Journal articles on the topic 'Mezzi iodinati di contrasto'

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1

Lorusso, V., and E. P. Tirone. "Mezzi di contrasto paramagnetici." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 207–12. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100214.

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Abstract:
Vengono descritti i parametri che influenzano l'intensità del segnale nella RMN ad immagini. I tempi di rilassamento T1 e T2 e la densità protonica vengono descritti come parametri tissutali e vengono esaminate le possibiltà di influenzare tali parametri mediante ioni, complessi e gas paramagnetici.
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2

Dicuonzo, F. "Fattori di rischio e profilassi." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 165–68. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100207.

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Abstract:
La somministrazione di mezzi di contrasto comporta «Fattori di rischio» che possiamo considerare «relativi al paziente» e, quindi, connessi alla sua condizione clinica e «relativi all'esame» e, quindi, dipendenti dalle modalità di somministrazione del mezzo di contrasto e, soprattutto, dal tipo di mezzo di contrasto. Il perfezionamento della ricerca farmacologica negli ultimi quindici anni, soprattutto nel campo dei mezzi di contrasto, ha permesso di attuare una «profilassi» dei cosiddetti «fattori di rischio». Momento fondamentale di tale profilassi è proprio la scelta del m.d.c. I mezzi di contrasto a bassa osmolarità non ionici consentono una minore tossicità ed una maggiore maneggevolezza. Non indicate in assoluto, tali sostanze sono altresì consigliabili nei «pazienti a rischio» e negli «esami a rischio», intendendo per essi anche quelli con ampia dose di mezzo di contrasto.
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3

Kormano, M. "Farmacocinetica dei mezzi di contrasto radiologici." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 139–46. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100203.

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Abstract:
L'ampiezza e la durata dell'assunzione e dell'eliminazione dei mezzi di contrasto negli spazi extracellulari, mostra differenze tissutali specifiche, ma le variazioni fisiologiche e l'imprecisione delle misurazioni della tomografia computerizzata (TC) interferiscono con il loro uso diagnostico ai fini di caratterizzazione tissutale. Dopo una iniezione a bolo, si verificano rapidi cambiamenti nella distribuzione del contrasto, che però possono essere riconosciute solo con scansioni CT dinamiche. Dopo 2–3 minuti, l'aorta ed i tessuti normali mostrano un decremento parallelo nella concentrazione di contrasto. La diminuzione dell'accentuazione di contrasto nelle arterie può essere posposta con una rapida infusione del mezzo di contrasto stesso, e l'anatomia vascolare sarà così meglio visualizzata. Diversi nuovi prodotti presentano piccole differenze in farmacocinetica a livello renale ed epatico, ma tali differenze sono troppo modeste per essere utili a fini diagnostici. A livello del sistema nervoso centrale la barriera ematoencefalica impedisce il contatto del mezzo di contrasto col tessuto nervoso normale ed il volume di distribuzione è ridotto. Per converso la relativa differenza di comportamento tra tessuto cerebrale normale e patologico è più ampia che altrove. Le differenze fra i diversi mezzi di contrasto sono pittosto modeste e sopratutto condizionate dalla farmacocinetica a livello del resto del corpo.
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4

Corsico, N., and P. Tirone. "Mezzi di contrasto iodurati ionici e non-ionici in neuroradiologia: Aspetti farmaco-tossicologici." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 155–59. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100205.

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Abstract:
Sono stati confrontati gli effetti farmacotossicologici di alcuni mezzi di contrasto ionici e non-ionici sulle strutture nervose e sulle funzioni cerebrali. I mezzi di contrasto non-ionici hanno esercitato una minor azione lesiva sulla barriera ematoencefalica e sono risultati meno neurotossici. In particolare hannno dimostrato un minore potenziale epilettogeno. Sulla base dei risultati ottenuti si può presumere che la minor neurotossicità dei mezzi di contrasto non-ionici non sia dovuta soltanto alla minor osmolalità delle soluzioni, ma anche alla minor chemiotossicità della molecola.
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5

D'Aprile, P. "Mezzi di contrasto in neuroradiologia." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 125–28. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100201.

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6

Caillé, J. M., M. Allard, J. F. Gréselle, and D. Gense. "Mezzi di contrasto in neuroradiologia." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 129–38. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100202.

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7

Carella, A., P. D'Aprile, and N. Burdi. "Mezzi di contrasto in Neuroradiologia." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 2 (June 1991): 225–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140099100400216.

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8

Del Favero, C. "Effetti secondari comparati dei mezzi di contrasto ionici e non ionici." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 161–64. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100206.

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Abstract:
Vengono presentati i risultati relativi alle reazioni avverse dei mezzi di contrasto ionici e non ionici introdotti per via venosa in 34.928 pazienti. L'incidenza delle reazioni avverse è stata dell '11.47% con il mezzo di contrasto ionico e 2.1% con il mezzo di contrasto non ionico. Si è notato un incremento di rischio per i soggetti con anamnesi allergica. Le reazioni avverse sono state prevalentemente minori e moderate mentre le gravi sono state più frequenti con il mezzo di contrasto ionico. Complessivamente i mezzi di contrasto non ionici diminuiscono l'incidenza delle reazioni avverse da 1 a 5–8 volte rispetto ai contrasti ionici.
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9

Leonardi, M., E. Biasizzo, R. Daidone, G. Fabris, A. Lavaroni, and T. Penco. "Il mezzo di contrasto in tomografia computerizzata cerebrale scelta delle dosi una nuova proposta." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 181–84. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100209.

