della connessione tra i minerali, dalla crescente compattezza, dalla maggiore evoluzione della tessitura e del sistema dei pori, tutte caratteristiche che si sviluppano, non sono in corrispondenza dell’aumento della temperatura, ma anche dell’aumento del contenuto di trachite. Inoltre, lo studio delle proprietà termiche, condotto attraverso l’analisi di immagini infrarosse, ha evidenziato come il crescente contenuto di trachite riduca la capacità di trasmissione di calore. Solo nel caso del mattone con 15% di trachite e cotto alla temperatura di 1050°C è stata osservata una trasmissione di calore più rapida, per l’alto livello di sinterizzazione raggiunto. In generale la buona risposta alle condizioni di stress (gelo-disgelo e cristallizzazione di sali) e l’assenza di una forte differenza tra i campioni hanno dimostrato che la trachite può essere considerata un inerte alternativo a quello normalmente utilizzato che inoltre può recare vantaggi nella produzione, con risparmio di energia e di costi, dal momento che agisce come agente fondente. Il suo impiego permette, infatti, di ottenere mattoni cotti a 900°C (temperatura inferiore a quella attualmente utilizzata dalla ditta) e che contengano più del 10% di inerte, limitando lo sfruttamento e l’uso di nuove geo-risorse. ii) Anche la miscela con l’aggiunta del fango di scarto dell’industria ceramica ha ottenuto risultati soddisfacenti. Le prove di colorimetria han dimostrato che il prodotto finito mantiene un aspetto molto simile ad un mattone di colore giallo già in commercio (ottenuto con la stessa argilla, ma con l’inerte standard) suggerendone la possibile sostituzione dal punto di vista estetico. Le prove di compressione uniassiale e l’analisi ad ultrasuoni hanno, inoltre, rilevato anche un comportamento meccanico molto simile a quello del mattone commerciale giallo, indice della sua compatibilità anche nella riposta al carico. Solo dal punto di vista della durabilità il mattone ottenuto con l’aggiunta del fango ha mostrato una risposta più debole. Mentre durante la cristallizzazione dei sali il suo aspetto originario è rimasto quasi intatti, a condizioni forzate di gelo e disgelo si è riscontrato il progressivo deterioramento dei campioni fino alla loro totale disgregazione alla fine della prova. Alla luce di quanto evidenziato questo nuovo mix design può essere a tutti gli effetti considerato un’alternativa sostenibile del mattone commerciale, in particolare per il mantenimento delle proprietà fisico-meccaniche e delle qualità estetiche, ma non può essere messo in opera in edifici situati in situazioni ambientali dove sono possibili cicli di gelo e disgelo. Questa tesi di Dottorato rappresenta un punto di partenza fondamentale per affrontare la riqualificazione di mattoni tradizionali in chiave sostenibile e permettere la valutazione in termini di qualità e durabilità dei mix sperimentali ottenuti con materiali di riciclo, nel caso specifico consistenti in trachite di cava e in un fango ceramico. Entrambi i casi di studio hanno dimostrato di rappresentare una valida alternativa al fine di ottenere nuovi mattoni di interesse per il miglioramento del settore industriale del laterizio, in termini di risparmio di sfruttamento di geo-risorse, energia e costi. Comprendere le relazioni intrinseche tra composizione mineralogica, caratteristiche tessiturali, la microstruttura e le proprietà fisiche del laterizio è la base di una consapevole conoscenza del materiale per lo sviluppo di nuovi mix design.
Verron, Heloïse. "Étude expérimentale des interactions matériau cimento-bentonitique / argilite / fer et acier (MREA/COx/Fe ou acier) à 90°C en conditions de stockage géologique profond des déchets radioactifs (CIGEO)." Electronic Thesis or Diss., Université de Lorraine, 2020. http://www.theses.fr/2020LORR0205.
Full textIn the current concept of radioactive waste deep geological disposal planned by Andra (CIGEO project), waste containers are stored into disposal cells drilled into the Callovo-Oxfordian claystone (COx) and encircled by a carbon steel liner. COx and in particular its pyrites, can be oxidized during the drilling of cells. Thanks to an original experimental set-up, involving several pyrite/mineral mixtures and a reactor coupled to a micro gas chromatograph, it is demonstrated, based on the measured O2 consumption that at 100°C in presence of calcite, less than 50% of the pyrite is oxidized. This oxidation induces a transient acidic plume and consequently the corrosion of the steel liner. Andra has developed and patented a low-pH (9
Shackford, Julia Keegan. "Continuous Late Pleistocene Paleoclimate Record from the Southwest African Margin: A Multi-Proxy Approach." unrestricted, 2005. http://etd.gsu.edu/theses/available/etd-04212005-174202/.
