Journal articles on the topic 'Microstruttura della sostanza bianca'

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1

Andreula, C. F. "Patologia della sostanza bianca." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 33–38. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s106.

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Abstract:
I reperti neuropatologici delle lesioni infiammatorie e infettive della sostanza bianca sono la distruzione della guaina mielinica con risparmio dei cilindrassi, il coinvolgimento eventuale degli oligodendrociti e la presenza di infiltrati perivascolari. L'indagine neuroradiologica avrà nella RM l'esame di prima scelta e tenderà a svelare la presenza di aree di sofferenza mielinica come lesioni dotate di alta densità protonica e lungo T2. Tali zone possono presentare lungo T1 dovuto ad edema concomitante o a grave distruzione mielinica. Indispensabile risulta il completamento dell'esame con la somministrazione di mezzo di contrasto per valutare lo stato della barriera ematoencefalica. In neuropediatria il rapporto di incidenza tra malattie infettive e sclerosi multipla si inverte a favore delle prime. L'eziopatogenesi infettiva determina la comparsa di lesioni encefalitiche a quasi esclusivo interessamento della sostanza bianca e a distribuzione non esclusiva. Tra le leucoencefaliti le più frequenti sono le forme immunomediate, ad aumento subacuto, la panenecefalite sclerosante subacuta, ad andamento cronico da virus morbilloso e le più rare forme di papova virus. Le forme immunomediate svelano frequentemente in anamnesi una banale malattia virale e per moventi patogenetici complessi determinano una leucoencefalite multifocale monofasica, con alterazione di barriera ematoencefalica transitoria e legata all'evento morboso. La forma cronica da morbillivus (PESS) per un difetto cronico della cellula ospite provoca una incompleta azione antigenica con persistenza nel tempo dell'infiammazione a predilezione per la sostanza bianca. Nella leucoencefalite multifocale progressiva da papova le aree di demielinizzazione sono diffuse, di varia dimensione e raramente con alterazione della barriera, per la localizzazione preferenziale del virus a carico degli oligodendrociti. La sclerosi multipla, di rara incidenza nell'infanzia (1%), non ha importanti variazioni rispetto al quadro dell'adulto. Scopo dell'indagine neuroradiologica è di rivelare l'eventuale presenza di placce attive, spia della multifasicità della malattia mediante studio col mezzo di contrasto paramagnetico.
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2

Valk, J., and M. S. van der Knaap. "Malattie della sostanza bianca." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 1_suppl (April 1993): 5–15. http://dx.doi.org/10.1177/19714009930060s102.

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3

Iannetti, P., P. Parisi, and C. De Felice Ciccoli. "Patologia della sostanza bianca." Rivista di Neuroradiologia 12, no. 1 (February 1999): 81–83. http://dx.doi.org/10.1177/197140099901200118.

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4

Gallucci, M., P. Tortori Donati, B. Orlandi, I. Aprile, and O. Migliori. "Malattie pediatriche della sostanza bianca." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 1_suppl (April 1993): 73–77. http://dx.doi.org/10.1177/19714009930060s113.

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5

Gallucci, M., A. Splendiani, and O. Gagliardo. "Patologia metabolica della sostanza bianca." Rivista di Neuroradiologia 12, no. 1 (February 1999): 85–96. http://dx.doi.org/10.1177/197140099901200119.

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6

Labauge, P. "Genetica e malattie della sostanza bianca." EMC - Neurologia 9, no. 3 (January 2009): 1–8. http://dx.doi.org/10.1016/s1634-7072(09)70510-0.

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7

D'Incerti, L., L. Chiapparini, L. Farina, S. Florio, S. Binelli, F. Villani, R. Spreafico, and M. Savoiardo. "Ulegiria: Studio RM di tre casi." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 222. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s2101.

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Abstract:
L'ulegiria è una lesione della corteccia cerebrale conseguente ad un'alterazione anossico-ischemica perinatale che colpisce neonati a termine. Morfologicamente è caratterizzata da atrofia delle circonvoluzioni con un caratteristico prevalente interessamento della porzione di corteccia più profonda, nel fondo dei solchi, e con un risparmio della porzione più superficiale. La sostanza bianca adiacente è quasi sempre alterata e presenta atrofia e gliosi. La distribuzione delle lesioni è solitamente simmetrica e corrisponde a territori vascolari di confine, generalmente in regione parietale. Riportiamo tre pazienti di età compresa tra 22 e 46 anni, con epilessia esordita in età infantile e insufficienza mentale, tutti con storia di anossia neonatale. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a RM dell'encefalo in età adulta. In tutti i casi si è osservato assottigliamento delle circonvoluzioni parieto-occipitali parasagittali, con prevalente interessamento della porzione profonda che presentava anche segnale alterato, e risparmio della corona delle circonvoluzioni. La sostanza bianca presentava iperintensità in T2 con interessamento strettamente sottocorticale in un caso, con maggiore estensione verso la regione periventricolare negli altri. In questi due casi i ventricoli erano dilatati. Le lesioni erano bilaterali, con distribuzione simmetrica in due casi, e con estensione anche alla regione frontale paramediana sinistra nel terzo. La RM permette di riconoscere la caratteristica morfologia delle circonvoluzioni alterate e le modificazioni di segnale della sostanza bianca che corrispondono a perdita di sostanza e gliosi. Questi elementi e la loro distribuzione sono in accordo con l'ipotesi patogenetica “vascolare” e consentono la diagnosi di ulegiria. La differenziano inoltre dalla polimicrogiria, causata nel feto durante il secondo trimestre da un'alterazione della fase terminale della migrazione neuronale, e dalla leucomalcia periventricolare che colpisce neonati prematuri.
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8

Pelliccioli, G. P., L. Parnetti, P. Chiarini, P. Floridi, S. Campanella, G. Guercini, and F. Leone. "Riferimenti neuroradiologici nella diagnostica differenziale delle demenze dell'età avanzata." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 4 (August 1996): 439–46. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900415.