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Abstract:
L'introduzione dei mezzi di contrasto non-jonici ha presentato da un lato maggiori possibilità di impiego sia per la maggiore tollerabilità che per la differente azione farmacologica e dall'altro nuovi problemi legati ai costi elevati. Il mezzo di contrasto non-jonico che non altera la barriera emato-encefalica e permane più lungamente nei vasi determina un più marcato e più prolungato effetto contrastografico vascolare. Gli autori presentano un confronto fra TC cerebrali effettuate con diversi mezzi di contrasto iniettati per via endovenosa in diverse dosi. Le differenze di accentuazione di contrasto (enhancement) sono valutate in percentuale con densitometro ottico, fra esami effettuati prima e dopo iniezione endovenosa del contrasto. Viene proposto l'impiego del contrasto non-jonico in dose ridotta rispetto a quella tradizionalmente impiegata. I risultati sono soddisfacenti sia sul piano iconografico, che della pratica clinica, che economico.
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10

Tazzari, S., M. Meroni, L. Torri Tarelli, and A. Sessa. "Nefrotossicità Dei Mezzi Di Contrasto Iodati." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 6, no. 3 (July 1, 1994): 15–22. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.1994.1884.

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11

Belloni, G., G. Bonaldi, and L. Moschini. "Neurotossicità dei mezzi di contrasto iodati." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 147–53. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100204.

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Abstract:
I m.d.c. iodati impiegati nelle indagini neuroradiologiche presentano una neurotossicità che dipende sia dalla via di introduzione che dal contrasto usato. I m.d.c. non ionici e quelli a bassa osmolarità, pur non essendo privi di effetti collaterali, si dimostrano adeguati a soddisfare tutte le esigenze diagnostiche e presentano una buona tollerabilità.
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12

Smaltino, F., S. Cirillo, F. Di Salle, and L. Simonetti. "Mezzi di contrasto in risonanza magnetica." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 201–5. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100213.

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Abstract:
I mezzi di contrasto (mdc) consentono un miglioramento delle possibilità diagnostiche della Risonanza Magnetica (RM) mediante una modificazione differenziale dei parametri tissutali di rilassamento. Tra i mdc paramagnetici accanto al Gadolinio-DTPA, che ha dimostrato una buona efficacia ed una tossicità trascurabile, altre molecole si candidano ad un esame clinico più approfondito. Ottime prospettive sono offerte dai mdc superparamagnetici nello studio RM dell'addome. Le moderne biotecnologie possono consentire di produrre mdc dotati di tropismo di organo, tessuto o lesione.
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Tazzari, S., M. Meroni, L. Torri Tarelli, and A. Sessa. "Nefrotossicità Dei Mezzi Di Contrasto Iodati." Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 6, no. 3 (July 1994): 15–22. http://dx.doi.org/10.1177/039493629400600302.

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Carchietti, E., A. Lorenzon, L. Casatta, G. Fabris, A. Lavaroni, E. Biasizzo, F. Iaiza, and R. Cocconi. "La profilassi delle reazioni allergiche da mezzi di contrasto in Neuroradiologia." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 4 (August 1994): 601–4. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700406.

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Abstract:
Nella diagnostica neuroradiologica, nonostante l'utilizzo di mezzi di contrasto non ionici, permane la possibilità di reazioni avverse specialmente in soggetti a rischio. Abbiamo istituito un protocollo di profilassi plurifarmacologica attuato dal 1 gennaio 1992 su pazienti a rischio per reazioni allergiche sottoposti a TC cerebrale con Iopamidolo. Somministrando, come profilassi, idrossizina associata a ranitidina e all'acido tranexamico, non abbiamo riscontrato alcun tipo di reazione avversa al mezzo di contrasto in nessuno dei 962 pazienti sottoposti alla TC. Possiamo quindi sostenere che l'attuazione di un simile schema di trattamento, permettendo da un lato di antagonizzare l'attività istaminergica in modo efficace ed efficiente pur senza indurre importanti effetti collaterali, dall'altro limitando l'attivazione della cascata del complemento, sia utilmente proponibile nella prevenzione delle reazioni avverse ai mezzi di contrasto.
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15

Colagrande, S., C. Bartolozzi, G. Pellicanò, and M. A. Caone. "Mezzi di contrasto in Tomografia a Risonanza Magnetica." Rivista di Neuroradiologia 3, no. 3_suppl (December 1990): 17–25. http://dx.doi.org/10.1177/19714009900030s303.

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Carchietti, E., G. Fabris, E. Valle, and M. Leonardi. "Reazioni avverse da mezzi di contrasto: Un modello di profilassi." Rivista di Neuroradiologia 14, no. 4 (August 2001): 415–18. http://dx.doi.org/10.1177/197140090101400406.

