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Journal articles on the topic 'Medicine non convenzionali'

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Bellavite, P., M. Semizzi, P. Musso, R. Ortolani, and G. Andrioli. "Medicina ufficiale e terapie non convenzionali: dal conflitto all’integrazione?" Medicina e Morale 50, no. 5 (October 31, 2001): 877–904. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.735.

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Abstract:
La distinzione tra medicina ufficiale e medicine alternative (più propriamente denominate non-convenzionali o complementari) va inquadrata sul piano storico ed epistemologico, come parte di un continuo e mai concluso confronto tra diversi paradigmi scientifici e medici. Il ricorso a pratiche mediche di origine orientale o comunque di matrice extra-scientifica è in espansione in tutti i Paesi europei e negli Stati Uniti e ciò pone un’ampia serie di problemi sociosanitari, deontologici, etici, metodologici. La crisi attuale della medicina occidentale deriva sostanzialmente dalla difficoltà di conciliare il progressivo dominio dell’approccio scientifico-molecolare e tecnologico con la crescente necessità di riscoprire gli aspetti più personali ed individualizzati della cura, che sono particolarmente importanti nelle malattie croniche e multifattoriali. Le medicine non convenzionali possono probabilmente contribuire a colmare alcune lacune metodologiche e concettuali lasciate dalla super-specializzazione e dal prevalere del pensiero razionalista rispetto a quello empirico negli ultimi secoli e particolarmente negli ultimi decenni. Il modo più corretto di guardare al fenomeno è quello di esaminarne le ragioni d’essere, individuarne le molte possibili distorsioni, sfruttarne le potenziali positività in vista di una possibile integrazione di diversi approcci terapeutici. Tale eventuale integrazione di alcune pratiche non convenzionali richiede un maggiore impegno nella ricerca scientifica e nella qualifica delle varie figure professionali.
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Lanfranco, Lorena. "Abusi sessuali su minori istituzionalizzati. Strasburgo condanna la Bulgaria innovando la giurisprudenza sull'art. 3 Conv. eur. dir. Umani." MINORIGIUSTIZIA, no. 2 (January 2022): 232–39. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-002021.

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Abstract:
Con sentenza del 2 febbraio 2021, nel caso X e altri c. Bulgaria, la Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato lo Stato convenuto per violazione dell'art. 3 Conv. eur. dir. umani (norma che vieta la tortura e le pene e i trattamenti inumani o degradanti) a fronte delle denunce dei tre ricorrenti che lamentavano di aver subito, durante la loro infanzia in orfanotrofio, abusi sessuali e altri maltrattamenti. Il presente contributo ripercorre l'iter argomentativo seguito dalla Corte di Strasburgo nel sancire il principio per cui, nei casi di violenza perpetrata su minori istituzionalizzati, gli Stati Parti hanno l'onere di svolgere indagini efficaci (qualificabili come tali alla luce della giurisprudenza convenzionale integrata dalle norme della Convenzione di Lanzarote), e le ragioni per cui l'operato delle autorità bulgare non sia stato rispettoso degli obblighi convenzionali. La sentenza in commento è quindi l'occasione per riflettere sui caratteri del sistema di tutela convenzionale dei minori che si trovino in situazioni di vulnerabilità e sulla ratio che muove la Corte nel delineare gli obblighi di tutela, prevenzione e repressione degli stati aderenti al Consiglio d'Europa.
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Schiaffino, Olga Sofia. "L'esperienza dell'utilizzo di medicine non convenzionali nel trattamento di utenti del Ser.T. evidenze cliniche e considerazioni." S & P SALUTE E PREVENZIONE, no. 54 (April 2010): 51–62. http://dx.doi.org/10.3280/sap2009-054004.

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Abstract:
Il crescente interesse per la medicina non convenzionale ha sensibilizzato gli operatori di un Sert a proporre i trattamenti omeopatici, omotossicologici e di omeomesoterapia (iniezione su agopunti di farmaci omeopatici) ottenendo risultati di efficacia e assenza di effetti collaterali; inoltre l'integrazione di un trattamento non convenzionale con farmaci allopatici e/o sostitutivi ha evidenziato sempre una riduzione di effetti collaterali e una diminuzione dei dosaggi dei farmaci per ottenere la risposta desiderata. Questi trattamenti devono sempre essere proposti e seguiti da Medici altamente competenti e aggiornati non solo a riguardo della propria specializzazione, ma a "tutto campo", come richiede la pratica omeopatica, dato che il soggetto dell'interesse medico č l'uomo malato e non la malattia.
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Bonaminio, Vincenzo, and Paolo Fabozzi. "Percorsi non convenzionali nell'esplorazione del rapporto tra ricerca empirica e psicoanalisi." GRUPPI, no. 2 (July 2012): 97–124. http://dx.doi.org/10.3280/gru2011-002007.

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Abstract:
Gli autori sottolineano il fatto che negli ultimi tre decenni si č assistito molto spesso ad un passaggio dalla metodologia di ricerca empirica a quella psicoanalitica senza alcuna consapevolezza di quelle che in filosofia della scienza si chiamano «regole di corrispondenza regole che disciplinano le eventuali ibridazioni fra due diversi ambiti scientifici. Essi auspicano un confronto nei termini di una reciproca fertilizzazione che non stravolga, in nome di una supposta rifondazione su "inequivocabili" dati empirici, il nucleo essenziale della psicoanalisi, cioč l'esistenza dell'inconscio. Tale rischio si palesa soprattutto con il bambino competente costruito dall'infant research, un bambino fondamentalmente privo di inconscio. Il rischio č che l'oggetto e la metodologia delle ricerche empiriche deformino la psicoanalisi, che sembra allora doversi occupare non piů di quanto viene difensivamente escluso, rimosso o scisso dalla coscienza, ma piuttosto di una varietŕ di procedure mentali implicite organizzate automaticamente: in questo caso la trasparenza soggettiva sostituirebbe ingiustificatamente l'individuazione delle determinanti inconsce. Rinnovare l'inscindibilitŕ dell'intreccio freudiano tra teoria, metodo e cura costituisce quindi la possibile strada da percorrere e da esplorare per rendere euristica una definizione di specificitŕ della psicoanalisi.
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Piccoli, Giorgina Barbara, Martina Ferraresi, Federica Neve Vigotti, and Gerardo Di Giorgio. "Esiste oggi un ruolo per l'emodialisi domiciliare e che cos'è oggi l'emodialisi domiciliare?" Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 2 (February 7, 2014): 102–11. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.875.

