Journal articles on the topic 'Metodologia delle Superfici di Risposta'

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Salaffi, F., M. Carotti, and C. Cervini. "Modificazioni morfo-funzionali della cartilagine nella senescenza e nell'osteoartrosi." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 3_suppl (October 1994): 25–36. http://dx.doi.org/10.1177/19714009940070s305.

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Abstract:
La cartilagine articolare è un tessuto connettivo avascolare, aneurale che ricopre le superfici articolari. La funzione di assorbimento delle sollecitazioni meccaniche, a protezione dell'osso subcondrale, rende la supeficie articolare idonea a sostenere il carico. Le funzioni inerenti le modalità di assorbimento della sollecitazione meccanica, che fanno sì che la deformazione sia reversibile, dipendono in larga parte dalle caratteristiche della cartilagine, intesa come struttura altamente organizzata. Nell'osteoartrosi umana e nei suoi modelli animali l'alterazione strutturale dei proteoglicani cartilaginei rappresenta l'evento centrale. Vengono discusse, alla luce delle acquisizioni più recenti, le implicazioni sulle proprieta fisico-chimiche e morfo-strutturali della cartilagine articolare riguardanti le caratteristiche di base dei proteoglicani, la struttura dei collageni, l'organizzazione della matrice extracellulare e le sue modificazioni nella senescenza ed in corso di osteoartrosi con le relative conseguenze sulle proprietà biomeccaniche del disco intervertebrale. Le conoscenze relative alle alterazioni della struttura proteoglicanica e lo sviluppo di nuovi metodi di determinazione dei markers biochimici del danno cartilagineo potrebbero migliorare la comprensione delle relazioni fra senescenza ed osteoartrosi, nonchè il riconoscimento delle modificazioni più precoci e la valutazione della risposta terapeutica.
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Di Giacinto, Valter. "Il grado di integrazione economica tra mezzogiorno e centro-nord: evidenze empiriche da un modello var multi-regionale." RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no. 1 (May 2012): 11–41. http://dx.doi.org/10.3280/rest2012-001002.

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Abstract:
Nel lavoro si propone una nuova metodologia empirica di misurazione del grado di integrazione economica tra il Mezzogiorno e il resto dell'Italia. La metodologia prevede la specificazione e la stima di un modello VAR (Vector Autoregressive) multi-regionale. La misura model-based di integrazione economica che si propone viene successivamente ottenuta in base all'entitŕ della risposta all'interno di una data area a shock macro-economici registrati nella rimanente area territoriale. I risultati di stima, una volta aggregati a livello delle due ripartizioni, mostrano un significativo grado di propagazione degli shock tra le due macro-aree, principalmente sostenuto dall'esistenza di relazioni di tipo commerciale. L'elasticitŕ del PIL meridionale rispetto a fluttuazioni della domanda nel Centro-Nord risulta piů elevata rispetto al caso opposto, principalmente per la maggiore dimensione dell'economia centro-settentrionale rispetto a quella del Mezzogiorno. L'effetto marginale in termini assoluti sul PIL di uno shock esogeno di domanda di pari entitŕ in termini monetari nella rimanente macro-area č invece superiore nel Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno.
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3

Cardosi, Emilio. "Gli effetti delle agevolazioni finanziarie sulle decisioni di investimento e sulle performance delle imprese: una valutazione empirica della legge 488/92." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 1 (September 2010): 135–73. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-001006.