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Abstract:
Allo scopo di fornire un contributo nella diagnostica delle demenze dell'età avanzata abbiamo valutato con risonanza magnetica i due reperti di maggiore interesse nell'invecchiamento cerebrale, volumetria ippocampale e lesioni iperintense della sostanza bianca e dei nuclei della base, in 12 pazienti affetti da malattia di Alzheimer (AD), in 9 da demenza vascolare (VD), in 12 con Age Associated Memory Impairment (AAMI), entità clinica di riscontro relativamente frequente nell'anziano su cui non esistono ancora pareri univoci, e in 9 soggetti di controllo di analoga fascia di età. I gruppi AD e AAMI sono risultati indistinguibili, in quanto entrambi hanno presentato una significativa riduzione del volume ippocampale rispetto agli altri gruppi ed una presenza di iperintensità della sostanza bianca analoga ai controlli. Nel gruppo VD al contrario la presenza di iperintensità della sostanza bianca, distinte dalla parete ventricolare, è risultata significativamente superiore rispetto a tutti gli altri gruppi; analogo andamento è stato osservato anche per le iperintensità dei nuclei della base ed infratentoriali. Le iperintensità periventricolari si sono invece dimostrate reperto meramente associato all'età. Questi risultati sembrano indicare che un esame RM, basato sulla combinazione di uno studio volumetrico ippocampale e di una valutazione semiquantitativa delle lesioni iperintense, offre fondamentali elementi «in positivo» nella diagnostica differenziale delle demenze. In particolare la AD e la VD sono ben caratterizzate e l'AAMI sembra essere una fase precoce di AD piuttosto che un'entità a se stante.
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9

Daidone, R., P. Visconti, R. Agati, and P. Giovanardi Rossi. "Studio clinico-neuroradiologico di un caso di patologia della sostanza bianca individuabile come malattia di Alexander." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 75–78. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s114.

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Abstract:
Viene presentato il caso di una paziente di 4 anni, giunta ad osservazione per ritardo psico-motorio ed arresto dello sviluppo del linguaggio. Figurava nell'anamnesi la comparsa di irrequietezza, insonnia e pianto frequente; la deambulazione senza appoggio, iniziata a 3 anni, era condotta su base allargata. Le indagini di routine, la ricerca di mucopolisaccaridi ed enzimi lisosomiali, EMG, potenziali evocati del tronco encefalico e cariotipo risultarono nella norma; l'EEG mostrò anomalie non specifiche. L'obiettività rivelò macrocrania, ipertelorismo, iper-refles- sia osteo-tendinea. La TC evidenziò grave riduzione di densità della sostanza bianca e discreta dilatazione ventricolare. La RM rivelò parimenti gravi segni di sofferenza della sostanza bianca cerebrale e cerebellare, con integrit della capsula interna e dello splenio del corpo calloso.
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Lombardi, A., R. Anghinetti, C. Capone, E. Sani, and P. Piazza. "Intossicazione da monossido di carbonio: Coinvolgimento cerebellare." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 6 (December 1996): 675–78. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900608.

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Abstract:
Sono ampiamente riportate in letteratura lesioni ipossico-ischemiche da intossicazione da CO. Esse si presentano di norma con lesioni necrotiche a livello dei nuclei della base, soprattutto dei nuclei pallidi, e con demielinizzazione della sostanza bianca cerebrale; meno frequentemente sono state riportate lesioni demielinizzanti e necrotiche cerebellari. Più raramente sono stati segnalati in letteratura casi di calcificazione cerebrale da intossicazione da CO. I reperti di più frequente riscontro dopo intossicazione da CO sono costituiti da modificazioni della densità / intensità di segnale a livello dei nuclei della base e della sostanza bianca e dall'ampliamento degli spazi liquorali, secondario ad atrofia cerebrale. Meno frequenti sono le modificazioni della densità / intensità cerebellare. Il reperto da noi osservato è per certi versi simile a quello descritto da Pasquier11, dal quale tuttavia si differenzia per la presenza di calcificazioni cerebellari. L'esclusione delle possibili cause di calcificazioni cerebellari ci fa pensare che siano conseguenti all'intossicazione da CO.
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Mortilla, M., A. Federico, and N. De Stefano. "Uso della risonanza magnetica spettroscopica del protone nello studio delle malattie della sostanza bianca cerebrale." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 1 (February 2000): 71–80. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300113.

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Abstract:
La risonanza magnetica spettroscopica (MRS) è una tecnica non invasiva per la misura della concentrazione relativa di alcuni composti cerebrali. L'uso di questa tecnica nello studio delle malattie della materia bianca cerebrale ha apportato miglioramenti nella classificazione diagnostica e nelle misure relative all'andamento delle malattie. Un uso più estensivo delle tecniche di risonanza multimodale, comprendenti tomografia RM, spettroscopia ed altre modalità non convenzionali, dovrebbe quindi essere incoraggiato. Ciò permetterà una miglior comprensione della complessa dinamica dei cambiamenti patologici nelle malattie della sostanza bianca ed una più accurata valutazione della progressione e della risposta alla terapia della malattia stessa.
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Farina, L., L. Milanesi, E. Ciceri, A. Costa, L. Morandi, G. Uziel, and M. Savoiardo. "Distrofia muscolare congenita con deficit di merosina: Studio RM in 5 pazienti." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 240. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s2108.

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Abstract:
Recentemente in un certo numero di pazienti con distrofia muscolare congenita (CDM) classica è stato individuato un deficit di merosina, proteina che oltre ad essere responsabile del legame tra la distrofina e la matrice extracellulare sarebbe anche implicata nella crescita del neurite e nella migrazione delle cellule di Schwann. In tutti questi pazienti è presente una grave compromissione della muscolatura scheletrica con ipotonia e impossibilità a raggiungere una deambulazione autonoma e, nonostante l'assenza di una sintomatologia riferibile a danno del SNC, sono state costantemente evidenziate alla RM alterazioni della sostanza bianca degli emisferi cerebrali. Presentiamo i dati RM di 5 pazienti, di cui 2 fratelli, di età compresa tra 4 e 40 anni con CDM e deficit di merosina, in 1 caso totale e in 4 casi parziale. In 4 casi la RM ha dimostrato la presenza di un'alterazione alla sostanza bianca sovratentoriale, diffusa e simmetrica in 3 casi e costituita da piccole alterazioni peritrigonali isolate in 1 caso. In 1 paziente (con deficit parziale) la RM è risultata negativa e questo ci risulta essere il primo caso descritto. L'alterazione interessa sia la sostanza bianca sottocorticale che quella profonda e periventricolare anche se sembra ci sia una certa tendenza al risparmio delle fibre a U, reperto che è meglio riconoscibile nelle sequenze T1 dipendenti. Non è stata evidenziata nessuna alterazione del disegno corticale. Le lesioni da noi descritte sembrano simili a quelle riportate in letteratura nei pazienti con deficit totale e parziale di merosina. Il riscontro di alterazioni della sostanza bianca alla RM in pazienti con CMD deve indurre a dosare la merosina. L'assenza di tali alterazioni non sembra però escludere un deficit di merosina dato che in 1 paziente la RM è risultata essere negativa.
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Scarabino, T., G. Polonara, F. Perfetto, G. M. Giannatempo, A. Ceddia, M. Cammisa, and U. Salvolini. "Studio RM Fast Spin-Echo dei traumi vertebro-midollari acuti." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 5 (October 1996): 565–71. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900507.