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Abstract:
La crisi economica globale, l'indicazione alla massima deospedalizzazione dei pazienti cronici e le innovazioni nel trattamento dell'uremia cronica sono alla base del rinnovato interesse per trattamenti dialitici “non convenzionali o intensivi”, spesso od obbligatoriamente domiciliari. Un primo punto evidenziato da questa revisione narrativa della letteratura è il superamento dell'antagonismo storico tra emodialisi domiciliare (HHD) e dialisi peritoneale (PD), all'insegna del motto “home dialysis first”: ascrivere il successo di una metodica domiciliare alla competizione con l'altra è riduttivo quanto il considerare che i pazienti ideali per l'HHD siano principalmente i soggetti che hanno dovuto interrompere la dialisi peritoneale. Ciò detto, è possibile scomporre il problema della dialisi domiciliare non solo secondo criteri clinici, ma anche secondo i quattro principi etici di beneficio, non maleficio, giustizia e autonomia. Se il beneficio non è facile da dimostrare, anche per la peculiare selezione dei pazienti, il non maleficio è evidente: in tutti gli studi analizzati, l'emodialisi domiciliare, sia essa standard o quotidiana o intensiva, non risulta mai significativamente inferiore ai trattamenti convenzionali. Il principio della giustizia, inteso in maniera un po' riduttiva come giustizia distributiva, può essere analizzato valutando i costi del trattamento, divisi tra costi diretti (disposable e macchine) e costo del personale medico e infermieristico; il vantaggio economico della riduzione del personale è ovvio, ma va anche ricordato che un sistema domiciliare necessita di una massa critica per essere favorevole dal punto di vista economico e che i costi “indiretti” (struttura ospedaliera in particolare) sono difficili da quantificare. Il quarto principio è l'autonomia dei pazienti: per questo sarebbe necessario offrire l'emodialisi domiciliare a tutti coloro che ne hanno le indicazioni, creando dei Centri di riferimento accessibili, dove i pazienti possano ascoltare il parere di medici, infermieri e pazienti con esperienza specifica.
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Mortilla, M., A. Federico, and N. De Stefano. "Uso della risonanza magnetica spettroscopica del protone nello studio delle malattie della sostanza bianca cerebrale." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 1 (February 2000): 71–80. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300113.

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Abstract:
La risonanza magnetica spettroscopica (MRS) è una tecnica non invasiva per la misura della concentrazione relativa di alcuni composti cerebrali. L'uso di questa tecnica nello studio delle malattie della materia bianca cerebrale ha apportato miglioramenti nella classificazione diagnostica e nelle misure relative all'andamento delle malattie. Un uso più estensivo delle tecniche di risonanza multimodale, comprendenti tomografia RM, spettroscopia ed altre modalità non convenzionali, dovrebbe quindi essere incoraggiato. Ciò permetterà una miglior comprensione della complessa dinamica dei cambiamenti patologici nelle malattie della sostanza bianca ed una più accurata valutazione della progressione e della risposta alla terapia della malattia stessa.
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Magnaldi, S., and M. Ukmar. "La tomografia computerizzata nella diagnostica delle metastasi spinali." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 167–74. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800206.

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Abstract:
Nella diagnosi delle metastasi spinali la TC presenta alcuni punti deboli, che emergono soprattutto nel caso di un suo impiego scorretto. L' avvocato del diavolo deve individuare le indicazioni più corrette della TC e descriverne i limiti. I protocolli diagnostici si differenziano a seconda che il paziente abbia o meno una neoplasia primitiva nota. La ricerca di metastasi ossee in un paziente con neoplasia primitiva nota inizia con la scintigrafia ossea. Se essa risulta negativa, non occorrono altre indagini, soprattutto se alla negatività scintigrafica si associa quella di altri esami di laboratorio. Se la scintigrafia è positiva, si possono eseguire dei radiogrammi mirati ed eventualmente una tomografia convenzionale nelle aree sospette. Se il risultato di queste indagini è positivo, il paziente viene avviato all'oncologo; solo talora può essere utile una TC per una migliore definizione morfologico-volumetrica delle lesioni. Se l'esame radiologico convenzionale è negativo, si preferisce la RM, più panoramica e sensibile. Nel paziente senza una neoplasia primitiva nota ma con sintomi riferiti al rachide, dopo un esame clinico, vengono in genere eseguiti dei radiogrammi convenzionali. Se essi risultano negativi, il paziente può essere sottoposto ad una visita specialistica, ad esempio neurologica o ortopedica; se anche queste indagini risultassero negative, può essere avviata una terapia medica e ulteriori indagini possono essere programmate solo se la sintomatologia non regredisce. Se l'esame neurologico è positivo, si possono eseguire una TC, se la sede della lesione è clinicamente precisabile, o una RM, se il livello della lesione non è clinicamente precisabile. Se nel radiogramma convenzionale si evidenziano dei reperti patologici, il protocollo si differenzia a seconda del loro numero: nel caso di lesioni multiple con l'aspetto delle metastasi, il paziente può essere avviato all'oncologo senza altre indagini di imaging a livello rachideo. Solo in casi selezionati può essere utile il ricorso ad una RM, per visualizzare compressioni o infiltrazioni del midollo o della cauda. Se il radiogramma convenzionale evidenzia una lesione isolata, l'indagine più utile è la scintigrafia ossea. Dai risultati di quest'ultima indagine dipendono le decisioni successive, tra le quali la TC dovrebbe essere eseguita solo come guida per un'eventuale biopsia. Solo raramente dunque la TC è indicata in prima battuta nello studio delle metastasi vertebrali, ponendosi piuttosto a cavallo tra le indagini di primo livello, con scopi diagnostici, e quelle di secondo livello, con finalità terapeutiche. La TC ha anche alcuni limiti. A causa delle acquisizioni sul piano assiale e della qualità non sempre soddisfacente delle ricostruzioni elettroniche su piani diversi, situazioni parafisiologiche possono essere scambiate con metastasi litiche. La scarsa panoramicità della TC può causare il mancato riconoscimento di lesioni a distanza da quella/e responsabile/i della sintomatologia. La sensibilità della TC, sebbene superiore a quella del radiogramma convenzionale, è inferiore a quelle della scintigrafia ossea e della RM soprattutto per quelle con estensione all'interno dello speco vertebrale. La specificità della TC è sovrapponibile a quella delle altre indagini finora considerate: la diagnosi di metastasi spinali è favorita da un'anamnesi positiva del paziente e dalla molteplicità delle lesioni. Le lesioni vertebrali con l'aspetto TC delle metastasi possono porre problemi diagnostici differenziali con numerose altre condizioni patologiche, come i tumori ossei primitivi, le localizzazioni scheletriche di malattie ematologiche, i processi flogistici ossei, gli esiti di traumi, i crolli vertebrali su base osteopenica, le malformazioni congenite, la malattia di Paget e le malattie metaboliche. Gli aspetti che più spesso si associano a processi patologici non metastatici sono l'unicità delle lesioni, la sede cervicale, la localizzazione all'arco vertebrale, il coinvolgimento congiunto di piatti vertebrali contigui e l'interessamento del disco intervertebrale.
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Santino, P., and R. Petsch. "Le Sequenze Turbo Spin Echo." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 1 (February 1994): 71–80. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700111.

