Academic literature on the topic 'Migrazione di genere'

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Journal articles on the topic "Migrazione di genere"

1

Herrera, Gioconda, and Maria Cristina Carrillo. "Trasformazioni familiari nell'esperienza migratoria ecuadoriana. Uno sguardo dal contesto di partenza." MONDI MIGRANTI, no. 3 (March 2011): 63–84. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003005.

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Abstract:
Questo articolo analizza l'impatto della migrazione internazionale sulla organizzazione di genere, della gioventů e delle famiglie mi-granti in Ecuador. Propone una comprensione approfondita del con-testo di partenza, che permette di superare la dicotomia paese di ori-gine/ paese di arrivo. Inoltre cerca di mettere in discussione la dicotomia tra la disintegra-zione familiare e la stabilitŕ delle famiglie transnazionali, mostrando che la migrazione determina una serie di cambiamenti stabili e insta-bili tra le famiglie che variano in funzione di molteplici fattori. Infine, l'articolo mostra che l'impatto sulle famiglie e sulle comunitŕ non č lineare: la migrazione puň essere un forte classificatore sociale in contesti rurali molto maggiormente che nei contesti urbani.
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2

Pisanelli, Flaviano. "La poesia di genere, il genere nella poesia: la scrittura italiana della migrazione." Narrativa, no. 30 (January 1, 2008): 215–26. http://dx.doi.org/10.4000/narrativa.1755.

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3

Bianchera, Luciana, Salvatore Inglese, Alberto Eiguer, Angelo Silvestri, and Alessandra Furin. "Divagazioni etnopsichiatriche e psicoanalitiche sulla clinica." GRUPPI, no. 2 (October 2021): 31–41. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa2-2020oa12579.

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Abstract:
Proponiamo un secondo confronto con i partecipanti alla Ricerca che vuole indagare possibili integrazioni e contaminazioni epistemologiche sulla comprensione dei fenomeni migratori e sulla presa in carico dei migranti. In particolare, in questa sezione vogliamo indagare il concetto di "clinica" secondo un'ottica psicoanalitica, etnopsichiatrica e della psicoanalisi operativa. La clinica fa incontrare persone, costringendoci a fare i conti con i nostri pregiudizi culturali di appartenenza. Ci fa entrare in relazione con l'altro, un altro da sé che rimanda inevitabilmente a degli aspetti estranei, perturbanti, nell'altro e in noi stessi. Permette però anche di osservare le situazioni, ad esempio di enucleare le differenze di genere, cioè di come maschi e femmine vivono in modo diverso l'esperienza migratoria. Guardando alla clinica possiamo cogliere come la migrazione ha a che fare con la storia familiare, col transgenerazionale, con le aspettative e a volte con gli aspetti traumatici depositati nelle generazioni dagli antenati.
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4

Pesce, Mario, Lavinia Bianchi, and Alberto Pesce. "Dalla dimensione disumana della tratta al riscatto sociale. Percorsi di violenza di genere." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (January 2021): 76–97. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002007.

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Abstract:
Le vittime di tratta, ostaggio della criminalità organizzata e destinate al mercato del sesso, sono un fenomeno omogeneo, che ha bisogno di buone prassi, particolari e ad hoc, proprio per superare la percezione emergenziale e le generalizzazioni deleterie. In prevalenza le vittime di tratta sono donne che provengono dall'est europeo, oppure di na-zionalità nigeriane o sono transessuali che arrivano principalmente dal Sud America e rap-presentano un business importantissimo per i criminali. Queste donne, invisibili e senza voce, sono il più delle volte ostaggio di chi organizza il viaggio e, di conseguenza, tutto questo ren-de difficile la presa in carico da parte dei servizi sociali. L'intervento prende in esame, come caso di studio, le buone pratiche di accoglienza e presa in carico del servizio Roxanne del Comune di Roma, e delle discipline di scarsità, di sospetto e resistenza (Theodossopoulos, 2014) che le vittime di tratta attivano al fine di gestire il disa-gio della migrazione e della violenza (Appadurai, 2005), ricomponendo i disagi psicofisici della loro condizione. Le narrazioni delle donne nigeriane, delle donne dell'Est Europa e delle transessuali, che hanno contattato il servizio Roxanne o sono state intercettate dall'unità di strada, sono la prima parte del corpus qualitativo della ricerca. La seconda parte è un lavoro di analisi dei contenuti relativamente alle schede conservate dal servizio Roxanne e nelle strutture dove le vittime di tratta vengono inviate. La terza parte del corpus è l'analisi delle narrazioni di alcu-ni uomini detenuti per il reato di sfruttamento della prostituzione nelle carceri di Pavia e di Bollate (MI) per comprendere la totale disumanizzazione e la retorica della cosiddetta "pro-tezione" da parte degli sfruttatori. Le donne vittime di tratta sono permanentemente controllate e abusate dai loro carcerieri, in una costellazione di violenze e di continui atti brutali. A loro volta, i maltrattanti, respingono totalmente ogni responsabilità proiettando ogni colpa verso le maltrattate. Racconta uno di loro "sono libere di fare quello che vogliono, noi siamo qui solo per proteggerle, lei non le aiuterebbe?". Quello che emerge, dall'analisi dei dati, è una forma di normalizzazione della violenza da parte delle vittime di tratta, una forte marginalità (Douglas, 1993) ma, anche, una propen-sione alla resilienza.
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5

Vesco, Silvia, Tiziana Mancini, and Michele Rossi. "Genere, salute e migrazione: analisi delle determinanti sociali di salute e del benessere autopercepito delle donne migranti, attraverso i dati dell'European Social Survey e del Migration Integration Policy Index." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (October 2021): 103–24. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-003013.