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Abstract:
Gli autori illustrano gli aspetti tecnici e semeiologici della sequenza Fast Spin Echo nello studio dei traumi vertebro-midollari acuti. La rapidità di acquisizione, il mantenimento del contrasto Spin Echo e quindi della semeiotica delle lesioni vertebro- midollari, rendono tale sequenza una valida alternativa alla Spin Echo tradizionale, almeno nello studio su piani sagittali. Su piani assiali invece la Gradient Echo risulta ancora superiore alla Fast Spin Echo in virtù di un migliore contrasto sostanza bianca/sostanza grigia midollare e alla mancanza degli artefatti da pulsazione liquorale.
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Triuzi, F. "Anatomia funzionale RM dell'encefalo neonatale." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 9–18. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s103.

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Abstract:
Diversi autori hanno già ampiamente dimostrato i vantaggi della RM nella valutazione morfologica dell'encefalo neonatale, tuttavia non è tanto nello studio della morfologia, ma in quello della struttura che la RM evidenzia le caratteristiche di maggior interesse. Essa è difatti l'unica tecnica in grado di seguire in vivo il processo di mielinizzazione. Le fibre mielinizzate presentano un segnale diverso da quelle non mielinizzate e possono di conseguenza essere riconosciute, separando fra loro sistemi funzionali diversi. Si realizza di conseguenza una anatomia che non è più semplice forma, ma che definisce nel contempo il percorso di una funzione. Tecnica di esecuzione dell'Esame RM Lo studio dell'encefalo neonatale con RM presenta alcune problematiche tecniche peculiari riguardanti la sedazione, le bobine, le sequenze. Da un punto di vista biochimico l'assenza di mielina comporta due fattori principali: un aumento del contenuto in acqua e una diminuzione del contenuto in grasso della sostanza bianca. In particolare il contenuto in acqua della sostanza bianca è maggiore di quello della sostanza grigia e quello in grasso è minore. In linea generale il processo di mielinizzazione va di pari passo con lo sviluppo di una funzione; lo sviluppo delle funzioni del sistema nervoso centrale nel feto e nel neonato segue un criterio filogenetico e un cristerio di priorità nei confronti degli «pacchetto» sensitivi. In conclusione utilizzando tecniche di studio idonee la valutazione dell'anatomia normale dell'encefalo mediante RM si arricchisce nel neonato di informazioni funzionali non ottenibili nei soggetti adulti.
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Savoiardo, M., M. Sberna, and M. Grisoli. "RM nelle malattie degenerative e infiammatorie." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1_suppl (April 1988): 67–74. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s108.

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Abstract:
In alcune malattie degenerative la RM dimostra la distribuzione dell'atrofia meglio della TC senza ulteriori vantaggi. In alcuni gruppi di malattie dei nuclei della base, la RM ad alta intensità di campo dimostra in modo peculiare accumuli o distribuzioni abnormi di ferro. Malattie della sostanza bianca, come le leucodistrofie e particolarmente le malattie demielinizzanti, hanno trovato nella RM il miglior mezzo diagnostico. La RM è s̀olitamente superiore alla TC anche nella dimostrazione di piccole lesioni infiammatorie.
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Gallucci, M., O. Migliori, B. Orlandi, A. Bozzao, F. Cardona, and M. Arachi. "Malattie dismielinizzanti." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 19–24. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s104.

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Abstract:
L'aspetto generale di una malattia dismielinizzante è quello di una alterazione diffusa e simmetrica della sostanza bianca. Quest'aspetto può essere considerato specifico e spesso differenziale nei confronti delle patologie della sostanza bianca su base demielinizzante o encefaloclastica. Altro aspetto peculiare è la tendenza alla diffusione dell'alterazione, che non resta confinata in aree focali, ma tende ad avere una distribuzione lobare, emisferica o panencefalica, con possibile coinvolgimento del distretto sottotentoriale. Per quanto concerne l'inquadramento delle singole patologie dismielinizzanti occorre tracciare alcune brevi note per quelle forme che assumono degli aspetti differenziali più tipici. È importante sottolineare che, in forme con aspetti meno caratteristici, la diagnosi deve essere concertata in associazione con gli esami strumentali e di laboratorio e con la valutazione clinica. In conclusione l'apporto che la neuroradiologia reca in termini di diagnosi differenziale tra patologie su base dismetabolico-degenerativo e patologie su base demielinizzante o encefaloclastica è sostanziale. La neuroradiologia, inoltre, può offrire un inquadramento di sottogruppo patologico. Quest'ultimo aspetto è, tuttavia, di minor rilievo visto il generale scarso giovamento terapeutico di queste patologie.
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Guerrini, R., R. Canapicchi, Ch Raybaud, Ch Dravet, A. Battaglia, and M. O. Livet. "Risonanza magnetica nella sindrome opercolare congenita." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 79–83. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s115.

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Abstract:
La sindrome opercolare congenita è ritenuta rara. Lavori classici hanno evidenziato una micropoligiria perisilviana bilaterale come substrato anatomopatologico. Abbiamo studiato mediante RM (0,5T CGR Magniscan o MR MAX CE-CGR) 11 pazienti di età compresa tra 6 e 30 anni (età media 14a9m), affetti da una disprassia oromasticatoria congenita. Sono state utilizzate sequenze SE ottenendo immagini in T1, T2 e DP. La IR è stata eseguita in 4 casi. In tutti i pazienti era presente una anomalia di girazione insulo-opercolare bilaterale, con riduzione dei solchi, ispessimento corticale, riduzione della sostanza bianca soggiacente ed ampliamento degli spazi subaracnoidei sovrastanti. In 2 dei pazienti studiati con IR la corteccia ispessita appariva microgirica, con numerose interdigitazioni tra sostanza grigia e bianca sovrastante da circonvoluzioni piccole ed ammassate. Dieci pazienti avevano ritardo mentale ed epilessia. Tre avevano una artrogriposi multipla congenita. In 8 pazienti la sindrome opercolare era espressa nella forma tipica della diplegia facio-farin-go-glosso-masticatoria (sindrome di Foix-Chavany-Marie). Tre pazienti, con anomalia biopercolare più estesa, avevano anche una tetraparesi spastica, i nostri dati confermano che l'anomalia di girazione biopercolare, associata a ritardo mentale, paralisi pseudobulbare ed epilessia, rappresenta una sindrome anatomo-clinica con estensione lesionale e gravità variabili.
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Gallucci, M., A. Splendiani, A. Bozzao, A. Cifani, L. M. Fantozzi, and L. Bozzao. "Utilità della RM nello studio delle malformazioni congenite del SNC." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 73–80. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s315.

