Dissertations / Theses on the topic 'Migrazione di genere'

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1

Mazzotta, Ilaria <1990&gt. "Migrazione e questioni di genere. La condizione delle donne migranti ai giorni nostri." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16308.

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Abstract:
Questa tesi ha come principale obiettivo quello di analizzare la questione della migrazione sotto la luce del genere e di tutte le sue implicazioni. Il primo capitolo di questo lavoro inizia con il problema storico della discriminazione giuridica intesa in senso ampio, successivamente si occupa dell'argomento centrale riguardante la migrazione e il genere, sotto la luce della dicotomia del potere in cui le donne migranti appartengono a una categoria subalterna. Il secondo capitolo tratta la specifica condizione coercitiva che colpisce le donne migranti, vale a dire la gender-based violence, intesa come «violence directed against a person because of that person's gender or violence that affects persons of a particular gender disproportionately» (stando alla definizione fornita dalla Commissione Europea). Il problema della gender-based violence è trattato anche grazie all'ausilio delle numerose Risoluzioni e Raccomandazioni emesse dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il terzo capitolo cerca di fornire una soluzione, ove possibile, orientando l'attenzione sulla cultural awareness, considerata come uno strumento di grande importanza per consentire una più facile integrazione e una maggiore tutela di queste donne nel nostro territorio.
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2

Meniconi, Martina <1997&gt. "Migrazione, accudimento e identità di genere: la narrazione del lavoro di cura delle donne migranti nella Cina contemporanea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21550.

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Abstract:
La Cina post-maoista ha conosciuto delle sostanziali trasformazioni di ordine politico, economico e sociale che hanno determinato una decisa ridefinizione dei confini fra popolazione urbana e rurale. La migrazione interna dalla campagna alla città è infatti stata un fattore determinante per la crescita urbana e industriale cinese e le donne hanno partecipato, e partecipano tuttora, al fenomeno in maniera attiva. Tuttavia, la migrazione femminile in Cina ha un impatto significativo non solo sul fenomeno di urbanizzazione, ma anche sulla definizione dei ruoli familiari: la migrazione della donna, principale figura preposta al lavoro di cura, ha infatti condizionato sensibilmente gli equilibri della famiglia tradizionale e, di conseguenza, della società cinese. L’elaborato, dopo aver definito il concetto teorico di cura e il fenomeno di migrazione femminile in Cina, tenta di indagare le modalità in cui le donne migranti rispondono alla sfida familiare posta dalla migrazione e in cui i ruoli dei componenti familiari vengono ridefiniti in assenza della figura femminile. Infine, si tenterà di analizzare il modo in cui la narrazione ufficiale descrive la relazione fra la migrazione femminile e le dinamiche familiari a livello mediatico, attraverso l’analisi critica di una serie televisiva cinese dal titolo Wo de meili rensheng 我的美丽人生.
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3

MARCU, OANA. "Giovani rom e dinamiche di genere: tecniche e strumenti per la ricerca azione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/986.

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Abstract:
La ricerca approfondisce il processo di costruzione di identità di genere ed etniche in migrazione, attraverso l’intreccio di più assi di rappresentazione delle proprie appartenenze: l’asse dell’etnia, del genere e della classe. L’approccio metodologico parte dalla ricerca-azione per proporre un modo di condurre ricerca impegnato, relazionale, emozionale, il cui scopo è promuovere individui e gruppi in logiche di empowerment sociali. Il metodo privilegiato è l’etnografia, svolta in contesto transnazionale, basata sulla costruzione di relazioni di fiducia e combinando metodi visuali, interviste biografie e ricerca tra pari per ricomporre il quadro multifaccettato dell’esperienza dei giovani migranti e raggiungere un’ampia gamma di attori impegnati, con ruoli diversi, nella realtà studiata. L’esperienza migratoria dei giovani rom connette il Sud Ovest della Romania a Milano, attraverso dei circuiti e legami di parentela transnazionali. I giovani partecipanti nella ricerca sono coinvolti nello spazio delle economie della strada, praticano quotidianamente l’elemosina, la musica di strada o il borseggio. Alcune pratiche, nell’incontro tra gruppi in migrazione, si polarizzano in posizioni antitetiche, arrivano a simboleggiare la tradizione e a mediare la differenza tra i rom e i non-rom oppure tra gruppi diversi di rom. Tale lo statuto delle pratiche di genere associate alla verginità, ai matrimoni e al controllo dei corpi e della sessualità delle giovani ragazze. Attraverso il mantenimento della forte distinzione tra le traiettorie di genere, gruppi portatori di stigma rivendicano attributi identitari valorizzati: una sistemazione famigliare essenzialmente diversa, utilizzata discorsivamente per riproporre la differenza, in termini etnici e di statuto, nei confronti del gruppo “maggioritario”, e degli altri gruppi rom. Giovani uomini e donne contestualizzano gli scenari, le stilistiche dell’esistenza, associate alla tradizione come all’“occidentalizzazione”, e separano le loro performance di genere tra i diversi spazi della loro vita in migrazione. Definiscono nuove appartenenze in grado di costruire identità valorizzate e ricompongono permanentemente il sistema di pratiche, in un continuo dialogo tra “noi” (i gruppi di appartenenza) e “io” (l’identità individuale).
The research is focused on the process of gender and ethnic identity construction in migration, on multiple axes that represent migrant’s belongings: ethnicity, gender, and class. The methodological approach is based on the action research perspective and proposes an engaged, emotional and relational way of doing research, in order to promote individuals and groups in social empowerment processes. The privileged method is ethnography, in a transnational context, based on building relationships of trust with participants and combining visual methods, biographical interviews, and peer research in order to narrate the complex picture of migrant youth experiences and to reach all the actors involved. Young Roma’s migratory experience connects the South West of Romania to Milan, in transnational circuits and kinship networks. The participants are involved street economies: they beg, play music, or pickpocket on a daily basis. Some of the practices, in the encounters between groups in migration, come to symbolize tradition and mediate difference between Roma and non-Roma, or between different groups of Roma. Such are the practices related to the virginity of young girls, matrimonies and the control over the bodies and sexuality of young girls. By maintaining strong distinctions between gendered life paths, stigma afflicted groups reclaim valued identity attributes related to an essentially different family order, discursively used in order to re-state ethnic and status differences between “us”, the “majority” group, and other Roma groups. Young men and women contextualize these scenarios, the traditional as well as occidental “stylistics of existence”, and separate their gendered performances in the various spaces of their migrant life. They define new belongings able to construct valued identities and permanently challenge the systems of practice, in a continuous dialogue between “us” (in-group) and “I” (individual identities).
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MARCU, OANA. "Giovani rom e dinamiche di genere: tecniche e strumenti per la ricerca azione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/986.

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Abstract:
La ricerca approfondisce il processo di costruzione di identità di genere ed etniche in migrazione, attraverso l’intreccio di più assi di rappresentazione delle proprie appartenenze: l’asse dell’etnia, del genere e della classe. L’approccio metodologico parte dalla ricerca-azione per proporre un modo di condurre ricerca impegnato, relazionale, emozionale, il cui scopo è promuovere individui e gruppi in logiche di empowerment sociali. Il metodo privilegiato è l’etnografia, svolta in contesto transnazionale, basata sulla costruzione di relazioni di fiducia e combinando metodi visuali, interviste biografie e ricerca tra pari per ricomporre il quadro multifaccettato dell’esperienza dei giovani migranti e raggiungere un’ampia gamma di attori impegnati, con ruoli diversi, nella realtà studiata. L’esperienza migratoria dei giovani rom connette il Sud Ovest della Romania a Milano, attraverso dei circuiti e legami di parentela transnazionali. I giovani partecipanti nella ricerca sono coinvolti nello spazio delle economie della strada, praticano quotidianamente l’elemosina, la musica di strada o il borseggio. Alcune pratiche, nell’incontro tra gruppi in migrazione, si polarizzano in posizioni antitetiche, arrivano a simboleggiare la tradizione e a mediare la differenza tra i rom e i non-rom oppure tra gruppi diversi di rom. Tale lo statuto delle pratiche di genere associate alla verginità, ai matrimoni e al controllo dei corpi e della sessualità delle giovani ragazze. Attraverso il mantenimento della forte distinzione tra le traiettorie di genere, gruppi portatori di stigma rivendicano attributi identitari valorizzati: una sistemazione famigliare essenzialmente diversa, utilizzata discorsivamente per riproporre la differenza, in termini etnici e di statuto, nei confronti del gruppo “maggioritario”, e degli altri gruppi rom. Giovani uomini e donne contestualizzano gli scenari, le stilistiche dell’esistenza, associate alla tradizione come all’“occidentalizzazione”, e separano le loro performance di genere tra i diversi spazi della loro vita in migrazione. Definiscono nuove appartenenze in grado di costruire identità valorizzate e ricompongono permanentemente il sistema di pratiche, in un continuo dialogo tra “noi” (i gruppi di appartenenza) e “io” (l’identità individuale).
The research is focused on the process of gender and ethnic identity construction in migration, on multiple axes that represent migrant’s belongings: ethnicity, gender, and class. The methodological approach is based on the action research perspective and proposes an engaged, emotional and relational way of doing research, in order to promote individuals and groups in social empowerment processes. The privileged method is ethnography, in a transnational context, based on building relationships of trust with participants and combining visual methods, biographical interviews, and peer research in order to narrate the complex picture of migrant youth experiences and to reach all the actors involved. Young Roma’s migratory experience connects the South West of Romania to Milan, in transnational circuits and kinship networks. The participants are involved street economies: they beg, play music, or pickpocket on a daily basis. Some of the practices, in the encounters between groups in migration, come to symbolize tradition and mediate difference between Roma and non-Roma, or between different groups of Roma. Such are the practices related to the virginity of young girls, matrimonies and the control over the bodies and sexuality of young girls. By maintaining strong distinctions between gendered life paths, stigma afflicted groups reclaim valued identity attributes related to an essentially different family order, discursively used in order to re-state ethnic and status differences between “us”, the “majority” group, and other Roma groups. Young men and women contextualize these scenarios, the traditional as well as occidental “stylistics of existence”, and separate their gendered performances in the various spaces of their migrant life. They define new belongings able to construct valued identities and permanently challenge the systems of practice, in a continuous dialogue between “us” (in-group) and “I” (individual identities).
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Lisma, Mariangela. "L’immigrazione femminile in Italia tra paese di accoglienza e di origine: welfare, co-sviluppo e questioni sociali a cavallo tra due mondi. Le badanti rumene in Italia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8616.