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Meschi, Michele, Simona Detrenis, Marcella Saccò, Marcello Bertorelli, Enrico Fiaccadori, Alberto Caiazza, and Giorgio Savazzi. "Il paziente a rischio di nefropatia da mezzi di contrasto iodati." Italian Journal of Medicine 4, no. 4 (December 2010): 223–29. http://dx.doi.org/10.1016/j.itjm.2010.05.007.

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18

Formisano, S., N. Bortolotti, E. Falleti, U. Angeloni, G. Brughitta, G. Fabris, and M. Leonardi. "Interazione tra chimopapaina e mezzo di contrasto." Rivista di Neuroradiologia 2, no. 1_suppl (February 1989): 49–54. http://dx.doi.org/10.1177/19714009890020s110.

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Abstract:
Gli autori presentano alcuni risultati sulle caratteristiche cinetiche della chimopapaina in presenza di due mezzi di contrasto: l'acido jotalamico e Fjopamidolo (Bracco Industria Chimica, Milano) rispettivamente jonico e non jonico. Dai parametri cinetici osservati si deduce chiaramente che i due contrasti, l'acido jotalamico — jonico — e lo jopamidolo — non jonico —, influenzano diversamente la Vmax e la Km. La Km ottenuta in presenza di jopamidolo è inferiore a quella ottenuta rispettivamente senza e con acido jotalamico. L'enzima quindi ha una maggiore affinità per il substrato in presenza di jopamidolo ed una minore affinità in presenza di acido jotalamico. Il meccanismo è molto complesso e sono necessari ulteriori approfondimenti per meglio comprenderlo.
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Andreula, C. F. "Il mezzo di contrasto per via venosa nello studio TC dell'encefalo." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 169–80. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100208.

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Abstract:
L'uso del mezzo di contrasto per via venosa nella TC dell'encefalo svolge un ruolo chiave nell'incremento di sensibilità della metodica, ma vieppiù immette altri dati nel raggiungimento di una diagnosi di specificità. L'autore riporta e discute le concentrazioni, le dosi riguardanti il mezzo di contrasto, sottolineando la necessità di uso di mezzi di contrasto a bassa osmolarità per la minore incidenza di effetti indesiderati, con predilezione per i non ionici. Le tecniche di somministrazione più utilizzate sono la bifasica la metodica del bolo rapido e le tecniche speciali con doppia dose di contrasto e scansioni ritardate. I reperti TC sono stati distinti utilizzando come parametro di valutazione la barriera ematoencefalica, importante struttura anatomo funzionale, la cui integrità, assenza, danneggiamento o malfunzionamento determinano rilievi tomodensitometrici di contrast-enhancement (CE) importanti per una diagnosi di specificità. L'autore inoltre sottolinea l'importanza della valutazione della dinamica del CE e delle curve densità/tempo, utilizzando la tecnica speciale di doppia dose e scansioni ritardate, discutendone i rapporti con le sequenze di impulsi in Risonanza Magnetica.
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Andreula, C., A. Carella, M. M. Colombo, R. De Blasi, A. J. Klaveness, A. Mazza, F. Simionato, and G. Scotti. "Valutazione della sicurezza ed efficacia di iodixanolo 270 mgI/ml e 320mgI/ml a confronto con iopamidolo 300 mgI/ml nella TC cerebrale." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 4 (November 1993): 397–400. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600404.

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Abstract:
Scopo di questo studio doppio cieco, randomizzato, comparativo a tre gruppi paralleli, è stato il confronto della sicurezza tollerabilità ed efficacia della concentrazione più bassa (270 mgI/ml: 39 pazienti) e più alta (320 mgI/ml: 39 pazienti) di iodixanolo (Visipaque ®), un nuovo mezzo di contrasto iodato non-ionico dimero, con iopamidolo (300 mgI/ml: 40 pazienti) nell'esame di tomografia computerizzata della testa. Le caratteristiche generali dei pazienti risultarono simili nei 3 gruppi di trattamento. Nessuna differenza significativa (p > 0,05) fu riscontrata tra i 3 gruppi di trattamento nella informazione diagnostica, il principale parametro di efficacia (ottimale in 37, 36 e 39 pazienti del gruppo iodixanolo 270, iodixanolo 320 e iopamidolo 300 rispettivamente). I risultati riguardanti la sicurezza non mostrarono nessuna differenza significativa tra i 3 mezzi di contrasto considerati. Su 118 pazienti, 9 accusarono discomfort (7%, 5%, e 10% nel gruppo iodixanolo 270, iodixanolo 320 e iopamidolo 300 rispettivamente) e solo 1 pz. del gruppo iodixanolo 320 mgI/ml presentò un evento avverso diverso dal discomfort (transitoria e lieve nausea, tosse, e dispnea). Il test esatto di Fisher dette p = 0,50 nel confronto tra gruppo iodixanolo 320 e gruppo iopamidolo 300. In conclusione, iodixanolo 270 mgI/ml e 320 mgI/ml risultarono mezzi di contrasto sicuri ed efficaci nell'esame di tomografia computerizzata della testa, e non fu riscontrata nessuna differenza significativa nella sicurezza ed efficacia rispetto a iopamidolo 300 mgI/ml.
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Rosati, G., A. Morisetti, and P. Tirone. "Tossicità nell'animale e sicurezza nell'uomo." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 4 (August 1994): 595–600. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700405.