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Abstract:
La risonanza magnetica si pone oggi come metodica fondamentale nello studio delle malformazioni congenite del sistema nervoso centrale. La ottimale differenziazione fra sostanza bianca e grigia e la possibilità di ottenere immagini multiplanari unita alla non invasività della metodica stessa permettono una semplice e sistematica analisi delle condizioni dell'encefalo dei neonati e dei bambini. Nei casi di malformazioni cranio-encefaliche la RM si dimostra sempre più informativa della TC, sia nell'identificazione della malformazione stessa, sia nell'eventuale inquadramento chirurgico, sia nell'identificazione di alterazioni associate spesso più importanti clinicamente rispetto alla malformazione principale. Ruolo sostanziale è nei casi di disgenesia parziale del corpo calloso, nelle patologie della fossa cranica posteriore, e, soprattutto, nell'identificazione ed inquadramento dei disordini della migrazione.
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Parnetti, L., F. Corea, V. Gallai, R. Tarducci, O. Presciutti, G. Gobbi, E. Leone, P. Floridi, and G. P. Pelliccioli. "Ruolo della spettroscopia protonica nella malattia di Alzheimer." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 1 (February 2000): 57–60. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300110.

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Abstract:
La spettroscopia protonica è un metodo di studio neuroradiologico non invasivo che ottiene informazioni sulla funzione cerebrale identificando diversi metaboliti, sulla base del loro contenuto protonico. Questo articolo paragona i profili dei rilievi su sostanza bianca a grigia in pazienti affetti da malattia di Alzheimer (AD), a diverso livello di gravità. Si ritrova una significativa riduzione dell'N-Acetil-Aspartato (NAA) nel cervello dei pazienti AD a confronto con i casi controllo con un orientamento opposto per il mio-inositolo (ml). La spettroscopia protonica si è dimostrata mezzo diagnostico utile addizionale nello studio della fisiopatologia dell'Alzheimer e del risultato terapeutico.
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Di Biasi, C., A. Pingi, G. Trasimeni, E. Polettini, A. Melone, L. Ceroni, and G. F. Gualdi. "Ruolo della risonanza magnetica nella encefalopatia da AIDS." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 2 (May 1992): 171–76. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500204.

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Abstract:
55 pazienti con encefalopatia da AIDS sono stati esaminati con risonanza magnetica, con apparecchiatura ad alto campo (1,5 tesla). 37 pazienti (67%) presentavano lesioni della sostaza bianca, 23 (41%) atrofia, 7 (12%) avevano neurotoxoplasmosi, 2 (3,5%) criptococcosi e 2 (3,5%) erano affetti da linfoma. Dei 37 pazienti con lesioni della sostanza bianca, 20 (54%) mostravano diffusa iperintensità in DP e T2 e 17 (46%) lesioni focali. Nei 23 pazienti con atrofia, 12 (52%) presentavano atrofia cerebrale corticale, 8 (34%) atrofia cerebellare e del tronco e 7 (30%) atrofia diffusa. Dei 7 pazienti con neurotoxoplasmosi, 5 (72%) presentavano lesioni di tipo nodulare e 2 (28%) un quadro di encefalopatia diffusa. I due pazienti con linfoma presentavano un reperto di massa periventricolare. Nei due pazienti con criptococcosi è stato rilevato un aspetto nodulare a diffusione leptomeningea. Scopo di tale lavoro è quello di correlare le alterazioni encefaliche nei pazienti con AIDS al quadro RM. Tale studio è stato condotto su 55 pazienti esaminati tra il Marzo e l'Ottobre 1991, nei reparto di Risonanza Magnetica della I Clinica Medica, dell'Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza».
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Savoiardo, M., L. Strada, G. Uziel, E. Ciceri, C. Antozzi, and M. Zeviani. "La risonanza magnetica nelle encefalomiopatie mitocondriali." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 25–32. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s105.

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Abstract:
Le encefalopatie mitocondriali sono un gruppo eterogeneo di malattie, in parte ancora in corso di definizione, per cui è sempre necessaria una conferma biochimica. Alcune malattie mitocondriali, come i difetti della β- ossidazione degli acidi grassi, possono causare gravi squilibri metabolici con ipoglicemia e coma che si ripercuotono in modo aspecifico sul sistema nervoso centrale determinando quadri di sofferenza cerebrale diffusa. Altre malattie mitocondriali determinano danni più specifici sul SNC. Nella prima infanzia la malattia più caratteristica è la malattia di Leigh, che determina alterazioni principalmente nel tegmento pontino e mesencefalico e nei nuclei della base. Alcuni casi presentano lesioni caratteristiche nei nuclei subtalamici, altri presentano reperti più aspecifici e diffusi simili a quadri di leucodistrofia. In età più tardiva (seconda infanzia o età adulta) la malattia più interessante dal punto di vista neuroradiologico è il MELAS, che presenta lesioni cortico-sottocorticali nelle regioni posteriori con distribuzione non tipicamente vascolare, sopra e sottotentoriali, che tuttavia possono essere ricondotte ai territori più distali dei vasi. Calcificazioni nei nuclei della base sono presenti in circa la metà dei casi. Un'altra encefalopatia mitocondriale dell'età giovanile o adulta è la sindrome di Kearns-Sayre, in cui la RM può dimostrare alterazioni nel tronco, nei talami, nei nuclei della base e nella sostanza bianca sottocorticale. Alterazioni nel neostriato possono essere osservate nelle sindromi distoniche associate ad atrofia ottica di Leber. Non sono descritte invece lesioni specifiche nel MERRF, in cui atrofia ed alterazioni della sostanza bianca sono state occasionalmente osservate. Esistono infine casi che presentano quadri clinici e neuroradiologici intermedi tra le varie sindromi mitocondriali. L'obiettivo di questa revisione è dimostrare alcuni aspetti tipici delle sindromi più comuni e indicare quali aspetti neuroradiologici, a volte inattesi, devono suggerire l'ipotesi di encefalopatia mitocondriale, permettendo cosi di indirizzare in modo corretto ulteriori indagini diagnostiche.
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Savoiardo, M., M. Sberna, and M. Grisoli. "RM e patologia vascolare del sistema nervoso centrale." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1_suppl (April 1988): 95–100. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s110.