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Abstract:
2011/2012
Titolo: “L’immigrazione femminile in Italia tra paese di accoglienza e di origine: welfare, co-sviluppo e questioni sociali a cavallo tra due mondi. Le badanti rumene in Italia” Caso : Caratteristiche e strategie delle badanti rumene in Italia in rapporto allo sviluppo nel paese d’ origine e in quello di arrivo. Tema : Migrazione di genere, lavoro di cura, rimesse, co-welfare, transnazionalismo, welfare transnazionale, reti migratorie. Constatazione : Le migranti rumene mirano al benessere ed ad uno standard di vita più elevato per i familiari da loro dipendenti che rimangono in patria attraverso l’ invio di rimesse e sfruttando il differenziale salariale. Per raggiungere tale obiettivo si spostano in uno spazio circolare transnazionale, sfruttando risorse comunitarie e nuovi dispositivi legati alla migrazione, creando sviluppo nel loro paese di origine e sopperendo a gap strutturali (carenza di welfare istituzionale) in quello di arrivo. Domanda di partenza: con quali modalità e in che misura le donne migranti rumene (lavoratrici di cura) sono portatrici, attraverso l’ attivazione di strategie migratorie, di istanze di sviluppo nei paesi di origine e di arrivo? Direzione : Famiglie transnazionali, specializzazione etnica del lavoro di cura, rimesse, transnazionalismo, welfare familistico. Dominio : Sociologia delle relazioni interetniche, Sociologia delle migrazioni, Welfare state policies, EU social policy, Social psychology of intergroup relations. Il tema della ricerca riguarda le donne rumene immigrate in Italia che lavorano nel settore della cura come badanti. La ricerca è stata svolta in Sicilia, in Provincia di Trapani. Tali donne hanno, generalmente, lasciato la famiglia in patria a cui inviano i guadagnati percepiti e vivono in co-residenza con gli anziani che accudiscono. Per tamponare la mancanza della famiglia creano delle reti informali che fungono come motore di ricerca del lavoro e come gruppo di mutuo aiuto. La metodologia impiegata è quella propria della ricerca sociologica e si è articolata in più fasi. La scelta del target e del contesto di installazione non è casuale: quella delle badanti rumene è una realtà in rapidissima espansione a causa della sempre maggior richiesta di lavoratori di cura a basso costo, alla carenza di strutture pubbliche in grado di accogliere il numero crescente di anziani non auto-sufficienti e ai costi proibitivi delle strutture private e dell’ assistenza domiciliare autoctona (quando disponibile). La diffusione delle badanti si lega da un lato alla centralità che ancora ricopre la famiglia in Italia come luogo di tutela e protezione e come canale di mediazione sociale, e dall’ altro ad un welfare che ha delegato alle donne della famiglia la soddisfazione dei bisogni connessi alla riproduzione quotidiana. Il ricorso massiccio a un mercato della cura straniero flessibile, a prezzi contenuti e apparentemente illimitato, sembra la chiave per conservare il tradizionale welfare familista, tipico dei regimi mediterranei. L’impiego di donne immigrate come collaboratrici familiari e aiutanti domiciliari viene visto allora come una risorsa per puntellare le difficoltà sempre più evidenti delle famiglie (e delle donne sposate italiane) nel reggere carichi domestici e assistenziali crescenti. Il modello italiano di welfare risulta insostenibile alla luce delle proiezioni demografiche, e risolvendosi in assunzione di un’assistente familiare al nero legittima il welfare sommerso e parallelo. Alle badanti si richiede spesso un notevole investimento emotivo nel lavoro con l'anziano senza considerare invece la loro difficoltà a gestire a distanza il rapporto con la loro famiglia e i loro figli. Il carico di lavoro troppo pesante dopo anni può condurle ad uno stato depressivo e di disorientamento. I figli, lasciati nel paese di origine, sono affidati a “figure sostitutive” quali nonne, sorelle, vicini, meno spesso sono i padri che se ne prendono cura. Le madri, pur vivendo in paesi diversi da quelli dei figli, cercano di tenere vivi da lontano i contatti e la partecipazione alle vicende e alle scelte familiari e adottano strategie transnazionali. Nella creazione e nel mantenimento di reti, familiari o estese, le donne sono spesso le principali protagoniste attive e giocano un ruolo centrale nella formazione di reti, benché le reti familiari non siano una semplice trasposizione delle reti esistenti: sotto l'effetto della migrazione, l'unità familiare tende a ricomporsi e reinventarsi costantemente. Le strategie migratorie sono inquadrate principalmente nella cornice della minimizzazione dei rischi e della massimizzazione delle aspettative di riuscita nelle economie globalizzate. La migrazione dalla Romania verso l’ Italia, crea vuoti di di cura (care drain). Esiste una forte interdipendenza tra i nostri sistemi di welfare e quelli dei Paesi di origine delle badanti e quindi una conseguente necessità di pensare a politiche transnazionali che tengano conto di questi squilibri. È a questo proposito che gli studiosi del fenomeno parlano di welfare transnazionale: un welfare che tenga conto di politiche varate per soddisfare il paese di arrivo ma anche quello di provenienza, di soluzioni polifoniche e concertate a livello internazionale con ripercussioni sulla dimensione transnazionale della questione, le famiglie.
XXV Ciclo
1983
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6

Liviero, Anita <1989&gt. "In-migrate. Migrazioni interne in Albania e questione di genere femminile." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6213.

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Abstract:
Internal migration in Albania and the issue of female gender This paper aims to highlight the role of women during two markedly different periods of Albania’s recent history: the regime of Enver Hoxha and the period dominated by an unrestrained capitalism and high rates of internal and international migration. It focuses its main attention on the interrelationships between internal migration processes and the changing context of gender relations in Albania. It aims to demonstrate the various ways in which Albanian women participate in the migratory processes. They have been and are currently the mainstay for supporting not only their families, but also the entire Albanian society, through their productive and reproductive role, often kept in the shadow. Despite some traditional norms and values persist and are reinforced during migration, as an antidote to social, economic and political changes, the shift, from the redefinition of the roles within the most important Albanian’s institution, the Family, took place. The gender relationships are being constantly transformed and negotiated over time. The essay is structured along a series of thematic and temporal lines related to women’s issues. After the description of the Albania’s history through the explanation of the phenomenon of internal migration to the achievement of current events, the discussion continues with the representation of women into the domestic, political, working, religious, Albanians context; the last part describes women as actress of internal migration processes and highlights how mobility reflects power relations and inequalities, since such movements are socially, economically and politically produced.
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7

Barbisan, Camilla <1996&gt. "ESSERE UOMINI NELLA MIGRAZIONE. IL VIAGGIO DI GIOVANI UOMINI AFGHANI VERSO L'ITALIA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18292.

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Abstract:
Il presente elaborato è volto ad indagare in maniera approfondita la dimensione della maschilità in giovani migranti afgani che hanno intrapreso un viaggio migratorio dal loro paese d’origine verso l’Italia tra il 2000 e il 2015. I protagonisti della ricerca arrivano in Italia in seguito ad un lungo e tortuoso viaggio migratorio; mossi dal desiderio di salvare la propria vita da situazioni di guerra e miseria diffusa, essi eseguono le procedure per richiedere la protezione internazionale (in Italia) nella speranza di un futuro migliore. Il lavoro si pone l’obiettivo di far emergere percorsi biografici personali, i vari ruoli che i migranti assumono in quanto uomini in cammino e le trasformazioni identitarie che vivono. In particolare si vogliono far emergere vissuti intimi, relazioni intrafamiliari e intergenerazionali tra i ragazzi e i nuclei familiari d’origine. Si vuole analizzare il percorso di vita dei soggetti in esame rispetto alla fase della transizione all’età adulta. Il lavoro di ricerca si compone di una prima parte in cui si analizza il contesto sociale, storico e politico del paese di provenienza, di una seconda parte in cui si analizza la cornice normativa in campo di diritto dell’ immigrazione e si illustrano le principali rotte migratorie intraprese dai migranti; infine di una terza parte costituita da un lavoro di ricerca empirica in cui vengono intervistati cinque ragazzi afghani residenti in Veneto di età compresa tra i 20 e i 30 anni. Questo lavoro pone l’attenzione al punto di vista degli uomini, cerca di dar voce a maschilità in cammino.
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COLOMBO, CHIARA. "Adolescenti in migrazione: la rappresentazione visuale di identità e chances di vita." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1248.

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Abstract:
Scopo del contributo è descrivere la costruzione e rappresentazione dell’identità nel corso della transizione adolescenziale. Ipotizzata circolarità e reciproca determinazione tra individui e società, lo studio tratta il tema dell’identità come frutto di riflessività e di chances di vita offerte dal contesto. Il fuoco dell’attenzione è sugli adolescenti di origine straniera, scelti come oggetto di studio perché chiamati a vivere la transizione identitaria in maniera amplificata dall’esperienza migratoria ed esemplificativa di traiettorie di costruzione del Sé percorse anche dai pari italiani. L’analisi sottolinea dunque l’analogia generazionale tra adolescenti italiani e stranieri e la pluralità di definizioni identitarie, anche prescindendo dall’eventuale esperienza migratoria. Lo studio ha seguito l’approccio della sociologia visuale, sia nei riferimenti teorici ed analitici, sia sul piano della ricerca empirica. Sono stati intervistati 12 adolescenti, italiani e stranieri, che hanno narrato di sé presentando immagini e video. A partire da ciò sono state individuate 3 tipologie di costruzione identitaria, quella dei relazionali, quella dei progettisti e quella dei sognatori, e si è confermata la reciproca connessione tra individui e società e la pluralità di traiettorie nella transizione alla vita adulta.
The study’s aim is to describe the construction and representation of identity during the adolescent transition. Hypothesizing circularity and reciprocal determination between individuals and society, the study deals with the topic of identity as the result of reflexivity and lifetime chances which are offered by the context. Attention is focused on adolescents with foreign origins, chosen as the subject of study because they are called to experience identity transition in a way which is broadened due to their migratory experiences, and exemplified by paths involving Self-construction which their Italian peers also follow. The analysis thus underscores the generational analogy between Italian and foreign adolescents and the plurality of definitions of identity, also irrespective of any migratory experience. The study followed the visual sociology approach, both in theoretical and analytical terms as well as at the level of empirical research. The 12 Italian and foreign adolescents who were interviewed spoke about themselves through images and videos. 3 types of identity construction were identified thanks to these presentations: relational, planners and dreamers, and a reciprocal connection between individuals and society, and the plurality of paths in the transition to adult life were confirmed.
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COLOMBO, CHIARA. "Adolescenti in migrazione: la rappresentazione visuale di identità e chances di vita." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1248.