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Abstract:
Lo studio si propone di analizzare le determinanti psico-sociali della salute dei migranti in Europa e delle donne migranti in particolare, all'interno della cornice teorica degli studi sull'acculturazione. Le determinanti di salute sono state analizzate su due livelli: individuale, attraverso dati raccolti dall'European Health Interview Survey nel 2014 (EHIS wave 2) con un campione pari a 15.244 persone, e contestuale, attraverso indicatori quali il Migration Integra-tion Policy Index (Mipex), l'Euro-barometro sulle discriminazioni, il Gender Equality Index (GEI), il Prodotto Interno Lordo (Gross Domestic Product) e la percentuale di migranti sul totale della popolazione riferiti agli anni 2014 e 2015 su 24 paesi EU. I risultati emersi hanno confermato uno svantaggio in termini di salute per le donne migranti, le quali sono soggette a discriminazioni molteplici che impattano sullo stato di salute.
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6

Ceva, Lucio. "Il Discorso della Corona e i falsi diari." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 265 (June 2012): 620–26. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-265006.

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Abstract:
Le autrici riportano alcuni temi emersi nel seminario "Il lavoro che serve alla vita. Percorsi e contraddizioni della dimensione di cura", che si č svolto a Trieste il 24 novembre 2011, organizzato dall'Istituto Saranz, e affrontano la questione del rapporto tra carenze del welfare italiano, migrazioni femminili in continua crescita, disuguaglianze e contraddizioni che si evidenziano nei lavori di cura, con particolare attenzione alle badanti. Le migrazioni femminili transnazionali contemporanee innestano complesse dinamiche conflittuali con implicazioni di genere, generazione e nazionalitŕ. Breadwinners protagoniste o nuove serve segregate in casa, le caregivers che migrano da sole determinano una dislocazione della forza lavoro e delle relazioni affettive. Badanti e collaboratrici familiari si rivelano fondamentali per permettere alle donne occidentali l'emancipazione da una parte del lavoro di cura familiare, facendo emergere la catena globale di subalternitŕ economica e di genere.
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7

Bonizzoni, Paola. "Migrazioni femminili e traiettorie di incorporazione: tra continuità e mutamento nei contratti di genere." MONDI MIGRANTI, no. 3 (April 2014): 95–120. http://dx.doi.org/10.3280/mm2013-003005.

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8

Gabrielli, Patrizia. "Quotidianità, soggettività: ribaltamenti prospettici nella storia della politica e del genere." REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no. 37 (July 21, 2022): 59–77. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7055.

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Abstract:
Lungo il decennio Sessanta-Settanta, contrassegnato da profonde trasformazioni strutturali e culturali, la storiografia italiana dà vita a un dibattito storiografico che mette in discussione consolidati paradigmi interpretativi per aprire la ricerca a nuove tematiche e ad altre prospettive di analisi. Sotto l’influenza del dibattito teorico d’oltralpe, nascono la storia sociale e la microstoria. A partire da questi eventi, presupposti per l’ingresso della soggettività nella ricerca storica, il saggio prende in esame i principali cardini della oramai ricca e articolata produzione sulle fonti autonarrative. Sebbene questo filone storiografico abbia avuto le sue originarie sperimentazioni nell’ambito della storia delle migrazioni e della prima guerra mondiale, e su questi grandi eventi si siano conseguiti risultati pregevoli e originali, il saggio si sofferma sulle principali linee di indagine seguite dalla Storia Politica e dalla Storia di Genere.
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9

Livi-Bacci, Massimo. "Le migrazioni internazionali. Fisiologia di un sistema." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 3 (September 2010): 7–22. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-003001.

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Abstract:
Nel XXI secolo č comune l'idea che le grandi migrazioni non siano un motore primario della societŕ, ma piuttosto una componente anarchica del cambio sociale, la tessera deformata di un mosaico che non trova l'appropriata collocazione, un "rumore" di fondo che disturba il regolare ronzio della vita sociale. Eppure la capacitŕ di muoversi e di migrare č una essenziale prerogativa umana e meccanismo vitale e fisiologico della vita collettiva. Sulle migrazioni internazionali, nella storia dell'umanitŕ, influiscono profondamente le scelte individuali, la capacitŕ adattativa (fitness) dei migranti, i processi selettivi, l'azione politica, con esiti complessi sul successo delle migrazioni. Alcuni esempi, tratti dal lontano passato e dalla contemporaneitŕ, illustrano i diversi modelli e paradigmi alla radice degli spostamenti internazionali, fisiologici - anziché estranei - al sistema sociale.
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10

Caglioti, Daniela Luigia. "Migrazioni di persone, migrazioni di idee: una riscrittura della storia del Mediterraneo nell'ottocento." SOCIETÀ E STORIA, no. 162 (December 2018): 827–33. http://dx.doi.org/10.3280/ss2018-162008.