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Abstract:
Le sequenze spin echo sono fino al giorno d'oggi le più utilizzate nella tomografia con Risonanza Magnetica. Il loro principale vantaggio è l'alta sensibilita alle patologie delle immagine pesate in T2. Recentemente sono state introdotte nuove sequenze, denominate Fast Spin Echo o Turbo Spin Echo, a seconda dell'industria che le produce, le quali grazie ad un diverso modo di acquisire i dati permettono di ridurre i tempi di esame, mantenendo un contrasto simile alle immagini ottenute con le spin echo convenzionali. Lo schema di acquisizione diverso comporta delle piccole differenze con le immagini a cui sono abituati i neuroradiologi: segnale iperintenso del grasso anche nelle immagini pesate in T2; minore sensibilita agli artefatti da suscettibilità; presenza di altri artefatti, quali quello da troncamento o l'effetto bordo, visibili soprattutto se non si scelgono opportunamente i parametri. Tali sequenze si sono rivelate molto interessanti non solo per il risparmio di tempo, ma anche per gli studi in alta risoluzione o per applicazioni cliniche particolari.
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Ettorre, G. C., A. P. Garribba, A. Tirelli, P. Lavezzi, M. P. Bondioni, and A. Chiesa. "L'impiego delle sequenze 3DFT-CISS nello studio RM dell'orecchio interno." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 4 (August 1995): 497–512. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800404.

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Abstract:
L'impiego in risonanza magnetica delle sequenze 3DFT-CISS consente una rappresentazione anatomica dettagliata delle strutture dell'orecchio interno grazie alle possibilità di ottenere strati sottili ad alta risoluzione spaziale e di contrasto. Gli autori riportano la loro esperienza nello studio dell'anatomia dell'orecchio interno mediante imaging RM con sequenze 3DFT-CISS ed analizzano, nei casi patologici, i risultati ottenuti comparativamente con sequenze Spin-Echo (SE) convenzionali. 126 pazienti con deficit uditivo neurosensoriale sono stati sottoposti a RM delle rocche petrose secondo un protocollo che ha previsto l'impiego di sequenze SE convenzionali e sequenze 3DFT-CISS. In tutte le rocche petrose giudicate normali le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito una rappresentazione anatomica definita e dettagliata della coclea, del canale semicircolare laterale e del vestibolo nel 100% dei casi, del canale semicircolare posteriore e superiore rispettivamente nel 92% e nell'89% dei casi. Il VII nervo cranico e le branche cocleare, vestibolare superiore e vestibolare inferiore dell'VIII sono state identificate rispettivamente nell'89%, 95%, 80% ed 87% dei casi. Nei casi patologici l'apporto delle sequenze 3DFT-CISS è stato giudicato decisivo nelle malformazioni, nei conflitti neuro-vascolari e nell'otosclerosi cocleare obliterativa. La loro utilizzazione ha escluso nei casi di labirintite la presenza di un processo espansivo intralabirintico. Nella patologia espansiva del nervo acustico le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito sempre l'identificazione del processo espansivo e sono risultate superiori alle sequenze SE T2 nella definizione spaziale del tumore, anche se non hanno fornito ulteriori informazioni rispetto alle sequenze SE T1 senza Gadolinio. Gli autori, in conclusione, ritengono che l'impiego delle sequenze 3DFT-CISS in associazione con sequenze SE T1 senza e con mezzo di contrasto possono rappresentare una ottima combinazione per un approccio RM di prima istanza in tutti i deficit uditivi neurosensoriali.
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Sirsi, Eleonora. "Quando la contaminazione da Ogm è "tecnicamente inevitabile": riflessioni in vista dell'adozione di "misure di coesistenza" nelle Regioni italiane." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 1 (December 2010): 33–45. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001003.

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Abstract:
L'introduzione, nella disciplina comunitaria sull'etichettatura di alimenti e mangimi GM, di una eccezione per il caso in cui vi sia una presenza di materiale Ogm nell'alimento o nel mangime entro lo 0,9% è all'origine delle regole di coesistenza fra produzioni transgeniche, convenzionali e biologiche. Nel momento in cui le Regioni italiane si apprestano ad introdurre siffatte regole è necessario un chiarimento circa il significato dell'espressione "accidentale o tecnicamente inevitabile" utilizzata dal legislatore comunitario. L'interpretazione di questa espressione riguarda gli operatori e le loro responsabilità e riguarda le istituzioni responsabili di individuare efficaci misure di coesistenza e di effettuare i controlli. Alcuni segnali provenienti dalla giurisprudenza e dalle stesse istituzioni comunitarie inducono a ritenere che il limite dello 0,9% configuri una vera e propria soglia, al pari di quelle utilizzate nella normativa sui contaminanti e in altre normative del settore alimentare. Le conseguenze di questa indicazione si rifletterebbero nella configurazione delle misure di coesistenza che potrebbero legittimamente non avere come obbiettivo l'ottenimento di prodotti davvero, ma ripropongono inevitabilmente il problema dell'effettività del diritto del consumatore a scegliere un prodottoe insieme la possibilità per gli Stati europei di autodeterminare il proprio modello di agricoltura.
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Manfrè, L., C. Sarno, M. Laconi, A. Mangiameli, and R. Lagalla. "Fast Spin Echo e Spin-Echo." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 4 (August 1994): 579–93. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700404.

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Abstract:
Uno dei maggiori problemi connessi alio studio del SNC di pazienti in età pediatrica con RM è indubbiamente costituito dalla durata dell'esame stesso, che impone sovente la necessità di una sedazione farmacologica del paziente e limita allo stretto indispensabile il numero delle acquisizioni effettuate. Appare pertanto facilmente intuibile l'entusiasmo rivolto verso nuovi tipi di sequenze che presentino quale caratteristica principale una drastica riduzione dei tempi di acquisizione pur mantenendo un'affidabile qualità diagnostica. Le sequenze di tipo Fast-Spin-Echo (FSE) costituiscono il successivo sviluppo delle sequenze denominate RARE (Rapid Acquisition Relaxation Enhanced) descritte da Henning nel 1986, abbinando la semeiotica di segnale RM delle convenzionali sequenze in Spin-Echo (Conventional Spin-Echo o CSE), largamente più diffuse, al vantaggio di un rapido tempo di acquisizione (figure 1, 2). La sequenza FSE, tuttavia, per le caratteristiche tecniche che la contraddistinguono, non può essere considerata semplicisticamente come una sequenza Spin-Echo veloce: la sua applicazione nella pratica quotidiana merita pertanto — al pari di quanto già fatto per sequenze ormai diffusamente utilizzate quali la Spin-Echo e la Gradient-Echo — una approfondita analisi delle capacità intrinseche e delle potenzialità diagnostiche. Il nostro scopo è stato quello di esaminare comparativamente le immagini ottenute, mediante sequenze FSE e CSE, in 78 pazienti in età pediatrica, valutando non solo la qualità diagnostica delle Stesse (nel normale e nel patologico), ma effettuando anche una analisi quantitativa del segnale rilevato e del contrasto relativo esistente tra le diverse componenti tissutali visualizzate.
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Sparacia, G., R. Lagalla, M. De Maria, and A. E. Cardinale. "La risonanza magnetica funzionale nello studio dell'ischemia cerebrale in fase iperacuta." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 5 (October 1996): 529–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900504.