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Abstract:
Scopo del contributo è descrivere la costruzione e rappresentazione dell’identità nel corso della transizione adolescenziale. Ipotizzata circolarità e reciproca determinazione tra individui e società, lo studio tratta il tema dell’identità come frutto di riflessività e di chances di vita offerte dal contesto. Il fuoco dell’attenzione è sugli adolescenti di origine straniera, scelti come oggetto di studio perché chiamati a vivere la transizione identitaria in maniera amplificata dall’esperienza migratoria ed esemplificativa di traiettorie di costruzione del Sé percorse anche dai pari italiani. L’analisi sottolinea dunque l’analogia generazionale tra adolescenti italiani e stranieri e la pluralità di definizioni identitarie, anche prescindendo dall’eventuale esperienza migratoria. Lo studio ha seguito l’approccio della sociologia visuale, sia nei riferimenti teorici ed analitici, sia sul piano della ricerca empirica. Sono stati intervistati 12 adolescenti, italiani e stranieri, che hanno narrato di sé presentando immagini e video. A partire da ciò sono state individuate 3 tipologie di costruzione identitaria, quella dei relazionali, quella dei progettisti e quella dei sognatori, e si è confermata la reciproca connessione tra individui e società e la pluralità di traiettorie nella transizione alla vita adulta.
The study’s aim is to describe the construction and representation of identity during the adolescent transition. Hypothesizing circularity and reciprocal determination between individuals and society, the study deals with the topic of identity as the result of reflexivity and lifetime chances which are offered by the context. Attention is focused on adolescents with foreign origins, chosen as the subject of study because they are called to experience identity transition in a way which is broadened due to their migratory experiences, and exemplified by paths involving Self-construction which their Italian peers also follow. The analysis thus underscores the generational analogy between Italian and foreign adolescents and the plurality of definitions of identity, also irrespective of any migratory experience. The study followed the visual sociology approach, both in theoretical and analytical terms as well as at the level of empirical research. The 12 Italian and foreign adolescents who were interviewed spoke about themselves through images and videos. 3 types of identity construction were identified thanks to these presentations: relational, planners and dreamers, and a reciprocal connection between individuals and society, and the plurality of paths in the transition to adult life were confirmed.
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RIZZO, MARIALISA. "EDUCAZIONE FEMMINILE INFORMALE E PASSAGGI GENERAZIONALI. Una ricerca etnopedagogica con tre generazioni di donne dalle origini pugliesi a Milano e hinterland." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241071.

Full text
Abstract:
La ricerca pedagogica ha posto l’attenzione sulle storie di formazione di tre generazioni di donne dalle origini pugliesi abitanti a Milano o nel suo hinterland (“nonne”, migrate negli anni ‘50-‘60, “madri”, “figlie”); su identità non isolate ma da considerarsi in rapporto ai contesti storico-geografico-sociali vissuti; sui processi di educazione informale rintracciabili nei percorsi di vita. La ricerca, così orientata, si è collocata nel quadro teorico della pedagogia sociale. Rilevanti anche gli studi di genere e sulle migrazioni. Se per le “nonne” sono risultati centrali, per la formazione identitaria, la migrazione interna e gli stereotipi sulle meridionali; per le altre determinanti sono stati i rapporti con i nuovi territori, con le/i pari e con le/gli adulti nelle famiglie, che, diversamente da quelle settentrionali, non sono state immediatamente interessate dal miracolo economico e dalle trasformazioni di quei tempi. La ricerca – chiedendosi come stiano crescendo le “figlie” – ha provato a osservare le reiterazioni/alterazioni, da una generazione all’altra, di performances di genere; a comprendere quali siano state le possibilità trasformative aperte dalle stesse donne per le figlie; quali gli atteggiamenti collusivi alle idee di inferiorità femminile/meridionale (e non solo) “offerti” nei passaggi generazionali; quali ancora i contributi (o meno) dei territori, dove sono andate inserendosi le prime migranti e poi le loro discendenti, nella formazione di apprendimenti alternativi. La ricerca ha provato a riflettere anche sull’azione congiunta delle appartenenze di genere, generazione e del patrimonio culturale. L’analisi tematica a più livelli dei dati raccolti con un dispositivo etnopedagogico ha infatti provato a utilizzare le lenti dell’intersezionalità, translocale e intergenerazionale. Accanto alle interviste in profondità, i momenti di informalità (come la restituzione cartacea), guidati dall’osservazione inevitabilmente partecipante, di cui si è tenuta traccia nel diario di ricerca. L’analisi pedagogica ha portato alla luce “nodi identitari” non pienamente risolti, incidenti anche nell’attuale sui percorsi biografici e nei quartieri popolari, in cui oggi si sovrappongono diverse migrazioni; ha messo in evidenza “questioni irrisolte” che conducono queste donne a tentare la salvaguardia di una “centralità instabile” guadagnata nel tempo, prendendo le distanze da un’idea di “arretratezza”: vissuta nella propria biografia (con molteplici subordinazioni) e nel contesto familiare, tacitata eppure promossa dalla società contemporanea – ancora sfavorevole soprattutto per le giovani –, ma ora attribuita ad altre, considerate ai margini di una posizione vantaggiosa (illusoriamente) raggiunta nella contemporaneità. È questa presa di distanza che rischia di portare anche le “figlie” a giocarsi all’interno di guerre tra simboli, che sostengono inconsapevolmente guerre altre, allontanate dal quotidiano e basate sulla democratizzazione del Medioriente, in cui le donne sono viste come sottomesse all’uomo e alla loro cultura appunto arretrata; le porta a concorrere con queste, non percependosi invece sulla stessa barca e ostacolando così un cambiamento sociale, necessario davanti alla permanenza diffusa di una cultura maschilista. Il proporre riflessioni collegiali (dalla restituzione comune con le “figlie” alla teatralizzazione), ha come obiettivo ultimo proprio una rilettura condivisa di storie di vita e formazione, individuali eppure collettive, che illuminano alcune dimensioni della società italiana più ampia; rilettura, che vorrebbe stimolare dialoghi alternativi tra diverse femminilità (e non solo), che pure oggi si trovano a vivere insieme – in maniera concorrenziale più che cooperativa – la medesima struttura sociale ancora interessata da questioni di genere e da altri fenomeni migratori.
The pedagogical research has its focus on three female generations with Apulian origins who live in Milan or in its hinterland: “grandmothers”, migrated between ‘50s-‘60s, “mothers” and “daughters”. This research tried to observe the different educational feminine paths that there are into various social spaces and times and that are dense of informal educational experiences. The theoretical framework of this research is composed by social pedagogical studies, gender studies and studies on migrations. The internal migration and the stereotypes about Southern women played an important role in grandmothers’ educational paths. On the other hand, for the other women (“mothers” and “daughters”), the “new territories” of reference, the peer groups and the male and female adults in their families were important. Their families, differently of Northern ones, were not manifestly involved in economical-boom phenomena and in the social transformations of that time. The research – wondering how the daughters are growing – tried to reflect on the joint action of gender, generation and cultural heritage on female walks of life and it tried to observe – among three generations – the reiterations/alterations of gender messages and performances. Not only It wanted to understand the “transformative possibilities” opened by women for their daughters, but also the collusive behaviours about some hypothesis of female and Southern people’s subordination (but not only them) that were offered in the generational passages. Moreover, it wanted to study the role of the territories in which these first women arrived and in which their descendants live, in structuration of some occasions of alternative learning and critical thinking. Data were collected by an ethno-pedagogical system, mainly with semi-structural in-depth interviews. The analysis used the intersectional, translocal and intergenerational criteria. Others tools were informal moments with triads, in which it has been possible to observe in a participatory way and, in a second time, to write a diary of research. The occasions of restitution of stories were among these fundamental moments. The pedagogical analysis has raised some “identity matters” not fully resolved, affecting contemporary biographies and popular neighborhoods in which different migrations overlap now. These “unresolved issues” bring some women to try to defend their “unstable centrality”, earned during the time, by distancing themselves from backwardness that has been lived in personal biography (with several subordinations), in personal family and in current society. Actually, the society still promotes and remains silent about women’s subordinations, mainly about young women’s one. Thus, this backwardness was and it is lived by these women but it is assigned to other femininities, considered marginal relating to a (illusory) vantage position reached today. With this disregard, the daughters also risk to stake in the war of symbols, unknowingly sustaining other wars, removed from the daily life and based on the democratization of Middle East in which women are seen as subordinated to their men and to their backward culture. Today, different women compete with each other but they don’t perceive themselves in the similar social-situation and they unconsciously hinder the social transformation, necessary in the permanence of male-dominating tradition. In some common reflection about these issues (as a common restitution with daughters and a theater performance), it could be possible to reflect and to legitimize the drawing of some transversal issues among different stories and this could create a new knowledge about Italian contemporary society. These events could open some alternative dialogues between different femininities (but not only them) who now live together the same social structure characterized by gender issues and other migratory phenomena.
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Toffanin, Angela Maria. "Le condizioni del riconoscimento. Violenza sulle donne, migrazioni, cittadinanza." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423460.

