Academic literature on the topic 'Metodologie della formazione'

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Journal articles on the topic "Metodologie della formazione"

1

Pennisi, Giuseppe. "La valutazione economica dei sistemi educativi e formativi (con una particolare attenzione anche alla situazione della ‘crisi')." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 46 (April 2011): 43–58. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-046004.

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Abstract:
Questo articolo esamina il ruolo della valutazione economica di sistemi d'istruzione e di formazione alla luce dell'attuale crisi economica e finanziaria e delle pertinenti strategie per uscirne. In base alla letteratura sui "miracoli economici" successivi alla seconda guerra mondiale, l'articolo conferma che una valutazione attenta dei sistemi di istruzione e di formazione puň essere uno strumento potente per transitare a situazioni di "dopo crisi" e definire un percorso di crescita. Tuttavia la valutazione della formazione del capitale umano tramite istruzione e formazione non puň essere disgiunta da quella della sua utilizzazione, ossia dalla valutazione delle politiche del lavoro e della previdenza. La prassi corrente č di seguire metodologie, tecniche e procedure distinte per valutare la preparazione del capitale umano, da un canto, e la sua utilizzazione, dall'altro. L'articolo delinea due strategie possibili per giungere ad un metodo unificato di valutazione con le rispettive pertinenti tecniche e procedure.
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2

Gallo, Bianca. "Modelli, metodi e formazione." GRUPPI, no. 1 (July 2022): 101–6. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2021oa14026.

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Abstract:
In questo lavoro si esaminano gli aspetti della pratica clinica nelle terapie di gruppo evidenziati da Anzieu. Lo studio di questo testo appare come assolutamente rilevante per COIRAG, la cui organizzazione è particolarmente complessa. Nella formazione dei futuri psicoterapeuti di gruppo, COIRAG propone una integrazione dei diversi modelli delle associazioni federate che sono presenti in COIRAG, e che hanno metodologie e riferimenti teorici diversi, benché tutti derivati da una radice comune, la psicoanalisi. L'autore affronta in particolare il problema dei cosiddetti gruppi "corporei", come è lo psicodramma, che metodologicamente prevedono delle vere e proprie azioni. L'autore propone delle ipotesi che si appoggiano sulle più recenti conoscenze della biologia, e che mostrano come tali tecniche, a differenza di ciò che accade nei gruppi verbali, in generale si basano sulla mobilizzazione di memorie corporee implicite, pensieri mai pensati, o pensieri che siano stati rimossi o negati, ma conservati tali e quali nel corpo. 
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3

Palumbo, Mauro, and Sonia Startari. "La valutazione e la certificazione delle competenze nei percorsi di Istruzione e Formazione Tecnico Superiore (IFTS) della Regione Liguria." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 50 (December 2012): 109–25. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-050007.

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Abstract:
Il contributo intende descrivere l'esperienza di un progetto pilota della Regione Liguria sulla "creditizzazione" e la valutazione delle competenze acquisite nei percorsi di Istruzione Formazione Tecnico Superiore (IFTS). Tale sperimentazione ha comportato una riflessione con diversi stakeholder del mondo della scuola, della formazione professionale e delle imprese, sul concetto di competenza e di credito formativo e, soprattutto, sul come connetterli in un processo di riconoscimento e valutazione. I contenuti e le metodologie sono stati sviluppati in modo partecipato e la stessa partecipazione ha comportato la messa in discussione del modo in cui fino a quel momento i vari soggetti avevano operato e dei diversi significati che attribuivano ai diversi concetti implicati. In una prospettiva sperimentale sono stati affrontati alcuni dei principali problemi relativi alla costruzione e alla messa in pratica di una metodologia di valutazione e riconoscimento delle competenze e dei crediti; in questo modo si č pervenuti a definizioni convergenti che hanno permesso di mettere a sistema un modello condiviso, frutto di un vero e proprio reframing dei processi attivati. Infatti, il lavoro comune finalizzato alla condivisione di modelli e metodologie ha prodotto un consenso sul piano operativo che ha generato anche un lessico e una sintassi comune e una rivisitazione delle concettualizzazioni implicite con cui gli operatori si erano fino a quel momento accostati a questi temi.
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4

Sansone, Nadia, Ilaria Bortolotti, and Manuela Fabbri. "Il peer-assessment nella formazione insegnanti: accorgimenti e ricadute." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (December 2021): 444–60. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2021oa12481.

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Abstract:
 Il contributo indaga la competenza valutativa di insegnanti in servizio coinvolti in un'attività di peer-assessment e le loro percezioni circa gli impatti della pratica in sé. Il contesto dello studio è rappresentato da un Master universitario di I livello basato sull'Approccio Trialogico all'Apprendimento in cui i partecipanti sperimentano metodologie didattiche innovative, dalla progettazione all'implementazione alla valutazione. Dopo aver descritto nel dettaglio modalità e procedure delle attività di peer-assessment oggetto dello studio, si illustra il metodo di analisi quali-quantitativa dei dati raccolti: 407 rubrics compilate da 43 insegnanti e 28 questionari semi-strutturati a supporto della riflessione finale attorno all'attività. Nel complesso, le analisi mostrano come l'attività di peer-assessment così come proposta abbia stimolato, da un lato, il potenziamento di specifiche competenze professionalizzanti, dall'altro, la motivazione ad apprendere e il sentimento di appartenenza a una comunità di pratiche. Vengono discussi gli elementi a supporto dell'efficacia della pratica valutativa e le possibili ricadute in aula.
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5

Alastra, Vincenzo. "Prendersi cura delle comunitŕ di pratica attraverso progetti di ricerca-formazione-intervento. Esperienze nella azienda sanitaria di Biella." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (February 2011): 151–70. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-003009.