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Abstract:
Nell'ambito delle potenzialità di studi funzionali con risonanza magnetica (fMRI), la tecnica «diffusion-weighted imaging» (DWI) – consentendo la misurazione «in vivo» delle alterazioni del coefficiente di diffusione apparente (ADC) delle molecole dell'acqua nel contesto del tessuto encefalico – riveste un ruolo di preminente importanza quale strumento di valutazione non invasivo del danno ischemico cerebrale in fase iperacuta. Nei pazienti affetti da ictus cerebrale il focolaio ischemico si dimostra, sin dai primi minuti dalla sua insorgenza, come area di iperintensità di segnale nelle immagini DWI in relazione alla riduzione del coefficiente di diffusione apparente che consegue al deficit energetico indotto dall'ipossia ischemica e all'associata insorgenza dell'edema citotossico. Attraverso la tecnica DWI è pertanto possibile identificare il focolaio ischemico con netto anticipo rispetto alla comparsa di anomalie di segnale nelle immagini RM convenzionali T2 ponderate. In questo articolo vengono discussi i principi fisici e i preliminari riferimenti metodologici di questa tecnica funzionale, nonché le potenzialità diagnostiche nella valutazione dell'ischemia cerebrale. In particolare, l'utilizzo di sequenze Eco-Planari (EPI) «diffusion-weighted» consente di ipotizzare larghe prospettive di impiego della tecnica DWI nel monitoraggio dell'evoluzione dell'ischemia cerebrale, con riferimento anche all'avvento di nuove strategie terapeutiche che consentano di realizzare in ambito neurologico quanto, in ambito cardiologico, è già stato messo in atto per il trattamento precoce dell'ischemia miocardica.
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Musacchio, Vincenzo. "Spunti critici sull’art.1 (primo comma) della Legge n. 194/1978." Medicina e Morale 45, no. 5 (October 31, 1996): 935–39. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.899.

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Abstract:
L’articolo 1 primo comma della legge n.194/1978, la legge sull’interruzione della gravidanza, stabilisce, benchè dapprima sebra voler tutelare la vita, che in determinati casi è consentito interrompere la gravidanza. Il problema sociale che va risolto quanto prima è quello di stabilire se il bene giuridico “vita” (che per altro assume rilevanza costituzionale) venga concretamente tutelato e garantito dall’attuale legislazione che oltretutto vige da secici anni senza aver mai subito significative modificazioni in favore della vita del nascituro. Per sviluppare tali problematiche è bene definire mediante metodologie prossime alla certezza scientifica il concetto di vita umana ed il suo effettivo inizio. Secondo i più autorevoli studiosi della materia il concetto di vita individuale è un unicum indifferenziato il cui effettivo inizio biologico incomincia a decorrere dal momento della fecondazione, quando lo spermatozoo entra nella cellula uovo. Premesso che la vita umana è un concetto unitario e che il diritto penale per elaborare il concetto di vita non possa generare parametri convenzionali od assiomatici, può senz’altro dedursi che il bene “vita” merita una tutela giuridica adeguata all’evoluzione della scienza. Da un’approfondita analisi dell’art. 1 della legge che al primo comma afferma che la vita umana va tutelata fin dal suo inizio, si può concludere che tale articolo è costituzionalmente illegittimo per difetto di tassatività poichè la sua apllicazione contraddice proprio quel primo comma.
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Marletta, F. "La neuroradiologia interventistica spinale e … Il punto di vista del Radioterapista." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 4 (August 2002): 473–76. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500417.

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Abstract:
L'insorgenza di metastasi ossee è un evento frequente nella storia naturale di quasi tutte le neoplasie maligne e spesso incide molto sulla qualità di vita del paziente determinando algie e fratture patologiche invalidanti. L'interessamento della colonna vertebrale può determinare la comparsa di una sindrome da compressione midollare con gravi sequele neurologiche. La radioterapia riveste un ruolo di fondamentale importanza nel controllo della sintomatologia dolorosa, nella prevenzione e terapia delle fratture patologiche e nei casi di compressione midollare. La radioterapia transcutanea ottiene percentuali di risposte sulla sintomatologia dolorosa superiori al 75% anche quando viene ridotta la durata del trattamento per l'utilizzo di frazionamenti non convenzionali della dose (ipofrazionamenti o erogazione di una singola dose elevata eventualmente ripetibile alla ripresa della sintomatologia). La risposta sulla ricalcificazione delle lesione osteolitiche si verifica solo nel 25% circa delle lesioni irradiate e comunque con tempi di comparsa piuttosto lunghi (nel 70% dei casi si evidenzia radiologicamente 6 mesi dopo la radioterapia). Per tale motivo l'utilizzo di tecniche micro-invasive, quale la vertebroplastica percutanea, in grado di ottenere un effetto antalgico ed un rapido consolidamento delle vertebra, utilizzata in quei pazienti che non necessitano di una chirurgia decompressiva, può, in associazione alla radioterapia, certamente migliorare la risposta, sia in termini di controllo della sintomatologia antalgica che di stabilizzazione vertebrale. I risultati della radioterapia in caso di compressione midollare sono molto variabili e dipendono dalla gravità del deficit neurologico alla diagnosi, dalla tempestività del trattamento e dalla radiosensibilità della neoplasia. Se al trattamento chirurgico (laminectomia) si associa la radioterapia post-operatoria le percentuali di miglioramento della sintomatologia neurologica raggiungono il 60% mentre si ottengono risposte del 35% con la sola chirurgia decompressiva.
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Bernardi, B., and C. Fonda. "Cefaloceli." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 2 (April 1994): 171–86. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700206.

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Abstract:
I cefaloceli sono difetti congeniti o acquisiti del cranio e della dura attraverso i quail possono erniare diverse strutture intracraniche. Un semplice difetto osseo della teca cranica in sede mediana o paramediana non attraversato da un prolasso delle strutture intracraniche prende il nome di cranio bifido occulto. I cefaloceli congeniti possono essere suddivisi in quattro gruppi a seconda del contenuto del tessuto erniato attraverso il difetto osseo: – Meningoceli, le strutture erniate consistono in meningi e liquor. – Meningoencefaloceli, oltre a meningi e liquor ernia pure parte dell'encefalo. Se l'encefalo erniato comprende anche parte del sistema ventricolare il cefalocele prende il nome di idroencefalomeningocele. – Glioceli, il tessuto erniato è formato da una raccolta di liquor delimitata da tessuto neurogliale. – Cefaloceli atresici, forme fruste di cefaloceli localizzate in sede parietale o occipitale. I disrafismi cranici congeniti sono piu rari dei disrafismi spinali: l'incidenza dei cefaloceli varia da 0.3 a 4 per 10.000 nati. La sede più frequente dei cefaloceli è la regione occipitale anche se nelle popolazioni orientali predomina le sede fronto-etmoidale. Vi è una prevalenza femminile per le localizzazioni occipitali e maschile per quelle parietali e sincipitali. A seconda della loro sede i cefaloceli sono classificati in quattro gruppi: occipitali, della volta cranica, fronto-etmoidali (sincipitali) e del basicranio. Da un punto di vista diagnostico: l'ecografia è di fondamentale importanza per la diagnosi prenatale delle anomalie più grossolane; lo studio del difetto osseo va condotto sia con i radiogrammi convenzionali che con studi di Tomografia Computerizzata (TC) con successive ricostruzioni tridimensionali; mentre la valutazione della componente erniata parenchimale e vascolare deve essere effettuata mediante la Risonanza Magnetica (RM) e la angiografia RM.
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Cammisa, M., and T. Scarabino. "Diagnostica radiologica convenzionale nelle metastasi vertebrali." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 145–55. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800203.