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Dissertations / Theses on the topic "Migrazione di genere"

1

Mazzotta, Ilaria <1990&gt. "Migrazione e questioni di genere. La condizione delle donne migranti ai giorni nostri." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16308.

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Abstract:
Questa tesi ha come principale obiettivo quello di analizzare la questione della migrazione sotto la luce del genere e di tutte le sue implicazioni. Il primo capitolo di questo lavoro inizia con il problema storico della discriminazione giuridica intesa in senso ampio, successivamente si occupa dell'argomento centrale riguardante la migrazione e il genere, sotto la luce della dicotomia del potere in cui le donne migranti appartengono a una categoria subalterna. Il secondo capitolo tratta la specifica condizione coercitiva che colpisce le donne migranti, vale a dire la gender-based violence, intesa come «violence directed against a person because of that person's gender or violence that affects persons of a particular gender disproportionately» (stando alla definizione fornita dalla Commissione Europea). Il problema della gender-based violence è trattato anche grazie all'ausilio delle numerose Risoluzioni e Raccomandazioni emesse dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il terzo capitolo cerca di fornire una soluzione, ove possibile, orientando l'attenzione sulla cultural awareness, considerata come uno strumento di grande importanza per consentire una più facile integrazione e una maggiore tutela di queste donne nel nostro territorio.
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2

Meniconi, Martina <1997&gt. "Migrazione, accudimento e identità di genere: la narrazione del lavoro di cura delle donne migranti nella Cina contemporanea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21550.

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Abstract:
La Cina post-maoista ha conosciuto delle sostanziali trasformazioni di ordine politico, economico e sociale che hanno determinato una decisa ridefinizione dei confini fra popolazione urbana e rurale. La migrazione interna dalla campagna alla città è infatti stata un fattore determinante per la crescita urbana e industriale cinese e le donne hanno partecipato, e partecipano tuttora, al fenomeno in maniera attiva. Tuttavia, la migrazione femminile in Cina ha un impatto significativo non solo sul fenomeno di urbanizzazione, ma anche sulla definizione dei ruoli familiari: la migrazione della donna, principale figura preposta al lavoro di cura, ha infatti condizionato sensibilmente gli equilibri della famiglia tradizionale e, di conseguenza, della società cinese. L’elaborato, dopo aver definito il concetto teorico di cura e il fenomeno di migrazione femminile in Cina, tenta di indagare le modalità in cui le donne migranti rispondono alla sfida familiare posta dalla migrazione e in cui i ruoli dei componenti familiari vengono ridefiniti in assenza della figura femminile. Infine, si tenterà di analizzare il modo in cui la narrazione ufficiale descrive la relazione fra la migrazione femminile e le dinamiche familiari a livello mediatico, attraverso l’analisi critica di una serie televisiva cinese dal titolo Wo de meili rensheng 我的美丽人生.
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3

MARCU, OANA. "Giovani rom e dinamiche di genere: tecniche e strumenti per la ricerca azione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/986.

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Abstract:
La ricerca approfondisce il processo di costruzione di identità di genere ed etniche in migrazione, attraverso l’intreccio di più assi di rappresentazione delle proprie appartenenze: l’asse dell’etnia, del genere e della classe. L’approccio metodologico parte dalla ricerca-azione per proporre un modo di condurre ricerca impegnato, relazionale, emozionale, il cui scopo è promuovere individui e gruppi in logiche di empowerment sociali. Il metodo privilegiato è l’etnografia, svolta in contesto transnazionale, basata sulla costruzione di relazioni di fiducia e combinando metodi visuali, interviste biografie e ricerca tra pari per ricomporre il quadro multifaccettato dell’esperienza dei giovani migranti e raggiungere un’ampia gamma di attori impegnati, con ruoli diversi, nella realtà studiata. L’esperienza migratoria dei giovani rom connette il Sud Ovest della Romania a Milano, attraverso dei circuiti e legami di parentela transnazionali. I giovani partecipanti nella ricerca sono coinvolti nello spazio delle economie della strada, praticano quotidianamente l’elemosina, la musica di strada o il borseggio. Alcune pratiche, nell’incontro tra gruppi in migrazione, si polarizzano in posizioni antitetiche, arrivano a simboleggiare la tradizione e a mediare la differenza tra i rom e i non-rom oppure tra gruppi diversi di rom. Tale lo statuto delle pratiche di genere associate alla verginità, ai matrimoni e al controllo dei corpi e della sessualità delle giovani ragazze. Attraverso il mantenimento della forte distinzione tra le traiettorie di genere, gruppi portatori di stigma rivendicano attributi identitari valorizzati: una sistemazione famigliare essenzialmente diversa, utilizzata discorsivamente per riproporre la differenza, in termini etnici e di statuto, nei confronti del gruppo “maggioritario”, e degli altri gruppi rom. Giovani uomini e donne contestualizzano gli scenari, le stilistiche dell’esistenza, associate alla tradizione come all’“occidentalizzazione”, e separano le loro performance di genere tra i diversi spazi della loro vita in migrazione. Definiscono nuove appartenenze in grado di costruire identità valorizzate e ricompongono permanentemente il sistema di pratiche, in un continuo dialogo tra “noi” (i gruppi di appartenenza) e “io” (l’identità individuale).
The research is focused on the process of gender and ethnic identity construction in migration, on multiple axes that represent migrant’s belongings: ethnicity, gender, and class. The methodological approach is based on the action research perspective and proposes an engaged, emotional and relational way of doing research, in order to promote individuals and groups in social empowerment processes. The privileged method is ethnography, in a transnational context, based on building relationships of trust with participants and combining visual methods, biographical interviews, and peer research in order to narrate the complex picture of migrant youth experiences and to reach all the actors involved. Young Roma’s migratory experience connects the South West of Romania to Milan, in transnational circuits and kinship networks. The participants are involved street economies: they beg, play music, or pickpocket on a daily basis. Some of the practices, in the encounters between groups in migration, come to symbolize tradition and mediate difference between Roma and non-Roma, or between different groups of Roma. Such are the practices related to the virginity of young girls, matrimonies and the control over the bodies and sexuality of young girls. By maintaining strong distinctions between gendered life paths, stigma afflicted groups reclaim valued identity attributes related to an essentially different family order, discursively used in order to re-state ethnic and status differences between “us”, the “majority” group, and other Roma groups. Young men and women contextualize these scenarios, the traditional as well as occidental “stylistics of existence”, and separate their gendered performances in the various spaces of their migrant life. They define new belongings able to construct valued identities and permanently challenge the systems of practice, in a continuous dialogue between “us” (in-group) and “I” (individual identities).
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MARCU, OANA. "Giovani rom e dinamiche di genere: tecniche e strumenti per la ricerca azione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/986.