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Abstract:
Fino ai primi anni '80, le indagini epidemiologiche condotte sulle reazioni avverse ai mezzi di contrasto iodurati uroangiografici iniettati per via endovenosa, non erano riuscite a stabilire una correlazione significativa fra l'incidenza delle reazioni e il tipo e/o la dose del composto somministrato. Di conseguenza si era ritenuto che nello scatenamento delle reazioni avverse sistemiche il ruolo delle caratteristiche farmaco-tossicologiche delle diverse molecole iodurate fosse trascurabile rispetto ai fattori di rischio individuali. Studi più recenti hanno tuttavia messo in luce che con i composti non-ionici il rischio di reazioni avverse gravi è circa sei volte inferiore al rischio che si ha con i composti ionici. Questi risultati clinici confermano i dati derivati da studi sugli animali, che hanno evidenziato come i composti non-ionici abbiano un margine di sicurezza da due a tre volte superiore rispetto agli ionici. Alla luce di questi dati è stato riesaminato il valore predittivo degli studi preclinici per la sicurezza dell'impiego clinico dei mezzi di contrasto iodurati. Appare in questo senso utile un approccio «interspecies scaling», possibile grazie al fatto che il comportamento farmacocinetico di questi composti è ormai ben conosciuto ed estremamente semplice sia nell'uomo che nell'animale.
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Cirillo, S., L. Simonetti, F. Di Salle, A. Lopez, R. Elefante, and F. Smaltino. "Impiego dei mezzi di contrasto per via subaracnoidea in Tomografia Computerizzata." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 185–90. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100210.

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Abstract:
L'iniezione di mezzo di contrasto per via intratecale in corso di Tomografia Computerizzata, è stata usata per vari anni, a livello dei distretti vertebro-midollare e cranio-encefalico per migliorare la definizione anatomica e per avere informazioni sulla dinamica liquorale. L'avvento degli apparecchi per Tomografia Computerizzata «ad alta risoluzione» e, negli ultimi anni, della Tomografia a Risonanza Magnetica, richiede una revisione delle indicazioni attuali e della validità di questa metodica.
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Triulzi, F., and G. Scotti. "La RM nella patologia sellare e parasellare." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1_suppl (April 1988): 75–93. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s109.

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Abstract:
La Risonanza Magnetica (RM) ad alta intensità di campo (1.5 T), può attualmente ritenersi la tecnica di prima scelta nello studio della maggior parte della patologia ipofisaria e parasellare. L'estrema accuratezza offerta dalla RM nella definizione anatomica delle strutture sellari è di particolare utilità nello studio delle malformazioni dell'ipofisi e del peduncolo ipofisario e in tutte le piccole lesioni occupanti-spazio della regione sovrasellare. La RM ha inoltre recentemente dimostrato una superiore sensibiltà diagnostica rispetto alla Tomografia Computerizzata (TC) anche nello studio di microadenomi ipofisari. Superiore alla TC è pure la stadiazione pre-operatoria dei macroadenomi ipofisari, mentre anche le difficoltà fino ad oggi riscontrate nello studio dei meningiomi parasellari, caratterizzati da una scarsa risoluzione di contrasto all'esame RM di base, possono oggi essere risolte con l'utilizzo di mezzi di contrasto paramagnetici.
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Carchietti, E., L. Simonetti, F. De Santis, P. D'Aprile, and M. Leonardi. "Prevenzione, identificazione e trattamento delle reazioni avverse da mezzi di contrasto." Rivista di Neuroradiologia 14, no. 2_suppl (December 2001): 27–36. http://dx.doi.org/10.1177/19714009010140s206.

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Carchietti, E. "Reazioni avverse da mezzi di contrasto in Neuroradiologia: Profilassi e terapia." Neuroradiology Journal 5, no. 1 (February 1, 1992): 119–24. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500115.

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Andreucci, Michele. "Danno Renale Acuto da Mezzi Iodati di Contrasto. Fisiopatologia e Suggerimenti di Prevenzione." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 29, no. 1 (January 20, 2017): 11–19. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2017.614.

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Brusca, Ignazio, Maria Ruggeri, Luigi Cinquanta, Fiorella Bottan, Bruno Milanesi, Marco Tani, Salvatore Mangraviti, Cosimo Ottomano, and Massimo Gallina. "La nefropatia da mezzi di contrasto: i fattori di rischio e l’anomalia italiana." La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio - Italian Journal of Laboratory Medicine 7, no. 1 (March 2011): 36–41. http://dx.doi.org/10.1007/s13631-011-0006-z.

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Riverso, Roberto. "La certificazione dei contratti e l'arbitrato: vecchi arnesi, nuove ambiguitŕ." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 6 (March 2011): 34–61. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-006003.

