Academic literature on the topic 'Meritevolezza di tutela degli interessi'

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Journal articles on the topic "Meritevolezza di tutela degli interessi"

1

Buzzacchi, Camilla. "Energia e ambiti materiali connessi: la lettura della Corte costituzionale." ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, no. 3 (November 2011): 115–40. http://dx.doi.org/10.3280/efe2010-003007.

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Abstract:
La giurisprudenza della Corte costituzionale in tema di energia sta mettendo in evidenza, a partire dal 2004, un complesso di interessi che sono coinvolti dalle decisioni energetiche, talvolta prevalendo sull'interesse alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico, talvolta recedendo rispetto ad esso. Si tratta degli ambiti tutela dell'ambiente, della tutela del paesaggio, della tutela della salute, della tutela della concorrenza, dei livelli essenziali delle prestazioni, della sicurezza: il contributo analizza singolarmente i vari ambiti materiali interessati dalle decisioni di Stato e Regioni in materia di energia, indicando il bilanciamento che di essi č stato effettuato da parte della Corte costituzionale.
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2

Carriero, Veronica. "Privacy, riservatezza, reputazione e onore: valutazioni economiche e tecniche giuridiche di tutela." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 1 (October 2011): 15–32. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-001002.

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Abstract:
Privacy č, nel lessico giuridico, sintesi verbale riassuntiva di alcuni diritti fondamentali e inviolabili della persona come la riservatezza e l'identitŕ personale. Č correlata ad altri diritti della personalitŕ come l'onore e la reputazione. Diverse e, talora, opposte accezioni del diritto alla privacy sono state nel corso del tempo fornite dalla letteratura gius - economica. S. Warren e L.D. Brandeis per primi enfatizzano il rigth to let be alone quale paradigma protettivo dei valori di autonomia e dignitŕ dell'individuo. Per contro, R. Posner osserva che l'occultamento delle informazioni anche di carattere personale genera costi transattivi e costi sociali di rilievo, potendo condurre a risultati economicamente inefficienti. Il problema del bilanciamento degli interessi č oggi estensibile alla disciplina dell'impresa quando chiama in gioco la sua reputazione sul mercato, le sue crescenti responsabilitŕ anche sociali, il diritto alla privacy da parte dell'impresa e nei confronti dell'impresa.
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3

Squillaci, Ettore. "In margine alla proposta di istituzione della Procura europea per la tutela degli interessi finanziari dell'Unione." Archivio penale, no. 1 (2014): 168–84. http://dx.doi.org/10.12871/978886741315712.

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4

Guido, Alpa. "Responsabilitŕ sociale dell'impresa, enti non profit, etica degli affari." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (January 2012): 199–227. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-002001.

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Abstract:
Č variegato lo scenario nel quale sta evolvendo la "responsabilitŕ sociale dell' impresa", un'idea, poi trasformatasi in corrente intellettuale e in iniziative di natura culturale ed istituzionale, che vede protagonisti le imprese, le categorie professionali, le Amministrazioni pubbliche, larghi strati della societŕ civile nonché Governi e Parlamenti. La responsabilitŕ sociale impegna gli operatori economici a valutare - nell'ambito di uno "sviluppo sostenibile" - gli effetti dell'attivitŕ economica sui suoi destinatari e sull'ambiente, e a contribuire alla formazione di un'etica sociale: l'ente organizzato in forma collettiva - corporate, come suona la formula importata dal mondo anglo- americano - č chiamato a prender consapevolezza della dimensione sociale dello sviluppo in cui si confrontano e si contemperano esigenze economiche ed esigenze della collettivitŕ e a recare il proprio contributo alla tutela di diritti e interessi individuali e collettivi sui quali si ripercuotono le scelte, i comportamenti, le strategie dell'agire economico. Č una delle risposte - tra le molte che si potrebbero dare - al progressivo sgretolamento dello Stato sociale, alle aggressioni all'ambiente, alla creazione dei bisogni consumistici, alla precarietŕ del lavoro, alla opacitŕ dei rapporti negoziali, alla ingovernabilitŕ della globalizzazione dei mercati. Questa risposta riposa sul contributo volontario degli operatori e si colloca dunque in uno spazio che va al di lŕ di ciň che ad essi č richiesto dagli obblighi imposti dalla legge.
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5

Casini, C., M. L. Di Pietro, and M. Casini. "La normativa italiana sulla “procreazione medicalmente assistita” e il contesto europeo." Medicina e Morale 53, no. 1 (February 28, 2004): 17–52. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.651.