Full text
Abstract:
Le metastasi vertebrali non sono insolite nel corso delle malattie neoplastiche. Tutte le neoplasie maligne infatti posseggono la capacità di metastatizzare in questo distretto. Il meccanismo di diffusione di una metastasi nelle vertebre avviene con diverse modalità: 1) per via diretta; 2) per via linfatica; 3) per via ematica. Quest'ultima via di diffusione è la più frequente e spiega la localizzazione preferenziale delle metastasi nel midollo rosso, di cui il rachide è ricco. Lo studio radiologico delle metastasi vertebrali si è arricchito di nuove e moderne tecniche: TC, RM e Scintigrafia. Fondamentale risulta la conoscenza di alcune nozioni di anatomia patologica senza le quali non si può comprendere l'equivalente radiologico delle metastasi. L'osso può reagire con processi di rimodellamento di tipo osteoclastico (metastasi osteolitiche) o osteoblastico (metastasi osteosclerotiche) o con ambedue le modalità, con espressività spesso variabile (metastasi miste). La semeiotica radiologica convenzionale viene qui analizzata in dettaglio.
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Ruggiero, R. "Radioterapia stereotassica versus radioterapia convenzionale nel trattamento dei tumori cerebrali." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 151. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s262.

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Abstract:
Steiner nel 1968 iniziò ad applicare la radiochirurgia stereotassica nel trattamento delle malformazioni artero-venose mediante l'erogazione di una singola alta dose di radiazioni concentrata sul bersaglio. Le lesioni suscettibili di tale trattamento non potevano avere diametro superiore a mm. 18. Il progresso tecnologico che si è avuto nell'ultimo decennio con la possibilità di predisposizione dell'acceleratore lineare alla metodica stereotassica e l'utilizzazione di caschi non invasivi, ha reso possibile l'inserimento di questo tipo di radioterapia nel protocollo terapeutico di lesioni encefaliche neoplastiche di differente neura. La radioresistenza della maggioranza di questi processi espansivi limita l'efficacia biologica della radioterapia convenzionale a dosi frazionate, in quanto con questa metodica non è possibile erogare dosi superiori a 60 Gy senza produrre danni notevoli al tessuto cerebrale sano. Viceversa, l'utilizzo di un sistema stereotassico non invasivo e l'impiego di più isocentri consente attualmente l'erogazione di più dosi singole meno elevate, permettendo così l'aggressione di lesioni piuttosto estese e geometricamente complesse. In questo lavoro viene presentata la nostra esperienza nell'applicazione della radioterapia stereotassica, iniziata nel giugno 1991, e vengono poste alcune considerazioni sui vantaggi e sui limiti attuali di questa metodica.
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Galluzzi, P. "Indicazioni alla RX convenzionale, TC ed RM nello studio dei seni mascellari." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 2 (April 1996): 181–92. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900206.

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Abstract:
Con l'avvento della risonanza magnetica nucleare e con i continui miglioramenti tecnici introdotti negli ultimi anni (sequenze rapide, angio-RM, studi funzionali…) sempre minori sono le indicazioni della radiologia convenzionale e della tomografia computerizzata quali esami di prima scelta. Una delle rare regioni in cui la RM non ha ancora preso il sopravvento è il massiccio facciale. In questo lavoro si è tentato di affiancare ad ogni patologia dei seni mascellari l'esame o gli esami più idonei per arrivare ad una diagnosi; è stata effettuata a questo scopo una revisione della letteratura internazionale.
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D'Aprile, P., A. Tarantino, A. Strada, V. De Santis, and D. Brindicci. "Potenzialità delle sequenze fat suppression e del gadolinio nello studio RM della patologia degenerativa lombare." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 6 (December 2002): 679–97. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500604.

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Abstract:
Le lombalgie e lombosciatalgie risultano estremamente frequenti nella popolazione. Il dolore viene attribuito solitamente alla patologia degenerativa discale, particolarmente alle ernie discali, ma le strutture della colonna potenzialmente in grado di determinare dolore sono numerose: dischi, osso, tendini, legamenti, faccette articolari, muscoli. L'esame RM deve pertanto valutare con attenzione non soltanto il complesso somato-discale, ma anche gli elementi posteriori della colonna. Le sequenze T2 Fat-suppressed ed eventualmente T1 Fat-suppressed dopo somministrazione di mdc, nella nostra esperienza risultano di elevata capacità diagnostica nella patologia degenerativa della colonna, in particolare nel caso in cui l'esame RM convenzionale non mostri una chiara causa del dolore.
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Cannalire, Marcella. ""L'esperienza dello psicodramma in un centro ambulatoriale per le dipendenze patologiche"." QUADERNI DI GESTALT, no. 1 (September 2012): 105–14. http://dx.doi.org/10.3280/gest2012-001010.

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Abstract:
Il testo illustra un'esperienza di pratica di psicodramma analitico in istituzione e, nello specifico, con soggetti adulti in un centro ambulatoriale convenzionato per la cura delle dipendenze patologiche. In particolare, in riferimento all'integrazione del trattamento all'interno del progetto terapeutico multidisciplinare, alle modalitŕ di adesione dei soggetti allo svolgimento dello psicodramma, agli effetti del gioco psicodrammatico, quali il risveglio di movimenti soggettivi e la facilitazione di svolte terapeutiche in momenti di stagnazione della cura. Anche attraverso il passaggio clinico di un caso si evidenzia la facilitazione dell'accesso a materiale psichico prima non disponibile.
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Lorusso, P., I. Cipollini, A. Bottai, and G. Barsotti. "Sindrome nefrosica steroido-resistente trattata con ACTHh." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 1 (January 24, 2018): 5–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1189.

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Abstract:
L'effetto antiproteinurico dell'ACTH è stato recentemente dimostrato nei pazienti con glomerulonefrite membranosa resistenti alla terapia convenzionale. Abbiamo praticato tale terapia in una paziente di 17 anni, giunta alla nostra osservazione con sindrome nefrosica (proteinuria 24h: 10 gr) e funzione renale normale. La paziente, con un quadro istologico di glomerulonefrite proliferativa mesangiale, era già stata sottoposta a terapia steroidea con prednisone 1 mg/kg/die per 3 mesi senza successo. Abbiamo impiegato dosi di ACTH più basse rispetto a quelle riportate in letteratura (1 mg i.m. alla settimana anziché 2 mg) per un anno, ottenendo una remissione completa della sindrome nefrosica: a distanza di 2 anni dalla fine della terapia la proteinuria è ancora assente. La funzione renale si è mantenuta stabile durante e dopo il trattamento, e non si sono verificati effetti collaterali legati al trattamento.
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Beltramello, A., G. Mansueto, G. Taddei, R. Cerini, M. Pregarz, G. Mazzilli, A. Scuro, and G. Morana. "Circoli collaterali da occlusione dell'arteria carotide comune." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 1 (February 1993): 35–42. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600105.