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Abstract:
1. Premessa / 2. La certificazione nel decreto legislativo n. 276/2003 / 3. Certificazione, controllo giudiziale e controlli ispettivi. Una recente vi¬cenda esaminata in giurisprudenza / 4. L'estensione del campo di azione della certificazione nella nuova versione generalista / 5. Certificazione e derogabilitŕ assistita / 6. La certificazione della clausola compromisso¬ria, prima e dopo il rinvio alle Camere / 7. Il perdurante contrasto della clausola compromissoria con il dettato costituzionale / 8. L'arbitrato: a) considerazioni generali / 9. … b) il ricorso all'equitŕ / 10. … c) i mezzi di impugnazione
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Lacquaniti, A., and M. Buemi. "Nefropatia da mezzodi contrasto: il parere del Nefrologo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 2 (January 26, 2018): 6–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1129.

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Abstract:
La nefropatia da contrasto (CIN) rappresenta oggi la terza causa di insufficienza renale acuta (AKI) in pazienti ospedalizzati, condizione da ricondurre a un incremento dei pazienti che si sottopongono a procedure radiologiche interventistiche richiedenti la somministrazione intravascolare di mezzi di contrasto iodati (ICM). Bisogna inoltre considerare un incremento di soggetti con fattori di rischio quali l'età avanzata, una preesistente patologia renale, scompenso cardiaco, infarto del miocardio, diabete mellito. Si considera CIN la presenza di un incremento assoluto (= 0.5mg/dL) e relativo (= 25%), rispetto ai valori basali, della creatinina sierica (sCreat) a 48–72 ore dall'esposizione dell'ICM. È noto però come in pazienti con variazioni acute del filtrato glomerulare (GFR), sCreat è un marker dotato di poca sensibilità e specificità diagnostica. Infatti, il 25–50% dell'incremento della creatinina, con alto valore predittivo di CIN, si verifica più frequentemente solo 24 ore dopo la somministrazione dell'ICM. Negli ultimi anni, sono stati condotti studi non solo al fine di identificare nuovi biomarcatori, ma anche per valutare eventuali strategie terapeutiche preventive. La somministrazione endovenosa di soluzione salina allo 0.9% è ampiamente accettata come terapia profilattica di CIN. Diversi sono inoltre gli studi condotti che prevedono la somministrazione di bicarbonato di sodio o di N-acetilcisteina (NAC). Purtroppo molti studi mancano di potenza statistica o sono basati su diverse definizioni di CIN. Ciò ha determinato la mancanza di linee guida universali accettate dai radiologi, nefrologi, cardiologi o da altre figure professionali coinvolte. Sono quindi necessari ulteriori studi al fine di validare i risultati sino ad ora ottenuti, specie utilizzando marcatori dotati di maggiore potere diagnostico e prognostico rispetto alla creatinina sierica, quali NGAL, Cistatina C e KIM-1.
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Pieralli, S., G. Scotti, E. Bianchini, F. Simionato, and A. Mazza. "Utilità clinica della RM nello studio della regione sellare." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 89–99. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s318.

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Abstract:
Lo studio RM della regione sellare si avvale di una tecnica ormai standardizzata; le sequenze abitualmente realizzate sono Spin-Echo ponderate in T1 (SE T1W) (TR = 550, TE = 20, 4 acquisizioni), Field of view (FOV) <20 cm, matrice 256, secondo piani coronali e sagittali, con sezioni di 3 mm di spessore. Sezioni di spessore sottile, con alta matrice e FOV ridotto, dotate di buon rapporto segnale rumore potevano essere prodotte fino a poco tempo fa solo da apparecchi ad alto campo magnetico, ma attualmente anche dai più recenti apparecchi 0,5 T. Le sequenze Densità Protonica e T2W sono generalmente limitate allo studio di lesioni ad estensione extrasellare. I mezzi di contrasto paramagnetici vengono utilizzati sempre più frequentemente come completamento della indagine allo scopo di aumentare la sensibilità nei confronti di patologie di piccole dimensioni, introdurre ulteriori elementi di specificità e permettere una miglior delimitazione delle lesioni rispetto alle strutture viciniori. Sequenze Gradient Echo 3D, con acquisizione volumetrica, appaiono secondo i primi risultati molto promettenti 18in quanto permettono di ottenere sezioni di spessore fino ad 1 mm, ralmente contigue e senza effetti di interferenza o di volume parziale tra fette adiacenti, con possibilità di ricostruire successivamente immagini secondo piani diversi dalla orientazione originaria. In sintesi è stato possibile ottenere una buona risoluzione spaziale, necessaria per lo studio della sella e del suo contenuto, in una metodica caratterizzata da alta risoluzione di contrasto, dalla multiplanarità e dalla assenza di artefatti da osso e da amalgami dentari oltre che di radiazioni ionizzanti. Per queste ragioni la RM è attualmente l'esame di prima scelta nello studio delle patologie della regione sellare.
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Renzetti, P., R. C. Parodi, C. Ottonello, F. Zandrino, M. Cossu, M. P. Sormani, and F. Sardanelli. "La gadodiamide come mezzo di contrasto in tomografia computerizzata cranio-encefalica." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 6 (December 2002): 705–11. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500606.