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Abstract:
La normativa italiana sulla riproduzione artificiale si inserisce nel contesto legislativo europeo che, a partire dagli anni ottanta, ha visto il diffondersi di leggi in materia. Nella penultima decade del secolo scorso, infatti, il legislatore si è trovato di fronte ad un fenomeno completamente nuovo, ampiamente affermato nella prassi e connotato da una complessità tecnica (peraltro in continua evoluzione) di non immediata comprensione. La difficoltà di dare una disciplina ad una materia di tale densità e soprattutto coinvolgente beni (significato della procreazione, valore della vita umana allo stadio iniziale, significato della famiglia) e interessi (degli adulti ad avere un figlio, degli scienziati a fare le ricerche) di rilevante portata, ha spinto i Governi e i Parlamenti ad avvalersi degli Studi condotti da Commissioni costituite ad hoc. Nell’articolo, dunque, oltre ad esaminare i contenuti essenziali delle varie leggi in base ad un’analisi comparata che evidenzia i punti di convergenza e di divergenza, le leggi stesse vengono messe in relazione ai risultati raggiunti dai rispettivi gruppi di studio. Ne emergono due interessanti linee di tendenza: da un lato sembra prevalere un’orientamento pragmatico (la cui espressione più marcata si rinviene nel britannico Rapporto Warnock e nella conseguente legislazione britannica) caratterizzato dalla prevalenza del beneficio che si può ottenere dal ricorso alle tecnologie riproduttive a discapito di ogni tutela giuridica dei diritti dell’embrione; dall’altro, viceversa, un’orientamento, che in base alla moderna dottrina dei diritti umani, è disposto a riconoscere al neo-concepito, in quanto individuo vivente appartenente alla specie umana, i diritti umani fondamentali: alla vita, alla famiglia, all’identità (genetica e psicologica). È questo il percorso intrapreso dai documenti europei del 1989, inaugurato dal punto di vista legislativo dalla normativa tedesca (supportata dai lavori della Commissione Benda) e confermato dalla recente legge italiana. L’articolo in oggetto non si limita ad una rassegna sia pure ragionata delle normative in vigore, ma offre spunti di riflessione che vanno al di là di un semplice confronto legislativo.
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6

Bompiani, Adriano. "Una valutazione della “Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina” del Consiglio d’Europa." Medicina e Morale 46, no. 1 (February 28, 1997): 37–55. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.888.

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Abstract:
L’articolo si occupa della recente “Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina” elaborata dal Comitato Direttivo per la Bioetica (CDBI) della Comunità Europea ed approvata dal Comitato dei Ministri europei nel novembre del 1996. Premesso che il testo approvato andrà implementato da protocolli esplicativi dei principi affermati nella Convenzione stessa, l’autore traccia un breve excursus storico del documento analizzando le ragioni che ne hanno giustificato la stesura, i criteri generali adottati ed i principi etici fondamentali che hanno ispirato l’articolato. L’analisi della Convenzione procede nel tentativo di dare risposta ai seguenti quesiti: Come valutare la Convenzione in merito ai contenuti? a quali principi e criteri etici corrispondono le proposte della Convenzione? e, infine, quali sono gli aspetti che riguardano gli obblighi degli Stati firmatari, i meccanismi di controllo, quali le riserve ed interpretazioni dello strumento internazionale? In breve, l’ultima parte del lavoro può riassumersi nel seguente modo: 1. il testo della Convenzione risulta apprezzabile in alcuni punti (come nell’affermazione della necessità di protezione dell’essere umano, che rimane prioritario rispetto agli interessi della società) e discutibile in altri (quali, ad esempio, la tutela della vita prenatale, la tecniche di procreazione artificiale, l’assistenza ai morenti, ecc.); 2. la Convenzione si rifà ai principi etici di una medicina attiva, tecnologica e sperimentale diffusi largamente nel mondo anglosassone, il cosiddetto “principialismo”; 3. vengono stabilite delle procedure volte a garantire l’adempimento delle affermazioni contenute nella Convenzione, anche se gli Stati membri possono, al momento della ratifica, formulare riserve nel caso in cui una legge in vigore sul proprio territorio non sia conforme alla disposizione della Convenzione.
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7

Di Pietro, Maria Luisa, and Marina Casini. "Il dibattito parlamentare sulla “procreazione medicalmente assistita”." Medicina e Morale 51, no. 4 (August 31, 2002): 617–66. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.688.

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Abstract:
La Camera dei Deputati nel giugno 2002 ha approvato una proposta di legge (PDL) ora in attesa di una valutazione da parte del Senato. In questo articolo viene ricordata dapprima l’evoluzione storica che ha portato all’attuale PDLa partire dalla IX legislatura, ci si sofferma sulle tappe principali e più significative, si tiene conto non solo dell’iter legislativo in senso stretto, ma anche del contributo della giurisprudenza, degli atti governativi, delle Commissioni ad hoc e dei movimenti operanti a livello sociale. Successivamente viene esaminato il contenuto della PDL nei suoi profili più rilevanti. Il principio dei prevalenti interessi/ diritti del concepito - che costituisce il motivo ispiratore di tutta la normativa - trova coerenti e apprezzabili applicazioni. In primo luogo viene declinato nella protezione del nuovo essere umano fin dalla fecondazione perseguendo l’obiettivo della sua destinazione alla nascita (diritto alla vita) senza che siano possibili atti manipolatori del suo patrimonio genetico (diritto alla identità genetica); secondariamente viene difeso il suo diritto alla famiglia sotto il profilo della coincidenza tra genitorialità biologica, affettiva e legale (diritto alla identità psicologica ed esistenziale). Rimangono comunque delle riserve etiche in ordine alla dignità dell’atto procreativo, all’insufficiente tutela del diritto del nascituro ad una famiglia fondata sul matrimonio quale garanzia di certezza e stabilità dell’affetto dei genitori (è infatti previsto l’accesso alle coppie conviventi), alla perdita di embrioni dovuta alla bassa percentuale di successo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Rimane comunque apprezzabile - tenuto conto del libertarismo e permissivismo dominanti volti a legalizzare tutto quanto è già fattibile - l’impegno manifestato per ottenere l’approvazione della PDL. In ogni caso L’obiezione di coscienza, prevista dalla PDL, acquista dunque tutta la sua valenza di fronte al significato del generare e dell’essere generati.
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8

Padalino, Carmelo. "Corte Costituzionale, sentenza n. 194 del 26 settembre 2015, sulla legittimità della scelta di attribuire al Tribunale per i minorenni - da considerarsi giudice "naturale" per la tutela degli interessi dei minori - la competenza circa i procedimenti ex art. 317 bis cod. civ." MINORIGIUSTIZIA, no. 4 (January 2016): 193–99. http://dx.doi.org/10.3280/mg2015-004026.