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Abstract:
La ricerca approfondisce il processo di costruzione di identità di genere ed etniche in migrazione, attraverso l’intreccio di più assi di rappresentazione delle proprie appartenenze: l’asse dell’etnia, del genere e della classe. L’approccio metodologico parte dalla ricerca-azione per proporre un modo di condurre ricerca impegnato, relazionale, emozionale, il cui scopo è promuovere individui e gruppi in logiche di empowerment sociali. Il metodo privilegiato è l’etnografia, svolta in contesto transnazionale, basata sulla costruzione di relazioni di fiducia e combinando metodi visuali, interviste biografie e ricerca tra pari per ricomporre il quadro multifaccettato dell’esperienza dei giovani migranti e raggiungere un’ampia gamma di attori impegnati, con ruoli diversi, nella realtà studiata. L’esperienza migratoria dei giovani rom connette il Sud Ovest della Romania a Milano, attraverso dei circuiti e legami di parentela transnazionali. I giovani partecipanti nella ricerca sono coinvolti nello spazio delle economie della strada, praticano quotidianamente l’elemosina, la musica di strada o il borseggio. Alcune pratiche, nell’incontro tra gruppi in migrazione, si polarizzano in posizioni antitetiche, arrivano a simboleggiare la tradizione e a mediare la differenza tra i rom e i non-rom oppure tra gruppi diversi di rom. Tale lo statuto delle pratiche di genere associate alla verginità, ai matrimoni e al controllo dei corpi e della sessualità delle giovani ragazze. Attraverso il mantenimento della forte distinzione tra le traiettorie di genere, gruppi portatori di stigma rivendicano attributi identitari valorizzati: una sistemazione famigliare essenzialmente diversa, utilizzata discorsivamente per riproporre la differenza, in termini etnici e di statuto, nei confronti del gruppo “maggioritario”, e degli altri gruppi rom. Giovani uomini e donne contestualizzano gli scenari, le stilistiche dell’esistenza, associate alla tradizione come all’“occidentalizzazione”, e separano le loro performance di genere tra i diversi spazi della loro vita in migrazione. Definiscono nuove appartenenze in grado di costruire identità valorizzate e ricompongono permanentemente il sistema di pratiche, in un continuo dialogo tra “noi” (i gruppi di appartenenza) e “io” (l’identità individuale).
The research is focused on the process of gender and ethnic identity construction in migration, on multiple axes that represent migrant’s belongings: ethnicity, gender, and class. The methodological approach is based on the action research perspective and proposes an engaged, emotional and relational way of doing research, in order to promote individuals and groups in social empowerment processes. The privileged method is ethnography, in a transnational context, based on building relationships of trust with participants and combining visual methods, biographical interviews, and peer research in order to narrate the complex picture of migrant youth experiences and to reach all the actors involved. Young Roma’s migratory experience connects the South West of Romania to Milan, in transnational circuits and kinship networks. The participants are involved street economies: they beg, play music, or pickpocket on a daily basis. Some of the practices, in the encounters between groups in migration, come to symbolize tradition and mediate difference between Roma and non-Roma, or between different groups of Roma. Such are the practices related to the virginity of young girls, matrimonies and the control over the bodies and sexuality of young girls. By maintaining strong distinctions between gendered life paths, stigma afflicted groups reclaim valued identity attributes related to an essentially different family order, discursively used in order to re-state ethnic and status differences between “us”, the “majority” group, and other Roma groups. Young men and women contextualize these scenarios, the traditional as well as occidental “stylistics of existence”, and separate their gendered performances in the various spaces of their migrant life. They define new belongings able to construct valued identities and permanently challenge the systems of practice, in a continuous dialogue between “us” (in-group) and “I” (individual identities).
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5

Lisma, Mariangela. "L’immigrazione femminile in Italia tra paese di accoglienza e di origine: welfare, co-sviluppo e questioni sociali a cavallo tra due mondi. Le badanti rumene in Italia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8616.