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Abstract:
La tematica delle agevolazioni finanziarie a favore delle imprese costituisce, da sempre, oggetto di notevole attenzione ed interesse da parte di studiosi, economisti e policy maker. La domanda di ricerca deriva da esigenze di policy - allo scopo di migliorare l'efficienza e l'efficacia delle norme di incentivazione - oltre che dalla richiesta di analisi empiriche per dare risposta a quesiti di tipo teorico. Gli studi presenti nella letteratura nazionale che esaminano gli effetti che le agevolazioni finanziarie producono sulle imprese - utilizzando dati d'impresa e non dati aggregati - non sono molto numerosi. L'articolo analizza gli effetti prodotti dalla legge 488/92 sulle imprese, partendo dal fondamentale ruolo che gli intermediari finanziari hanno svolto nella fase applicativa. A tal scopo č stata condotta un'indagine sperimentale attraverso la somministrazione di un questionario ad un campione di imprese agevolate e non, secondo la metodologia di analisi casi-controlli definita in letteratura comparison group design. I due gruppi di imprese sono stati esaminati in funzione degli investimenti effettuati, delle politiche di finanziamento, delle strategie, dei fattori di competitivitŕ, nonché delle performance conseguite. In particolare, tramite apposito test statistico inferenziale, č stata valutata l'addizionalitŕ dello strumento agevolativo, intesa come capacitŕ dello stesso di stimolare nuovi progetti di investimento. L'analisi empirica ha evidenziato come la misura d'incentivazione abbia favorito le decisioni di investimento delle micro e piccole imprese - generalmente piů esposte ai fenomeni di razionamento del credito - ma non quelle delle medie e grandi imprese, costituendo al contempo una leva importante per l'attivazione dei finanziamenti bancari ordinari. Č stata, inoltre, sviluppata un'analisi sull'andamento della redditivitŕ delle imprese del campione considerato, nell'arco temporale interessato dai programmi di investimento, in funzione dei fattori competitivitŕ adottati. Dall'indagine č emerso che le performance delle imprese che hanno fatto prevalentemente ricorso a fattori di tipo non-price competition - che dovrebbero caratterizzare la fase della selezione competitiva - tendono ad essere mediamente piů elevate, rispetto a quelle delle altre imprese e ciň indipendentemente dall'agevolazione ricevuta. Lo studio propone, quindi, un contributo al dibattito scientifico e di politica industriale in tema di valutazione degli effetti degli incentivi, secondo un approccio di tipo micro e con un'analisi di selezionati elementi dell'ambiente esterno ed interno delle imprese.
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De Angelis, Franco. "Estimating the agricultural base of Greek Sicily." Papers of the British School at Rome 68 (November 2000): 111–48. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003895.

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Abstract:
UNA STIMA DELLA BASE AGRICOLA DELLA SICILIA GRECALo studio dell'agricoltura dell'antica Grecia si è sviluppato notevolmente in questi ultimi decenni; tuttavia in Sicilia, un'isola nota in antichità per la sua capacità e prodotti agricoli, l'interesse sembra essere stato alquanto limitato. Una delle ragioni per questa mancanza di interesse va ricercata nella struttura delle discipline accademiche, che tradizionalmente prevedono la divisione degli studiosi in due gruppi distinti: gli storici, che concentrano la loro attenzione primariamente sulle incomplete fonti scritte, e gli archeologi, che si occupano principalmente di storia dell'arte e della conferma della veracità delle fonti scritte. Numerosi problemi di studio e potenziali aree di interesse, quali ad esempio quelle relative all'ambiente naturale, all'uso del territorio ed ai modelli insediativi (le quali rientrano nell'ambito della geografia umana o storica), non sono toccati da questi due approcci. Questo articolo vuole rappresentare un primo passo nello studio di questi problemi, in risposta al recente appello di Nenci per un'indagine di quella che lui chiama la ‘Sicilia frumentaria’. Loscopo di questo studio è di proporre una stima delle dimensioni della base agricola della Sicilia greca. La prima parte discute le fonti e la metodologia. La seconda prende in considerazione il clima e tenta di stabilire le approssimative dimensioni e la natura dei territori utilizzati dalle undici principali città-stato dell'isola. Inoltre, una quantificazione della terra agricola disponibile e dei limiti superiori della popolazione che poteva essere sostenuta da tali risorse nel momento in cui queste venissero adoperate al loro massimo potenziale viene anche discussa. I risultati supportano l'idea che la Sicilia greca possedesse una grande potenziale agricolo, e che l'isola potesse sostenere una popolazione due volte superiore a quella creduta da Beloch, come anche Holm aveva in precedenza concluso.
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Rota, Francesca, Marco Bagliani, Paolo Feletig, and Fiorenzo Ferlaino. "La resilienza delle metroregioni italiane nel periodo della crisi economica mondiale 2008-2016 tra sensitività e capacità occupazionale." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 1 (April 2021): 5–29. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2021oa11649.

