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Dissertations / Theses on the topic 'Misure di prevenzione personali'

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ALBANESE, DARIO. "MISURE DI PREVENZIONE PERSONALI E GIUSTO PROCESSO. UN EQUILIBRIO POSSIBILE IN UN SISTEMA AI CONFINI DELLA GIURISDIZIONE PENALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/713487.

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Abstract:
La tesi, intitolata “Misure di prevenzione personali e giusto processo”, ha ad oggetto i profili processuali del sistema di prevenzione personale disciplinato dal d.lgs. 159/2011. L’elaborato si articola in quattro capitoli. Il primo capitolo è dedicato all’evoluzione storica del procedimento di prevenzione. In particolare, viene messo in luce come, dalla fine del XIX secolo a oggi, si sia lentamente passati da un procedimento avente natura amministrativa – quello delle misure di polizia – a un processo cui è pacificamente riconosciuta natura giurisdizionale. Il secondo e il terzo capitolo sono dedicati alla ricostruzione della disciplina vigente. In particolare, nel secondo capitolo vengono analizzati i profili “statici” della materia e vengono messe in luce le interferenze tra il processo di prevenzione e il processo penale, mentre nel terzo capitolo viene illustrata la disciplina del procedimento, alla luce dell’elaborazione giurisprudenziale. Il quarto capitolo, infine, è dedicato ad alcuni spunti di riflessione per la costruzione di un “giusto processo di prevenzione personale”. In un’ottica de jure condendo, si propone di seguire tre diverse linee evolutive. Per prima cosa, viene auspicata una “riscoperta” del principio di proporzionalità in materia preventiva, in modo da consentire l’applicazione delle sole misure ritenute idonee a fronteggiare le diverse forme di pericolosità prese in considerazione dal legislatore. In secondo luogo, l’autore indica quali passi in avanti potrebbero essere ancora compiuti sul piano delle garanzie difensive, al fine di attuare i principi del giusto processo sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Infine, l’autore osserva che per porre rimedio alle interferenze tra processo penale e processo di prevenzione occorrerebbe un mutamento delle fattispecie preventive, individuando delle condotte sintomatiche di pericolosità che non si identificano con fatti penalmente rilevanti.
The dissertation, entitled “Personal preventive measures and fair trial”, concerns procedural aspects of the personal preventive system as regulated by Legislative Decree 159/2011. The dissertation is structured in four chapters. The first chapter deals with the historical evolution of prevention trial. In particular, it underlines how, from the end of XIX century up to the present days, the prevention trial slowly passed from having administrative nature – that of police measures – to having indisputably recognized jurisdictional nature. The second and the third chapters are aimed at providing a reconstruction of the current legislation in force. In particular, the second chapter analyses the “static” aspects of the subject matter and focus the attention on the interference between prevention trial and criminal trial, while the third chapter illustrates the rules governing the prevention trial, in light of the case law. The fourth chapter is aimed at providing some insights for the structuring of a “fair personal prevention trial”. In a de jure condendo perspective, the author proposes to follow three different evolution lines. First, the author wishes a “re-discovery” of the principle of proportionality in the preventive sector, so as to allow the application of only those measures deemed appropriate to deal with the different forms of danger taken into account by the legislator. Secondly, the author indicates what progress could still be made in terms of defensive guarantees, in order to implement the principles of fair trial established by the Constitution and the European Convention on Human Rights. Finally, the author observes that in order to remedy the interference between the criminal trial and the prevention trial, a change in the type of offence would need to be made, by identifying behaviours which are symptomatic of danger and which are not associated with criminally relevant facts.
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2

SANTINI, SERENA. "LE MISURE DI PREVENZIONE PERSONALI DEL TERRORISMO IN ITALIA E NEL REGNO UNITO. SPUNTI DI RIFLESSIONE PER UNA PREVENZIONE SOSTENIBILE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/618963.

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Abstract:
To what extent the legitimate aspiration of the States to prevent terrorist attacks can go further? This is one of the main issues that modern democracies must face. In this scenario, this PhD thesis proposes a comparative study on preventive counter-terrorism measures targeted on suspected terrorists within a human rights’ approach, in the searching of the “sustainable prevention”. After the study of Italian preventive counter-terrorism law from different perspectives, a small "field research" and the analysis of the UK counter-terrorism system, the Author uses the proportionality principle to suggest some corrective mechanisms for a more sustainable balance between freedom and security.
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3

Maraldi, Vanessa <1994&gt. "Procedimento applicativo delle misure di prevenzione personale e rito penale: un rapporto controverso." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10243/1/TESI%20MARALDI.pdf.

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Abstract:
La tesi si prefigge di far luce sui rapporti intercorrenti tra il procedimento applicativo delle misure di prevenzione personale di competenza giudiziale e il processo penale. Nello specifico, l’obiettivo è quello di mettere in evidenza tanto le interferenze, quanto le somiglianze e le inaccettabili divergenze tra i due riti. Nonostante dall’art. 29 cod. ant. traspaia un’apparente indifferenza tra azione penale e azione di prevenzione, infatti, le due sfere di tutela sono così intrecciate da rendere estremamente difficile sostenere che l’una in qualche modo non sia almeno condizionata dall’andamento dell’altra. Il fatto poi che l’unica disposizione contenente la disciplina del procedimento preventivo rinvii, per quanto non espressamente previsto e sempreché vi sia compatibilità, a quella dell’incidente di esecuzione ex art. 666 c.p.p., rimarca la vicinanza con il rito penale; una vicinanza che obbliga dottrina e giurisprudenza a interrogarsi per comprendere se almeno le principali tra le regole e i principi dettati per il processo penale possano valere anche per quello di prevenzione. Il cuore del lavoro sarà dunque dedicato a questa controversa opera di ricostruzione, al fine di individuare le garanzie che devono (o almeno dovrebbero) essere riconosciute al proposto.
The purpose of this thesis is to analyze the interrelationships between the procedure for the application of judicial personal preventive measures and the criminal process. Specifically, the goal is to highlight the interferences, similarities and unacceptable divergences between the two rites. Despite the fact that an apparent indifference between criminal prosecution and preventive action transpires from Article 29 of the code ant., in fact, the two spheres of protection are so intertwined that it is extremely difficult to argue that one is not in some way at least conditioned by the performance of the other. The fact, then, that the only provision containing the regulation of preventive proceedings refers, insofar as not expressly provided for and provided there is compatibility, to article 666 of the criminal procedure code, underscores the closeness with criminal proceedings; a closeness that obliges doctrine and jurisprudence to question themselves whether at least the main among the rules and principles dictated for criminal proceedings can also apply to the preventive one. The heart of the paper will therefore be devoted to this controversial work of reconstruction, in order to identify the guarantees that must (or at least should) be recognized to the proposed.
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4

MARIANI, ELENA. "LE MISURE DI PREVENZIONE PERSONALE: RILIEVI CRIMINOLOGICI SULLA SCORTA DELL'ANALISI DELLA PRASSI NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI MILANO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/552604.