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9

Caponi, Remo. "Diritti sociali e giustizia civile: eredità storica e prospettive di tutela collettiva." Revista da Faculdade de Direito UFPR 54 (December 31, 2011). http://dx.doi.org/10.5380/rfdufpr.v54i0.30726.

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Abstract:
1. Premessa. 2. Giusnaturalismo e processo civile. 3. Dottrina tedesca degli inizi del secolo XIX. 4. Alleanza con il potere politico. 5. Ruolo degli orientamenti pubblicistici della scienza processo. 6. Giusto processo civile. 7. Nozione di tutela collettiva. 8. Interessi «superindividuali». 9. Esperienze italiana e tedesca a confronto. 10. Condotte immediatamente lesive solo di un bene superindividuale. 11. Azione delle associazioni. 12. Attuazione del diritto oggettivo o diritti soggettivi collettivi? 13. Collettività come soggetto giuridico. 14. Interessi individuali «omogenei». 15. Azioni seriali. 16. Ruolo dell’avvocato e ruolo del giudice. 17. Canone di proporzionalità. 18. Osservazioni conclusive.
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Dalla Torre, Giuseppe. "Pluralismo religioso, multietnicità e biodiritto." Medicina e Morale 55, no. 3 (June 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.356.

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Abstract:
Dopo essersi rilevato il fenomeno della rinascita del fatto religioso nell’odierna società secolarizzata, grazie anche al massiccio fenomeno immigratorio, si descrive l’impatto del pluralismo etnico-religioso sulle tradizionali realtà degli ordinamenti giuridici statali; impatto reso ancora più problematico per l’ascesa di nuovi poteri, in particolare quello tecnico-scientifico, insofferenti ad una eteroregolamentazione non solo sul piano etico, ma anche sul piano giuridico. Si mette quindi in evidenza una crescente ambiguità che investe la biogiuridica: da un lato la nuova esigenza di riconoscere il rivendicato “diritto alla diversità” da parte delle diverse formazioni etnico-religiose; dall’altro l’esigenza di una regolamentazione giuridica uniforme a garanzia dell’ordinata convivenza attorno ad una scala valoriale che abbia nella “vita” il bene centrale ed ultimo da salvaguardare. Tra le conclusioni cui si giunge è innanzitutto quella per cui la pacifica convivenza in una società multietnica e multireligiosa può essere assicurata, nel rispetto delle diverse tradizioni e culture, attraverso il ricorso a moderati e saggi riconoscimenti di spazio al diritto personale all’interno degli ordinamenti statali, ma nei limiti rigorosi posti dalle esigenze di tutela della dignità umana. Ciò tocca anche la questione dei “nuovi poteri” che, nel contesto di una società globalizzata, impongono una rielaborazione dell’idea di diritto che, partendo dal quadro di un sistema di fonti che tende sempre più ad essere organizzato non secondo gerarchia ma secondo competenza, si ispiri al principio del riconoscimento dell’essere umano nella sua dignità, indipendentemente dall’appartenenza etnico-religiosa. Infine si mette in evidenza l’inaccettabilità di un “diritto debole”, solo procedimentale, perché sostanziale negazione della funzione stessa del diritto, che è quella di prevenire e/o dirimere i conflitti tra interessi in gioco e, quindi, i contrasti tra le parti della società, difendendo nel rapporto i soggetti più deboli; così come si mette in evidenza che il prezioso bene della laicità dello Stato non è – come invece spesso si ritiene – salvaguardato da un “diritto debole”, ma solo da un diritto giusto. ---------- After being noticed the phenomenon of the rebirth of the religious fact in today’s secularized society, it is described also the impact of the ethnic-religious pluralism on the traditional realities of the government juridical arrangements; impact made even more problematic for the ascent of new powers, particularly that technical-scientific, impatient to an heteroregulation not only on the ethical plan, but also on the juridical plan. It is put therefore in evidence an increasing ambiguity that invests the biojuridical: from one side the new demand to recognize the vindicated “law to difference” from different ethnic-religious formations; from the other the demand of a uniform juridical regulation to guarantee of the orderly cohabitation around to a scale of value that has in “life” central and ultimate good to safeguard. Between the conclusions which the author comes it is, first of all, that for which the peaceful cohabitation in a multiethnic and multireligious society can be assured, in the respect of the different traditions and cultures, through the recourse to moderate and wise recognition of space to the personal law into the government arrangements, but in the rigorous limits set by the demands of guardianship of human dignity. This also touches the matter of new powers that, in the contest of globalization, impose a new elaboration of the idea of law that, departing from the picture of a system of sources that extends more and more to not be organized according to hierarchy but according to competence, inspire to the principle of the recognition of the human being in its dignity, independently from the ethnic-religious affiliation. Finally it is put in evidence the unacceptability of a “weak law”, just procedural, as substantial negation of the law function itself, which is that to prevent and/or to settle the conflicts between affairs at stake and, therefore, contrasts between the parts of the society, defending in the relationship the weakest subjects; as it is evidenced that the precious good of laity of the State is not - like instead it is often considered - safeguarded by a weak law, but only by a correct law.
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Dissertations / Theses on the topic "Meritevolezza di tutela degli interessi"

1

Mugavero, Rosa. "Sindacato di meritevolezza degli interessi perseguiti ed equilibrio delle prestazioni nel contratto di assicurazione claims made." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2018. http://elea.unisa.it:8080/xmlui/handle/10556/4289.

