Dissertations / Theses on the topic 'Mitocondriale'
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Bettio, Sara. "Ruolo dell'autofagia e della dinamica mitocondriale nella segregazione del DNA mitocondriale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423669.
Full textRIASSUNTO Il DNA mitocondriale ha una trasmissione matrilineare ed ogni cellula contiene tra le 500 e le 10000 molecole di mtDNA. Le mutazioni patologiche dell’mtDNA umano sono conosciute da numerosi anni ed è noto che le molecole di DNA mitocondriale mutato e wild-type coesistono all’interno della stessa cellula, condizione nota come eteroplasmia. La mutazione puntiforme più comune è la mutazione A3243G nel gene tRNA Leu(UUR) del DNA mitocondriale umano ed è associata alla sindrome MELAS (mitochondrial encephalomyopathy, lactic acidosis and stroke-like episodes). In che modo le mutazioni dannose dell’mtDNA si stabilizzino, e come crescano e diminuiscano con il passare del tempo sono argomenti di grande interesse e che richiedono ancora notevole studio. Diversi articoli suggeriscono che il DNA mitocondriale mutato si fissa solamente attraverso un processo stocastico. Comunque studi recenti condotti su topo hanno dimostrato che a livello germinale vi è una purificazione, un processo selettivo, per eliminare le varianti dannose. Ed un altro studio un altro ha evidenziato che la distribuzione della mutazione A3243G nell’mtDNA di pazienti affetti da malattia mitocondriale non era casuale. C’è quindi una forte evidenza che la quantità di mutazione non è solamente determinata da un processo casuale di deriva genetica. La segregazione e la trasmissione dell’mtDNA sono dipendenti dai movimenti mitocondriali e dalla loro eliminazione. Anche in cellule che non si dividono i mitocondri sono organelli dinamici che sottostanno ad eventi di fissione e fusione; essi oscillano da una struttura piccola e sferica ad una complessa rete interconnessa. L’estensione di questa rete dipende dall’equilibrio tra elongazione e frammentazione dei mitocondri. Nel nostro laboratorio è stato dimostrato che perturbando l’equilibrio tra la fissione e la fusione mitocondriale viene influenzata la segregazione dell’mtDNA wild-type e mutato, suggerendo che i livelli di DNA mitocondriale wild-type e mutato possono essere manipolati dall’alterazione dell’espressione di fattori nucleari codificanti per proteine coinvolte nella fissione e nel controllo di qualità mitocondriale (mtQC). Lo studio ha avuto come obbiettivi: i) chiarificare la relazione tra la segregazione dell’mtDNA mutato e la dinamica mitocondriale grazie alla manipolazione della fusione mitocondriale silenziando geneticamente Mitofusina1 e ii) studiare il macchinario autofagico e la mitofagia in cellule con una diversa percentuale di mutazione MELAS dell’mtDNA: cibridi di polmone (0%, 35%, 70% e 99% mutati) e cibridi di muscolo (0%, 70%, 80% e 99% mutati). Poiché i cibridi di polmone (A549 adenocarcinoma polmonare) favoriscono l’mtDNA wild-type e i cibridi di muscolo (RD rabdomiosarcoma) favoriscono il DNA mitocondriale mutato. In questo lavoro abbiamo ottenuto la down regolazione di Mfn1 in sei cloni di cibridi RD con l’80% di mutazione utilizzando la tecnica dell’RNAi. In questi cloni non è stato osservato un decremento delle molecole di mtDNA mutate. L’autofagia è stata analizzata quantificando l’espressione genica e la quantità di proteina dei principali markers quali: p62 e LC3. Abbiamo scoperto che entrambe le proteine sono presenti nelle due linee cellulari con mutazione A3243G dell’ mtDNA e diverso background nucleare, indicando che vi è una buona “auto pulizia” in entrambe le linee cellulari e che non vi sono differenze legate al background nucleare. Abbiamo analizzato anche l’eliminazione specifica dei mitocondri danneggiati, mitofagia, quantificando l’espressione genica e i livelli di proteina di tre markers mitofagici: PINK1, Parkin e BNIP3. Inoltre sono state condotte analisi morfologiche, biochimiche e molecolari sempre per valutare sia l’autofagia che la mitofagia. Tutti i dati dimostrano che nei cibridi di polmone la mitofagia aumenta con l’aumentare del DNA mitocondriale mutato, indicando che vi è una attiva rimozione dei mitocondri danneggiati. Interessante è notare che nei cibridi muscolari si verifica l’opposto: la mitofagia diminuisce all’aumentare della percentuale di mutazione. Questi dati ci spiegano perchè nei cibridi con background muscolare viene favorito il DNA mitocondriale mutato, e mostrano come possibile causa di questo comportamento la presenza di una mitofagia alterata e meno efficiente rispetto a quella dei cibridi con background polmonare.
Faccioli, Marco <1979>. "Organizzazione strutturale della catena respiratoria mitocondriale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2886/1/Faccioli_Marco_Tesi_PDF.pdf.
Full textFaccioli, Marco <1979>. "Organizzazione strutturale della catena respiratoria mitocondriale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2886/.
Full textIannelli, F. "Dinamica evolutiva del genoma mitocondriale di Ascidiacea." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2006. http://hdl.handle.net/2434/140998.
Full textLeoni, Serena <1979>. "Meccanismo di trasferimento elettronico nel Complesso I mitocondriale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1457/1/Leoni__Serena__Meccanismo_di_trasferimento_elettronico_nel_Complesso_I_mitocondriale.pdf.
Full textLeoni, Serena <1979>. "Meccanismo di trasferimento elettronico nel Complesso I mitocondriale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1457/.
Full textBARILARO, MARIA ROSA. "Polimorfismi del DNA mitocondriale: implicazioni analitiche e forensi." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1390.
Full textMitochondrial DNA (mtDNA) typing has found an important niche in the forensic testing of degraded samples, hairs and in the evenience of mass disasters. Currently, most forensic mtDNA laboratories focus on sequence information within the two hypervariable regions (HVI and HVII) of >600 bases within the control region. One limitation of mtDNA testing is the low power of discrimination associated with common HVI/HVII types: for example, in the European Caucasian forensic database, there are approximately twenty common HVI/HVII types, matching about twenty-one percent of the population. We have sequenced the entire mtDNA genome of 40 Italian individuals, classified according to the different areas of origin (North, Center, South and Insulae), in order to search for single nucleotide polymorphisms (SNPs) in the coding region, useful for additional discrimination (in haplogroup defining) and, if any, according to the different areas. In particular, we have payed attention to SNPs which were shared, neutral and non redundant and we have checked for previous descriptions in literature. We have described 8 new polymorphisms, 4 private mutations which could reveal to be useful discriminating SNPs, a new length polymorphism in HVIII, a new insertion, a new deletion and 2 sequence heteroplasmies, previously described as simple transitions; we have identified 7 individuals, harbouring particular haplotypes, one of whom is also interesting by a medical-genetic point of view. The other bulk of variation we have found has already been described and frequencies agree with those of Caucasians: a notable variability among represented haplogroups has been detected in the South of Italy, as could be expected by the pattern of migrations. Our work has shown the enormous variability, which is typical of mtDNA, even in a small sample of individuals and has demonstrated the utility of SNPs in defining the individual haplotypes, but has also pointed out the usefulness of increasing research in better defining mtDNA-associated diseases. On the other hand, it strongly supports the need for the improvement of the forensic database for mitochondrial DNA, not only regarding the control region, but also, as Gene Bank does, regarding the coding region. This may be reached by encouraging the submission of the newly described sequences to Gene Bank, issued according to standard guidelines for high quality data, which are currently been developed, and performing the whole Genome sequencing by universal, new technologies (NGS, Next Generation Sequencing).
Franzolin, Elisa. "Modelli cellulari di deficienze per la timidina chinasi mitocondriale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426074.
Full textLa replicazione del mtDNA non è limitata alla sola fase S come quella del DNA nucleare, ma avviene per tutta la durata del ciclo cellulare nelle cellule proliferanti e anche nelle cellule quiescenti e differenziate. Perché la sintesi e la riparazione del DNA si svolgano con precisione le cellule devono disporre di dNTP in quantità adeguate e proporzioni corrette. Nelle cellule eucariotiche esistono due pool di dNTP separati ma comunicanti, uno citoplasmatico ed uno mitocondriale e il loro mantenimento avviene attraverso due vie: la sintesi de novo citoplasmatica e le sintesi di recupero citosolica e mitocondriale. Nelle cellule proliferanti il dTTP è sintetizzato sia attraverso la sintesi de novo il cui enzima chiave è la ribonucleotide reduttasi (RNR), sia attraverso le vie citosolica e mitocondriale di recupero dei deossiribonucleosidi, dove la timidina viene fosforilata a dTMP rispettivamente dalla timidina chinasi citosolica (TK1) e dalla TK2. Lo scopo di questo lavoro di dottorato è chiarire i meccanismi coinvolti nel metabolismo del pool del dTTP in cellule umane, ponendo particolare attenzione all’attività enzimatica della TK2 in cellule quiescenti, dove la TK1 non è attiva e all’identificazione del trasportatore responsabile dello scambio dei precursori pirimidinici tra citosol e mitocondri.
Leanza, Luigi. "Origine e regolazione del pool mitocondriale dei deossinucleotidi guaninici." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426446.
Full textIl corretto bilanciamento del pool dei deossinucleotidi è importante per la replicazione del DNA nucleare e di quello mitocondriale. Mutazioni a carico del DNA del mitocondrio o di fattori necessari alla sua replicazione ed alla sua stabilità provocano l’insorgenza di patologie mitocondriali. Il fenotipo dal punto di vista molecolare è una disfunzione della catena respiratoria, con una ridotta produzione di energia da parte del mitocondrio. Per queste ragioni, i fenotipi clinici osservati nei pazienti affetti da queste patologie coinvolgono organi e tessuti ad alta richiesta energetica, come il fegato, il cervello, e i muscoli scheletrici. Una classe di queste patologie è quella delle sindromi da deplezione del DNA mitocondriale (MDS), nella cui patogenesi sono coinvolte anche mutazioni a carico di geni responsabili della sintesi dei dNTP all’interno della cellula. Tra questi vi sono i geni per la timidina fosforilasi (TP), la timidina chinasi 2 mitocondriale (TK2), la deossiguanosina chinasi (dGK) e un’isoforma della subunità minore della ribonucleotide reduttasi p53 dipendente (p53R2).La deossiguanosina chinasi è uno delle due deossinucleoside chinasi della via mitocondriale di recupero dei dNTP. In particolare, essa fosforila la deossiguanosina, la deossiinosina, la deossiadenosina, e la deossicitidina, oltre a diversi analoghi nucleosidici. La deossiguanosina chinasi è codificata dal gene DGUOK, localizzato nel genoma nucleare, ed è un omodimero costituito da due monomeri di 28 kDa ciascuno. Finora lo studio sul metabolismo dei deossinucleotidi si era concentrato principalmente sul pool del dTTP, il quale è più facile da analizzare visto che il suo precursore timidina viene utilizzato solamente all’interno dle pool dei deossinucleotidi, dalla timidina chinasi 1 nel citosol e dalla timidina chinasi 2 nel mitocondrio. Lo studio del pool del dGTP, invece, è più complesso in quanto il suo precursore, la deossiguanosina, può essere fosforilata nel citosol dalla deossicitidina chinasi, e nel mitocondrio dalla deossiguanosina chinasi, ma può anche essere velocemente degradata a guanina nel citosol, dalla fosforilasi dei nucleosidi purinici. La base viene poi riciclata dall’enzima ipoxantina-guanina-fosforibosiltransferasi ed incorporata nel pool dei ribonucleotidi e nell’RNA. Per poter seguire l’incorporazione della deossiguanosina nel dGTP attraverso la sola via di recupero abbiamo dovuto inibire con l’Immucillina H la degradazione citosolica da parte della fosforilasi dei nucleosidi purinici, ed utilizzare cellule mutanti nell’enzima ipoxantina-guanina-fosforibosiltransferasi, così da evitare il riciclo della guanina nel pool dei ribonucleotidi. Solamente in queste condizioni è stato possibile seguire l’incorporazione del precursore nei pool del dGTP e quindi nel DNA. il pool citosolico e mitocondriale del dGTP comunicano e si scambiano nucleotidi. É stato osservato un movimento bidirezionale di deossinucleotidi dal mitocondrio verso il citosol, e viceversa. Questo scambio favorisce l’instaurarsi di un equilibrio dinamico tra i due compartimenti, determinato dalla continua sintesi di dGTP e dalla incorporazione nel DNA oppure dalla sua degradazione ed eliminazione. In esperimenti di pulse e chase abbiamo osservato che il pool del dGTP ha un turnover molto rapido che comporta una completa perdita in pochi minuti della radioattività incorporata nel pool citosolico e mitocondriale.Abbiamo anche valutato gli effetti dell’inibizione della sintesi del DNA nucleare attraverso l’aggiunta di afidicolina e dell’inibizione della sintesi de novo tramite trattamento con l’idrossiurea, inibitore specifico della ribonucleotide reduttasi. Gli esperimenti con afidicolina hanno dimostrato che nonostante il dGTP non venga incorporato nel DNA esso non si accumula nel pool ma viene degradato ed eliminato velocemente. Nel caso invece dell’idrossiurea, l’inibizione della ribonucleotide reduttasi provoca un accumulo di radioattività nei deossinucleotidi della guanina nel citosol dovuta ad una riduzione del turnover del dGTP. Le informazioni sugli scambi tra citosol e mitocondri e sull’importanza della sintesi de novo per il rifornimento dei dNTP mitocondriali ricavte da questi esperimenti con la deossiguanosina sono in accordo con quelle raccolte in precedenza per il pool del dTTP, così da poter concludere che esse rappresentano leggi generali che regolano la sintesi e regolazione dei pool dei dNTP e sono valide per tutti e quattro i deossinucleotidi.