Full textTitle from title screen. Beth A. Christensen, committee chair; W. Crawford Elliott, Eirik J. Krogstad, Deborah Freile, committee members. Description based on contents viewed Dec. 22, 2006. Includes bibliographical references (p. 107-112).
Solberg, Inger-Lise. "Geological, geomorphological and geophysical investigations of areas prone to clay slides: Examples from Buvika, Mid Norw." Doctoral thesis, Norwegian University of Science and Technology, Faculty of Engineering Science and Technology, 2007. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:no:ntnu:diva-1626.
Full textLarge areas prone to clay slides are present in Canada, Sweden and Norway. Traditionally, mainly geotechnical approaches have been used to solve clay-slide issues. However, there is great potential to utilise interdisciplinary studies in order to prevent or reduce possible slide damage. The present study combines geology, morphology and geophysical investigations, with geotechnical data. The purpose is to better understand landscape development, formation of quick clay and sliding in clay.
Thick, marine clay deposits in valleys along the Norwegian coast are occasionally subjected to large landslides involving quick clay. The development of quick clay is closely related to the deglaciation history of the coastal parts of Norway. During and after the last ice age, up to several hundred metres of glaciomarine and marine deposits accumulated in Norwegian fjords. These sediments were subsequently exposed on land due to glacioisostatic rebound. Leaching of salt from the marine clay by groundwater resulted in the development of quick-clay layers or pockets, which completely liquefy when remoulded.
The study area of this thesis is the small valley Buvika, located in the Trondheimsfjorden area, Mid Norway. Buvika is characterised by its undulating terrain with numerous slide scars and ravines. There are thick occurrences of quick clay in the subsurface.
The existing geotechnical and geophysical data, combined with sedimentology, structural geology, morphology, geophysical results, and 14C-datings, have given input to the understanding of the landscape development of the study area. From this, a deglaciation history has been deduced, indicating at least one, and possibly two, minor glacier re-advances in Late Allerød/Early Younger Dryas time. This implies that there have been more and larger ice-front oscillations in the study area than earlier documented.
The lowered relative sea level led to incision by rivers accompanied by numerous slides involving quick clay. The erosion pattern of a valley filled with glaciomarine and marine deposits can be quite complex, but careful analyses have helped outlining the interplay between river and ravine incision, groundwater erosion and sliding. The study of sediments and structures in large excavated sections have resulted in the detection of slide material from old flake-type slides, where only a thin layer of quick clay acted as a slide plane. Younger slide scars cutting into theses older slide deposits show further quick-clay development. Mapping of the morphology in Buvika has identified numerous slide scars and ravines. A relative chronology of slide events has been established based upon the slide scars’ position in the terrain and/or results from 14C-datings of terrestrial organic material. Most of the historical slide scars are located in the northern part of the valley.
Detailed mapping of the quick-clay extent is of great interest for planning and protection purposes, as the position of quick clay within slopes has a major impact on the landslide risk. In this study, the resistivity method is found to be potentially well suited for outlining quick-clay occurrences since quick clay has a slightly higher electrical resistivity (10-80 Ωm) than intact unleached clay (1-10 Ωm). This is due to a higher salt content in the latter. These relationships are supported by pore water salt content measurements. The resistivity profiles that were acquired show good correlation with other geophysical data and geotechnical drillings. However, the resistivity method must be combined with other investigations, since both leached, non-quick clay and silty, non-sensitive material may give resistivity values of the same range as quick clay.
The stratigraphy of an area strongly influences the landscape development. It determines the morphology, such as ravine development, and size, shape and distribution of slides. To the east of Buvika, thick and frequent layers of sand and gravel in the dominant clay deposits drain the slopes, leading to development of deeply incising ravines. To the south and north, thinner layers of coarse material in the clay lead to pore-pressure build-ups and quick-clay development, resulting in numerous slide scars.