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Abstract:
The aim of this research is to investigate gender relationships from the perspective of the migration experience of those women coming from Central and South America countries and currently living in the North-East of Italy. The research takes into considerations two aspects: gender violence against women, as it is recognized by the interviewees, and the struggle for recognition in the everyday life, with the partner, within the family context, at work. Both aspects are linked to the migration experience and the organization of everyday life in Italy. Symbolic violence (Bourdieu, 1998) is adopted as interpretive approach while intersectionality – among gender, class, race, … - (Crenshaw, 1991, Mason, 2002) as analytic perspective. The research analyses the condition through which the women who have been interviewed recognize themselves as “subject”, “subject in the world” and “citizens”, including their “successes” and “failures”. Recognition is here understood as the unveiling of gender violence as well as the exchanging process between self-reflecting and the inter-subjective dynamics concerning the different aspects of life. Such double perspective is highly needed for the reconstruction of the trajectories through which the “identities” are built within the set of social practices (Boschetti, 1988). Symbolic violence is here used as the construct needed to identify the practices and contents of violence. It is framed in a symbolic and cultural organization which is taken for granted. In such organization there are hierarchies and asymmetries between men and women which seem naturalized, invisible and thus legitimate. The research focuses on the “normality” of relations of everyday life. It is based on the analysis of biographic interviews that have been collected mainly as life stories (Bichi, 2004) and through the participating observation (Clifford and Marcus, 1986) of everyday life relations in family contexts and during parties. Seventy-one ethnographic meetings, which actively involved thirty-six women, have been held at the interviewees' homes and in public spaces (bar, associations' centres, Department of Sociology) in different cities and towns in Veneto. None of the interviewees was chosen because of the researcher knew they had experienced specific forms of violence. The research adopts gender as constitutive element of social relationship of power (Scott, 1986) which is essential in analysing male domination. However, gender is here coupled with other social constructions (class, “race”) in order to understand further “what difference does make difference” (Crenshaw, 1991) also taking into consideration those spaces of agency and negotiations situated in the field of gender relations. After their arrival in Italy, interviewees’ positionings in the field of gender relations might change. In some cases, asymmetry between men and women does decrease, while in others gender roles get "re-traditionalized". The analysis highlights the influence of the processes of "racialization" (Balbo, 2006) and “social devaluation” (Sayad, 2002) experienced by women in the destination contexts. In particular, interviewees seem to suffer a process of hyper-sexualization due to their geographic origin, even in absence of culturally well-defined body habitus. This hyper-sexualization does seem to produce a qualitative transformation of violence: namely, the incorporation of hierarchical social constructions of difference based on the facts that the interviewees are women, migrants and “latinas”. In Italy, some women are able to build those conditions needed to overcome violence whereas others become more vulnerable both in the context of couple and professional relationships. The research sheds light on some of the conditions that might influence such women’ social trajectories: differences seem to be influenced by their positive or negative experiences of recognition during previous relationships, by the interviewees' and their groups' patterns of gender relations and femininity, by the expansion or reduction of their social networks in the new place of residence; but also by their legal or illegal administrative status, by their capability to use public or social private services, by the success or failure of professional projects as well as by the dependence or autonomy, even material, from their partners. More specifically the self-reflecting process about their relations seems be decisive. The research has also focused on the patterns of femininity and love which the interviewees refer to and perform in everyday life, through habitus. All these representations have been analysed primarily within the context of couples in order to find out the conditions that allow women to experience a violence-free life. These conditions seem to be based on the construction of a mutual autonomy (material, social symbolic and cultural as well), which set both partners free to redefine or end their relationship. Last but not least, the research also took into consideration the patterns of family reunification in Italy as a set of positive practices of recognition for these women as “women and citizens”.
Questa ricerca indaga i rapporti di genere a partire dall’esperienza migratoria di donne nate e cresciute in Paesi del Centro e Sud America e trasferitesi in Veneto. Le dimensioni considerate riguardano la violenza contro le donne, così come viene riconosciuta dalle intervistate, e le tensioni di riconoscimento legate alle esperienze di vita, di lavoro, familiari e di coppia, collegate sia alla migrazione che all’organizzazione della vita quotidiana in Italia. Usando la violenza simbolica (Bourdieu, 1998) come approccio interpretativo e l’intersezionalità – tra genere, classe, race, etc.- come sguardo analitico (Crenshaw, 1991, Mason, 2002), la ricerca analizza le condizioni attraverso cui le donne intervistate si riconoscono come “soggetti”, “soggetti nel mondo” e “cittadine”, con i “successi” e “fallimenti” relativi. Il riconoscimento è inteso come svelamento a se stesse della violenza di genere, ma anche come processo dialogico tra la dinamica autoriflessiva e quella intersoggettiva rispetto a diversi ambiti di vita (Honneth, 2002). Questa duplice prospettiva viene qui considerata indispensabile per la costruzione delle traiettorie in cui le “identità” sono generate nella pratica sociale (Boschetti, 1988). La violenza simbolica è intesa come un costrutto utile a identificare pratiche e significati delle violenze. Si situa in un orizzonte simbolico e culturale strutturato e dato per scontato, in cui sono costruite gerarchie e asimmetrie tra donne e uomini che appaiono naturalizzate, invisibili, legittimate. Il focus della ricerca, dunque, è sulla “normalità” delle relazioni e dei processi della vita quotidiana. La ricerca si basa sull’analisi di interviste biografiche, raccolte prevalentemente sotto forma di racconti di vita (Bichi 2004) e sull’osservazione partecipante (Clifford e Marcus, 1986) di relazioni della vita quotidiana in famiglia e durante feste. Principalmente in casa, ma anche in luoghi pubblici (bar, sedi di associazioni, il Dipartimento di Sociologia) si sono realizzati 71 incontri etnografici che hanno coinvolto attivamente 36 donne residenti in varie località del Veneto. Nessuna delle intervistate è stata scelta sapendo che era o era stata vittima di violenze specifiche. Il genere quale elemento costitutivo di relazione di potere (Scott, 1986) viene assunto come costrutto decisivo per l’analisi del domino maschile, e viene affiancato ad altri costrutti (p.e. classe e race) per approfondire “quale differenza faccia la differenza” (Crenshaw, 1991) considerando anche gli spazi d’agency e di negoziazione presenti nel campo dei rapporti di genere. Dopo l’arrivo in Italia i posizionamenti delle intervistate nel campo dei rapporti e delle relazioni di genere possono mutare. In alcuni casi l’asimmetria tra donne e uomini si riduce mentre in altri i ruoli di genere sembrano essere “ri-tradizionalizzati”. L’analisi mette in evidenza l’influenza dei processi di razzializzazione (Balbo 2006) e di svalutazione sociale (Sayad, 2002) che le donne subiscono nei contesti d’arrivo. In particolare, il processo di iper-sessualizzazione subito dalle intervistate a partire dalla loro provenienza geografica, anche in assenza di habitus corporei molto definiti, sembra produrre una trasformazione qualitativa della violenza a partire dall’incorporazione di costrutti gerarchici di differenza riconducibili al fatto che siano donne, migranti e “latine”. In Italia alcune donne riescono a costruire le condizioni per superare la violenza, altre invece diventano più vulnerabili sia nell’ambito delle relazioni di coppia sia in quello professionale. I risultati della ricerca individuano alcune condizioni che sembrano incidere sui loro percorsi. Le differenze dipenderebbero dai riconoscimenti positivi o negativi nelle relazioni precedenti, dai modelli di genere cui l’intervistata e la sua rete sociale si riferiscono, dall’allargamento o dalla riduzione delle proprie reti sociali, dalla condizione di regolarità o irregolarità amministrativa, dalla capacità e dalla possibilità di utilizzare i servizi pubblici o del privato sociale, dal successo o meno di un progetto professionale, dalla dipendenza o dall’autonomia, anche materiale, dal partner. Per tutte è rilevante il percorso riflessivo sulle proprie relazioni. L’analisi si è focalizzata anche sui modelli di femminilità e di amore cui le donne si riferiscono e che agiscono, attraverso habitus e disposizioni, nelle relazioni della vita quotidiana. Queste rappresentazioni sono state analizzate a partire da relazioni di coppia per individuare le condizioni in cui sia possibile condurre una vita libera da violenza. Tali condizioni sembrano risiedere nella costruzione di un’autonomia reciproca (materiale, sociale, simbolica e culturale) che rende entrambi i partner liberi di ridefinire o interrompere la relazione. Infine, si sono approfonditi i percorsi di ricongiungimento dei figli in Italia quali pratica positiva di riconoscimento come “donne e cittadine”, capaci di riprendere una biografia sospesa.
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Haddad, Luca <1988&gt. "Coro Moro e Coro Voci dal Mondo: storie di musica negli studi sulle migrazioni." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17481.

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Abstract:
Tale ricerca si inserirà nel campo degli studi sulle migrazioni. Dopo una rassegna della letteratura che illustrerà le differenti prospettive dalle quali osservare e fare ricerca sulle espressioni artistiche delle collettività immigrate (arte come identità, attivismo politico, riconoscimento, interazione sociale) passeremo alla presentazione di due studi di caso. I casi scelti riguarderanno due progetti musicali corali sviluppatisi in due contesti differenti, uno montano e rurale (Coro Moro, Valli di Lanzo TO) e l’altro urbano e industriale (Coro Voci dal Mondo, Mestre VE), che hanno visto il coinvolgimento di residenti locali italiani, stranieri e richiedenti asilo. Ripercorrendone la storia e lo sviluppo attraverso interviste dialogiche rivolte ai protagonisti di tali progetti ed esperienze, l’obiettivo sarà quello di illustrare come l’arte e la musica possano rappresentare risorse per progettualità che vadano oltre l’estetica e l’intrattenimento; divenendo potenziali percorsi per il reciproco riconoscimento tra collettività immigrate e società d’arrivo, per la comunicazione di istanze al di fuori delle arene politiche formali e per l’inclusione sociale declinata in tutte le sue dimensioni, linguistica, lavorativa, relazionale. Le espressioni artistiche e la musica quali possibili laboratori di trasformazione sociale nelle società di immigrazione.
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Caneva, E. "Adolescenza e migrazione : percorsi identitari e relazioni amicali nei giovani di origine straniera." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/53867.

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NAVA, ANNALISA. "PRATICHE ILLEGALI, AGIRE CRIMINALE E FENOMENO MIGRATORIO. IL CASO DEL CARA DI MINEO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/740847.

