Academic literature on the topic 'Metodologie didattiche attive'

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Journal articles on the topic "Metodologie didattiche attive"

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Mazza, Caterina, and Samuele Calzone. "Spazi di apprendimento virtuali e integrati: l’esperienza di alcune scuole italiane impegnate nei progetti ‘PON per la scuola’ nell’affrontare l’emergenza COVID-19." IUL Research 3, no. 6 (December 21, 2022): 46–61. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.307.

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Abstract:
Negli ultimi anni il dibattito sull’educazione si è arricchito di una nuova componente che prevede, come proposto da Loris Malaguzzi (I cento linguaggi dei bambini. L'approccio di Reggio Emilia all'educazione dell'infanzia, 2010), di considerare lo spazio come il “terzo educatore”, capace di sostenere l’apprendimento in una prospettiva di inclusione e di ascolto. È ormai riconosciuto il ruolo dello spazio nei processi di rinnovamento dei sistemi scolastici, così come promosso dalle ricerche dell’OCSE: l’ambiente fisico risulta determinante nello sviluppo del benessere degli studenti (Cuyvers, 2011), nella possibilità di accedere all’istruzione e infine nell’acquisizione di competenze chiave (Von Ahlefeld, 2009). A partire dal 2020, l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19 ha costretto le scuole di ogni ordine e grado a ripensare la didattica online e a rivedere, di conseguenza, l’ambiente scolastico. L’iniziale sospensione delle attività didattiche in presenza e la realizzazione, successivamente, di una didattica mista (presenza-online) ha alterato l’organizzazione degli spazi scolastici, accentuando in alcuni casi forme di diseguaglianza (relative, ad esempio, all’accesso ai device tecnologici) che hanno contribuito ad aumentare il divario e la povertà educativa nei territori (Save The Children, 2 marzo 2021). In tale prospettiva, il presente studio ha approfondito la risposta che le scuole secondarie di secondo grado, all’interno dell’opportunità offerta dal Programma Operativo Nazionale PON Per la Scuola 2014-2020, hanno sperimentato in termini di didattica a distanza, durante i mesi del primo lockdown (marzo-giugno 2020) e nel primo quadrimestre dell’a.s. 2020/2021. Sono state individuate 12 scuole particolarmente attive che sono state coinvolte in una analisi qualitativa: l’indagine ha permesso anche di individuare alcuni casi virtuosi di istituti che hanno organizzato lo spazio di apprendimento virtuale sia acquistando strumentazione tecnologica per dotare il proprio istituto di attrezzature adeguate, sia offrendo una formazione specifica al corpo docente in relazione all’uso delle TIC e delle metodologie didattiche maggiormente funzionali all’erogazione della didattica a distanza e digitale integrata. L’obiettivo è capire come un ripensamento dello spazio, in forme miste (presenza-online), abbia promosso il recupero della dimensione di inclusione e di collaborazione che sono alla base dello sviluppo delle competenze: l’ambiente fisico facilita infatti l’espressione di bisogni e di esigenze specifiche ma richiede, allo stesso tempo, una metodologia didattica adeguata e una disponibilità di tecnologie. Questa analisi intende cogliere le prospettive di miglioramento e gli ambiti su cui sarebbe auspicabile pianificare interventi di tipo formativo e di supporto alle scuole per il futuro, oltre che estendere ulteriormente l’analisi esplorando altre realtà. Un’ulteriore prospettiva di ricerca futura potrebbe coinvolgere gli studenti che hanno sperimentato la didattica a distanza in una riflessione meta-cognitiva sul loro processo di apprendimento in relazione allo spazio fisico e virtuale in cui si svolge la relazione pedagogica.
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Ferrari, Luca. "Il questioning mediato digitalmente come alleato del feedback." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (December 2021): 327–43. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2021oa12480.