Junttila, J. (Juho). "Clay minerals in response to Mid-Pliocene glacial history and climate in the polar regions (ODP, Site 1165, Prydz Bay, Antarctica and Site 911, Yermak Plateau, Arctic Ocean)." Doctoral thesis, University of Oulu, 2007. http://urn.fi/urn:isbn:9789514283680.
Full textZhao, Dan. "Study on the creep behavior of clay under complex triaxial loading in relation to the microstructure." Thesis, Université de Lorraine, 2017. http://www.theses.fr/2017LORR0372/document.
Full textThe objective of this research is to analyze the creep behavior of a typical clay along triaxial tests, moreover, to analyze the microstructural mechanisms of creep. Analysis on the macroscopic results ascertained that both dilatancy and contractancy phenomena could occur during creep. The magnitude of the dilatancy/contractancy during creep was guided by the test conditions: stress level and the over consolidation ratio, which specifically governed the direction of the volumetric strain variations. The results of SEM indicated that the microstructural evolution of the clay after the mechanical loading depend on the stress history. Afterwards, the structural evolution in creep phase depends on the structural pattern developed in monotonic loading
Beißel, Jochem [Verfasser]. "Elektroschlackeschweißen mit Bandelektrode zur Herstellung längsnahtgeschweißter CLAD-Stahlgroßrohre aus walzplattierten Blechen / Jochem Beißel." Aachen : Shaker, 2008. http://d-nb.info/1164341855/34.
Full textBlessitt, James Brewer. "Productivity of raised seedbeds for soybean [Glycine max. (L.) Merr.] production on clayey soils of the Mississippi Delta." Master's thesis, Mississippi State : Mississippi State University, 2008. http://library.msstate.edu/etd/show.asp?etd=etd-04012008-071230.
Full textRocha, Luzimary de Jesus Ferreira Godinho. "Quantifica??o de alguns compostos bioativos das pitayas de polpas branca e vermelha (Cereus undatus, sinon?mia: Hylocereus guatemalensis, H. undatus)." Universidade Federal Rural do Rio de Janeiro, 2012. https://tede.ufrrj.br/jspui/handle/jspui/1865.
Full textMade available in DSpace on 2017-07-11T13:40:59Z (GMT). No. of bitstreams: 1 2012 - Luzimary de Jesus Ferreira Godinho Rocha.pdf: 1344154 bytes, checksum: 0659f7d53a1501d32b67bcaa4079a4da (MD5) Previous issue date: 2012-07-26
Coordena??o de Aperfei?oamento de Pessoal de N?vel Superior - CAPES
The pitaya or Cereus undatus pitaya or, synonymy: Hylocereus guatemalensis, H.undatus is exotic fruit consumption and slightly increasing in our country. The functional assignments given to this fruit, common sense encourages the study of their physical, chemical and microbiological. It should be noted that the fruits are primary sources of several vitamins and other bioactive compounds, for example, phenolic fibers, and sugars. The intake of these compounds increases the immunity of individuals, leading to improved levels of health, physical and mental performance. The reference values for these nutrients pitaya, also, are unknown to the general public, as this is a fruit intake of a wealthy class, for its price is too high for our Brazilian standards. In food matrices are very complex, given its inherent characteristics. Thus, there are several techniques used for quantitative analysis of bioactive compounds, among them, have a High Performance Liquid Chromatography (HPLC) and UV-visible spectrophotometry. The objective of this study is to quantify the presence of vitamin C, anthocyanins and sugars in pitayas white and red pulp by HPLC, as well as to determine, although the content of antioxidant activity by the method of capturing the radical 2,2 '- azinobis ( 3-etilbenzenotiazolina-6-sulfonic acid - ABTS), soluble solids (? Brix) is determined in a digital refractometer, as well as acidity and pH. The soluble solids found can confirm that the samples of red pitaya have higher sugar content than the white pulp. The pH and total acidity (g citric acid/100g fruit), should also be monitored and analyzed, possibly under conditions of controlled cultivation of this food because it is an exotic fruit and consumption in our country recently. As for the results of anthocyanins, because it is a dye that rapidly degrades, its presence became insignificant, being found only in the halo of red pulp pitaya, requiring further analysis and monitoring standards in a more specific. There was a low antioxidant activity in the samples, as well as its content of vitamin C, these values should be found, first, the storage time, which decreases the levels of these analytes.