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Abstract:
L'articolo si inserisce nel filone della letteratura che misura la resilienza economica regionale a partire dalla dinamica dell'occupazione. Identificando nella crisi economica del 2008 la principale discontinuità nei percorsi di crescita delle contemporanee economie regionali, l'articolo sostiene l'opportunità che le analisi comparative territoriali (o analisi di benchmarking) realizzate dopo tale evento assumano il concetto di resilienza come principale riferimento teorico e metodologico. Significative appaiono a questo riguardoalcune recenti sperimentazioni tassonomiche condotte in ambito europeo, in cui la tenuta occupazionale regionale è messa in relazione sia con la dinamica precedente alla crisi, sia con la dinamica aggregata (sensitività relativa). Muovendo da questi esempi, nell'articolo si propone una modalità di analisi territoriale che, sfruttando la proprietà dell'analisi shiftshare dinamico-cumulativa di scomporre i tassi di crescita dell'occupazione in ragione delle sue componenti costitutive (legate alla nazione di appartenenza, alla struttura dell'economia regionale e alla competitività complessiva del sistema regionale), mette a confronto le dinamiche pre- e post-crisi delle singole regioni, e le legge in ragione della capacità  occupazionale relativa, ossia dell'ammontare complessivo dei posti di lavoro creati o persi dopo il 2008 nella regione rispetto al Paese. Questa metodologia è quindi applicata al caso delle metroregioni italiane e il risultato che ne deriva è una geografia piuttosto ‘inedita' dei divari economici interni al Paese. Una geografia in cui il contributo più importante viene dalla peculiare capacità di risposta alla crisi della regione, indipendentemente dall'influenza esercitata dal contesto nazionale e dalla maggiore o minore tenuta occupazionale dei settori in cui è organizzata l'economia regionale.
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Tabacchi, G., F. De Natale, L. Fattorini, and P. Gasparini. "Reply to the paper: ’Estimating forest surfaces in Italy: the uncertainties of the new national forest inventory’ by Mollicone and Federici." Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 2, no. 3 (September 21, 2005): 258–67. http://dx.doi.org/10.3832/efor0301-002.

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Mazza, Caterina, and Samuele Calzone. "Spazi di apprendimento virtuali e integrati: l’esperienza di alcune scuole italiane impegnate nei progetti ‘PON per la scuola’ nell’affrontare l’emergenza COVID-19." IUL Research 3, no. 6 (December 21, 2022): 46–61. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.307.

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Abstract:
Negli ultimi anni il dibattito sull’educazione si è arricchito di una nuova componente che prevede, come proposto da Loris Malaguzzi (I cento linguaggi dei bambini. L'approccio di Reggio Emilia all'educazione dell'infanzia, 2010), di considerare lo spazio come il “terzo educatore”, capace di sostenere l’apprendimento in una prospettiva di inclusione e di ascolto. È ormai riconosciuto il ruolo dello spazio nei processi di rinnovamento dei sistemi scolastici, così come promosso dalle ricerche dell’OCSE: l’ambiente fisico risulta determinante nello sviluppo del benessere degli studenti (Cuyvers, 2011), nella possibilità di accedere all’istruzione e infine nell’acquisizione di competenze chiave (Von Ahlefeld, 2009). A partire dal 2020, l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19 ha costretto le scuole di ogni ordine e grado a ripensare la didattica online e a rivedere, di conseguenza, l’ambiente scolastico. L’iniziale sospensione delle attività didattiche in presenza e la realizzazione, successivamente, di una didattica mista (presenza-online) ha alterato l’organizzazione degli spazi scolastici, accentuando in alcuni casi forme di diseguaglianza (relative, ad esempio, all’accesso ai device tecnologici) che hanno contribuito ad aumentare il divario e la povertà educativa nei territori (Save The Children, 2 marzo 2021). In tale prospettiva, il presente studio ha approfondito la risposta che le scuole secondarie di secondo grado, all’interno dell’opportunità offerta dal Programma Operativo Nazionale PON Per la Scuola 2014-2020, hanno sperimentato in termini di didattica a distanza, durante i mesi del primo lockdown (marzo-giugno 2020) e nel primo quadrimestre dell’a.s. 2020/2021. Sono state individuate 12 scuole particolarmente attive che sono state coinvolte in una analisi qualitativa: l’indagine ha permesso anche di individuare alcuni casi virtuosi di istituti che hanno organizzato lo spazio di apprendimento virtuale sia acquistando strumentazione tecnologica per dotare il proprio istituto di attrezzature adeguate, sia offrendo una formazione specifica al corpo docente in relazione all’uso delle TIC e delle metodologie didattiche maggiormente funzionali all’erogazione della didattica a distanza e digitale integrata. L’obiettivo è capire come un ripensamento dello spazio, in forme miste (presenza-online), abbia promosso il recupero della dimensione di inclusione e di collaborazione che sono alla base dello sviluppo delle competenze: l’ambiente fisico facilita infatti l’espressione di bisogni e di esigenze specifiche ma richiede, allo stesso tempo, una metodologia didattica adeguata e una disponibilità di tecnologie. Questa analisi intende cogliere le prospettive di miglioramento e gli ambiti su cui sarebbe auspicabile pianificare interventi di tipo formativo e di supporto alle scuole per il futuro, oltre che estendere ulteriormente l’analisi esplorando altre realtà. Un’ulteriore prospettiva di ricerca futura potrebbe coinvolgere gli studenti che hanno sperimentato la didattica a distanza in una riflessione meta-cognitiva sul loro processo di apprendimento in relazione allo spazio fisico e virtuale in cui si svolge la relazione pedagogica.
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Pizzorni, Maria, Ombretta Caldarice, and Nicola Tollin. "A methodological framework to assess the urban content in climate change policies." Valori e Valutazioni 29 (January 2022): 123–32. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212909.