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Abstract:
La prevenzione della criminalità, ritenuta fondamentale già da illustri studiosi del passato, è oggi considerata da una parte importante della dottrina nonché dalla giurisprudenza sia della Corte costituzionale che della Corte europea dei diritti dell’uomo una componente ontologicamente necessaria di ogni società organizzata: prevenire la commissione dei reati è un compito imprescindibile, un obbligo positivo dello Stato, un prius rispetto alla potestà punitiva. Riconosciuta la piena legittimità, anzi la doverosità costituzionale e convenzionale della prevenzione dei reati, si tratta allora di individuare mezzi che siano, da un lato, scientificamente e tecnicamente idonei ad attuare questa finalità e, dall’altro lato, conformi ai principi di un ordinamento democratico. Molteplici, invero, sono le modalità che potrebbero essere utilizzare per prevenire la commissione di illeciti penali. Esse vanno da interventi di tipo sociale ed individuale, che mirano a rimuovere le cause remote della criminalità, fino all’adozione di misure di prevenzione con contenuti afflittivi e limitativi della libertà personale o patrimoniale di persone ritenute pericolose. Il legislatore italiano sta impiegando in modo preponderante quest’ultimo tipo di misure, più semplici e forse – a prima vista – più economiche da adottare rispetto ad interventi extrapenali di più ampio respiro. Tuttavia, la disciplina e l’utilizzo di tali misure – nonostante i vari aggiustamenti normativi e giurisprudenziali che si sono susseguiti negli anni ed il riconoscimento della loro legittimità da parte della Corte costituzionale e, con l’esclusione di alcuni aspetti, della Corte europea – sollevano ancora forti dubbi in dottrina, principalmente per la loro asserita qualità di “pene per il sospetto”, di fatto impiegate quale surrogato di una repressione penale inattuabile per mancanza dei normali presupposti probatori, e per la loro riconosciuta inefficacia rispetto allo scopo preventivo. Il raggiungimento dell’equilibro tra l’obbligo di protezione dei consociati e quello di garanzia dei diritti fondamentali dei destinatari delle misure di prevenzione è sicuramente di difficile realizzazione, ma non è del tutto impossibile, ove vengano impiegate misure che abbiano anche contenuti positivi, che siano utili alla (ri)socializzazione del soggetto. Partendo da tali premesse, con questo lavoro si vuole, innanzitutto, effettuare una ricognizione delle possibili forme di prevenzione della criminalità, compiere un esame delle misure di prevenzione personale ante delictum, sia tipiche che atipiche, che vengono al presente impiegate nel nostro paese e delle categorie di individui alle quali esse sono rivolte, svolgere una disamina delle problematiche che il sistema vigente solleva in relazione alle attuali fattispecie di pericolosità, alle modalità di accertamento in concreto dell’effettiva pericolosità del singolo soggetto ed alle limitazioni della libertà imposte con la misura preventiva, realizzare un’analisi delle indicazioni che vengono fornite dalle scienze umane in merito ai criteri (metodi, strumenti e fattori prognostici) più efficaci per effettuare un’attendibile prognosi di pericolosità ed in merito alla validità ed ai limiti dei giudizi predittivi. In un lavoro che si occupa di variabili di carattere non strettamente giuridico, quali sono i processi decisionali dell’individuo ed il concetto stesso di pericolosità sociale, infatti, non si può prescindere dalle acquisizioni del sapere criminologico. Si intende, poi, operare un confronto tra previsioni legislative, applicazioni giudiziarie concrete ed indicazioni scientifiche, allo scopo di verificare la validità e l’efficacia dell’attuale sistema della prevenzione. Tale confronto sarà favorito da una ricerca empirica, di tipo quantitativo e qualitativo, che è stata realizzata in relazione alla prassi applicativa delle misure di prevenzione personale nel territorio della Provincia di Milano, nell’arco di tempo che va dal 2012 (2010 per le misure di competenza del questore) al 2016. L’intento del presente studio è, infine, quello di formulare qualche ipotesi di riforma del sistema vigente che lo renda affidabile e legittimo allo stesso tempo. In un’ottica de iure condendo, si tenterà di individuare più moderne e più adeguate situazioni di pericolosità criminale, attraverso l’ausilio delle scienze psichiatriche e criminologiche, e di identificare alcuni contenuti, anche positivi e risocializzanti, che le misure di prevenzione potrebbero possedere. Nel bilanciamento tra interessi contrapposti si vorrebbe intendere il concetto di “difesa sociale” non come tutela di un’astratta ed ‘autoritaria’ società dai soggetti pericolosi, ma come protezione di tutti i singoli individui che tale società compongono: come tutela delle potenziali vittime di reato nel maggior rispetto possibile dei diritti dei potenziali autori. In questa prospettiva si vorrebbe, dunque, fare leva su un diverso modello di prevenzione che riduca il profilo negativo-afflittivo (isolamento dal contesto sociale e limitazione di alcune libertà), oggi caratterizzante le misure preventive tipiche, ed impieghi con sempre maggior ampiezza un profilo positivo (cura, rieducazione, reinserimento), attraverso misure di carattere non esclusivamente penale.
The prevention of crime, considered fundamental already by illustrious scholars of the past, is today considered a necessary component of every organized society by an important part of the doctrine and by the jurisprudence of both the Constitutional Court and the European Court of Human Rights. Preventing crimes is an unavoidable task, a positive obligation for a Government, with priority on punitive authority. Recognized the full legitimacy, or even better the constitutional and conventional duty of preventing crimes, it is then necessary to identify means that are, on one hand, scientifically and technically suitable to implement this purpose and, on the other hand, comply with the principles of a democratic legal system. Many, in fact, are the methods that could be used to prevent criminal offenses. They range from social and individual actions, which aim to remove the remote causes of crimes, to the adoption of preventive measures that limit personal or patrimonial freedom of people that are considered dangerous. The italian legislator is focusing on these type of measures that are considered easier and - at first sight - cheaper to be adopted than non-criminal interventions. However, the discipline and use of these measures - despite the various legislative and jurisprudential adjustments that have taken place over the years and the recognition of their legitimacy by the Constitutional Court and, with the exclusion of some aspects, by the European Court - still raise strong doubts within the doctrine. This is mainly due to their alleged quality of “penalties based on suspicion”, as used as a surrogate for an unworkable penal repression for lack of the normal probative grounds, and for their recognized ineffectiveness with respect to the preventive purpose. The achievement of a balance between the obligation to protect people and the obligation to guarantee the fundamental rights of people subjected to preventive measures is certainly difficult; however it is not completely impossible, as long as measures that have positive contents and useful for (re)socializing the individual are used. Based on these assumptions, with this work, first of all, we want to give an overview of the possible forms of crime prevention, to carry out an examination of the ante delictum personal preventive measures, both typical and atypical, which are currently used in our country and of the categories of individuals to whom they are addressed, to carry out a review of the problems that the current system raises in relation to the current categories of dangerousness, to the methods of concrete assessment of the actual dangerousness of the individual and to the limitations of freedom imposed with the preventive measure, to carry out an analysis of the indications provided by the human sciences on the most effective criteria (methods, tools and prognostic factors) to carry out a reliable prognosis of dangerousness and on the validity and limits of the predictive judgments. In a work that deals with variables that are not strictly legal, like the decision-making processes of the individual and the concept of social dangerousness, in fact, we cannot ignore the acquisitions of criminological knowledge. We then want to make a comparison between law, practice and scientific indications, in order to verify the validity and effectiveness of the current system of prevention. This comparison will be helped by a quantitative and qualitative empirical research, which was carried out in relation to the use of personal preventive measures in the Province of Milan, in the period from 2012 (2010 for the measures of competence of the police) to 2016. Finally, the intent of the present study is to formulate some hypotheses for the reform of the current system to make it reliable and legitimate at the same time. We will try to identify more modern and more suitable situations of criminal dangerousness, through the help of the psychiatric and criminological sciences, and to identify some contents, even positive and re-socializing, that preventive measures may have. In balancing of opposite interests we would like to consider the concept of “social defense” not as protection of an abstract and ‘authoritarian’ society from dangerous people, but as protection of every single person that form that society: as protection of potential victims of crime in the greatest possible respect of the rights of the potential offender. Therefore, in this perspective, we would like to focus our attention on a different model of prevention that reduces the negative-afflictive profile (isolation from the social context and limitation of certain freedoms), which today characterizes the typical preventive measures, and uses more and more a positive profile (care, re-education, reintegration), through measures that are not exclusively criminal.
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SIBILIO, DAVIDE. "LA VIOLENZA IN OCCASIONE DELLE MANIFESTAZIONI SPORTIVE. IL DASPO E GLI ALTRI STRUMENTI DI PREVENZIONE E REPRESSIONE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/852343.