A pitaya ou Cereus undatus, sinon?mia: Hylocereus guatemalensis, H.undatus ? uma fruta ex?tica e de consumo ligeiramente crescente no nosso pa?s. As atribui??es funcionais dadas a essa fruta, pelo senso comum, incita ao estudo das suas caracter?sticas f?sicas, qu?micas e microbiol?gicas. Deve-se ressaltar que as frutas s?o fontes prim?rias de v?rias vitaminas e outros compostos bioativos, como por exemplo, os compostos fen?licos, fibras e a??cares. A ingest?o desses compostos aumenta a imunidade dos indiv?duos, induzindo a melhoria dos n?veis de sa?de, rendimento f?sico e mental. Os valores de refer?ncia desses nutrientes para a pitaya, ainda, s?o desconhecidos do grande p?blico, por ser esta uma fruta de consumo de uma classe abastada, por seu pre?o ser demasiadamente alto para os nossos padr?es brasileiros. As matrizes em alimentos s?o muito complexas, dadas as suas caracter?sticas intr?nsecas. Diante disso, v?rias s?o as t?cnicas utilizadas para determina??es anal?ticas de compostos bioativos, dentre elas, t?m-se a Cromatografia L?quida de Alta Efici?ncia (CLAE) e espectrofotometria U.V vis?vel. O objetivo deste trabalho ? quantificar a presen?a de vitamina C, antocianinas e a??cares nas pitayas de polpas branca e vermelha por CLAE, bem como, determinar, ainda, o teor de atividade antioxidante pelo m?todo de captura do radical 2,2?- azinobis (3-etilbenzenotiazolina-6-?cido sulf?nico ? ABTS), teores de s?lidos sol?veis (?Brix) determinado em um refrat?metro digital, al?m da acidez e pH. O teor de s?lidos sol?veis encontrados pode confirmar que as amostras de pitaya vermelha t?m maiores teores de a??cares que a de polpa branca. Quanto ao valor de pH e acidez total titul?vel (g de ?cido c?trico/100g de fruta), precisam, ainda, ser monitorados e analisados, possivelmente, sob condi??es de cultivo controlado desse alimento por se tratar de uma fruta ex?tica e de recente consumo no nosso pa?s. Quanto aos resultados das antocianinas, por se tratar de um corante que degrada rapidamente, a sua presen?a mostrou-se irris?ria, sendo encontrada somente no halo da pitaya de polpa vermelha, necessitando de mais an?lises e padroniza??es em condi??es mais espec?ficas de monitoramento. Houve baixa atividade antioxidante nas amostras analisadas, bem como o seu teor de vitamina C, esses valores encontrados devem-se, primeiramente, ao tempo de armazenamento, que diminui os teores desses analitos.
Cruz, Ritiel Corrêa da. "COMPOSTOS FENÓLICOS E ATIVIDADE ANTIMICOBACTERIANA DAS FOLHAS DE Ficus benjamina L. e Ficus luschnathiana (MIQ.) MIQ." Universidade Federal de Santa Maria, 2011. http://repositorio.ufsm.br/handle/1/5924.
Full textA seguinte dissertação apresenta uma avaliação da atividade antimicobacteriana (frente à Mycobacterium smegmatis) de extratos, frações e substâncias fenólicas presentes nas folhas de Ficus benjamina L. e Ficus luschnathiana (Miq.) Miq., juntamente com uma estimativa do teor de polifenóis totais e a quantificação de alguns destes compostos por Cromatografia Líquida de Alta Eficiência (CLAE). O doseamento de polifenóis (método de Folin-Ciocalteu) revelou que os extratos brutos e as frações mais polares destes extratos (acetato de etila e n-butanol) são bastante providos de substâncias fenólicas, ainda que este teor não esteja diretamente relacionado à atividade antimicobacteriana. A avaliação desta atividade biológica foi realizada por método de microdiluição em caldo, que fornece a concentração inibitória mínima (CIM) dos extratos, frações e substâncias testadas. Uma boa atividade inibitória foi constatada para a fração butanólica de F. luschnathiana (MIC = 156,25 μg/mL) e para a fração acetato de etila de F. benjamina (MIC = 312,50 μg/mL). Entretanto, não foi possível correlacionar estes bons resultados a compostos em específico, visto que por dificuldades técnicas não foi realizado o isolamento de substâncias destas frações; e dos polifenóis pesquisados, somente a quercetina foi encontrada na fração butanólica. Esta por sua vez apresentou fraca atividade inibitória sobre M. smegmatis (MIC = 625,00 μg/mL), inferior a própria fração. Outros padrões investigados e que foram encontrados nos extratos e frações (ácidos cafeico e clorogênico, rutina e canferol), também apresentaram fraca atividade antimicobacteriana. Desta forma, a boa atividade inibitória das frações citadas acima possivelmente não se deve a estes polifenóis, ainda que possa estar relacionada a substâncias de natureza semelhante. Diversos polifenóis, como os flavonóides, têm sido reportados como inibidores do crescimento de micobactérias, de forma que também se pode concluir que as características estruturais da quercetina, rutina e canferol não favoreçam esta atividade biológica aqui apresentada.
