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Academic literature on the topic 'Microcircolo coronarico'
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Journal articles on the topic "Microcircolo coronarico"
Eugenio, Eugrnio. "Stress eco 2030." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 2 (July 31, 2022): 1–8. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-2-1.
Full textZenti, Maria Grazia. "La LDL-aferesi nella PAD." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 23, 2013): S37—S40. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1089.
Full textSciomer, Susanna, and Federica Moscucci. "Menopausa e rischio cardiovascolare: come educare le donne alla prevenzione." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 1 (May 31, 2022): 31–33. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-7.
Full textDissertations / Theses on the topic "Microcircolo coronarico"
Marotta, Helga. "Fisiopatologia ed approccio terapeutico all'ipertensione polmonare secondaria alle connettiviti sistemiche. Studio del microcircolo coronarico nella sclerosi sistemica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426625.
Full textIl lavoro svolto nei tre anni di dottorato si è articolato in due argomenti: follow-up di pazienti affetti da ipertensione arteriosa polmonare secondaria alle connettiviti e studio del microcircolo coronarico in pazienti affetti da sclerodermia associata o meno a ipertensione arteriosa polmonare (PAH). Fisiopatologia ed approccio terapeutico all'ipertensione polmonare secondaria alle connettiviti sistemiche L'ipertensione arteriosa polmonare è una temibile complicanza delle connettiviti sistemiche, in particolare della sclerodermia. La Cattedra e UOC di Reumatologia è un Centro regionale per la diagnosi ed il trattamento della PAH. Dal 2003 ad oggi, abbiamo reclutato 43 pazienti, di cui attualmente vengono seguiti 25 in follow-up. La diagnosi di PAH è stata posta con ecocardiografia transtoracica per valori di PSVD > 45 mmHg. Dapprima a cadenza trimestrale e successivamente semestrale, i pazienti venivano sottoposti alla valutazione ecocardiografica e al 6m-WT per verificare l'efficacia della terapia o cogliere precocemente un eventuale peggioramento della malattia polmonare. Il nostro studio riporta i risultati di un follow-up a breve e a lungo termine; nei primi 13 pazienti trattati per un anno con bosentan, vi è stata una riduzione della PSVD statisticamente significativa dopo 3, 6 e 12 mesi. La distanza percorsa al 6m-WT è aumentata in media di 14 metri dopo 3 mesi, 27 metri dopo 6 mesi e 30 metri dopo 12 mesi. In 8 soggetti vi è stato anche il miglioramento della classe funzionale WHO. Dopo due anni di terapia, nei 12 pazienti il bosentan ha mantenuto ridotti rispetto al baseline i valori di PSVD, assestandoli su quelli registrati a 12 mesi. La tolleranza allo sforzo fisico invece è diminuita in modo significativo. Si sono manifestate alcune complicanze delle connettiviti a carico degli arti inferiori (in tre casi trombosi venosa, tendinite, artrite) e peggioramento della concomitante fibrosi polmonare in un caso, che hanno inciso notevolmente sulla riduzione della distanza percorsa in 6 minuti (in media di 108 metri); peraltro, anche negli altri 8 pazienti la capacità funzionale si è ridotta e la distanza percorsa è diminuita in media di 79 metri. Questi dati suggeriscono che il 6m-WT non rappresenta un adeguato test di valutazione della capacità di esercizio nei pazienti affetti da PAH secondaria alle connettiviti sistemiche, in accordo con i dati della letteratura. Negli anni successivi, nei 9 pazienti in follow-up più lungo, la PSVD tendeva a risalire, seppur in modo non statisticamente significativo; in particolare, al quinto anno è rimasta ridotta in 3 pazienti, sovrapponibile al baseline in 2 ed aumentata in 4. Dopo cinque anni di trattamento, 5 pazienti erano ancora in grado di eseguire il 6m-WT, ma la distanza media percorsa al 6m-WT si è ridotta di 122 metri rispetto al baseline (p<0,001). Gli altri 4 pazienti non erano in grado di eseguire il test per il peggioramento della concomitante fibrosi polmonare in due di essi e per il deterioramento della PAH con dispnea ingravescente e scompenso cardiaco negli altri due. Questi dati mostrano che la risposta al bosentan è buona nel primo anno di terapia, si assesta su valori stabilizzati nel secondo, per poi mediamente ridursi negli anni successivi; ciò suggerisce l'opportunità di potenziarne l'effetto associandovi un secondo farmaco, che agisca con un meccanismo d'azione diverso sulla PAH, in modo da intervenire su più targets etiopatogenetici; infatti, i trattamenti di combinazione sembrano costituire il gold standard nella terapia di questa temibile complicanza delle connettiviti sistemiche. Studio del microcircolo coronarico nella sclerosi sistemica La sclerodermia è una malattia del tessuto connettivo caratterizzata da lesioni prima funzionali e poi organiche del microcircolo; l'interessamento cardiaco è segnalato dal 50 all'80% dei pazienti, ma spesso senza segni e sintomi evidenti; in particolare, le arterie coronarie epicardiche sono angiograficamente indenni, mentre vi è una riduzione del flusso coronarico. Abbiamo perciò studiato la microangiopatia coronarica in 37 pazienti consecutivi affetti da sclerodermia grazie alla valutazione della riserva coronarica (CFR): tale metodo non invasivo si avvale di un ecocardiogramma transtoracico, durante infusione di adenosina, e può individuare precocemente un'alterazione del circolo coronarico in pazienti asintomatici. Anche nel nostro studio la CFR è risultata ridotta rispetto ai valori normali (?2,5) nel 60% dei pazienti (2,4±0,8 vs 3,3±0,4). Abbiamo correlato i valori della CFR con la forma clinica della connettivite, il pattern anticorpale, la durata della malattia, la concomitante presenza della PAH e in questo gruppo di pazienti, la terapia con bosentan. Nessun paziente presentava sintomi da riferirsi ad interessamento cardiaco. La CFR è risultata maggiormente ridotta nei pazienti con la forma limitata di malattia ed ACA positivi, sebbene non statisticamente significativa; non vi è correlazione con la durata della connettivite. I valori medi di CFR nei pazienti sclerodermici con e senza PAH sono sostanzialmente sovrapponibili. Considerando i nostri dati e quelli della letteratura, riteniamo che non vi sia correlazione tra CFR e PAH, bensì che i pazienti sclerodermici affetti dalla forma diffusa di malattia vadano maggiormente incontro alla microangiopatia del circolo coronarico e quelli affetti dalla forma limitata all'interessamento vascolare polmonare. In altri termini la correlazione è tra forma diffusa ed endotelio coronarico da una parte e forma limitata ed endotelio polmonare dall'altro.
BIANCHI, JANETTI MARIA. "Valutazione della cardiotossicità in pazienti con neoplasie metastatiche in terapia con farmaci anti angiogenetici." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/82543.
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