Dissertations / Theses on the topic 'Medicina rigenerativ'
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GUIZZARDI, ROBERTO. "Design and Synthesis of Nanostructured Biomaterials for regenerative medicine." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241323.
Full textBiological tissues and organs, with the age, diseases, trauma, or eventually congenital defects can breakdown and lead to different pathological states. In these circumstances, regenerative medicine has the goal to restore and replace damaged tissues. Different key elements can be involved into regenerative approaches; among them, bio-scaffolds engineering may be crucial, developed to afford mechanical and signalling support to surrounding cells, contributing to directing cell fate toward biological regeneration. Over the years, several innovative bio-materials have been developed, highlighting that both physical and biochemical signals are able to drive cell fate toward specific biological responses. Nowadays, bio-materials can be divided into natural or artificial scaffolds and can be efficiently projected in order to fine-modulate mechanical properties resembling natural tissues (i.e., hardness for bone, elasticity for blood vessels, or cartilage), or to mimic the native cell microenvironment, i.e. the extra-cellular matrix (ECM), , , including complex biochemical signals. In this PhD course several areas of applied organic chemistry allowed to synthesize new functionalized 2D or 3D scaffold and glycol-dendrimers, giving new interesting biomaterials for tissue engineering applications. In this thesis there are collected results, with a special attention on hydrogels synthesis, as a 3D scaffold, to mimic extra-cellular matrix and studying the deepest cell behaviours. From biochemical point of view, it is well known how short peptide with a specific sequence could mimic some functional epitopes of native proteins and then, stimulate in the same way the functional role of native proteins, ideally promoting fundamental biological processes. Among them β-Thymosin Peptide (Tβ4) and Human Vasonectin Peptide (HVP) exert a pro-angiogenic activity or adhesion activity through interaction with actin binding site, promoting Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF) expression. Here, it has been presented a new collagen bio-conjugation with these peptides and outcomes. At the same time, also oxygen level is a crucial parameter for the tissue development both in vitro and in vivo because in the absence of tissue perfusion, or any adequate solution, starts to experience metabolic suffering. Perfluorocarbons (PFC), in the last decades, have been gained more interest due to their ability in oxygen storage or oxygen carriers. With these premises 5-(2,3,4,5,6-Pentafluorophenyl)-3-undecyl-1,2,4-oxadiazole was used to functionalize collagen based biomaterials. Developing in this way another type of bioinspired matrices. Regarding 3D matrices, two synthetic strategies have been proposed to develop hydrogels based biomaterials, in the first part, triazoledione chemistry has been proposed as a click-reaction for the chemoselective bioconjugation to tyrosine residues, meanwhile, in the second part, 3,4-Diethoxy-cyclobutene-1,2-dione (SQ) has been used for lysines chemoselective cross-linking. Finally, given the complexity behind recognition processes at cellular level, new glycol-functionalized dendrimers structures are described exploring carbohydrate chemistry. Here, we propose the synthesis of novel oxime-armed dendrimers structures which allow multivalent conjugation of carbohydrates through oxime coupling.
Cauci, Silvia <1988>. ""Nuovi ricoprimenti di calcio fosfato magnetico in medicina rigenerativa"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6980.
Full textChioato, Tatiana. "Studio delle capacità differenziative e della potenzialità terapeutica di cellule staminali mesenchimali umane isolate da cordone ombelicale e sangue cordonale nelle malattie epatiche acute." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427456.
Full textIl trapianto di fegato rappresenta l’unica opzione terapeutica per malattie croniche del fegato in fase terminale e in casi selezionati di insufficienza epatica acuta. Esiste ancora tuttavia un notevole divario fra le donazioni d’organo ed il numero di pazienti in lista d’attesa, divario che ha portato alla ricerca di terapie alternative. In questo contesto le cellule staminali potenzialmente potrebbero svolgere un ruolo di primaria importanza nella terapia cellulare. Tra i vari tipi di cellule staminali, le cellule mesenchimali risultano particolarmente interessanti, in quanto possono essere isolate non solo da vari tipi di tessuti adulti, ma anche da tessuti di derivazione fetale, quali cordone, sangue cordonale e placenta, e possono essere indotte a differenziarsi in numerosi tipi cellulari diversi. Tuttavia, soprattutto per quanto riguarda le cellule isolate da tessuti di derivazione fetale, non è ancora completamente chiarito il reale potenziale proliferativo e differenziativo. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di isolare una popolazione di cellule con caratteristiche mesenchimali da cordone ombelicale (UC) e sangue cordonale umano (UCB). Una volta verificata in vitro la loro capacità di differenziare in cellule di origine mesodermica (adipociti e osteoblasti), è stata testata la loro capacità di differenziare verso la linea epatocitaria utilizzando un terreno contenente fattori di crescita epatogenici e come supporto per le colture due diverse matrici extracellulari o la plastica non trattata. Infine è stata valutata la capacità di engraftment in vivo delle MSC isolate da UC in un modello di danno acuto indotto da CCl4. Le cellule staminali mesenchimali isolate hanno mostrato la capacità di rispondere agli stimoli differenziativi epatogenici sovraregolando l’espressione di marcatori epatici. In particolare le cellule isolate da UC hanno evidenziato la capacità di differenziare in cellule simil-epatocitarie funzionali come dimostra la positività alla colorazione PAS per l’accumulo di glicogeno e il saggio ELISA per la produzione di albumina. I risultati ottenuti dimostrano che il differenziamento non necessita dell’utilizzo di nessuna matrice extra-cellulare come supporto per la crescita delle cellule e il mantenimento della loro funzionalità nel tempo come invece avviene per gli epatociti maturi messi in coltura. Inoltre le MSC da UC somministrate ad animali sottoposti a danno epatico acuto da CCl4, hanno dimostrato di contribuire alla rigenerazione completa dell’organo, anche se il meccanismo d’azione resta ancora da indagare. La dimostrazione in vitro della plasticità delle MSC da UC e UCB non solo verso la linea mesodermica ma anche verso la linea endodermica e la loro capacità in vivo di contribuire alla rigenerazione epatica, rappresenta un risultato utile sulla futura applicazione di tali cellule nella terapia delle malattie epatiche acute e croniche. Inoltre, essendo completamente accessibili, privi di qualsiasi implicazione etica e di rischio nella raccolta, il sangue cordonale e il cordone ombelicale potrebbero diventare due fonti di elezione per l’ottenimento di cellule staminali multipotenti
Zaccara, Luciana. "Sviluppo e caratterizzazione di materiali bioibridi per la medicina rigenerativa." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4093/.
Full textDanesin, Roberta. "Cellule staminali e matrici biomimetiche nanostrutturate per la medicina rigenerativa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427431.
Full textPremessa Il lavoro di ricerca svolto nel triennio di dottorato si è focalizzato su due progetti. Il primo ha riguardato l’individuazione di cellule staminali nel surrene di ratto, al fine di poterle isolare e caratterizzare. Nel secondo progetto ci si è occupati della progettazione e realizzazione di matrici biomimetiche nanofibrose per la rigenerazione del tessuto osseo. RIASSUNTO Il primo progetto di ricerca ha cercato di chiarire le conoscenze attuali riguardo l’esistenza di cellule staminali adulte residenti nel tessuto surrenale. Sebbene alcune evidenze sperimentali suggeriscano l’esistenza di tali cellule nella parte esterna della corticale surrenale, al riguardo non c’è ancora una teoria riconosciuta in modo unanime: non è stata identificata la loro zona d’origine, né tantomeno sono stati individuati dei marker caratteristici che permettano di isolarle. L’individuazione di tali cellule potrebbe trovare applicazione nella cura di malattie surrenali, ad esempio nell’ipocorticosurrenalismo permetterebbe di evitare la terapia ormonale a vita e quindi, rappresenterebbe la terapia d’elezione. Il progetto si è quindi prefisso come obiettivi di identificare e isolare una popolazione di cellule staminali all’interno della ghiandola surrenale di ratto. Tramite analisi immunoistochimica e di immunofluorescenza sono state ricercate: a) zone cellulari BrdU+ (ratti trattati alla nascita con BrdU), a ciclo cellulare lento; b) marker di staminalità CD105, CD90 e c-kit. Dai surreni di ratto sono state estratte due sottopopolazioni di cellule, capsulari e della parte interna: queste sono state coltivate in vitro, osservate e immunoseparate per CD105 e CD90. Infine, è stata testata la capacità differenziativa delle colture sia in senso osteogenico che adipogenico. Nel secondo progetto sono stati ideati e prodotti scaffold da impiegare nell’ambito dell’ingegneria del tessuto osseo. La progettazione di uno scaffold per l’ingegneria tessutale risulta essere alquanto complessa visto che un supporto ideale per la colonizzazione cellulare dovrebbe possedere le caratteristiche, strutturali e funzionali, della matrice extracellulare. Lo scaffold ideato ha natura ibrida essendo composto di un polimero di sintesi biodegradabile quale il poli(ε-caprolattone) e di peptidi auto-assemblanti. La struttura fibrosa dello scaffold su scala micrometrica è stata assicurata mediante un processo di elettrofilatura. D’altro canto, è noto che i peptidi auto-assemblanti formano spontaneamente matrici tridimensionali con fibre nanometriche estremamente gradite a differenti tipi di cellule, incluse quelle del tessuto osseo. Sono stati ottenuti sei differenti tipi di scaffold utilizzando sei diversi peptidi, ottenuti per sintesi su fase solida, tra i quali una sequenza auto-assemblante coniugata ad un motivo adesivo RGD. Le matrici sono state estesamente caratterizzate mediante analisi di spettroscopia elettronica a scansione, spettroscopia all’infrarosso in trasformata di Fourier e valutazione dell’angolo di contatto. Le matrici risultano essere composte da un intreccio di fibre di dimensioni comparabili a quelle della matrice extracellulare; inoltre, è stato possibile confermare che la struttura β-sheet, che è alla base dell’auto-aggregazione, è presente nelle matrici e viene incrementata, nel caso del peptide auto-assemblante con motivo RGD, dal pre-trattamento con soluzione salina. E’ stato inoltre dimostrato come l’arricchimento con piccole percentuali (5%) di peptidi dello scaffold in poli(ε-caprolattone) produca un grado di bagnabilità notevolmente superiore e quindi crei i presupposti per una maggior colonizzazione della matrice da parte delle cellule. I saggi biologici, eseguiti su tutti gli scaffold, hanno permesso di dimostrare che la presenza di sequenze auto-assemblanti incrementa in modo significativo l’adesione cellulare, la produzione di calcio e l’espressione di geni che codificano per proteine importanti per gli osteoblasti.