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Abstract:
2016 - 2017
The doctoral thesis starts from a complete reconstruction of the normative development that the civil liability insurance contract has adapted to the needs of the production systems of the most advanced economies. The survey develops around the structure of the made claims clauses, the role of private autonomy, their impact on insurable risk, as well as on the advantages and contraindications for companies and for policyholders. The second chapter handles the question of the validity of the clauses made by reviewing the precise objections to the main objections of nullity. The analysis also deals with the problem of the typicality of the insurance contract in the current domestic and international regulatory context. This problem is linked to that of the cause in concrete terms and the limits of the automatic substitution of the clauses considered null, where the jurisprudence of the Court of Cassation plays an important role. The third chapter deals with the profiles of merit and contractual balance. The work is structured through a detailed examination of the various doctrinal positions advanced on the point, to arrive at the numerous jurisprudential rulings that in various sectors of bargaining have dealt with the scope of application of the art. 1322, paragraph 2, c.c. Among these, of great importance was the sentence of the United Sections of 6 May 2016, n. 9140, both for the exegetical ideas offered regarding the merit of the claims made clauses, and for the disorientation that has determined on the subsequent jurisprudence that has applied these parameters. In conclusion, the last chapter is dedicated to the regulation of the most sensitive sectors (of which the critical issues and inconsistencies are showed) and the most recent sentences, put into question by the order of the Court of 2018, which expresses multiple concerns. [edited by Author]
XXX ciclo
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2

PIRAS, CLAUDIA. "La qualificazione degli interessi plurisoggettivi e l’evoluzione dei mezzi di tutela nel sistema amministrativo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266720.

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Abstract:
Subjective legal positions are legally irrelevant firstly, because they have superindividual features and they do not refer to a specif subject. There are many legal scholars who have qualified the interests such as interests of a purely factual and they have started the discussion of legal consistency of common interests and arrangements of protection. Many docrtinal conflicts about protections way of collective interests started due to the conflicting between collective nature of the interests and personal nature of common interests. The problem of relevance has been overcame through the attribution of legal standing to exponential authorities, bearers of collective interests, then it has gone in search of the ways of protection both in procedural and in the judicial. Collective action that finds its most typical expression in the US class action has also been welcomed in our system and also with regard to public administration, aimed at overcoming the inefficiencies and reduce bureaucracy delays, with a view 'transparent administration and higher quality. In conclusion the discussion can be said dormant, because the common interest have been overcame instead the assimilation of the candidate positions is increasing, relied by collective bodies to individual rights.
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3

Di, Natale Grazia <1985&gt. "Il conflitto di interessi nell'attività di intermediazione finanziaria: evoluzione della disciplina tra misure di gestione e tutela degli investitori." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6648.

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Abstract:
Il presente lavoro cerca di sottolineare come il conflitto di interessi sia connaturato nell’agire imprenditoriale degli intermediari finanziari e come gli investitori, non disponendo di una conoscenza adeguata, spesso sono meno tutelati. L’analisi della tematica viene introdotta da uno studio sull’evoluzione legislativa che prende avvio dalla legge bancaria del ’39, seguitando ad esaminare le principali modifiche intervenute a livello nazionale per il recepimento della Direttiva Mifid, 2004/39/CE, in merito alla regolamentazione dei mercati finanziari. In questo excursus di norme si evince una, sempre, maggiore consapevolezza del legislatore sull’impossibilità di eliminare in radice il conflitto stesso, adottando, di conseguenza, un approccio teso a governare il verificarsi di ipotesi conflittuali. Si osserva come, in Italia, il recepimento di tale Direttiva è destinata a mutare sensibilmente i rapporti tra intermediari e investitori. Dopo aver fornito una panoramica sulle varie fattispecie di conflitto di interessi, relativamente alle attività ed ai servizi d’investimento svolti dai soggetti abilitati, si prosegue con l’analisi delle misure volte a gestire le situazioni conflittuali. Si tratta di politiche e regole di comportamento finalizzati all’innalzamento del livello di tutela del cliente. A completamento dello studio, si evidenziano infine una serie di rimedi contro i comportamenti viziati degli intermediari finanziari, prevedendo, dapprima, la nullità dei contratti posti in essere, per terminare infine con l’ipotesi di risarcimento dei danni.
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4

Romeo, Paolo. "L'atto di destinazione ex art. 2645-ter c.c. Profili ricostruttivi e prassi applicativa." Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/4029.