Clas, Sabine [Verfasser], Stefan [Gutachter] Ehrlich, and Julia [Gutachter] Martini. "Können Haarproben zur Untersuchung des Stresshormons Cortisol bei Patientinnen mit Anorexie nervosa genutzt werden? / Sabine Clas ; Gutachter: Stefan Ehrlich, Julia Martini." Dresden : Technische Universität Dresden, 2021. http://d-nb.info/1232410594/34.
Full textHernandes, Leandro Santoro. "Farmacologia e fitoquímica dos extratos de Pothomorphe umbellata (L.) Miq., direcionadas à atividade antiúlcera." Universidade de São Paulo, 2010. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/9/9138/tde-19012011-112744/.
Full textThis work is based on a research of Pothomorphe umbellata (L.) Miq. (Piperaceae) extracts, popularly known as pariparoba. Through the past years, many activities have been attributed to this species, including strong antioxidant activity, anti-inflammatory effect and in vitro growth inhibition of Helicobacter pylori. On that account, the investigation of the antiulcer activity and the research for related chemical compounds was proposed, trying to establish a relationship between these compounds and the activity. To accomplish the proposal, some distinct ulcer models (in rats) were used. The crude extracts from leaves and roots had no significant effect over mucosal damage when tested in acidified ethanol model. By contrast, some fractions from the roots extract showed similar performance when compared to lansoprazole. Also, the crude extract from roots (CE) was not different from water when tested in pylorus ligation and indomethacin induction models. When tested in acetic acid model, the CE significantly reduced the lesion area, the presence of necrosis and inflammatory infiltrate. With these results, a correlation between the antioxidant (previously reported) and antiulcer activities is suggested. The chemical analysis was performed through high-performance liquid chromatography (HPLC) and three molecules were identified in the fraction which showed the stronger antiulcer activity. Two of them (piperumbellactam A and B) had been described in branches of this species. The third (caldensin) had been isolated from Piper caldense, and no record was found about its occurence in P. umbellata. In order to increase CE water solubility, a nanoparticles suspension was prepared. This formulation was able to associate the hydrophobic components to its polymeric matrix. At the same time, it exhibited adequate particle size and polydispersity index, indicating a viability of the formulation.
Bories, Cécile. "Etude des caractéristiques d'un porogène d'origine biosourcée et mécanismes mis en oeuvre pour l'obtention d'une brique de construction micro-poreuse à haute performance thermique et mécanique." Thesis, Toulouse, INPT, 2015. http://www.theses.fr/2015INPT0015/document.