KYRIAKIDOU, KYRIAKI. "Medicina rigenerativa ossea: ipotesi di riparazioni ingegnerizzate di lesioni ossee neoplastiche." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2008. http://hdl.handle.net/11566/241866.
Full textGiraldi, Diego. "Sviluppo e caratterizzazione di impianti e membrane polimeriche per la medicina rigenerativa." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/2995/.
Full textALTOMARE, Roberta. "ISOLAMENTO E CARATTERIZZAZIONE DI CELLULE STAMINALI MESENCHIMALI DA TESSUTO ADIPOSO DI RATTO PER IL LORO DIFFERENZIAMENTO IN SENSO ENDOTELIALE." Doctoral thesis, università degli studi di Palermo, 2015. http://hdl.handle.net/10447/107804.
Full textGIROLAMO, L. DE. "Il tessuto adiposo fonte di cellule progenitrici per medicina rigenerativa : studio in vitro del potenziale osteogenico e condrogenico e possibili applicazioni cliniche." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/50218.
Full textFrisoni, Tommaso <1983>. "Trattamento della osteonecrosi della testa femorale con tecnica di medicina rigenerativa (concentrato midollare autologo, gel piastrinico e matrice ossea demineralizzata) in chirurgia mini invasiva." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7454/1/Tommaso_Frisoni_tesi.pdf.
Full textBackground We aim to assess whether the use of core decompression and the application of autologous bone marrow concentrate (BMC) along with demineralized bone matrix (DBM) and Platelet Rich Fibrin (PRF) in the treatment of osteonecrosis of the femoral head (ONFH) is safe and effective and whether this technique is indicated in advanced stages. Methods Twenty-nine patients (30 hips) were enrolled in this clinical trial at the Rizzoli Orthopaedic Institute. In the same procedure bone marrow was aspirated and concentrated, then core decompression was performed and BMC mixed with DBM and PRF was introduced into the lesion. Patients were assessed postoperatively with X-Ray and MRI. Primary outcome was the survival rate of hips not converted to total hip arthroplasty (THA). The secondary outcomes were radiographic evolution and clinical symptoms evaluated with Harris Hip Score (HHS). Results Radiographic progression was found in 7 hips. There were complications in 2 hips (one fracture and one deep infection). Sixteen hips with successful treatment had good to excellent functional results at 2-year follow-up (HHS > 80). THA were indicated in 8 hips (27%). In failed cases, the Ficat stage was IIB in 6 and 1 IIA and III respectively in the other two patients. Conclusions The early outcomes of our procedure are similar compared to the literature with promising results in post collapse stages, particularly in young patients treated for haematological malignancies. However, a longer follow-up and more selective study criteria are needed to confirm the present data
Frisoni, Tommaso <1983>. "Trattamento della osteonecrosi della testa femorale con tecnica di medicina rigenerativa (concentrato midollare autologo, gel piastrinico e matrice ossea demineralizzata) in chirurgia mini invasiva." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7454/.
Full textBackground We aim to assess whether the use of core decompression and the application of autologous bone marrow concentrate (BMC) along with demineralized bone matrix (DBM) and Platelet Rich Fibrin (PRF) in the treatment of osteonecrosis of the femoral head (ONFH) is safe and effective and whether this technique is indicated in advanced stages. Methods Twenty-nine patients (30 hips) were enrolled in this clinical trial at the Rizzoli Orthopaedic Institute. In the same procedure bone marrow was aspirated and concentrated, then core decompression was performed and BMC mixed with DBM and PRF was introduced into the lesion. Patients were assessed postoperatively with X-Ray and MRI. Primary outcome was the survival rate of hips not converted to total hip arthroplasty (THA). The secondary outcomes were radiographic evolution and clinical symptoms evaluated with Harris Hip Score (HHS). Results Radiographic progression was found in 7 hips. There were complications in 2 hips (one fracture and one deep infection). Sixteen hips with successful treatment had good to excellent functional results at 2-year follow-up (HHS > 80). THA were indicated in 8 hips (27%). In failed cases, the Ficat stage was IIB in 6 and 1 IIA and III respectively in the other two patients. Conclusions The early outcomes of our procedure are similar compared to the literature with promising results in post collapse stages, particularly in young patients treated for haematological malignancies. However, a longer follow-up and more selective study criteria are needed to confirm the present data
Mastromauro, Michela Pia. "La Bioelettronica Organica: approcci tecnologici per la registrazione, stimolazione e la modulazione di segnali elettrofisiologici di cellule neuronali per finalità terapeutiche nell'ambito della medicina neuro-rigenerativa." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.