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Abstract:
La promozione di processi interattivi, mediati digitalmente, è diventato un elemento strategico in ambito universitario per promuovere didattiche attive. A partire da una breve analisi della letteratura, il contributo presenta una serie di indicazioni metodologiche e operative con l'intento di fare emergere la stretta relazione tra la capacità del docente di creare "buone domande" e l'implementazione di didattiche attive e inclusive mediate da student response systems. Le domande, infatti, rappresentano il mezzo chiave attraverso cui i docenti scoprono ciò che gli alunni già sanno, identificano le lacune e sostengono lo sviluppo dello studente colmando il divario tra le loro attuali conoscenze e gli obiettivi di apprendimento. La letteratura scientifica e i risultati di alcune sperimentazioni condotte in ambito nazionale mettono in luce che l'uso ricorsivo del feedback durante sessioni didattiche di questioning, mediate digitalmente, può favorire la transizione da un modello d'insegnamento centrato sui contenuti disciplinari, a strategie aperte alla collaborazione e all'apprendimento significativo.
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Del Gobbo, Giovanna, Francesco De Maria, and Marta Pampaloni. "Sustainable development in higher education: an integrated teaching and research experience." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no. 2 (July 31, 2021): 46–63. http://dx.doi.org/10.36253/form-11418.

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Abstract:
The contribution presents a teaching experience in a master’s degree program of ​​the University of Florence in pedagogical area. Through an integrated research-informed teaching (RIT) approach and the use of active methodologies, the course focuses on the topics of Agenda 2030 and sustainability, dealing with educational dimension underlying development’s actions. The importance of student-centred and learning outcomes-oriented pedagogical and didactic approaches are highlighted. These are functional to the development of competences linked to the theme of sustainable development, but also oriented towards the training of education professionals who are considered central figures in the accompaniment and management of ecological and sustainable transition processes. The contribution offers the systematization of this long-term experience in university teaching. Lo sviluppo sostenibile nell’alta formazione: un’esperienza integrata di didattica e ricerca Il contributo presenta un’esperienza di insegnamento all’interno di un corso di laurea magistrale di area pedagogica dell’Università di Firenze. Attraverso un approccio integrato di research-informed teaching (RIT) e l’utilizzo di metodologie attive, il corso è centrato sui temi dell’Agenda 2030 e della sostenibilità, esplicitando la dimensione educativa sottesa alle azioni di sviluppo. Si evidenzia l’importanza di approcci pedagogici e didattici student centred e learning outcomes oriented funzionali allo sviluppo di competenze legate al tema dello sviluppo sostenibile e volti alla formazione di professionisti dell’educazione e della formazione ritenuti figure centrali nell’accompagnamento e nella gestione di processi di transizione ecologica e sostenibile. Il contributo offre la sistematizzazione di questa esperienza pluriennale di didattica universitaria.
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Articoni, Angela. "Lʼarte come gioco: Bruno Munari e lʼinvenzione della video˗didattica." El Futuro del Pasado 10 (September 19, 2019): 607–21. http://dx.doi.org/10.14516/fdp.2019.010.001.023.

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Abstract:
Nel copioso elenco di attività alle quali Bruno Munari si è dedicato nel corso della sua carriera, quella attinente alla didattica attiva attuata tramite video non è mai stata approfondita in modo articolato. In pochi si sono occupati di analizzare le metodologie adottate dall’artista in un’ottica che non sia impaludata soltanto nell’ambito dell’educazione artistica stricto sensu ma che esplori tutti i territori battuti da Munari. Il saggio si propone pertanto di esaminare la pioneristica trasmissione Costruire è facile della «TV dei ragazzi» e i video Lʼarte come gioco, frutto di una lunga attività didattica svolta in collaborazione con scuole e musei di tutto il mondo. Unʼanalisi dei video è imprescindibile per dimostrare sia la personalità di Munari, il suo trascendere ogni regola didattica affermata, sia il suo approccio ludico e fintamente disimpegnato nei confronti dei piccoli allievi: i bambini apprendono manipolando la materia, disegnando, creando collage e oggetti, e svolgendo altre piacevoli occupazioni che stimolano la loro creatività, attuando quello che è lʼapplicazione del «Metodo Bruno Munari», ancora allʼavanguardia.
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Rossini, Valeria, and Francesco Pizzolorusso. "Qualità dell'inclusione e didattica cooperativa. Una R-A in una scuola secondaria di secondo grado pugliese." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (November 2020): 192–221. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9419.