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Abstract:
L'occlusione spontanea dell'arteria carotide comune è rara; lo sviluppo della circolazione collaterale recluta vasi intra- od extra-cranici. A livello extra-cranico la rivascolarizzazione avviene sfruttando i rami dell'arteria carotide esterna (aa. occipitale e tiroidea superiore) percorsi in via retrograda dal flusso ematico proveniente dai principali tronchi dell'a. succlavia: aa. vertebrale, cervicale ascendente e profonda, tiroidea inferiore. L'Angio-RM, pur dotata di minor risoluzione rispetto all'angiografia digitale, consente una buona visualizzazione del tipo e dell'entità dei circoli collaterali, talora invece non ben rilevabili – se non adeguatamente ricercati – con angiografia convenzionale. La RM, accoppiata all'Angio-RM, è esame fondamentale nel paziente affetto da insufficienza cerebro-vascolare ischemica; essa si colloca tra l'ecotomografia/Doppler e l'angiografia digitale; quest'ultima è da considerarsi esame pre-operatorio nei pazienti giudicati possibilmente chirurgici alla luce degli esami incruenti prima espletati; avvalendosi dei reperti Angio-RM, lo studio angiografico può essere eseguito in maniera mirata, più rapidamente e con maggior efficacia diagnostica.
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Dietemann, J. L. "Diagnostica neuroradiologica delle facomatosi del sistema nervoso." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 2 (May 1993): 139–53. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600204.

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Abstract:
La Neuroradiologia moderna ha profondamente modificato lo studio delle facomatosi del sistema nervoso. La radiologia convenzionale mantiene qualche indicazione nel bilancio delle lesioni displasiche ossee craniche e rachidee nella neurofibromatosi tipo 1. La tomografia computerizzata è efficace per la ricerca dei neurofibromi dei plessi cervicale e lombosacrale, per la diagnosi della sclerosi tuberosa di Bourneville e dell'angiomatosi encefalo-trigeminale di Sturge-Weber (salvo nel caso d'angioma non calcifico). La risonanza magnetica in TI dopo contrasto è il mezzo più efficace per il bilancio delle lesioni intra-durali della neurofibromatosi di tipo 1 e 2, per la ricerca dei tuberi degenerati della sclerosi tuberosa di Bourneville e per il bilancio della malattia di von Hippel Lindau. La mielografia non mantiene praticamente più indicazioni salvo per la conferma di certi meningoceli di difficile diagnosi, soprattutto nel quadro della neurofibromatosi di tipo 1 associate a delle importanti scoliosi. L'angiografia, diagnostica e terapeutica, è utile nel caso di emangioblastoma.
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Moriconi, Luigi. "Terapia della sindrome nefrosica idiopatica: ruolo delle tecniche aferetiche." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 23, 2013): S41—S45. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1090.

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Abstract:
La Sindrome Nefrosica Idiopatica (Idiopathic Nephrotic Syndrome, INS) ricorre essenzialmente in presenza di due glomerulopatie: la MCN (Minimal Change Nephropathy) e la FSGS (Focal Segmental Glomerular Sclerosis). La prima ha un decorso più benigno ed è più frequente nei bambini, mentre la seconda ha un decorso più severo, può portare a Insufficienza Renale Cronica Terminale e può re-cidivare nel trapianto. Soprattutto per la FSGS sono state identificate possibili eziologie virali o genetiche, oltre a forme secondarie in corso di altre malattie, per cui non è semplice classificare queste glomerulopatie. Le forme ricorrenti nel rene trapiantato costituiscono un gruppo più omogeneo. I fattori che sembrano essere comuni alla MCN e alla FSGS, anche se maggiormente espressi e studiati nella seconda, sono la lesione glomerulare caratterizzante a carico dei podociti, e il frequente riscontro di sostanze circolanti, definite fattori di permeabilità (PFs), capaci di indurre proteinuria. Corticosteroidi e Immunosoppressori sono la terapia standard della INS. Tuttavia, la presenza di casi farmaco-resistenti e l'identificazione di alcuni PFs circolanti hanno consentito di utilizzare nuove terapie dirette a bloccare la sintesi o l'azione di queste molecole e hanno fornito un ulteriore razionale alla loro rimozione mediante plasmaferesi convenzionale (PEX) o aferesi selettiva.
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Scarabino, T., G. M. Giannatempo, A. Simeone, F. Perfetto, T. Popolizio, G. Polonara, and U. Salvolini. "Fat Suppression Imaging in Neuroradiologia con sequenza Fast Spin Echo T2 pesata." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 2 (April 1996): 157–64. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900204.

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Abstract:
Gli autori illustrano gli aspetti tecnici, semeiologici ed applicativi delle tecniche di soppressione del grasso, con sequenza Fast Spin Echo (FSE) T2 pesata, in Neuroradiologia. L'uso di queste tecniche risulta obbligatorio con la FSE in quanto tale sequenza è caratterizzata da un alto segnale del grasso non solo in T1p, ma anche in T2p. Ciò comporta un'alterazione dell'imaging FSE, rispetto a quello Spin Echo convenzionale, con possibilità di mascherare tutte quelle patologie anch'esse ad alto segnale in T2p. I distretti che possono risentire di tale inconveniente comprendono quelle strutture con ampia componente di grasso quali quelle della testa (orbite, clivus, osso temporale) e soprattutto del rachide, particolarmente ricco di grasso a livello del midollo vertebrale e dello spazio epidurale. Le tecniche più utilizzate sono la CHESS-FSE (Chemical Shift Selective Saturation -FSE) e la STIR-FSE (Short TI Inversion Recovery-FSE). Con entrambe la soppressione del grasso risulta soddisfacente e rapida; ne consegue un aumento della visibilità diagnostica di lesioni quali quelle flogistiche o tumorali (specie ripetitive) altrimenti mascherate dall'alto segnale del grasso.
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Righini, A., O. De Divitiis, A. Prinster, D. Spagnoli, I. Apollonio, L. Bello, G. Tomei, R. Villani, F. Fazio, and M. Leonardi. "Risonanza magnetica funzionale: Localizzazione dell'area motoria primaria in pazienti portatori di lesioni espansive cerebrali Risultati preliminari." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 3 (June 1995): 371–81. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800304.