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Abstract:
L’elaborato, dedicato agli strumenti di prevenzione e repressione della violenza in occasione di manifestazioni sportive, si propone di tracciare un quadro tendenzialmente completo del sistema che l’ordinamento italiano ha predisposto nel corso degli anni per contrastare il peculiare fenomeno della violenza negli stadi. La tesi, dopo una breve precisazione dell’ambito della ricerca, operata tramite la distinzione del concetto della violenza negli stadi (o teppismo calcistico) dalla violenza sportiva, si occupa inizialmente di fornire una ricostruzione storica del fenomeno in oggetto, per poi passare ad un esame di esso in chiave socio-criminologica, prendendo in considerazione sia l’elaborazione scientifica prodotta all’estero (in special modo nel Regno Unito, ma anche in altri Paesi europei), sia gli studi compiuti in Italia, che hanno evidenziato alcune caratteristiche del fenomeno tipiche del nostro Paese. L’elaborato, nella sua prima parte, prima di occuparsi degli aspetti prettamente penalistici (e processualpenalistici) della materia, tenta di offrire, in un’ottica interdisciplinare, una chiave di lettura al fenomeno, utile per individuare successivamente la proporzionalità e la ragionevolezza della risposta che l’ordinamento italiano offre. Successivamente, la tesi prende in considerazione le fonti sovranazionali – in particolare a livello europeo – che sono state emanate allo scopo di dare risposte comuni e armoniche ad un fenomeno non limitato dai confini delle singole nazioni. La strage dell’Heysel del 1985 rappresenta il tragico evento che ha per la prima volta posto all’attenzione sia della Comunità europea sia del Consiglio d’Europa i gravi pericoli che il teppismo calcistico può generare, specialmente in correlazione a grandi eventi; a partire da quel momento si è quindi assistito alla progressiva introduzione di un corpo normativo sovranazionale volto ad uniformare le legislazioni e le prassi dei Paesi europei maggiormente interessati dal fenomeno. Il riferimento a tali fonti è utile, nell’economia dell’elaborato, per verificare se le misure adottate dall’Italia siano effettivamente adeguate agli standard elaborati dall’Unione europea e dal Consiglio d’Europa. La tesi procede poi a descrivere, in modo analitico, la turbolenta evoluzione normativa che ha caratterizzato la legislazione nazionale di contrasto alla violenza in occasione di manifestazioni sportive, evidenziando sia il poderoso sviluppo della prevenzione personale in questo settore, sia l’introduzione di una serie di incriminazioni e disposizioni processuali “differenziate”, finalizzate a completare la risposta repressiva al fenomeno; nel descrivere l’evoluzione normativa, sono state sottolineate le criticità che di volta in volta si sono proposte: in particolare, sono state analizzate le varie posizioni dottrinali sviluppatesi nel corso del tempo e sono stati evidenziati i tentativi compiuti dalla giurisprudenza (anche costituzionale) di offrire un’interpretazione della legislazione antiviolenza quanto più coerente e rispettosa dei diritti dell’individuo. L’ultimo capitolo, maggiormente concentrato sulle misure di prevenzione – sia atipiche (come il DASPO), che tipiche – rivolte ai soggetti a pericolosità sportiva, mira infine a far emergere le problematiche specifiche che si sono proposte con riguardo al sistema preventivo della violenza negli stadi, analizzando in particolare le caratteristiche e le criticità della categoria del “pericoloso sportivo”, senza tralasciare alcuni dovuti accenni alle più ampie problematiche relative alla pericolosità per la sicurezza pubblica e, ancor più in generale, alla stessa legittimazione e compatibilità con il sistema costituzionale delle misure di prevenzione presenti nell’ordinamento italiano. Nella conclusione della tesi, sono presenti alcune riflessioni in merito all’inquadramento del sistema preventivo-repressivo di contrasto alla violenza dei tifosi all’interno del discusso paradigma del diritto penale del nemico, nonché alcune osservazioni in merito all’esportazione all’interno della realtà urbana (tramite il c.d. DASPO urbano) del modello efficacemente sperimentato nei confronti dei tifosi; vengono infine avanzate alcune proposte di miglioramento dell’attuale legislazione, in primo luogo, per rendere le misure vigenti più rispettose dei diritti dei soggetti che ne sono destinatari e, in secondo luogo, per introdurre un intervento su più livelli, che non trascuri gli aspetti sociali e culturali del fenomeno, e che non sia più sbilanciato sulla repressione e sulla prevenzione di polizia, con l’auspicio che il futuro legislatore non intervenga, ancora una volta, sotto la spinta dell’emergenza.
The present thesis, dedicated to prevention and repression measures of violence at sporting events, aims to outline a generally complete picture of the system that the Italian legal system has prepared over the years to counter the peculiar phenomenon of fan violence during sporting events (football matches, in particular). The thesis, after a brief clarification of the scope of the research, made through the distinction of the concept of fan violence (or football hooliganism) from sporting violence, is initially concerned with providing a historical reconstruction of the phenomenon, and then moving on to an examination of it in a socio-criminological key, taking into consideration both the scientific elaboration produced abroad (especially in the United Kingdom, but also in other European countries), and the studies carried out in Italy, which have highlighted some characteristics of the typical phenomenon of our country. The paper, in its first part, before dealing with the purely criminal (and procedural criminal) aspects of the matter, attempts to offer, from an interdisciplinary perspective, a key to understanding the phenomenon, useful for subsequently identifying the proportionality and reasonableness of the answer that the Italian legal system offers. Subsequently, the thesis takes into consideration the supranational sources – especially at European level – that have been issued in order to give common and harmonious answers to a phenomenon not limited by the borders of the individual nations. The 1985 Heysel massacre represents the tragic event that for the first time brought to the attention of both the European Community and the Council of Europe the serious dangers that football hooliganism can generate, especially in connection with major events; from that moment on, there has therefore been the gradual introduction of a supranational regulatory body aimed at standardizing the laws and practices of the European countries most affected by the phenomenon. The reference to these sources is useful, in the economics of the report, to verify whether the measures adopted by Italy are actually adequate to the standards developed by the European Union and the Council of Europe. The thesis then proceeds to describe, in an analytical way, the turbulent regulatory evolution that has characterized the national legislation to fight violence at sporting events, highlighting both the powerful development of personal prevention in this sector, and the introduction of a series of “differentiated” indictments and procedural provisions, aimed at completing the repressive response to the phenomenon; in describing the regulatory evolution, the critical issues that were proposed from time to time were highlighted: in particular, the various doctrinal positions developed over time were analyzed and the attempts made by jurisprudence (including constitutional) to offer an interpretation of anti-violence legislation that is as coherent and respectful of the rights of the individual as possible. The last chapter, more focused on prevention measures - both atypical (such as DASPO) and typical - aimed at people with sporting dangers, finally aims to bring out the specific problems that have arisen with regard to the preventive system of violence in stadiums, analyzing in particular the characteristics and criticalities of the “dangerous fan” category, without neglecting some due hints to the broader problems relating to the danger to public safety and, even more generally, to the legitimacy and compatibility with the constitutional system of the prevention measures present in the Italian legal system. In the conclusion of the thesis, there are some reflections on the framing of the preventive-repressive system to combat fan violence within the controversial paradigm of the criminal law of the enemy, as well as some observations on exporting within urban context (through the so-called urban DASPO) of the model effectively tested in relation to fans; Finally, some proposals for improvement of the current legislation are made, firstly, to make the existing measures more respectful of the rights of the individuals that are addressed to them and, secondly, to introduce an intervention on several levels, which does not neglect the cultural and social aspects of the phenomenon, and that it is no longer unbalanced on police repression and prevention, with the hope that the future legislator does not intervene, once again, under the pressure of the emergency.
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BERNARDONI, PIETRO. "DIRITTI FONDAMENTALI E PREVENZIONE DEL TERRORISMO NEL SISTEMA MULTILIVELLO. ALLA RICERCA DI UN BILANCIAMENTO TRA ESIGENZE DI SICUREZZA E TUTELA DELLE LIBERTÀ AI MARGINI DELLA 'MATERIA PENALE'." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/852161.