Full text
Abstract:
2011/2012
Titolo: “L’immigrazione femminile in Italia tra paese di accoglienza e di origine: welfare, co-sviluppo e questioni sociali a cavallo tra due mondi. Le badanti rumene in Italia” Caso : Caratteristiche e strategie delle badanti rumene in Italia in rapporto allo sviluppo nel paese d’ origine e in quello di arrivo. Tema : Migrazione di genere, lavoro di cura, rimesse, co-welfare, transnazionalismo, welfare transnazionale, reti migratorie. Constatazione : Le migranti rumene mirano al benessere ed ad uno standard di vita più elevato per i familiari da loro dipendenti che rimangono in patria attraverso l’ invio di rimesse e sfruttando il differenziale salariale. Per raggiungere tale obiettivo si spostano in uno spazio circolare transnazionale, sfruttando risorse comunitarie e nuovi dispositivi legati alla migrazione, creando sviluppo nel loro paese di origine e sopperendo a gap strutturali (carenza di welfare istituzionale) in quello di arrivo. Domanda di partenza: con quali modalità e in che misura le donne migranti rumene (lavoratrici di cura) sono portatrici, attraverso l’ attivazione di strategie migratorie, di istanze di sviluppo nei paesi di origine e di arrivo? Direzione : Famiglie transnazionali, specializzazione etnica del lavoro di cura, rimesse, transnazionalismo, welfare familistico. Dominio : Sociologia delle relazioni interetniche, Sociologia delle migrazioni, Welfare state policies, EU social policy, Social psychology of intergroup relations. Il tema della ricerca riguarda le donne rumene immigrate in Italia che lavorano nel settore della cura come badanti. La ricerca è stata svolta in Sicilia, in Provincia di Trapani. Tali donne hanno, generalmente, lasciato la famiglia in patria a cui inviano i guadagnati percepiti e vivono in co-residenza con gli anziani che accudiscono. Per tamponare la mancanza della famiglia creano delle reti informali che fungono come motore di ricerca del lavoro e come gruppo di mutuo aiuto. La metodologia impiegata è quella propria della ricerca sociologica e si è articolata in più fasi. La scelta del target e del contesto di installazione non è casuale: quella delle badanti rumene è una realtà in rapidissima espansione a causa della sempre maggior richiesta di lavoratori di cura a basso costo, alla carenza di strutture pubbliche in grado di accogliere il numero crescente di anziani non auto-sufficienti e ai costi proibitivi delle strutture private e dell’ assistenza domiciliare autoctona (quando disponibile). La diffusione delle badanti si lega da un lato alla centralità che ancora ricopre la famiglia in Italia come luogo di tutela e protezione e come canale di mediazione sociale, e dall’ altro ad un welfare che ha delegato alle donne della famiglia la soddisfazione dei bisogni connessi alla riproduzione quotidiana. Il ricorso massiccio a un mercato della cura straniero flessibile, a prezzi contenuti e apparentemente illimitato, sembra la chiave per conservare il tradizionale welfare familista, tipico dei regimi mediterranei. L’impiego di donne immigrate come collaboratrici familiari e aiutanti domiciliari viene visto allora come una risorsa per puntellare le difficoltà sempre più evidenti delle famiglie (e delle donne sposate italiane) nel reggere carichi domestici e assistenziali crescenti. Il modello italiano di welfare risulta insostenibile alla luce delle proiezioni demografiche, e risolvendosi in assunzione di un’assistente familiare al nero legittima il welfare sommerso e parallelo. Alle badanti si richiede spesso un notevole investimento emotivo nel lavoro con l'anziano senza considerare invece la loro difficoltà a gestire a distanza il rapporto con la loro famiglia e i loro figli. Il carico di lavoro troppo pesante dopo anni può condurle ad uno stato depressivo e di disorientamento. I figli, lasciati nel paese di origine, sono affidati a “figure sostitutive” quali nonne, sorelle, vicini, meno spesso sono i padri che se ne prendono cura. Le madri, pur vivendo in paesi diversi da quelli dei figli, cercano di tenere vivi da lontano i contatti e la partecipazione alle vicende e alle scelte familiari e adottano strategie transnazionali. Nella creazione e nel mantenimento di reti, familiari o estese, le donne sono spesso le principali protagoniste attive e giocano un ruolo centrale nella formazione di reti, benché le reti familiari non siano una semplice trasposizione delle reti esistenti: sotto l'effetto della migrazione, l'unità familiare tende a ricomporsi e reinventarsi costantemente. Le strategie migratorie sono inquadrate principalmente nella cornice della minimizzazione dei rischi e della massimizzazione delle aspettative di riuscita nelle economie globalizzate. La migrazione dalla Romania verso l’ Italia, crea vuoti di di cura (care drain). Esiste una forte interdipendenza tra i nostri sistemi di welfare e quelli dei Paesi di origine delle badanti e quindi una conseguente necessità di pensare a politiche transnazionali che tengano conto di questi squilibri. È a questo proposito che gli studiosi del fenomeno parlano di welfare transnazionale: un welfare che tenga conto di politiche varate per soddisfare il paese di arrivo ma anche quello di provenienza, di soluzioni polifoniche e concertate a livello internazionale con ripercussioni sulla dimensione transnazionale della questione, le famiglie.
XXV Ciclo
1983
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6

Liviero, Anita <1989&gt. "In-migrate. Migrazioni interne in Albania e questione di genere femminile." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6213.

