Dissertations / Theses on the topic 'Minori e famiglia'

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1

Ippolito, Silvia <1988&gt. "I testimoni invisibili. La violenza assistita da minori in famiglia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4896.

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Abstract:
La tesi si focalizza sul tema della violenza domestica da un diverso punto di vista: quello dei bambini che vi assistono. La violenza in famiglia è spesso difficile da rilevare e lo è ancor di più per le vittime silenziose, i minori testimoni delle violenze. Essi sono a loro volta colpiti in modo indelebile dall’inadeguatezza genitoriale che madri vittime e padri aggressori mettono in atto. Nella maggioranza dei casi, la donna subisce maltrattamento dal partner: si instaura un rapporto di dominio, simile a quello tra vittima e carnefice. Minori che crescono in un questi contesti riportano danni simili a chi ha subito violenze dirette, rischiando di apprendere a loro volta i modelli genitoriali che hanno sperimentato, entrando a far parte della ruota dell’abuso. Combattere la violenza domestica non è facile: il primo passo è la messa in protezione delle vittime, costruendo percorsi ad hoc per i minori che hanno assistito e sostegni che possono riconsegnare alla donna la sua indipendenza, dall’altro è importante avviare un lavoro con gli uomini che perpetrano violenza, le cui esperienze in Italia sono ancora limitate.
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2

Lassi, Chiara <1994&gt. "Il diritto di famiglia giapponese: myōgi, koseki e affidamento dei minori." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19943.

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Abstract:
L’elaborato che presento tratterà del diritto di famiglia giapponese. Inizierà con qualche cenno storico dalla nascita del diritto in Giappone, fino ad arrivare ai giorni nostri. Verranno affrontate alcune problematiche come il mukoseki. Inoltre, facendo dei confronti con l’Italia, si analizzeranno le modalità di divorzio e le eventuali procedure per l’affidamento nel caso di figli minori, spiegando anche la problematica sulla sottrazione di minori tra coniugi di nazionalità mista. Infine rappresenterò con dei grafici un sondaggio che ho sottoposto ad alcuni studenti universitari giapponesi, per comprendere la loro percezione sul diritto di famiglia: lo trovano giusto oppure un po’ antiquato e disparitario in confronto a quello italiano?
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3

Branchesi, Alice <1989&gt. ""Rapporti interpersonali analoghi a quelli di una famiglia": 'Relazionalità' e quotidianità in una comunità educativa per minori." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8927.

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Abstract:
L’intento di questa tesi è quello di portare sotto i riflettori della disciplina antropologica un contesto in cui emerga l’importanza delle pratiche quotidiane nel creare legami relazionali e affettivi ‘analoghi a quelli di una famiglia’. L’antropologia, nel corso della sua storia, si è interrogata attraverso diversi approcci teorici sui significati della parentela, soffermandosi anche ad indagare la dicotomia tra gli aspetti ‘biologico’ e ‘culturale’ che la caratterizzano. Negli ultimi decenni alcuni antropologi si sono concentrati sull’analisi di pratiche culturali che creano ‘familiarità’ mettendo in luce gli aspetti del quotidiano che vanno a generare la ‘reciprocità’ di tali legami, ma anche di relazioni non basate sulla consanguineità. Attraverso questa prospettiva si è scelto di indagare la realtà delle comunità educative per minori, dove l’aspetto della ‘familiarità’ è costruito sia grazie alle pratiche quotidiane, sia grazie ad un quadro legislativo che norma le caratteristiche di tali realtà. A partire da una panoramica storico-giuridica, proposta per comprendere il quadro nazionale e l’iter normativo retrostante alle comunità di accoglienza in Italia, si passerà ad offrire uno sguardo focalizzato su una comunità educativa per minori allontanati dalla famiglia nella provincia di Macerata. La ricerca sul campo è stata svolta all’interno del “Veliero” una comunità scelta fra quelle dell’Associazione Piombini-Sensini ONLUS. Si tratta di una struttura residenziale dove convivono un massimo di 8 bambini (fra i tre e i dieci anni al momento di ingresso) e dove vi sono quattro educatori e un coordinatore come adulti di riferimento. Si analizzerà in un primo momento la storia dell’Associazione, le cui fondamenta risalgono al 1895, per poi presentare gli spazi e le persone del contesto di ricerca. Il “funzionamento” di una comunità educativa per minori include una serie di pratiche complesse che si sviluppano attraverso livelli differenti, intrecciando nella quotidianità quello amministrativo-burocratico, a quello relazionale e affettivo. Attraverso strumenti propri dell’antropologia, quali l’osservazione partecipante e le interviste, si offrirà uno spaccato della vita quotidiana di questa realtà, vissuta con continuità per due mesi, grazie ad un tirocinio svolto all’interno di questa associazione. Si guarderà alle riunioni d’équipe come momenti attraverso i quali si riflette sui rapporti tra educatori e ragazzi, e come momenti indispensabili per la creazione delle pratiche che interessano le relazioni con i bambini. Si offrirà uno sguardo sullo svolgimento di una giornata tipo, per comprendere in che modo adulti e ragazzi intessono la loro relazione e ci si soffermerà su alcuni aspetti specifici come lo svolgimento dei compiti scolastici, i momenti di gioco e le feste. Si offrirà infine uno sguardo generale su una delle altre comunità dell’associazione, la comunità di accoglienza per adolescenti maschi, per avere la possibilità di cogliere somiglianze e differenze nella costruzione quotidiana delle relazioni.
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4

Battagello, Enrica <1988&gt. "L'accompagnamento delle istituzioni nell'inserimento e integrazione del minore straniero nel nucleo adottivo. Approfondimento attraverso la rilevazione delle esperienze vissute dai tre attori principali: enti, famiglia, minori." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3872.