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Abstract:
L'articolo propone una rilettura di due esperienze, riconducibili alle cornici teorico-metodologiche della ricerca-intervento e della formazione-intervento, condotte nella Azienda Sanitaria Locale BI di Biella. Gli scenari operativi relativi ad entrambi i progetti attengono lo sviluppo di comunitŕ di pratica. Viene articolata una riflessione intorno al ruolo che puň, in tal senso, essere assunto da un servizio formazione. Vengono inoltre prese in esame alcune opportunitŕ, nodi critici e competenze richieste, atteggiamenti e caratteristiche della cultura organizzativa di riferimento, sui quali si ritiene necessario sollecitare l'attenzione e l'impegno da parte di chi intenda cimentarsi su questi fronti. Sfide e aspetti questi, tutti attinenti sia le due metodologie di intervento, che la stessa problematica della cura di comunitŕ di pratica in queste organizzazioni.
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6

Ceccim, Ricardo Burg. "Alla ricerca di dispositivi socio organizzativi per qualificazione dei servizi sanitari e sociali: un contributo riflessivo sull’esperienza osservata." Saúde em Redes 8, no. 1 (May 10, 2022): 295–303. http://dx.doi.org/10.18310/2446-4813.2022v8n1p295-303.

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Abstract:
Questo testo contempla la riflessione presentata alla fine della “Fiera degli strumenti: metodologie per la qualificazione dei servizi e delle organizzazioni sanitarie e sociali”, realizzata in febbraio 2018, all’interno del Laboratorio Italo-Brasiliano di Formazione, Ricerca e Pratiche in Salute Collettiva, avvenuto nello spazio formativo dell’ex ospedale psichiatrico "Francesco Roncati", oggi sede dell’Azienda Unità Sanitaria Locale di Bologna, Servizio Sanitario Regionale Emilia-Romagna, Bologna/Italia. La “Fiera degli Strumenti” pretendeva mettere in gioco diversi strumenti di “formazione situata”. I presentatori portavano una strategia tra quelle usate nei loro propri progetti di formazione in servizio, e le avrebbero offerto a partecipanti “esploratori” delle loro possibilità, cioè, userebbero la strategia, non come una “lezione frontale”, ma come “azione sperimentale”.
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Schilleci, Filippo. "Le sfide della formazione urbanistica nell'era post-pandemia." TERRITORIO, no. 98 (March 2022): 71–74. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098012.

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Abstract:
La diffusione dell'infezione da Sars-CoV2 e la crisi di sistema, che ne è conseguita, hanno generato una serie di impatti che vanno ben oltre il campo dell'epidemiologia investendo anche l'ambito della formazione accademica dei futuri pianificatori sotto il profilo sia dei contenuti che delle metodologie didattiche. L'articolo restituisce una riflessione critica sull'impatto della pandemia da Covid-19 sull'insegnamento del planning a partire dalle esperienze didattiche condotte dall'autore presso il Corso di laurea magistrale in Pianificazione territoriale urbanistica e ambientale dell'Università degli Studi di Palermo. Un'occasione per avviare un ragionamento più ampio non solo sulle competenze richieste ai pianificatori all'indomani della crisi pandemica ma più in generale su come i corsi di laurea in Pianificazione urbana e territoriale si stanno attrezzando nel fornire agli studenti le competenze necessarie per affrontare le sfide poste dal post-pandemia.
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8

Romano, Alessandra, and Nicolina Bosco. "Metodologie trasformative per promuovere apprendimenti emancipativi. Un'esperienza di ricerca-formazione con insegnanti." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 1 (July 2022): 115–30. http://dx.doi.org/10.3280/erp1-2022oa13734.

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Abstract:
Il contributo esplora l'attualità del pensiero pedagogico di matrice freiriana alla luce delle più recenti articolazioni della teoria trasformativa (Mezirow, 2003; Cranton & Taylor, 2012; Marsick & Neaman, 2018). Nello specifico, sono oggetto di indagine e sistematizzazione quegli approcci metodologici per lo sviluppo professionale dei docenti che sostengono processi di riflessione critica e trasformazione degli assunti distorti. Si presenta, poi, un'esperienza di ricerca-formazione condotta con gruppi di docenti di scuola primaria e secondaria di primo grado, che ha visto l'adozione di un set di metodologie trasformative finalizzate a supportare processi di apprendimento emancipativo.
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Stamile, Natalina. "Rileggendo Paul Wouters: La bottega del filosofo. Ferri del mestiere per pensatori debuttanti." Revista Confluências Culturais 7, no. 2 (October 11, 2018): 18. http://dx.doi.org/10.21726/rccult.v7i2.611.

