Academic literature on the topic 'Memoria collettiva, ricordo, natura'

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Journal articles on the topic "Memoria collettiva, ricordo, natura"

1

Lucamante (book editor), Stefania, Monica Jansen (book editor), Raniero Speelman (book editor), Silvia Gaiga (book editor), and Millicent Marcus (review author). "Memoria collettiva e memoria privata: il ricordo della Shoah come politica sociale." Quaderni d'italianistica 33, no. 1 (August 1, 2012): 149–53. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v33i1.17098.

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2

Dei, Fabio. "Ricordare la violenza. Il contributo di Francesca Cappelletto agli studi sulle memorie di guerra." DiPAV - QUADERNI, no. 26 (March 2010): 29–40. http://dx.doi.org/10.3280/dipa2009-026003.

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Abstract:
Nel lavoro antropologico di Francesca Cappelletto, un ruolo centrale ha svolto la ricerca sulla memoria delle stragi di civili compiute dalle truppe nazifasciste nella Toscana del 1944. In particolare, Francesca ha condotto una ricerca etnografica su due paesi colpiti da gravissimi eccidi, Civitella Val di Chiana e Sant'Anna di Stazzema. Questo articolo discute brevemente quattro aspetti fra i piů significativi ed originali degli studi di Francesca: a) il rilievo dato al ruolo della "comunitŕ mnemonica" come soggetto delle pratiche pubbliche del ricordo; b) la critica alla nozione di "memoria collettiva" e l'accento posto sul conflitto come elemento strutturante della memoria; c) il ruolo complementare delle narrazioni e delle immagini nella trasmissione generazionale della memoria; d) i problemi cognitivi ed etici che caratterizzano il rapporto tra ricercatore e narratori nello studio della memoria traumatica.
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3

Veronesi, Umberto. "Ricordo Di: Pietro Bucalossi." Tumori Journal 78, no. 2 (April 1992): 1. http://dx.doi.org/10.1177/030089169207800201.

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Abstract:
Contrariamente a quanto ci saremmo attesi, la scomparsa di Pietro Bucalossi è passata quasi inosservata ed è stata come frettolosamente archiviata dalla memoria collettiva nella categoria dei politici e dei personaggi sociali più che in quella dei medici e degli uomini di scienza. Eppure, se può avere senso che per molti italiani Pietro Bucalossi venga ricordato per la legge che porta il suo nome e per quanto ha fatto come Sindaco di Milano, per chi lavora nel vasto campo della lotta contro il cancro, egli va onorato dai più anziani e raccontato ai più giovani per le grandi energie dedicate allo sviluppo della oncologia, anzi della « cancerologia », come egli amava definirla. E, come la sua figura politica appare oggi di statura ancora maggiore per la sua integrità morale e per l'infinita distanza dai personaggi che negli ultimi anni hanno invaso le nostre istituzioni, così il suo contributo all'oncologia emerge oggi ancora più evidente per essere stato tra i primi a credere nella specificità di questa scienza e nella sua autonomia culturale e operativa rispetto al resto della medicina. Perché proprio in questo sta l'originalità del suo pensiero, nella determinata certezza che a occuparsi dei malati di cancro dovessero essere i « cancerologi » e che l'oncologia clinica fosse quindi l'ambito corretto in cui chirurghi, medici e radioterapisti potessero esprimere collettivamente un equilibrato piano di cura. Convinto assertore quindi dell'interdisciplinarietà dell'oncologia ma anche della necessità di un dialogo continuo fra ricercatori clinici e sperimentali, Pietro Bucalossi ha lasciato un'eredità scientifica di alto profilo all'intero Paese ed un imperativo morale di intransigenza ed onestà intellettuale per le nuove generazioni.
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4

Messina, Nunziata. "UOMO E TERRITORIO: UN RAPPORTO IN CONTINUA EVOLUZIONE." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 2, no. 1 (June 25, 2016): 477. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v2.264.