Carano, Francesco <1980>. "Analisi genetico-forense su DNA mitocondriale appartenente alla popolazione mongola." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8011/1/Tesi%20DIBINEM%20Francesco%20Carano.pdf.
Full textWhole mtDNA sequence from 151 individuals representative of Mongolian population was analyzed by the innovative technology of Next Generation Sequencing, and by Sanger method which actually represents the gold-standard.We observed a global high level of consistency between the two techniques. Discrepancies were found mainly in C-strecthes interpretation.In the same time we also compared the genetic resolution in terms of "power of discrimination" between the whole mitochodrial genome, and the coding region only. As expected, the whole genome analysis show a major ratio of "Random Match Probability", useful in database for forensic genetics purpose, also allowing a major dissection of the most common philogenetic lines. The main advantage offered by NGS analyzing wide genomic regions in short time with lower expenses compared to Sanger sequencing, it is largely exploited in many bio-medical research fields, and it might be soon a reality also in forensic genetics. Nonetheless, its application will require guidelines for correct interpretation due to the high instrumental sensitivity.
Cavallaro, Maria Monia. "Antiossidanti nutrizionali e medicina mitocondriale. Ruolo dei vitageni nella chemoprevenzione." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1041.
Full textMATTEUCCI, ALESSANDRA. "Regolazione Parkin-dipendente delle componenti del complesso dell'Uniporto Mitocondriale del Calcio." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2017. http://hdl.handle.net/11566/245246.
Full textThe mitochondrial Ca2+ uniporter machinery is a multiprotein complex composed by the Ca2+selective pore-forming subunit mitochondrial uniporter (MCU) and accessory proteins, including MICU1, MICU2 and EMRE. Their concerted action at the inner mitochondrial membrane is required to fine-tune the uptake of Ca2+ into the matrix to sustain cell bioenergetics and to regulate the apoptotic response. To fulfill such requirements, and to avoid the many cell-type dependent pathological conditions associated with impaired mitochondrial Ca2+ handling, the intracellular turnover of all the components must also be tightly regulated. However, the mechanism(s) and the players involved in this process are still unknown. This work shows that the MCU complex regulator MICU1 is rapidly and selectively turned-over by the Ubiquitin Proteasome System (UPS). Moreover, the multifunctional E3 ubiquitin ligase Parkin (PARK2), whose mutations cause autosomal recessive early-onset Parkinson’s disease (PD), was identified as a potential candidate involved in this regulation since its upregulation strongly decreases the MICU1 basal levels. Parkin was also found to interact with MICU1 and, interestingly, the presence of the Ubl-domain is required for the Parkin-mediated degradation of MICU1, suggesting that it may play a role in the basal auto-inhibited state. These findings support a model in which the PD-related E3 ubiquitin ligase Parkin participates in the selective regulation of the MCU complex regulator MICU1, thus contributing to shape the mitochondrial Ca2+ signals and supporting the notion that impairments in the ability of mitochondria to take up Ca2+ might contribute to the pathogenesis of PD.
COTUGNO, GRAZIA. "Alterazioni del DNA mitocondriale in corso di ipossemia continua ed intermittente." Doctoral thesis, Università di Foggia, 2016. http://hdl.handle.net/11369/338840.
Full textCiscato, Francesco. "SERPINB3 inibisce il poro di transizione della permeabilità mitocondriale attraverso la regolazione della produzione di ROS mitocondriali e incrementa la resistenza ai trattamenti chemioterapici." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3426636.
Full textL'epatocarcinoma (HCC) è la quinta forma di cancro più diffusa nel mondo ed è caratterizzato da un'alta proliferazione cellulare e da un'alta resistenza ai trattamenti chemioterapici. Negli ultimi anni l'associazione tra la ov-serpina SERPINB3 (precedentemente conosciuta anche come SCCA1) e la progressione della patologia epatica e lo sviluppo di HCC si è fatta sempre più stretta, portando ad ipotizzare che questa proteina possa giocare un ruolo importante nella biologia del tumore epatico. SERPINB3 è in grado di inibire la morte cellulare in sistemi cellulari di tipo epiteliale, ma non si conosce ancora il suo esatto meccanismo d'azione molecolare né la sua funzione nel fegato. Lo scopo dello studio è stato verificare il ruolo di SERPINB3 nella morte cellulare indotta da trattamenti chemioterapici in un modelli epatici sperimentali e di indagarne l'azione a livello molecolare. Esprimendo SERPINB3 in una linea di epatoma (HepG2), si è messo in evidenza come la presenza della proteina riduce la morte cellulare dopo trattamento con Cisplatino e Doxorubicina, ma non dopo trattamento con Etoposide o 5-FluoroUracile. Esperimenti successivi hanno documentato come la resistenza alla morte sia associata ad un diminuito stress ossidativo, definito come riduzione dei livelli di ROS, nelle cellule che esprimono SERPINB3. E' stato dimostrato che la diminuzione dei livelli di ROS si associa alla presenza di SERPINB3 a livello mitocondriale. Utilizzando l'EM20-25, un composto che fa parte della famiglia dei chemioterapici BH3-mimetici, è stato confermato che la protezione viene conferita a livello mitocondriale in quanto viene diminuita l'attività del Complesso I della catena respiratoria con conseguente diminuzione dei livelli di ROS. Questo meccanismo molecolare è stato confermato mediante la documentazione dell'inibizione del Poro di Transizione di Permeabilità mitocondriale da parte di SERPINB3, che è considerato un regolatore chiave dell'innesco della morte cellulare. Dato che SERPINB3 non è presente nel fegato sano, ma la sua espressione progressivamente aumenta in corso di infiammazione cronica e di cirrosi, la sua azione antiossidante, inizialmente protettiva, potrebbe contribuire alla sopravvivenza di cellule trasformate e allo sviluppo di tumore. Nell'ambito dell'epatocarcinoma SERPINB3 potrebbe contribuire alla resistenza ai trattamenti chemioterapici, nota caratteristica di questa forma tumorale epatica.
Di, Rosa Maria Carmela. "Caratterizzazione del ruolo della Superossido Dismutasi 1 (SOD1) in relazione al metabolismo mitocondriale." Doctoral thesis, Università di Catania, 2018. http://hdl.handle.net/10761/3845.
Full textZAMBERLAN, MARGHERITA. "La piccola GTPasi Rap1 interposta tra la proteina mitocondriale Opa1 e l'inibizione dell'angiogenesi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. https://hdl.handle.net/11577/3460979.
Full textOPA1 is a protein with pleiotropic functions ranging from the orchestration of mitochondrial fusion and cristae remodeling to transcriptional reprogramming 1, 2. Here we present two different mechanisms by which OPA1 exerts a transcriptional regulation activity in endothelial and breast cancer cells. Mitochondria are dynamic organelles that are now recognized as regulators of signal transduction able to impact on cellular genetic programs 3, 4. Increasing evidence support a fundamental role for mitochondrial shape in the orchestration of cellular transcriptional programs, but how cells sense and respond to changes in mitochondrial shape is unclear 5. We recently discovered that angiogenesis is transcriptionally modulated by the key mitochondrial fusion gene OPA1 through NFκB activation1. In particular, ablation of OPA1 in vivo and in vitro leads to developmental and tumor angiogenesis inhibition 1. A deep RNA sequencing analysis identified a signature for the Ras-proximate-1 RAP1, and its cyclic AMP (cAMP)-activated nucleotide exchange factor EPAC1 upon OPA1 deletion in Human Umbilical Vein Endothelial Cells (HUVECs). Previously, several studies had reported the essential role of Rap1 in developmental angiogenesis and vessel stabilization 6, 7. After birth, Rap1 is not essential, but it participates in the maintenance of vasculature and nitric oxide (NO) homeostasis 6, 8. Albeit EPAC1 is highly abundant and cover numerous functions in endothelial cells, its role in angiogenesis remained to be clarified 9. Likewise, EPAC1 was shown to be important for endothelial cells biology 10, 11. A handful of studies retrieved EPAC1 in mitochondria, and RAP1 in mitochondria associated membranes (MAMs) by proteomics, suggesting that they might be linked to mitochondria 12, 13. Whether the EPAC1/RAP1 axis could sense changes in mitochondria driven by OPA1 deletion was unknown. Our results show that EPAC1 and RAP1 localize in proximity to mitochondria and in MAMs, that are emerging as hubs for mitochondria-derived signals. Moreover, EPAC1 accumulates on mitochondria upon pharmacological activation and following OPA1 silencing. OPA1 silencing results in an increase in Ca2+ and in localized cAMP increase in proximity of mitochondria that in turn activated EPAC1 and therefore RAP1. Notably, Ca2+ chelation by BAPTA-AM treatment suppress the EPAC1/RAP1 activation elicited by OPA1 downregulation. Furthermore, the analysis of angiogenic parameters like migration and tubulogenesis revealed that the blockage of EPAC1 and RAP1 signaling could correct the defects caused by OPA1 downregulation. Thus, our work places EPAC1/RAP1 in the retrograde signaling pathway connecting mitochondria to angiogenesis and highlights the intricate network of signals and second messengers that can execute transcriptional changes when mitochondria are perturbed.
Piciocchi, Marika. "Danno ossidativo nucleare e mitocondriale e disfunzione telomerica nel processo di carcinogenesi epatica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3422632.
Full textLo stress ossidativo e le specie reattive dell’ossigeno (ROS), la cui sintesi è indotta dal danno epatico causato dai virus delle epatiti C (HCV) e B (HBV), sono in grado di scatenare la cascata di eventi molecolari che portano allo sviluppo del carcinoma epatocellulare (HCC). I telomeri sono siti elettivi di attacco da parte dei ROS, che inducono un loro progressivo accorciamento e una conseguente instabilità cromosomica. L’attività della telomerasi gioca un ruolo cruciale nel mantenimento dei telomeri e nell’immortalizzazione cellulare. TERT, il fattore limitante per la trascrizione della telomerasi, è regolato da meccanismi epigenetici e in condizioni di stress ossidativo può migrare ai mitocondri, dove sembra migliorare la stabilità della membrana ed esercitare una funzione anti-apoptotico. Lo scopo di questo studio è stato quello di indagare la complessa rete molecolare alla base della carcinogenesi epatica ad eziologia virale mediante la valutazione: della presenza dell’8-idrossideossiguanosina (8-OHdG), marker di danno ossidativo al DNA, mediante HPLC-EC, e del polimorfismo del gene di riparazione (OGG1); della lunghezza dei telomeri e dell'attività della telomerasi mediante Real-Time-PCR; dello stato di metilazione del promotore di TERT mediante PCR quantitativa specifica; dell’eventuale traslocazione mitocondriale di TERT mediante western blotting. In questo studio sono stati esaminati 162 pazienti di cui 21 con HCC (di questi pazienti sono stati analizzati sia i campioni di tessuto tumorale che peritumorale), 71 con epatite cronica HCV-correlata, 35 con epatite cronica HBV-correlata e 15 controlli. In generale, considerando i pazienti tutti insieme, i dati ottenuti hanno mostrato livelli di 8-OHdG significativamente più alti nei tessuti tumorali rispetto ai controlli (p=0.02); i telomeri sono risultati significativamente più corti negli HCC rispetto agli altri gruppi con stadio di malattia meno avanzato (p=0.01), mentre l'attività della telomerasi è risultata significativamente più elevata nei tessuti tumorali rispetto ai controlli (p=0.01). Negli HCC i livelli di 8-OHdG sono risultati inversamente correlati con la lunghezza telomerica. Nelle nostre analisi il promotore di TERT è risultato essere ipermetilato nel carcinoma epatico e nei campioni di tessuto peritumorale (p=0.0001). Inoltre, è’ interessante notare che, quando i pazienti sono stati suddivisi in base all’eziologia virale, è stato possibile verificare come la progressione del danno epatico correlato all’HBV sia caratterizzato da un accumulo di 8-OHdG più tardivo e che caratterizza le fasi più avanzate, rispetto a quello indotto da HCV e, successivamente, da una attivazione della telomerasi limitata, però, al solo tessuto tumorale. Infine la proteina TERT è stato localizzata nei mitocondri di tutti i campioni di HCC esaminati, dove è stato dimostrato non avere attività telomerasica, e, nel DNA mitocondriale (mtDNA), i livelli di 8-OHdG sono risultati significativamente più bassi rispetto a quelli valutati nel DNA genomico (p=0.0003). Questi dati descrivono una complessa rete di eventi nella carcinogenesi epatica HBV/HCV correlata in cui il danno ossidativo al DNA è legato a cambiamenti nella lunghezza dei telomeri, all’attivazione della telomerasi e ad un’aumentata metilazione del promotore di TERT. Infine, il ruolo di TERT a livello mitocondriale nell’HCC è ancora argomento di discussione, ma un'ipotesi interessante riguarda il suo potenziale coinvolgimento nella possibile regolazione dell’apoptosi.
Trevellin, Elisabetta. "Il sistema dell'ossido nitrico come mediatore della biogenesi mitocondriale e della sensibilità insulinica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3423221.