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Abstract:
La RM è diventata un metodo diagnostico essenziale per lo studio delle lesioni vascolari. Nelle ischemie, la RM è superiore alla TC nella dimostrazione degli infarti in fossa posteriore e delle lesioni della sostanza bianca periventricolare e sottocorticale delle persone anziane. Nell'emorragia acuta la TC è ancora l'esame di scelta, ma, dopo i primi due e tre giorni, la RM dimostra meglio tutta l'evoluzione dell'ematoma con aspetti specifici per i vari prodotti di degradazione dell'emoglobina. Tra le malformazioni vascolari, l'angioma cavernoso è particolarmente ben dimostrato dalla RM.
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Colombo, N., and G. Scialfa. "Studio anatomico RM del sistema nervoso centrale." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1_suppl (April 1988): 13–26. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s103.

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Abstract:
La Risonanza Magnetica (R.M.) è la metodica diagnostica che attualmente fornisce la migliore rappresentazione dell'anatomia morfologica e funzionale del Sistema Nervoso Centrale (SNC). L'alta risoluzione di contrasto e spaziale della metodica, e la possibilità di acquisire immagini dirette nei tre principali piani anatomici (assiale, sagittale e coronale), sono tra i vantaggi che sanciscono la sua superiorità rispetto ad altre modalità di imaging. Le immagini «pesate in T1» sono le più idonee per uno studio morfologico-macroscopico delle varie strutture del nevrasse, mentre le immagini «pesate in T2» meglio delineano strutture intrinseche al SNC (fasci di sostanza bianca, nuclei grigi centrali).
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Simonetti, L., M. Menditto, and R. Elefante. "Confronto tra TC ed RM: La RM nella patologia vascolare." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 21–25. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s305.

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Abstract:
La patologia vascolare encefalica, ischemica ed emorragica, rappresenta uno dei capitoli più importanti della pratica clinica neuroradiologica. Nella patologia ischemica acuta la TC rappresenta tutt'ora il principale strumento diagnostico. La RM è superiore alla TC nello studio delle lesioni localizzate nella porzione inferiore della fossa cranica posteriore, a causa dei limiti imposti alla TC dalla presenza degli artefatti secondari alle strutture ossee della base cranica. Inoltre la RM è più sensibile agli infarcimenti emorragici di focolai ischemici. Infine la RM risulta indispensabile per uno studio completo delle lesioni della sostanza bianca neU'encefalopatria aterosclerotica sottocorticale. Nelle emorragie in fase acuta la TC rappresenta l'esame di prima scelta. La RM, dopo le prime 48 ore, acquista una sensibilità ed una accuratezza diagnostica analoghe se non superiori alla TC, dimostrando le varie fasi di degradazione dell'emoglobina ed evidenziando, in taluni casi, la malformazione vascolare responsabile del sanguinamento.
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Mortilla, M., M. Ermini, M. Nistri, G. Dal Pozzo, and F. Falcini. "Imaging e spettroscopia RM dell'idrogeno dell'encefalo in soggetti con LES ad esordio pediatrico." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 252. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s2115.

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Abstract:
Nel 30–60% dei soggetti con LES ad esordio pediatrico è stato descritto un coinvolgimento del SNC. In studi precedenti sono state riscontrate alterazioni metaboliche tramite indagine con SPECT cerebrale. Sono stati studiati con Risonanza Magnetica (Imaging e Spettroscopia 23 soggetti (18 F e 5 M; età media 15, 4 anni; range 8–27) con LES, 20 controlli di età e sesso adeguati, 5 soggetti con forma giovanile di dermatomiosite (5 F), 2 con sclerosi sistemica (1 F e 1 M) e 1 con malattia di Behçet (1 F). Altre 2 ragazze con LES erano state sottoposte all'esame RM, ma sono state escluse dallo studio per il rilievo di grossi artefatti dovuti alla presenza di apparecchio metallico ortodontico fisso. Gli esami sono stati effettuati con apparecchio Philips ACS-NT (Best, Olanda) 1,5T. Sono state eseguite scansioni assiali spin eco T2 e FLAIR, scansioni sagittali turbo T2 (5mm di spessore) e spettroscopia dell'idrogeno di un singolo volume 70times50times20mm (TE 272ms, TR 2000ms) posizionato sulla sostanza bianca sopraventricolare. 16 pazienti affetti da LES presentavano dati anamnestici e clinici di coinvolgimento del SNC: tra questi soltanto 9 hanno mostrato alterazioni all'esame di Imaging preliminare (atrofia e/o piccole lesioni focali della sostanza bianca). Anche in 2 dei pazienti senza sintomi neuropsichiatrici il quadro neuroradiologico è risultato alterato. L'indagine spettroscopica ha evidenziato una correlazione tra l'attività della malattia e la diminuzione dell'N-acetilaspartato espresso come rapporto NAA/Cr. 11 pazienti sono stati esaminati durante la presenza di sintomi neuropsichiatrici: tra questi 5 pazienti sottoposti a un prolungato periodo di trattamento con corticosteroidi per un coinvolgimento sistemico della malattia più marcato hanno mostrato il più basso valore del rapporto NAA/Cr. 2 tra essi hanno mostrato il quadro neuroradiologico nella norma. Dunque la Risonanza Magnetica per immagini e la Spettroscopia possono essere indagini non invasive da utilizzare in soggetti con LES pediatrico sia per rilevare un coinvolgimento precoce dell'encefalo sia per monitorizzare la gravità della malattia.
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Triulzi, F. "Ruolo della RM nella sindrome anossico-emorragica del neonato." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 2 (April 1994): 163–70. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700205.

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Abstract:
Da alcuni anni la risonanza magnetica è entrata nella routine diagnostica della patologia del sistema nervosa centrale del neonato. Per quanta riguarda la patologia anossico-emorragica la sua utilità diagnostica si va progressivamente definendo nei confronti della ecografia che rimane la tecnica diagnostica di riferimento. Nelle emorragie della matrice germinale del prematuro l'obiettivo dello studio RM è quello di effettuare un bilancio anatomico delle lesioni in fase subacuta o cronica, in particolare nei casi di lesioni intraparenchimali associate all'emorragia già dimostrate ecograficamente; o di chiarire l'eziologia in quei casi di idrocefalo neonatale da sospetta emorragia della matrice fetale. Nelle leucomalacie periventricolari la RM è di fondamentale importanza nella valutazione della presenza e dell'estensione delle lesioni della sostanza bianca periventricolare spesso non evidenziabili allo studio ecografico e quindi nella valutazione prognostica. Infine nella anossie del nato a termine la RM ha consentito un primo razionale inquadramento delle diverse lesioni sulla base del danno funzionale primariamente per la possibilità di evidenziare le lesioni che coinvolgono selettivamente le aree gia mielinizzate.
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Garaci, F. G., G. Manenti, S. Marziali, F. Gaudiello, A. Bozzao, E. Ferone, R. Floris, and G. Simonetti. "Valutazione della sostanza bianca apparentemente indenne mediante RM con sequenze di diffusione nella Sclerosi Tuberosa." Rivista di Neuroradiologia 16, no. 1_suppl (May 2003): 284. http://dx.doi.org/10.1177/19714009030160s1120.