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Abstract:
Il presente contributo descrive un percorso di ricerca-azione realizzato in una scuola secondaria di secondo grado pugliese. La ricerca intende avviare una riflessione circa la qualità dell'inclusione scolastica, con il fine di apportare un miglioramento della professionalità docente e delle pratiche educative e didattiche. Lo studio descrive il processo di progettazione, realizzazione e valutazione di strategie inclusive, dall'osservazione del funzionamento degli studenti con bisogni educativi speciali secondo il modello ICF, alla sperimentazione di metodologie cooperative in classe. I risultati raggiunti mostrano l'importanza di una progettualità attenta sia al piano delle relazioni e sia a quello degli apprendimenti, in grado di integrarsi in una visione sistemica della qualità della scuola. La ricerca conferma inoltre come la partecipazione attiva di docenti e studenti nella promozione di una migliore convivenza scolastica risulti essere uno strumento fondamentale per rendere la classe (e la scuola) uno spazio aperto e accogliente, all'interno del quale l'inclusione sia intesa non solo come coinvolgimento di tutti, ma anche come valorizzazione di ciascuno.
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Virano, Monica. "“Words in orbit”. The talk show and the debate as methodologies for teaching and learning science." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 1 (April 30, 2022): 349–57. http://dx.doi.org/10.36253/form-12125.

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Abstract:
This article aims to present a media educational experiment entitled "Words in orbit". The project, which came across the pandemic crisis, aims to foster the acquisition, by pupils actively involved, of specific knowledge in the astronomical field using the talk show as a methodology capable of stimulating an active construction - and love - of knowledge, and a genuine motivation to learn. The talk show, which is a format rooted in the logic of debate, has the necessary characteristics to promote in a fun and innovative way the argumentative and thinking skills, resorting to the use of the dynamics of role-playing and the implementation of discourse and discussion on educational and cultural themes. “Parole in orbita”. Il talk show ed il debate come metodologie per l’insegnamento e l’apprendimento delle scienze. All’interno del presente articolo si intende presentare una sperimentazione media educativa dal titolo “Parole in orbita”. Il progetto, imbattutosi nella crisi pandemica, ha lo scopo di favorire l’acquisizione, da parte degli alunni attivamente coinvolti, di conoscenze specifiche in ambito astronomico, attraverso l’utilizzo del talk show come metodologia capace di stimolare la costruzione attiva del sapere, l’amore per la conoscenza ed una genuina motivazione all’apprendimento. Il talk show, essendo un format che affonda le radici all’interno della logica del debate, possiede le caratteristiche necessarie a promuovere in modo divertente ed innovativo la capacità di argomentazione e riflessione attraverso il ricorso alla dinamica del gioco di ruolo e l’implementazione di discorsi e discussioni a tema didattico e culturale.
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Letizia Cinganotto, Silvia Panzavolta, and Elena Mosa. "Quando la webcam è accesa e la testa spenta. Strategie per una didattica attiva in DAD e DDI." IUL Research 2, no. 3 (July 17, 2021). http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i3.126.