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Abstract:
L'elevato peso atomico del Gd giustifica l'ipotesi di un utilizzo in tomografia computerizzata (TC) di mezzi di contrasto (MdC) già clinicamente in uso in risonanza magnetica (RM). Il potenziamento TC determinato dalla Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), MdC paramagnetico non ionico, è stato valutato e quantificato in vitro e in vivo. Due serie di soluzioni scalari di Gadodiamide e di MdC iodato (Iopamiro 370, Bracco) sono state sottoposte a scansione TC per la quantificazione densitometrica in unità Hounsfield (UH). Sette pazienti affetti da neoplasia intracranica sono stati sottoposti a TC prima e dopo somministrazione endovenosa di 0,3 mmol/Kg di Gadodiamide; sono stati rilevati i valori medi di densità pre- e postcontrasto a livello dell'arteria basilare e della massa tumorale. Nello studio in vitro, a parità di concentrazione molare del MdC, è risultata maggiore la densità media della soluzione di gadodiamide rispetto al MdC iodato, superiorità statisticamente significativa (test F, p < 0,0001), a conferma del fatto che il Gd ha caratteristiche fisiche che lo rendono utilizzabile in MdC per TC. Nello studio in vivo, la gadodiamide ha determinato incrementi densitometrici medi (postcontrasto /precontrasto) del 71,05% per l'arteria basilare e del 45,23% per la lesione tumorale, consentendo una sufficiente apprezzabilità soggettiva dell'enhancement. La Gadodiamide può essere utilizzata come MdC in TC in pazienti con dubbia o asserita diatesi allergica per i MdC iodati allorquando non sia praticamente disponibile la RM (urgenze!) o sussistano importanti controindicazioni (pacemaker, ecc.). L'osmolarità medio-bassa (780 mOsm/Kg) e il profilo tossi-cologico favorevole della Gadodiamide permettono di ipotizzare l'utilizzo di dosi anche più elevate. Tali risultati preliminari rafforzano l'ipotesi della messa a punto di MdC per TC a base di Gd; più atomi di Gd potrebbero ad esempio essere contenuti all'interno della molecola con il duplice effetto di ridurre la tossicità ed elevare il peso atomico del MdC. Gadolinium (Gd) high atomic weight can enable us to use the Gd-chelates as contrast agents (c.a.) in computed tomography (CT). CT contrast enhancement (c.e.) due to Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), a non-ionic paramagnetic c.a. used in magnetic resonance (MR) imaging, was evaluated and quantified through an in vitro and in vivo study.
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Carella, A., C. F. Andreula, M. Camicia, E. A. Alloro, and L. Garofalo. "La Risonanza Magnetica nella patologia non tumorale del rachide." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1_suppl (April 1988): 47–57. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s106.

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Abstract:
Nello studio della patologia non tumorale del rachide la Risonanza Magnetica svolge un ruolo fondamentale non solo nel rilievo diagnostico ma anche nel seguire la sequenza dei normali processi d'invecchiamento della colonna vertebrale. Nelle malformazioni la R.M. restituirà la visione unitaria di sistema multicompartimentale alle strutture ossee e nervose, svincolandolo da uno studio singolo di struttura con successivo meccanismo di integrazione artificiale. Nei traumi permetterà il rilievo non solo della patologia in atto, ma anche di una ipotesi in prospettiva delle chances di recupero. Nelle malattie flogistiche e infiammatorie la R.M. permetterà uno studio accurato dell'estensione del processo e della progressione con coinvolgimento delle strutture vicine. Nei processi degenerativi infine la R.M. permetterà di ipotizzare il limite tra i normali processi di invecchiamento e la patologia e seguirà le situazioni potenzialmente patogene nel loro aggravamento nella loro fase di suscettibilità chirurgica. Per tutti questi obiettivi l'utilizzo di impianti affidabili, di studio dei tempi di rilassamento dei tessuti in prospettiva di opportune sequenze di impulsi, di applicazioni di tecniche di fast scanning, importanti non solo per il risparmio di tempo ma anche per la capacità diagnostica tutta in costruzione, sono e saranno campi di ricerca. Inoltre l'introduzione dei mezzi di contrasto paramagnetici in RM ha ulteriormente amplificato la sfida nelle ricerche.
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Anzera, Giuseppe, and Alessandra Massa. "Chi ha paura di Internet? Le piattaforme online nei processi di radicalizzazione e di deradicalizzazione." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 1 (October 2021): 122–38. http://dx.doi.org/10.3280/erp1-special-2021oa12471.