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Abstract:
Porre l attenzione su una disposizione normativa a più di dieci anni dalla sua entrata in vigore può forse apparire insolito, specie se le mire siano quelle di apportare un contributo che non sia meramente ricognitivo dello stato dell arte. Ciò sembrerebbe valere, a maggior ragione, per l art. 2645-ter c.c., disposizione che, tanto per i suoi oscuri natali quanto per le risposte che in tesi voleva fornire, si è resa protagonista di una copiosa letteratura, a tal punto da poter far ritenere superflua qualsivoglia ulteriore analisi. Tuttavia, tali considerazioni non si sono rivelate del tutto persuasive, specie nella misura in cui i numerosi contributi scientifici reperibili in materia abbiano sovente sostenuto lo scardinamento di determinate categorie giuridiche concettuali. In questo quadro di contesto, peraltro, notevole rilievo ha avuto il ruolo della giurisprudenza di merito, il cui lavoro si è rivelato propizio a riaccendere il dibattito specie sulla meritevolezza degli interessi consentendo così di mantenere un elevato livello di attenzione per la fattispecie. Inoltre, il contrasto, a tratti palese e ridondante, tra le posizioni espresse in dottrina e la giurisprudenza ha spinto, in ultima analisi, per una disamina dell atto di destinazione opponibile ai terzi che prendesse le proprie mosse dalla prospettiva delle situazioni giuridiche soggettive nascenti dall atto medesimo, ambito, quest ultimo, spesso lasciato nell ombra e non posto in correlazione a prescindere dalla tesi alla quale si aderisca con la natura del vincolo di destinazione. Con queste premesse si è condotta un indagine che ha restituito la sensazione che la disposizione dell art. 2645-ter c.c., così come (confusamente) formulata e inquadrata all interno del sistema, non abbia, in definitiva, sovvertito i principi sui quali si fonda l ordinamento civilistico positivo. E si badi, ciò non deve sembrare un morboso attaccamento alla tradizione, anzi; si tratta molto più semplicemente di una presa di coscienza circa la necessità per il giurista di affidarsi (non solo nominalisticamente) a categorie e principi, pena il rischio di svuotare semanticamente il lemma ordinamento . Sicché, ove di quest ultimo si paventi una rivisitazione, essa non può risolversi in una confusa legislazione di matrice rimediale. L impressione che si desta è che l art. 2645-ter c.c. abbia rappresentato, anziché un ammodernamento del Codice Civile, forse un misero rattoppo, confermando piuttosto la bontà delle categorie pre-esistenti.
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ZOLI, Lucia. "La tutela penale degli interessi finanziari dell'Unione europea. Uno studio sulle prospettive aperte dal Trattato di Lisbona per via normativa e giurisprudenziale." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2017. http://hdl.handle.net/11392/2487827.

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Abstract:
La ricerca si propone di esaminare il panorama delle iniziative sovranazionali a tutela degli interessi finanziari dell’Unione europea alla luce delle novità introdotte dal Trattato di Lisbona. In particolare, vengono messe in rilievo due diverse prospettive: quella normative e quella giurisprudenziale. Da un lato, la più recente revisione dei Trattati ha consacrato una serie di spazi riservati al legislatore UE in malteria penale, sulla cui base sono state intraprese le iniziative volte all’adozione di una direttiva per la protezione degli interessi finanziari dell’Unione attraverso la legge penale (c.d. direttiva PIF) e di regolamento per l’istituzione della Procura europea (c.d. regolamento EPPO). Dall’altro, la ricerca focalizza l’attenzione su una serie di recenti rinvii pregiudiziali che interrogano l’organo giurisdizionale dell’Unione circa la compatibilità della disciplina nazionale, sostanziale e processuale, con l’art. 325 TFUE. La parte finale dell’elaborato si concentra sulle reciproche relazioni intercorrenti tra le due prospettive richiamate, offrendo lo spunto per svolgere alcune riflessioni conclusive sulle reali prospettive del cammino di integrazione europea nel settore considerato.
The research explores the legal and institutional settings that contribute to the protection of the EU’s financial interests by means of criminal law. The so-called PIF area represents one of the most significant expressions of the European Union and it is indeed in this area that an unprecedented EU criminal law acquis has been implemented. After a brief retracing of the development of European criminal law in the sector concerned, the research aims at investigating the two main perspectives contributing to the fight against fraud and other illegal activities affecting the EU budget after the entry into force of the Treaty of Lisbon: 1) a normative perspective, enriched by the conferral to the EU of new competences in criminal matters, with relevant implications on the so-called PIF area; 2) a jurisprudential perspective, opened up by the extended competence of the Court of Justice of the EU over the former third pillar policies. Under the first perspective the thesis especially focuses on the proposed regulation on the establishment of a European Public Prosecutor’s Office (EPPO) and on the proposed directive for the protection of the EU financial interests by means of criminal law (PIF directive). As for the second perspective, the analysis concentrates on three preliminary rulings (C 105/14 Taricco; C-574/15 Scialdone; C-310/16 Dzivev) related to Article 325 TFEU, likely to have a strong impact on national legal systems as well as on the constitutional foundations of criminal law obligations in the EU legal order. Finally, the research develops some conclusions on the reciprocal interactions between the two mentioned perspectives, claiming for the need of the prevalence of the first one in order to assure legal certainty.
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Puglisi, Valentina <1989&gt. ""Come una virtù confuciana diventa legge" Traduzione e commento traduttologico di vari articoli relativi alla nuova "Legge della Repubblica Popolare Cinese per la tutela dei diritti e degli interessi degli anziani"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6267.

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Abstract:
Abstract Il presente elaborato sviluppa l’analisi testuale e la traduzione di vari articoli a carattere divulgativo riguardanti l’ambito giuridico, in particolare la promulgazione, avvenuta nel corso della XXVII Sessione del Comitato Permanente dell’XI Congresso Nazionale del Popolo, della nuova “Legge della Repubblica Popolare Cinese per la tutela dei diritti e degli interessi degli anziani”. Tale norma, entrata in vigore l’1 luglio 2013, emenda la precedente del 29 agosto 1996 e stabilisce che i figli siano tenuti a prendersi cura del benessere emotivo e spirituale dei genitori anziani, oltre a farsi carico del loro sostentamento materiale. Prescrive pertanto una serie di raccomandazioni a cui attenersi, primo fra tutti quello di essere assidui nel far loro visita. Data la complessità e l’ampiezza della tematica, per conoscerne gli aspetti più significativi, la tesi è stata strutturata in diversi capitoli. Nell’introduzione, oltre ad una breve presentazione del testo, viene analizzato l’ambito semantico e concettuale del termine 孝, amore/rispetto filiale, che si è andato definendo nel corso dei secoli con il mutare della società e delle politiche di governo. Il perno su cui si snoda la questione, ovvero se sia opportuno o meno attribuire valore giuridico ad una “virtù” dall’antico sapore confuciano che, per definizione dovrebbe essere svincolata da ogni forma di coercizione, viene ampiamente discusso nel capitolo successivo. L’oggetto del terzo capitolo è la traduzione vera e propria, dalla lingua cinese a quella italiana, degli articoli proposti. Il quarto e il quinto capitolo sono dedicati al commento traduttologico dei rispettivi testi, in cui vengono esposte le più significative problematiche traduttive riscontrate e in cui viene formulata una strategia che avvalori le scelte compiute in sede di traduzione.
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MONICI, SOFIA. "LA PROCURA EUROPEA NEL CONTESTO DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE IN MATERIA PENALE TRA VINCOLI NAZIONALI E SOVRANAZIONALI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/565232.