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Bianchi, M. C., M. Tosetti, G. Cioni, C. Fonda, A. M. Valleriani, D. Montanaro, A. Abbruzzese, and R. Canapicchi. "Spettroscopia RM protonica a Voxel singolo nello studio delle malattie della sostanza bianca in età pediatrica." Rivista di Neuroradiologia 12, no. 1 (February 1999): 133–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099901200127.

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Dellagiustina, E., L. Mavilla, M. Sintini, and A. Guerra. "Neuroradiologia della sindrome di Alpers." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 169–72. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s135.

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Abstract:
Si segnala la particolare evoluzione neuroradiologica di una piccola paziente, che ha attualmente a.2 e m. 10, e che a seguito di un coma metabolico con stato di male epilettico, iperlattacidemia, epatopatia moderata, anomalie lente sull'EEGramma, ha cominciato all'età di 3 mesi ad eseguire accertamenti neuroradiologici. la TC a quell'età mostrò solo una lievissima atrofia cerebrale con ipodensità irregolare della sostanza bianca. All'età di 6 mesi, allorquando fu posta la diagnosi di sindrome di Alpers, la RM metteva in evidenza un quadro di gravissima atrofia degli emisferi cerebrali, sia corticale che sottocorticale, e, in minor misura, di quelli cerebellari, con relativo risparmio dei nuclei della base e del tronco cerebrale. L'evoluzione atrofica era stata talmente rapida da indurre in tre mesi anche la formazione di due voluminosi ematomi sottodurali. La RM fu decisiva per confermare il sospetto diagnostico. Da allora, la condizione clinica neurologica e metabolica della paziente, in trattamento con dosi elevate di carnitina e vit. Bl, oltre che con anticomiziali, si è stabilizzata. Anche il quadro neuroradiologico si mantiene sostanzialmente invariato, fatta eccezione per il riassorbimento dei due ematomi sottodurali. Le indagini metaboliche approfondite hanno permesso di dimostrare un difetto di attivazione del complesso piruvato-deidrogenasi. La RM si dimostra esame indispensabile per la diagnosi di questa rara malattia, e superiore alla TC. A nostra conoscenza è questo il primo studio neuroradiologico prospettico della sindrome di Alpers.
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Cervoni, L., R. Caruso, P. Celli, G. Trillò, and E. M. Gagliardi. "Medulloblastoma dell'adulto." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 1 (February 1996): 91–94. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900112.

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Abstract:
Il medulloblastoma si manifesta generalmente in età pediatrica, ma nel 14%–30% dei casi si osserva negli adulti, con una frequenza pari all'1% dei tumori del sistema nervoso degli adulti. Dei nostri 9 casi, 5 avevano una lesione emisferica, che in 3 simulava neoplasie extra-assiali dell'angolo ponto-cerebellare. 3 dei 9 tumori erano paramediani ed infiltravano diffusamente la sostanza bianca cerebellare ed una lesione era mediana. L'idrocefalo era presente in meno della metà dei nostri pazienti, mentre nei bambini è riportato nell'85%–100% dei casi. Il medulloblastoma ha un aspetto variabile alla RM; nelle immagini con corto TR/TE il tumore è generalmente ipo- iso-intenso; nelle immagini con TR/TE lungo à iso- iper-intenso. Focolai cistici e/o necrotici nel tumore sono stati evidenziati nel 33% dei nostri casi. Il potenziamento era presente in 8 dei nostri 9 pazienti.
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Andreula, C. F., T. Popolizio, D. Milella, P. Ladisa, A. N. M. Recchia Luciani, and A. Carella. "Studio RM della leucoencefalopatia multifocale progressiva nell'AIDS." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 4 (November 1993): 411–18. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600406.

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Abstract:
La leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) è una malattia caratterizzata da demielinizzazione progressiva della sostanza bianca cerebrale; essa rientra nel gruppo dell'encefalopatie sostenute da virus lenti a DNA ed è secondaria ad infezione con papovavirus nei soggetti immunodepressi. Da una casistica personale di 351 pazienti affetti da sieropositività per l'HIV con o senza AIDS, presentanti sintomatologia neurologica e/o neuropsicologica, sono stati selezionati 10 pazienti affetti da PML (percentuale del 3,5% sul totale dei casi e del 18,9% sui casi con AIDS conclamato). In 4 pazienti il tipo di reperti riconduceva ad una forma diffusa con esordio peritrigonale ed estensione controlaterale attraverso il corpo calloso, anteriore e caudale lungo le vie bianche. In 4 pazienti l'esordio era regionale lobare o sublobare (generalmente parietale), con comparsa sincrona o metacrona di altre lesioni in sedi distanti. In 2 pazienti le lesioni erano di medio numero, di medie e piccole dimensioni, a configurazione ovalare o rotonda. In RM le aree colpite, generalmente asimmetriche, hanno forme e dimensioni variabili da piccole aree ovalari a zone piu' estese a localizzazione lobare o translobare, fino alle forme diffuse con passaggio interemisferico. Le lesioni, senza effetto massa, sono dotate di lungo T1 e T2, con segnale ipointenso nelle sequenze a breve TR e iperintenso nelle sequenze a lungo TR, in rapporto all'estensione della necrosi indotta dai papovavirus. L'impregnazione marginale delle lesioni dopo somministrazione di mdc è rarissima. In pazienti non AIDS questi aspetti sono suggestivi per la diagnosi di PML, mentre nei pazienti AIDS la diagnosi differenziale con l'encefalopatia da HIV pone notevoli problemi per la similarità di aspetti neuroradiologici.
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Farina, L., L. D'Incerti, M. Grisoli, M. G. Bruzzone, N. Nardocci, G. Zorzi, and M. Savoiardo. "Studio neuroradiologico su 10 pazienti con distrofia neuroassonale infantile." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 167. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s269.