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Abstract:
Radicalizzazione online e self-radicalization sono aree ancora poco analizzate all'interno della gamma dei fenomeni che conducono all'inasprimento ideologico e all'estremismo violento. In questo articolo, si esploreranno le principali ragioni dello stretto legame tra piattaforme online e pratiche di radicalizzazione e interventi di deradicalizzazione legati alle ideologie di matrice islamista. Le traiettorie di radicalizzazione dipendono da numerose direttrici incrociate: predisposizioni individuali e disposizioni contestuali; motivazioni psicologiche e questioni materiali; rivendicazioni identitarie e moventi politici. In questo senso, la costruzione narrativa delle esperienze, soprattutto dei giovani soggetti di seconda generazione, &egrave; determinante nel comprendere gli autoposizionamenti dei soggetti radicali, e nel ricostruire il display delle esperienze individuali. Le piattaforme, e pi&ugrave; in generale i media, si configurano quindi come spazio di costruzione della realt&agrave; sociale. I mezzi di comunicazione digitali si sono dimostrati particolarmente efficaci nella disintermediazione delle pratiche di partecipazione politica: per quanto riguarda la radicalizzazione, queste si dimostrano rilevanti per finalit&agrave; strumentali e per utilizzi comunicativi, incidendo sull'organizzazione e sulla socializzazione ai fenomeni radicali, mentre favoriscono la rappresentazione pubblica e la propaganda di tali fenomeni. Seppure il peso maggiore delle dinamiche di radicalizzazione sia imputabile a processi politici e sociali offline, alcune tecnicalit&agrave; delle piattaforme interferiscono con le dinamiche di polarizzazione. Negli ultimi anni sono nate una serie di iniziative volte a limitare l'impatto delle piattaforme sulla radicalizzazione: queste iniziative coinvolgono attori pubblici, privati e organizzazioni di attori autonomi. Il contrasto della radicalizzazione online deve utilizzare strategie flessibili, contro-narrazioni e media literacy.
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Jones, Mark Wilson. "Designing the Roman Corinthian capital." Papers of the British School at Rome 59 (November 1991): 89–151. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009685.

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Abstract:
IL CAPITELLO CORINZIO ROMANO: DISEGNO E PROGETTAZIONELo studio è concentrato sui capitelli corinzi dei templi a Roma, ma vengono anche considerate le testimonianze greche, ellenistiche ed italiche per quanto concerne il composito ed altre forme corinzieggianti. La spiegazione di Vitruvio non è sufficiente per capire come veniva progettato il capitello corinzio. Il capitello può essere meglio capito studiando proporzioni diverse da quelle menzionate da Vitruvio. Il disegno spesso rispetta una regola che vuole l'altezza del capitello uguale alla larghezza o minima distanza tra le facce opposte dell'abaco. Inoltre, la larghezza in diagonale dell'abaco corrisponde spesso a due volte il diametro inferiore del fusto della colonna. Inoltre ancora, molte dimensioni importanti di un'ordine corinzio normale corrispondono all'uno o all'altro di questi calcoli. Lo schema che emerge mette in contrasto la semplicità e cosistenza di certe regole a confronto di una grande numero di variazioni nei particolari. Ciò dipende dalla costrizione delle forme architettoniche ma anche dei mezzi di produzione. Dallo studio dei capitelli abbozzati è emerso che i calcoli più usati erano quelli più importanti per la lavorazione. Nel periodo imperiale, soprattutto, ci fu un sistema per il proporzionamento combinato con tendenze verso la standardizzazione al fine di incrementare la produzione su larga scala. L'intreccio tra le regole e le variazioni rivela un ingegnioso, ed allo stesso tempo pragmatico approccio alla questione del disegno e dell'ornato.
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Stame, Nicoletta. "Come concepire la politica, come valutarla." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 1 (May 2010): 57–74. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-001004.

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Abstract:
Recenti dibattiti sulla Evidence-Based Policy hanno discusso le sue ipotesi metodologiche su come stabilire l'evidenza, e cioč la gerarchia della robustezza dei metodi nella valutazione degli effetti dele politiche. Minore attenzione č stata dedicata al modo in cui una politica č concepita all'interno di questo approccio, vale a dire come trattamento somministrato ad un paziente (target), al fine di ottenere uno specifico risultato, con l'obiettivo poi di essere generalizzato. Questa concezione si esprime in un quadro epidemiologico come ambito disciplinare, e presuppone un'analisi controfattuale come gold standard, che ignora il processo decisionale e di attuazione, e il ruolo degli stakeholders. Sia questo modo di concepire la politica, che quello di affrontare le diverse fasi del ciclo delle decisioni politiche sono in contrasto con altre metodologie basate su differenti presupposti disciplinari e teorici, in gran parte provenienti dalle scienze politiche. Gli approcci basati sulla "razionalitŕ sinottica" considerano le politiche come interventi basati su una logica di obiettivi-mezzi-risultati, prendendo in considerazione le tre fasi, come momenti separati, e seguono una valutazione basata sugli obiettivi (goal-oriented evaluation). Gli approcci basati sulla "razionalitŕ incrementale" guardano alle politiche come ad un insieme di relazioni complesse che si sviluppano durante l'implementazione, durante la quale le politiche vengono ri-definite. I diversi approcci sono confrontati sulla base del loro modo di considerare ciň che accade durante il processo decisionale, l'attuazione del programma e la valutazione; qual č il significato di valutare gli effetti (causalitŕ), il loro modo di affrontare il contesto, e il modo in cui consentono la partecipazione dei beneficiari.
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Caramia, F., P. Pantano, and L. Bozzao. "Risonanza magnetica di diffusione e perfusione." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 2 (April 2000): 207–15. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300208.