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Abstract:
La tesi affronta il tema della realizzazione della Procura europea (European Public Prosecutor’s Office, acronimo EPPO), istituita con il regolamento (UE) 2017/1939 del Consiglio del 12 ottobre 2017, dopo quasi un ventennio di studi e proposte e non senza significative rinunce rispetto alle originarie aspirazioni. Tradizionalmente il tema è stato affrontato dagli studiosi attraverso l’impiego di categorie concettuali proprie dei settori disciplinari del diritto penale e del diritto processuale penale, con tutti i meriti, ma ovviamente anche i limiti, di un’indagine che comporta l’adozione di una prospettiva di diritto interno. La predilezione per un simile approccio si deve, sostanzialmente, alla genesi del progetto che si è sviluppato a partire da uno studio comparatistico, ma soprattutto alle sue implicazioni. Comprensibilmente, infatti, la dottrina italiana e straniera si è interessata principalmente della sua compatibilità con gli ordinamenti nazionali, misurando la fattibilità e realizzabilità del progetto con le eterogeneità proprie delle tradizioni giuridiche degli stessi. L’elaborato inquadra, invece, il tema trattato dal punto di osservazione del diritto dell’Unione europea sul presupposto l’Ufficio è destinato ad inserirsi nel contesto giuridico-istituzionale dell’UE, nel rispetto dei principi che fondano la competenza dell’UE in materia penale, ne regolamentano l’esercizio e, infine, stabiliscono la portata e l’intensità dell’azione dell’UE in tale “delicato” settore. Nella medesima ottica, merita altrettanta considerazione il fatto che EPPO si collocherà nel panorama degli attori ed organismi di cooperazione e coordinamento già esistenti, aventi specifiche competenze in materia penale ed attivi anche nel campo della protezione degli interessi finanziari dell’UE. In tale prospettiva, il primo capitolo intende costituire la premessa metodologica e la chiave di lettura dell’intero lavoro, inquadrando l’argomento trattato nel contesto delle specificità del processo di integrazione europea in materia penale, con particolare attenzione ai suoi principi ispiratori ed ai suoi connaturati limiti. Il secondo capitolo ripercorre gli studi, le proposte, i documenti (istituzionali e non) che hanno dato avvio al dibattito intorno alla figura di un’autorità inquirente europea e che hanno condotto all’introduzione di una base giuridica ad hoc per l’istituzione dell’ufficio - inserita dal trattato di Lisbona all’art. 86 TFUE – sul cui fondamento è stato intrapreso un lungo e complesso iter legislativo conclusosi, in data 12 ottobre 2017, con l’approvazione del regolamento. Il terzo, quarto e quinto capitolo sono dedicati, rispettivamente, ai profili istituzionali, alla competenza materiale e, da ultimo, agli aspetti operativi relativi al funzionamento dell’Ufficio ed ai rapporti con i “partners”. Le previsioni del testo di regolamento sono esaminate mettendone in evidenza i profili critici e potenzialmente problematici. Il lavoro indaga anche le specifiche implicazioni connesse al ricorso alla cooperazione rafforzata.
The thesis deals with the issue of the creation of the European Public Prosecutor's Office (EPPO), established by Council Regulation (EU) 2017/1939 of 12 October 2017, after almost two decades of studies and proposals. Traditionally, the subject has been studied in the disciplinary fields of criminal law and criminal procedure, with all the merits but also all the limits of a research that involves the adoption of a perspective of domestic law. The predilection for such an approach was essentially due to the genesis of the project that developed from a comparative study, but above all to its implications. Reasonably, in fact, the Italian and foreign doctrine was mainly concerned with its compatibility with national laws and national legal traditions. Unlike these studies, the paper examines the subject from the perspective of EU law. In fact, EPPO set-up regulation must respect the principles that base the competence of the EU in criminal matters, regulate the exercise and finally establish the scope and the intensity of EU action in this "sensitive" sector. Furthermore, the Office will place itself in the panorama of the already existing cooperation and coordination actors and bodies, having specific competences in criminal matters and active also in the field of the protection of the financial interests of the EU. From this perspective, the first chapter represents the methodological premise and the key to understanding the entire work. In this chapter the issue is framed in the context of the specificities of the process of European integration in criminal matters, with particular attention to its inspiring principles and its inherent limits. The second chapter examines the studies, proposals, documents (both institutional and non-institutional) that started the debate around the figure of a European investigating authority and which led to the introduction of an ad hoc legal basis for the establishment of the Office, inserted by the Treaty of Lisbon in the art. 86 TFEU. The chapter ends with the long and complex legislative process that led to the approval of the regulation even if with significant renunciations compared to the original aspirations. First of all, the use of enhanced cooperation. The third, fourth and fifth chapters are dedicated, respectively, to institutional profiles, material competence and, lastly, to the operational aspects related to the functioning of the Office and to relations with "partners". In this part, the provisions of the regulation text are examined by highlighting the critical and potentially problematic profiles. The work also investigates the specific implications related to the use of enhanced cooperation.
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Casazza, Alberto. "Strategie di gestione dei costi nei finanziamenti bancari: tecniche contrattuali e rimedi privatistici." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1238916.