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5

IAFRATE, PAOLO. "L'evoluzione del diritto di famiglia in Tunisia: il minore nello Statuto personale e nel diritto internazionale privato." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/824.

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Abstract:
Questa opera è indirizzata a coloro che sono attratti dal mondo islamico o più semplicemente sono incuriositi da questa realtà che sempre di più si sta " europeizzando" anche se i principi cardine restano immutati. La disciplina sciaraitica che regola l' istituto familiare si basa su un nucleo di valori, regole giuridiche comuni, infatti il Corano le considera intangibili e immutabili. L'obiettivo è promuovere la posizione dei componenti più deboli della famiglia, ossia la donna e il bambino, ed equiparare i diritti e i doveri dei coniugi. Le norme sciaraitiche sono state riformulate e recepite nei codici di diritto di famiglia nei Paesi musulmani denominati " Statuto Personale" . La tesi di dottorato dal titolo " L' evoluzione del diritto di famiglia in Tunisia: il minore nel Codice dello Statuto Personale e nel Diritto Internazionale Privato" , è suddivisa in quattro capitoli. Il Capitolo I " Le origini e lo Statuto Personale" dedica ampio spazio alle radici della Tunisia, con dei brevi riferimenti alla situazione del Paese sia a livello costituzionale che socio-culturale. Successivamente, dopo aver effettuato una breve disamina storica, si passa ad approfondire il Codice dello Statuto Personale dal 1956 fino alle ultime riforme del marzo 2008. Il secondo capitolo dedica invece unâ ampia riflessione al rapporto tra il Giudice Tunisino e la codificazione in materia di Statuto Personale. Nel corso dei paragrafi viene sottolineato il ragionamento del giudice che appare a volte conforme, e a volte in contrapposizione al diritto musulmano classico. Dall' analisi del capitolo si evince un conservatorismo tradizionale e di reazione del giudice che si rapporta sempre più al contesto sociale, affrontando numerose problematiche e mutando il proprio orientamento con il passare del tempo. Inoltre, gli altri paragrafi affrontano lâ annosa problematica del riconoscimento della paternità, mediante la prova del DNA, con specifico riferimento alla legge del 28 ottobre 1998, analizzando i vantaggi e gli svantaggi, nonché le possibili misure adottate dal legislatore. Infine, l' ultimo capitolo approfondisce il ruolo del minore sia all' interno dello Statuto Personale che nel Diritto Internazionale Privato Tunisino. Nei primi paragrafi si desume come la consacrazione del principio dell' interesse del minore nello Statuto Personale, sia fondato su una dimensione umanitaria basata sulla dignità e l' eguaglianza. I paragrafi successivi, invece, sottolineano la salvaguardia dell'interesse del bambino all'interno del Diritto Internazionale Privato, principio fondamentale concernente tutte le decisioni del giudice. Quest' ultimo, dunque, dovrà procedere all' analisi di tutti i fattori finanziari, domiciliari, affettivi, psicologici, educativi e sanitari relativi al bambino. Infine l' attenzione è rivolta all' esame di un caso pratico riguardante il matrimonio tra una cittadina tunisina ed un cittadino egiziano. In sintesi, si può notare come la famiglia tunisina, anche se tende verso un modello nucleare, conserva i caratteri della famiglia tradizionale.
This work is addressed to those who are attracted by the Islamic world or are simply interested in this reality that increasingly is "Europeanizing" even if the basic principles remain unchanged. The sharia discipline, that regulates the family institution, is based on values and common juridical rules that the Koran considers intangible and unchangeable. The aim is to promote the position of the weakest components of the family, such as women and children, in order to make the rights and duties of the couple equal. The sharia precepts have been reformulated and assimilated in the family law codes of the muslim countries and are called "Personal Statute." The doctoral thesis entitled "The evolution of the familyan law in Tunisia: The minor in the Code of the Personal Statute and in the Private International Private Law", is divided into four chapters. The first Chapter, â The Origins and the Personal Statute", is about the roots of Tunisia, making short references to the situation of the Country in the constitutional, social and cultural level. Then, after a brief historical and close examination, the chapter deepens the Personal Statute Code from 1956 to the last reforms of March 2008. The second chapter talks about the relationship between the Tunisian Judge and the codification in the field of Personal Statute. The paragraphs emphasize that sometimes the reasoning of the Court is an accordance with the classical muslim law and sometimes this is in contrast with it. The chapther shows a traditional conservatism and, in particular, the reaction of the Judge that relates increasingly to the social context, facing many issues and changing his own orientation with the passing of time. Besides, the other paragraphs deal with the old issue of the acknowledgement of paternity, through Dna testing, with particular reference to the law of 28 October 1998, analysing the advantages and disadvantages, the possible measures taken by the law - maker. Finally, the last chapter deepens the role of the minor inside the Personal Statute and the Tunisian International Private Law. In the first paragraphs of this chapter, the consecration of the minor in the Personal Statute, is based on a more umanitarian dimension, on dignity and on equality. On the contrary, the further paragraphs underline the safeguard of the childâ s interest inside the International Private Law, that is a fundamental principle in all the judgeâ s decisions.So, the judge has to analyse the financial, emotional, psichological, educational and sanitary factors concerning the child. In the end, the attention is addressed to the examination of a practical case, the marriage of a tunisian woman and egyptian man. In brief, you can see that, even if the Tunisian family aspires to a nuclear model, it preserves the main features of the traditional family.
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6

Annarumma, Carmela. "L'interesse del minore ad una famiglia: l'adozione." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/228.