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Abstract:
Le presenti riflessioni tentano di dimostrare l’importanza della filosofiaattraverso una (ri)lettura ragionata di “La bottega del filosofo, ferri del mestiere per pensatori debuttanti” di Paul Wouters. Infatti, oggi, sempre più spesso la filosofia sembra essere ridotta al lumicino nella formazione del pensiero non solo giuridico. L’autore, invece, attraverso lo stumento della metafora e dell’allegoria ci permette di comprendere alcune tra le più importanti scuole di pensiero filosofico. Dall’analisi del testo emerge come solo dalla capacità di saper utilizzare simultaneamente molteplici metodologie, deriva la qualità delle risposte del filosofo. In conclusione, originale è la proposta di Paul Wouters che non cede alla tentazione di ricercare strumenti nuovi, quanto si impegna a scoprire una sorta di strategia mista, che si riveli, di volta in volta, utile al raggiungimento dello scopo che ci si prefigge.
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10

Bianchi, Francesca, Nicolina Bosco, Caterina Garofano, and Alessandra Romano. "Tradurre l'orientamento in pratica: laboratori per lo sviluppo delle prefigurazioni professionali degli studenti e delle studentesse." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (July 2021): 5–19. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-2021oa12112.

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Abstract:
Il presente contributo si inserisce all'interno del Progetto "SUPER - Percorsi di orientamento e tutorato per promuovere il successo universitario e professionale" promosso dal Dipartimento di Scienze della formazione, scienze umane e della comunicazione interculturale dell'Università di Siena.L'articolo descrive i laboratori e gli interventi di tutoring realizzati con studenti e studentesse del Corso L-19 dell'Ateneo senese e con studenti delle scuole secondarie di secondo grado del territorio aretino al fine di promuovere percorsi di orientamento al lavoro che favoriscano la scelta consapevole del percorso accademico supportando lo studente nella costruzione della propria traiettoria professionale. Le due esperienze di percorsi laboratoriali presentati in questa sede sottolineano la necessità dell'uso delle metodologie riflessive per intercettare nuovi schemi di intervento ed azione per l'orientamento universitario.
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Dissertations / Theses on the topic "Metodologie della formazione"

1

Campion, Monica. "Le metodologie narrative digitali nei contesti della formazione iniziale e continua degli educatori sociali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423863.

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Abstract:
The most recent studies give great credence to narrative methodologies in being able to develop learning and in implementing educational empowerment. Under this perspective, Storytelling, takes on the characteristics of a real active method, that aims to promote the development of meaning about experience, an analysis of this meaning and the educational implications that result. The high potential of storytelling allows the experience to be known and understandable, even if this hasn't been lived in first person, and permits to broadcast it beyond the initial context in order to facilitate the repeatability, the development and the revision, and to promote the exchange of ideas in a reflective perspective. Today, thanks to the low cost of digital devices and the availability of new media tools, the possibilities and methods of production and communication of stories are increasing. Therefore there is a complexification of the narrative process. The text (as a translation of narrative thinking in a narrative discourse) can assume different forms which correspond to different ways of using it. In addition to the monomedia tradition (oral and written form) we now also have the multimedia world. This powerful influence arose from the transition between Web 1.0 and 2.0, which caused a change in paradigm: today people have both the means to tell their stories and the channels to spread and share them with extreme ease and immediacy. The individual stories and the personal views of the world open up to enable comparisons that generate an interactive feedback process that changes in-depth the nature and the direction of the communication flow. The person takes on an active role in the process of co-construction of knowledge and thus leaves behind the role of “simple user”. Typical examples included wiki and online blogs, but this need to share and tell through digital means has also generated the practice of "digital storytelling". Digital Storytelling is defined as «the modern expression of the ancient art of storytelling using digital media to create media-rich stories to tell, to share, and to preserve». The possibility of mixing two different worlds (the storytelling world with its processes of objectification and subjectification, and the “digital” world with its ability to integrate various languages and appeal to younger generations) makes it a powerful tool in an educational context. Amplifying the power of the traditional narrative method, the technique of Digital Storytelling offers a methodological and in depth reflection for education practitioners, especially in relation to new horizons and contexts of communication and particularly for those who work with young people.
I più recenti studi di area pedagogica danno estrema credibilità alle metodologie narrative, ritenendole in grado di sviluppare l'apprendimento e di implementare l’empowerment educativo. In questa prospettiva la narrazione assume le caratteristiche di un vero e proprio metodo attivo, che mira a promuovere la costruzione di significato circa l'esperienza, lo sviluppo di processi riflessivi a partire da questa consapevolezza e tutte le altre implicazioni educative che ne derivano. L’alto potenziale della narrazione consente di rendere nota e comprensibile l’esperienza anche a chi non l’ha vissuta, trasmettendola oltre i confini del contesto di partenza, sia per favorirne la ripetibilità, lo sviluppo e la rielaborazione, sia per favorire la circolazione di idee in prospettiva riflessiva. Oggi grazie al basso costo dei dispositivi digitali ed i nuovi supporti disponibili, le possibilità e le modalità di costruzione e comunicazione delle storie sono aumentate con conseguente complessificazione del processo narrativo: il testo, come traduzione del pensiero narrativo in un discorso narrativo, si presenta in forme diversificate alle quali corrispondono diverse modalità di produzione e di fruizione. Alla tradizionale modalità monomediale orale e scritta si affianca oggi, sempre più prepotentemente, quella multimediale. Un forte condizionamento in questo senso è derivato dal passaggio tra Web 1.0 e 2.0 che ha determinato, un vero e proprio cambio di paradigma per cui le persone oggi dispongono sia dei mezzi necessari per raccontare la propria storia sia dei canali per diffonderla e condividerla con estrema facilità ed immediatezza. Le narrazioni individuali, i propri punti di vista personali sul mondo si aprono così al confronto generando un processo interattivo e reciproco di feedback che modifica profondamente la natura e la direzione dei flussi comunicativi e porta la persona ad assumere un ruolo attivo nel processo di co-costruzione della conoscenza abbandonando quello di semplice fruitore. Esempi classici sono rappresentati da Wiki e blog ma questa esigenza di raccontare e raccontarsi attraverso il digitale ha generato anche la pratica del “digital storytelling”. Questo nuovo approccio metodologico consiste nell’usare media digitali per creare storie arricchite (“media-rich stories”) da raccontare, da condividere e preservare”. La potenzialità educativa di questo strumento sta nella possibilità che esso offre di coniugare due mondi fra loro diversi: da un lato quello della narrazione con la possibilità di innescare processi di oggettivazione e soggettivazione e, dall’altro, quello del digitale, dei muovi media, degli strumenti tecnologici innovativi, con la loro possibilità di integrare linguaggi diversi e di attrarre in particolare le nuove generazioni.
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RAGO, EMILIO. "Formare la Leadership. Analisi critica delle metodologie arts - based." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/680.