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Abstract:
By 2050, people in urbanized areas will account for 68% of the world’s population, 80% of which will be concentrated in Asia and Africa. The United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) introduced in 2011 the National Adaptation Plan (NAP) under the Cancun Adaptation Framework (CAF). Countries of the non-Annex I, described by the UN-General Assembly as especially vulnerable to the impacts of climate change, are invited to develop NAPs to identify adaptation challenges and devise appropriate climate adaptation responses. Recognizing the increasing vulnerability of urban systems to the effects of climate change, in 2019, UN-Habitat defined the supplement of the NAP process's technical guidelines for addressing urban and human settlement issues in NAPs. This paper aims to propose a methodology to assess the urban content of the NAPs after ten years from that the CAF comes into force. The evaluation is based, adapting and expanding, on the methodology used to assess the urban content of Nationally Determined Contributions (NDC) published by UN-Habitat in 2017. The methodology aims to analyse both key adaptation challenges and responses explicitly or implicitly related to urban systems. Moreover, it aims at understanding the interlinkage of urban content in NAP in relation to other key policies, such as NDCs and National Urban Policies (NUPs). In this perspective, 172 indicators were selected and clustered into nine groups: (i) Geographic Indicators; (ii) General Indicators; (iii) NAPs General Indicators; (iv) NAPs Urban Indicators; (v) NDCs Indicators; (vi) NUPs Indicators; (vii) Urban content in National Policies Indicators; (viii) International policy linkages (including SDGs, Sendai Framework for Disaster Risk Reduction, Paris Agreement and New Urban agenda); (ix) National plans/policy/strategies/reports linkages. The methodology was tested on Brazil’s NAP, trying to find general considerations to apply to the countries that officially submitted their NAPs between 2014 to 2020. The test showed that: there is a stronger focus on defining climate adaptation challenges more than responses; climate adaptation challenges and responses are predominantly identified at the national scale, with a focus on policies and strategies at the national level; among the Brazilian NAP, there is "cities strategy", and it means that the NAP has a high urban content. In conclusion, the paper will highlight critical issues and improvements for each of the nine indices analysed. Entro il 2050, la popolazione urbana rappresenterà il 68% della popolazione mondiale. Di questa, l'80% sarà concentrata in Asia e in Africa. A partire da questo scenario di incrementale urbanizzazione, nel 2011 la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) ha introdotto, nell'ambito del Cancún Adaptation Framework (CAF), i Piani Nazionali di Adattamento (NAP). I NAP sono concepiti come strumento a supporto dei Paesi inclusi nel Non-Annex I, descritti dall'Assemblea generale dell'ONU come particolarmente vulnerabili alle transizioni in atto, per identificare le sfide e progettare le risposte più appropriate verso l’adattamento in risposta al cambiamento climatico. Riconoscendo la crescente vulnerabilità dei sistemi urbani, UN-Habitat nel 2019 ha predisposto delle linee guida per supportare la redazione dei NAP, in particolare per includere le questioni urbane e gli insediamenti umani. A dieci anni dall'entrata in vigore del CAF, il presente articolo presenta una proposta metodologica per valutare il contenuto urbano dei NAP. L’approccio valutativo proposto è un aggiornamento dalla metodologia utilizzata per analizzare il contenuto urbano dei Nationally Determined Contributions (NDCs), pubblicata da UN-Habitat nel 2017, e qui adattata ai NAP. La metodologia mira ad analizzare sia le sfide chiave per l’adattamento, ma anche le risposte esplicitamente o implicitamente connesse ai sistemi urbani e l'interconnessione del contenuto urbano dei NAP in relazione ad altre politiche chiave, quali NDCs e NUP (Politiche Urbane Nazionali). In questa prospettiva, la metodologia si compone di 172 indicatori, raggruppati in nove gruppi: (i) Indicatori geografici; (ii) Indicatori generali; (iii) Indicatori generali dei NAP; (iv) Indicatori che leggono il contenuto urbano dei NAP; (v) Indicatori degli NDC; (vi) Indicatori dei NUP; (vii) Indicatori che analizzano il contenuto urbano delle politiche nazionali; (viii) Collegamenti con le politiche internazionali (inclusi SDGs, Sendai Framework for Disaster Risk Reduction, Accordo di Parigi e New Urban Agenda); e (ix) Collegamenti nazionali tra piani/politiche/strategie/report. La metodologia è stata testata sul NAP del Brasile, al fine di individuare considerazioni generali da adottare anche per gli altri Paesi del sud del mondo che hanno presentato i loro NAP tra il 2014 e il 2020. In sintesi, questa sperimentazione ha mostrato che: (i) vi è una maggiore attenzione alla definizione delle sfide di adattamento al clima più che all’individuazione di risposte; (ii) le sfide e le risposte di adattamento al cambiamento climatico sono prevalentemente identificate su scala nazionale; (iii) il NAP del Brasile si caratterizza per un alto contenuto urbano. In conclusione, il paper mette in luce punti di forza e criticità della metodologia, identificando alcuni miglioramenti per ciascuno dei nove gruppi di indicatori, nella prospettiva di applicare questo approccio di valutazione anche in altri contesti territoriali.
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Martini, Paolo, and Franco Domenici. "Assistenza psichiatrica e monitoraggio dei servizi. Il Registro dei casi di Arezzo 1987–1990." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 1, no. 1 (April 1992): 29–43. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006527.