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Abstract:
2009 - 2010
Il progetto di ricerca si propone di analizzare l’istituto dell’adozione sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista giuridico. L’istituto nonostante ai suoi albori si sia presentato come un istituto privo di un carattere assistenziale nei confronti dei minori, trovando la sua origine negli ordinamenti giuridici dell’antichità, in particolare nell’ordinamento greco e romano, è divenuto nel tempo in particolare nel diritto moderno un grande istituto di interesse da parte della dottrina e della giurisprudenza contribuendo così al suo sviluppo. L’adozione di tipo speciale è stata introdotta per la prima volta nel nostro ordinamento nel 1967 con la legge n. 431, assumendo un carattere fortemente innovativo, addirittura diversi autori hanno affermato che si è tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana. Il processo avviato con l’introduzione dell’adozione speciale ha trovato un ulteriore momento di particolare rilievo con la legge n. 184 del 1983. Dopo circa venti anni si presenta, sul palcoscenico della legislazione nazionale la legge n. 149 del 2001, normativa che ha modificato solo parzialmente la precedente legge n. 184 del 1983, ponendosi quindi in termini di continuità rispetto a quest’ultima, infatti la legge n. 149 non si è posta, quindi, come obiettivo la tutela dei diritti fondamentali dei minori ma si è limitata a modificare parzialmente la legge n. 184 per adeguare l’istituto alle trasformazioni sociali e culturali degli ultimi due decenni e alla mutata percezione dei diritti positivi del minore. In un’ottica di tutela dei diritti del minore è stata modificata anche la disciplina in materia di accesso alle informazioni sulle origini dell’adottato. Le nuove norme sono state introdotte sostituendo l’articolo 28 della precedente normativa con l’art. 24 della legge 28 marzo 2001 n. 149. È opportuno ricordare, che l’art. 28 della legge 184, tutelava in maniera assoluta le origini del minore, il cui stato adottivo non doveva essere menzionato in nessuna attestazione di stato civile. Grazie alla legge n. 149 che va collocata l’importanza attribuita, nella letterature psicoanalitica, alla conoscenza delle proprie origini biologiche quale elemento di costruzione della identità dell’individuo. Altro importantissimo traguardo è stato raggiunto grazie alla Convenzione di New York del 20 novembre 1989 e la Convenzione di Strasburgo del 1996 non soltanto hanno riconosciuto al minore il diritto all’ascolto con il richiamo espresso all’art. 12 della Convenzione di New York, ma hanno specificato, promosso e reso attuabile la realizzazione del diritto stesso di completa partecipazione del minore ai processi che lo riguardano a secondo della capacità di discernimento dello stesso. Il presente lavoro si suddivide in tre capitoli affrontando la tematica adottiva sia dal punto di vista giuridico, sia dal punto di vista sociale. Il primo capitolo sarà dedicato interamente all’evoluzione storica dell’istituto dell’adozione, dalle sue origini ai giorni nostri, mentre i capitoli seguenti saranno dedicati ad un’analisi ed applicazione dell’istituto dell’adozione nel mondo attuale. [a cura dell'autore]
IX n.s.
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7

Lubrano, Lavadera Anna. "Funzionamento familiare e adattamento dei figli minori in famiglie separate conflittuali." Doctoral thesis, La Sapienza, 2006. http://hdl.handle.net/11573/917510.

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8

Ferrari, Alice <1996&gt. "Interventi innovativi di Servizio Sociale nel lavoro con le famiglie con minori." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19396.

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Abstract:
Il presente elaborato si propone di analizzare in senso critico i nuovi strumenti operativi di servizio sociale nel lavoro con famiglie con minori, in particolare le Family Group Conference e il progetto P.I.P.P.I.. Durante tale scritto verrà fornito un inquadramento normativo inerente al diritto di famiglia e al diritto minorile, per poi porre attenzione sul ruolo dell'Assistente Sociale e le realtà operative in cui tale professionista opera. Seguirà una riflessione sul concetto di innovazione e le declinazioni che può assumere nel servizio sociale, da un punto di vista teorico e pratico. Il fulcro del presente elaborato sarà l'analisi degli strumenti prima menzionati arricchita tramite le opinioni e i pensieri di assistenti sociali che nella loro realtà operativa hanno avuto modo di utilizzare i suddetti strumenti operativi. Le loro testimonianze sono state raccolte attraverso lo strumento di indagine qualitativa dell'intervista.
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Meneghel, Giulia. "Dall'analisi delle famiglie ai meccanismi di tutela e presa in carico dei minori maltrattati." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425382.