Full text
Abstract:
L’apprendimento della leadership invoca un’attenzione pedagogica perché implica un insieme complesso di attività di formazione, sviluppo ed educazione del leader che necessitano di essere adeguatamente problematizzate, validate e integrate mediante le categorie pedagogiche dell’intenzionalità, della progettualità, della riflessività, della relazionalità e dell'esperienza personale. La curvatura umanistica delle recenti teorie della leadership e le analogie esistenti tra l’agire del leader e l’agire educativo pongono l’interrogativo su una possibile pedagogia della leadership e ispirano l’impiego delle arti nella formazione del leader. Formare la leadership si riduce spesso all’apprendimento strumentale di competenze comportamentali ritenute funzionali al ruolo, indipendentemente dal contesto organizzativo e dalle dimensioni personali del leader. Seppure comportamenti, capacità e tratti personali di leader efficaci possano essere facilmente identificati, gli individui non possono assimilarli senza cambiare disposizioni soggettive e visioni del mondo. La formazione arts-based facilita il leader nei processi di conoscenza e sviluppo delle dimensioni identitarie (fini, valori, credenze, emozioni, concetti di sé, intelligenze e sensibilità) che sottendono ai suoi comportamenti, integrandone efficacemente gli aspetti cognitivi, affettivi e motivazionali. Sebbene le arti possano contribuire in vario modo all’apprendimento della leadership, le questioni di pertinenza, validità ed affidabilità degli interventi arts-based richiedono un urgente processo di inquadramento epistemologico e metodologico.
Leadership learning requires a pedagogical care because it implies a set of complex instructional, developmental and educative activities, which need to be opportunely problematized, validated, integrated by pedagogical categories of personal intentionality, projectuality, reflexivity, relationality, and subjective experience. The humanistic curvature of recent leadership theories and existing analogies between leader’s action and educative action put a question mark over a possible pedagogy of leadership, inspiring the deployment of the arts in leader development process. Developing leadership often is reduced to the instrumental learning of behavioral competencies assumed to be functional to role interpretation and field-independent, prescinding from organizational context and leader’s personal characteristics. Though behaviours, skills and personal traits of effective leaders can be easily identified, they cannot be learned without changing individual dispositions and world vision. Arts-based learning facilitates leaders in the process of self-knowing and development of identity (ends, values, assumptions, emotions, self-concepts, intelligences, sensitivities) underlying their behaviours and helping them integrate cognitive, affective and motivational aspects. Even though arts can contribute differently to leadership learning, questions of pertinence, validity, and reliability affect arts-based interventions and demand an urgent process of epistemological and methodological frameworking.
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OGGIONNI, FRANCESCA. "La supervisione pedagogica. Quadri concettuali, pratiche e criticità." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/28149.