Find full textGuerra, Giulia. "Interfacce neuronali a base di carbonio: nanotubi di carbonio e grafene." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14777/.
Full textZagni, Cristian. "Tecniche di 3D bioprinting per la produzione di costrutti cartilaginei ingegnerizzati." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.
Find full textD'Orsi, Giovanni. ""3D Bioprinting" nell'ingegneria tissutale: applicazioni attuali e prospettive future." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.
Find full textCasadei, Emanuele. "Induzione del differenziamento osteogenico di cellule staminali mesenchimali tramite microstiramento musicale a frequenza variabile." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.
Find full textLeonardelli, Luana. "La fotostimolazione come approccio biomedico per lo studio e la terapia di malattie neurologiche." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.
Find full textSgrò, Alberto. "Tissue engineering for the surgical tratment of muscle defects: application on animal model of congenital diaphragmatic hernia and skeletal volume muscle loss." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3426684.
Full textPremesse. Il trattamento della perdita di sostanza muscolare dovuta a traumi, resezioni chirurgiche o malformazioni rappresenta ancora una sfida in ambito medico. In passato sono stati creati diversi bioscaffold che potessero sostituire il tessuto muscolare ma i risultati sono stati poco soddisfacenti a causa del mancato stimolo alla rigenerazione tissutale e del mancato recupero funzionale. Alcuni studi hanno hanno esaminato le potenzialità rigenerative di bioscaffold derivati da matrice extracellulare di muscolo scheletrico. In ambito di ingegneria tissutale risulta sempre più importante la specificità tissutale dello scaffold. Questo studio mette a confronto il potenziale rigenerativo di scaffold tessuto-specifici e non in un modello di perdita di sostanza muscolare. In particolare vengono studiati i meccanismi di rigenerazione muscolare e la risposta macrofagica. Materiali e Metodi. Utilizzando un protocollo di decellularizzazione detergente-enzimatico, sono stati ottenuti da modello murino scaffold di matrice extracellulare di cute, intestino, rabdomiosarcoma. Di tali scaffold sono state studiate le caratteristiche intrinseche. Come modello animale è stato utilizzato il topo wild type. Gli scaffold sono stati impiantati chirurgicamente a livello del diaframma e del muscolo tibiale anteriore. I campioni, prelevati a timepoints diversi, sono stati esaminati con istologia, quantificazione del DNA, Immunofluorescenza, Real-Time PCR. Risultati. E' stato possibile ottenere scaffold di matrice extracellulare decellularizzata da ciascun tessuto esaminato. La struttura e la composizione della matrice extracellulare è stata preservata nonostante il trattamento di decellularizzazione. L'applicazione in vivo di scaffold derivati da muscolo ha indotto la rigenerazione di nuove fibre muscolari centro-nucleate. L'applicazione in vivo degli scaffold derivati dagli atri tessuti non ha condotto a rigenerazione tissutale. Una volta applicato lo scaffold derivato dal muscolo la risposta macrofagica è stata significativa e caratterizzata da una distribuzione regolare delle cellule. Conclusioni- Il protocollo di decellularizzazione utilizzato in questo studio è risultato efficace nell'ottenere matrici extracellulari decellularizzate pur preservando le caratteristiche della matrice stessa. Lo stimolo rigenerativo ottenuto solamente mediante impianto di matrice muscolare sottolinea l'importanza della specificità tissutale nell'ottica di ottenere un valido sostituto in caso di danno con perdita di sostanza.
Balducci, Cristian. "Tecniche di 3D bioprinting per la stampa di tessuto cutaneo." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21004/.
Full textCananzi, Mara. "Amniotic Fluid Stem Cells Improve Survival And Enhance Repair Of Damaged Intestine In Experimental Necrotizing Enterocolitis Via A Cox-2 Dependent Mechanism." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3423218.