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Abstract:
La Risonanza Magnetica Funzionale (RMF) ha dimostrato di poter localizzare la sede di aree corticali funzionali in numerosi protocolli su volontari sani. La identificazione prechirurgica di aree corticali eloquenti è molto importante al fine della realizzazione di un intervento il meno lesivo possibile per la funzione. Il sowertimento più o meno grossolano della regione anatomica da parte di un processo espansivo rende spesso difficile la identificazione di determinati reperi anatomici. Ci siamo proposti di studiare con RMF, su tomografo convenzionale, pazienti affetti da neoplasie intra ed extrassiali che interessavano il lobo frontale posteriore o quello parietale. Sono stati studiati quindici pazienti, tutti destrimani, di età compresa tra i 15 ed i 64 anni. Sono state ottenute mappe di attivazione, che hanno evidenziato aree di significativo aumento del segnale in regione parieto-frontale posteriore. La morfologia delle aree di significativo aumento di segnale era il più delle volte di tipo serpiginoso. Quando l'effetto massa era netto, l'area attivata nell'emisfero patologico appariva dislocata rispetto a quella nell'emisfero controlaterale. Sino ad ora sono stati ripetuti gli esami di RMF dopo l'intervento chirurgico in tre pazienti che non presentavano deficit motori significativi all'arto superiore. Neoplasms compressing or infiltrating cerebral cortex often alter the normal anatomy in such a way that the neurosurgeon can not easily localize and spare functional areas. Moreover, the results of mass effect on brain functional anatomy have not been extensively investigated in vivo yet.
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Gasparotti, R., G. F. Gualandi, M. Bonetti, A. Chiesa, and G. Galli. "L'angiografia a risonanza magnetica nello studio del circolo cerebrale." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 3 (August 1992): 309–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500304.

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Abstract:
L'Angiografia a Risonanza Magnetica (ARM) è stata utilizzata per lo studio del circolo cerebrale a completamento della convenzionale indagine RM spin-echo (RM-SE) in 20 pazienti portatori di malformazioni artero-venose (MAV) cerebrali (17 sovratentoriali e 3 sottotentoriali). Per un'efficace dimostrazione sia delle afferenze arteriose che del drenaggio venoso sono stati contemporaneamente impiegati diversi tipi di sequenze ad «pacchetto» 2D e 3D (Time-of-Flight MR Angiography). Nei 5 casi con emorrragia intraparenchimale spontanea è stata utilizzata l'Angio-RM a contrasto d'ampiezza (Magnitude MR Angiography). I reperti sono stati confrontati con quelli dell'angiografia e della RM spin-echo. L'angio-RM è risultata essenziale ai fini di una diagnosi non invasiva di malformazione artero-venosa cerebrale in 3 pazienti (15%) con MAV di piccole dimensioni (diametro max di 15 mm), non riconoscibili nelle immagini spin-echo, ed in 4 casi dubbi (20%) in cui la RM-SE poneva solo un sospetto sulla base di rilievi indiretti. In tutti i casi di emorragia cerebrale da rottura spontanea di MAV l'Angio-RM ha permesso il riconoscimento del nidus angiomatoso residuo, mascherato dal segnale del sangue nelle immagini spin-echo, trovando successiva conferma nell'angiografia. L'Angio-RM si è inoltre dimostrata superiore alia RM spin-echo nella caratterizzazione anatomica delle MAV, riconoscendo un maggior numero di vasi afferenti e precisando meglio il tipo di drenaggio venoso. Confrontata con l'angiografia, l'Angio-RM in 3 casi è risultata insufficiente per la dimostrazione di vasi afferenti di calibro sottile, quali le arterie corioidee e le arterie cerebellari superiori, mentre in altri 3 casi ha mancato la visualizzazione di scarichi venosi profondi non dilatati. Nonostante l'angiografia rimanga l'unica indagine radiologica in grado di fornire una completa caratterizzazione sia morfologica che emodinamica delle MAV cerebrali, indispensabile ai fini di una terapia chirurgica o di un trattamento endovascolare, in base ai risultati del presente studio l'angio-RM può essere considerata come indagine fondamentale nella fase di inquadramento diagnostico, complementare alia RM tradizionale.
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Izzo, R., M. Muto, and G. Fucci. "Spondilolisi e spondilolistesi: Stato dell'arte." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 5 (October 1995): 693–707. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800509.

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Abstract:
La spondilolistesi (SPL) è un'importante causa di lombalgia o lombosciatalgia nella popolazione adulta generale. E' infatti stimato che ben il 3–7% delle colonne lombari presentino almeno un focolaio di spondilolisi, principale causa della SPL, e che la SPL degenerativa ricorra in circa il 4% dei pazienti anziani. A causa di questa notevole frequenza la SPL è un reperto radiologico quasi quotidiano, a volte occasionale, ma che spesso necessita di un'attenta valutazione neuroradiologica, specie in presenza di disturbi radicolari o nei giovani atleti affetti da lombalgia cronica nei quali una diagnosi ed un trattamento precoce sono indispensabili per una ripresa più rapida possibile dell'attività agonistica. La semeiologia radiologica convenzionale e TC della SPL è ormai ben caratterizzata. La scintigrafia e soprattutto la SPECT si sono dimostrate molto valide nella diagnosi precoce delle spondilolisi in fase acuta, potendo rilevare la presenza di microfratture non ancora confluite in un vero e proprio difetto istmico. La RM ha un ruolo sempre più importante nello studio delle patologie lombo-sacrali, in cui viene sempre più spesso utilizzata come prima ed unica metodica. Se la TC ad alta risoluzione resta la migliore metodica per lo studio delle strutturee ossee, la RM, grazie all'adozione di sempre più sofisticate antenne di superficie, di matrici più ampie e di scansioni più sottili, consente uno studio sempre più dettagliato anche delle alterazioni ossee riguardanti l'arco vertebrale posteriore, mentre con la possibilità di studiare il rachide secondo piani sagittali, essa offre la migliore rap-presentazione dell'istmo interarticolare, della SPL, delle alterazioni a carico del canale spinale, dei forami e dei dischi.
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Dal Pozzo, G., I. Fusi, M. Santoni, F. Dal Pozzo, G. Fabris, and M. Leonardi. "Patologia degenerativa disco-vertebrale ed ernia discale." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 259–308. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800218.