Full text
Abstract:
Pedagogical supervision is a meta-reflective tool thanks to which professional educators can experience the generative potential of reflection, dialogue with colleagues and comparison between knowledge acquired on the field, theories founding their praxis and intervention strategies developed in relation to different subjects, contexts and institutional partners. It is a vocational tool where thought and learning about educators’ professional identity and role, analyzed by focusing on premises, practices and praxis, looking for coherence between planning actions and intervention methodologies. It is a fundamental tool in broadening educators’ professional culture, even though it is hardly recognized as essential and indispensable. The present study starts from the belief that educators’ professionalism has to be thought and must make use of tools able to activate and oversee reflective and dialogical processes of (self-)evaluation and practical transformation, leading to the development of theories. Pedagogically centered reflection shared within work teams, services and organizations enables educators to review their praxis in terms of intentional aims and educational projects; but, above all, it makes them able to conceptualize knowledge acquired on the field and strengthen their own professional identity. The scanty production of thought around pedagogical supervision is an indication of its complexity, as well as the pedagogue’s difficulty in recognizing and being recognized as "the" depositary of knowledge about education as a profession. This in turn leads to the consequent risk of delegating the task of expanding the interpretative framework in which educational events are included to professionals from different disciplines, thus losing sight of the specific pedagogical point of view and aims. This study takes part in an open pedagogical debate, useful for increasing knowledge, but especially focusing on the significance and recognition of pedagogical supervision as a practice for supporting and enhancing educational professionalism, since it is an essential tool for the development of educators’ professional culture. Supervision, first of all, has been observed as an object to clarify both on the level of praxis and meanings, making a methodological mixture between phenomenological approach and grounded theory. The research was carried out, therefore, keeping the plan of theorization and the plan of praxis in constant and recursive dialogue: literature analysis and comparison with subjects making use of supervision as a professional tool were carried out simultaneously, through frequent references and stimuli to further reflection and investigation. Literature has provided information concerning the functions and the possible structures by which the supervision process can be accomplished; in order to extract from practices the multiplicity of contents, methodologies and reflections circulating within socio-educational services, a series of interviews were carried out with people variously involved in the supervision process: educators, representatives of organizations, professional supervisors. Therefore, supervision was enriched with elements of concreteness taken from narrations of current experiences, that have further defined it as a dynamic process, modulated according to needs and functions defined by work teams, starting from the formulation of questions on meaning and from the negotiation of objectives and contents. Supervision is not focused on practical problems, although it produces significant effects on the praxis through the implementation of reflective processes that increase educators’ levels of awareness and professionalism. It is a support tool in the process of constructing a professional identity and role, transversal to different areas and contexts of intervention. The professional figure of supervisor appears crucial, not only because his/her conceptual frameworks direct the focus of attention on education processes, but also because his/her methods of constructing the setting and management of working groups determine the course and the effectiveness of the supervision process. He/she has to show complete mastery in specific knowledge and transversal skills for whose acquisition, currently, he/she has assumed autonomous responsibility of self-training. However, a second level learning and training course (for which a structure hypothesis has been formulated) as well as a professional lifelong learning process are highly desirable. Within socio-educational services, multiple meta-reflective experiences related to learning, counseling, coordination and research processes are performed; a comparison with supervision has been made, offering some thoughtful insights about potentially confusing overlapping areas. Finally, in order to complete the attempt of analysis and recomposition of complexity, supervision has been replaced within the composite picture of places of reflection on educators’ professionalism, alongside team meetings, communities of practice and meaningful informality of daily comparison with colleagues and clients, as well as the need for self-reflective processes. These are thoughtful places in which educators can gain multiple skills and knowledge, broadening their professional culture.
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DEL, PECCHIA MARCO. "Sviluppo di metodologie a basso costo computazionale per l’integrazione della modellazione di proprietà chimiche di combustibili in simulazioni 3D-CFD di combustione e formazione di particolato in motori benzina a combustione interna." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2020. http://hdl.handle.net/11380/1200643.