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Abstract:
La crisi sanitaria generata dalla pandemia sta avendo un impatto profondo e trasformativo sugli assetti globali in ogni settore dell’organizzazione sociale. Il settore dell’istruzione è stato tra quelli più duramente colpiti dal lockdown generalizzato e dalle varie chiusure totali o parziali che si sono susseguite a livello regionale. Le principali problematiche iniziali sono state connesse al digital divide e all’enorme difficoltà, da parte delle scuole, di includere gli studenti più fragili in una situazione di Didattica a Distanza o di Didattica Digitale Integrata. Un ulteriore aspetto critico è emerso in relazione al totale spaesamento di gran parte del personale docente di fronte ad una situazione inedita per la scuola sul panorama mondiale che ha disorientato anche quei docenti che erano già soliti lavorare con le tecnologie a scuola. I dati della prima indagine condotta da Indire durante il lockdown (periodo marzo-giugno 2020, Report pubblicati a luglio e dicembre 2020) confermano queste difficoltà evidenziando che nella maggior parte dei casi, la didattica a distanza si è tradotta in “lezione frontale a distanza”, come nella fase “Substitution”, del modello SAMR di R. Puentedura (2006). I Movimenti di Indire delle Avanguardie educative e delle Piccole Scuole, insieme ad eTwinning, hanno tenuto oltre 200 webinar per le scuole in difficoltà al fine di condividere l’applicazione virtuosa di metodologie didattiche attive quali il Debate, la Flipped Classroom, Making Learning and Thinking Visible o il Digital storytelling. Il Debate consente agli studenti un lavoro che ben si adatta al lavoro in autonomia e in gruppo da remoto. Consiste nel confronto regolamentato tra due o più squadre che sostengono posizioni diverse rispetto ad un tema. La preparazione al Debate, che ha uno specifico protocollo, prevede di realizzare laboratori di ricerca sulle fonti, reperendo esempi, dati ed evidenze per sostenere la propria tesi. Questo lavoro può essere svolto inizialmente in maniera individuale e poi nel piccolo gruppo, all’interno del quale la squadra (PRO o CONTRO) mette a punto la propria strategia argomentativa. La condivisione di fonti, strategie, tecniche di public speaking può senz’altro essere realizzata anche a distanza, attraverso l’uso di piattaforme che aiutano a strutturare le informazioni, così come a realizzare la performance vera e propria. La Flipped è un altro esempio di metodologia che consente una diversa strutturazione del lavoro, che alterna momenti in presenza (in classe) o in sincrono (in DAD) e momenti in asincrono, individuale o in gruppo. Il docente, organizzando dei veri e propri “learning cycles”, può ripensare i tempi della lezione dedicati all’attivazione delle conoscenze, alla costruzione di artefatti o alla problematizzazione di quanto elaborato ibridando momenti di didattica sincrona/asincrona e in presenza/in remoto. Dalla combinazione di queste modalità possiamo avere diverse configurazioni che potrebbero ulteriormente avvalersi anche di gruppi di studenti appartenenti a classi diverse (gruppi eterogenei per età, classi parallele, ecc.). Con MLTV, invece, abbiamo l’utilizzo di particolari protocolli che stimolano il group learning e aiutano ad appropriarsi di particolari forme di pensiero profondo, come le Thinking Routine, ottimi dispositivi per imparare a partire dalle idee e dal pensiero degli altri, anche a distanza. Inoltre, grazie alla documentazione educativa come chiave di valutazione formativa, offre importanti elementi per la fornitura di feedback efficaci agli studenti. Infine, il lavoro sul curricolo, riorganizzando i nuclei fondanti delle discipline in forma di storytelling, offre una modalità di ricucire i saperi attraverso la lente della scrittura creativa. Tali metodologie hanno contribuito ad un ripensamento delle pratiche di insegnamento/apprendimento e valutazione e hanno restituito quella centralità dello studente che mai, come adesso, era necessaria per tenere acceso l’interesse (oltre che la webcam!). Nell’articolo verranno esemplificate alcune buone pratiche di applicazione di queste metodologie.
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Dipace, Anna, and Alessia Scarinci. "Formazione metodologica, tecnologie didattiche ed esperienze nella promozione delle competenze di insegnamento e apprendimento." EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, January 2021, 95–111. http://dx.doi.org/10.3280/exioa0-2021oa11130.

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Abstract:
La situazione di emergenza rinveniente dalla diffusione del Covid-19 ha determinato una condizione straordinaria per tutte le istituzioni formative. In questo contributo l'attenzione è focalizzata in modo particolare sull'università che ha visto migliaia di docenti improvvisamente alle prese con la necessità di adottare soluzioni di didattica a distanza per i propri studenti pur non avendo specifiche competenze ed esperienze maturate in questo ambito. Questa situazione ha messo in evidenza una serie di bisogni collegati ad una specifica domanda di formazione che interessa tanto gli aspetti formativi quanto quelli di ricerca didattica che sta cercando di fornire una lettura del fenomeno al fine di alimentare una riflessione matura sul rapporto tra media, ambienti (reali o virtuali) di apprendimento e strategie di insegnamento. Tuttavia, da questa situazione di emergenza possono derivare situazioni inedite di riprogettazione qualificata della formazione superiore innanzitutto attraverso un aggiornamento della didattica universitaria e, dunque, di specifiche competenze dei propri docenti in grado di utilizzare strategie, metodi e strumenti (sia in presenza che a distanza) per favorire l'apprendimento attivo, costruttivo e interattivo. Il contributo, partendo dal framework di innovazione nell'alta formazione proposto da Gilly Salmon, presenta un'analisi esplorativa sui MOOC offerti da alcune delle principali piattaforme a livello internazionale come opportunità di formazione metodologica per i docenti durante il periodo più difficile dell'emergenza Covid-19.
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Digiacomo, Alexander. "TEACHING ITALIAN LANGUAGE AND CULTURE THROUGH DANTE’S INFERNO / INSEGNARE LA LINGUA E LA CULTURA ITALIANA ATTRAVERSO L’INFERNO DI DANTE." European Journal of Foreign Language Teaching 6, no. 1 (February 8, 2022). http://dx.doi.org/10.46827/ejfl.v6i1.4158.