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Abstract:
RiassuntoSono descritte, con la stessa metodologia impiegata in altre 4 aree italiane, sedi di registri psichiatrici dei casi (RPC), le caratteristiche della catchment-area, del RPC, della struttura e dei principi del Servizio di Salute Mentale di Arezzo. II monitoraggio della domanda su 4 anni evidenzia che i tassi di prevalenza annua (1537/100000 15 + ) e un giorno (714/100000 15 + ), specie per le psicosi funzionali, hanno valori vicini ai RCP europei. Con la incidenza (256/100000 15 + ), i tassi indicano un coverage e una presa in carico dei principali bisogni psicopatologici di popolazione di area. II monitoraggio dei servizi offerti evidenzia la chiusura dell'OP nel 1989 con dimissione dei lungodegenti e 1'espansione considerevole delle attivita e degli utenti in molteplici strutture e servizi a differente gradiente assistenziale, residenziali (66/100000 15 + ospitati nel 1990), diurni (205/100000 15 + utenti nel 1990), di inserimento lavorativo, domiciliari, ambulatoriali e ospedalieri, che ruotano intorno a un Centro con équipe in mobilita e aperto 24h/24 e 7 gg./7. II rapporto tra prevalenza annua non ospedaliera e ospedaliera e nel 1990 di 20:1; l'intervento precoce e alternativo consente un tasso medio di ammissioni ospedaliere di 86/100000 15 + con SPDC ma senza reparto e senza nuovi lungodegenti. II tasso di lungoassistiti (541/100000 15 + ) e il pattern di utilizzo dei servizi indicano una risposta continuativa, flessibile e integrata ad utenti per il 90% viventi nel proprio ambiente. II costo del Servizio e pari alia spesa storica dell'OP, rapportato alia popolazione e all'indice di costo ISTAT.Parole chiaveservizi psichiatrici territoriali, registri psichiatrici dei casi, utilizzazione dei servizi.SummaryThe principles, structure, Psychiatric Case Register (PCR) and catchment-area of the Community Mental Health Service (CMHS) of Arezzo are described, using the same methodology employed in 4 other Italian PCRs. The monitoring of the demand over 4 years shows that the mean year prevalence (1537/100000 15 +) and day prevalence (714/100000 15 +) rates, especially for functional psychoses, are statistically close to European PCRs. Together with incidence (256/100000 15 +), those rates indicate full coverage and response to the principal psychopathological needs of the population of the area. The monitoring of the service shows: the closure of the psychiatric hospital in 1989 with the discharging of long-stay patients; the considerable expansion of activities and the number of users in multiple structures and services, offering different degrees of care; i.e. residential (66/100000 15+ users in 1990), day-centres (205/100000 15+ users in 1990), work emplacement, domiciliary care, out and in-patients. Those services revolve around the Centre (open round the clock, 7 days a week) with a mobile crisis intervention team. The ratio between hospitalized and non-hospitalized users is 1:20, for 1990; early and alternative intervention gives an average rate of hospital admissions of 86/100000 15+ in clinical and psychiatric beds but with no psychiatric ward and no new long-stay patients. The rate of long-term patients (541/100000 15 +) and the pattern of use of the services indicate an ongoing, flexible and integrated response to users needs, 90% of whom live in their own home environment. The costs of the CMHS work out equal to the former expenses of the psychiatric hospital, in ratio to inflation and the cost of living.
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Bazzoffi, Paolo, Roberta Gentile, and Andrea Rocchini. "Metodologia di rilievo della rugosità superficiale del suolo con Pole Aerial Photography (PAP)." Italian Journal of Agronomy 10, no. 1s (November 23, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/ija.2015.722.