Full text
Abstract:
Al giorno d’oggi, i fattori principali che influenzano lo sviluppo dei motori a combustione interna di nuova generazione sono la continua ricerca di un aumento di efficienza e di riduzione delle emissioni allo scarico. Il progressivo aumento della complessità dei nuovi sistemi di combustione è resa possibile grazie all’evoluzione di modelli 3D di fluidodinamica computazionale. D’altro canto, l’introduzione di nuove soluzioni tecniche ha progressivamente spinto il motore a combustione interna ad operare in condizioni particolarmente complesse da modellare, considerato l’elevato grado di accuratezza richiesto. In questo scenario, l’integrazione di metodologie basate su calcoli chimici in simulazioni 3D di fluidodinamica computazionale costituisce uno strumento potente, che consente di stimare l’impatto dei processi chimici legati al combustibile responsabili per la reattività locale della miscela, che a sua volta influenza l’evoluzione del processo di combustione. Ad esempio, la corretta stima di proprietà del combustibile rilevanti per la combustione come la velocità laminare fiamma, il ritardo all’accensione e la propensità a formare particolato è fondamentale per modellare, rispettivamente, la propagazione del fronte di fiamma, la reattività degli end-gas la formazione di particolato nei motori benzina. La necessità di stimare quantitativamente i fenomeni sopraindicati ha recentemente portato alla diffusione di metodologie atte alla diretta risoluzione della chimica nella griglia computazionale portando, però, ad un non trascurabile aumento del costo computazionale. In questo lavoro, è stata sviluppata una metodologia per integrare informazioni basate sulla cinetica chimica dettagliata in simulazioni interno cilindro, mantenendo un’elevata accuratezza dal punto di vista chimico ad un ridotto costo computazionale per gli standard dell’industria dell’autoveicolo. In particolare, sono proposte metodologie dedicate per modellare la propagazione del fronte di fiamma, le proprietà di autoaccensione, la propensità a formare particolato e le principali proprietà chimico-fisiche, alle condizioni termodinamiche e di qualità della miscela tipici dei motori benzina ad iniezione diretta in produzione. La metodologie proposte si affidano a simulazioni di cinetica chimica, effettuate con un solutore chimico, per stimare quantitativamente le proprietà precedentemente descritte. Questo approccio è validato in un motore di ricerca ad accesso ottico, alimentato a benzina con iniezione diretta, su diverse strategie di iniezione in un punto a pieno carico, soffermandosi in particolare sulle emissioni di particolato. Infatti, a causa delle stringenti limitazioni imposte sul particolato da diverse legislazioni mondiali, sono necessarie metodologie accurate basate sulla CFD al fine di predire la formazione di particolato nei motori benzina a combustione interna. A tal fine, una versione modificata del Metodo delle Sezioni, basato su una tabulazione in reattori a pressione costante, è utilizzata nelle simulazioni CFD. Le capacità predittive dell’approccio onnicomprensivo basato sulla cinetica chimica sono validate doppiamente. In primo luogo, il miglioramento della capacità descrittiva dell’evoluzione del processo di combustione è validata grazie a visualizzazioni sperimentali del fronte di fiamma. Successivamente, un confronto CFD-sperimentale, basato sulla massa, il numero e la distribuzione delle particelle di particolato, evidenzia la validità della metodologia proposta, non solo per la capacità di predire la dipendenza della formazione di particolato dalla strategia di iniezione, ma anche per quanto riguarda la possibilità di predire quantitativamente le grandezze caratteristiche del particolato allo scarico in modo soddisfacente.
Nowadays, the leading driver pushing the technological development of the new era of internal combustion engines is the continuous strive for the increase of efficiency and emissions reduction. The increasing complexity of new combustion systems is made possible thanks to the evolution of 3D computational fluid dynamics models. At the same time, the introduction of new technical solutions pushed the in-cylinder combustion process to operate in challenging conditions which are particularly demanding under the modelling standpoint, considered the high degree of accuracy required. In this scenario, the integration of chemistry-based methodologies in 3D computational fluid dynamics simulations is a powerful tool to quantitatively estimate the underlying phenomena linked to fuel chemistry which are responsible for the local mixture reactivity and, in turn, for the evolution of the combustion process. For example, the correct estimation of combustion-relevant fuel properties such as laminar flame speed, ignition delay and sooting tendency is a key factor to model, respectively, the flame propagating characteristics, the end-gas reactivity and soot emission formation in gasoline engines. The need for a quantitative estimation of the aforementioned phenomena has recently promoted a widespread use of methodologies aiming to directly solve chemistry at a cell-wise level in the computational grid. While the main advantage of this approach is the possibility to directly solve chemistry cell by cell, its main drawback is the non-negligible increase in computational cost. In the present work, a comprehensive methodology is developed to integrate detailed chemistry-based information in in-cylinder simulations retaining a high chemistry-fidelity at a feasible computational cost for the automotive industry standard. In particular, dedicated methodologies are proposed to model the flame propagating characteristics, the auto-ignition characteristics, the sooting tendency and the main chemico-physical properties of gasoline at thermodynamic and mixture quality conditions typically experienced in current production gasoline direct injection engines. All the proposed methodologies rely on detailed off-line chemistry-based simulations, carried out in a chemistry solver, to quantitatively estimate the aforementioned properties. This approach is validated on a optically-accessible gasoline direct-injection research engine on different injection strategies at a full-load operating point, with a particular focus on soot engine-out emissions. Due to the increasing limitations imposed on particulate matter by the current regulations worldwide, accurate CFD-based methodologies are needed to predict soot formation in gasoline direct engines. Therefore, a customized version of the Sectional Method model, based on a tabulated constant pressure reactors approach, is used in 3D CFD simulations for this purpose. The predictive capabilities of the proposed chemistry-based comprehensive methodology is proved twice. Firstly, the improved description of the combustion process development is validated thanks to in-cylinder flame front propagation visualizations. In the second place, an experimental-CFD comparison, in terms of engine-out Particulate Mass, Particulate Number and Particle Size Distribution Function, proves the capability of the proposed methodology, not only to describe the dependence of the sooting tendency on the injection strategy, but also to quantitatively predict soot characteristic quantities at the exhaust with a good agreement.
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DI, FELICE LORENA. "Qualità della sicurezza in Europa: la formazione dell'operatore di Polizia come leva stategica per l'integrazione: studio di caso in quattro paesi UE e indicazioni metodologiche per una sperimentazione internazionale." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1028.

Full text
Abstract:
La ricerca approfondisce il rapporto tra qualità della sicurezza e qualità della formazione ai fini di realizzare uno spazio di sicurezza libertà e giustizia in Europa. Lo studio rivolge particolare attenzione alla formazione di polizia erogata in Europa dai differenti sistemi organizzativi che determinano l’accesso alla professione sviluppando un’analisi trasversale dei diversi Paesi da cui trarre gli elementi comuni attinenti al profilo di poliziotto. L’organizzazione delle forze di polizia negli Stati dell’Unione è risultata complessa e diversificata si è quindi impostato lo sviluppo della ricerca secondo la metodologia dello studio di caso, riferendosi a Italia Francia, Regno Unito, Polonia, Quattro Paesi significativi e rappresentativi . Obiettivo specifico dell’ analisi è pervenire a un profilo professionale formativo comune che permetta l’elaborazione di un’azione finalizzata alla definizione e alla successiva sperimentazione di un sistema di monitoraggio della qualità della formazione erogata nelle Scuole di polizia europee.
This Research investigates the relationship between security and education to realize an Area of security, freedom and justice in Europe. The focus is on Constable Courses of Police Training Schools within The European Union to find out a competency framework for cope. The Study is fully aware of the fact that different Police Training Systems are used within the Member States. Regarding this aspect the Research proposes study cases about Italy, France, United Kingdom and Poland. Its purpose is to have a vision on the core tasks of police and then to propose quality control standards to be implemented in National Police Courses.
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

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Abstract:
Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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SCOLARI, BALDASSARE. "State Martyr Representation and Performativity of Political Violence." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251176.