Full textPremesse. L’enterocolite necrotizzante (NEC) rappresenta la causa più frequente di insufficienza intestinale in età pediatrica. Non esistono tuttora terapie specifiche per la NEC ed il suo trattamento si basa unicamente sulla terapia medica di supporto e sulla rimozione chirurgica delle porzioni di intestino affetto. Le cellule staminali derivanti da liquido amniotico (AFSC) sono una popolazione di cellule staminali di origine fetale descritta per la prima volta nel 2007. Esse possiedono delle caratteristiche intermedie fra le cellule staminali embrionali (i.e. pluripotenza) e le cellule staminali adulte (i.e. mancata tumorigenicità dopo iniezione in vivo) che le rendono candidati ideali per la terapia cellulare. Scopo dello studio. Valutare il potenziale terapeutico delle cellule staminali derivanti da liquido amniotico (AFSC) in un modello animale di NEC. Materiali e metodi. AFSC sono state derivate da ratti Sprague-Dawley GFP+ (i.e. esprimenti in modo costitutivo la proteina reporter “Green Fluorescent Protein”) al 16^ giorno p.c. tramite immunoselezione per il loro caratterstico marcatore di superficie (i.e. c-kit/CD117). Le cellule ottenute sono state caratterizzate per morfologia e immunofenotipo. La NEC e’ stata indotta in ratti neonati tramite l’utilizzo di elementi simili ai fattori patogenetici implicati nell’insorgenza della NEC umana: alimentazione con latte formulato iperosmolare, eventi ipossici, somministrazione di lipopolisaccaride. I ratti, suddivisi in due gruppi principali, hanno ricevuto a 24 e 48 ore di vita, per via intraperitoneale: i. 50 ul di soluzione salina (PBS; n=120) o ii. 2x106 AFSC (n= 121). Altri gruppi di animali, trattati con cellule staminali mesenchimali di ratto derivanti da midollo osseo o con mioblasti, oppure non sottoposti all’induzione di NEC (i.e. neonati sani allattati al seno), sono stati utilizzati come gruppi aggiuntivi di controllo. I diversi gruppi di animali sono stati valutati in cieco per i seguenti parametri: sopravvivenza, stato clinico, aspetto radiologico intestinale (RM ad alta risoluzione), motilita’ intestinale (studio del tempo di transito con coloranti vitali), permeabilita’ intestinale (rapporto lattulosio/mannitolo plasmatici). L’intestino e’ stato valutato in cieco per: aspetto macroscopico ed istologico, profilo di espressione genica (tramite tecnologia cDNA-microarray), infiltrazione neutrofila (saggio di attivita’ della mieloperossidasi), proliferazione (EdU) e apoptosi degli enterociti (immunoistochimica per caspasi 3 attivata). L’integrazione di AFSC nell’intestino e’ stata analizzata sia tramite PCR (amplificazione del gene gfp) che tramite immunoistochimica (immunofluorescenza per GFP). Il numero e la localizzazione delle cellule stromali esprimenti COX2 nella mucosa sono stati valutati con immunofluorescenza. L’attivita’ di COX2, in vivo, e’ stata inibita farmacologicamente con inibitori selettivi (celecoxib) e non selettivi di COX2 (ibuprofene); gli effetti di tale inibizione sulla sopravvivenza e sulla morbidita’ degli animali trattai con AFSC o PBS sono stati analizzati in cieco. Risultati. La somministrazione di AFSC, per via intraperitoneale a ratti neonati affetti da NEC: migliora significativamente la sopravvivenza degli animali sia rispetto alla somministrazione di PBS (p<0.0001) che di linee cellulari di controllo (i.e. cellule staminali mesenchimali di ratto derivanti da midollo osseo [p=0.024] e mioblasti di ratto [p<0.0001]). Rispetto alla somministrazione di PBS, inoltre, il trattamento con AFSC: i. riduce la morbidita’ degli animali migliorandone l’aspetto clinico (p<0.001); ii. riduce significativamente il danno intestinale sia alla valutazione dell’addome con RM ad alta risoluzione che all’esame macroscopico (p<0.001) ed istologico dell’intestino (p<0.001); iii. migliora significativamente la funzionalità dell’intestino sia per quanto concerne la motilità (p<0.01) che l’assorbimento di nutrienti (p<0.05). AFSC somministrate per via intraperitoneale migrano preferenzialmente verso l’intestino dove, seppur con un basso tasso di integrazione tissutale, sono in grado di localizzarsi in tutti gli strati della parete e talora di differenziarsi in cellule con fenotipo mesenchimale (i.e. cellule muscolari lisce). La somministrazione di AFSC in ratti neonati affetti da NEC è in grado di modificare il profilo di espressione genica dell’intestino incrementando l’espressione di geni coinvolti nella proliferazione e riducendo l’espressione di geni coinvolti in apoptosi e infiammazione. Tali dati di espressione sono stati confermati a livello proteico dimostrando che nell’intestino dei ratti affetti da NEC trattati con AFSC v.s. PBS è maggiore la proliferazione delle cellule epiteliali (p<0.0001), minore l’apoptosi