Full textThe objective of this work is to develop new clay bricks with biobased pore-forming agents in order to obtain materials with high thermal performance. The raw materials, clay and biomass, were first characterized individually. The use of agricultural by-products (wheat straw, sunflower seed cake and olive stone flour) as pore-forming agents for the production of porous clay bricks was then studied. The benefits of the addition of biobased components that increase the porosity and the thermal resistance was demonstrated even if it results in a decrease of mechanical properties. However, problems of plasticity causing trouble during the extrusion of samples were identified. After optimizing the sand rate, the impact of the particle size of the biomass and the rate of incorporation were assessed. A maximum porosity of 34.4%, made up of macropores was obtained under optimal experimental conditions, leading to a thermal conductivity of 0.45 W/m.K, representing a decrease of 15 % compared to the reference brick without additive. In order to improve the properties of the resulting material, it was considered to create microporosity, thanks to the chemical modification of the vegetable materials that will be degraded during the firing process. For this, the agricultural by-products were modified either by direct impregnation of carbonates or by grafting of new chemical moieties (carbonate or ester). These modified matters were then incorporated into the clay formulation and the properties of the obtained bricks were measured (physical, mechanical and thermal ones). Finally, the potential environmental impact of the modified samples containing additives was studied through a Life Cycle Assessment. Different scenarios, simple (with one pore-forming agent) or combined (with a crude vegetable agent and a synthesized one) were compared with the ReCiPe method. The steps from the process with the most significant impacts were highlighted. It was also shown that the choice of the functional unit could radically alter the conclusions of the study
Kaufmann, Tina K. [Verfasser], and T. [Gutachter] Meigen. "Validierung der CLAD-Technik beim Muster-ERG: Entfaltung transienter Muster-ERG-Antworten nach schneller Reizung mit nicht-isochronen Stimuli / Tina K. Kaufmann. Gutachter: T. Meigen." Würzburg : Universität Würzburg, 2013. http://d-nb.info/1102825727/34.
Full textChaves, Leonardo Flamarion Marques. "Estudo da adi??o do res?duo proveniente da extra??o de min?rio de ferro em argilas do Rio Grande do Norte." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2009. http://repositorio.ufrn.br:8080/jspui/handle/123456789/12749.
Full textThe mining industry is responsible for the generation of waste from their natural process of extraction. The mining impacts in urban areas are of special importance due to the high urban occupation, which are exacerbated due to the proximity of the mined areas and populated areas. Some solutions to wastedisposal have the potential to significantly reduce the environmental risks and liabilities, but represent higher costs in the stages of deployment and operation. The addition of mining waste as raw material in the development of commercial products reduces the environmental impacts, transforming the waste into a positive element in the generation of employment and income. This thesis studies the incorporation of waste iron ore in two clays, one from the ceramic industry of the City of Natal and the other from the ceramic industry of the Serid? Region, both in the State of Rio Grande do Norte, Brazil. Percentages of iron ore waste of 5%, 10% , 15%, 20%, 25% and 30% were used in the tested ceramic matrix. The two clays and the iron ore waste used as part of this investigation were characterized by X-ray diffraction tests, X-ray fluorescence tests, differential thermal analysis, thermogravimetric analysis and dilatometric analysis. The samples were sintered under temperatures of 850 ?C, 950 ?C and 1050?C at a heating rate of 5 ?C/min with isotherms of two hours. The following tests were performed with the samples: linear shrinkage, water absorption, apparent porosity, apparent density, mass loss in fire and bending resistance in order to obtain their physical and mechanical properties. An amount of 5% of waste iron ore in the matrix clay at a temperature of 850 0C resulted in na increase of about 65% in the tensile strength of the clay samples from the Natal ceramic industry. A linear shrinkage of only 0.12% was observed for the samples, which indicates that the physical properties of the final product were not influenced by the addition of the waste