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Abstract:
Il dualismo tra uomo e natura da sempre si è posto al centro di molti studi di carattere filosofico, geografico, sociologico e psicologico. Nel corso della storia si sono susseguiti diverse impostazioni di pensiero e ciascuna ha messo in risalto un particolare aspetto della relazione tra uomo e natura. L’uomo si trova immerso all’interno di un paesaggio caratterizzato da elementi naturali e non, che ne condizionano il suo modo di essere ed il rapporto con ciò che lo circonda. Nella relazione tra uomo e territorio circostante è necessario affermare che l’obiettivo è la messa a punto di un sistema che renda ogni scelta di pianificazione carica di quelle valenze di programmazione territoriale necessarie a rendere vitale la tutela dell’ambiente e del paesaggio: occorre partire dall’assunto che tutto il territorio, per la storia che lo ha formato, per i valori paesaggistici e culturali, per la memoria collettiva che lo anima, per la sua stessa riconoscibilità, è da considerarsi in prima istanza un bene ambientale da tutelare, soprattutto nelle relazioni tra oggetti e fenomeni legati tra loro da mutui rapporti funzionali. Si può pertanto affermare che laddove gli elementi fisici del territorio costituiscono punti di riferimento collettivo, tali elementi sono da considerarsi “valori ambientali” e le loro interrelazioni possono rappresentare un “bene comune” da tutelare. Il territorio ci appartiene, fa parte del nostro mondo interiore, è luogo di riferimento, un bene mai dimenticato che alimenta l’essenza della memoria. E’ terra, è casa, è vita, è l’uomo di oggi, ma anche quello di ieri che si riconosce nel legame che ha con la sua terra. E’ necessario trovare il giusto equilibrio per mantenere la testimonianza della propria memoria, ma allo stesso tempo la capacità di progettare un futuro compatibileper la salvaguardia del nostro Pianeta.
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5

Mazzone, Stefania. "Sovranità come narrazione in Paul Ricoeur." Aoristo - International Journal of Phenomenology, Hermeneutics and Metaphysics 2, no. 2 (September 20, 2019): 173–86. http://dx.doi.org/10.48075/aoristo.v2i2.23258.

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Abstract:
L’articolo intende evidenziare attraverso l’analisi di alcune opere specifiche di Paul Ricoeur -quelle che indagano i rapporti tra storia e verità, identità e oblio-la relazione in cui l’autore pone la costruzione dell’identità individuale in quanto processo metaforico e performativo e quella dell’identità collettiva in quanto espressione drammatica, con i processi narrativi, che riguardano le percezioni individuali e le raffigurazioni sociali. Ne consegue una teoria della rappresentazione dell’alterità, della costruzione identitaria e della narrazione della sovranità che impiega le categorie ermeneutiche ed euristiche di una fenomenologia in trasformazione dinamica. In questa prospettiva, si rinviene la posizione funzionale di concetti in definizione quali la memoria, il ricordo, l’oblio, in relazione al rapporto tra l’individuo e la sua storia, così come di una comunità col proprio racconto. Ne emerge una concezione della sovranità quale metafora di identità in bilico che Ricoeur considera stabilizzarsi solo nell’equilibrio delle alterità e nello scambio delle narrazioni. Ne consegue la necessità di una riorganizzazione filosofica, politica, ma anche storiografica quale urgenza di ridefinizione continua e permanente del mito narrativo, in un confronto incessante e vitale con le narrazioni individuali e collettive degli altri. Lo stesso monito etico e politico che Ricoeur ci lascia nei suoi ultimi scritti.
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6

Delledonne, Nicola. "L’arte del realismo onirico: architettura, pittura e letteratura nell’opera di Arduino Cantàfora." Quaderni d'italianistica 38, no. 1 (October 18, 2018): 223–50. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v38i1.31167.