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Abstract:
La gestione dei costi del rapporto di finanziamento bancario rappresenta un terreno privilegiato d’indagine per comprendere le dinamiche degli assetti di forza e degli equilibri economici nei contratti di durata. Dal momento della negoziazione a quello esecutivo, emergono infatti plurime chiavi di lettura del sistema di distribuzione dei rischi e di manutenzione della relazione economica. L’insieme dei problemi suscitati dalla prassi fornisce, da questo punto di vista, notevoli indicazioni e consente di delineare rimedi efficienti ed equi nel ventaglio di ipotesi che possono presentarsi innanzi all’operatore giuridico, nel caso in cui il rapporto sia staticamente o dinamicamente sbilanciato a causa dell’opportunismo contrattuale o di una sopravvenienza rilevante. Autonomia privata e assetto giurisdizionale in senso ampio svolgono un ruolo essenziale in una realtà che muta continuamente forma, mescolandosi alla sfuggente materia economico-finanziaria: per questo motivo, è più che mai indispensabile ricostruire l’armamentario interpretativo del giurista a partire dall’analisi sul campo della giurisprudenza e della prassi bancaria. In tal modo, viene in evidenza l’insufficienza di soluzioni rigidamente dogmatiche: è preferibile, invece, differenziare le scelte rimediali sulla base di un’analisi multilivello, che coniughi il profilo economico con la dimensione etica del rapporto contrattuale. The cost management of bank financing represents an excellent topic to deal with the dynamics of economic balances in long-term contracts. From the moment of negotiation to the executive one, in fact, several keys to understanding the risk distribution system and the maintenance of the economic relationship emerge. The set of problems raised by the practice provides, from this point of view, significant indications and allows to outline efficient and equitable remedies in the range of hypotheses that may arise before the legal operator, in the event that the relationship is statically or dynamically unbalanced due to contractual opportunism or a significant contingency. Private autonomy and jurisdiction in a broad sense play an essential role in a reality that constantly changes form, mixing with the elusive economic-financial matter: for this reason, it is more than ever essential to reconstruct the interpretative instruments of the jurist starting from the analysis on the field of jurisprudence and banking practice. In this way, the insufficiency of strictly dogmatic solutions is highlighted: it is preferable, in fact, to differentiate the remedial choices based on a multilevel analysis, which combines the economic profile with the ethical dimension of the contractual relationship.
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Magnelli, Mauro F. "Gli atti di destinazione ex art. 2645 ter c.c. e la meritevolezza degli interessi." Thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10955/857.

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Rumine, Nicola. "Dimensioni attuali e forme di tutela degli interessi collettivi dei consumatori." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1126379.

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Abstract:
Il lavoro ha l’obiettivo di ricostruire il percorso moderno degli interessi sovraindividuali, con particolare riguardo alla materia dei consumatori, di dimostrare - ponendo l’accento sulla dimensione soggettiva di tali interessi, ovvero sulla tensione tra il singolo e il bene oggetto dell’aspirazione - che tali situazioni soggettive non descrivono un fenomeno unitario e infine di sottolineare la necessità, raramente compresa dalla dottrina e dagli operatori, di cogliere le intersezioni con i diritti soggettivi individuali. In un primo capitolo si procede con l’esame della dottrina della seconda metà del XIX secolo e, di seguito, dei contributi dottrinali a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, allorquando la dottrina, assunta la materia ambientale come campo privilegiato di osservazione, inaugurò un nuovo capitolo del dibattito, i cui risultati sono giunti a noi pressoché immutati. Dopo aver dato conto dei principali arresti giurisprudenziali e degli interventi legislativi, si prende atto che non è più dato riferirsi agli interessi sovraindividuali soltanto come meri interessi di fatto e che in talune ipotesi è per l’appunto possibile operare la loro riconversione in veri e propri diritti soggettivi (sulla scia della normativa comunitaria, dei nuovi cataloghi di diritti emersi a livello sovranazionale, dell’emersione di nuovi bisogni individuali e alla luce di una ricostruzione moderna dei contorni del diritto soggettivo). Si prende inoltre atto delle frequenti intersezioni con i diritti individuali. Nel secondo capitolo si confermano le conclusioni raggiunte in precedenza, passando in rassegna una serie di indici normativi e di pronunce giurisprudenziali che supportano pienamente le conclusioni raggiunte nel capitolo iniziale. Nel terzo capitolo, dopo aver offerto un quadro delle azioni collettive inibitorie in materia di consumo, si affronta il problema della legittimazione ad agire e dei limiti oggettivi e soggettivi del giudicato della pronuncia inibitoria proprio alla luce della rilevata polimorfia degli interessi sovraindividuali coinvolti. Nel capitolo conclusivo, dopo aver indicato gli elementi per i quali l’azione collettiva risarcitoria in materia di consumo, anche se formalmente deputata a soddisfare i diritti soggettivi di una pluralità di consumatori, provvede indirettamente alla tutela degli interessi sovraindividuali, si formulano proposte volte a realizzare il miglior coordinamento con lo strumento inibitorio.
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Books on the topic "Meritevolezza di tutela degli interessi"

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Spampinato, Biagio. Tipologia degli interessi legittimi e forme di tutela. Torino: G. Giappichelli, 2010.