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Abstract:
Background Child abuse is a public health problem characterized by a significant impact on the physical, psychological and social health of the victims, and on society in general. Objective The aim of this study is to understand if there are any preconditions for the risk of ill-treatment and, through the analysis of the protection measures implemented by the social services, what is the effectiveness of the child protection program and rehabilitation of families and understand how social workers act and what they know. Methods Thirty patients with Shaken Baby Syndrome and another 40 with Diagnosis of Chemical Abuse related to the Regional Center for the Diagnosis of Child Maltreated of the Padua Hospital (Veneto region-Italy), their families and the characteristics of the protection program were studied. To understand how the Child Protective Services act, a questionnaire was administered to 25 social workers from Padua. Results From the study there are overwhelming risk factors of Child Syndrome such as the prematurity of the child and the young mother’s age. Even in the cases of Chemical Abuse, it is possible to identify the groups at risk considering the children’s age. The greatest number of cases is of an age included in the year of life and in general, 50% of cases lower than the age of three years. Compared to the protection program of the victims and their families it was possible to find that almost all the families were known by Social Services with very long care paths. The long duration of the taking in charge, with probably interventions subsist, is confirmed by the answers by the social workers interviewed but above all their still lacking capacity to perceive the abuse as a diagnosis of illness. Conclusions The study finds the need for better planning of targeted interventions and strategies to prevent maltreatment in Italy because there is the possibility of distinguishing the families most at risk. The effectiveness of taking care of abused children and their families is questioned by the very long duration of their interventions due to the inability for services and professionals dedicated to the care and protection of children to act in a more conscious and integrated way.
La protezione dei bambini e la prevenzione da qualsiasi forma di minaccia alla loro salute, la tutela da ogni forma di violenza e la promozione del loro benessere fisico, psichico e sociale e’ un problema molto vasto e complesso. Il maltrattamento ai minori infatti, e’ un problema di sanita’ pubblica, caratterizzato da un impatto rilevante sulla salute fisica, psichica e sociale delle vittime, e per estensione, sulla societa’ in generale. Nel mondo ci sono modelli teorici diversi di agire la tutela dei minori, in America ad esempio si agisce attraverso una prevenzione secondaria che, attraverso screening alla nascita mira all' individuazione di fattori di rischio per immette alcune famiglie, cosiddette multiproblematiche, in sistemi di controllo e protezione. In Europa e anche in Italia, si evidenzio una metodologia orientata alla promozione delle relazioni, di tutela della gravidanza, della diade mamma-bambino con interventi di supporto destinati a tutte le famiglie. In Italia in particolar tende ad agire la tutela dopo un evento e con il mandato di un’ autorita’,, le azioni di diagnosi e specifica presa in carico infatti sono piu’ limitate e ancor di piu’ lo sono quelle di prevenzione primaria. Ma, l’azione di protezione del bambino fine a se stessa, separata da un’azione di diagnosi e cura piu’ precoce possibile, ma soprattutto di un’adeguata presa in carico della famiglia e del bambino con adeguati trattamenti e cure mediche, si e’ rilevata piuttosto fallimentare. Queste conseguenze si vedono molto bene nei soggetti che vanno incontro ad adozione internazionale. Non sembra dunque sufficiente modificare solo il contesto di vita del minore poiche’, in assenza di una prona presa in carico e di interventi anche dopo la messa in protezione del bambino. i bambini, gli adolescenti e gli adulti, maltrattati, presentano infatti alterazioni croniche in termini organici con modificazioni permanenti della struttura cerebrale e neuronale e in particolare una compromissione per quanto attiene la formazione e l’efficienza dei tratti cerebrali. Da questo punto di vista, le conseguenze del maltrattamento, riportano immediatamente, nella loro globalita’, la definizione, anch’essa globale di salute.
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Perandin, Anna <1981&gt. ""Aspetti innovativi nei percorsi di protezione del minore e della sua famiglia in Veneto"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17111.

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Abstract:
La tesi analizzerà l'organizzazione dei servizi che si occupano di cura e protezione dei minori nella Regione del Veneto, partendo dalla partecipazione ad una ricerca sul ruolo e la qualità del servizio sociale nella tutela minorile. Oltre al tentativo di "fotografare" la realtà veneta dei servizi l'eleborato ha l'obiettivo di individuare alcuni aspetti innovativi dei servizi in continuo cambiamento. In particolare verrà analizzato il Servizio di educativa domiciliare quale strumento innovativo di supporto alle famiglie fragili che si trovano all'interno dei percorsi di tutela.
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LANINI, CHIARA. "Le famiglie straniere e il dispositivo di tutela dei minori. Un’analisi del discorso sulla genitorialità." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. https://hdl.handle.net/11567/1099273.

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Abstract:
This research addresses the relationship that is established between the Child Protection device and foreign families, analyzed from the discourse on parenting that is constructed in this context. The reasons that make this dynamic relevant are to be found in its bringing out aspects indicative of the interaction that is generated between an institutional system and a part of the population that occupies a minority social and cultural position. All this takes place on the particularly delicate and slippery terrain of protecting children from risks and dangers that, as we shall see extensively below, are believed to be represented primarily by parents. The research intercepts three different themes: migration, child protection and parenting. Before observing their action on the discursive level, each of them will be explored in its own complexity, delving into the history and aspects that have established them as social constructs, trying to situate them in the context of the factors that have determined their semantic variations, with the intention of breaking down the framework that tends, instead, to present them as naturalized assumptions. This study aims to detect through what modalities the action of power shapes this relationship, focusing not so much on the explicit logics that configure the role of those who are guarantors of the law and those who are, based on it, evaluated, but on the implicit aspects that convey these dynamics through discursive practices. The perspective of inquiry is that of Critical Discourse Analysis (Foucault, 1972; Van Dijk, 2008; Fairclough, 1995a), whose object of interest is discourse understood as the pragmatic-cognitive act that in representing reality establishes it in a certain meaning. The action that develops the juvenile guardianship device, therefore, will be observed from the perspective of the argumentative process that is generated from the attribution of meaning to parental behaviors, correlated with the child's state of well-being or discomfort. This semantic operation may imply the action of power dynamics conveyed through ideology, understood as a mental substratum that unites certain social groups (Van Dijk, 2003b) defined as dominant by virtue of the possibility of making their interpretative categories generally valid, as opposed to others that are connoted as minorities starting from an unequal possibility of affecting the processes of signification. Interest and research questions are located in this area.
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Micale, Elena <1994&gt. "Interventi di innovazione sociale preventivi all'affidamento familiare: Tutelare il Minore e la famiglia di origine." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19999.