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Abstract:
Questo elaborato mira a comprendere l’impatto delle politiche securitarie in ambito migratorio sulla realtà concreta del sistema di accoglienza italiano, con un focus particolare sulle dinamiche illegali e criminali che esse contribuiscono a generare. La ricerca si inserisce all’interno di un momento storico molto particolare, che vede le politiche di accoglienza oggetto di cambiamenti su larga scala. Il caso studio analizzato riguarda il Cara di Mineo, il più grande centro di accoglienza nazionale, chiuso definitivamente nel luglio 2019. In questa struttura si ripropongono, amplificati, i meccanismi e i cortocircuiti propri dell’intero sistema. In particolare, l’indagine verte sul labile confine tra pratiche legali e illegali, sviluppatesi in un contesto segnato da marginalizzazione e isolamento. A queste dinamiche afferiscono comportamenti criminali specifici, come lo sviluppo di una cellula di criminalità organizzata nigeriana, che vengono esaminati sempre rispetto alla relazione con il terreno in cui si diffondono. Quella che si configura come una sorta di “fabbrica dell’irregolarità”, secondo i risultati della ricerca sul campo, svolge un ruolo cruciale nella sovrapposizione dei concetti di vittimizzazione e di agency criminale.
This dissertation aims to include the impact of securitization policies on the concrete reality of the Italian reception system, with a particular focus on the illegal and criminal dynamics that they contribute to generate. The research is part of a very particular historical moment, which sees reception policies subject to large-scale changes. The case study analyzed concerns the “Cara of Mineo”, the largest national reception center, definitively closed in July 2019. In this structure, the mechanisms and short circuits of the entire system are reproduced, amplified. In particular, the investigation deals with the unstable boundary between legal and illegal practices developed in a context marked by marginalization and isolation. Certain specific criminal conducts belong to these dynamics, such as the development of a Nigerian organized crime cell, which are always examined with respect to the relationship with the ground in which they spread. According to the results of the field research, what is configured as a sort of "factory of irregularity" plays a crucial role in overlapping the concepts of victimization and criminal agency.
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Sanzeni, Alice <1986&gt. "Il Pianeta degli esseri umani. Ambiente, clima, risorse, esseri umani, migrazioni: storia, contemporaneità e prospettive future di una relazione complessa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20629.

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Abstract:
L’elaborato si propone di indagare il fenomeno della crisi climatica di origine antropogenica, con un focus specifico sulle migrazioni forzate dai mutamenti climatico-ambientali. Dopo aver esaminato l’origine dei cambiamenti climatici e le potenziali conseguenze sulla specie umana e sull’organizzazione sociale a livello globale, si approfondirà la questione dei “migranti ambientali” o degli “eco-profughi” da una prospettiva socio-giuridica.
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Sredanovic, Djordje. "Diventare cittadini, rimanere cittadini: Concezioni della cittadinanza e biografie di diritti di migranti e operai locali a Ferrara." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422542.

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Abstract:
This research focuses on the concept of citizenship, seen, in its internal dimension, as a set of rights, and in its external dimension, as a formal status delimited by national laws on citizenship and naturalization. It is mostly based on 60 in-depth interviews gathered in the Ferrara province, of which 25 were with migrants of four different countries (Morocco, Ukraine, Lebanon and Jordan-Palestine), 25 with local factory workers or former factory workers from three different productive contexts (the sugar refinery and the petrochemical pole of Ferrara and a metalworking factory in the province), and 10 with activists of three migration-related associations, of which 5 were locals and 5 were migrants. The interviews reconstructed biographies of rights, asking the local factory workers how their rights have changed since they started working, and the migrants how their rights changed since they arrived in Italy. The second part of the interview asked all the interviewees what they thought of the present Italian naturalization law, and if and how they would change it. More generally, I asked who and how in their opinion should be able to become an Italian citizen. The migrants’ biographies showed a declining collective trajectory of migrants’ rights in Italy, caused by increasingly strict migration legislation, but also differentiated individual trajectories that can be influenced by different kinds of migration projects, by different resources and by biographical turning points. The factory workers’ biographies also showed how the workers’ rights legislation reduced rights in a manner consistent with the theory of post-fordism, but also how different categories of workers had different trajectories, linked to different sector trade union agreements, factory organization, and trade union activity. While the present law demands for ten years of residence, no penal record and sufficient income in the last three years, most of the factory workers interviewed focused on economic aspects, pointing mostly to requirements as being in work and having a place to live, and giving less importance to cultural or residence requirements. Among the migrants, on the other hand, there were some that thought that language and culture tests should be introduced, while others thought that reduced residence criteria and the absence of penal record were enough. The majority of the interviewed thought that citizenship at birth for the children born in Italy from non-citizen parents was necessary. Trying a synthetic analysis I identified a model of citizenship based on legal behaviour, that almost all interviewed presented, a cultural model, present mostly among some migrants, that saw citizenship as based on cultural competence and identity, and an economic model of citizenship. The last one has two variants: “work as a duty”, the less frequent, maintains that every new citizen should be an active worker that contributes to general taxation, while the “rights based on works” model maintains that every worker should have guaranteed rights regardless of other considerations.
Questa ricerca si focalizza sul concetto di cittadinanza, visto, nella sua dimensione interna, come un insieme di diritti, e, nella sua dimensione esterna, come uno status formale delimitato da leggi nazionali sulla cittadinanza e sulla naturalizzazione. È basata principalmente su 60 interviste in profondità raccolte nella provincia di Ferrara, di cui 25 con migranti di quattro paesi differenti (Marocco, Ucraina, Libano e Giordania-Palestina), 25 con operai o ex-operai locali di tre differenti siti produttivi (lo zuccherificio ed il petrolchimico di Ferrara e una fabbrica metalmeccanica della provincia), e 10 con attivisti di tre associazioni nel campo delle migrazioni, di cui 5 locali e 5 migranti. Le interviste hanno ricostruito biografie di diritti, chiedendo agli operai locali come i loro diritti sono cambiati da quando hanno cominciato a lavorare, e ai migranti come i loro diritti sono cambiati dall’arrivo in Italia. La seconda parte dell’intervista ho chiesto a tutti gli intervistati cosa pensassero dell’attuale legge italiana sulla naturalizzazione, e se e come avrebbero voluto che cambiasse. Più in generale, ho chiesto chi e come secondo la loro opinione avrebbe dovuto avere la possibilità di diventare cittadino italiano. Le biografie dei migranti hanno evidenziato una traiettoria collettiva dei diritti declinante, causata da una legislazione sull’immigrazione sempre più restrittiva, ma hanno evidenziato anche traiettorie individuali differenziate che possono essere influenzate da differenti tipi di progetto migratorio, differenti risorse a disposizione e da momenti biografici determinanti. Le biografie degli operai hanno a loro volta evidenziato come la legislazione sul diritto del lavoro abbia ridotto i diritti in maniera congruente con quanto postulato dalla teoria del post-fordismo, ma anche come diverse categorie di lavoratori hanno avuto traiettorie diverse, legate a differenti contratti di categoria, organizzazione della fabbrica e attività sindacale. Se la legge attuale richiede dieci anni di residenza, assenza di precedenti penali e un reddito sufficiente negli ultimi tre anni, la maggior parte degli operai intervistati si è focalizzato su aspetti economici, indicando requisiti come la disponibilità di lavoro e la casa, e dando meno importanza a requisiti culturali o di residenza. Tra i migranti, invece, alcuni pensavano che avrebbero dovuto essere introdotti dei test di lingua e cultura, mentre altri pensavano che requisiti ridotti di residenza e l’assenza di precedenti penali sarebbero stati sufficienti. La maggioranza degli intervistati riteneva che fosse necessaria la cittadinanza alla nascita (o quasi) per i bambini nati in Italia da non-cittadini. Tentando un’analisi sintetica ho identificato un modello di cittadinanza basato sul comportamento conforme alla legge, che era presente in quasi tutte le interviste, un modello culturale, presente soprattutto presso alcuni migranti, che vedeva la cittadinanza come basata su una competenza e identità culturale, e un modello economico di cittadinanza. Quest’ultimo ha due varianti: “lavoro come dovere”, il meno frequente, si basa sull’idea che ogni nuovo cittadino dovrebbe essere un lavoratore attivo e contribuire alla tassazione generale, mentre il modello “diritti basati sul lavoro” si basa sul principio che ogni lavoratore debba avere dei diritti garantiti a prescindere da altre considerazioni.
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MUSSI, ALESSANDRA. "Non solo vulnerabili. Una rilettura pedagogica della genitorialità migrante a partire dalle voci di donne arabo-musulmane a Milano." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262895.