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Abstract:
La tesi si incentra sull’analisi di alcuni degli strumenti di prevenzione del terrorismo alla luce del relativo statuto garantistico; in particolare, si sono considerate le blacklists elaborate da ONU e Unione europea nonché le misure di prevenzione disciplinate dal d. lgs. 6 settembre 2011, n. 159, nel tentativo di individuare il filo comune che unisce tali misure apparentemente assai distanti tra loro. In quest’ottica, il lavoro si muove lungo una duplice direttrice: da un lato, l’individuazione delle garanzie che devono presidiare gli istituti di prevenzione, anche alla luce della loro natura giuridica nell’ottica del concetto di “materia penale” di origine convenzionale; dall’altro, la ricostruzione della disciplina degli istituti, in base alle fonti e alla giurisprudenza nazionale e sovranazionale. Tale analisi è contenuta, principalmente nei capp. III e IV, dedicati rispettivamente all’individuazione di un possibile statuto garantistico valevole per il diritto della prevenzione e alla ricostruzione della disciplina positiva degli istituti considerati. A questa parte, che costituisce il fulcro del lavoro, sono premessi due capitoli con funzione di inquadramento teorico (cap. I) e storico (cap. II). Il primo capitolo, infatti, vuole fornire un quadro di riferimento delle coordinate concettuali in cui ci si muove nella parte successiva del lavoro; esso è suddiviso idealmente in tre parti, che rappresentano i tre assi portanti dell’intera tesi. Il primo asse, quello delle garanzie, è oggetto di attenzione nell’ottica della ricostruzione del concetto di “materia penale” di origine convenzionale; il secondo, per certi versi contrapposto al precedente, è incentrato sulla ricostruzione del concetto di “sicurezza”, intesa come il bene giuridico alla cui tutela è volto l’intero apparato preventivo antiterrorismo. Infine, l’ultimo asse rappresenta un tentativo di sintesi dei due ambiti già delineati, attraverso il c.d. meccanismo del bilanciamento in chiave di giudizio di proporzionalità. Lo schema adottato nel primo capitolo è quindi riproposto nella parte successiva e centrale del lavoro, cui si è già fatto cenno: il tema delle garanzie è ripreso e approfondito nel cap. III; nel cap. IV, poi, si analizzano gli istituti elaborati dal legislatore nazionale e sovranazionale con lo scopo di garantire la “sicurezza”; nel quinto ed ultimo capitolo si tenta di vagliare – in un’ottica di bilanciamento – i meccanismi predisposti a tutela di istanze securitarie alla luce delle indefettibili garanzie individuali. È in questa sede che si è cercato di avanzare anche qualche proposta di rimodulazione del sistema, al fine di eliminare alcuni degli aspetti di incompatibilità di esso con i diritti fondamentali. Il tema della natura giuridica degli istituti esaminati, nella prospettiva in cui ci si è posti, risulta quindi sdrammatizzato dalla centralità attribuita al criterio di proporzionalità come strumento di bilanciamento tra contrapposte esigenze. Allo stesso modo, categorie come “diritto penale del nemico”, “diritto penale di lotta” e “diritto dell’emergenza”, oggetto di analisi nel primo capitolo, sono poco utilizzate in chiave critica. La prospettiva che si è scelto di privilegiare, infatti, non è quella di una valutazione onnicomprensiva in termini di legittimità-illegittimità dell’intero sistema, ma, piuttosto, un’analisi il più possibile puntuale e specifica degli istituti esaminati alla luce dello statuto garantistico elaborato dalle Corti dei diritti.
The thesis focuses on some of the terrorism prevention tools in the light of the related guarantee statute; in particular, the listing systems developed by the UN and the European Union were considered, as well as the prevention measures governed by Legislative Decree 6 September 2011, no. 159; the attempt is to identify the common thread that unites these apparently very distant measures. From this point of view, the work moves along a twofold direction: on the one hand, the identification of the guarantees that must guard the prevention institutes, also in light of their legal nature in the perspective of the conventional concept of "criminal matter"; on the other hand, the reconstruction of the discipline of the institutes, based on national and supranational sources and jurisprudence. This analysis is contained mainly in Chapters III and IV, dedicated respectively to the identification of a possible guarantee statute valid for the prevention system as a whole and the reconstruction of the positive discipline of the institutions considered. This part, which constitutes the main focus of the work, is preceded by two chapters, with function of theoretical (Ch.. I) and historical framework (Ch. II). The first Chapter, in fact, wants to provide a frame of the conceptual coordinates in which we move in the next part of the work; it is ideally divided into three parts, which represent the three pillars of the entire thesis. The first axis, that of guarantees, is the object of attention by reconstructing the conventional and constitutional concept of "criminal matter"; the second, in some ways opposed to the previous one, focuses on the analysis of the concept of "security", understood as the value that the entire preventive anti-terrorism system is aimed at protecting. Finally, the last axis represents an attempt to synthesize the two areas already outlined, through the so-called balancing mechanism in terms of proportionality. The scheme adopted in the first Chapter is therefore re-proposed in the following and central part of the work, which has already been mentioned: the issue of guarantees is taken up and elaborated on in Chap. III; in Chap. IV, then, the analysis focuses on the institutes elaborated by the national and supranational legislator with the aim of guaranteeing “security”; in the fifth and final Chapter, an attempt is made to sift - with a view to balancing - the mechanisms set up to protect security claims in the light of fundamental individual guarantees. It is here that attempts have also been made to put forward some proposals for remodeling the system, in order to eliminate some of the aspects of its incompatibility with fundamental rights. The issue of the legal nature of the institutes examined, in the perspective in which it has been placed, is therefore played down by the centrality attributed to the criterion of proportionality as a balancing tool between opposing needs. Similarly, categories such as "enemy criminal law", "struggle criminal law " and "emergency law", even if considered in the first Chapter, are not used critically. The chosen perspective, in fact, is not that of an all-encompassing evaluation in terms of legitimacy-illegitimacy of the entire system, but, rather, an analysis that is as precise and specific as possible of the institutions examined in the light of the guarantee statute. elaborated by the Courts of Rights.
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Prestipino, Daniela <1970&gt. "Nuovi scenari di rischio e misure user-centric per la protezione dei dati personali." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8248/1/Prestipino_Daniela_Tesi.pdf.