Full textStato dell'arte e scopo della tesi: Tra i differenti meccanismi implicati nella patogenesi dell'obesità , della resistenza insulinica e della loro progressione verso il diabete di tipo 2 è stata ipotizzata l'esistenza di un danno della funzione mitocondriale. Inoltre l'insulino resistenza è associata ad un ridotto contenuto mitocondriale e ad una riduzione dell'attività dell'enzima eNOS che si presume essere il primo fattore implicato nella catena di signalling. Partendo dal presupposto che l'esercizio fisico aumenta la sensibilità insulinica e la produzione di ossido nitrico, e che l'ossido nitrico è in grado di stimolare la biogenesi mitocondriale si è voluto analizzare se l'aumento della sensibilità insulinica e della mitocondriogenesi mediato dall'esercizio fisico fosse correlato al metabolismo dell'ossido nitrico. Durante il mio dottorato di ricerca mi sono occupata dello studio degli effetti dell'esercizio fisico in alcuni tessuti di topi eNOS-/- in seguito a un protocollo di allenamento cronico di tipo aerobico. Ho studiato questi effetti in termini di dosaggi plasmatici, espressione genica e aumento del DNA mitocondriale e capacità di captazione del glucosio in tessuto cardiaco, muscolare e adiposo. Mi sono inoltre occupata della valutazione degli effetti della somministrazione di ossido nitrico su cellule in coltura, cardiomiociti HL1 e adipociti 3T3-L1. Materiali e Metodi: Ho eseguito analisi biochimche mediante saggi enzimatici e misurazioni di parametri endocrino-metabolici, analisi di espressione genica, quantificazione di mtDNA e della capacità di captazione di glucosio in diversi tessuti ottenuti da topi eNOS-/- e wild type dopo un periodo di 6 settimane di allenamento. Ho allestito un protocollo per il trattamento in vitro con un donatore di ossido nitrico (DETA-NONOato 100µM per 72 ore) su cellule HL-1 e 3T3-L1 e in seguito ho valutato l'espressione genica, la capacità di captazione del glucosio sia in condizioni basali che insulino stimolate, l'analisi in immunofluorescenza della biogenesi mitocondriale e la traslocazione del trasportatore GLUT4 di queste cellule. Risultati e conclusioni: Ho osservato un aumento dell'espressione genica, del contenuto di mtDNA e della capacità di captazione del glucosio in diversi tessuti dei topi wild type ma non di quelli eNOS-/- in seguito al periodo di allenamento. Nelle cellule trattate con DETA-NONOato ho osservato un aumento dell'espressione genica, della biogenesi mitocondriale, della capacità di captazione di glucosio sia basale che insulino-stimolata e della traslocazione di GLUT4 rispetto alle cellule di controllo che non erano state sottoposte al trattamento. Questi risultati suggeriscono che l'ossido nitrico abbia un ruolo chiave nella regolazione del bilancio energetico e del metabolismo del glucosio e confermano un suo coinvolgimento nell'attivazione della biogenesi mitocondriale. Saranno necessari ulteriori studi per indagare ulteriormente il suo ruolo nella patogenesi di complicanze cardiovascolari legate all'obesità e al diabete di tipo 2.
Gambalunga, Alberto. "Identificazione e caratterizzazione di nuovi inibitori del poro della transizione della permeabilità mitocondriale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425052.
Full textCioffi, Manuela <1978>. "Variabilità del genoma mitocondriale in una popolazione Omotica nella regione Dawro, Etiopia sud-occidentale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2852/1/cioffi_manuela_tesi.pdf.
Full textCioffi, Manuela <1978>. "Variabilità del genoma mitocondriale in una popolazione Omotica nella regione Dawro, Etiopia sud-occidentale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2852/.
Full textMARACCHIONI, ALESSIA. "Il danno mitocondriale modula lo splicing alternativo in cellule neuronali: implicazioni per la neurodegenerazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/851.
Full textMitochondrial damage is linked to many neurodegenerative deseases, such as Parkinson, Alzheimer and Amyotrophic Lateral Sclerosis. These diseases are linked to changes in the splicing pattern of individual mRNAs. Here, we test the hypothesis that mitochondrial damage modulates alternative splicing, not only of a few mRNAs, but in a general manner. We incubated cultured human neuroblastoma cells with the chemical agent paraquat (a neurotoxin that interferes with mitochondrial function, causing energy deficit and oxidative stress) and analysed the splicing pattern of 13 genes by RT-PCR. For each alternatively spliced mRNA, we observed a dose and time dependent increase of the smaller isoforms. In contrast, splicing of all constitutive exons we monitored did not change after paraquat treatment. In addition, we prove that the modulation of alternative splicing by using different drugs correlates with ATP depletion, not with oxidative stress. Such drastic changes in alternative splicing haven’t been observed in cell lines of non-neuronal origin, suggesting a selective susceptibility of neuronal cells to modulation of splicing. Since a significant percentage of all mammalian mRNAs undergoes alternative splicing, we predict that mitochondrial failure will unbalance a large number of isoform equilibriums, thus permitting an important contribution to neurodegeneration. To identify possible drug targets, we tried to understand which is the signal trasduction trasmitting the mitochondrial damage to the splicing machinery. Two classes of proteins determine splice site selection: the hnRNP and the SR proteins. Both of them are phosphorylated and phosphorylation is important for their activity. We have purified hnRNPs and SR proteins from both paraquat-treated and human neuroblastoma control cells and we have studied them with a sub-proteomic approach. While the maps of paraquat-treated and control hnRNPs do not show up significant modifications, the SR proteins appear hypophosphorylated and downregulated by paraquat treatment. Finally, using different inhibitors involving different pathways in the cell, we demonstrate that calcium has a role in the signal trasduction that we are observing. The obtained data are not yet conclusive, but certainly have shown us a correlation between the neurodegeneration and Alternative Splicing. They have laid down the foundation for understanding the way by which the Alternative Splicing is modulated in neurons depending on external stimuli.
Frangini, Miriam. "Basi metaboliche per la tessuto-specificità delle sindromi miopatiche da deplezione del DNA mitocondriale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421596.
Full textIl DNA mitocondriale (mtDNA), a differenza di quello nucleare, è sottoposto ad un continuo turnover e si replica lungo tutto il ciclo cellulare. Affinché la sintesi e la riparazione del DNA avvengano correttamente è necessario che vi sia un apporto bilanciato di deossiribonucleosidi trifosfato (dNTP). Le cellule di mammifero contengono due pool di dNTP separati, uno citosolico e uno mitocondriale, che si trovano in comunicazione tra loro e il cui mantenimento avviene attraverso due vie di sintesi: la via de novo e la via di recupero citosolica e mitocondriale. Nelle cellule proliferanti il dTTP è sintetizzato principalmente nel citosol attraverso la via de novo il cui enzima chiave è la ribonucleotide reduttasi (RNR), in fase S costituita dalle subunità R1/R2, e in misura minore dalla via di recupero di deossiribonucleosidi, dove la timidina viene fosforilata a dTMP dalla timidina chinasi citosolica (TK1). All’interno delle cellule la TK1 ha un’attività cento volte superiore a quella della timidina chinasi mitocondriale (TK2) e perciò il suo ruolo è predominante nella sintesi di recupero della timidina in fase S. Le vie anaboliche sono bilanciate dalle vie cataboliche catalizzate dalla timidina fosforilasi (TP), che degrada la timidina a deossiuridina, e dalle deossinucleotidasi citosolica (cdN) e mitocondriale (mdN), che convertono il dTMP in timidina costituendo un substrate cycle regolativo rispettivamente con la TK1 e la TK2. Sia la subunità R2 della RNR che la TK1 sono regolate con il ciclo cellulare e subiscono una degradazione proteolitica in tarda mitosi. Nelle cellule non ciclanti la sintesi de novo si riduce ad un 2% di quella presente in condizioni di proliferazione e dipende da R1/p53R2, mentre la timidina chinasi mitocondriale, TK2, è l’unico enzima responsabile della fosforilazione della timidina nella sintesi di recupero del dTTP. Il risultato di questa riorganizzazione comporta un ridimensionamento dei pool nucleotidici citoplasmatici e mitocondriali, che si riducono entrambi di circa 10 volte nelle cellule di mammifero quiescenti. In questo modo le cellule ricalibrano la produzione dei dNTP in funzione del ridotto consumo di precursori, limitato alla replicazione del mtDNA (una piccola percentuale rispetto al DNA totale). In questo contesto i ruoli della TK2 e di p53R2 assumono notevole rilevanza e ciò è dimostrato dal fatto che mutazioni in questi enzimi causano patologie caratterizzate da deplezione del mtDNA (sindromi da deplezione del mtDNA o MDS). Esse rappresentano una classe di malattie mitocondriali ereditarie, a trasmissione autosomica recessiva, clinicamente eterogenea e caratterizzata da una riduzione quantitativa del numero di copie di mtDNA e sono causate da mutazioni in geni nucleari codificanti proteine coinvolte nel metabolismo dei dNTP o nella replicazione del mtDNA. Le MDS sono caratterizzate da un’elevata tessuto-specificità e interessano tessuti differenziati, dove le cellule non sono in attiva proliferazione. L’inattivazione genica della TK2 o di p53R2 è correlata all’insorgenza di una forma miopatica di MDS, in cui il muscolo è il principale tessuto colpito. La patologia è stata aattribuita ad uno sbilanciamento dei pool dei dNTP nei tessuti affetti. Lo scopo del mio lavoro di dottorato è quello di individuare le basi molecolari che determinano la tessuto-specificità nelle MDS miopatiche dovute a mutazioni della TK2 o di p53R2. Nella prima parte mi sono dedicata allo studio di colture quiescenti di fibroblasti di pelle provenienti da pazienti con deficienza della TK2. Il mio obiettivo era quello di capire se nei tipi cellulari non colpiti dalla miopatia, come i fibroblasti, ci fossero dei meccanismi di compensazione in grado di tamponare gli effetti di una ridotta attività della timidina chinasi mitocondriale. Nella seconda parte mi sono dedicata allo studio di un modello di cellule muscolari differenziate in coltura, per cercare di individuare che cosa rende il tessuto muscolare così vulnerabile all’inattivazione di TK2 e p53R2. Nel confronto di questi due modelli cellulari abbiamo mirato all’individuazione di elementi divergenti che potessero costituire punti di fragilità del muscolo rispetto a una deficienza genetica delle due proteine. In cellule proliferanti la deficienza della TK2 o di p53R2 è ininfluente per il mantenimento del pool mitocondriale del dTTP, prodotto principalmente nel citosol attraverso l’attività di R1/R2 e della TK1. Di conseguenza ho eseguito tutti gli esperimenti in colture quiescenti o differenziate, in cui il mantenimento del pool del dTTP è garantito dall’attività della TK2 e della via de novo catalizzata da R1/p53R2. In questo contesto i ruoli della TK2 e di p53R2 assumono notevole rilevanza e ciò è dimostrato dal fatto che mutazioni in questi enzimi causano patologie caratterizzate da deplezione del mtDNA (sindromi da deplezione del mtDNA o MDS). Esse rappresentano una classe di malattie mitocondriali ereditarie, a trasmissione autosomica recessiva, clinicamente eterogenea e caratterizzata da una riduzione quantitativa del numero di copie di mtDNA e sono causate da mutazioni in geni nucleari codificanti proteine coinvolte nel metabolismo dei dNTP o nella replicazione del mtDNA. Le MDS sono caratterizzate da un’elevata tessuto-specificità e interessano tessuti differenziati, dove le cellule non sono in attiva proliferazione. L’inattivazione genica della TK2 o di p53R2 è correlata all’insorgenza di una forma miopatica di MDS, in cui il muscolo è il principale tessuto colpito. La patologia è stata aattribuita ad uno sbilanciamento dei pool dei dNTP nei tessuti affetti. Lo scopo del mio lavoro di dottorato è quello di individuare le basi molecolari che determinano la tessuto-specificità nelle MDS miopatiche dovute a mutazioni della TK2 o di p53R2. Nella prima parte mi sono dedicata allo studio di colture quiescenti di fibroblasti di pelle provenienti da pazienti con deficienza della TK2. Il mio obiettivo era quello di capire se nei tipi cellulari non colpiti dalla miopatia, come i fibroblasti, ci fossero dei meccanismi di compensazione in grado di tamponare gli effetti di una ridotta attività della timidina chinasi mitocondriale. Nella seconda parte mi sono dedicata allo studio di un modello di cellule muscolari differenziate in coltura, per cercare di individuare che cosa rende il tessuto muscolare così vulnerabile all’inattivazione di TK2 e p53R2. Nel confronto di questi due modelli cellulari abbiamo mirato all’individuazione di elementi divergenti che potessero costituire punti di fragilità del muscolo rispetto a una deficienza genetica delle due proteine. In cellule proliferanti la deficienza della TK2 o di p53R2 è ininfluente per il mantenimento del pool mitocondriale del dTTP, prodotto principalmente nel citosol attraverso l’attività di R1/R2 e della TK1. Di conseguenza ho eseguito tutti gli esperimenti in colture quiescenti o differenziate, in cui il mantenimento del pool del dTTP è garantito dall’attività della TK2 e della via de novo catalizzata da R1/p53R2. Nei fibroblasti la quiescenza