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Abstract:
La tesi indaga, in prospettiva pedagogica, le dimensioni esperienziali e di senso connesse alla genitorialità in donne migranti arabo-musulmane in Italia, a partire dall’osservazione di alcuni gruppi di donne all’interno di luoghi di incontro e scambio e dalla raccolta di storie di vita di madri di origini marocchine o egiziane residenti a Milano. L’obiettivo è quello di esplorare le loro esperienze in quanto donne-madri migranti e le loro rappresentazioni su genitorialità ed educazione. L’aumento di stabilizzazioni di progetti migratori nelle comunità di origini arabe e, di conseguenza, il crescente numero di presenze di donne con bambini nei contesti educativi italiani (Giacomello, Mastropietro, Serusi, & Lobello, 2018a, 2018b; Simina Duma et al., 2018a), insieme alla diffusione di pregiudizi, sentimenti islamofobici ed episodi discriminatori soprattutto nei confronti delle donne arabo-musulmane (Dessi, 2016; Liepyte & McAloney-Kocaman, 2015; Lunaria, 2019; Perry, 2014), mostrano come sia particolarmente urgente esplorare da un punto di vista pedagogico la dimensione della genitorialità in connessione con l’esperienza della migrazione in questi gruppi di donne. Da un punto di vista teorico, la tesi si colloca nell’ambito degli studi pedagogici recenti sul costrutto della genitorialità migrante (E. Balsamo, Favaro, Giacalone, Pavesi, & Samaniego, 2002; Favaro & Colombo, 1993; Iavarone, Marone, & Sabatano, 2015; Portera, 2004; Silva, 2006, 2008; Webb, 2001). Si pone, inoltre, in continuità con le ricerche che, in campo pedagogico, hanno analizzato le migrazioni attraverso il prisma del genere (Cambi, Ulivieri, & Campani, 2003a; Campani, 2000; Donato, Gabaccia, Holdway, Manalansan, & Pessar, 2006; Favaro & Tognetti Bordogna, 1991; Morokvasic, 1984b; Pessar, 1984; Ulivieri, 2017; Vianello, 2013, 2014). Infine, sviluppa alcune indicazioni di metodo emergenti dalla tradizione di ricerche sull’educazione familiare, in particolare sul sostegno alla genitorialità (Catarsi, 2006; Dusi, 2007; Formenti, 2000, 2008; Gopnik, 2017; Milani, 2001, 2009, 2018, Sità, 2005, 2007). Alla luce di questi riferimenti, la ricerca sul campo si è posta gli obiettivi di: indagare le dimensioni esperienziali e di senso connesse alla genitorialità nelle donne-madri protagoniste della ricerca; approfondirne la dimensione formativa individuando nelle loro storie fattori di rischio e risorse; dedurre criteri orientativi per rileggere il costrutto della genitorialità e del sostegno alla genitorialità e per sviluppare approcci metodologici di avvicinamento all’alterità. Metodologicamente, la ricerca si rifà alla tradizione di ricerca qualitativa in educazione (Bove, 2009c; Cardano, 2003; Caronia, 1997, 2011; Denzin & Lincoln, 2005; Lumbelli, 1980, 1995; Mantovani, 1998b; Mortari & Ghirotto, 2019). Si colloca, in particolare, sulla scia delle recenti ricerche empiriche in educazione che hanno adottato metodologie etnografiche (Bove, 2009b, 2019; Caronia, 2018; Caronia & Vassallo, 2015; Gobbo, 2004b, 2011; Leoncini, 2011; Sclavi, 1989; Tobin, 2016; Tobin, Wu, & Davidson, 2000; Tobin, Hsueh, & Karasawa, 2011) insieme a quelle che hanno approfondito la dimensione narrativo-biografica (Cambi, 2002; D’Ignazi, 2008, 2016, Demetrio, 1996, 2004; Ferrarotti, 1981; Formenti, 2006; Mantovani, 1998a; Merrill & West, 2012). L’analisi dei dati evidenzia alcuni temi emergenti rilevanti, tra cui: questioni di genere tra paese di origine e migrazione; essere madre tra significati culturali, migrazione e trasmissione culturale; la rete di sostegno sociale; il rapporto con le istituzioni educative; le identità culturali, religiose, multiple. La discussione pedagogica dei dati suggerisce, nel campo del sostegno alla genitorialità, l’adozione di un approccio che valorizzi le risorse e le competenze e l’utilizzo di metodi e dispositivi che si ispirino all’etnografia.
The dissertation investigates Arab-Muslim migrant women’s experiences and meanings of parenting in Italy, from a pedagogical perspective. The study originates from observations of a selection of places of encounter and exchange between women, as well as the collection of life stories of mothers of Moroccan or Egyptian origin living in Milan. The aim is to explore their experiences as migrant women-mothers and their representations of parenting and education. The increase in stabilization of migration projects in communities of Arab origin, and the resulting increasing number of women with children in Italian educational contexts (Giacomello et al., 2018a, 2018b; Simina Duma et al., 2018a), together with the spread of prejudices, Islamophobic feelings and discriminatory episodes, especially against Arab-Muslim women (Dessi, 2016; Liepyte & McAloney-Kocaman, 2015; Lunaria, 2019; Perry, 2014), show the urgency to examine parenting in connection with the experience of migration for these groups of women from a pedagogical perspective. From a theoretical point of view, the dissertation is seen in the context of contemporary educational studies on the construction of migrant parenthood (E. Balsamo et al., 2002; Favaro & Colombo, 1993; Iavarone et al., 2015; Portera, 2004; Silva, 2006, 2008; Webb, 2001). It also expands on previous educational research analyzing migration through the gender prism (Cambi et al., 2003a; Campani, 2000; Donato et al., 2006; Favaro & Tognetti Bordogna, 1991; Morokvasic, 1984b; Pessar, 1984; Ulivieri, 2017; Vianello, 2013, 2014). Finally, it develops some indications of method emerging from the tradition of research in family education, specifically concerning parenting support (Catarsi, 2006; Dusi, 2007; Formenti, 2000, 2008; Gopnik, 2017; Milani, 2001, 2009, 2018, Sità, 2005, 2007). In light of these references, field research aimed to: investigate the experiences and meanings of parenting for the women-mothers involved in the research; delve into its formative dimension by determining risk factors and resources in their stories; deduce guiding criteria to re-interpret the construct of parenting and parenting support programs and to develop methodological strategies to approach otherness. Methodologically, the study is based on the tradition of qualitative research in education (Bove, 2009c; Cardano, 2003; Caronia, 1997, 2011; Denzin & Lincoln, 2005; Lumbelli, 1980, 1995; Mantovani, 1998b; Mortari & Ghirotto, 2019). In particular, it positions itself in the wake of recent empirical research in education, adopting ethnographic methodologies (Bove, 2009c, 2019; Caronia, 2018; Caronia & Vassallo, 2015; Gobbo, 2004b, 2011; Leoncini, 2011; Sclavi, 1989; Tobin, 2016; Tobin et al., 2000, 2011), along with others exploring the narrative-biographical dimension (Cambi, 2002; D’Ignazi, 2008, 2016, Demetrio, 1996, 2004; Ferrarotti, 1981; Formenti, 2006; Mantovani, 1998a; Merrill & West, 2012). This research highlights some relevant emerging topics, such as: gender issues between the country of origin and migration; being a mother amongst cultural meanings, migration and cultural transmission; the social support network; the relationship with educational institutions; cultural, religious, and multiple identities. In the area of parenting support, the pedagogical discussion of research findings suggests the adoption of a resources and skills-based approach and the use of methods, and tools derived from ethnography.
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RACCAGNI, DALILA. "GENITORI SENZA PATRIA: COME CAMBIA LA FUNZIONE EDUCATIVA GENITORIALE NEI PROCESSI MIGRATORI. L'ESPERIENZA DELLA RELAZIONE TRA GENITORI E FIGLI NELLA COMUNITA' GHANESE DELLA PROVINCIA DI BRESCIA E BERGAMO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/93125.

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Abstract:
Il contesto contemporaneo pare attraversato da una grande sfida umana, che chiama in causa ognuno di noi ad interrogarsi circa il significato di educare nel tempo della pluralità. L’epoca attuale è caratterizzata dal fenomeno migratorio, dalla presenza stabile di cittadini di origine straniera residenti nel territorio italiano e da una globalizzazione della persona umana. È in questo contesto che il presente lavoro prende in esame, nel quadro della ricerca qualitativa qui condotta, le narrazioni di storie di vita di genitori di origine ghanese residenti nella provincia di Bergamo e Brescia al fine di problematizzare alcune categorie pedagogiche legate al ruolo genitoriale. Ne emerge uno spaccato interessante che mostra l’importanza per questi genitori di mantenere un legame con la terra di origine, la necessità di aprirsi al contesto in cui vivono e la sfida nel rapporto con i figli nati e/o cresciuti nel paese di residenza. La ricerca ha dimostrato come la pedagogia, accogliendo questi vissuti, sia in grado di promuovere riflessioni e spazi di interesse in cui le differenze reciproche sono occasione di crescita comune, nella molteplicità delle culture.
The contemporary context seems to be marked by a great human challenge which calls each of us into question about the meaning of educating in this time of plurality. The time we live in is characterized by the migration phenomenon , the stable presence of citizens of foreign origin living in the Italian territory and by a globalization of the human person. The present work has examined, within the framework of qualitative research and the current social context, the life stories of Ghanaian-born parents living in the province of Bergamo and Brescia. This was carried out in an attempt to problematize multiple pedagogical categories related to the parenting function. The result is an interesting cross- section that shows the importance for these parents to maintain a bond with the country of origin, the need to open up to the context in which they live, and the challenge found in the relationship with their children born and/or raised in their country of residence. The research has shown how pedagogy, by accepting these experiences, is able to promote reflections and spaces of interest in which mutual differences are an opportunity for common growth within the multiplicity of cultures.
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RACCAGNI, DALILA. "GENITORI SENZA PATRIA: COME CAMBIA LA FUNZIONE EDUCATIVA GENITORIALE NEI PROCESSI MIGRATORI. L'ESPERIENZA DELLA RELAZIONE TRA GENITORI E FIGLI NELLA COMUNITA' GHANESE DELLA PROVINCIA DI BRESCIA E BERGAMO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/93125.

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Abstract:
Il contesto contemporaneo pare attraversato da una grande sfida umana, che chiama in causa ognuno di noi ad interrogarsi circa il significato di educare nel tempo della pluralità. L’epoca attuale è caratterizzata dal fenomeno migratorio, dalla presenza stabile di cittadini di origine straniera residenti nel territorio italiano e da una globalizzazione della persona umana. È in questo contesto che il presente lavoro prende in esame, nel quadro della ricerca qualitativa qui condotta, le narrazioni di storie di vita di genitori di origine ghanese residenti nella provincia di Bergamo e Brescia al fine di problematizzare alcune categorie pedagogiche legate al ruolo genitoriale. Ne emerge uno spaccato interessante che mostra l’importanza per questi genitori di mantenere un legame con la terra di origine, la necessità di aprirsi al contesto in cui vivono e la sfida nel rapporto con i figli nati e/o cresciuti nel paese di residenza. La ricerca ha dimostrato come la pedagogia, accogliendo questi vissuti, sia in grado di promuovere riflessioni e spazi di interesse in cui le differenze reciproche sono occasione di crescita comune, nella molteplicità delle culture.
The contemporary context seems to be marked by a great human challenge which calls each of us into question about the meaning of educating in this time of plurality. The time we live in is characterized by the migration phenomenon , the stable presence of citizens of foreign origin living in the Italian territory and by a globalization of the human person. The present work has examined, within the framework of qualitative research and the current social context, the life stories of Ghanaian-born parents living in the province of Bergamo and Brescia. This was carried out in an attempt to problematize multiple pedagogical categories related to the parenting function. The result is an interesting cross- section that shows the importance for these parents to maintain a bond with the country of origin, the need to open up to the context in which they live, and the challenge found in the relationship with their children born and/or raised in their country of residence. The research has shown how pedagogy, by accepting these experiences, is able to promote reflections and spaces of interest in which mutual differences are an opportunity for common growth within the multiplicity of cultures.
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Della, Puppa Francesco. "Uomini in cammino. Percorsi di istituzione della vita adulta e trasformazioni della maschilità nella diaspora bangladese." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422541.