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Abstract:
Il presente elaborato verte sulle problematiche e le criticità che caratterizzano l’importante strumento dell’affidamento familiare e sulla sua effettiva efficacia in ambito di tutela, rispetto al minore allontanato dal proprio nucleo familiare per negligenza genitoriale. Uno strumento utilizzato nel lavoro sociale che si pone tra i legami affettivi genitori-figli per sopperire a situazioni di fragilità che metterebbero a rischio lo sviluppo psico-fisico del bambino, intervento fondamentale quanto delicato, considerando che non è mai semplice allontanare un bambino dal proprio nido, anche se disfunzionale e poco adeguato alla sua crescita. È un momento di rottura importante che ha bisogno di un alto livello di supporto e accompagnamento in tutte le sue fasi d’azione, pena la conflittualità e la frustrazione di tutti gli attori coinvolti nel progetto: la famiglia d’origine, la famiglia affidataria, i minori e gli operatori sociali. Importante per comprendere meglio l’affidamento familiare è riflettere sulle caratteristiche peculiari di questo importante intervento che tutela il bambino a crescere ed essere educato nella propria famiglia; ripercorrendo le tappe storiche e legislative che lo hanno istituito, facendo attenzione sull’effettiva applicabilità della teoria nella casistica che si presenta di routine nei Servizi di tutela minorile e ponendo l’accento sulla caratteristica principale dell’affido, ovvero il requisito della temporaneità. Una questione ambigua dell’affidamento familiare viene rappresentata della temporaneità e di come questa si configuri, nella maggior parte dei casi, in continue proroghe, trasformando un affido temporaneo in un affido sine die, perdendo il focus dell’azione progettuale prestabilita. A tal proposito viene messo in discussione l’istituto giuridico che regola l’affidamento familiare e di conseguenza anche gli strumenti metodologici utilizzati dagli operatori sociali nelle pratiche di affido, prediligendo nuove metodologie e approcci di lavoro partecipativi e anti-oppressivi, in grado di mettere al centro del progetto la famiglia e il suo empowerment, favorendo la relazione e il coinvolgimento di tutte le parti, rendendo il periodo di intervento “realmente” temporaneo. Viene suggerita come alternativa all’affidamento familiare una forma preventiva e innovativa di intervento sociale, quale l’affiancamento familiare, una pratica di lavoro con le famiglie che apporta un nuovo sapere metodologico, denominato “Una famiglia per una famiglia”. Un metodo pensato per favorire le famiglie che hanno bisogno di essere sostenute nelle relazioni educative con i figli durante un momento di temporanea difficoltà, per evitare l’aumento di situazioni ad alta complessità socio-assistenziale, diminuire il rischio di allontanamento e rendere maggiormente sostenibile l’intervento dei servizi sociali, oltre che promuoverne il lavoro di Comunità. In merito a quanto appena riportato, l'ultimo capitolo dell'elaborato comprenderà la parte empirica della tesi, che vedrà coinvolta l'équipe del Servizio di Protezione e Tutela dei Minori del Comune di Vicenza, alla quale sarà somministrato un questionario che avrà la finalità di indagare la propensione degli operatori in questione, ad accogliere nuove forme innovative di intervento sociale, in questo caso facendo riferimento all'affiancamento familiare e alle sue peculiarità.
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Orso, Giulia <1993&gt. "Il coinvolgimento del minore e della sua famiglia negli interventi di tutela: il caso della scrittura partecipativa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17102.

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Abstract:
Il seguente elaborato tratta il tema della scrittura partecipativa nel lavoro dell’assistente sociale quale modalità innovativa del lavoro sociale che valorizza la partecipazione dell’utente nel processo di aiuto. L’analisi proposta si focalizza sul tema della partecipazione in ambito tutela minori, in particolar modo sulla scrittura di relazioni per l’Autorità Giudiziaria che, secondo questo approccio, ammette il contributo del minore e della sua famiglia alla stesura del testo. Inizialmente viene esaminata la scrittura e la documentazione secondo le loro caratteristiche strutturali, nel secondo capitolo si analizza il ruolo della scrittura evidenziando l’importanza che ricopre nel lavoro dell’assistente sociale. Il terzo capitolo entra nello specifico nel tema della scrittura partecipativa considerando gli aspetti teorici e pratici, positivi e negativi dell’utilizzo di questo strumento. Infine, l’elaborato si conclude con la presentazione di una sperimentazione della pratica di scrittura partecipativa effettuata all'interno di un percorso di formazione dal Servizio Protezione e Tutela Minori di Bassano del Grappa.
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Sgaravatti, Eleonora. "Stress e maltrattamento: aspetti morfologici, biochimici e funzionali dell'impatto di eventi stressanti acuti e cronici sulla salute e sullo sviluppo del minore e della famiglia." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424104.