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Abstract:
Questa tesi di Dottorato discute la centralità degli utenti nei processi di gestione della privacy e della protezione dei dati personali, propone e sostiene un modello applicativo basato su politiche users-centric di tipo Sticky Privacy Policies per un efficace e dinamico controllo contestuale del trattamento e della divulgazione dei dati personali, in contesti informazionali rispetto ai quali il mantenimento dei requisiti di qualità tanto dell’informativa quanto del consenso o dell'autorizzazione al trattamento risultano critici per il differenziarsi – rispetto alle condizioni iniziali, dei possibili utilizzi, delle molteplici finalità e dei possibili soggetti interessati. La ricerca tiene conto sia delle prescrizioni regolatorie giuridiche allo stato vigenti sia di quelle tecniche, quindi degli standard applicativi de facto in materia di privacy framework; propone rinnovate forme di rischio in contesti distinti da elevata inferenza informativa e da una pluralità di soggetti interessati (Multiple Subjects Personal Data), esemplificandone e provandone alcune implicazioni per le informazioni personali condivise nella lista contatti dell’App WhatsApp Messenger e rispetto alle quali formula azioni di controllo basate sull’utilizzo di Sticky Privacy Policies; propone una modellazione della privacy per l’espressione di politiche d'uso user-centric associate alla struttura dati. La tesi è organizzata su cinque capitoli. I primi tre capitoli descrivono rispettivamente lo scenario normativo e il passaggio in atto tra la Direttiva 24 Ottobre 1995 e il Regolamento Europeo 679/2016 del 24 Aprile 2016; lo stato dell'arte in tema di dato personale e privacy; le contromisure strumentali alla protezione delle informazioni stesse in relazione alle criticità occorrenti. Il quarto e il quinto capitolo contengono una nuova concettualizzazione della privacy e delle nuove vulnerabilità a supporto della quale illustra una semplice Proof of Concept nel contesto d'uso dell’App WhatsApp Messenger.
This PhD thesis assesses the centrality of users in the privacy and personal data process management. It proposes and defends an application model based on user-centric policies based on Sticky Privacy Policies for an effective and dynamic control and distribution of personal data under circumstances where the maintenance of quality elements concerning the consent or the authorization for the data treatment are crucial changing – in comparison to the initial conditions, the possible applications, the multiple purposes and the multiple subjects involved. The research takes into account both legal and technical requirements in place, therefore including the application standards de facto related to the privacy requirements; it proposes new types of risks in situations with an high degree of informative inference and Multiple Subjects Personal Data, demonstrating and proving some of the implications for the personal information shared in the contact list of the App WhatsApp Messenger and for which it proposes control actions based on the Sticky Privacy Policies; it also proposes a modelling of privacy to express user-centric privacy policies. The thesis is structured on five chapters. The first three chapters describe the regulatory environment and the changes from the Directive 24 October 1995 and the European Rule 679/2016 dated 24 April 2016; the current situation in terms of personal data and privacy, the remedy actions for the protection of the personal data information. The fourth and the fifth chapters include new privacy and weaknesses concepts in relation to which the document shows a simple Proof of Concept in the contest of WhatsApp Messenger App.
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ZUFFADA, EDOARDO. "HOMO OECONOMICUS PERICULOSUS. MISURE DI PREVENZIONE E CRIMINALITA' DA PROFITTO, TRA ESIGENZE DI EFFETTIVITA' E CRISI DELLE GARANZIE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/712462.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca è dedicato allo studio delle misure di prevenzione ante delictum previste dal codice antimafia, sotto il particolare profilo della loro applicazione agli autori di reati economici. Con il presente studio si intende, da un lato, verificare se il suddetto orizzonte applicativo sia ad un tempo legittimo ed efficace e, dall’altro lato, se sia possibile percorrere il sentiero che conduce a un diverso e nuovo modello di controllo della pericolosità in campo economico. Dopo aver ripercorso la “storia” delle misure di prevenzione, la tesi di dottorato analizza criticamente la disciplina attualmente vigente delle misure di prevenzione personali e patrimoniali nei loro profili sostanziali e dedica ampio spazio allo studio dei decreti emessi dalla Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano nei confronti di “criminali economici” nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019. Lo sguardo si allarga poi al diritto penale tradizionale, e vengono messe in luce le “interferenze” del sistema di prevenzione con le altre misure che tradizionalmente svolgono una funzione specialpreventiva o una funzione ripristinatoria. Nel capitolo conclusivo, in una prospettiva de iure condendo, sono offerti alcuni spunti di riflessione per un sistema di prevenzione della criminalità economica “sostenibile”, che riesca a conciliare le esigenze di effettività con l’ineludibile tutela dei diritti fondamentali dei soggetti coinvolti.
The doctoral thesis is dedicated to the study of preventive measures as provided for by the anti-mafia code, from the particular point of view of their application to the authors of economic crimes. With this work it is intended, on the one hand, to verify whether the aforementioned use of preventive measures is at the same time legitimate and effective and, on the other hand, whether it is possible to follow the path that leads to a different and new model of prevention of economic crimes. After reviewing the “history” of the so-called anti-mafia measures, the doctoral thesis critically analyzes the current discipline of preventive measures in its substantial profiles and devotes ample space to the study of the decisions issued by the Court of Milan against “white collar criminals” between 2015 and 2019. The research then widens to traditional criminal law, and highlights the “interferences” of the preventive system with other measures that traditionally carry out a special preventive function or restorative function. In the last chapter, in a de iure condendo perspective, a cause for reflection is offered for a “sustainable” system aimed to preventing economic crime, that is a system which succeeds to reconciling the needs for effectiveness with the unavoidable protection of the fundamental rights of the subjects involved in the proceedings.
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Tiani, E. "LA CONFISCA DI PREVENZIONE E L'AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA DI COMPLESSI AZIENDALI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/380737.

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Abstract:
This research aims to examine the prevention measures set against criminal and Mafia organizations and their economic expressions in the Italian system. When Mafia acts like an economic operator or business it is necessary to neutralize its power and the consequent negative effects on the legal society and market. In recent years, the Legislator is realizing that the best way to reach prevention is to attack the illegal properties of Mafia and remove the basis for their development. It is possible to use the same negative prevention measures (preventive seizure, confiscation and legal administration – articles 20, 24 and 34 D.lgs. nr. 159/2011) like instruments to reach positive prevention through a rehabilitation procedure for criminal companies and their re-integration to the legal marketplace. That action could create huge benefits for the people in terms of legality perception, welfare, employment, legal and free competition, etc. and promote an economic upturn of the legal business system. Despite this, our positive prevention model does not currently work whenever prevention measures are directed to the assets of companies. Confiscated companies very often collapse and default. Therefore our research investigates about the causes of this failure and, at the same time, looks for the factors that led to success in rare cases of restored companies. The job also analyses the latest works and studies on reform carried out by specialized commissions (led by Garofoli, Fiandaca, Bindi and Gratteri) and under ongoing discussion in Parliament with bills nr. 2134/2015, 1687/2014 and 1138/2013: they all seem to dedicate greater importance to the positive prevention policies. At the end, the results of the research allow the Author to propose some considerations in a future perspective about the renovation of the system of prevention against Mafia companies. The real goal of any effective prevention should be to develop the clout of recovered companies to improve the welfare of society and market. In order to do that, State should attack Mafia companies as dynamic and dangerous subject and not consider them as a collection of goods: the danger is connected to how they are managed by criminal people. Further to that, we might also conceive the prevention system to directly attack the companies as autonomous from their Mafia-connected owners.
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NINNI, LAURA. "CONTIGUITÀ ALLA MAFIA: STRUMENTI NORMATIVI DI PREVENZIONE E CONTRASTO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/740794.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca indaga il concetto di “contiguità mafiosa” nell’ordinamento italiano. L’elaborato si articola in quattro capitoli. Il primo capitolo è dedicato all’inquadramento della nozione di “contiguità mafiosa” dal punto di vista della letteratura sociologica. Il secondo capitolo, dopo una specificazione della nozione di “contiguità” adottata nella presente ricerca, è dedicato alla ricostruzione della disciplina vigente nel settore del diritto penale. Oggetto di analisi sono le disposizioni che rendono punibili o puniscono più gravemente condotte di collateralità alle associazioni di tipo mafioso. Il terzo capitolo è invece dedicato agli strumenti delle misure di prevenzione che mirano a prevenire il fenomeno della contiguità mafiosa. Il quarto è infine relativo all’istituto della c.d. documentazione antimafia, dunque nell’ambito del diritto amministrativo, specificamente destinato alla prevenzione del fenomeno nell’ambito delle attività economiche. L’indagine si sviluppa tramite l’analisi delle posizioni emerse in dottrina e in giurisprudenza con riferimento al settore della normativa oggetto di esame, facendo emergere le criticità della normativa esaminata. In conclusione al lavoro, ci si confronta con la complessità del panorama normativo esaminato, vagliando la possibilità di ritenere “esaustiva” la legislazione relativa al fenomeno della “contiguità mafiosa”.
The research investigates the concept of “mafia contiguity” in Italian law. The dissertation is structured in four chapters. The first one explains what is “mafia contiguity” from a sociological point of view. The second one, after specifying the concept involved by the dissertation, aims to analyse the current discipline in the criminal law sector. The provisions that make punishable or apply more serious punishments of collateralism to mafia-type associations are the object of analysis. The third chapter deals with the tools of preventive measures aiming to prevent the phenomenon of mafia contiguity. Finally, the fourth relates to the institution of the so-called anti-mafia documentation, therefore in the framework of administrative law, specifically intended for the prevention of the phenomenon in the context of economic activities. The investigation is developed through the analysis of the different positions emerged in doctrine and jurisprudence in this field, with reference to the sector of the legislation under analysis, highlighting the critical issues of the examined legislation. The author deals with the complexity of the regulatory landscape, probing the possibility of considering "exhaustive" the legislation relating to the phenomenon of "mafia contiguity".
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PEDRONI, ANDREA. "Obbligo di dimora: profili di incostituzionalità." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/202087.