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Abstract:
Negli ultimi anni, grazie allo sviluppo nel campo della tecnologia ultraveloce e ad una migliore comprensione dei principi fisici che regolano l'azione dei mezzi di contrasto per RM, è stata introdotta una modalità di imaging funzionale completamente nuova, la RM funzionale. Le tecniche funzionali permettono l'acquisizione di mappe dei principali parametri emodinamici (RM di perfusione o PWI), la valutazione della mobilità delle molecole d'acqua (RM di diffusione o DWI) e lo studio delle attivazioni neuronali (fMRI). La combinazione delle diverse tecniche funzionali permette di valutare nello stesso esame aspetti diversi e complementari della fisiopatologia cerebrale e di combinarli con le informazioni fornite dall'acquisizione di immagini convenzionali. Per questo motivo per la disponibilità commerciale delle tecniche ultraveloci, le tecniche di RM funzionale, in un primo momento applicate prevalentemente a scopo di ricerca, sono state gradualmente introdotte nella pratica clinica. In questo lavoro illustreremo brevemente i principi fisici alla base delle tecniche di diffusione e perfusione e le loro principali applicazioni cliniche. In recent years, advances in ultrafast technology and a better understanding of the physical principles underlying the effect of MR contrast media have given rise to a new functional imaging technique, functional magnetic resonance. Functional techniques allow the acquisition of maps of the main haemodynamic parameters (perfusion MR or PWI), evaluation of the mobility of water molecules (diffusion MR or DWI) and the study of neuronal activation (fMRI). The combination of different functional techniques allows assessment of different complementary aspects of brain pathophysiology during the same examination so that they can be combined with information provided by conventional scans. Following the advent of ultrafast techniques, functional MR imaging initially confined to research has gradually been introduced into clinical practice. This paper briefly described the physical principles underlying the diffusion and perfusion techniques and their main clinical applications.
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Dal Pozzo, G., M. Cellerini, M. Mascalchi, P. Innocenti, N. Villari, and M. C. Boschi. "Utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 121–33. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s322.

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Abstract:
Viene esaminata l'utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria con particolare riguardo ai vantaggi, alle limitazioni, alle indicazioni e controindicazioni della metodica. Come è noto, la RM consente uno studio multiplanare e non invasivo delle orbite (non fa uso di radiazioni ionizzanti); inoltre, recenti progressi tecnologici hanno introdotto bobine di superficie sempre più efficienti e sequenze d'impulsi più sofisticate a tutto vantaggio della durata dei tempi di scansione, della risoluzione spaziale e di contrasto. Nella patologia del globo oculare, la RM è impiegata soprattutto nella diagnostica differenziale tra melanomi melanocitici della coroide e lesioni simulanti specialmente nei casi dubbi qualora non vi sia una concordanza tra reperti clinici, oftalmoscopici, ecografici oppure non sia conservata la trasparenza dei mezzi diottrici. La presenza di una sostanza paramagnetica come la melanina, conferisce infatti al melanoma un caratteristico comportamento di segnale: elevata intensità nella sequenza T1-dipendente e bassa intensità in quella T2-dipendente. Per quanto riguarda la patologia extrabulbare intraconica, la RM ha assunto un ruolo di primaria importanza nella diagnostica delle lesioni del nervo ottico e delle guaine meningee che lo avvolgono (plac-che di demielinizzazione, glioma, meningioma periottico). Nella patologia del cono muscolare (oftalmopatia di Graves) la RM ha dimostrato un'affidabilità equivalente a quella della TC; tuttavia, poiché la RM non fa uso di radiazioni ionizzanti, è metodica più idonea soprattutto nel caso di controlli seriati nel tempo in considerazione del fatto che il cristallino è un organo critico. Nell'ambito della patologia intra-extraconica, la RM può consentire, sulla base dell'analisi del segnale, una diagnosi differenziale tra pseudotumor infiammatorio (bassa intensità di segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) e linfoma o metastasi orbitarie (elevato segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) anche se è possibile che alcuni tipi di linfoma, il mieloma e certe metastasi (neuroblastoma) presentino un comportamento di segnale uguale a quello dello pseudotumor infiammatorio. Inoltre, grazie alla intrinseca sensibiltà ai fenomeni di flusso, la RM permette di dimostrare, in caso di patologia vascolare, le anomalie di decorso e di calibro dei principali vasi sanguigni orbitari (varici orbitarie, fistole carotido- cavernose ecc.) nonchè l'eventuale presenza di trombosi endoluminali. Infine, nonostante le limitazioni della RM nella valutazione delle alterazioni della compatta ossea, la metodica ha dimostrato una buona affidabilità anche nello studio delle più frequenti patologie che interessano primitivamente o secondariamente le pareti orbitarie (mucocele, tumori dei seni paraorbitari, metastasi, meningioma della grande ala sfenoidale). In questi casi la RM dimostra direttamente non solo la formazione espansiva ed i suoi rapporti con le strutture endoorbitarie, ma anche le alterazioni ossee associate. In conclusione si può affermare che, nonostante il ruolo preciso della RM nello studio della patologia orbitaria non sia ancora pienamente stabilito, questa metodica è oggi in grado di fornire, in certe situazioni patologiche, delle informazioni che non sono altrimenti disponibili.
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