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Abstract:
<p>La valutazione della rugosità superficiale del suolo è importante in agricoltura sotto molteplici aspetti: nello studio delle relazioni tra le rugosità della superficie e volume massimo di stoccaggio di acqua nelle depressioni della superficie per lo sviluppo di modelli idrologici da utilizzare nelle strategie di conservazione del suolo e dell'acqua; ogni qualvolta occorra definire lo stato di amminutamento delle zolle determinato dagli strumenti agricoli di lavorazione del suolo in relazione all’umidità e alle caratteristiche fisiche del suolo. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di calibrare una nuova metodologia di misura della Rugosità Superficiale del Suolo (Random Roughness), basata sull’analisi di immagini stereoscopiche ricavate con Metodologia PAP (Pole Aerial Photography). La nuova metodologia si pone due obbiettivi innovativi fondamentali: misurare la Rugosità superficiale su ampie aree campionarie, al fine di una migliore rappresentazione delle superfici; ricavare i valori di rugosità con una tecnologia speditiva a basso costo.</p>
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Grosso, F., S. Crivellari, N. F. Trincheri, F. Ugo, M. G. Candeo, A. Pertino, S. Zai, A. Aurelio, N. Mariani, and M. Mancuso. "Tumore a cellule giganti dell’osso: report di un caso clinico." Working Paper of Public Health 4, no. 1 (June 15, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2015.6705.

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Abstract:
Obiettivi/Metodologia: Si presenta la storia di una paziente che all'epoca dell'esordio della malattia aveva 47 anni, con diagnosi istologica di tumore a cellule giganti dell'osso (radio distale) e con riscontro di lesioni parenchimali polmonari. La situazione clinica della paziente era tale da arrivare a considerare l'ipotesi dell'amputazione dell'arto interessato. La paziente invece ha subito resezione chirurgica con asportazione del radio distale, ricostruzione e, dopo insorgenza di recidiva del tumore, trattamento prolungato con denosumab (per un totale di 44 somministrazioni, ancora in corso). Risultati/Conclusioni: Il trattamento della recidiva con denosumab ha portato ad un'ottima risposta di malattia con beneficio clinico, recupero funzionale di notevole rilevanza, e con stabilità di malattia a livello delle lesioni polmonari.
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Bellia, Loredana, Roberta Ruggiero, Gennaro Falivene, Mauro Cataldi, and Michele Nicolò. "Valutazione dell’efficacia terapeutica dell’aggiunta della terapia fotodinamica al trattamento parodontale non chirurgico." Journal of Advanced Health Care, August 23, 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1908-011.

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Abstract:
Il trattamento meccanico delle superfici e la rimozione del biofilm sopra e sottogengivale (Ablazione del tartaro; SRP) sono considerati gli strumenti più idonei per il trattamento di malattie infiammatorie parodontali, con l’obiettivo di distruggere il bioflim batterico, ridurre i batteri, e rallentare la ricolonizzazione da parte dei microrganismi patogeni. Spesso, però, il solo S&RP non è sufficiente, in quanto ci sono pazienti che vanno incontro a recidive. Recentemente, la terapia Fotodinamica è stata suggerita come un potenziale strumento per migliorare l'esito del trattamento non chirurgico parodontale. L’obiettivo del seguente studio è stato quello di valutare la guarigione clinica di tasche parodontali trattate con terapia meccanica, scaling e root planing, e terapia Fotodinamica, rispetto a quella ottenuta con la sola terapia meccanica non chirurgica. Lo studio è stato disegnato come clinico controllato randomizzato. I pazienti del gruppo controllo (13 pazienti) sono stati sottoposti alla sola terapia non chirurgica convenzionale, mentre ai pazienti del gruppo test (13 pazienti) è stata associata al trattamento non chirurgico convenzionale, una seduta di terapia fotodinamica. Al baseline e dopo 1 e 3 mesi sono stati valutati i parametri di profondità sondaggio (PD), di sanguinamento al sondaggio (BOP), e la percentuale di sanguinamento (FMBS) La principale variabile di questo studio è stato il PD (profondità di sondaggio) La PDT è stata efficace rispetto alla terapia S&RP. Solo allo scadere del primo mese i parametri parodontali nel gruppo test hanno evidenziato maggiore riduzione rispetto al gruppo controllo. La PDT al primo mese, rispetto la terapia S&RP, ha evidenziato un miglioramento dei parametri parodontali, probabilmente perché promuove la riparazione tissutale permettendo un’attivazione più marcata della risposta riparativa. Da questo si deduce e si consiglia che la terapia Fotodinamica si dovrà effettuare nuovamente allo scadere del 3 mese dalla fase iniziale del trattamento parodontale non chirurgico.
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Borges, Renato Melo Brazão Pinheiro, Thamiris Cunha Pieroni, Raphaela Kummrow Santos Velazquez, Larissa Santos da Luz, Giovana Carvalho Alves, and Olavo Magalhães Picanço Junior. "Analisi della prevalenza della sindrome da burnout nei chirurghi nello stato di Amapá, Amazzonia, Brasile." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, July 29, 2022, 37–62. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/burnout-nei-chirurghi.