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Abstract:
Dopo una generale disamina dei presupposti e dei criteri applicativi comuni a tutte le misure cautelari personali – con particolare riferimento alla tutela costituzionale ed internazionale del diritto alla libertà personale nonché alle condizioni di applicabilità e alle esigenze cautelari – il lavoro affronta più nello specifico le tematiche relative alle misure degli arresti domiciliari e del divieto e obbligo di dimora. Attraverso la comparazione delle appena citate misure, nelle particolari possibili applicazioni in concreto degli arresti domiciliari con permesso di recarsi al lavoro e dell’obbligo di dimora “con prescrizioni”, si giunge all’enucleazione delle possibili criticità, in un ottica costituzionalmente orientata, derivanti dalla sovrapponibilità di fatto delle due dette misure, anche alla luce della sentenza n. 215 del 1999 della Corte Costituzionale.
After a preliminary assessment of the requirements and of the application criteria that are common to all the precautionary measures – with specific reference to the constitutional and international protection of the right to personal liberty and to the terms of applicability as well as to the precautionary requirements – the Author’s work more specifically II appraises the topics regarding the house arrest and the prohibition and obligation of abode. Through the comparison between the aforesaid measures, in the peculiar possible concrete applications of the house arrest with the permit to go to work and of the obligation of abode “with accessory measures”, the Author identifies the possible criticalities, in a constitutional view, arising from the factual assimilation of the two said measures, also considering the Constitutional Court decision no. 215 of 1999.
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FINOCCHIARO, STEFANO. "CONFISCA DI PREVENZIONE E CIVIL FORFEITURE. VERSO UN NUOVO MODELLO DI 'CONFISCA CIVILE' DELLA RICCHEZZA ILLECITA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/548698.

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Abstract:
Il presente lavoro si propone l’obiettivo di studiare l’istituto della confisca misura di prevenzione di cui al d.lgs. n. 159/2011, offrendone una qualificazione in termini civilistici che conduca a una rivisitazione della disciplina ad oggi vigente. L’elaborato prende le mosse da un’indagine sulla genesi e sull’evoluzione storica dell’istituto, a cui segue un’analisi dell’attuale assetto normativo e dei suoi principali problemi applicativi e interpretativi. Il lavoro si focalizza quindi sul problema della qualificazione della natura giuridica di questa confisca, ripercorrendo e sistematizzando le tesi assunte dalla dottrina e dalla giurisprudenza italiane, nonché esaminando il diritto vivente europeo, dell’Unione europea e della CEDU. Con un simile approccio viene anche studiata la civil forfeiture dell’ordinamento degli Stati Uniti d’America, individuando nella relativa giurisprudenza della Corte Suprema spunti preziosi per l’individuazione dei criteri distintivi della natura della confisca italiana. Tale natura, in definitiva, non è parsa essere né propriamente “preventiva”, né tantomeno “punitiva”, entrambe le definizioni risultando – per varie ragioni – insoddisfacenti e incoerenti rispetto all’effettiva finalità della confisca in esame, che è quella di neutralizzare, cioè azzerare, l’incremento patrimoniale generatosi in modo illecito. La confisca dovrebbe cioè ricondurre il patrimonio della persona nelle condizioni in cui si sarebbe trovato qualora la condotta illecita, e il lucro da essa discendente, non si fosse verificato. La natura dell’istituto risulta dunque “civile”, in quanto rispondente a logiche essenzialmente privatistiche, quali i modi di acquisto della proprietà e il divieto generale di ingiustificato arricchimento. Di tale nuovo modello di confisca – in un’ottica de iure condendo – vengono infine delineate le caratteristiche essenziali della disciplina applicativa (quale azione dello Stato-attore nei confronti del privato-convenuto) e del relativo statuto costituzionale e convenzionale (quello in materia di tutela della proprietà: in particolare, artt. 41, 42 Cost. e 1 Prot. add. Cedu), sottolineandone le potenziali ricadute positive non solo in termini di efficienza nel contrasto della criminalità, ma anche di rispetto dei diritti fondamentali della persona.
The work aims at studying a particular kind of confiscation, called “confisca di prevenzione”, ruled by the Legislative Decree n. 159/2011, proposing a qualification of it as a civil measure in order to revise the current legislation. The dissertation starts from the analysis of the origins and evolution of this confiscation, then examines the current legal framework and the main issues related to its application and interpretation. The work thus focuses on the question of the qualification of the nature of the measure, going through the theories developed by Italian scholars and the Italian case law, also studying the European Union Law and the European Convention of Human Rights. By such a method the dissertation deals also with the civil forfeiture of the United States and the related case-law by the American Supreme Court, that offers important hints in order to detect the criteria identifying the nature of the Italian confisca di prevenzione. Indeed its nature, ultimately, does not seems to be “preventive” or “punitive”, since both these qualifications do not fit with the real goal of this confiscation, i.e. the neutralization, the resetting, of the illicit store of wealth. The measure should lead back the asset of the person to the situation in which he/she would have been if the unlawful conduct were not committed. The nature of the confiscation is therefore “civil”, since it is governed by private law rules, including the ways to legally acquire property and the general prohibition of unlawful enrichment. Finally, using a de iure condendo approach, the work drafts the main features ruling the application of this civil confiscation (the action of the State against the owner) and the guarantees, set by the Italian Constitution and the European Convention (articles 41, 42 Const. and article 1 of Protocol n.1 of ECHR), pointing out its potential benefits both on the efficiency of this tool and on the protection of the fundamental human rights.
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ZAMBITO, MARSALA ROBERTA. "Impatto e prevenzione dell'inquinamento delle acque sotterranee da pesticidi e nitrati nei vigneti collinari: valutazione delle fonti di contaminazione e sviluppo delle migliori pratiche di gestione e misure di mitigazione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/95715.

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Abstract:
Molte attività antropiche danno origine a problemi ambientali per i quali è necessario trovare soluzioni. La presenza di sostanze indesiderabili nell'acqua, infatti, può rappresentare un rischio per la salute e l'igiene sia degli uomini che degli animali. È quindi fondamentale trovare metodi per evitare gli inquinanti di queste matrici, in modo da renderli compatibili con il mantenimento di condizioni ambientali adeguate e salutari. Questa tesi si propone di valutare la qualità delle acque sotterranee di un'area in cui la qualità dell'acqua non è mai stata studiata, in particolare indagando la presenza di pesticidi e nitrati al fine di comprendere l’impatto della viticoltura sull'inquinamento delle acque sotterranee. Questo studio nasce dalla necessità di migliorare la governance delle acque e di implementare le migliori pratiche di gestione e misure di mitigazione per prevenire l'inquinamento delle acque e quello ambientale. I risultati degli studi di monitoraggio hanno mostrato una contaminazione delle acque sotterranee da parte di pesticidi e nitrati e quindi è stata effettuata una valutazione della fonte di contaminazione da pesticidi e nitrati attraverso studi isotopici di N e O di NO3-, e attraverso analisi idrologiche utilizzando il modello CRITERIA 3D. Come una delle principali conclusioni del lavoro si può affermare che la presenza di pesticidi nelle acque sotterranee in un’area ad attività vitivinicola intensa, non può essere correlata solo alle proprietà e al destino chimico-ambientale delle sostanze o alle condizioni pedoclimatiche, ma anche al comportamento dell'utilizzatore finale. In effetti, la fonte di contaminazione valutata, è risultata essere dovuta sia a una contaminazione diffusa che a una contaminazione puntiforme. Per quanto riguarda l'influenza della fertilizzazione a base di azoto sulla presenza di nitrati nelle acque sotterranee, i risultati hanno mostrato un'elevata vulnerabilità dell'acquifero ai cambiamenti esterni. Dalle indagini isotopiche è emerso che la maggior parte dell'NO3- rilevato nelle acque sotterranee, deriva dall'utilizzo di fertilizzanti azotati inorganici, in accordo con le pratiche di uso del suolo e di viticoltura dichiarate dagli agricoltori della zona. Il risultato più importante dello studio, tuttavia, è stato che alla fine del processo, l'approccio multi-actor e la strategia di coinvolgimento adottati, hanno avuto successo nel migliorare gli atteggiamenti verso pratiche più sostenibili.
Many anthropic activities give rise to environmental problems for which it is necessary to find solutions. The presence of undesirable substances in water, indeed, can pose a risk to the health and hygiene of both men and animals. It is, therefore, essential to find methods in order to avoid pollutants from these matrices, so as to make them compatible with the maintenance of healthy environmental conditions. This thesis aims to assessing the groundwater quality of an area in which the quality of water was never studied, particularly investigating the occurrence of pesticides and nitrate in order to understand the grant of viticulture on water pollution. This study derives from the necessity to improve the water governance and to implement the best management practices and mitigation measures to prevent groundwater and environmental pollution. The results of monitoring studies showed a contamination of groundwater by pesticides and nitrate and thus an evaluation of PPPs and nitrates source contamination was carried out through isotopic studies of N and O of NO3- , and through hydrologic analysis by use of the model CRITERIA 3D. As one of the main conclusions of the work, the occurrence of PPPs in groundwater in areas with intensive viticultural activities cannot be related just to chemical environmental fate properties or pedoclimatic conditions, but also to end-user behavior. In fact, the contamination source evaluated, resulted to be due to both diffuse and point-source contamination. For what concerns the influence of nitrogen-based fertilization on nitrate occurrence in groundwater, the results showed a high vulnerability of the aquifer to external changes. Isotopic investigations showed that most of the NO3- detected in the groundwater, derived from the use of inorganic nitrogen fertilizers, in agreement with the land use and viticulture practices declared by the farmers. The most important result of the study, however, was that at the end of the overall process, the multi-actor approach and engagement strategy adopted were successful in improving attitudes to more sustainable practices.
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BANDIERA, EDOARDO. "I terzi nel procedimento di prevenzione patrimoniale finalizzato alla confisca. Diritti, poteri e tutela dei soggetti coinvolti nel procedimento alla luce della direttiva 2014/42/UE e del regolamento 2018/1805/UE." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2020. http://hdl.handle.net/11392/2488047.