degli enterociti (p<0.05) e ridotta l’infiltrazione neutrofila tissutale (p<0.05). La somministrazione di AFSC, inoltre, determina l’attivazione di una popolazione di cellule stromali esprimenti la ciclossigenasi 2 (COX2) nella lamina propria della mucosa intestinale. Più in dettaglio la somministrazione di AFSC v.s. PBS causa un significativo aumento del numero delle cellule COX2+ nella lamina propria (p<0.001) e un loro spostamento dall’asse del villo alla niche delle cripte intestinali (p<0.001). Tale effetto costituisce il meccanismo d’azione di AFSC poiché la somministrazione in vivo di inibitori selettivi e non selettivi di COX2 (ma non di COX1) a ratti affetti da NEC abolisce gli effetti positivi di AFSC su morbidità e mortalità degli animali ma non ha alcun effetto sugli animali trattati con PBS. Conclusioni. In un modello animale di NEC, AFSC sono in grado di migliorare in modo significativo la mortalita’ e la morbidita’ degli animali e il danno intestinale. AFSC non determinano direttamente tali effetti rigenerando di per sé l’intestino ma indirettamente attivando le cellule stromali esprimenti COX2 presenti nella lamina propria le quali a loro volta stimolano la proliferazione e riducono l’apoptosi delle cellule epiteliali intestinali residenti. Sebbene ulteriori studi siano necessari (e.g. per identificare i fattori/meccanismi molecolari responsabili dell’attivazione delle cellule COX2+), riteniamo che la terapia con cellule staminali derivanti da liquido amniotico possa rappresentare una nuova prospettiva terapeutica per i pazienti affetti da NEC.
Giallongo, T. "POST MORTEM NEURAL PRECURSORS CELLS THERAPEUTIC INTERVENTION PROMOTE NEURAL TISSUE SPARING AND RECOVERY OF FUNCTION IN CENTRAL NERVOUS SYSTEM NEURODEGENERATIVE MODELS." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/335144.
Full textBetti, Valentina. "Misure ottiche per l'analisi non distruttiva di matrici tridimensionali di alginato." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16614/.
Full textGiatsidis, Giorgio. "Effetti biologici delle forze meccaniche esterne sui tessuti molli: ottimizzazione preclinica per l'applicazione translazionale in chirurgia rigenerativa. Biological effects of external mechanical forces on soft tissues: preclinical optimization for translational application in regenerative surgery." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3424960.
Full textLa chirurgia ricostruttiva si basa sul trasferimento di tessuti da un distretto corporeo ad un altro al fine di riparare un difetto tissutale causato da un trauma, un tumore, una malattia cronica, o una malformaizoen congenita. Questo trasferimento chirurgico compromette la vascolarizzazione (e quindi il support metabolico) dei tessuti trasferiti, mettendoli a rischio per complicanze ischemiche quali la necrosi, laguarigione inefficace delle ferite, o la sovrainfezione batterica. L'induzione di fenomeni angiogenici nei tessuti prima della chirurgia (pre-condizionamento) limita le complicanze ischemiche e migliora I risultati chirurgici; tuttavia, pochissime strategie di pre-condizionamento sono oggi disponibili nella pratica clinica. Il primo obiettivo di questa ricerca era di migliorare gli attuali standard in chirurgia ricostruttiva attraverso lo sviluppo di tecniche traslazionali in grado di aumentare la vascolarizzazione dei tessuti in maniera efficace e sicura. Al fine di raggiungere tale obiettivo abbiamo ottimizzato, usando modelli preclinici animali rappresentativi di condizioni cliniche controllate, un metodo che adopera una stimolazione meccanica esterna non invasiva tramite pressione negativa (Espansione Volumetrica Esterna, EVE) per precondizionare I tessuti attraverso l'induzione di fenomeni angiogenici causati da una ischemia transitoria. Tramite questa strategia di ottimizzazione sequenziale in un modello murino abbiamo definite i parametri di trattamento ottimali di EVE (frequenza, livelli di pressione, durata, interfaccia di trattamento) in grado di bilanciare l'induzione di angiogenesis con l'attenuazione del danno ischemico causato ai tessuti, e con la durata di trattamento. L'ottimizzazione di EVE (brevi, cicliche stimulazioni a suzione moderata) ha dimostrato la capacità di raddoppiare la densità vascolare dei tessuti stimulati dopo solo 5 giorni di trattamento. I nostri risultati hanno anche dimostrato che l'uso di interfacce di trattamento a micro-deformazione garantisce il mantenitmento degli stessi effetti biologici di EVE ma allo stesso tempo reduce il danno cutaneo causato ai tessuti tramite la distribuzione delle forze meccaniche su tutto il tessuto stimulato. I nostri modelli sperimentali hanno confermato che l'ottimizzazione di EVE permette di aumentare significativamente (+20-30%) la sopravvivenza dei