è stata indotta in colture confluenti riducendo la percentuale di siero nel mezzo di coltura dal 10% allo 0.1% e mantenendo le cellule in condizioni quiescenti per 10 giorni, prima di eseguire gli esperimenti. Ho studiato colture quiescenti di due linee di fibroblasti di pelle provenienti da pazienti (Pa e Pb), genotipicamente distinti, portatori di mutazioni in eterozigosi nel gene della TK2 (T77M/R161K e R152G/ K171del). Le due linee di pazienti sono state confrontate con due linee di fibroblasti di controllo (Ca e Cb) provenienti da biopsie di soggetti sani di età corrispondente. Ho misurato l’attività enzimatica della TK2 negli estratti cellulari. Le cellule dei pazienti mostrano una notevole riduzione di attività TK2, gli estratti Pa hanno un’attività TK2 più bassa (circa il 5% dei controlli) rispetto agli estratti Pb (circa il 40% dei controlli). Tuttavia a questa riduzione di attività enzimatica della TK2 non corrisponde uno sbilanciamento dei pool dei dNTP: le dimensioni dei pool citosolici e mitocondriali del dTTP sono paragonabili a quelle dei controlli e anche la composizione dei pool dei quattro dNTP non subisce modificazioni. Ricercando possibili meccanismi che potessero compensare la deficienza della TK2 nelle linee mutanti, ho misurato le attività enzimatiche della timidina fosforilasi e delle deossinucleotidasi e l’espressione delle tre subunità della RNR, valutata a livello di mRNA mediante real-time PCR e a livello proteico mediante western blot. Nelle linee mutate non ho ritrovato meccanismi di adattamento metabolico quali una riduzione delle vie cataboliche o una maggior dipendenza dalla via de novo di R1/p53R2. Confrontando le dinamiche del pool del dTTP nei mutanti e nei controlli, in esperimenti di marcatura con timidina triziata, ho osservato che nonostante la ridotta attività TK2 i mutanti fosforilano il precursore con la stessa efficienza dei controlli. Dall’analisi del turnover del dTTP, attraverso esperimenti di pulse-chase, risulta che le cellule di controllo sintetizzano il dTTP in situ con la stessa efficienza delle cellule mutate, ad un tasso 10 volte inferiore a quello misurato nei saggi enzimatici eseguiti negli estratti proteici. L’espressione della TK2 aumenta in fibroblasti di pelle wild-type quiescenti (Rampazzo et al., 2007), ma l’enzima sembra lavorare a livelli inferiori alle sue potenzialità. Dai risultati ottenuti in questo mio lavoro, una piccola percentuale dell’attività potenziale della TK2 sembra venga effettivamente utilizzata per mantenere il pool del dTTP nei fibroblasti wild-type. Nelle cellule mutanti, invece, i tassi di fosforilazione in vitro (in estratti proteici) e in situ (in colture cellulari) non differiscono. Si potrebbe pensare che queste cellule siano in grado di mantenere adeguati livelli del pool del dTTP sfruttando completamente la loro attività TK2 residua. Ciò spiegherebbe l’assenza di deplezione del mtDNA riscontrata in queste linee mutate (Frangini et al., 2009). Nella linea di mioblasti murini C2C12 si può indurre il differenziamento sostituendo il terreno di coltura con un mezzo al 2% di siero di cavallo (terreno di differenziamento) : i mioblasti diventano miociti post-mitotici e si fondono in sincizi multinucleati detti miotubi, che esibiscono attività contrattile. Tuttavia, colture differenziate di C2C12 contengono una frazione significativa di cellule mononucleate, in cui la quantità di dNTP e l’assetto enzimatico differiscono rispetto ai miotubi differenziati. Ho quindi messo a punto un protocollo che permette di separare la frazione di miotubi da quella di mioblasti a partire da una coltura differenziata. La purezza delle frazioni è stata valutata misurando l’attività enzimatica della TK1 (marcatore di cellule proliferanti) e l’espressione di proteine muscolo-specifiche, la miogenina e la miosina, da cui si può stimare il grado di differenziamento. Grazie a questo protocollo di purificazione sono riuscita ad ottenere una frazione di miotubi differenziati in cui la presenza di cellule mononucleate non fuse è minimizzata. Ho quindi svolto una caratterizzazione dei miotubi misurando l’espressione degli enzimi coinvolti nelle vie biosintetiche dei deossinucleotidi, l’attività enzimatica degli enzimi della sintesi di recupero del dTTP e la composizione dei pool cellulari totali dei quattro dNTP. Ho preso in esame in particolare le modificazioni che si instaurano con il differenziamento dei mioblasti in miotubi, alla ricerca di eventuali differenze rispetto a quanto già osservato in fibroblasti di pelle al passaggio dalla proliferazione alla quiescenza. La differenza che spicca maggiormente da questo confronto è la presenza di un’attività molto bassa della TK2, che non aumenta con il differenziamento (nei fibroblasti che entrano in quiescenza aumenta invece di circa 3 volte). Dal confronto del modello mioblasti/miotubi con il muscolo scheletrico, effettuato in collaborazione con un altro laboratorio mediante analisi di microarray, è emersa una stretta similarità tra i profili di espressione dei geni del metabolismo dei dNTP nei miotubi e nel muscolo. Abbiamo quindi deciso usare questo modello cellulare per simulare in vitro le MDS miopatiche correlate a mutazioni di p53R2 e della TK2. Ho messo a punto un protocollo di trasfezione con siRNA Stealth (Invitrogen) che combinasse trasfezione e differenziamento ottenendo un silenziamento dell’80-90% per p53R2 e del 60-70% per la TK2. Nelle C2C12 in coltura il differenziamento determina un’espansione del numero di copie del mDNA di circa 7-8 volte rispetto ai mioblasti proliferanti, in conseguenza della stimolazione della biogenesi mitocondriale che accompagna la miogenesi. La quantificazione del mtDNA mediante real-time PCR quantitativa nei miotubi silenziati per la TK2 mostra una deplezione di circa il 50% a soli 4 giorni di differenziamento; quando è p53R2 ad essere silenziata, gli effetti sul mtDNA iniziano a manifestarsi all’ottavo giorno di differenziamento. Una differenza temporale nella manifestazione fenotipica è stata osservata anche tra i topi TK2-/- (Zhou et al., 2008; Akman et al., 2008) e p53R2-/- (Kimura et al., 2003), i primi iniziano a mostrare sintomi a 7 giorni dalla nascita, mentre i secondi a 8 settimane. Da questi esperimenti preliminari di silenziamento possiamo affermare di aver ottenuto un modello cellulare per le MDS miopatiche in cui si osserva deplezione del mtDNA. Non emergono indicazioni a favore di un meccanismo di compensazione trascrizionale per la deficienza di p53R2 e TK2 nell’espressione dei geni del metabolismo dei dNTP. Le prime determinazioni dei pool dei dNTP nelle colture silenziate non ci hanno permesso finora di chiarire le basi molecolari del fenotipo osservato. Gli esperimenti andranno sicuramente ripetuti. In particolare il procedimento della trasfezione determina una riduzione dell’efficienza di purificazione dei miotubi trasfettati, minando la riproducibilità dei risultati tra esperimenti diversi. Sarà necessario introdurre dei miglioramenti nella preparazione dei campioni per l’estrazione dei pool nucleotidici dalle cellule trasfettate per avere una determinazione più affidabile del loro contenuto di dNTP. Prevediamo che ulteriori indagini ci consentiranno di chiarire meglio il fenotipo di questi silenziamenti e di mettere in luce le relazioni tra la deplezione o la mancata espansione del mtDNA durante il differenziamento e la carenza di precursori.
BASCHIERA, ELISA. "Caratterizzazione funzionale di COQ10A e COQ10B umani, due geni essenziali per la respirazione mitocondriale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3447316.
Full textCoenzyme Q10 (CoQ10) is an essential electron shuttle in mitochondrial respiratory chain and its deficiency cause severe multisystemic disorders. Primary CoQ10 deficiency is a clinically and genetically heterogeneous disorder due to reduced levels of CoQ10 in tissues and associated with several diseases, such as fatal neonatal encephalopathy, steroid-resistant nephrotic syndrome (SRNS), hypertrophic cardiomyopathy (HCM), retinopathy or optic atrophy and sensorineural hearing loss. The cause of low CoQ10 levels in tissues and organs could be the presence of mutations in the so called “COQ genes”, which encode for proteins involved in CoQ10 biosynthesis. Many studies about CoQ biosynthesis have been conducted on Saccharomyces cerevisiae, a model organism which have been an essential starting point for functional characterization of many COQ proteins. However, CoQ10 biosynthetic process, all proteins involved, and their precise function have not been fully understood yet. Two of these genes are COQ10A and COQ10B (hortologs of S. cerevisiae Coq10 gene), they are putatively involved in CoQ10 biosynthesis, but their function is still completely unknown in humans. The aim of this work is to develop an efficient and easy-to-handle model to study COQ10A and COQ10B function in human cells, to better clarify CoQ10 biosynthetic process and likely find new therapeutic targets for patients with primary CoQ10 deficiency. To accomplish this, we employed CRISPR/Cas9 technology in Human Embryonic Kidney (HEK) 293 cell line in order to generate three different cellular knockout (KO) cell lines: COQ10A KO, COQ10B KO and COQ10AB KO, in which one or both genes were disrupted to impair their correct transcription and translation into functional proteins. KO cell lines were functionally characterized, in particular COQ10AB KO cell line, since it presented a more severe phenotype and no risk of functional compensation between the two genes. All three KO cell lines presented physiological levels of endogenous CoQ10 and a slightly reduced activity of mitochondrial respiratory complexes III and II+III. Only COQ10AB KO showed a subtle difference in complex III assembly in the analysis of mitochondrial supercomplexes. COQ10AB KO cell line had also normal complex V activity in gel, higher levels of reactive oxygen species (ROS) and highly impaired oxidative phosphorylation compared to wild type cells. Very interestingly, exogenous supplementation with Q10 did not rescue COQ10AB KO cells respiration, while Q6 addition partially restore respiration and supplementation with Q4 leads to a fully recovered mitochondrial respiration. These data question the role of COQ10A and B in Coenzyme Q10 biosynthesis and lead to a completely new hypothesis about the role of COQ10A and COQ10B in human cells metabolism.
Sgarzi, Michela. "Studio dell'autofagia come meccanismo patogenetico della Neuropatia Ottica Ereditaria di Leber." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11246/.
Full textPETRAGNANO, FRANCESCO. "“Studio della regolazione della funzione mitocondriale da parte del frammento C-terminale del recettore muscarinico M2 “." Doctoral thesis, Università degli Studi dell'Aquila, 2022. http://hdl.handle.net/11697/192065.
Full textSilvestri, Sonia. "Meccanismi molecolari coinvolti nella sarcopenia dell’anziano: ruolo dell’esercizio fisico sullo stress ossidativo e la funzionalità mitocondriale." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2016. http://hdl.handle.net/11566/243161.
Full textSarcopenia is a condition of age-related loss of muscle mass and strength which affects balance, gait and overall ability to perform tasks of daily living, with increased risk of falls and fractures and low quality of life. The significant socio-economic costs of musculoskeletal disorders in the expanding elderly human population urges for prevention and therapeutic interventions. There are currently no approved drug treatments for sarcopenia. Factors contributing to sarcopenia have been related to nutritional, hormonal, metabolic, and immunologic alterations that affect the neuromuscular system and lead to loss of motor neurons and myofiber atrophy. There is some evidence to support that the decline in mitochondrial function and the consequent increase in Reactive Oxygen Species (ROS) production contribute to muscle ageing and sarcopenia. Furthermore, age-related ROS imbalance may underpin the blunted adaptive response to physical exercise highlighted in elderly people. Thus, the interplay between ROS and protective antioxidant response in the cell is regarded as a key factor in maintaining muscle strength and physical performance. In this view, the present project focuses on the impact of antioxidant (e.g. ubiquinol) supplementation in combination with exercise training to counteract sarcopenia. Ubiquinol is a lypophilic endogenous cofactor with both antioxidant and bioenergetics function whose levels are known to decrease with age. In the project these issues have been studied in murine models of ageing subjected to physical exercise and supplemented with ubiquinol using a factorial design. Moreover cultured myocytes have been exposed in vitro to statin, common HMG-CoA inhibitor drugs with hypocholesterolemic effect, that are able to affect CoQ synthesis. Presented Data shows a synergistic effect of Ubiquinol and physical exercise in promoting mitochondrial biogenesis and lowering oxidative stress at muscular level. These effects are prominent in the ageing population but result less effective in senescent organisms that are more compromised. The data suggest an interesting prospective for ubiquinol treatment in association with physical exercise in prevention of sarcopenia in condition of subliminal deficit of CoQ synthesis including ageing and statin treatment.
Trevisan, Tatiana. "Ruolo della morfologia e della funzionalità mitocondriale sulla distribuzione intracellulare dei mitocondri in neuroni di Drosophila." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424418.