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Abstract:
Internal migration in Albania and the issue of female gender This paper aims to highlight the role of women during two markedly different periods of Albania’s recent history: the regime of Enver Hoxha and the period dominated by an unrestrained capitalism and high rates of internal and international migration. It focuses its main attention on the interrelationships between internal migration processes and the changing context of gender relations in Albania. It aims to demonstrate the various ways in which Albanian women participate in the migratory processes. They have been and are currently the mainstay for supporting not only their families, but also the entire Albanian society, through their productive and reproductive role, often kept in the shadow. Despite some traditional norms and values persist and are reinforced during migration, as an antidote to social, economic and political changes, the shift, from the redefinition of the roles within the most important Albanian’s institution, the Family, took place. The gender relationships are being constantly transformed and negotiated over time. The essay is structured along a series of thematic and temporal lines related to women’s issues. After the description of the Albania’s history through the explanation of the phenomenon of internal migration to the achievement of current events, the discussion continues with the representation of women into the domestic, political, working, religious, Albanians context; the last part describes women as actress of internal migration processes and highlights how mobility reflects power relations and inequalities, since such movements are socially, economically and politically produced.
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7

Barbisan, Camilla <1996&gt. "ESSERE UOMINI NELLA MIGRAZIONE. IL VIAGGIO DI GIOVANI UOMINI AFGHANI VERSO L'ITALIA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18292.

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Abstract:
Il presente elaborato è volto ad indagare in maniera approfondita la dimensione della maschilità in giovani migranti afgani che hanno intrapreso un viaggio migratorio dal loro paese d’origine verso l’Italia tra il 2000 e il 2015. I protagonisti della ricerca arrivano in Italia in seguito ad un lungo e tortuoso viaggio migratorio; mossi dal desiderio di salvare la propria vita da situazioni di guerra e miseria diffusa, essi eseguono le procedure per richiedere la protezione internazionale (in Italia) nella speranza di un futuro migliore. Il lavoro si pone l’obiettivo di far emergere percorsi biografici personali, i vari ruoli che i migranti assumono in quanto uomini in cammino e le trasformazioni identitarie che vivono. In particolare si vogliono far emergere vissuti intimi, relazioni intrafamiliari e intergenerazionali tra i ragazzi e i nuclei familiari d’origine. Si vuole analizzare il percorso di vita dei soggetti in esame rispetto alla fase della transizione all’età adulta. Il lavoro di ricerca si compone di una prima parte in cui si analizza il contesto sociale, storico e politico del paese di provenienza, di una seconda parte in cui si analizza la cornice normativa in campo di diritto dell’ immigrazione e si illustrano le principali rotte migratorie intraprese dai migranti; infine di una terza parte costituita da un lavoro di ricerca empirica in cui vengono intervistati cinque ragazzi afghani residenti in Veneto di età compresa tra i 20 e i 30 anni. Questo lavoro pone l’attenzione al punto di vista degli uomini, cerca di dar voce a maschilità in cammino.
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8

COLOMBO, CHIARA. "Adolescenti in migrazione: la rappresentazione visuale di identità e chances di vita." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1248.

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Abstract:
Scopo del contributo è descrivere la costruzione e rappresentazione dell’identità nel corso della transizione adolescenziale. Ipotizzata circolarità e reciproca determinazione tra individui e società, lo studio tratta il tema dell’identità come frutto di riflessività e di chances di vita offerte dal contesto. Il fuoco dell’attenzione è sugli adolescenti di origine straniera, scelti come oggetto di studio perché chiamati a vivere la transizione identitaria in maniera amplificata dall’esperienza migratoria ed esemplificativa di traiettorie di costruzione del Sé percorse anche dai pari italiani. L’analisi sottolinea dunque l’analogia generazionale tra adolescenti italiani e stranieri e la pluralità di definizioni identitarie, anche prescindendo dall’eventuale esperienza migratoria. Lo studio ha seguito l’approccio della sociologia visuale, sia nei riferimenti teorici ed analitici, sia sul piano della ricerca empirica. Sono stati intervistati 12 adolescenti, italiani e stranieri, che hanno narrato di sé presentando immagini e video. A partire da ciò sono state individuate 3 tipologie di costruzione identitaria, quella dei relazionali, quella dei progettisti e quella dei sognatori, e si è confermata la reciproca connessione tra individui e società e la pluralità di traiettorie nella transizione alla vita adulta.
The study’s aim is to describe the construction and representation of identity during the adolescent transition. Hypothesizing circularity and reciprocal determination between individuals and society, the study deals with the topic of identity as the result of reflexivity and lifetime chances which are offered by the context. Attention is focused on adolescents with foreign origins, chosen as the subject of study because they are called to experience identity transition in a way which is broadened due to their migratory experiences, and exemplified by paths involving Self-construction which their Italian peers also follow. The analysis thus underscores the generational analogy between Italian and foreign adolescents and the plurality of definitions of identity, also irrespective of any migratory experience. The study followed the visual sociology approach, both in theoretical and analytical terms as well as at the level of empirical research. The 12 Italian and foreign adolescents who were interviewed spoke about themselves through images and videos. 3 types of identity construction were identified thanks to these presentations: relational, planners and dreamers, and a reciprocal connection between individuals and society, and the plurality of paths in the transition to adult life were confirmed.
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COLOMBO, CHIARA. "Adolescenti in migrazione: la rappresentazione visuale di identità e chances di vita." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1248.