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Abstract:
<p>Italian theorists have developed an inductive text-centred approach to L2 language learning that encourages students to be more autonomous and active in the language-learning classroom than traditional language learning approaches. This method contrasts with traditional language-teaching methodologies, which use teacher-centred approaches that focus solely on grammar fundamentals and the variety of rules that describe mainstream language-learning procedures. It is well known that language students can benefit from learning about the culture and the literature of the target-language nation because it leads to the heightened curiosity and a deeper understanding of the various rules and truths associated with the language. Significantly, this exercise draws the inference that links cultural awareness, language learning, and development and creates a strategic learning platform that emphasises the learner’s contribution to learning. This paper puts theory into practice by proposing a contextualised learning unit in which students learn about culture, literature, and language through the lens of Dante’s Inferno. The proposed didactic unit is framed upon six instances of inductive learning: motivation, globality, analysis, synthesis, reflection, and verification. This paper also discusses teachers' considerations when selecting authentic texts and highlights the benefits of teaching literary texts to language students.</p><p> </p><p>I teorici italiani hanno sviluppato un approccio induttivo centrato sul testo per l’apprendimento della lingua L2 che incoraggia gli studenti ad essere più autonomi e attivi nell’apprendimento della lingua in classe rispetto agli approcci di apprendimento linguistico tradizionali. Questo metodo contrasta con le metodologie tradizionali di insegnamento delle lingue, che utilizzano approcci centrati sull’insegnante i quali si concentrano esclusivamente sui fondamentali grammaticali e sulle varietà di regole che descrivono le procedure convenzionali di apprendimento linguistico. È ben noto che gli studenti di lingue possono trarre beneficio dall’apprendimento della cultura e della letteratura della nazione della lingua di destinazione, perché questo porta a una maggiore curiosità e a una più profonda comprensione delle varie regole e verità associate alla lingua. In modo particolare, questo esercizio formula l’inferenza che collega consapevolezza culturale, apprendimento linguistico e sviluppo, e crea una piattaforma di apprendimento strategica che enfatizza il contributo dello studente all’apprendimento. Questo elaborato mette in pratica la teoria proponendo un’unità di apprendimento contestualizzata in cui gli studenti imparano la cultura, la letteratura e la lingua attraverso la lente dell’Inferno di Dante. L’unità didattica proposta si basa su sei esempi di apprendimento induttivo: motivazione, globalità, analisi, sintesi, riflessione e verifica. Questo elaborato discute anche le considerazioni degli insegnanti nella scelta di testi autentici e mette in evidenza i benefici dell’insegnamento di testi letterari agli studenti di lingue. </p><p> </p><p><strong> Article visualizations:</strong></p><p><img src="/-counters-/edu_01/0926/a.php" alt="Hit counter" /></p>
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Dissertations / Theses on the topic "Metodologie didattiche attive"

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LIMONTA, ANTONELLA. "Argomentazione, il linguaggio della democrazia. Saper argomentare per essere cittadini." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/42153.

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Abstract:
In this work, is considered the capacity of arguing as a key competence for citizenship. The development of this skill contributes to the realization of an active, participative and democratic citizenship. The incapacity of arguing, which means being unable to act in a public space to claim ideas, defend rights and propose a vision of the world, implies a disadvantage. The work starts with a historical analysis of the features of today’s world, in particular it focuses on the characteristics of complex Western societies, which are considered in their peculiar aspect of “societies of knowledge”. What follows is the individuation of the basis on which it is important to found XXI century education, bearing in mind the aim of favoring a global approach to the more and more interconnected problems faced by human beings. Is developed an analysis of the paradigm of citizenship in its historical, philosophical and juridical evolution in order to understand the origins and the necessity of an education oriented towards the acquisition of key competences for citizenship. It moves then to a scrutiny of the progression from rhetoric to argumentation. From the theory of argumentation it is possible to infer the features that make an argumentation valid and correct. On the other hand, from the same characteristics one can deduce the possibilities of manipulation by the means of fallacies. Finally, the formative potentialities of argumentation are examined in order to highlight its importance within a formation oriented towards a citizenship which is both deliberative and participative. In the part of the work dedicated to the argumentative education are listed the fundamental skills to acquire, the attitudes, the norms of conduct, and the conditions under whom the practice of the roles of language can help the assumption of responsibilities and favor actions and choices. Among the fundamental abilities above mentioned, a vital role is played by the development of social skills such as team-working, conflicts management, negotiation of solutions, consideration and discussion of community’s problems.
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2

SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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