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Abstract:
This research aims at analysing the process of establishing an adult life of men immigrated from Bangladesh to Italy. For this purpose, it was focused on the population of Bangladeshi origin residing in Alte Ceccato, a fraction of the Municipality of Montecchio Maggiore in the Province of Vicenza. On 1 January 2011 Alte Ceccato consisted of 6,782 residents, 2,263 of which were foreigners, representing 33 % of the population. A national immigrated community with major representation is the one coming from Bangladesh. They have chosen this Municipality and precisely this fraction as their secondary destination of the migratory journey, generally after Rome and/or Palermo, which helped to preserve the economic, demographic and social tissue of the locality. Indeed, the data provided by the municipal registry proves that Bangladeshi migratory experience contributed to the population growth in Alte Ceccato, as well as their stabilisation demonstrated by large numbers of purchased properties, family reunifications and children attending schools. The legal construction of adult male identity represents a topic which is less present in the sociological literature, both in the framework of the migration studies as well as in the sociological studies of gender and family. The topic interlaces all these areas analysing the modalities according to which the construction of adult male life is inscribed in the migration experience starting with two pivotal events: professional stabilisation and family reunification, in particular with wife. The family reunification was observed as a reunification experience in order to understand the meaning that this event represents for Bangladeshi men, how they live this experience during their migratory and biographic journey, how it shapes and reshapes their gender identity and the modalities through which they enter the adult life. The experiences of Bangladeshi male immigrants in Alte Ceccato were interpreted through different meanings they attribute to this phenomenon, while being aware of the discrepancy between their representations of these experiences and representations of the same experiences from other parties involved in the process of reunification (spouse and possibly their children), in marriage and family life, in other events constituting their adult life in the context of immigration. Subsequently, it was studied in depth how these events can be perceived, interpreted and represented by immigrants’ family members in Bangladesh and how the progression of the emigrated family members towards adulthood influences male family members (brothers, fathers, fathers-in-law and brothers-in-law) that remained in the country of origin. This research provided extended periods of participant observation both in Alte Ceccato (lasting more than one year and a half) and in Bangladesh (approximately two months) which helped to collect 64 in-depth interviews. In Italy the interviews were carried out with 25 Bangladeshi immigrants residing in Alte Ceccato and 11 privileged witnesses, while in Bangladesh with 19 male relatives of interviewees from Alte Ceccato, 5 immigrants that came back – more or less temporarily – to their country of origin, 4 researchers specialised in migration and 1 Italian man married to a Bangladeshi woman, both residing in Bangladesh. In order to collect different attributions of meaning viewed from the male perspective, the male narrations and the male gender were under the spotlight, unveiling how men represent themselves and women. Thus, observing male immigrants and adopting their perspective allowed to discover relationships that men interweave with women. The research work targeted representations that men – who, both in Italy and Bangladesh, are generally considered responsible for safeguarding the reputation of the family group at the forefront of the public attention – provided from the background of their private life and their family ties, which were generally, in the framework of the research, analysed from female perspective. This results in an unanimous representation composed of collective subject that through personal stories casts light on the ambivalences and contradictions of a male multifaceted, multidimensional identity which is changing and is not always at ease when it comes to exercising its power. In addition to the multi-dimensionality of the men’s biographical and family trajectories and the plurality of men's transitions to adult life, other important questions emerged from this research: the relationship of continuity and discontinuity between models of masculinity represented by fathers in Bangladesh on the one hand and by migrating sons on the other, between migrating and non migrating brothers, and finally the redefinition of the intergenerational debt and socio-cultural affiliations through parenthood and projections towards the future of their sons. Three main axes were individuated in multiple migration experiences and taken into consideration in the process of the redefinition of so called intergenerational mandates and collective expectations: first, the expectations and unfulfilled social mobility in ascending direction as a starting point for respondents and as a projection towards the future of sons and daughters, also in the light of the current economic crisis; then the relations of gender and generation viewed through the lens of the men’s experiences and representations; and last but not least, relations between the dimensions of the private and intimate life and representations of adult male life in the public sphere as well as in the community context. The crucial interpretive construction used in the research was adopted from Pierre Bourdieu. In fact, the establishing of adult male life was observed through consecration rites where the subject interprets social regulatory and establishing demands relative to the models of masculinity from the context of origin and passing through the extended family, but also in the context of immigration and interpreted through the community of compatriots. Goffman’s dramatic realisation was used for the first time, in addition to the Bourdieu’s construction of the founding rite. It proved to be particularly useful, in one multi-site study, in stitching the scientific and epistemological fracture between the immigration and emigration society and in preventing falling into stereotypical approaches when decoding gender contracts and representations of masculinity. Indeed, the research presents on the scene a complex network of relationships inside the vertical and horizontal family, between genders and generations, but also a dense web of transnational relations between migrants and non-migrants, between the context of origin of the interviewees and the context of arrival from which the subjects are projected towards the English speaking Europe. Despite the fragmented experiences, the globalised social life of migrants is thus basically interpreted as a total social event which shows both the individual agency of the migrants – that emerge as global and cosmopolitan citizens - and the collective intentionality of their families and communities
Questa ricerca è volta ad analizzare il processo di istituzione della vita adulta degli uomini immigrati dal Bangladesh all’Italia. Per fare ciò si è preso in considerazione il caso della popolazione di origine bangladese residente ad Alte Ceccato, una frazione del Comune di Montecchio Maggiore in Provincia di Vicenza. Al 1 Gennaio 2011 Alte Ceccato contava 6.782 residenti di cui 2.263 stranieri, pari a oltre il 33% della popolazione. La comunità nazionale immigrata maggiormente rappresentata è quella originaria dal Bangladesh che ha eletto il Comune e soprattutto la sua frazione come mete secondarie del percorso migratorio, solitamente dopo Roma e/o Palermo, e che ha reso possibile la sopravvivenza del tessuto economico, demografico e sociale della località. Dai dati forniti dall’anagrafe comunale, infatti, emerge come all’incremento dei residenti ad Alte Ceccato abbia contribuito l’esperienza migratoria dei bangladesi e la loro stabilizzazione dimostrata dall’alto tasso di immobili acquistati, dalla numerosità dei ricongiungimenti familiari, dall’ampia presenza dei figli nelle scuole. La costruzione processuale dell’identità adulta maschile costituisce un tema poco frequentato nella letteratura sociologica sia nell’ambito degli studi sulle migrazioni che in quelli della sociologia del genere e della sociologia della famiglia. Il tema incrocia tutti questi ambiti analizzando le modalità in cui l’istituzione della vita adulta degli uomini si inscrive nell’esperienza migratoria a partire da due eventi-cardine: la stabilizzazione lavorativa e residenizale e il ricongiungimento familiare, nello specifico della moglie. Il ricongiungimento familiare è stato osservato come esperienza del ricongiungersi per comprendere il senso che gli uomini bangladesi attribuiscono a tale evento, come viene da essi collocato all’interno del percorso migratorio e biografico, come configura e riconfigura la loro identità di genere e le modalità attraverso le quali fanno ingresso nella vita adulta. Si è tentato di interpretare le esperienze degli uomini bangladesi immigrati ad Alte Ceccato attraverso la costellazione dei significati che essi stessi vi attribuiscono, pur nella consapevolezza della divergenza tra le loro rappresentazioni delle esperienze e le rappresentazioni delle stesse esperienze da parte degli altri soggetti coinvolti nel processo del ricongiungimento (il coniuge ed, eventualmente i figli), nella vita matrimoniale e familiare, negli altri eventi istitutivi della loro vita adulta nel contesto di immigrazione. Successivamente è stato approfondito, in Bangladesh, come tali eventi possano essere percepiti, interpretati e rappresentati dai familiari dei migranti e come la progressione verso l’età adulta dei familiari emigrati intervenga su quella dei familiari maschi (fratelli, padri, suoceri e cognati) rimasti nel Paese di origine. La ricerca ha previsto prolungati periodi di osservazione partecipante tanto ad Alte Ceccato (oltre un anno) quanto in Bangladesh (circa due mesi) e la raccolta di 64 interviste in profondità. In Italia sono stati intervistati 25 immigrati bangladesi residenti ad Alte Ceccato e 11 testimoni privilegiati, In Bangladesh sono stati intervistati 19 parenti di genere maschile degli intervistati ad Alte, 5 migranti che hanno fatto rientro – più o meno temporaneamente – nel Paese di origine, 4 ricercatori che hanno studiato le migrazioni e un italiano sposato con una donna bangladese e residente in Bangladesh. Per raccogliere le attribuzioni di significato degli uomini si è cercato di lavorare sulle narrazioni maschili e di leggere il genere dal maschile per tematizzare come gli uomini rappresentano se stessi e le donne; osservando gli immigrati uomini e assumendone la loro prospettiva si è avuto modo di osservare le relazioni che gli uomini intessono con le donne. Il lavoro di ricerca si è concentrato sulle rappresentazioni che gli uomini - a cui, tanto in Italia, quanto in Bangladesh, è solitamente attribuita la responsabilità di salvaguardare la reputazione dell’aggregato domestico sulla ribalta pubblica - fornivano del retroscena della propria vita privata e dei propri legami familiari, ambiti che la ricerca ha maggiormente affrontato dal femminile. Il risultato è una rappresentazione corale costruita da un soggetto collettivo che, raccontando se stesso, mette in luce le ambivalenze e le contraddizioni di un'identità maschile sfaccettata, multidimensionale, in mutamento, non sempre a suo agio nell’agire il suo dominio. Oltre alla multidimensionalità delle traiettorie biografiche e familiari degli uomini e la pluralità delle transizioni maschili alla vita adulta, dalla ricerca sono emerse altre questioni significative: il rapporto di continuità e discontinuità tra modelli di maschilità dei padri in Bangladesh e dei figli migranti, tra i fratelli migranti e quelli non migranti, la ridefinizione del debito intergenerazionale e delle appartenenze socio-culturali attraverso la paternità e le proiezioni sul futuro dei figli. Nelle ridefinizioni di quelli che sono i mandati intergenerazionali e le attese collettive sono stati presi in considerazione tre assi principali individuati nella molteplicità delle diverse esperienze di migrazione: le attese e le disattese di mobilità sociale in senso ascendente osservate come punto di partenza per gli intervistati e come proiezione verso il futuro dei figli e delle figlie anche alla luce della crisi economica in atto; i rapporti di genere e generazione osservati attraverso la lente delle esperienze e delle rappresentazioni maschili; le relazioni tra la dimensioni della vita privata e intima e le rappresentazioni della vita adulta maschile nella sfera pubblica e nel contesto comunitario. Il costrutto interpretativo cruciale utilizzato nella ricerca è stato ripreso da Pierre Bourdieu; il percorso di costruzione della vita adulta maschile, infatti, è stato osservato attraverso rituali di consacrazione in cui il soggetto reinterpreta domande sociali di tipo normativo e istitutivo relativamente ai modelli di maschilità attesi dal contesto di origine e transitanti attraverso la famiglia allargata, ma anche dal contesto di immigrazione e reinterpretati attraverso la comunità dei connazionali. Oltre al costrutto bourdiesiano del rituale di istituzione è stato fatto un uso inedito dei costrutti drammaturgici goffmaniani che si sono rivelati particolarmente utili, nella conduzione di uno studio multisituato, per cucire la frattura scientifica ed epistemologica tra la società di immigrazione e quella di emigrazione e per prevenire la caduta in approcci stereotipati nella lettura dei contratti di genere e delle rappresentazioni della maschilità. La ricerca, infatti, mette in scena una complessa trama di relazioni internamente alla famiglia verticale e orizzontale, tra i generi e le generazioni, ma anche un fitto intreccio di relazioni transnazionali tra migranti e non migranti, tra il contesto di origine degli intervistati e quello di arrivo da cui i soggetti si proiettano verso l’Europa anglofona. La vita sociale globalizzata dei migranti, pur nella frammentazione dei vissuti, quindi, viene interpretata tendenzialmente come un fatto sociale totale da cui emerge sia l’agency individuale dei singoli migranti - che si configurano come dei veri e propri cittadini globali e cosmopoliti - e sia l’intenzionalità collettiva, familiare e comunitaria
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PENA, DIAZ FRANCISCO DE ASIS. "'LOS DERECHOS DE LOS SOLICITANTES DE ASILO LGBTI TRAS LA AGENDA EUROPEA DE MIGRACIÓN'." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/699332.