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Abstract:
Scopo del contributo è descrivere la costruzione e rappresentazione dell’identità nel corso della transizione adolescenziale. Ipotizzata circolarità e reciproca determinazione tra individui e società, lo studio tratta il tema dell’identità come frutto di riflessività e di chances di vita offerte dal contesto. Il fuoco dell’attenzione è sugli adolescenti di origine straniera, scelti come oggetto di studio perché chiamati a vivere la transizione identitaria in maniera amplificata dall’esperienza migratoria ed esemplificativa di traiettorie di costruzione del Sé percorse anche dai pari italiani. L’analisi sottolinea dunque l’analogia generazionale tra adolescenti italiani e stranieri e la pluralità di definizioni identitarie, anche prescindendo dall’eventuale esperienza migratoria. Lo studio ha seguito l’approccio della sociologia visuale, sia nei riferimenti teorici ed analitici, sia sul piano della ricerca empirica. Sono stati intervistati 12 adolescenti, italiani e stranieri, che hanno narrato di sé presentando immagini e video. A partire da ciò sono state individuate 3 tipologie di costruzione identitaria, quella dei relazionali, quella dei progettisti e quella dei sognatori, e si è confermata la reciproca connessione tra individui e società e la pluralità di traiettorie nella transizione alla vita adulta.
The study’s aim is to describe the construction and representation of identity during the adolescent transition. Hypothesizing circularity and reciprocal determination between individuals and society, the study deals with the topic of identity as the result of reflexivity and lifetime chances which are offered by the context. Attention is focused on adolescents with foreign origins, chosen as the subject of study because they are called to experience identity transition in a way which is broadened due to their migratory experiences, and exemplified by paths involving Self-construction which their Italian peers also follow. The analysis thus underscores the generational analogy between Italian and foreign adolescents and the plurality of definitions of identity, also irrespective of any migratory experience. The study followed the visual sociology approach, both in theoretical and analytical terms as well as at the level of empirical research. The 12 Italian and foreign adolescents who were interviewed spoke about themselves through images and videos. 3 types of identity construction were identified thanks to these presentations: relational, planners and dreamers, and a reciprocal connection between individuals and society, and the plurality of paths in the transition to adult life were confirmed.
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RIZZO, MARIALISA. "EDUCAZIONE FEMMINILE INFORMALE E PASSAGGI GENERAZIONALI. Una ricerca etnopedagogica con tre generazioni di donne dalle origini pugliesi a Milano e hinterland." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241071.