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Abstract:
Background: Child Abuse&Neglect (CAN) is a phenomenon characterized by acute episodes which tend to repetition within a chronic context. Stress response is a physiological mechanism essential to the survival and deeply conserved in the phylogeny. In the long term, its chronic activation can lead to a deterioration of the organism. Objectives: To determine whether the condition of chronic stress with episodic exacerbations, determined by CAN, may cause pathological consequences on global health and development of child and adolescent. These consequences have been evaluated at morphological, biochemical and functional level. Materials And Methods: Design: perspective study on morphological, biochemical and functional markers’ profile in CAN child. Population: Cohort of children and adolescents with a diagnosis of CAN and their parents, belonging to CAN Center, Dep. of Women and Children Health, Hospital of Padua (Jan 2013-Dec 2014). Patients were subjected to: biochemical measurements (n=43), with circadian cycle of salivary cortisol study using buffer Salivette®; morphological measurements (n=43), with RM 3T DTI and trattografic reconstruction of white matter tracts of the areas involved in stress response; functional measurements (n=94; 0-17aa; 2012-2014), with cognitive, behavioral and affective assessment, parents’ psychopathological and stress (CBCL; SCL-90R; PSI). Statistical analysis: Descriptive, univariate, bivariate and multivariate. Results: At biochemical level there has been a high inter-individual variability of salivary cortisol circadian cycles, with a general trend to a flattening of CAR. CAR with negative trend are associated with earliness and severity of CAN. At functional level it was detected impairment in abused patients, especially in terms of anxiety, withdrawal, depression and aggression, with coexistence of externalizing and internalizing problems. PSI scores are high and SCL-90-R scores too, mainly in the scales of somatization and hostility. At morphological level were identified brain areas affected in the repeated activation of the stress response: corpus callosum, forceps minor, forceps major and fornix. Discussion: At morphological level, the study of microstructural abnormalities of white matter tracts may contribute to a greater understanding of the pathogenic mechanisms underlying the functional disorders associated with child maltreatment. At biochemical level, the observed alterations may represent an intermediate stage of an adaptation process of the HPA axis in which, in chronic conditions, there is a progressive flattening of circadian cortisol levels. At functional level, it was confirmed how harmful is CAN psycho-developmental impact, given the global functional impairment observed and the clinical levels of stress and psychopathology of parents. Conclusions: CAN is a serious form of stress that causes an impact on child and adolescent development at morphological, biochemical and functional levels. This impact will seriously affect the physiological and harmonious development of the pediatric patient and his family.
Introduzione: Il maltrattamento ai minori è un fenomeno caratterizzato dalla presenza di episodi acuti che tendono a reiterarsi in una condizione di cronicità. La risposta allo stress, pur rappresentando un meccanismo fisiologico essenziale alla sopravvivenza dell’organismo, può comportarne il deterioramento, con impatto dannoso sulla salute globale e sullo sviluppo. Obiettivi: Valutare se la condizione di stress cronico con esacerbazioni episodiche a poussées, determinata dal maltrattamento ai minori, può provocare delle conseguenze patologiche sulla salute e sullo sviluppo del minore, a livello morfologico, biochimico e funzionale. Materiali E Metodi: Disegno: Studio prospettico sul profilo di indicatori morfologici, biochimici e funzionali di minori con diagnosi di maltrattamento. Popolazione: Coorte di bambini con diagnosi di maltrattamento e rispettivi genitori, afferenti al Centro per la Diagnostica del Bambino maltrattato, Dip.to di Salute della Donna e del Bambino dell’Azienda Ospedaliera di Padova (gennaio-dicembre 2014; 4-17aa). I pazienti sono stati sottoposti a: misurazioni biochimiche (n=43), con studio del ciclo circadiano del cortisolo salivare mediante tampone Salivette®; misurazioni morfologiche (n=43) con RM 3T DTI e ricostruzione trattografica di fasci di sostanza bianca di aree implicate nella risposta allo stress; misurazioni funzionali (n=94; 0-17aa; 2012-2014) con valutazioni cognitive, comportamentali e affettive, e della psicopatologia e dello stress del genitore (CBCL; SCL-90R; PSI). Analisi statistiche: descrittive, univariate, bivariate e multivariate. Risultati: A livello biochimico si è riscontrata un’elevata variabilità inter-individuale dei cicli circadiani di cortisolo salivare, con una generale tendenza all’appiattimento, da un lato, e con alcuni picchi particolarmente elevati, dall’altro. Le CAR presentano tendenze negative e piane, oltre che positive; le CAR negative si associano alla precocità e severità del maltrattamento. A livello funzionale è stata rilevata una compromissione del funzionamento dei pazienti maltrattati, con coesistenza di problemi internalizzanti ed esternalizzanti. I livelli di stress genitoriale al PSI sono elevati e la salute psicologica dei genitori all’SCL-90-R risulta compromessa principalmente nelle scale di somatizzazione e ostilità. A livello morfologico è stato elaborato un algoritmo sperimentale per analizzare trattograficamente le aree cerebrali compromesse. Discussione: A livello morfologico, lo studio delle alterazioni microstrutturali dei fasci di sostanza bianca può contribuire a una maggiore comprensione dei meccanismi patogenetici alla base dei disturbi funzionali associati al maltrattamento. A livello biochimico, le alterazioni osservate possono rappresentare una fase intermedia di un processo di adattamento dell’asse HPA in cui, in condizioni croniche, si assiste a un progressivo appiattimento circadiano di cortisolo. A livello funzionale, è stato confermato quanto sia dannoso l’impatto psico-evolutivo del maltrattamento minorile, data la compromissione funzionale riscontrata e i livelli clinici e borderline di stress e psicopatologia del genitore. Conclusioni: Il maltrattamento ai minori rappresenta una grave forma di stress che determina un impatto sullo sviluppo del bambino a livello morfologico, biochimico e funzionale. Tale impatto pregiudica gravemente il fisiologico e armonioso sviluppo del paziente pediatrico e della sua famiglia.
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Pozzi, Filippo. "Ricerca e analisi di orbite terminator attorno a corpi minori e applicazione all'asteroide Apophis." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18488/.