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Abstract:
La sindrome da burnout (SB), segnalata per la prima volta nel 1970, appare come una risposta cronica a fattori di stress interpersonali che si verificano nella situazione lavorativa. È supportato da tre pilastri: Esaurimento Emotivo (EE), Depersonalizzazione (DP) e ridotto Risultato professionale (RP). Di solito si verifica in individui le cui professioni hanno responsabilità relazionali. I medici sono tra i più colpiti, soprattutto i chirurghi, che necessitano di attenzioni e manualità costanti, fattore che li predispone a stress eccessivi e malattie psichiatriche. L’obiettivo di questo studio era di analizzare la prevalenza della sindrome di Burnout nei chirurghi nello stato di Amapá, sulla base della domanda: qual è la prevalenza della sindrome di Burnout nei chirurghi che lavorano nello stato di Amapá? La metodologia utilizzata è stata uno studio quantitativo e qualitativo, con un questionario situazionale e il Maslach Burnout Inventory Questionnaire (MBI) a cui hanno risposto i chirurghi nello stato di Amapá, tra marzo 2016 e agosto 2016. Lo studio ha seguito le risoluzioni n. 466 del 2012 e n. 510 del 2016, del Consiglio Nazionale per l’Etica nella Ricerca (CONEP). C’era una predominanza di chirurghi maschi, con un’età media di 42,76 anni, la maggior parte dei quali erano sposati o con una relazione stabile, che avevano più di 10 anni di formazione medica e che non facevano o facevano fino a 4 turni di notte al mese. Erano presenti chirurghi generali, oltre ad altre undici sottospecialità. Per quanto riguarda il questionario MBI, circa il 25% degli intervistati ha un alto livello di esaurimento emotivo, altrettanti hanno un alto livello di spersonalizzazione e poco più del 10% ha una bassa realizzazione professionale. Il 2,94% ha criteri per la diagnosi della sindrome da burnout. Il 38,23% ha mostrato alterazioni in almeno una delle tre sfere. Le sottospecialità che hanno ottenuto i risultati peggiori sono state: Chirurgia Vascolare, Chirurgia Oncologica, Neurochirurgia e Urologia. Pertanto, sebbene questo gruppo abbia un tasso di sindrome da burnout più elevato rispetto alla popolazione generale, ha comunque livelli inferiori a quelli riscontrati in tutto il mondo.
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Mattioli, Sara. "Il problem-based learning come metodologia di aggiornamento degli infermieri: esperienza nelle realtà dei gruppi ristretti di una residenza protetta per anziani/Problem-based learning as a training methodology for nurses: experience in small groups in a retirement home." Italian Journal of Wound Care 3, no. 1 (March 22, 2019). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2019.38.