tessuti trasferiti (ad esempio il tessuto adiposo), e che gli stessi effetti possono essere osservati in modelli di vascolarizzazione cutanea patologica (ad esempio la cute di soggetti affetti da diabete di tipo 2). Inoltre, abbiamo confermato che EVE induce la vascolarizzazione e la proliferazione (adipogenesi) dei tessuti molli sia quando utilizzara come metodo di pre-condizionamento (prima della chirurgia) dei tessuti sia quando utilizzata come metodo di post-condizionamento (dopo la chirurgia). Come secondo obiettivo di questa ricerca abbiamo integrato le conoscenze acquisite sull'applicazione di EVE ai tessuto molli all'uso di una matrice adiposa allogenica (AAM) -ottenuta tramite decellularizzazione di tessuto adipose umano, caratterizzata da proprietà bio-mimetiche, e realizzata in una formulazione iniettiabile "pronta all'uso" - con lo scopo di sviluppare una strategia innovativa e mini-invasiva per la rigenerazione in vivo di tessuto molli. In un modello animale abbiamo testato il potenziale della AAM di rigenerare i tessuti molli quando utilizzata in combinazione con EVE. Questa strategia ha portato ad un significativo aumento volumetrico (+50-80% a 12 settimane) ed un miglioramento della struttura istologica dei tessuti molli ricostruiti in comparazione ai risultati ottenuti con le terapie standard attuali (innesti di tessuto adiposo). Abbiamo evidenziato come la AAM sia in grado di indurre sia fenomeni adipogenici che fenomeni angiogenici: l'applicazione combinate di AAM e innesti di tessuto adiposo, invece, mitigano I risultati ottenibili con l'uso esclusivo della AAM. In conclusion, i nostril studi suggeriscono che EVE è in grado di migliorare i risultati ottenibili in chirurgia ricostruttiva attraverso un incremento, sicuro e rapido, della vascolarizzazione dei tessuto molli, in aggiunta all'efftto adipogenico (mediato da stimolazione meccanica diretta ed edema dei tessuti) gia descritto nella precedente letteratura e qui confermato dai nostril risultati. L'utilizzo di EVE con l'AAM, invece, può, efficacemente e sinergisticamente, indurre fenomeni rigenerativi dei tessuto molli in vivo. Questi principi traslazionali sono pronti per essere validati in trial clinici e, qualora I loro risultati venissero confermati, potrebbero porre le basi per lo sviluppo di nuovi paradigm terapeutici in chirurgia ricostruttiva e in chirurgia rigenerativa, per il beneficio di un grande numero di pazienti
Gomiero, Chiara. "Novel regenerative medicine approaches with the use of adult mesenchymal stem cells: in vitro and in vivo experimental procedures." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3422897.
Full textNell’ultima decade, le cellule staminali mesenchimali adulte (CSM) sono state considerate una cura innovativa per la medicina umana e veterinaria. Questo progetto di ricerca supporta l’efficacia delle cellule staminali nella rigenerazione dei tessuti muscolo-scheletrici e cutanei. In particolare è stata analizzata la loro potenzialità in vitro nel differenziare in tenociti e mioblasti e la loro capacità, in vivo, nel riparare danni alla cute. Le lesioni tendinee e muscolari sono frequenti e altamente debilitanti, possono originare da diversi eventi come traumi, lacerazioni, contusioni e malattie degenerative (distrofie muscolari). Attualmente una cura efficace non è ancora nota per cui risulta molto difficile riacquisire la restitutio ad integrum del tessuto lesionato. La prima parte di questa tesi di dottorato si è focalizzata sulla riprogrammazione in vitro di cellule stromali isolate da tessuti mesenchimali di cavalli e pecore verso la via tenogenica e miogenica usando nuove metodologie di trasfezione senza l’uso di vettori virali. 1) CSM isolate da sangue periferico di cavallo sono state indotte a differenziare verso la via tenogenica in presenza di quattro fattori di crescita come il TGFβ3 (fattore di crescita trasformante-3), EGF2 (fattore di crescita dell’epidermide-2), bFGF2 (fattore di crescita dei fibroblasti-2) e IGF-1 (fattore di crescita insulino-1) combinati tra loro in presenza o in assenza della Tecnologia Low Level Laser (LLLT). 2) CSM isolate da sangue periferico di cavallo sono state indotte a differenziare verso la via miogenica usando il complesso TAT-MyoD in presenza di un terreno di crescita condizionato ottenuto dalla co-coltura tra CSM e le cellule C2C12 senza il loro diretto contatto. 