Full textRIASSUNTO I mitocondri sono organelli essenziali per la cellula e la loro funzione primaria è di produrre energia sottoforma di ATP. I mitocondri sono organelli altamente dinamici:processi di fusione e fissione delle membrane mitocondriali ne controllano la forma, la lunghezza e il numero e un equilibrio tra i due meccanismi è fondamentale per una corretta morfologia mitocondriale. Numerose proteine sono coinvolte nei processi di fusione e fissione mitocondriale: Mitofusina 1 e Mitofusina 2 (Mfn1 e Mfn2) e Optic atrophy 1 (Opa1) regolano i processi di fusione mitocondriale, mentre Dynamin-related protein 1 (Drp1)mediala fissione. Drosophila possiede il gene mitochondrial assembly regulatory factor (MARF), espresso in modo ubiquitario ed omologo al gene MFN2. Nel tessuto muscolare la riduzione di espressione di Marf induce frammentazione e alterazione della morfologia del mitocondrio. Inoltre, mutanti di Marf mostrano una severa deplezione dei mitocondri nelle giunzioni neuromuscolari (NMJs) ed un’alterazione della morfologia della giunzione caratterizzata dall’aumento nel numero e da una riduzione nella dimensione dei bottoni sinaptici. Un altro aspetto della dinamica mitocondriale, oltre ai processi di fusione e fissione, è la motilità dei mitocondri, che deve essere altamente regolata soprattutto in cellule come i neuroni. Il trasporto mitocondriale e la continua ridistribuzione dei mitocondri lungo l’assone è essenziale per il mantenimento dell’integrità assonale e delle normali funzioni della cellula. Studi hanno messo in evidenza come la mancanza di mitocondri a livello delle giunzioni neuromuscolari in Drosophila comprometta la trasmissione sinaptica e come difetti nel trasporto mitocondriale assonale siano implicati nello sviluppo di disordini neurologici e malattie neurodegenerative (Chan, 2006). Lo scopo di questo lavoro è quello di capire il ruolo della morfologia e della funzione mitocondriale nella distribuzione intracellulare dei mitocondri nei neuroni. Per fare questo abbiamo utilizzato Drosophila melanogaster, organismo modello efficace per l’analisi della funzione genica, inclusa quella di geni responsabili di patologie umane. L’analisi della morfologia mitocondriale è stata effettuata utilizzando linee di Drosophilache esprimono in vivo un transgene per RNA interference e che permette di ridurre l’espressione di geni endogeni coinvolti nei processi di fusione e fissione mitocondriale, quali Marf, Opa1 e Drp1. Abbiamo inoltre creato linee che esprimono contemporaneamente i trangeni per RNAi di Marf e Drp1 o Opa1 e Drp1, con lo scopo di bilanciare i meccanismi di fusione e/o fissione. Ci siamo soffermati in particolare sullo studio di due aspetti principali, la morfologia e la funzionalità mitocondriale, per capire se difetti nella morfologia e nella funzionalità mitocondriale siano collegate e concorrano insieme allo sviluppo di patologie.Numerose patologie neurodegenerative sono infatti caratterizzate da alterazioni del trasporto mitocondriale e spesso questo è associato a difetti nella morfologia e nella funzionalità mitocondriale. Per studiare la morfologia mitocondriale, le linee UAS-RNAi sono state incrociate con una linea che contiene il promotore ELAV per l’espressione tessuto-specifica nei neuroni ed esprime una GFP mitocondriale. Abbiamo analizzato la morfologia dei mitocondri, sia nel corpo cellulare sia negli assoni e la distribuzione mitocondriale in assoni lunghi come i motoneuroni e assoni corti come quelli del nervo ottico e la distribuzione mitocondriale nella giunzione neuromuscolare.I risultati ottenuti mostrano che frammentazione dei mitocondri e alterazione della distribuzione mitocondriale assonale in individui in cui sia ridotta l’espressione di proteine di fusione. Inoltre si osserva una diminuzione della percentuale dei mitocondri mobili e del numero assoluto dei mitocondri anterogradi e retrogradi. Questi dati dimostrano che vi è una stretta correlazione tra morfologia mitocondriale e distribuzione dei mitocondri, in particolare in assoni lunghi. Inoltre analizzando le linee Marf RNAi Drp1 RNAi e Opa1 RNAi Drp1 RNAi, nelle quali gli eventi di fusione e fissione ridotti ma sono in equilibrio tra loro, si osserva un miglioramento la morfologia, la distribuzione e il trasporto mitocondriale assonale in modo particolare nel caso di Opa1 e non nel caso di Marf. Abbiamo cercato di capire quindi se in questi individui vi fossero alterazioni delle funzionalità mitocondriali attraverso l’analisi della capacità respiratoria mitocondriale, dell’attività dei complessi della catena respiratoria e della capacità di produzione di ATP. I risultati ottenuti dimostrano che morfologia e funzionalità mitocondriale non sempre sono collegate tra loro hanno effetti diversi nella modulazione della distribuzione mitocondriale assonale. In conclusione possiamo affermare che solamente la morfologia e la dimensione del mitocondrio sembrano essere essenziali per la corretta distribuzione mitocondriale assonale.
SCOTTI, MADDALENA. "Identificazione molecolare e caratterizzazione funzionale del trasportatore SVCT2 mitocondriale in cellule leucemiche e nel muscolo scheletrico." Doctoral thesis, Urbino, 2016. http://hdl.handle.net/11576/2641524.
Full textMARTINEZ-LABARGA, MARIA CRISTINA. "Variabilità genetica a livello del DNA mitocondriale nei Cayapa dell'Ecuador e confronto con altre popolazioni indiane americane." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 1996. http://hdl.handle.net/2108/66322.
Full textNEGRONI, YURI LUCA. "Il ruolo di WHIRLY2, proteina mitocondriale dei nucleoidi, nello sviluppo e nella risposta allo stress nelle piante." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. https://hdl.handle.net/11577/3460978.
Full textIn the last few years, the importance of organelles as central coordinators of plant responses to internal/external stimuli has become increasingly important. Mitochondria have a fundamental role in energy production, but play also a role as stress sensors of environmental stimuli, being a component of a complex communication network between organelles and nucleus. WHIRLYs are plant-specific proteins that have been characterized as ssDNA-binding proteins because of a characteristic conserved DNA-binding domain. In Arabidopsis, the WHIRLY family includes three members: WHIRLY1, WHIRLY2 and WHIRLY3, presenting specific target sequences that localize them in the plastids and nucleus (WHIRLY1, WHIRLY3) or in the mitochondria (WHIRLY2). WHY2 among the proteins involved in mtDNA repair is the most abundant and evidences suggest an important role of it in mitochondrial genome replication necessary to complete mtDNA activity. Recent results on WHY2 show a link between mtDNA stability and proper mitochondrial morphology, dynamics and functionality, indicating a fundamental role of this protein in mitochondrial activity during development and stress responses. Failure in maintaining the mitochondrial genome stability results in the accumulation of mutations and genomic rearrangements that can become deleterious. In the present work data are reported showing the relationship between mtDNA maintenance, high levels of WHY2 and the response to abiotic stress. Evidences show that WHY2 plays a role in the response to different abiotic stresses. Our results also suggest an involvement of WHY2 protein in retrograde signalling in response to abiotic stresses. The study of mitochondrial proteins, as WHY2, contributes to open up a new conception of the role of mitochondria as a stress response center and to unveil molecular mechanisms underlying the communication between mitochondria and nucleus in response to stress.
VIGILANZA, PAOLA. "Superossido dismutasi a Cu,Zn nella funzionalità mitocondriale e citoscheletrica: importanza nel mantenimento dell'omeostasi in cellule di origine neuronale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/489.
Full textAmong Superoxide dismutases, the copper,zinc containing form is the most studied and well caracterized. The pathological effects of its disfunction linked to mutations on its gene have been extensively studied in the occurrence of neurodegenerative diseases as ALS. Although, many emerging data link not only its disfunction but also its decrease to disorders of cytoskeleton and mitochondria as ageing. By the use of RNA interference, we studied the effects of Cu,ZnSOD down-regulation in neuroblastoma cell lines in a short time-window. We demonstrated that a little decrease of Cu,ZnSOD concentration can lead to a significant change in redox homeostasis which in turn is responsible for the impairment of mitochondrial function and the transient disruption of cytoskeletal network only in neuronal deriving cells. These data give effort to the importance of Cu,ZnSOD in neuronal cells and to the real significance of its high concentration in these cells.
COSTANTINI, Cristiana. "PROGETTAZIONE E SINTESI DI POTENZIALI AGENTI ANTITUMORALI INIBITORI DEL CHAPERONE MITOCONDRIALE "TUMOR NECROSIS FACTOR-RECEPTOR ASSOCIATED PROTEIN 1" (TRAP1)." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2015. http://hdl.handle.net/11392/2389064.
Full textRonchi, D. "IDENTIFICAZIONE DI UNA NUOVA CAUSA GENETICA IN UN CASO FAMILIARE DI ENCEFALOMIOPATIA MITOCONDRIALE E DEFICIT DI CITOCROMO C OSSIDASI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2010. http://hdl.handle.net/2434/155501.
Full textBressi, Licia <1991>. "Comprendere come lo stato genetico di TP53 influenza la risposta al deficit indotto sul Complesso I mitocondriale come terapia anticancro." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10404/1/Tesi%20Dottorato_Licia%20Bressi.pdf.
Full textMitochondrial Complex I (CI) is one of the most promising metabolic targets in anti-cancer therapies. Metformin is a known inhibitor of CI inhibiting cancer cell growth, but not of eradicating the disease. Recently, the combination of metformin and hypoglycaemia has been shown to be lethal in tumours, although the therapeutic efficacy of synergistic treatment may be affected by the accumulation of genetic alterations in the known drivers of tumorigenesis. We thus investigated the effect of metabolic stress induced by glucose restriction in a panel of tumour cell lines with a severe CI deficiency and with a different genetic status of TP53. The CI deficiency associated with glucose restriction induced a decrease in the expression levels of the mutated p53 protein, but not of its wild-type counterpart. The biological phenomenon observed depends neither on a transcriptional blockade nor on the triggering of intracellular degradation pathways such as proteasome and autophagy. The decrease of mutated p53 seems to depend on a general blockade of protein synthesis, probably induced by energy and nutritional stress. In the wild type p53 counterpart, on the other hand, only a partial reduction in protein synthesis is observed, suggesting the triggering of possible adaptive pathways to compensate for the damage on the CI. Amino acid deprivation is a feature of solid tumours that could be exacerbated under conditions of mitochondrial respiratory chain deficiency. The CI inhibition causes aspartate auxotrophy, a condition that could generate the observed blockade of protein synthesis. Increased expression of aspartate/glutamate transporter levels mediated by mutated p53 could compensate for aspartate auxotrophy, identifying a possible mechanism of adaptation to CI deficiency. Thus, the results obtained underline the importance of implementing anti-complex I therapy in cancer, as different p53 status may alter treatment efficacy.
Lucchini, V. "IL DIFETTO OSSIDATIVO E LE ALTERAZIONI DEL DNA MITOCONDRIALE IN TOPI TRANSGENICI MODELLO ANIMALE DELLA ATASSIA SPINOCEREBELLARE DI TIPO 1." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/169922.
Full textSemenzato, Martina. "FORMAZIONE DI COMPLESSI DELLA PROTEINA MITOCONDRIALE OPA 1 NEL MIOCARDIO ESPOSTO A STRESS OSSIDATIVO E CARATTERIZZAZIONE DI MUTANTI IN RESIDUI CISTEINICI." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3426992.
Full textIl cuore è particolarmente soggetto a disfunzioni mitocondriali e numerose cardiomiopatie sono associate ad un anomalo metabolismo mitocondriale o ad alterazioni bioenergetiche mitocondriali. Studi recenti hanno messo in evidenza come l’attività dei mitocondri e le vie di trasduzione del segnale cellulare influenzino la morfologia dei mitocondri, ad esempio, la frammentazione della rete mitocondriale è correlata al processo di apoptosi. La proteina OPA 1, GTPasi appartenente alla famiglia delle dinamine, è coinvolta nel processo di fusione della membrana interna mitocondriale e nel mantenimento della struttura delle cristae interne mitocondriali. Tuttavia sono necessari maggiori studi atti a contribuire ad una maggiore comprensione delle proteine e dei meccanismi alla base delle funzionalità di OPA 1. Nel presente lavoro di tesi è stato studiato l’effetto dello stress ossidativo sulla proteina mitocondriale OPA 1 nel cuore, dato che i mitocondri sono sede di produzione e bersaglio delle specie reattive dell’ossigeno (ROS). Inizialmente, utilizzando cuori di ratto isolati e perfusi ex-vivo, è stato valutato l’effetto di ischemia/riperfusione e perfusione con perossido di idrogeno (H2O2) sulla proteina OPA 1. Nei campioni trattati è stata osservata la formazione di complessi ad alto peso molecolare (high molecular weight, HMW) della proteina in esame. In condizioni riducenti, tali complessi vengono disgregati. Questi risultati indicano che in condizioni di forte stress ossidativo con H2O2 si ha l’aggregazione di OPA 1 e che nella formazione dell’aggregato è coinvolta la formazione di ponti disolfuro. In seguito, mediante Blue Native-PAGE (BN-PAGE), è stata eseguita un’analisi dei complessi proteici a partire da mitocondri isolati da cuore di ratto in condizioni normossiche e da cuori perfusi con H2O2. L’analisi ha dimostrato che OPA 1 aggrega in complessi di diverso peso molecolare in condizioni native. La formazione del complesso di OPA 1 è stata analizzata sia cellule HL-1, una linea di cardiomiociti da atrioma murino, che in fibroblasti embrionali murini (mouse embryonic fibroblasts, MEFs). Al fine di indurre stress ossidativo le cellule sono state incubate con 1 mM H2O2 per 2 ore. Il complesso di OPA 1 scompare in condizioni riducenti, confermando la formazione di ponti disolfuro intermolecolari. Inoltre, in cellule HL-1 incubate con concentrazioni crescenti di H2O2 è stata osservata frammentazione della rete mitocondriale. Ci siamo proposti di individuare quali fossero i residui cisteinici coinvolti nella formazione del ponte disolfuro. La struttura della proteina OPA 1 non è stata determinata né mediante NMR né mediante tecnica cristallografica. In collaborazione con il Prof. S. Moro (Facoltà di Farmacia, Università degli Studi di Padova) è stata ipotizzata la struttura 3D della proteina mediante homology modelling al fine di caratterizzare quali fossero i residui cisteinici esposti sulla superficie proteica. In questo modo le cisteine 853, 856 e 874 sono stati individuati come residui più probabilmente coinvolti nella formazione del complesso di OPA 1. Per confermare questa ipotesi, sono stati eseguiti degli esperimenti di mutagenesi sito-diretta a partire da un costrutto plasmidico contenente la sequenza genica per l’isoforma 1 umana del gene OpaI. Mediante questa tecnica sono stati ottenuti plasmidi mutati a livello delle singole cisteine 853 (C853S) e 874 (C874S), ed un doppio mutante cisteina 853-6 (C853-6S). I cloni sono stati sequenziati per confermare le avvenute mutazioni. Sono stati prodotti vettori lentivirali contenenti i plasmidi mutagenizzati al fine di esprimere stabilmente la proteina di interesse nella linea cellulare MEF OPA 1-/- (gentilmente fornita dal Prof. L. Scorrano). Sono state ottenute linee cellulari esprimenti la proteina OPA 1 mutata a livello del singolo residuo cisteinico 853 e dei residui 853-6, mentre non è stata ottenuta la linea esprimente la proteina mutata in C874S. È stata quindi valutata la morfologia mitocondriale nelle linee cellulari ottenute. Le cellule C853-6S presentano mitocondri disgregati con un fenotipo simile alla linea MEF OPA 1-/-; al contrario, nelle cellule esprimenti la proteina OPA 1 mutata a livello del residuo 853, si verifica il ripristino del fenotipo di fusione mitocondriale. Al fine di chiarire la relazione tra l’aggregazione di OPA 1 e la formazione dei ponti disolfuro, le cellule sono state incubate con H2O2. La formazione del complesso di OPA 1 risulta inibita in ambedue le linee cellulari contenenti la proteina mutata. Le cellule C853S sono state trattate con H2O2 per verificare la correlazione tra l’aggregazione della proteina in esame e il processo di fissione mitocondriale. I cloni C853S completano il processo di fissione mitocondriale in un tempo doppio rispetto alla linea MEF WT. Per concludere, in condizioni di elevato stress ossidativo la proteina OPA 1 è esposta ad ossidazione che ne modifica lo stato di aggregazione. Tale processo è correlato ad una diminuzione della fusione mitocondriale e, nelle cellule HL-1, ad un aumentato rilascio di citocromo c. Il meccanismo di aggregazione della proteina è stato stabilito mediante mutagenesi sito specifica che mette in luce il ruolo del residuo cisteinico 853.