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Abstract:
L’indagine ha ad oggetto la tutela procedimentale che l’ordinamento riconosce ai terzi coinvolti in un procedimento finalizzato all’adozione di un provvedimento di confisca di prevenzione; dunque, si concentra sui diritti ed i poteri che questi soggetti possono esercitare nel corso del procedimento. L’assunto da cui prende abbrivio la ricerca è quello per cui negli ultimi anni l’attenzione del legislatore, in materia penale, è stata catalizzata sempre più dai patrimoni e dalle ricchezze illecitamente accumulate dalle organizzazioni criminali, che sono così divenute il bersaglio privilegiato dell’intervento punitivo. Accanto a un diritto penale patrimoniale si è, così, edificato un “processo al patrimonio” che ha visto nelle forme di incapacitazione patrimoniali, recte nella confisca, la forma privilegiata di risposta coercitiva statale. In particolare, il modello italiano si è connotato per un ricorso parossistico all’utilizzo della confisca misura di prevenzione, una sanzione dalla natura non penale. La considerazione per cui i provvedimenti ablatori, siano essi cautelari, oppure definitivi, rischiano di coinvolgere beni formalmente nella proprietà o nella disponibilità di soggetti terzi ha mosso il legislatore, nazionale . È questo il motivo per cui la più recente normativa europea (la direttiva 2014/42/UE relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell’Unione europea) chiede agli Stati membri di garantire uno statuto minimo di tutela dei diritti dei terzi in sede di trasposizione (artt. 6 e 7). Peraltro, in sede di recepimento della direttiva (d.lgs. 29 ottobre 2016, n. 202) il legislatore domestico non ha apportato alcuna modifica al nostro ordinamento in merito alle garanzie che devono essere riconosciute ai soggetti terzi coinvolti in un procedimento penale all’esito del quale sarà comminata la sanzione della confisca. Dal punto di vista della teoria generale del processo, infatti, il terzo non essendo una parte del processo penale, ma un estraneo, non può proporre alcuna impugnazione avverso la sentenza di primo grado che prevede la confisca di beni su cui vanti, a qualsiasi titolo, una pretesa. La tutela dei soggetti terzi, invece, è da tempo “croce e delizia” del procedimento di prevenzione patrimoniale. Si sono così esaminate le differenti posizioni e gli strumenti di tutela corrispondenti a ciascuna di esse, che le diverse tipologie di terzi possono azionare, pur nell’unicità del procedimento.
The investigation has as its object the procedural protection that the system recognizes to third parties involved in a procedure aimed at the adoption of a measure of confiscation of prevention; therefore, the analysis focuses on the rights and powers that these subjects can exercise during the procedure. The assumption from which the research is taken into consideration is that, in recent years, the attention of the Legislator, in the criminal matter, has been catalyzed more and more by the patrimonies and riches illegally accumulated by the criminal organizations, which have become the privileged target of the punitive intervention. Alongside a criminal patrimonial law, a "trial of the patrimony" has been built up, which has seen in the forms of patrimonial incapacitation, recte in the confiscation, the privileged form of coercive state response. In particular, the Italian model has been characterized by a paroxysmal recourse to the use of the confiscation measure of prevention, a sanction of a non-criminal nature. The consideration for which the dispositions of attorney, whether precautionary or definitive, risk involving property formally in the ownership or availability of third parties, has moved the legislator, national and European, to prepare a minimum statute of guarantee in respect of these subjects. This is why the most recent European legislation (Directive 2014/42/EU on the freezing and confiscation of instrumental property and the proceeds from crime in the European Union) calls on the Member States to guarantee a minimum statute for the protection of the rights of third parties when transposing it (Articles 6 and 7). From the point of view of the general theory of the trial, in fact, the third party, not being a part of the criminal trial, but a stranger, cannot propose any appeal against the sentence of first instance which provides for the confiscation of goods and properties on which, for whatever reason, a claim is made. The protection of third parties, on the other hand, has long been a "cross and delight" of the procedure of patrimonial prevention. The research has been characterized by two poles: on the one hand, the process of patrimonial prevention; on the other, the participation of the third party in the same. In conclusion, particular attention was paid to the issue of evidence, differentiating with regard to the object of evidence that each category of third party is required to demonstrate.
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MASIERO, ANNA FRANCESCA. "Le strategie differenziate di contrasto alla criminalità nella perenne tensione tra istanze preventive e rispetto delle garanzie. Prospettive nazionali ed europee." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2021. http://hdl.handle.net/11392/2487979.