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Abstract:
L’adulto è visto come un essere che continua ad apprendere. Il modo in cui esso apprende è descritto nell’andragogia, di cui il massimo esponente è Malcom Knowles. Nel modello andragogico risulta centrale il ruolo che riveste l’esperienza dell’adulto nel modo di apprendere e di questo contesto fanno parte gli esercizi del problem solving. Negli anni ’60, il neurologo Barrows inizia a introdurre la metodologia del problem-based learning nelle sue lezioni, proponendo una metodologia di apprendimento basata sulla risoluzione di un problema, reale o realistico, da parte dei discenti che, collaborando tra loro, cercano di dargli una soluzione, in modo che le nozioni apprese possano essere applicate alla realtà lavorativa quotidiana. Questa metodologia è stata applicata a un piccolo gruppo di dieci infermieri di una residenza protetta per anziani, riguardo alla cura delle lesioni che maggiormente si trovano a trattare nella loro realtà, al fine di vedere concretamente se potesse essere uno strumento valido da proporre come corso di aggiornamento, in alternativa agli attuali corsi in plenaria. È stato somministrato loro un questionario di 10 domande, a risposta multipla, relativo alla pratica delle medicazioni di tre tipologie di lesioni: lesioni da pressione, skin tears e lesioni venose. Questo è stato somministrato all’inizio e al termine del lavoro di gruppo, svolto su tre casi reali di lesioni e sono stati messi a confronto i risultati. I risultati ottenuti sono stati soddisfacenti, gli infermieri hanno dimostrato di avere imparato nuove nozioni e corretto quelle errate: si passa da un 61% di risposte corrette nel test iniziale a un 97% in quello finale. Il lavoro è stato apprezzato anche dagli stessi infermieri che lo hanno svolto, si sono sentiti coinvolti e hanno partecipato attivamente e con attenzione al corso. Questi aspetti positivi suggeriscono che si potrebbe adottare maggiormente questa metodologia applicandola ai corsi di diverse figure professionali (infermieri, medici, OSS, ecc.). The adult is seen as being who continues to learn. The way in which it learns is described in andragogy, whose leading exponent is Malcom Knowles. The role played by the adult’s experience in the way of learning is central in the androgical model and problemsolving exercises are part of this context. In the 1960’s the neurologist Barrows begins to introduce the methodology of problem-based learning in his lessons, by proposing a learning methodology based on the resolution of an issue, real or realistic, by learners. Learners had to cooperate with each other trying to find a solution and they would have applied those learned lessons to their working daily reality. This methodology was applied to a small group of ten nurses, who were working in a protected residence for the elderly, in order to verify, in a very concrete way, whether it could be considered as a valid instrument and proposed in the form of an updating course, as a possible alternative to the current plenary courses. The nurses were asked to answer a questionnaire based on ten multiple choice questions, concerning the practice of medication to three types of ulcers: pression ulcers, skin tears and venous ulcers. The questionnaire was administered at the beginning and end of group work carried out on three real cases of ulcers and the results were compared. The results obtained were satisfactory, nurses shown to have learned new knowledge and correct those incorrect: they have increased from 61% of correct answers in the initial test at the 97% by the end. The work was also appreciated by the nurses themselves because they felt involved and participated actively and carefully to the course. These positive aspects suggest that you could adopt this methodology by applying it to the various professional figures (nurses, doctors, socio healthcare workers, etc.).
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Martena, Paolo, and Simone De Riccardis. "TEACHING REMOTELY AND THE PROTECTION OF PUPILS: PRIVACY POLICY AND EFFECTIVENESS OF EDUCATION / DIDATTICA A DISTANZA E TUTELA DEGLI ALUNNI: RISPETTO DELLA PRIVACY ED EFFICACIA EDUCATIVA." European Journal of Social Sciences Studies 6, no. 1 (January 7, 2021). http://dx.doi.org/10.46827/ejsss.v6i1.979.

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Abstract:
In questo lavoro è stata descritta la risposta scolastica italiana alla situazione pandemica, sia da un punto di vista legislativo che pedagogico e didattico. In particolare, è stata analizzata la tutela della privacy degli alunni, delle famiglie e degli insegnanti e gli strumenti legislativi messi in atto. È stata, altresì presa in considerazione la situazione della Regione Puglia, Italia, dove numerose decisioni sono state prese in pochi mesi, a seguito della seconda ondata. Alcune di queste sono risultate in contrasto con il Ministero dell’Istruzione nazionale. Per avere una visione di insieme più completa, gli autori hanno anche posto l’attenzione sulla risonanza interiore che queste norme hanno avuto su due classi di Scuola secondaria di primo grado, usando la metodologia didattica del One Minute Paper. La scuola di riferimento è stata l’I.C. di Calimera, Caprarica e Martignano (Lecce, Puglia, Italia) I risultati del lavoro sono stati il punto di partenza per una discussione psicopedagogica. This article analyses the response by schools to the current pandemic COVID-19, both from a legal point of view as well as pedagogical and educational. Particular attention has been paid to the issue of safeguarding the privacy of students, as well as that of their families and teachers, and the legislative instruments implemented. Also taken into consideration is the Apulia region, Italy where numerous decisions were taken in just a few months, following the second wave. Some of these are in direct contrast with the Italian Ministry of Education. In order to have a more complete, overall view, the authors, using information obtained with the educational tool One Minute Paper, also analysed the inner resonance these rules had on two middle-school classes. The classes in question are part of the I.C Calimera, Caprarica and Martignano (Lecce, Puglia, Italy). The results were used as a starting point for a discussion on psychopedagogy. <p> </p><p><strong> Article visualizations:</strong></p><p><img src="/-counters-/edu_01/0727/a.php" alt="Hit counter" /></p>
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