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Abstract:
La distrofia neuroassonale infantile (INAD) è una malattia degenerativa ereditaria con esordio nel primo o nel secondo anno di vita e progressivo sviluppo di spasticità, deficit visivo e demenza. La diagnosi si ottiene con biopsia cutanea che dimostra le tipiche alterazioni costituite dagli sferoidi assonali. Presentiamo i dati neuroradiologici di 10 pazienti, 7 maschi e 3 femmine, studiati presso il nostro Istituto tra il 1987 e il 1996. Nove pazienti avevano 1 esame RM e 4 pazienti 2 per un totale di 13 esami RM: 12 erano stati ottenuti con apparecchio 0.5T., 1 con apparecchio 1.5T. Due pazienti hanno anche effettuato 1 esame TC; un paziente è stato sottoposto unicamente ad 1 esame TC. Il reperto più costante è la presenza di atrofia cerebellare riscontata in 8 casi su 10 e sempre associata ad una iperintensità di segnale in T2 della corteccia cerebellare; la cisterna magna e le cisterne intorno al tronco erano ingrandite in 6 casi. In 4 casi era presente un'atrofia del chiasma. Reperti più rari sono stati una iperintensità in T2 dei nuclei dentati (3 casi), della sostanza bianca periventricolare posteriore (2 casi) e del grigio periacqueduttale (2 casi). Nei 2 fratelli è stata evidenziata una iperintensità della porzione mediale dei globi pallidi. Dei 5 pazienti con controlli a distanza 3 mostravano una progressione dell'atrofia cerebellare e 2 nessuna evoluzione. Il dato RM più costante sembra essere quindi l'atrofia cerebellare associata ad una iperintensità in T2 della corteccia cerebellare. L'assenza di questo reperto non esclude peraltro la diagnosi. La coesistenza di un'alterazione dei globi pallidi riscontrata nei 2 fratelli rappresenta probabilmente un aspetto fenotipico diverso della stessa malattia piuttosto che una malattia differente.
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Andreula, CF, and A. N. M. Recchia Luciani. "Le cosiddette facomatosi." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 2 (April 1994): 231–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700211.

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Abstract:
Le cosidette facomatosi accomunano malattie diverse fra loro che hanno in comune il coinvolgimento del distretto neuroectodermico, con quindi interessamento contemporanea della cute e del sistema nervosa. Ad esclusione della malattia di Sturge-Weber le facomatosi hanno in comune il disordine genetico di ordine eterocromosomiale a carattere dominante o recessivo, di penetranza variabile anche se in taluni casi l'insorgenza spontanea delle sindromi o la loro comparsa tardiva suggerisce la possibilità di mutazioni genetiche ad insorgenza recente. Le Neurofibromatosi sono le facomatosi a maggior incidenza nella popolazione. Ne sono riconosciute otto tipi diversi, ma la più frequente in assoluto è la NF 1 (1 su 2000–3000 nati) seguita con un rapporto di circa 1/ 10 dalla NF 2. Da un punto di vista neuroradiologico la Risonanza Magnetica (RM) ha largamente contribuito in questi ultimi anni all'approfondimento delle conoscenze sulla NF 1 con la identificazione dei foci di alterato segnale a carico prevalentemente dei nuclei della base e/o di alter strutture della sostanza bianca, variamente denominati e classificati come aree amartomatose o focalai eteroplasici a bassa evolutività, ritenuti pressoché patognomonici di questa malattia. Anche nelle altre principali facomatosi la RM ha, in questi ultimi anni, largamente contribuito al miglioramento della sensibilità diagnostica e all'approfondimento delle conoscenze. In particolare nella malattia di Stuge-Weber la RM unitamente all'utilizzo del mezzo di contrasto è risultata estremamente efficace nella identificazione della angiomatosi leptomeningea, anche se la Tomografia Computerizzata (TC) mantiene un ruolo di particolare importanza per la identificazione delle calcificazioni piali. Nella Slerosi Tuberosa ha dimostrato una più elevata sensibilita nei confronti della TC nella identificazione dei tuberi in particolare a livello sottocorticale, anche se pure in questo caso la TC mantiene un ruolo diagnostico di rilievo per la possibilityà di identificare i tuberi calcifici in particolare subependimali. Infine nella Sindrome di van Hippel Lindau è senza dubbio la tecnica di prima scelta non solo nella definizione dell'emangioblastoma nella sua sede più tipica cerebellare, ma in particolare nelle sue non infrequenti localizzazioni midollari.
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Ukmar, M., S. Magnaldi, C. Dapas, A. Bosco, R. Longo, and R. S. Pozzi-Mucelli. "Confronto di sensibilità tra diverse sequenze nel riconoscimento di placche nella sclerosi multipla." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 5 (October 1996): 521–28. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900503.

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Abstract:
La risonanza magnetica è la tecnica fondamentale nello studio della sclerosi multipla. Lo scopo di questo lavoro è stato il confronto, in termini di sensibilità, tra alcune sequenze di RM attualmente disponibili con l'intento di individuare quella che consente la migliore dimostrazione delle lesioni tipiche della sclerosi multipla. Sono stati studiati 71 pazienti affetti da sclerosi multipla, inclusi nello studio in base ai criteri di Poser. Tutti sono stati sottoposti ad un esame di RM comprendente una sequenza SE pesata in densità protonica (DP) e T2, una sequenza TSE pesata in T2 e una sequenza IR. Il giudizio sulla visibilità delle lesioni demielinizzanti è stato espresso sia in termini soggettivi che in modo oggettivo. Dalla valutazione soggettiva è emerso che, in generale, la visibilità delle placche è risultata soddisfacente nella maggior parte dei casi, con punteggi particolarmente elevati a livello della sostanza bianca periventricolare, mentre punteggi più bassi sono stati attribuiti alle lesioni del cervelletto e del tronco encefalico. Prendendo in considerazione i punteggi attribuiti alle diverse lesioni in relazione al tipo di sequenza impiegata, nel complesso quella migliore è risultata la SE pesata in T2. Dalla valutazione oggettiva invece la sequenza con maggiore contrasto intrinseco è risultata essere la TSE pesata in T2 con una eccezione per quanto concerne il contrasto tra placca e liquor dove la sequenza più affidabile è risultata essere la DP. Dalla valutazione oggettiva emerge dunque un risultato in apparente contraddizione con quello della valutazione soggettiva. Per conciliare risultati così diversi bisogna ipotizzare che il contrasto intrinseco delle immagini non sia il fattore principale che determina l'adeguata visibilità delle lesioni demielinizzanti. Ad esempio, nelle sequenze TSE pesate in T2 alcuni fattori riducono la visibilità delle stesse. In conclusione, dalla nostra esperienza emerge che la sequenza che consente la migliore dimostrazione delle lesioni della sclerosi multipla è la SE pesata in DP e T2, che permette la valutazione di più parametri tissutali in un'unica acquisizione oltre ad essere dotata di un contrasto intrinseco soddisfacente.
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Zanotti, B., C. Bruseghini, and M. Leonardi. "La diagnostica neuroradiologica TC nelle demenze." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 4 (August 1995): 535–56. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800409.