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Processi e strategie di tutela degli interessi industriali in Italia, 1969-1980. Roma: Lithos, 2012.

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Ronzitti, Natalino. Le zone di pesca nel Mediterraneo e la tutela degli interessi italiani. Roma: Rivista marittima, 1999.

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4

Donà, Gabriele. La tutela penale e amministrativa degli operatori economici e gli interessi finanziari dell'Unione europea: Aspetti sostanziali e procedurali in materia di contrabbando, evasione IVA, truffa, frode comunitaria ... Padova: CEDAM, 2000.

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5

Camaldo, Lucio. La circolazione e il contrabbando di prodotti contraffatti o pericolosi: La tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea e la protezione dei consumatori : atti del convegno europeo svoltosi a Milano il 31 maggio 2012, organizzato dal Centro studi di diritto penale europeo, in stretta collaborazione con OLAF (Ufficio europeo per la lotta antifrode) e con UAE (Unione degli Avvocati Europei). Torino: G. Giappichelli editore, 2013.

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Conference papers on the topic "Meritevolezza di tutela degli interessi"

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Cedroni, Anna Rita. "Roadmap per una citta sostenibile: Vienna." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.

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Abstract:
Al di là di più di duemila anni di tradizione storica, l’Austria, ha mostrato con coraggio, fin dall’entrata nella Comunità Europea, il suo sviluppo economico così come la sua modernità e la sua apertura verso l’esterno. La dinamicità culturale e tecnologica della sua capitale, l’ha resa uno degli esempi più apprezzati da tutta l’Europa fin dall’inizio di questo secolo. In poco più 15 anni, Vienna è diventata di fatto la città europea con la migliore qualità della vita. Il merito di tale successo è dato sicuramente da due componenti fondamentali: la stabilità politica del Paese e il metodo di gestione dei processi di pianificazione territoriale e urbana. L’attuale sviluppo del territorio mostra come alla base di tale qualità i fattori prevalenti siano l’architettura, ma anche le politiche urbanistiche territoriali. Sta di fatto, spiega un recente rapporto del comune di Vienna sul tema risparmio energetico e sostenibilità, che per garantire e mantenere una tale qualità della vita, occorre tener conto di tre costanti essenziali nelle dinamiche dei processi di sviluppo urbano: il rinnovamento, la ristrutturazione e l’espansione. Tali elementi consentono poi il confronto con modelli europei culturalmente più avanzati. La tutela dell’ambiente e del patrimonio ambientale si inseriscono in questo processo come una delle sfide più importanti che scaturiscono da tale confronto. Questo paper si prefigge di trattare l’esperienza viennese, ripercorrendo il lungo, ma rapido processo di cambiamento cominciato all’inizio degli anni Ottanta. Strumento generale di pianificazione urbanistica, il Piano di Sviluppo della Città (Stadtentwicklungsplan), ha costituito e costituisce tuttora lo strumento decennale di previsione e di programmazione energetica a livello urbano e territoriale, stabilendo le direttrici strategiche di espansione, di ristrutturazione e di rinnovamento della Città e del suo hinterland. Ma l’esclusività di tale strumento, è da vedere nell’anticipazione di temi come il consumo energetico, la sostenibilità e nell’individuazione della tutela ambientale, come questione prioritaria da includere nei programmi d’intervento da attuare a breve termine. Infatti, con la formulazione del primo Programma KliP (Klimaschutzprogramm) (1999–2009) e, successivamente, del secondo Programma KliP (2010-2020), vengono elaborati dei “pacchetti” di provvedimenti con obiettivi ben definiti, come per esempio la riduzione del 21%, a persona, dei gas di emissione e di gas propellenti rispetto ai valori rilevati nel 1990. Gli strumenti con i quali raggiungere tali obiettivi sono: la riduzione del fabbisogno energetico, l’introduzione di fonti di energia ecosostenibile, l’uso di materiali biologici nell’edilizia pubblica e privata a grande e piccola scala, ma soprattutto, gli interventi sulla mobilità, sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione del paesaggio. Accanto ai Piani di Sviluppo, Il Programma SEP (Städtische Energieeffizienz-Programm), definisce le linee generali da seguire nella gestione della politica dei consumi energetici a lungo termine, ovvero fino alla fine del 2015. I risultati portano già nel 2011 ad un aumento della quota di energia rinnovabile del 10% del volume totale del consumo di energia. Tra gli incentivi ci sono quelli rivolti alla realizzazione di centrali elettriche, inceneritori per il riciclo di materie dalle quali ricavare energia, mentre un ruolo sempre più importante è dato dall’uso della geotermia, e dell’energia solare. La continuità programmatica culmina nella formulazione di un progetto unitario, SMART CITY WIEN, che riunisce ben dieci gruppi differenti di interessi, istituzioni pubbliche, enti privati, centri universitari di ricerca, ecc., attorno ad una visione a lunga scadenza: Smart Energy vision 2050. Al centro della tavola rotonda le tematiche: lo sviluppo della popolazione, l’ambiente, i metodi di gestione, l’economia, l’energia e la mobilità. Accanto a queste, sostenibilità, partecipazione, diversità, efficienza di risorse, sviluppo regionale integrato come pure sviluppo economico equilibrato sono gli elementi fondamentali per la preparazione delle decisioni future.
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