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Abstract:
L’obbiettivo principale dell’elaborato di tesi è stata la designazione di alcune possibili traiettorie utilizzabili da uno spacecraft con orbita in prossimità di un asteroide, per appropriate analisi di superficie. Al fine di ottenere risultati concreti sono stati utilizzati differenti asteroidi e differenti profili di missione. Gli asteroidi in considerazione, appartenenti alla classe Near-Earth sono: Eros 433, Didymos 65803 e Apophis 99942. I dati riguardanti quest'ultimo asteroide sono stati analizzati in modo più dettagliato ottenendo, con appropriate valutazioni, una completa famiglia orbitale. Inoltre, a seguito alla normalizzazione del problema, è possibile utilizzare il modello formulato per qualsiasi asteroide e per qualsiasi profilo di missione. In particolar modo lo studio di suddette orbite è stato sviluppato tenendo in considerazione l'accelerazione non gravitazionale dovuta alla pressione di radiazione solare, fattore molto influente per la determinazione di orbite in ambienti molto perturbati, quali gli asteroidi Near-Earth. Saranno inoltre descritte le procedure attraverso le quali l'interfaccia di elaborazione dati è stata realizzata. Lo strumento utilizzato a tale fine è stato Matlab.
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Leoci, Daniela <1984&gt. "Valorizzazione delle comunità solidali e delle risorse accoglienti nel sostegno alle famiglie vulnerabili e ai minori stranieri non accompagnati. Uno sguardo sull'esperienza dell’area metropolitana di Bologna." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14157.

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Abstract:
La promozione della solidarietà tra le persone che abitano lo stesso territorio è diventata centrale negli ultimi anni per i servizi e le associazioni, soprattutto nell'ambito del sostegno alle famiglie vulnerabili e ai minori. La valorizzazione della vicinanza solidale si colloca nel solco delle trasformazioni sociali e della crisi de welfare che sfidano il sistema dei servizi a promuovere un welfare comunitario, partecipativo, rigenerativo, ovvero nel contesto più ampio di rinnovamento dei servizi - sempre più impegnati ad assumere un approccio anti-oppressivo, abilitante e relazionale, e a promuovere le reti e i principi di sussidiarietà, responsabilità, partecipazione e cittadinanza attiva – e del rapporto tra questi e la comunità locale. L’obiettivo generale del presente lavoro è analizzare le diverse tipologie di risorse accoglienti - volte al sostegno di famiglie vulnerabili (volontari, famiglie affiancanti-di appoggio, famiglie affidatarie) e minori stranieri non accompagnati (famiglie affiancanti, famiglie accoglienti e affidatarie, tutori volontari) - collocandole nel quadro normativo e nel contesto sociale, ed evidenziando la coerenza di tali strumenti con i principi teorici, metodologici ed etici del servizio sociale. Nello specifico approfondirò il processo di valorizzazione e attivazione di comunità solidali attraverso l’analisi dell’esperienza del territorio di Bologna.
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Minervini, Serena. "La famiglia ricomposta e la tutela del minore." Thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10955/855.

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SAGLIETTI, MARZIA. "Fare famiglia in comunità per minori: forme di organizzazione e partecipazione." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/11573/918127.