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Abstract:
Il presente contributo critico interpreta l’opera di Arduino Cantàfora (1945) — architetto, pittore e scrittore — attraverso la nozione di realismo onirico, coniata per evidenziare la propensione dell’artista milanese a trasfigurare gli elementi della realtà secondo un processo tipico del mondo dei sogni. Tra l’inizio degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta del Novecento, egli affina una tecnica di lavoro destinata a diventare una peculiarità del suo modo di operare: prima progetta architetture, poi le dipinge e, infine, ne trae spunti per componimenti letterari. La sua è una ricerca che sottende una riflessione sullo spazio e sul tempo, ma, soprattutto, sulla frammentazione di queste due entità e sulla ricomposizione dei frammenti spaziali e temporali in un nuovo contesto. In ogni opera — per lo più racconti accompagnati da dipinti di architettura, ma anche grandi tele per mostre di pittura nonché libri di narrativa — ne sortisce un effetto straniante che sembra voler avvertire il lettore o l’osservatore dell’esistenza di una realtà onirica accanto a quella fattuale. È la realtà del ricordo che, trasformato dal trascorrere del tempo, diviene materiale per la creazione artistica. Il ‘ricordare’ così concepito, però, non è il risultato di una nostalgia insoddisfatta, bensì lo strumento attraverso cui l’artista avanza le sue personali idee di architettura, pittura e letteratura. Ecco allora che dietro l’apparenza malinconica delle immagini e le narrazioni allucinate prende corpo un’idea di città fatta di molte sedimentazioni storiche, nella quale il ricordo personale diviene memoria collettiva. Non solo. Esso diventa anche la testimonianza di una lotta per la città nel momento in cui la città si appresta a scomparire, subissata dalla metropoli, dalla megalopoli o, più banalmente, dal territorio diffuso. Tutte le opere menzionate nell’articolo suonano come un monito a non dimenticare quella città. Forse anche a sognarla.
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7

Xausa, Chiara. "«Nello schedario del mio cuore»: i romanzi di memoria di Giacoma Limentani." altrelettere, July 1, 2018. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-40.

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Abstract:
Il contributo si propone di leggere i racconti autobiografici di Giacoma Limentani a partire dalle riflessioni sul significato e sulla funzione della memoria che li attraversano. Limentani prende le distanze da una testimonianza della Shoah che sempre più si sta trasformando in una «comune memoria omologante di sofferenze per tutti uguali» (LIMENTANI 2008, 127), rifiuta di identificarsi come testimone neutra e afferma la propria singolarità. In contumacia, Dentro la D e La spirale della tigre, ora accorpati insieme da Iacobelli in un unico volume con il titolo Trilogia (2013), sono un viaggio dal ricordo opprimente al racconto che permette di sopravvivere al dolore. In contumacia nasce quando la narrazione dei ricordi di infanzia diventa un atto di sopravvivenza e una necessità; procede per frammenti, facendosi testimone delle emozioni scaturite dal trauma. In Dentro la D il recupero dell’eredità familiare e dell’identità ebraica si fanno Dono e le aprono una porta verso la dignità, la quale, una volta che la distanza temporale ha permesso di storicizzare il dolore, la guida nella scrittura de La spirale della tigre. Qui spirali di memorie intrecciano storie personali a quelle dei personaggi e delle personagge della tribù del ghetto di Roma: è narrando la singolarità delle loro vite e recuperando le memorie infrante dalla Shoah che il passato smette di proiettare ombre sul futuro e la memoria privata diventa collettiva, senza tuttavia essere omologante.
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Dissertations / Theses on the topic "Memoria collettiva, ricordo, natura"

1

PASTO', FLAVIA. "il linguaggio dell'architettura del paesaggio." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1026661.

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2

ALESSANDRA, Campanari. "“IDENTITY ON THE MOVE” FOOD, SYMBOLISM AND AUTHENTICITY IN THE ITALIAN-AMERICAN MIGRATION PROCESS." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251264.