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Abstract:
La ricerca pedagogica ha posto l’attenzione sulle storie di formazione di tre generazioni di donne dalle origini pugliesi abitanti a Milano o nel suo hinterland (“nonne”, migrate negli anni ‘50-‘60, “madri”, “figlie”); su identità non isolate ma da considerarsi in rapporto ai contesti storico-geografico-sociali vissuti; sui processi di educazione informale rintracciabili nei percorsi di vita. La ricerca, così orientata, si è collocata nel quadro teorico della pedagogia sociale. Rilevanti anche gli studi di genere e sulle migrazioni. Se per le “nonne” sono risultati centrali, per la formazione identitaria, la migrazione interna e gli stereotipi sulle meridionali; per le altre determinanti sono stati i rapporti con i nuovi territori, con le/i pari e con le/gli adulti nelle famiglie, che, diversamente da quelle settentrionali, non sono state immediatamente interessate dal miracolo economico e dalle trasformazioni di quei tempi. La ricerca – chiedendosi come stiano crescendo le “figlie” – ha provato a osservare le reiterazioni/alterazioni, da una generazione all’altra, di performances di genere; a comprendere quali siano state le possibilità trasformative aperte dalle stesse donne per le figlie; quali gli atteggiamenti collusivi alle idee di inferiorità femminile/meridionale (e non solo) “offerti” nei passaggi generazionali; quali ancora i contributi (o meno) dei territori, dove sono andate inserendosi le prime migranti e poi le loro discendenti, nella formazione di apprendimenti alternativi. La ricerca ha provato a riflettere anche sull’azione congiunta delle appartenenze di genere, generazione e del patrimonio culturale. L’analisi tematica a più livelli dei dati raccolti con un dispositivo etnopedagogico ha infatti provato a utilizzare le lenti dell’intersezionalità, translocale e intergenerazionale. Accanto alle interviste in profondità, i momenti di informalità (come la restituzione cartacea), guidati dall’osservazione inevitabilmente partecipante, di cui si è tenuta traccia nel diario di ricerca. L’analisi pedagogica ha portato alla luce “nodi identitari” non pienamente risolti, incidenti anche nell’attuale sui percorsi biografici e nei quartieri popolari, in cui oggi si sovrappongono diverse migrazioni; ha messo in evidenza “questioni irrisolte” che conducono queste donne a tentare la salvaguardia di una “centralità instabile” guadagnata nel tempo, prendendo le distanze da un’idea di “arretratezza”: vissuta nella propria biografia (con molteplici subordinazioni) e nel contesto familiare, tacitata eppure promossa dalla società contemporanea – ancora sfavorevole soprattutto per le giovani –, ma ora attribuita ad altre, considerate ai margini di una posizione vantaggiosa (illusoriamente) raggiunta nella contemporaneità. È questa presa di distanza che rischia di portare anche le “figlie” a giocarsi all’interno di guerre tra simboli, che sostengono inconsapevolmente guerre altre, allontanate dal quotidiano e basate sulla democratizzazione del Medioriente, in cui le donne sono viste come sottomesse all’uomo e alla loro cultura appunto arretrata; le porta a concorrere con queste, non percependosi invece sulla stessa barca e ostacolando così un cambiamento sociale, necessario davanti alla permanenza diffusa di una cultura maschilista. Il proporre riflessioni collegiali (dalla restituzione comune con le “figlie” alla teatralizzazione), ha come obiettivo ultimo proprio una rilettura condivisa di storie di vita e formazione, individuali eppure collettive, che illuminano alcune dimensioni della società italiana più ampia; rilettura, che vorrebbe stimolare dialoghi alternativi tra diverse femminilità (e non solo), che pure oggi si trovano a vivere insieme – in maniera concorrenziale più che cooperativa – la medesima struttura sociale ancora interessata da questioni di genere e da altri fenomeni migratori.
The pedagogical research has its focus on three female generations with Apulian origins who live in Milan or in its hinterland: “grandmothers”, migrated between ‘50s-‘60s, “mothers” and “daughters”. This research tried to observe the different educational feminine paths that there are into various social spaces and times and that are dense of informal educational experiences. The theoretical framework of this research is composed by social pedagogical studies, gender studies and studies on migrations. The internal migration and the stereotypes about Southern women played an important role in grandmothers’ educational paths. On the other hand, for the other women (“mothers” and “daughters”), the “new territories” of reference, the peer groups and the male and female adults in their families were important. Their families, differently of Northern ones, were not manifestly involved in economical-boom phenomena and in the social transformations of that time. The research – wondering how the daughters are growing – tried to reflect on the joint action of gender, generation and cultural heritage on female walks of life and it tried to observe – among three generations – the reiterations/alterations of gender messages and performances. Not only It wanted to understand the “transformative possibilities” opened by women for their daughters, but also the collusive behaviours about some hypothesis of female and Southern people’s subordination (but not only them) that were offered in the generational passages. Moreover, it wanted to study the role of the territories in which these first women arrived and in which their descendants live, in structuration of some occasions of alternative learning and critical thinking. Data were collected by an ethno-pedagogical system, mainly with semi-structural in-depth interviews. The analysis used the intersectional, translocal and intergenerational criteria. Others tools were informal moments with triads, in which it has been possible to observe in a participatory way and, in a second time, to write a diary of research. The occasions of restitution of stories were among these fundamental moments. The pedagogical analysis has raised some “identity matters” not fully resolved, affecting contemporary biographies and popular neighborhoods in which different migrations overlap now. These “unresolved issues” bring some women to try to defend their “unstable centrality”, earned during the time, by distancing themselves from backwardness that has been lived in personal biography (with several subordinations), in personal family and in current society. Actually, the society still promotes and remains silent about women’s subordinations, mainly about young women’s one. Thus, this backwardness was and it is lived by these women but it is assigned to other femininities, considered marginal relating to a (illusory) vantage position reached today. With this disregard, the daughters also risk to stake in the war of symbols, unknowingly sustaining other wars, removed from the daily life and based on the democratization of Middle East in which women are seen as subordinated to their men and to their backward culture. Today, different women compete with each other but they don’t perceive themselves in the similar social-situation and they unconsciously hinder the social transformation, necessary in the permanence of male-dominating tradition. In some common reflection about these issues (as a common restitution with daughters and a theater performance), it could be possible to reflect and to legitimize the drawing of some transversal issues among different stories and this could create a new knowledge about Italian contemporary society. These events could open some alternative dialogues between different femininities (but not only them) who now live together the same social structure characterized by gender issues and other migratory phenomena.
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Books on the topic "Migrazione di genere"

1

Cattaneo, Maria Luisa. Donne e madri nella migrazione: Prospettive transculturali e di genere. Milano: UNICOPLI, 2005.

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2

Cercasi mani piccole e abili: La migrazione turca in Germania occidentale in una prospettiva di genere, 1961-1984. 2nd ed. Istanbul: Isis Press, 2012.

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3

Summer School "Migranti, diritti umani e democrazia" (2012 Salina Island, Italy). Migrazioni e differenze di genere. Roma: Aracne editrice, 2013.

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4

Vianello, Francesca Alice. Genere e migrazioni: Prospettive di studio e di ricerca. Milano: Guerini scientifica, 2014.

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5

Violenza contro le donne: Formazione di genere e migrazioni globalizzate. Milano: Guerini e associati, 2010.

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6

ISMU, Fondazione, ed. Esodi ed approdi di genere: Famiglie transnazionali e nuove migrazioni dall'Ecuador. Milano: F. Angeli, 2006.

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7

Daniela, Carrillo, and Pasini Nicola, eds. Migrazioni, generi, famiglie: Pratiche di escissione e dinamiche di cambiamento in alcuni contesti regionali. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2009.

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8

Hope, William, Luciana d'Arcangeli, and Silvana Serra. Nuovo Cinema Politico Italiano? : Volume 1: Lavoro, Migrazione, Relazioni Di Genere. Troubador Publishing Limited, 2013.

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