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Abstract:
Since its inception, International Human Rights Law has been concerned with protecting those most exposed to violence and discrimination. However, their development in the aftermath of World War II ignored LGBTI people. The acknowledgment of this group as subjects of human rights has progressed slowly but inexorably. A good example of this is the 1950 European Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms. Although its provisions do not mention LGBTI people, it has eventually included them in its scope thanks to the case-law of the Court of Strasbourg. The same tendency is echoed in the 1951 Convention relating to the Status of Refugees. As a result, the refugee definition has evolved to accommodate persons who are very different in all probability from the people conceived by its drafters. Since the 1980s, LGBTI asylum-seekers have gradually acceded to refugee status. This is no small achievement. All too often, the violence suffered by these people is perpetrated while national authorities remain impassive or even participate in the oppression. Against this backdrop, many LGBTI people are forced to flee their countries of origin seeking the protection their States cannot or refuse to provide. However, the definition of refugee of the Geneva Convention fails to address issues of gender, sexual orientation, gender identity or expression and sexual characteristics, being more suitable to protect a male, European, cisgender and heterosexual refugee than an LGBTI asylum seeker. Although persecution on the grounds of sexual orientation or gender identity is now widely accepted in International Refugee Law, LGBTI asylum applications present a high degree of complexity, leading to many and varied issues affecting every element of the refugee definition. A sizeable number of these refugees flee to European States, whose societies portray themselves to the outside world as the strongest bulwarks of the LGBTI. However, European States are currently caught up in a primarily securitarian logic that sees refugees and irregular migrants as threats to their security, stability and "European way of life". As a result, regulations governing asylum status and procedures have been developing in an increasingly repressive way. The crisis of the Common European Asylum System that followed the arrival of large numbers of asylum seekers has led to a "new normal" in which the limitation of the rights of asylum seekers is not only legitimate and possible, but also desirable. In this thesis, we examine how this approach to migration affects LGBTI asylum seekers.
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

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Abstract:
Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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FERRETTI, DANIELE. "Potenzialità e rischi dell'immigrazione. Un'analisi dello SPRAR nella metropoli di Roma e in 4 città medie italiane." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/950076.

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Abstract:
La tesi di dottorato è incentrata sull'analisi dei percorsi di inclusione realizzati a livello locale a favore dei richiedenti e titolari protezione internazionale in Italia. In particolare, sono presi in esame gli interventi promossi nell'ambito del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR). Attraverso il ricorso alle tecniche proprie della ricerca sociologica qualitativa (interviste semi-strutturate e osservazioni partecipante), la ricerca ha preso in esame gli impatti di tali interventi sui percorsi di vita dei migranti, sulle organizzazione coinvolte nella formulazione e implementazione delle attività di accoglienza e, infine, sui contesti locale. Sono state prese in esame 5 progetti SPRAR in altrettante realtà urbane: Roma, Savona, Pordenone, Pesaro, Matera.
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ALESSANDRA, Campanari. "“IDENTITY ON THE MOVE” FOOD, SYMBOLISM AND AUTHENTICITY IN THE ITALIAN-AMERICAN MIGRATION PROCESS." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251264.

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Abstract:
Il mio lavoro di ricerca rappresenta un contributo allo studio dell'esperienza umana dello “spazio alimentare” come costruzione sociale che comprende sia i modelli del comportamento umano, e la loro relazione sensoriale con uno specifico luogo, sia l'imprenditoria etnica. Il nucleo di questo progetto di ricerca è rappresentato da un’indagine multi-generazionale del multiforme processo della migrazione italiana in America, laddove la cultura alimentare viene utilizzata come veicolo per esaminare come gli immigrati abbiano prima perso e poi negoziato una nuova identità in terra straniera. Lo scopo generale della tesi è quello di esaminare come il cibo rappresenti un collegamento nostalgico con la patria per la prima generazione, un compromesso culturale per la seconda e un modo per rinegoziare un'etnia ibrida per le generazioni successive. La lente del cibo è anche utilizzata per esplorare lo sviluppo dei ristoranti italiani durante il Proibizionismo e il loro ruolo nel processo di omogeneizzazione culinaria e di invenzione della tradizione nel mondo contemporaneo. Per spiegare come la cucina regionale in America sia diventata un simbolo collettivo di etnia e abbia potuto creare un'identità Italo-Americana nazionale distinta da quella italiana, ho adottato il modello creato da Werner Sollors e Kathleen Neils Cozen e sintetizzato con l'espressione di “invenzione dell'etnia”. Il capitolo di apertura esplora la migrazione su larga scala che ha colpito l'Italia e la storia economica italiana per oltre un secolo e prosegue con un’analisi storica sullo sviluppo dei prodotti alimentari nel tempo. La prima sezione evidenzia il significato culturale dell'alimento e il suo ruolo nella costruzione di un'identità nazionale oltre i confini italiani e prosegue con un’analisi sulla successiva variazione delle abitudini alimentari durante l'immigrazione di massa. Il capitolo conclude illustrando il quadro teorico utilizzato per teorizzare le diverse dimensioni dell'etnia. Partendo dall'ipotesi che l'identità sia un elemento socialmente costruito e in continua evoluzione, il secondo capitolo è dedicato all'analisi della natura mutevole del cibo, esplorata attraverso tre distinti ma spesso sovrapposti tipi di spazio: spazio della "memoria individuale"; spazio della "memoria collettiva"; spazio della "tradizione inventata". Lo spazio della “memoria individuale” esplora come i primi immigrati italiani tendevano a conservare le loro tradizioni regionali. Al contrario lo spazio della memoria collettiva osserva il conflitto ideologico emerso tra la prima e la seconda generazione di immigrati italiani, in risposta alle pressioni sociali del paese ospitante. L'analisi termina con la rappresentazione di generazioni successive impegnate a ricreare una cultura separata di cibo come simbolo dell'identità creolata. Il capitolo tre, il primo capitolo empirico della dissertazione, attraverso l'analisi della letteratura migrante mostra l'importanza del cibo italiano nella formazione dell'identità italo- americana. Questa letteratura ibrida esamina il ruolo degli alimenti nelle opere letterarie italo-americane di seconda, terza e della generazione contemporanea di scrittori. Il quarto capitolo completa la discussione seguendo la saga del cibo italiano dai primi ristoranti etnici a buon mercato, frutto della tradizione casalinga italiana, fino allo sviluppo di un riconoscibile stile di cucina italo-americano. A questo proposito, i ristoranti rappresentano una "narrazione" etnica significativa che riunisce aspetti economici, sociali e culturali della diaspora italiana in America e fa luce sull'invenzione del concetto di tradizione culinaria italiana dietro le cucine americane. La sezione termina con un'esplorazione del problema moderno relativo al fenomeno dell’Italian "Sounding" negli Stati Uniti, basato sulla creazione di immagini, colori e nomi di prodotti molto simili agli equivalenti italiani, ma senza collegamenti diretti con le tradizioni e la cultura italiana. Il capitolo finale fornisce una visione etnografica su ciò che significa essere italo-americani oggi e come i ristoranti italiani negli Stati Uniti soddisfano la tradizione culinaria Italiana nel mondo contemporaneo americano. Per concludere, considerando le teorie dell'invenzione della tradizione, due casi di studio esplorativi a Naples, in Florida, vengono presentati sia per analizzare come gli italo-americani contemporanei manifestano la loro etnia attraverso il cibo etnico sia per esaminare come il cibo italiano viene commercializzato nei ristoranti etnici degli Stati Uniti, alla luce della del processo di globalizzazione.
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