Verge, Estefanía Begoña. "ADN mitocondrial, herencia materna y características clínicas asociadas a las enfermedades mitocondriales en la esquizofrenia." Doctoral thesis, Universitat Rovira i Virgili, 2016. http://hdl.handle.net/10803/458373.
Full textLa etiología de la esquizofrenia es aún desconocida pero hay evidencias de que el ADN mitocondrial (ADNmt), que se hereda exclusivamente a través de la madre, está implicado en el desarrollo de esta enfermedad. La presente tesis doctoral se realizó basándose en esta hipótesis. En el primer trabajo se recogieron todas las evidencias de herencia materna, disfunción mitocondrial y alteraciones del ADNmt asociadas a la esquizofrenia y se identificó la presencia de sintomatología psicótica en pacientes con un trastorno mitocondrial causado por una mutación en el ADNmt. El segundo trabajo analizó el riesgo de presentar esquizofrenia y otras enfermedades psiquiátricas en familiares, considerando si compartían o no el ADNmt con el paciente. Los familiares que compartían el ADNmt con un paciente tenían más riesgo de presentar esquizofrenia y, además, las mujeres tenían más riesgo de presentar depresión, trastornos de ansiedad y características clínicas asociadas a trastornos mitocondriales. El tercer estudio comparó las características clínicas frecuentemente presentes en las enfermedades mitocondriales entre un grupo de pacientes con esquizofrenia y un grupo control. Se observó que la fatiga crónica y las crisis epilépticas eran significativamente más frecuentes en el grupo de pacientes. Las conclusiones de esta tesis doctoral son las siguientes: 1) Existen evidencias de disfunción mitocondrial y de herencia materna en la esquizofrenia, y la sintomatología psicótica puede presentarse en pacientes con un trastorno mitocondrial causado por una mutación en el ADNmt; 2) Los familiares que comparten el ADNmt con un paciente de esquizofrenia tienen más riesgo de presentar la enfermedad, y en mujeres, compartir el ADNmt con un paciente de esquizofrenia confiere riesgo para desarrollar otras enfermedades psiquiátricas como la depresión y los trastornos de ansiedad; y 3) Características clínicas asociadas a las enfermedades mitocondriales son más frecuentes en los pacientes con esquizofrenia que en la población control.
The etiology of schizophrenia is unknown but there is evidence that mitochondrial DNA (mtDNA), which is inherited exclusively from the mother, is involved in the development of this disease. This thesis was conceived based on this assumption. In the first study all evidence of maternal inheritance, mitochondrial dysfunction and mtDNA alterations associated with schizophrenia were collected, and the presence of psychotic symptoms in patients with mitochondrial dysfunction caused by mutations in mtDNA were identified. The second study analyzed the risk of schizophrenia and other psychiatric disorders in relatives, considering if they shared or did not share mtDNA with the patient. Family members who shared mtDNA with a patient had a higher risk of developing schizophrenia and, moreover, women were more likely to develop depression, anxiety disorders and clinical features associated with mitochondrial disorders. The third study compared the clinical features often present in mitochondrial diseases between schizophrenia patients and control subjects. It was observed that chronic fatigue and seizures were significantly more frequent in the group of patients. The conclusions of this thesis are: 1) There is evidence of mitochondrial dysfunction and maternal inheritance in schizophrenia and psychotic symptoms can occur in patients with a mitochondrial disorder caused by a mtDNA mutation; 2) Family members who share mtDNA with a schizophrenic patient have higher risk of developing the disease than those who do not share mtDNA and, in women, to share mtDNA with a schizophrenic patient confers risk for other psychiatric illnesses such as depression and anxiety disorders; and 3) Clinical features associated with mitochondrial disorders are more common in patients with schizophrenia than in the control population.
Marino, Ilaria Anna Maria. "Applicazioni di marcatori microsatellite per lo studio della filogeografia di organismi lagunari dell'Adriatico." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426137.
Full textIn questo lavoro di tesi sono stati applicati due tipi di marcatori molecolari, il DNA mitocondriale e i microsatelliti, per analizzare la struttura genetica di campioni di popolazione adriatici di Carcinus aestuarii (Decapoda: Portunidae, Nardo, 1847). Questo ha implicato l'amplificazione di un frammento di 482 paia di basi del gene mitocondriale codificante per la subunità I della citocromo c ossidasi (COI) al fine di indagare alcuni aspetti di filogeografia e di demografia storica della specie. Inoltre, è stato effettuato l'isolamento ex novo di 8 marcatori microsatellite specie-specifici per C. aestuarii, a cui sono stati affiancati 3 loci specifici per la specie atlantica C. maenas, per ricavare informazioni sulla genetica di popolazione del granchio verde. C. aestuarii può essere considerato a tutti gli effetti un valido modello di studio delle lagune, essendo un tipico rappresentante della fauna di questi ambienti in tutto il Mediterraneo. Per l'elevato potere dispersivo larvale e per la facilità di campionamento, C. aestuarii può ricoprire un ruolo determinante nella comprensione delle possibili connessioni tra popolazioni di lagune differenti. A livello di analisi di DNA mitocondriale, sono stati sequenziati complessivamente 255 individui (suddivisi per 8 campioni di popolazione provenienti da altrettante lagune adriatiche, ioniche e tirreniche). Sono state trovate 164 diverse varianti di sequenza (aplotipi). Il calcolo degli indici Fst, come pure l'analisi molecolare della varianza (AMOVA) hanno permesso di evidenziare un basso ma significativo livello di differenziamento genico tra i campioni di popolazione analizzati, confermando la presenza di una lieve strutturazione genetica e permettendo di rigettare l'ipotesi di panmissia. In particolare, è stato visto che una quota significativa della variabilità (3.90%) è dovuta alla suddivisione in gruppi, riconducibili rispettivamente al bacino tirrenico e a quelli adriatico-ionico. Inoltre, è stato possibile evidenziare come tutte le popolazioni di C. aestuarii analizzate abbiano subito, in passato, fenomeni di espansione. Questo è stato possibile attraverso l'utilizzo dei test di neutralità-equilibrio, delle mismatch distribution e dei bayesian skyline plot, che hanno permesso di trarre indicazioni riguardo ai fenomeni demografici avvenuti in passato. In particolare, pare che per i campioni adriatico-ionici tali espansioni si siano realizzate in un intervallo di tempo antecedente le ultime glaciazioni pleistoceniche; mentre, per il campione tirrenico una variazione nelle dimensioni di popolazione sembra collocarsi in un periodo che coincide con gli ultimi cambiamenti climatici avvenuti in Mediterraneo. Anche l'analisi attraverso i microsatelliti ha evidenziato, confermando i risultati mitocondriali, un debole ma significativo differenziamento tra i campioni di popolazione analizzati. L'uso dei marcatori microsatellite si è dimostrato di fondamentale importanza per rilevare, inoltre, piccole differenze presenti tra i campioni di popolazione dell'Adriatico e dello Ionio, dato non riscontrabile con il solo impiego del DNA mitocondriale. Attraverso i microsatelliti, infine, è stato possibile verificare la presenza di isolamento per distanza e stimare i tassi di migrazione tra i campioni analizzati. Ne è emersa una situazione di non facile interpretazione: i flussi migratori nella maggior parte dei casi presentano direzione nord-sud con, tuttavia, due rilevanti eccezioni. Sia nel caso dei campioni di Venezia e Marano (alto Adriatico), che in quello dei campioni di Aquatina (bacino Adriatico meridionale) e Marano, la migrazione si inverte, andando da sud a nord. Il motivo di un tale andamento potrebbe essere attribuito alle correnti oceanografiche presenti nel Mar Adriatico. Nella parte finale della tesi, vi è poi una sezione dedicata all'analisi di due specie lagunari (Zosterisessor ophiocephalus e Atherina boyeri) con lo scopo di condurre un'indagine comparata sulla genetica di popolazione di organismi che occupano abitualmente le lagune costiere del Mediterraneo.
ARDISSONE, ANNA. "Mitochondrial diseases related to mtDNA in childhood: genotype-phenotype correlation and characterization of novel phenotypes." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262917.
Full textMitochondrial diseases (MD) are a clinically heterogeneous group of disorders that arise as a result of dysfunction of the mitochondrial respiratory chain (RC) and oxidative phosphorylation (OXPHOS). Mitochondrial functions are under the control of two different genomes: mitochondrial DNA (mtDNA) and nuclear genome (nDNA). Childhood phenotypes are often associated with nDNA mutations; in recent years, new-generation sequencing technologies (Next Generation Sequencing-NGS) have identified novel causative genes; in collaboration with other centers we contributed to the definition of phenotype associated with the new identified disease genes. The application of this technique has also been extended to the study of mtDNA: even if more than 100 mutations and deletions in mtDNA have been described in association with an extremely heterogeneous spectrum of clinical presentations, only a few of them are associated with well-defined clinical syndromes in childhood. We performed a systematic evaluation of clinical, instrumental, metabolic and biochemical data of a large cohort of patients affected by the most common MD in childhood: Leigh syndrome. We analyzed in this population, genotype-phenotype correlation in nDNA and mtDNA gene associated cases in order to identify diagnostic clues for mtDNA related Leigh syndrome. In genetically unresolved cases and various phenotypes (Leigh syndrome, leukodystropy..), we performed mtDNA screening using next-generation sequencing (NGS) technologies in order to assess, with high accuracy, point mutations and single or multiple large deletions, both in homoplasmic or heteroplasmic state. We identified both novel and known mutations associated to unexpected phenotype (i.e. CO3 gene). Our data better define and expand the phenotypic spectrum of mtDNA-MD in childhood.
Ottolini, Denis. "Ruolo delle proteine alfa-sinucleina, parkina, DJ-1 e PINK1, mutate nelle forme familiari di Morbo di Parkinson, nel controllo dell'omeostasi mitocondriale dello ione Calcio." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422940.