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Abstract:
Il presente contributo indaga le forme organizzative e partecipative alla vita familiare di tre comunità per minori – strutture residenziali per minori allontanati dalla famiglia d’origine. L’ottica applicata, dichiaratamente culturale (Vygotskij, 1990; Cole, 1995; Zucchermaglio, 2002; Mantovani, 2008b), ha permesso di intendere tali contesti come gruppi primari a carattere familiare, creatori di sistemi di significato situati, di pratiche organizzative e di socializzazione. La ricerca si costituisce, infatti, quale contributo complesso ed innovativo ad un tema che è stato principalmente approcciato con le lenti della psicologia clinica. In questa sede, vengono invece restituite alla loro dimensione sociale, culturale e semiotica alcune scene di vita quotidiana dei gruppi osservati attraverso un’approfondita etnografia organizzativa (Bruni, 2003; Mantovani & Spagnolli, 2003), che si è in un secondo momento concentrata sull’analisi di interazioni video-registrate a cena. Il fatto di aver costruito un corpus di dati video-registrati rappresenta uno dei principali punti innovativi del contributo, insieme alla specifica ottica applicata alle comunità. Lo studio ha coinvolto tre comunità per minori romane, scelte insieme alle istituzioni (V° Dipartimento del Comune di Roma e una rilevante associazione del settore) come esempi eccellenti delle principali tipologie di gestione organizzativa: da parte di un’associazione laica di educatori turnanti, con coppia residente e con personale religioso residente. Le comunità, qui denominate Comunità Staff, Comunità Famiglia e Comunità Religiose, hanno aderito alla ricerca in maniera dialogica e partecipativa, permettendo di creare un account di ricerca ‘emico’ (Cfr. Pike, 1974; Zucchermaglio, 2002). Gli obbiettivi della ricerca – che hanno lo scopo finale di contribuire ad un importante processo locale di ampliamento dei criteri di valutazione delle strutture, ora limitati alle sole dimensioni quantitative e regolamentative – vanno nella direzione di indagare le comunità per minori come organizzazioni, gruppi primari e familiari. Come organizzazioni, l’obbiettivo è di restituire una visione situata delle tre comunità per quel che riguarda la stabilità degli adulti e il legame con le pratiche interattive, gli esiti del progetto del ragazzo, il tipo di intervento educativo e il rapporto con l’esterno (in particolare con la famiglia d’origine). Come gruppi primari, l’obbiettivo è di comprendere se le comunità possano costituirsi come thinking spaces (Perret-Clermont, 2004), luoghi di costruzione di argomentazioni discorsive e spazi di sviluppo psico-sociale per minori. La scelta di indagare se e come le comunità ‘fanno famiglia’ nasce dalla considerazione che troppo spesso queste vengono contrapposte ideologicamente alle famiglie (d’origine, affidataria, adottiva). L’obbiettivo è, quindi, di comprendere se esse costruiscono discorsivamente contesti di cura e affetto, discussione, identità, moralità, ecc. A livello metodologico, l’impianto dell’etnografia organizzativa garantisce flessibilità e capacità di investigazione approfondita. Le video-riprese di interazioni a cena hanno permesso di concentrare l’attenzione sulle pratiche discorsive, analizzate con gli strumenti dell’Analisi Conversazionale (Sacks et al., 1974; Sacks, 1992; Fasulo & Pontecorvo, 1999; Fele, 2007). Il contributo si divide, pertanto, in tre sezioni: la prima ripercorre la costruzione dell’impianto teorico della ricerca (Cap. 1-2), la seconda si colloca dentro la ricerca, a partire dall’esposizione metodologica all’analisi dei dati (Cap. 3-6) e la terza ‘situa’ la ricerca al futuro (Cap. 7), mostrando il carattere intrinsecamente dinamico ed evolutivo dell’impresa conoscitiva qui affrontata. Il primo capitolo rappresenta, pertanto, un’organica rassegna del materiale normativo e della letteratura (nazionale ed internazionale) sulle comunità per minori, a partire dalle definizioni, agli obbiettivi, ai principali dati e filoni che si sono interessati al fenomeno. Tale quadro permette, infatti, di comprendere i legami con le ‘vecchie’ pratiche degli istituti per minori qui intesi come ‘istituzioni totali’ (Goffman, 1961). Inoltre, l’analisi critica del materiale ha permesso di far emergere gli specifici problemi di questi contesti, come quello del turnover degli operatori, che inficia la qualità del servizio stesso. Il secondo capitolo espone l’impianto teorico che si rifà principalmente alla psicologia culturale (Cfr. Zucchermaglio, 2002; Mantovani, 2008b) e discorsiva (Edwards & Potter, 1992; Molder & Potter, 2005). Le organizzazioni sono intese nell’accezione di costruzioni situate di senso e di produzione culturale e semiotica (Cfr. Suchman, 1987), ovvero come comunità di pratiche (Lave & Wenger, 1991; Wenger, 1998). I gruppi sono analizzati come dimensioni emergenti dai discorsi stessi e l’interazione sociale è considerata come strumento di mediazione locale di costruzione di agency (Duranti, 2000; Donzelli & Fasulo, 2007) e partecipazione (Cfr. Philips, 1983; Goffman, 1981; Goodwin, 1994, 2002, 2003; Goodwin & Goodwin, 2003; Tannen, 2006). Lo strumento analitico del ‘fare famiglia’ è, poi, analizzato nelle sue funzioni di costruzione del gruppo primario, di socializzazione, nella fattispecie linguistica (Cfr. Ochs & Schiefflin, 1984), e di costruzione di contesti d’interazione. Il terzo capitolo ripercorre il percorso metodologico: dalla formulazione delle ipotesi descrittive alla scelta dell’etnografia, all’utilizzo di strumenti (come l’intervista narrativa e le video-riprese), dall’esplicitazione delle procedure analitiche alla costruzione del corpus di dati fino alla complessa negoziazione che ha portato la ricercatrice nei contesti di analisi. Il quarto capitolo fornisce una prima organica descrizione delle tre comunità per ciò che riguarda le dimensioni storiche e organizzative. Tale scenario è stato costruito attraverso le note di campo della ricercatrice, l’analisi della documentazione ambientale e le interviste narrative degli operatori e dei coordinatori, attivi protagonisti della costruzione conoscitiva. Il quinto capitolo affronta le dimensioni organizzative delle comunità soprattutto per ciò che ha a che fare con le eredità degli istituti per minori; tale compito è portato avanti attraverso l’analisi dell’utilizzo degli spazi, della scansione temporale della vita quotidiana e della relazione con la famiglia d’origine, principale interlocutore di ogni comunità. L’analisi del rapporto fra la stabilità degli adulti e le pratiche comunicative permette, inoltre, di mettere in evidenza le differenti realizzazioni interattive a seconda del modello organizzativo. Il sesto capitolo rappresenta l’analisi delle costruzioni interattive emerse nell’analisi del materiale video-registrato. Attraverso una fine analisi conversazionale, si sono portati in evidenza due principali modi di ‘fare famiglia’ attraverso la partecipazione. Da una parte, il modello denominato ‘centripeto’ offre forme di partecipazione rigide, vincolanti, prevedibili e scarsamente innovative. Il sistema interattivo ‘aperto’, invece, assicura la possibilità di nuove e mutevoli forme di partecipazione ai ragazzi, consentendo loro di sperimentarsi discorsivamente in un ambiente sicuro e stabile. I riscontri emersi dall’analisi hanno permesso di evidenziare che la funzione centrale è l’interpretazione del mandato sociale da parte delle comunità per minori: essa orienta, infatti, verso scopi, obbiettivi, funzionamenti organizzativi ed interattivi nel nostro caso decisamente coerenti. Le tre comunità emergono, infatti, come contesti con differenti interpretazioni della loro funzione eppure coerenti al proprio interno per quel che riguarda gli esiti a breve termine e gli scenari interattivi creati. Il settimo capitolo, pertanto, fornisce i principali risultati emersi dall’analisi e riporta numerose indicazioni, sia metodologiche che pratiche. Il tentativo è, infatti, quello di veicolare la costruzione di ‘buone prassi’ tramite apposite restituzioni con gli attori sociali della ricerca e con le istituzioni coinvolte.
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