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Abstract:
L’indagine prende in esame l’uso e la funzione politica della figura del martire nello spazio pubblico contemporaneo. La ricerca, pur nel riferimento consapevole alla consolidata letteratura ormai classica sull'argomento, ha tra i propri riferimenti filosofici specificatamente la teoria del discorso di Michel Foucault, con la sua metodologia dell’analisi discorsiva, e segue un approccio transdiscipli¬nare fra scienze culturali e filosofia. Essa ha come punto di partenza, come caso di studio, la rappresentazione mediale del politico e statista democristiano Aldo Moro quale martire di stato durante e dopo il suo assassinio per opera delle Brigate Rosse nel 1978. La ricerca si sviluppa sulla scorta dell’ipotesi di una connessione fra procedure di legittimazione dell’autorità politica e delle strutture di potere e l’emergere della figura del martire di Stato. Le rappresentazioni martirologiche sono considerate pratiche discorsive performanti, attraverso le quali la morte di Moro viene ad assumere il significato di un martirio per lo Stato, la Repubblica Italiana e i valori democratici. L’ipotesi di lavoro è che, attraverso l’allocazione dello statuto di martire, la morte di Moro acquisisca il significato di un atto (volontario) di testimonianza della verità assoluta e trascendentale dei diritti umani, garantiti dalla costituzione (in particolare articolo 2 della Costituzione Italiana), così come della necessità dello Stato come garante di tali diritti. Attraverso questa significazione, la figura di Moro assurge inoltre a corpo simbolico dello Stato-nazione, legittimando lo stesso e fungendo da simbolo d’identificazione collettiva con la nazione. Si tratta qui di mettere in luce il rapporto intrinseco fra la figura del martire e una narrazione mitologica dello Stato, dove mito sta a indicare un «assolutismo del reale» (Absolutismus der Wirklichkeit). La ricerca vuole altresì mettere in luce la dimensione strumentale delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro, le quali hanno mantenuto e tuttora mantengono un’efficacia performativa nonostante il chiaro ed evidente rifiuto, espresso da Moro stesso, di essere sacrificato «in nome di un astratto principio di legalità.» La ricerca si propone di dimostrare la valenza di tale ipotesi di lavoro attraverso l’analisi dell’apparizione e diffusione delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro in forme mediali differenti nell’intervallo temporale di quattro decenni. Il corpus delle fonti preso in esame include: articoli di giornali e riviste, i documenti prodotti da Moro e della Brigate Rosse durante i 55 giorni di sequestro, trasmissioni televisive (documentari e reportage), opere letterarie e cinematografiche. La teoria discorsiva e l’analisi archeologico-genealogica sviluppate da Michel Foucault fungono da base teorico-metodologica del lavoro. Il taglio transdisciplinare dell’indagine rende necessaria la distinzione di due diversi piani di ricerca. In primo luogo, ci si pone come obiettivo di individuare e analizzare le diverse rappresentazioni come elementi di una formazione discorsiva il cui tema comune è la morte di Aldo Moro. Si tratta di operare una ricognizione, attraverso il lavoro empirico, dei modi di rappresentare l’uccisione di Aldo Moro e di individuare le regole che determinano ciò che può essere detto e mostrato a tale riguardo. In secondo luogo, a partire da qui, ci si propone di fare un’analisi critica dell’uso e della funzione del linguaggio e della simbologia di matrice religiosa all’interno della forma¬zione discorsiva presa in esame. L'obiettivo è di mettere così in luce non solo il dispositivo di legittimazione politica che presiede alla costruzione della figura del martire, ma anche la sua polivalenza.
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Books on the topic "Metodologie della formazione"

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Garrino, Lorenza, ed. Strumenti per una medicina del nostro tempo. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-837-8.

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Abstract:
Il contributo fornito da questa pubblicazione rappresenta una iniziativa innovativa nell’ambito della formazione per i progetti di miglioramento della qualità delle cure. Nei contesti sempre più si delinea la necessità di modelli teorici, di strumenti e metodologie che favoriscano la compartecipazione della persona e della sua famiglia alle cure. La sinergia tra Medicina narrativa, Metodologia Pedagogia dei Genitori e ICF permette di dare valore alle storie ed alle esperienze dei pazienti, alle competenze educative genitoriali all’interno del patto educativo scuola, sanità e famiglia con un focus sul grado di funzionamento della persona sia essa in condizione di salute o di malattia. In questa nuova prospettiva le azioni di cura mirano a stabilire un rapporto di fiducia che non è più basato su un’adesione acritica a saperi o interventi dati per acquisiti e indiscussi, ma su una concertazione che tiene conto delle competenze situate, concrete e quotidiane del cittadino e delle competenze formalizzate, generali e specifiche dei curanti.
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Ponzio, Augusto. Metodologia della formazione linguistica. Roma: Laterza, 1997.