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Abstract:
I processi di invecchiamento e degenerazione discale sono caratterizzati da progressiva disidratazione del nucleo polposo e dell'anello fibroso e dalla loro trasformazione fibrosa. Tali alterazioni rappresentano ilmomento prelimnare più importante nella patogenesi dell'ernia del disco. La degenerazione discale si associa spesso ad alterazioni dei corpi vertebrali adiacenti caratterizzate da modificazioni strutturali in seno al midollo osseo della spongiosa vertebrale, sclerosi delle limitanti somatiche, osteofitosi, ernie di Schmorl. Ancora oggi si ritiene che, in presenza di una sintomatologia mieloradicolare, non si possa prescindere da un esame radiologico convenzionale della colonna vertebrale, nonostante la bassa sensibilità per la patologia degenerativa del disco ed in particolare per l'ernia. L'indagine consente in tempi rapidi una valutazione panoramica del rachide, valutando l'allineamento dei metameri vertebrali ed evidenziando eventuali alterazioni vertebrali di natura malformativa, degenerativa, infiammatoria o neoplastica. La saccoradicolografia e la mielografia consentono un'accurata diagnostica dell'ernia discale, mostrando i classici segni di compressione extradurale e permettendo di valutare gli effetti del carico e della postura sulle compresioni mieloradicolari. La discografia, metodica invasiva e non esente da rischi al pari delle precedenti, evidenzia le alterazioni degenerative iniziali ed avanzate del disco ed anche la fuoriuscita di materiale nucleare (ernia). Attualmente trova indicazione solo come momento preparatorio ai trattamenti percutanei dell'ernia discale lombare (nucleoaspirazione e nucleolisi). Un fondamentale e innovativo apporto per il progresso delle conoscenze sulla patologia degenerativa del rachide è stato offerto dalle nuove tecnologie diagnostiche, in particolare dalla tomografia computerizzata e dalla risonanza magnetica che, in maniera non invasiva, hanno fornito dati più precisi sull'invecchiamento e sulla degenerazione del disco intervertebrale, sull'ernia discale e sulle alterazioni osteovertebrali associate. La TC consente una precisa definizione delle alterazioni discali ed ossee più avanzate, mentre non è in grado di apprezzare iniziali fenomeni degenerativi. Permette inoltre di riconoscere direttamente l'ernia discale e di valutarne l'esatta topografia, le dimensioni, lo sviluppo, le caratteristiche strutturali e di stimare il grado di occupazione dello speco vertebrale. La TC è molto più affidabile a livello lombosacrale, rispetto ai tratti cervicale e dorsale, per la presenza di condizioni anatomiche particolarmente favorevoli. La RM, in considerazione della assoluta non invasività, dell'elevata risoluzione di contrasto e della possibilità di uno studio multiplanare diretto (proiezioni sagittali!) rappresenta senza alcun dubbio una grande innovazione nella diagnostica per immagini della patologia degenerativa disco-vertebrale. La RM è particolarmente sensibile ai fenomeni di degenerazione del disco intervertebrale, evidenziando alterazioni sia morfologiche che strutturali (bulging, riduzione di spessore, disidratazione, vacuum phenomenon, calcificazioni del nucleo polposo). Le sequenze Spin-Echo sono più utili nel valutazione della disidratazione del disco, le Gradient Echo nel rilievo delle calcificazioni e del vacuum phenomenon.
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Di Vita, Alessandro. "Tutoraggio didattico tra pari a distanza: una ricerca-intervento svolta con gli studenti universitari." EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, no. 2 (December 2021): 74–87. http://dx.doi.org/10.3280/exioa2-2021oa13020.

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Abstract:
Nell'a. a. 2020-21 è stata svolta una ricerca-intervento sul peer tutoring in ambito universitario, ipotizzato come strumento efficace per ridurre alcuni effetti negativi che la DAD, imposta dalla pandemia da covid-19, aveva provocato durante l'a. a. 2019-20 tra gli studenti iscritti al primo anno del corso di laurea triennale in Scienze dell'Educazione dell'Università di Palermo. 17 studentesse e 2 studenti del secondo anno di questo corso di studi, che avevano completato gli esami dell'anno precedente, dopo aver partecipato tra febbraio e marzo ad una specifica attività formativa, da marzo a giugno 2021 hanno aiutato, ancora in modalità a distanza, 33 studentesse e 2 studenti - loro colleghi di annualità - a procedere nella carriera recuperando il maggior numero possibile di esami del primo anno. L'adesione all'iniziativa è stata volontaria sia per gli studenti tutor sia per gli studenti tutorati. Agli studenti tutor l'attività svolta è stata riconosciuta come "tirocinio curricolare straordinario" sostitutivo del tirocinio che, per la pandemia, non si è potuto svolgere presso le strutture educative convenzionate con l'università. Entro luglio 2021, il gruppo composto dai 35 studenti ritardatari ha sostenuto 38 esami arretrati su un totale di 57, rilevato dopo la chiusura della sessione straordinaria di febbraio; quindi sono stati recuperati i due terzi degli esami arretrati. Inoltre, a luglio 2021, in questo gruppo di 35 destinatari dell'intervento formativo, 15 studenti hanno sostenuto tutti i sette esami previsti per il secondo anno del piano di studi, 8 ne hanno sostenuti sei e gli altri un numero variabile da due a cinque, con la previsione di sostenere i rimanenti esami nella sessione autunnale o in quella straordinaria del secondo anno di corso. Al termine dell'attività svolta nei 19 studenti tutor è migliorata la comprensione delle discipline insegnate ai colleghi. Il modello sperimentato positivamente si può riproporre anche nella didattica in presenza.
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Di Lascio, Antonio. "Strumenti per l’ottimizzazione della dose nella preparazione e somministrazione dei Radiofarmaci in medicina nucleare." Journal of Advanced Health Care, September 12, 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1909-004.

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Abstract:
In medicina nucleare la dose radioattiva incide, non soltanto sul paziente, come avviene nella Radiologia Convenzionale (Rx, TC, etc. ) con l’utilizzo di macchine radiogene, ma anche sull’operatore che la predispone, manipola e la somministra, con ripercussioni e problematiche attinenti alla sicurezza e alla Radioprotezione e in particolare alla contaminazione radioattiva (interna e/o esterna – delle superfici, indumenti, cute e cavità) che hanno imposto una costante attenzione nella ricerca di soluzioni e sistemi per la loro ottimizzazione e razionalizzazione al minimo indispensabile.
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Casi, Corinna. "Il popolo Indigeno dei Sámi e la Conoscenza Ecologica Tradizionale: difficoltà e lezioni da imparare nel XXI secolo." Nordicum-Mediterraneum 16, no. 4b (2022). http://dx.doi.org/10.33112/nm.16.4.2.

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Abstract:
Sommario: Questo articolo concerne le culture indigene dell’Artico, ma si focalizza soprattutto sul popolo dei Sámi, l’unico popolo indigeno ufficialmente riconosciuto come tale dall’Unione Europea. L’articolo continua esplorando il territorio Sámi, situato nell’estremo nord europeo e nel nord-ovest della Federazione Russa, e la sua connessione con la cultura Sámi perchè strettamente legato alle loro pratiche di sostentamento tradizionali, quali l’allevamento semi-nomade delle renne e la pesca del salmone. Questo articolo pone inoltre particolare attenzione alla conoscenza ecologica tradizionale Sámi, al rapporto conflittuale di questo corpo di conoscenze con il sapere accademico convenzionale e soprattutto mette in rilevo la critica neocoloniale che evidenzia discriminazioni del sapere non-accademico ufficiale, come la conoscenza ecologica tradizionale Sámi. Abstract: This article concerns the Arctic Indigenous cultures, and it focuses particularly on Sami Indigenous people, which is the only people officially recognized as such in the European Union. It continues presenting the Sami land, located in the extreme European North and in the North-West of the Russian Federation, and its significance for Sami people due to the deep connection with their traditional livelihood practices such as reindeer herding and salmon fishing. This article emphasizes the Sami traditional ecological knowledge, its controversial relation with the academic knowledge and the official science, as well as the neo-colonial critique which highlights the discrimination of non-academic body of knowledge such as the Sami traditional ecological knowledge.
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