3) Nanoparticelle di maghemite (SAMNs) sono state testate come vettori di trasfezione in CSM isolate da sangue periferico di cavallo senza l’impiego di campi magnetici esterni. La caratterizzazione di queste tre tecniche è stata effettuata usando analisi molecolari ed immunoistochimiche. Per individuare la miglior combinazione di fattori di crescita nel differenziamento verso la linea tenogenica, in presenza o assenza della tecnologia LLLT, sono state effettuate real-time PCR (rt-PCR) analizzando i livelli di espressione genica dei markers tenogenici Early Growth Response Protein-1 (EGR1), Tenascina C (TNC) e Decorina (DCN). Per valutare il differenziamento delle CSM verso la miogenesi, sono state effettuate analisi con rt-PCR valutando l’espressione genica di Myf5 e Miogenina, mentre saggi di immunofluorescenza sono stati eseguiti per stimare l’espressione delle proteine MyoD, Myf5 e Miogenina nelle cellule staminali mesenchimali adulte. Infine, saggi di immunofluorescenza sono stati effettuati per valutare l’efficienza di trasfezione delle SAMNs mentre gli effetti citotossici delle nanoparticelle sono stati osservati con il saggio di proliferazione cellulare XTT. La seconda sezione di questa tesi di dottorato si è focalizzata sulla rigenerazione della cute in vivo. La cute è un organo che ricopre l’intera superficie del corpo e possiede la capacità di auto-riparazione e di auto-rinnovo formando un’importante barriera tra l’ambiente esterno ed interno. Danni alla pelle possono creare ferite debilitanti che intaccano la struttura anatomica e la funzione della cute stessa. Nei due lavori presenti nella seconda parte di questa tesi, è stata studiata la capacità delle CSM isolate da sangue periferico di cavallo e di pecora di rigenerare lesioni cutanee sperimentali. 1) Lesioni cutanee sono state indotte in corrispondenza dei muscoli dei glutei di sei cavalli e trattate con CSM epiteliali autologhe (Ep-MSCs), allogeniche, soluzione salina o non trattate. 2) CSM allogeniche isolate da sangue periferico di pecora sono state utilizzate per trattare lesioni effettuate sul dorso di sei pecore. Questo progetto rientra in uno studio molto più ampio dove trattamenti convenzionali come Miele di Manuka, Connettivina e Acemannano, sono stati comparati a trattamenti innovativi come le CSM e il gas ionizzato plasma. In questa tesi di dottorato, è stato riportato solo l’articolo inerente la rigenerazione della cute utilizzando CSM allogeniche. Il primo lavoro di questa sezione riporta i risultati ottenuti con analisi molecolari (rt-PCR) su tessuto cutaneo bioptico equino dopo una e cinque settimane di trattamento con Ep-MSCs. I livelli di espressione dei geni Interferone-y (IFN-y), Interleuchina-6 (IL-6), fattore di crescita dell’endotelio vascolare (VEGF), fattore di crescita dell’epidermide-2 (EGF2), fattore di crescita insulino-1 (IGF-1) e cheratina dell’epidermide (eKER) sono stati studiati per analizzare la risposta immunitaria, la neo vascolarizzazione e la cheratinizzazione epidermica. Nel secondo lavoro, sono state effettuate analisi cliniche per analizzare il tempo di guarigione, la presenza, il colore e la natura dell’essudato, l’aspetto della garza, l’idratazione della ferita, la percentuale di ri-epitelizzaione e di contrazione delle lesioni. Il tessuto bioptico prelevato dopo 15 e 42 giorni di trattamento è stato utilizzato per analisi molecolari, istologiche ed immunoistochimiche. Mediante le analisi molecolari sono stati valutati i livelli di espressione dei geni Collagene 1α1 (Col1α1) e cheratina del pelo (hKER). L’infiammazione dermica e sottocutanea, il tessuto di granulazione immaturo e maturo e gli annessi cutanei sono stati valutati mediante analisi istologiche mentre il complesso maggiore di istocompatibilità (MHCII), il fattore di von Willebrand e il marker di proliferazione cellulare KI67 sono stati studiati con saggi di immunoistochimica.
Forlivesi, Claudio. "Biomateriali e 3D bioprinting nella rigenerazione neurale." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17888/.
Full textDI, STEFANO Rosalia. "Biotecnologie applicate a studi pre-clinici di medicina rigenerativa e terapia genica." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/100805.
Full textFIORICA, Calogero. "PREPARAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI NUOVI SCAFFOLD BIOCOMPATIBILI PER APPLICAZIONI NELLA MEDICINA RIGENERATIVA." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/95245.
Full textFIORENTINI, Tiziana. "LE CELLULE STAMINALI MESENCHIMALI IN MEDICINA RIGENERATIVA: Stato dell’arte e prospettive di applicazione sperimentale nelle malattie croniche intestinali." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10447/86063.
Full textCACCIABAUDO, Francesco. "STUDIO SPERIMENTALE SU PANCREAS DI MAIALE PER L’OTTENIMENTO DI CELLULE PRODUCENTI INSULINA." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10447/85546.
Full textSAMMARTANO, Antonino. "USO DI SCAFFOLD BIORIASSORBIBILE PER LA CREAZIONE DI NEOVASI. STUDIO SPERIMENTALE SU MODELLO SUINO." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10447/85263.
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