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Abstract:
Il mio lavoro di ricerca rappresenta un contributo allo studio dell'esperienza umana dello “spazio alimentare” come costruzione sociale che comprende sia i modelli del comportamento umano, e la loro relazione sensoriale con uno specifico luogo, sia l'imprenditoria etnica. Il nucleo di questo progetto di ricerca è rappresentato da un’indagine multi-generazionale del multiforme processo della migrazione italiana in America, laddove la cultura alimentare viene utilizzata come veicolo per esaminare come gli immigrati abbiano prima perso e poi negoziato una nuova identità in terra straniera. Lo scopo generale della tesi è quello di esaminare come il cibo rappresenti un collegamento nostalgico con la patria per la prima generazione, un compromesso culturale per la seconda e un modo per rinegoziare un'etnia ibrida per le generazioni successive. La lente del cibo è anche utilizzata per esplorare lo sviluppo dei ristoranti italiani durante il Proibizionismo e il loro ruolo nel processo di omogeneizzazione culinaria e di invenzione della tradizione nel mondo contemporaneo. Per spiegare come la cucina regionale in America sia diventata un simbolo collettivo di etnia e abbia potuto creare un'identità Italo-Americana nazionale distinta da quella italiana, ho adottato il modello creato da Werner Sollors e Kathleen Neils Cozen e sintetizzato con l'espressione di “invenzione dell'etnia”. Il capitolo di apertura esplora la migrazione su larga scala che ha colpito l'Italia e la storia economica italiana per oltre un secolo e prosegue con un’analisi storica sullo sviluppo dei prodotti alimentari nel tempo. La prima sezione evidenzia il significato culturale dell'alimento e il suo ruolo nella costruzione di un'identità nazionale oltre i confini italiani e prosegue con un’analisi sulla successiva variazione delle abitudini alimentari durante l'immigrazione di massa. Il capitolo conclude illustrando il quadro teorico utilizzato per teorizzare le diverse dimensioni dell'etnia. Partendo dall'ipotesi che l'identità sia un elemento socialmente costruito e in continua evoluzione, il secondo capitolo è dedicato all'analisi della natura mutevole del cibo, esplorata attraverso tre distinti ma spesso sovrapposti tipi di spazio: spazio della "memoria individuale"; spazio della "memoria collettiva"; spazio della "tradizione inventata". Lo spazio della “memoria individuale” esplora come i primi immigrati italiani tendevano a conservare le loro tradizioni regionali. Al contrario lo spazio della memoria collettiva osserva il conflitto ideologico emerso tra la prima e la seconda generazione di immigrati italiani, in risposta alle pressioni sociali del paese ospitante. L'analisi termina con la rappresentazione di generazioni successive impegnate a ricreare una cultura separata di cibo come simbolo dell'identità creolata. Il capitolo tre, il primo capitolo empirico della dissertazione, attraverso l'analisi della letteratura migrante mostra l'importanza del cibo italiano nella formazione dell'identità italo- americana. Questa letteratura ibrida esamina il ruolo degli alimenti nelle opere letterarie italo-americane di seconda, terza e della generazione contemporanea di scrittori. Il quarto capitolo completa la discussione seguendo la saga del cibo italiano dai primi ristoranti etnici a buon mercato, frutto della tradizione casalinga italiana, fino allo sviluppo di un riconoscibile stile di cucina italo-americano. A questo proposito, i ristoranti rappresentano una "narrazione" etnica significativa che riunisce aspetti economici, sociali e culturali della diaspora italiana in America e fa luce sull'invenzione del concetto di tradizione culinaria italiana dietro le cucine americane. La sezione termina con un'esplorazione del problema moderno relativo al fenomeno dell’Italian "Sounding" negli Stati Uniti, basato sulla creazione di immagini, colori e nomi di prodotti molto simili agli equivalenti italiani, ma senza collegamenti diretti con le tradizioni e la cultura italiana. Il capitolo finale fornisce una visione etnografica su ciò che significa essere italo-americani oggi e come i ristoranti italiani negli Stati Uniti soddisfano la tradizione culinaria Italiana nel mondo contemporaneo americano. Per concludere, considerando le teorie dell'invenzione della tradizione, due casi di studio esplorativi a Naples, in Florida, vengono presentati sia per analizzare come gli italo-americani contemporanei manifestano la loro etnia attraverso il cibo etnico sia per esaminare come il cibo italiano viene commercializzato nei ristoranti etnici degli Stati Uniti, alla luce della del processo di globalizzazione.
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Books on the topic "Memoria collettiva, ricordo, natura"

1

L'esperienza del ricordo: Dalle pratiche alla performance della memoria collettiva. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2010.

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