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Guelfi, Maria Renza, Marco Masoni, Jonida Shtylla, and Andreas Robert Formiconi, eds. Peer assessment nell’insegnamento di Informatica del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-890-7.

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Abstract:
Nel volume si affrontano i temi dell’e-learning nella formazione universitaria e della progettazione ed erogazione in modalità blended learning dell’insegnamento di Informatica del I anno del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze. In tale insegnamento è stata sperimentata la metodologia didattica di revisione tra pari, utile in classi ad elevata numerosità; l’opera raccoglie inoltre una selezione dei migliori elaborati prodotti dagli studenti. I risultati ottenuti dimostrano l’utilità di esportare ad altri insegnamenti universitari la metodologia didattica della revisione tra pari e gli elaborati degli studenti inerenti l’e-health permette ai medici in attività di aggiungere conoscenze per utilizzare con perizia e consapevolezza le ICT nell’esercizio della professione.
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Falasca, Bruno. Sociologia della formazione: La rilevazione dei fabbisogni formativi : una guida pratico-metodologica. [Pesaro, Italy]: Aras, 2009.

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Vannini, Guido, ed. Florentia. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-509-8.

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Abstract:
Il terzo volume di Florentia prosegue la serie periodica di studi legati alle attività di formazione della Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Ateneo fiorentino. Gli studi selezionati costituiscono elaborazioni tratte dalle migliori dissertazioni di diploma redatte dagli allievi negli ultimi anni, secondo criteri che privilegiano gli elementi di maggiore innovatività tematica e saldezza metodologica. I saggi rappresentano gli indirizzi fondamentali della Scuola: pre-protostorico, orientalistico, ‘classico’ (nelle sue varie componenti, greco-romana ed etrusco-italica), medievista. Gli autori provengono da Atenei di tutto il Paese: una varietà che tuttavia lascia trasparire il connotato culturale di fondo che caratterizza la Scuola archeologica fiorentina, a partire dalla lezione dei fondatori della Scuola, i non dimenticati Paolo Emilio Pecorella e Luigi Beschi, alla cui memoria questo volume è dedicato. La consuetudine fra docenti (in buona parte giovani anch’essi) ed allievi costituisce una comunità di studi che si vale di un coordinamento strutturale con le altre Scuole di Specializzazione dell’Ateneo dedicate ai Beni Culturali territoriali (Archeologia, Storia dell’Arte, Architettura); con scelte proiettate anche in una dimensione pubblica in rapporto a temi dell’attuale società civile – dall’incidenza sociale del ruolo dell’archeologo militante, all’apporto identitario di un’‘archeologia pubblica’ in una società che muta rapidamente, fra ‘nuovi italiani’ e uso sociale della cultura; al nuovo ruolo dell’archeologia (e non solo) – anche in contesti di crisi, non solo internazionali.
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Book chapters on the topic "Metodologie della formazione"

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Balboni, Paolo E. "11 • Modelli operativi: tradurre la ricerca in materiali didattici." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/011.

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Abstract:
Ho sempre ritenuto che un glottodidatta dovesse rispondere alla natura teorico-pratica della linguistica educativa: fare ricerca a livello di approccio e metodo, e realizzare percorsi operativi a livello di metodo e di metodologia didattica.Per me ‘azione didattica’ ha significato due cose: formazione di futuri insegnanti e di insegnanti in servizio e realizzazione di materiali didattici. Creare materiali didattici è la verifica dell’impianto teorico, è il momento in cui le riflessioni devono diventare azione che coinvolge la vita di milioni di studenti consentendo loro di culturizzarsi, socializzare, autorealizzarsi.
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Conference papers on the topic "Metodologie della formazione"

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Pugliano, Antonio, Simone Diaz, Elisabetta Moriconi, and Elettra Santucci. "L’antico sistema portuale ostiense: riconoscimento, interpretazione e divulgazione dei processi formativi edilizi e urbani." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7980.

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Abstract:
La presente Relazione descrive l’esito delle ricerche svolte presso il Dipartimento di Architettura dell’Università “Roma Tre”, in sinergia con il MiBAC, Soprintendenza Speciale ai Beni Archeologici, e l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Roma, circa lo studio storicocritico del sistema portuale ostiense inserito nel perimetro della Riserva Naturale del Litorale Romano. La finalità dello studio, condotto da chi scrive nell’ambito del “Programma di Azioni integrate di Ricerca e Formazione per la conservazione e la valorizzazione dei siti di Ostia e Portus (Dipsa-Mibac-SSBAR)”, è rivolto alla documentazione, a fini di restauro e valorizzazione, di tali importanti contesti materiali. Lo studio condotto, pertanto, si è basato sullo svolgimento di letture critiche delle fonti e del contesto materiale, applicando la metodologia propedeutica alla progettazione del restauro architettonico, e sulla definizione di proposte operative utili alla pratica della manutenzione e del restauro, oltre che alla programmazione degli interventi di valorizzazione. Lo studio è rivolto alla creazione di una sistema informatizzato che consenta, non solo di indagare gli aspetti storici, ma anche di essere utilizzato come strumento per la programmazione della valorizzazione e la gestione della conservazione e del restauro dei siti archeologici.
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