Full textLe malattie neurodegenerative, tra le quali il morbo di Parkinson (PD) sono associate a disfunzioni mitocondriali e a stress ossidativo. Inoltre, è stato suggerito che profonde alterazioni della struttura e delle funzioni del reticolo endoplasmatico (RE), una condizione nota come “ER stress”, e disfunzioni del sistema proteosoma-ubiquitina (UPS) siano alcuni dei processi cellulari coinvolti nell’insorgenza di queste malattie. I meccanismi attraverso i quali queste disfunzioni alterano la funzione cellulare sono complessi e solo parzialmente chiariti. Tra questi, gli effetti sulla distribuzione spazio-temporale di un secondo messaggero fondamentale per la corretta comunicazione cellulare, quale lo ione Ca2+, è sicuramente importante. Il programma del mio Dottorato di Ricerca prevedeva di chiarire alcuni di questi aspetti utilizzando modelli cellulari semplici. Infatti, anche se la maggior parte delle forme di PD sono sporadiche e multifattoriali, un numero crescente di mutazioni in geni specifici sono state individuate in alcune forme di malattia familiare. Lo studio delle funzioni delle proteine codificate da questi geni rappresenta quindi uno strumento molto importante per la comprensione degli aspetti molecolari alla base del processo neurodegenerativo. L’aspetto interessante è rappresentato dal fatto che le alterazioni cellulari alla base dei difetti genetici sono le stesse identificate nei casi sporadici. La delucidazione dei meccanismi patogenici delle forme genetiche, oltre a contribuire alla comprensione delle forme più diffuse, potrebbe quindi fornire anche nuove informazioni sui meccanismi cellulari alla base della insorgenza dei processi neurodegenerativi. In particolare, mutazioni in geni diversi (che codificano le proteine alfa-sinucleina, parkina, DJ-1, PINK1, ubiquitin carboxyl-terminal hydrolase-1 (UCHL-1), LRRK2/dardarina e Omi/HTRA2) sono state individuate in pazienti affetti da forme familiari di PD. In tutti i casi l’esatta funzione dei prodotti genici non è ancora completamente chiarita. Il programma di ricerca prevedeva di studiare il loro ruolo nella regolazione dell’omeostasi del Ca2+, con particolare attenzione alla funzione mitocondriale. Uno degli elementi comuni di molte malattie neurodegenerative è infatti rappresentato da disfunzioni del metabolismo mitocondriale del Ca2+. I mitocondri hanno un ruolo centrale nella biologia cellulare, non solo in quanto sono la sede principale di produzione di ATP, ma anche perché svolgono un ruolo importante nel sequestro del Ca2+ intracellulare e nella produzione di specie reattive dell’ossigeno e di radicali liberi. Essi sono il primo bersaglio del danno ossidativo e delle disfunzioni che ne derivano, inoltre contengono numerose proteine che regolano il fenomeno della morte cellulare per apoptosi. Perturbazioni della funzionalità mitocondriale portano quindi inevitabilmente a disturbi del funzionamento cellulare e possono dare origine al processo di morte cellulare rendendo le cellule più suscettibili agli insulti neurotossici. Oltre all’omeostasi mitocondriale del Ca2+ sono stati analizzati anche altri aspetti legati alla fisiologia mitocondriale, in particolare il metabolismo energetico e i rapporti tra mitocondri e RE. Dagli esperimenti presentati in questa tesi, che hanno analizzato sia gli effetti della sovraespressione che del silenziamento delle proteine alfa-sinucleina, parkina, DJ-1 e PINK1, emergono alcuni aspetti comuni molto interessanti: tutte queste proteine sono in grado di modulare l’omeostasi del Ca2+ mitocondriale. Per quanto riguarda alfa-sinucleina, parkina, DJ-1 abbiamo osservato che esse condividono anche il meccanismo con il quale operano questa modulazione: in tutti e tre i casi la loro sovraespressione provoca un aumento di circa il 10% dei contatti tra reticolo endoplasmatico e mitocondri e quindi potenzia il trasferimento di Ca2+ tra questi due organelli. Se questa funzione viene a mancare, come abbiamo dimostrato nel caso di alfa-sinucleina, viene attivata la risposta autofagica. Per quanto riguarda PINK1 abbiamo evidenziato la possibilità che possa regolare l’omeostasi mitocondriale del Ca2+ attraverso un’azione bifasica, resta da chiarire se ciò dipenda dalla sua distribuzione nelle membrane mitocondriali e dalla sua attività sulle proteine che regolano il trasporto del Ca2+ mitocondriale. Gli esperimenti condotti in cellule permeabilizzate, ed esposte ad una concentrazione di Ca2+ pari a 1 microM, sembrano suggerire questa possibilità.
Rigotto, Giulia. "Study of mitochondria physiology in transgenic mouse models of Alzheimer's disease." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3421946.
Full textIl morbo di Alzheimer è la malattia neurodegenerativa più diffusa e una delle principali cause di demenza nei paesi occidentali. Questa patologia determina progressivi danni alla memoria e ad altre importanti funzioni cognitive. La maggior parte dei casi di Alzheimer è sporadica, compare in tarda età e i fattori di rischio più conosciuti sono l’invecchiamento e la variante allelica APO-e4 del gene che codifica per la lipoproteina E. Esiste tuttavia una piccola ma significativa percentuale di casi ereditari (forma familiare di Alzheimer, FAD) che è causata da mutazioni autosomiche dominanti in tre geni che codificano per la Proteina Precursore dell’Amiloide (APP), per la Presenilina-1 (PS1) e la Presenilina-2 (PS2). L’APP è una proteina transmembrana espressa principalmente nel cervello. Le preseniline sono proteine omologhe di membrana presenti soprattutto nel reticolo endoplasmatico e nell’apparato di Golgi. Costituiscono ciascuna, indipendentemente, la parte catalitica dell’enzima gamma-secretasi che, insieme all’enzima beta-secretasi, è responsabile del taglio dell’APP e della conseguente formazione di peptidi Abeta, molto dannosi per il cervello. L’identificazione di mutazioni genetiche coinvolte nelle forme familiari di Alzheimer, ha permesso lo sviluppo di modelli di topi transgenici. Dato che i casi sporadici e quelli familiari della malattia sono clinicamente molto simili, questi modelli rappresentano uno strumento essenziale per la ricerca, poiché permettono lo studio di possibili meccanismi molecolari condivisi e danno la possibilità di scoprire/migliorare eventuali terapie. In questo progetto, gli esperimenti sono stati effettuati utilizzando due modelli transgenici di topi disponibili in laboratorio. Il primo è un topo transgenico omozigote per la mutazione PS2-N141 che è stata posta sotto il controllo del promotore prionico e quindi viene espressa in tutti i tessuti. Il secondo modello è omozigote per la stessa mutazione di PS2 e anche per una mutazione dell’APP (APPSwe) che si trova sotto il controllo del promotore Thy.1, ed è quindi espressa solo nel cervello. L’obiettivo di questo studio è quello di trovare possibili danni precoci nei mitocondri di cervello in questi modelli transgenici di Alzheimer. I mitocondri sono organelli citoplasmatici principalmente coinvolti nel fornire energia alla cellula sotto forma di ATP, ma sono in realtà indispensabili per molte altre funzioni, come ad esempio il controllo dell’omeostasi del calcio, la produzione delle specie radicali di ossigeno (ROS) e l’apoptosi. Al giorno d’oggi, è ampiamente accettato che danni a questi organelli non sono solo presenti durante il normale invecchiamento ma anche in molte altre malattie legate ad esso, comprese le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, il morbo di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica e la corea di Huntington. I primi esperimenti sono stati effettuati in mitocondri isolati dal cervello dei topi WT, PS2 e PS2APP, partendo da quelli di 8 giorni fino a topi di 2 anni, per documentare la possibile presenza e/o progressione di disfunzionalità dei mitocondri. Abbiamo valutato diversi parametri bioenergetici, come la velocità di consumo dell’ossigeno (oxygen consumption rate, OCR), il potenziale di membrana mitocondriale e la capacità dei mitocondri di accumulare calcio nella matrice (calcium retention capacity, CRC). I risultati di questi esperimenti non hanno tuttavia rivelato particolari differenze tra i topi WT e quelli transgenici, né per quanto riguarda l’attività dei complessi della catena respiratoria, né per la sensibilità del poro di transizione della permeabilità mitocondriale (permeability transition pore, PTP) ad un elevato aumento di Ca2+ nella matrice. Tali dati suggeriscono che probabilmente, queste mutazioni FAD non inducono direttamente danni ai mitocondri. I mitocondri isolati sono uno strumento molto utile per studiare le caratteristiche e la funzionalità di questi organelli, ma presentano tuttavia alcuni svantaggi: per esempio, in queste condizioni il mitocondrio è separato dal suo ambiente fisiologico e non è così possibile studiare le sue interazioni con le altre componenti del citoplasma. Per questo motivo, abbiamo deciso di spostare la nostra attenzione sulle colture primarie neuronali di ippocampo, perché quest’area del cervello è una delle regioni maggiormente e precocemente colpite dall’Alzheimer. Per prima cosa, abbiamo comparato la respirazione basale e la respirazione accoppiata alla sintesi di ATP misurate con l’Extracellular Flux Analyzer (Seahorse) senza però trovare differenze significative tra le colture dei tre genotipi. La misura della respirazione massima è invece più alta nei WT rispetto a PS2 e PS2APP, e la differenza è significativa tra WT e PS2APP, suggerendo una possibile alterazione nel rifornimento di substrati ossidabili ai mitocondri. In seguito, le misure effettuate per valutare la capacità dei mitocondri di mantenere il potenziale di membrana dopo l’inibizione selettiva dei complessi della catena respiratoria o dell’ATP sintasi, hanno rivelato un possibile difetto in quest’ultima, che potrebbe limitare la capacità di idrolizzare l’ATP, oppure alla presenza di difetti metabolici sconosciuti che limitano il rifornimento di ATP del citoplasma per sostenere l’attività idrolitica. Visti questi risultati, abbiamo provato a ripetere gli esperimenti in fibroblasti provenienti da pazienti caratterizzati dalla stessa mutazione di PS2 presente nei modelli transgenici di topo. In questo caso però, la differenza tra fibroblasti provenienti da controlli sani e quelli provenienti dai pazienti non è così marcata come quelli emersi dagli studi nelle colture neuronali primarie. Questo può essere spiegato dal fatto che i fibroblasti sono cellule molto diverse dai neuroni, potrebbero ad esempio utilizzare di più la glicolisi, o semplicemente potrebbero risentire meno dell’effetto della mutazione in PS2. Per verificare se effettivamente potesse esserci un difetto a livello dell’attività idrolitica dell’ATP sintasi, abbiamo provato a misurare indirettamente la velocità di idrolisi dell’ATP in mitocondri isolati da cervello di topi dei tre genotipi tramite l’ossidazione del NADH. Al momento, sembra che la velocità di idrolisi sia più veloce nei transgenici, anche se il numero di esperimenti non è ancora sufficiente per stabilire se tale differenza sia significativa o meno. Abbiamo inoltre verificato che bloccando la catena respiratoria o l’ATP sintasi, di fatto diminuendo la quota di ATP prodotto dai mitocondri, i neuroni WT, PS2 e PS2APP sono ugualmente in grado di regolare il calcio citosolico. Questo suggerisce che in queste condizioni sperimentali i neuroni sono in grado di sopperire alla riduzione dell'ATP e che probabilmente per evidenziare delle differenze tra i genotipi bisognerebbe utilizzare uno stimolo più forte o prolungato. Un altro parametro verificato è la produzione di ROS, che in condizioni basali è molto basso e che sembra essere simile tra i genotipi. Dati i risultati ottenuti fino ad adesso, sarebbe interessante studiare nel dettaglio l’attività dell’ATP sintasi che potrebbe essere alterata nei modelli transgenici e soprattutto potrebbe essere interessante studiare le interazioni metaboliche tra i mitocondri e il resto della cellula.
Braga, Alessandra. "Studio del meccanismo d'azione di composti di origine naturale e derivati semisintetici ad attività antiproliferativa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3425442.
Full textL’attività di ricerca svolta ha riguardato l’individuazione e lo studio del meccanismo d’azione di composti ad attività antiproliferativa isolati da estratti naturali di origine vegetale e di derivati semisintetici. Innanzitutto è stata effettuata una prima valutazione con l’obiettivo di stimare la capacità inibitoria sulla proliferazione cellulare. A questo scopo sono state utilizzate linee cellulari tumorali umane, determinandone l’IC50 (concentrazione di composto in grado di provocare il 50% di morte cellulare rispetto ad una coltura di controllo). Successivamente, dei composti dotati di attività più significativa, è stato studiato il meccanismo d’azione, focalizzando la ricerca su bersagli intracellulari coinvolti nel processo apoptotico. Nel dettaglio, l’effetto di tali composti, è stato valutato principalmente sulla funzionalità di mitocondri isolati, in modo specifico sull’induzione della transizione di permeabilità mitocondriale (MPT), processo implicato nell’induzione del fenomeno di morte cellulare, mediante il rilascio di fattori pro-apoptotici quali AIF (Apoptosis Inducing Factor) e citocromo c. Valutando quindi specifici parametri mitocondriali, quali swelling, potenziale elettrico transmembrana, I.C.R. (Indice di Controllo Respiratorio) e l’eventuale induzione di uno stress ossidativo, indicatori di MPT, è stato possibile ottenere informazioni sull’effettivo meccanismo d’azione dei composti studiati.
López, Crisosto Camila. "Regulación del acoplamiento mitocondriaretículo endoplásmico y el metabolismo mitocondrial durante el estrés proteotóxico mitocondrial." Tesis, Universidad de Chile, 2017. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/165743.