A ind?stria extrativa mineral ? respons?vel pela gera??o de res?duos provenientes do seu processo natural de extra??o. Os impactos da minera??o em ?rea urbana revestem-se de especial import?ncia devido ao alto grau de ocupa??o urbana, que s?o agravados face ? proximidade entre as ?reas mineradas e as ?reas habitadas. Algumas solu??es de disposi??o de res?duos t?m potencial de reduzir significativamente os riscos e o passivo ambiental, por?m representam custos elevados nas etapas de implanta??o e de opera??o. A adi??o de res?duos de min?rio de ferro como mat?ria-prima na elabora??o de produtos que s?o utilizados comercialmente tem como objetivo diminuir os impactos ambientais, transformando esses res?duos em elementos positivos na gera??o de trabalho e renda. O presente trabalho estuda a incorpora??o de res?duo de min?rio de ferro em duas argilas, uma do p?lo cer?mico da Grande Natal e outra do p?lo cer?mico da Regi?o do Serid?, ambas do Estado do Rio Grande do Norte, em percentuais de 5%, 10%, 15%, 20%, 25% e 30%, com o intuito de verificar a potencialidade da incorpora??o do res?duo em matriz cer?mica. As mat?rias-primas foram caracterizadas atrav?s dos ensaios de difra??o de raios X, fluoresc?ncia de raios X, an?lise t?rmica diferencial, an?lise termogravim?trica e an?lise dilatom?trica. Os corpos-de-prova foram conformados e em seguida sinterizados nas temperaturas de 850 ?C, 950 ?C e 1050 ?C, ? taxa de aquecimento de 5 ?C/min, com iso terma de duas horas. Foram realizados os ensaios tecnol?gicos de retra??o linear de queima, absor??o de ?gua, porosidade aparente, massa espec?fica aparente, perda demassa ao fogo e tens?o de ruptura ? flex?o, com o intuito de se obter suas propriedades f?sicas e mec?nica. A argila do p?lo cer?mico da Grande Natal apresentou um aumento em torno de 65% na tens?o de ruptura ? flex?o, com um percentual ?nfimo de 0,12% na sua retra??o linear de queima, quando adicionados 5% de res?duo de min?rio de ferro na matriz de argila ? temperatura de 850 ?C, n?o comprometendo assim as p ropriedades f?sicas do produto final
Bernhard-Bitaud, Corinne. "Modifications de la matière organique et conséquences sur l'adsorption de l'atrazine dans un sol brun de prairie mis en culture." Vandoeuvre-les-Nancy, INPL, 1995. http://www.theses.fr/1995INPL128N.
Full textMEHRA, BIJENDRA SINGH. "CONSOLIDATION BEHAVIOUR OF MIX CLAY USING LAURENT TRANSFORM." Thesis, 2016. http://dspace.dtu.ac.in:8080/jspui/handle/repository/14582.
Full textHe, Mingzhao. "The influence of adsorbed polymer on clay and copper mineral particles' interactions." 2009. http://arrow.unisa.edu.au:8081/1959.8/69122.
Full textWang, Chun-min, and 王俊閔. "Clay / Self / Contemplation of Collapse – Chun-Min Wang’s Discourse on Creating Ceramic Art." Thesis, 2010. http://ndltd.ncl.edu.tw/handle/46171822672740326797.
Full text國立臺南大學
美術學系碩士班
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The discourse of this paper is focused on “clay/ Self / Contemplation of Collapse,” and is primarily concerned with exploring and analyzing the author’s creative processes of ceramic art, from first contact with this realm in 2005 to 2010. One’s own creative experiences are tapped to explore the micro views of creating ceramic art, as well as all the epiphanies, understandings, and discoveries. The state of “collapse” is used to analyze the works and to trace one’s own experiences and epiphanies, as well as related contexts and opportunities caused by the self and the immediate environment. Beginning from the processes of self-reflection and thoughts on the realization of creation, the turns of art are evaluated. Through the exploration of these various aspects, the author attempts to discover the direction of future creations, and further open the possibilities and development potentials of creating ceramic art; it is also used to view the self, develop the self, and create the self.
Kaufmann, Tina K. "Validierung der CLAD-Technik beim Muster-ERG: Entfaltung transienter Muster-ERG-Antworten nach schneller Reizung mit nicht-isochronen Stimuli." Doctoral thesis, 2013. https://nbn-resolving.org/urn:nbn:de:bvb:20-opus-97377.
Full textNaether, Franziska. "Die Scherbe mit den mysteriösen Rechtecken: Ostrakon Leipziger Ägyptisches Museum 1270 (O. Lips. ÄMUL. inv. 1270)." 2016. https://ul.qucosa.de/id/qucosa%3A23461.
Full textBollrath, Christina. "Vergleich verschiedener allergologischer Pricktestverfahren mit dem in-vitro- Verfahren CLA und untereinander zur Beurteilung der Sensitivität und Spezifität bei Kindern mit atopischen Erkankungen /." 2006. http://bvbr.bib-bvb.de:8991/F?func=service&doc_library=BVB01&doc_number=015410500&line_number=0001&func_code=DB_RECORDS&service_type=MEDIA.
Full textLiermann, Torben [Verfasser]. "Einfluss einer Zulage von pansengeschützter konjugierter Linolsäure (CLA) in Kombination mit Propylenglykol oder pansengeschütztem Fett auf Leistungsmerkmale, Stoffwechselparameter und den Energiestatus frischlaktierender Milchkühe / Torben Liermann." 2008. http://d-nb.info/990262898/34.
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