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Abstract:
Viene analizzato il ruolo della neuroradiologia nello studio del deterioramento mentale ed inoltre vengono descritti i quadri TC in alcune malattie degenerative encefaliche. L'invecchiamento cerebrale si accompagna alla TC a dilatazione progressiva del III ventricolo e di quelli laterali ed, in minor modo, ad allargamento dei solchi corticali e della parte anteriore della scissura di Silvio. Appare inoltre diminuito il coefficiente di attenuazione della sostanza bianca. Col progredire dell'età si ha cioè un quadro TC di atrofia prevalentemente sottocorticale che è via via più evidente dai 50–60 anni in poi. Tale atrofia «fisiologica» può essere difficilmente differenziabile da quella patologica. Infatti, le demenze sono caratterizzate, almeno nelle fasi iniziali, da quadri TC ed RM del tutto sovrapponibili a quelli che si hanno nel normale processo d'invecchiamento. Per tentare di risolvere questo problema vari autori si sono cimentati nella ricerca di metodiche di misurazione e si sono impegnati nel definire il range di normalità délle dimensioni cerebrali. Le misurazioni attualmente usate sono divisibili in lineari, planimetriche, volumetriche e densitometriche. Quelle volumetriche appaiono oggi preferibili rispetto agli altri tipi in quanto sono tridimensionali e quindi più veritiere. Esse abbisognano però di particolari programmi di calcolo computerizzati non sempre disponibili. Per alcuni autori l'utilità délle misurazioni di atrofia cerebrale appare indubbia e necessaria nel tentare di distinguere la normalità dalla patologia. Per evitare falsi negativi è comunque consigliata la ripetizione dell'esame dopo un intervallo relativamente breve di tempo. Infatti, in caso di atrofia patologica vi sarà un'accentuazione délle dimensioni ventricolari nettamente maggiore rispetto a quella che ci si aspetterebbe in un soggetto sano délla stessa età in cui le variazioni, nello stesso periodo, sono nulle o minime. Altri autori negano invece un'effettiva utilità nel misurare l'atrofia cerebrale. Infatti, si è riscontrata sovrapposizione compléta o quasi fra la definizione soggettiva ( «ad occhio») di atrofia cerebrale patologica e quella obiettiva conseguente a tecniche sofisticate di misurazione delle dimensioni delle varie componenti cerebrali. Inoltre, alcuni sostengono che la diagnosi di demenza deve essere sempre e comunque clinica e che le indagini neuroradiologiche possono essere solo un ausilio. Infatti, le correlazioni fra atrofia cerebrale e misurazioni psicometriche sono, nei vari studi, deboli o del tutto inesistenti. A questo proposito vi sono esempi di pazienti affetti da demenza che presentano alla TC sistema ventricolare e solchi di dimensioni normali ed esempi di persone normali con ventricoli e solchi dilatati.
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Andreula, F. C., A. M. N. Recchia-Luciani, and L. Garofalo. "Linfomi del sistema nervoso centrale e Aids." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 206. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s292.

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Abstract:
I linfomi del sistema nervoso centrale, a lungo eteroplasie intracraniche rare (1–2%) sono in continuo aumento percentuale in relazione con l'immunodepressione virale dell' AIDS (6% dei pazienti, 3% in età pediatrica), così come con quella iatrogena. Tipiche dei linfomi AIDS l'associazione con l'EB virus, l'elevata malignità, la scarsa risposta alla terapia, la localizzazione (SNC, midollo, intestino, cute, anoretto). Oggi tali tumori sono riscontrati in tutte le età (60 anni è la decade di presentazione tipica negli immunocompetenti). Le forme intracraniche, soprattutto B (80%), sono l'1% dei Non-Hodgkin, e dovrebbero essere considerate in realtà secondarie, dal punto di vista fisiopatologico, anche nei casi in cui l'esordio riguardi il SNC. Dal 20 al 40% dei casi sono forme multiple. Il ruolo giocato dall'Imaging deve essere considerato importante, poiché, nonostante le frequenti recidive a breve termine (la sopravvivenza media dalla diagnosi supera di poco l'anno, ed è minore nell'AIDS), queste forme rispondono, quando correttamente inquadrate, assai bene alle alte dosi di cortisonici (nel 40% dei soggetti trattati, già in 24 ore, per linfolisi e ripristino della b.e.e.) così come alla radioterapia. Nella patogenesi sono invocati differenti meccanismi di interconnessione tra neoplasie e agenti virali. La sede preferenziale è sopratentoriale in regione dei nuclei della base o comunque in strutture in cui la componente prevalente è la sostanza bianca. L'estensione dell'edema è incongrua rispetto all'entità della lesione, in ragione della esigua neoangiogenesi indotta. Queste masse hanno margini relativamente ben definiti solo macroscopicamente, con ben maggiore infiltrazione all'istologia; foci di rammollimento necrotico o emorragico sono rari nei pazienti AIDS. All'istologia la zona centrale di cellularità elevata, più rarefatta in periferia, mostra un caratteristico aspetto a “bulbo di cipolla” della trama reticolare. Queste neoplasie si localizzano a livello degli “involucri” cerebrali: sedi caratteristiche sono infatti le leptomeningi e le aree lungo lo spazio subependimal (40–50%), aree di coinvolgimento rese manifeste dalla impregnazione del m.d.c. L'impregnazione lungo le pareti ventricolari suggerisce la diagnosi specie se le immagini RM rivelano l'ulteriore diffusione delle localizzazione leptomeningee lungo gli spazi perivascolari di Virchow Robin. Questi tumori metastatizzano per via ematica, determinando la comparsa di lesioni parenchimali, leptomeningee e meningo-durali. In sede meningo-durale un notevole infiltrato linfomatoso può assumere aspetto a lente biconvessa. Non esistono significative differenze di imaging tra forme linfomatose primitive e secondarie del S.N.C. La TC dimostra lesioni solide singole o multiple, rotondeggianti, isodense al parenchima, (nel 20% dei casi iperdense) con quasi costante accentuazione dopo m.d.c., raramente solo periferica. La RM dimostra isoiperintensità in T1, modesto incremento in DP e ipointensità rispetto alla grigia in T2, da scarso citoplasma delle cellule componenti. L'impregnazione è unicamente da alterazione della barriera emato-encefalica (scarsa la componente neovascolare).
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"V Sessione: Le Malattie Della Sostanza Bianca." Rivista di Neuroradiologia 17, no. 1_suppl (September 2004): 45–55. http://dx.doi.org/10.1177/19714009040170s106.

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