Full textLa acumulación de proteínas mal plegadas dentro de las mitocondrias genera una respuesta transcripcional adaptativa, denominada UPR mitocondrial. A través de esta respuesta, las mitocondrias señalizan hacia el núcleo para aumentar la expresión de genes que permiten restaurar la homeostasis proteica. Sin embargo, se desconoce si además de esta respuesta genética, existe un cambio adaptativo en el metabolismo celular en las etapas tempranas del estrés mitocondrial. El acoplamiento físico-funcional del retículo endoplásmico (RE) con la mitocondria es uno de los principales reguladores del metabolismo mitocondrial, el cual permite el traspaso directo de Ca2+ entre ambos organelos. En la mitocondria, el Ca2+ actúa como cofactor de enzimas que participan en el ciclo de Krebs, potenciando la producción de ATP. No obstante, actualmente no existe información sobre posibles cambios en el acoplamiento mitocondria-RE y su papel durante el estrés mitocondrial. A partir de estos antecedentes, se planteó como hipótesis de esta tesis que la acumulación de proteínas mal plegadas al interior de la mitocondria (UPR mitocondrial) favorece el aumento del metabolismo mitocondrial y el incremento en el contacto funcional entre mitocondria y RE. Para responder esta hipótesis se trabajó con la línea celular HeLa, induciendo el estrés mitocondrial mediante el tratamiento con doxiciclina, antibiótico que inhibe la traducción de proteínas en la mitocondria. De esta forma, se produce un desbalance entre la expresión de las subunidades nucleares y mitocondriales de los complejos respiratorios lo que lleva a estrés por acumulación de proteínas no ensambladas. En estas condiciones se estableció que el tratamiento con doxiciclina produce, entre las 24 y 72 h, un desbalance mito-nuclear de proteínas que son parte de los complejos respiratorios e induce la respuesta frente a este estrés en cuanto a expresión de marcadores de la UPR mitocondrial (CHOP, C/EBPβ, ClpP, mtHsp60), sin afectar la viabilidad celular. Por otra parte, a tiempos cortos de tratamiento, de entre 2 y 4 h, la doxiciclina aumentó los parámetros metabólicos celulares, como los niveles totales de ATP y el consumo de oxígeno. A estos mismos tiempos de tratamiento, doxiciclina incrementó los contactos físicos y funcionales entre mitocondrias y RE, evaluados mediante colocalización por inmunofluorescencia indirecta y cinéticas de captación de Ca2+ mitocondrial por microscopía confocal. Se puede concluir que el estrés mitocondrial inducido por doxiciclina estimula el acoplamiento RE-mitocondria y una potenciación del metabolismo celular a tiempos tempranos. Estos resultados sugieren que esta respuesta metabólica favorece la adaptación celular frente al estrés mitocondrial
The accumulation of unfolded proteins within the mitochondria generates an adaptive transcriptional response, denominated mitochondrial UPR. Through this response, the mitochondria signal back towards the nucleus to increase gene expression that allow restoring protein homeostasis. However, it is still unknown whether, in addition to this genetic response, there is an adaptive change in cell metabolism in the early stages of mitochondrial stress. The physical-functional coupling of the endoplasmic reticulum (ER) with the mitochondria is one of the main regulators of mitochondrial metabolism, which allows the direct transfer of Ca2+ between both organelles. In mitochondria, Ca2+ acts as a cofactor of enzymes involved in the Krebs cycle, enhancing ATP production. However, there is currently no information on possible changes in mitochondrial-ER coupling and its role during mitochondrial stress. From this background, we hypothesized that the accumulation of unfolded proteins inside the mitochondria (mitochondrial UPR) favours the increase in mitochondrial metabolism and in the functional contact between mitochondria and ER. To address this hypothesis, we worked with the HeLa cell line, inducing mitochondrial stress by treatment with doxycycline, an antibiotic that inhibits the translation of mitochondrial-encoded proteins. In this way, there is an imbalance between the expression of nuclear and mitochondrial subunits of the respiratory complexes leading to a stress by accumulation of non-assembled proteins. Under these conditions, we established that the treatment with doxycycline produces a mito-nuclear imbalance of the proteins, between 24 and 72 h, that are part of the respiratory complexes and induces the response against this stress as an expression of the mitochondrial UPR markers (CHOP, C/EBPβ, ClpP, mtHsp60), without affecting cell viability. On the other hand, at short treatment times (between 2 and 4 h), doxycycline increased cellular metabolic parameters, such as total ATP levels and oxygen consumption. At these times, doxycycline increases the physical and functional contacts between mitochondria and ER, evaluated by indirect immunofluorescence colocalization and kinetics of mitochondrial Ca2+ uptake using confocal microscopy. In summary, the mitochondrial stress induced by doxycycline stimulates an early mitochondrial-RE coupling and potentiates cell metabolism. These results suggest that this metabolic response favours cellular adaptation to mitochondrial stress
Conicyt; Fondecyt; Fondap
Cuadros, Arasa Marc. "Efecto de las mutaciones en el ADN mitocondrial sobre la expresión de genes implicados en la función mitocondrial." Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2013. http://hdl.handle.net/10803/113563.
Full textThis work aims to provide new insights into the molecular mechanisms that cause cell involvement in mitochondrial disorders caused by mutations m.14487T>C, m.8993T>G, m.3243A>G and m.8344A>G in mitochondrial DNA. To achieve our goal, as a study model lines cybrids were obtained to study the different mutations, which were grown in culture conditions that allowed the defect state in the OXPHOS system (oxidative phosphorylation system) maintaining the viability, even in those mutations that affect tRNA. In these culture conditions were studied parameters were allowed assess mitochondrial function as the lactate concentration, succinate, ATP, ADP, AMP, adenosine and mitochondrial membrane potential, demonstrating the great defect in the OXPHOS system caused by mutations tRNA affecting not be so apparent in those subunits mutations affecting OXPHOS system. Furthermore gene expression studies allowed us to identify made possible activation of apoptotic and autophagic processes as potential molecular mechanisms responsible for mitochondrial disorders caused by mutations m.3243A>G and m.8344A>G. So as not show the induction of mitochondrial biogenesis in any of the four mutations studied, even those mutations that affect tRNA in a greater depletion of ATP content. All information derived from studies of gene expression, not only showed a differential transcriptional response mutations that affect tRNA and subunits but also showed a specific nuclear response to each of the mitochondrial DNA mutations studied. Noting the complexity of the pathophysiology of mitochondrial diseases. We in this study we manifest this complexity while trying to clarify the pathophysiological mechanisms involved in the mutations studied, in some cases, such as mutations in tRNA (thanks to the culture conditions used) have proposed possible mechanisms (which should be ratified) that may explain the cellular degeneration caused by these and other mutations, such as mutations affecting subunits have identified aspects to consider in the pathophysiology of these mutations.
Rodrigues, Andresa De Santi [UNIFESP]. "A expressão da proteína mitocondrial ci-39kda na identificação de doenças mitocondriais associadas a defeitos do complexo I." Universidade Federal de São Paulo (UNIFESP), 2005. http://repositorio.unifesp.br/handle/11600/39422.
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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
As doenças mitocondriais são o resultado de mutações herdadas ou espontâneas do DNA mitocondrial (DNAmt) ou DNA nuclear (DNAn) levando à função anormal do sistema de fosforilação oxidativa. Um dos defeitos no DNAn mais freqüentemente descritos neste grupo de doenças são as deficiências isoladas do Complexo I, que é o maior complexo enzimático da cadeia respiratória com 42 subunidades (7 codificadas pelo DNAmt). Propõe-se que a subunidade de 39kDa (CI-39kDa) apresente estreita correlação com a atividade enzimática do complexo I. Sendo assim, poderíamos interrogar se a diminuição da expressão de CI-39kDa, detectada por Western blotting, poderia ser utilizada como um método diagnóstico para as deficiências do Complexo I, além deste método ter como vantagem a utilização de pequena porção de tecido congelado obtido por biópsia. Este trabalho teve como objetivo avaliar a freqüência da diminuição da proteína mitocondrial CI-39kDa no músculo esquelético de pacientes com suspeita de doença mitocondrial, e verificar se mutações conhecidas em genes codificadores de subunidades do Complexo I estariam associadas à diminuição da expressão desta proteína. As proteínas foram obtidas através do lisado de músculo esquelético de 56 pacientes e 21 controles. As proteínas foram separadas por eletroforese em gel de poliacrilamida denaturante, transferidas para membrana PVDF, que foi incubada com um anticorpo anti-CI-39kDa e SDH-Fp (succinato desidrogenase-fração flavoproteína). As bandas foram obtidas por autoradiografia e quantificadas por densitometria. A diminuição da expressão da proteína CI-39kDa, encontrada nos casos com diagnóstico possível e provável para doença mitocondrial, foi de 6%. O estudo por seqüenciamento mostrou somente uma alteração suspeita: mutação de sentido ainda não descrita em NDUFV2. Nossos resultados mostraram que: (1) a freqüência da diminuição da expressão de CI-39kDa foi baixa nos casos estudados com suspeita de doença mitocondrial; (2) a avaliação molecular desses casos mostrou que mutações em genes codificados pelo DNAmt, e mutações conhecidas em genes nucleares para subunidades do complexo I, não foram a causa do defeito destes pacientes; (3) a alteração de NDUFV2 pode ser a causa de uma disfunção do complexo I, a qual deverá ser melhor investigada para confirmar a sua patogenicidade. A ampliação deste estudo poderá confirmar a utilidade deste método para o diagnóstico das deficiências do Complexo I.
Mitochondrial diseases are caused by mutations in mitochondrial DNA (mtDNA) or nuclear DNA (nDNA), leading to abnormal function of the oxidative phosphorylation. One of the most frequent nDNA defects described in this group of diseases are Complex I deficiency. Complex I is the largest enzymatic complex of the respiratory chain, contains 42 subunits (7 are mtDNA encoded). It is proposed that a 39kDa subunit (CI-39kDa) expression closely correlates with the enzymatic activity of complex I. Thus we could hypothesize that a decrease in the expression of CI-39kDa, detected by Western blotting, would be a good diagnostic method for complex I deficiencies, considering the requirement of low amounts of frozen biopsied tissue as a good advantage of this method. The aim of this study was to evaluate the frequency of decreased expression of the CI- 39kDa in skeletal muscle of patients with a suspicion for mitochondrial disease and to verify whether known mutations in Complex I subunit genes are associated with a decrease in the expression of this protein. Total proteins were obtained by skeletal muscle lysates of 56 patients and 21 controls. Proteins were electrophoresed through a denaturing polyacrylamide gel, transferred to a PVDF membrane and incubated with antibodies against CI-39kDa and SDH-Fp (succinate dehydrogenase-flavoprotein subunit). After autoradiography the bands were quantified by densitometry. A decreased expression of CI-39kDa was found in 6 % of the cases with a possible or probable diagnosis of mitochondrial disease. Sequencing studies demonstrated only one abnormality: a not yet described missense mutation in NDUFV2. Our results show that: (1) the frequency of a decreased expression in CI-39kDa was low in the studied cases with a suspicion of mitochondrial disease; (2) molecular studies of these cases showed that mutations in mtDNA encoded genes and known mutations in nuclear encoded genes for complex I subunits were not the cause of the defects observed in these patients; (3) the mutation in NDUFV2 can be the cause of a complex I defect, but further investigations are still needed to confirm its pathogenicity. Confirmation of the utility of this method for the diagnosis of complex I deficiency will probably be achieved by a continuation of this study.
MARCIAS, SANDRO. "Misura della connettività e della dispersione dell’aragosta rossa Palinurus elephas (Fabricius, 1787) in Sardegna con l’uso di marcatori genetici STRs e mitocondriali." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2013. http://hdl.handle.net/11584/266092.
Full textBuján, Murlà Núria. "Estudis bioquímics i moleculars en pacients amb deficiències mitocondrials i de coenzim Q10." Doctoral thesis, Universitat de Girona, 2016. http://hdl.handle.net/10803/398580.
Full textEl diagnòstic de les malalties mitocondrials inclou estudis bioquímics com ara les activitats enzimàtiques dels complexes de la cadena respiratòria mitocondrial (CRM) i la quantificació del CoQ10 en teixits energètics. En aquesta tesi s’ha treballat en el desenvolupament de mètodes d’estudi per millorar el rendiment diagnòstic dels pacients. La electroforesis en Blue Native-gel permet l’estudi de l’activitat ATPasa del complex V i l’activitat del complex I en fibroblasts, activitats que no es poden determinar mitjançant les tècniques espectrofotomètriques habituals, esdevenint una bona tècnica complementària als estudis espectrofotomètrics. Els pacients amb deficiències primàries de CoQ10 milloren amb tractament amb CoQ10. Hem desenvolupat una tècnica d’estudi de la via de biosíntesi endògena de CoQ10 en cèl•lules mitjançant isòtops no-radioactius que permet discriminar entre deficiències primàries i secundàries de CoQ10. Les metodologies implementades han millorat la qualitat analítica i el diagnòstic en pacients amb sospita de malaltia mitocondrial i/o deficiència de CoQ10
MELCHIONDA, FILOMENA. "Sviluppo e validazione di un saggio in real-time pcr per la determinazione della quantità e qualità del dna nucleare e mitocondriale umano e le sue applicazioni nelle analisi forensi." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2021. http://hdl.handle.net/11566/291115.
Full textQuantification of human DNA plays a key role in forensic genetics. A more accurate estimate of the amount of human DNA is essential for planning and optimizing genotyping assays, as is an evaluation of the presence of PCR inhibitory substances present in forensic samples. Furthermore, for highly compromised samples, quantification can provide information about the DNA degradation status, directing the forensic analyst towards more appropriate genotyping strategies. In this study, we present a Real-Time PCR assay (qPCR TaqMan®) for the quantification of DNA specific for forensic applications, able to assess simultaneously both the quantity of nuclear and mitochondrial DNA. The assay combines two mtDNA targets and two nuclear DNA targets, with amplification products of different sizes (mtDNA=69bp and 143bp; nuclear DNA=71bp and 181bp), in order to provide information on the degradation status of the extracted genetic material. In addition, the qPCR test contains an internal positive control (IPC) to detect the presence of potential inhibitors. However, due to an interaction between the 69bp mitochondrial target primers and the 71bp nuclear target probe, found during validation and optimization of the qPCR assay, the 71bp DNA target was removed from the assay passing from pentaplex to tetraplex reaction. The assay was tested on various biological matrices, consisting of forensic samples that contain small amounts of nuclear DNA and/or degraded DNA, such as bone, teeth, fingernails, formalin-fixed paraffin-embedded (FFPE) tissues and hair shafts. The quantification results obtained by the tetraplex assay have been compared with the data achieved on the same samples with other quantification systems commercially available and commonly used in forensic genetics laboratories.
Casellas, Díaz Sergi. "Regulación de la bioenergética mitocondrial por Mfn2 mediante los contactos RE-mitocondria y su implicación en la fisiología neuronal." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2021. http://hdl.handle.net/10803/673820.
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