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Abstract:
In tempi recenti il nostro Paese è stato interessato da una lenta ma persistente decrescita del tasso di criminalità, accompagnata tuttavia da un esponenziale aumento delle difficoltà connesse all’accertamento di molte tipologie di reati, le quali contribuiscono ad ampliare in misura significativa la “cifra oscura” del crimine in Italia. È allora evidente come le categorie (processual)penalistiche classiche vengano messe a dura prova dalle allarmanti sfide moderne, rendendo più numerose e più complesse le attività demandate alle autorità. Ne deriva una sempre maggiore necessità di adattamento della risposta investigativa, sia in un’ottica meramente nazionale, sia in un’ottica di cooperazione giudiziaria europea, alla poliedrica fisionomia del crimine; così come l’esigenza di fornire risposte punitive articolate, idonee tanto alla prevenzione quanto alla repressione dei fenomeni criminosi. Il legislatore italiano, in particolare negli ultimi decenni, si è dimostrato attento alle suddette istanze: numerose sono infatti le strategie sperimentate nel nostro ordinamento, che potremmo definire “differenziate”, in quanto eterogenee rispetto ai tradizionali modelli repressivi di cui si è avvalso il sistema punitivo domestico, al fine di conformare la risposta punitiva alle suddette sfide. Un vivo interesse per queste tematiche è stato dimostrato anche dal legislatore europeo, il quale, tuttavia, ha per lo più portato ad interventi di armonizzazione “debole”, dovuti alle difficoltà di inquadramento degli strumenti di cui queste strategie si avvalgono, nonché dalla ritrosia di alcuni Stati al recepimento delle stesse. Oggetto del presente lavoro saranno in particolare tre tra le suddette strategie; la prima, consistente nell’infiltrazione nel gruppo criminale, si sostanzia nelle cd. “operazioni sotto copertura”; la seconda, la quale si concretizza nell’individuazione di incentivi per il soggetto che si dissocia dall’organizzazione criminale e pone in essere condotte di collaborazione con l’autorità, coincide invece con la cd. “tecnica premiale”; la terza, assai peculiare, si traduce nella segnalazione di illeciti, anche penali, da parte del dipendente di un’organizzazione lavorativa – cd. fenomeno del “whistleblowing” – e consente l’emersione di reati i quali, diversamente, avrebbero con ogni probabilità alimentato la cifra oscura del crimine, in ispecie economico. Si tratta pertanto di particolari forme di collaborazione con la giustizia, a cavaliere tra il versante sostanziale e il versante processuale del diritto penale, connotate da un’istanza marcatamente preventiva, le quali appaiono per certi versi distoniche rispetto ad un modello di diritto penale costituzionalmente orientato. La presenta ricerca mira dunque a esplorare i profili di maggiore criticità di dette strategie e ad indagare la loro opportunità politico-criminale, con particolare riferimento all’ambito dei fenomeni corruttivi, terreno di indagine privilegiato in quanto oggetto di recenti riforme volte all’introduzione delle tre strategie differenziate in esame in questo settore.
Recently, Italy has been affected by a slow but persistent decrease in the crime rate, accompanied, however, by an exponential increase in the difficulties related to the detection of many types of crimes, which contribute to significantly increase the unreported crime rate. It is then clear that the classic (procedural) criminal categories are being put to the test by alarming modern challenges, making the activities entrusted to the authorities more numerous and more complex. As a result, there is a growing need to adapt the investigative response, both from a purely national point of view and from the point of view of European judicial cooperation, to the multifaceted nature of crime, as well as the need to provide articulated punitive responses, suitable both for the prevention and repression of criminal phenomena. The Italian legislator, in particular in the last decades, has shown to carefully consider above-mentioned needs: in fact, several strategies have been tested in our system, which we could define as “differentiated”, as they are heterogeneous with respect to the traditional repressive models used by the domestic punitive system, in order to conform the punitive response to the above-mentioned challenges. A keen interest in these issues has also been demonstrated by the European legislator, which has, however, mostly led to "weak" harmonisation measures, due to the difficulties of framing the instruments used by these strategies, as well as the reluctance of some States to implement them. Three of the above strategies will be the subject of this work; the first, consisting of infiltration into the criminal group, takes the form of the so-called “undercover operations”; the second, which takes the form of identifying incentives for the person who dissociates from the criminal organisation and carries out collaborative conduct with the authorities, corresponds to the reward measures. The third, which is very peculiar, translates into the reporting of offences, including criminal offences, by the employee of a work organisation and allows the emergence of offences which, otherwise, would in all probability have fed the unreported crime rate; it is called “whistleblowing”. Thus, these are particular forms of cooperation with the judiciary, characterized by both substantive and procedural aspects of criminal law and by a markedly preventive approach. They also appear to be in some ways dysfunctional with respect to a constitutionally oriented model of criminal law. This research is therefore aimed at examining the most critical profiles of these strategies and their political-criminal opportunity, with particular reference to corruptive phenomena, which is a privileged field of investigation as it is the subject of recent reforms aimed at introducing in this sector the differentiated strategies explained in this thesis.
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DI, BUCCIO STEFANIA. "LA BONIFICA DELL¿AGEVOLAZIONE MAFIOSA NEL CAMPO IMPRENDITORIALE ATTRAVERSO I MODELLI DELLA PREVENZIONE MITE.IL METODO DELLA 'PROFILASSI ANTIMAFIA BY DESIGN'." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/860306.

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The PHD thesis entitled: Soft prevention models as a remediation tool for mafia facilitation in the entrepreneurial field. The method of "antimafia compliance by design" analyzes the networks between mafia and economy, trying to identify the mimetic forms of adaptation of the mafia entrepreneur in the area of the legal economy. The selected qualitative research method is based on sociological-legal analysis, that was used to investigate the tools of patrimonial aggression of criminal assets created by Italian legislation to counter the infiltration of the mafia into the economy. The prevention tools of articles 34 and 34 bis of the Anti-Mafia Code were selected, among all criminal and administrative instruments, because they were considered the most suitable to operate on the criminal contamination of the company in a surgical manner, protecting the work and the value of the healthy companies. The sociological-legal effectiveness of these tools was analyzed through the study of 16 cases sampled based on the geographic survey and on the variables of the reference economic sector. At the end of the analysis, the author proposes a “compliance by design model” dedicated to the prevention of mafia infiltration into the economy, according to the canons of business ethics.
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LORUSSO, MICHELE ANGELO. "IL SOTTOSISTEMA PENALE PER LA LOTTA ALLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/173932.

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Abstract:
Il presente lavoro prende le mosse dalla constatazione di come nell’ordinamento italiano sia ormai ben distinguibile un sottosistema penale per la lotta alla criminalità organizzata e si propone un duplice obiettivo. Il primo riguarda l’individuazione di una definizione di ‘criminalità organizzata’, attraverso l’analisi delle fonti di diritto interno, internazionale o sovranazionale, estendendola anche ai principali modelli ricostruttivi elaborati dalle scienze sociali. Il secondo obiettivo riguarda un’indagine esplorativa del sottosistema, nelle sue componenti sostanziali, processuali e penitenziarie (quest’ultimo ambito è analizzato solo trasversalmente, con riferimento al binomio ‘rigore sanzionatorio-incentivi premiali’ che caratterizza l’intero sottosistema). Il lavoro ambisce a costituire un valido contributo sulla base del quale sviluppare ulteriormente l’analisi del sottosistema secondo una poco praticata visione unitaria dello stesso.
This work starts by ascertain how in the Italian’s system is now distinguishable a penalty subsystem for the fight against organized crime and has a twofold target. The first concerns to the identification of a definition of “organized crime”, through the analysis of national, international and supranational law’s sources, also extended to major reconstructive models drawn up from social science. The second target concerns an exploratory survey of the subsystem, into its substantial components, criminal and penitentiary proceedings (this last context is analyzed transversely by reference to the binomial “penalty sanctions-incentives reward” that which characterizes the entire subsystem). This work aims to constitute a valuable contribution on the basis of which further develop the subsystem’s analysis according to a little practiced unitary vision of the same.
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IAMMARINO, Debora. "Danno ambientale e responsabilità nella gestione dei rifiuti." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251115.

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Abstract:
La disciplina del danno ambientale è stata oggetto di diverse e numerose modifiche nel corso degli anni, sia a livello nazionale che europeo. Regolata in Italia, per la prima volta, dalla L. 349/1986 che, all’art. 18, prevedeva la risarcibilità del danno ambientale indipendentemente dalla violazione di altri diritti individuali come la proprietà privata o la salute. In ambito Europeo il primo intervento si è avuto con l’adozione della Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale. La Direttiva è stata poi recepita in Italia con il D.Lgs. n. 152/2006, che nella Parte Sesta si occupa puntualmente di responsabilità per inquinamento ambientale. Tuttavia, le principali novità della normativa comunitaria con riferimento al regime di responsabilità per attività inquinanti nei confronti dei beni ambientali, non sono state immediatamente riprese in modo adeguato dalla normativa italiana, motivo per cui sono state emanate due procedure di infrazione nei confronti del Governo italiano che, per correre ai ripari, in un primo momento, ha approvato il D.l. 135/2009 introduttivo di nuovi criteri per il ripristino del danno ambientale e successivamente il legislatore è intervenuto con la Legge n. 97/2013 in materia di misure di risarcimento del danno e in materia di criteri di imputazione delle responsabilità. Tuttavia, l’assetto dei criteri di imputazione delle responsabilità è stato più volte oggetto degli interventi interpretativi della giurisprudenza che hanno delineato un quadro molto più rispondente alle istanze di origine comunitaria e ai principi del diritto europeo. All’interno di questo quadro più ampio si inserisce la questione della Gestione dei rifiuti, anch’essa oggetto di svariate modifiche normative volte sempre di più ad una tutela ambientale maggiore e prioritaria, attraverso metodi e tecniche in grado di ridurre la produzione dei rifiuti, l’introduzione del concetto di riduzione, prevenzione e recupero, riciclo e solo in ultimo lo smaltimento. Ruolo centrale assume in questo ambito l’attribuzione delle relative responsabilità in capo ai vari soggetti che si occupano della gestione dei rifiuti, pertanto nell’ultimo capitolo, si analizzeranno le diverse forme di responsabilità degli stessi e si darà conto dei principali interventi giurisprudenziali e della diverse interpretazioni dottrinali che hanno interessato la materia negli ultimi anni.
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