Academic literature on the topic 'Mediazioni culturali'

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Journal articles on the topic "Mediazioni culturali"

1

De Nicolò, Marco, Andrea Giuntini, and Dino Mengozzi. "Spazi regionali, reti associative e mediazioni culturali: una discussione a proposito della storia delle Romagne / La storia regionale e la sua dimensione scientifica." STORIA E PROBLEMI CONTEMPORANEI, no. 80 (November 2020): 239–49. http://dx.doi.org/10.3280/spc2019-080020.

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De Nicolò, Marco, Andrea Giuntini, and Dino Mengozzi. "Spazi regionali, reti associative e mediazioni culturali: una discussione a proposito della storia delle Romagne / La storia regionale e la sua dimensione scientifica." STORIA E PROBLEMI CONTEMPORANEI, no. 80 (November 2020): 239–49. http://dx.doi.org/10.3280/spc2020-080020.

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3

Luatti, Lorenzo, and Andrea T. Torre. "Introduzione: sulla mediazione culturale." MONDI MIGRANTI, no. 1 (June 2012): 29–37. http://dx.doi.org/10.3280/mm2012-001002.

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4

Sperti, Silvia. "INTRODUCING MEDIATION STRATEGIES IN ENGLISH LANGUAGE TEACHING IN PLURILINGUAL ACADEMIC CONTEXTS." Italiano LinguaDue 14, no. 2 (January 18, 2023): 46–64. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19569.

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Abstract:
In language teaching, especially in European multilingual and multicultural contexts, mediation has become an essential tool aimed at reducing the distance between two (or more) linguacultural dimensions. Mediation is a notion officially introduced by the Council of Europe’s Common European Framework of Reference (2001), and further developed in the current Companion Volume (2020), where mediation strategies and activities acquire a crucial role as a new form of managing the interaction in the language classroom as well as in daily communicative situations. Mediation is here presented as fundamental in cross-cultural communication and recommended as indispensable in plurilingual educational contexts. In this perspective, mediation and mediation strategies are central in multilingual educational and professional contexts where native and non-native speakers interact by means of an increasing use of ‘lingua francas’, mainly English as a lingua franca (ELF). The present study aims to illustrate the introduction of different language mediation strategies by means of specific tasks and activities within ELF-aware (Sifakis, Bayyurt, 2018) academic ELT (English Language Teaching) courses for language and cultural mediation and international communication. The research focus is on the emerging real-world ‘hybridization’ processes, adopted as learning tools in ELT practices, which prove to be particularly useful for enhancing learners’ awareness of communicative dynamics and the conscious use of mediation skills and strategies in multicultural settings. Pedagogical implications for language teacher education deriving from this study will be discussed. Introduzione di strategie di mediazione nell’insegnamento della lingua inglese in contesti accademici plurilingui Nell’insegnamento delle lingue, soprattutto in contesti europei multilingue e multiculturali, la mediazione è diventata uno strumento essenziale per ridurre la distanza tra due (o più) dimensioni linguistiche e culturali. La mediazione è una nozione introdotta ufficialmente dal Quadro Comune Europeo di Riferimento del Consiglio d’Europa (2001) e ulteriormente sviluppata nell’attuale Volume complementare (2020), dove le strategie e le attività di mediazione acquisiscono un ruolo cruciale come nuova forma di gestione dell’interazione in classe e nelle situazioni comunicative quotidiane. La mediazione viene qui presentata come fondamentale nella comunicazione interculturale e raccomandata come indispensabile nei contesti educativi plurilingui. In questa prospettiva, la mediazione e le strategie di mediazione sono centrali nei contesti educativi e professionali plurilingui in cui parlanti nativi e non nativi interagiscono attraverso un uso crescente di “lingue franche”, principalmente l’inglese come lingua franca (ELF). Il presente studio si propone di illustrare l’introduzione di diverse strategie di mediazione linguistica attraverso compiti e attività specifiche all’interno di corsi accademici ELT (English Language Teaching) basati sull’ELF (Sifakis, Bayyurt, 2018) per la mediazione linguistica e culturale e la comunicazione internazionale. La ricerca si concentra sui processi di “ibridazione” emergenti nel mondo reale, adottati come strumenti di apprendimento nelle pratiche ELT, che si rivelano particolarmente utili per migliorare la consapevolezza degli studenti delle dinamiche comunicative e l’uso consapevole di abilità e strategie di mediazione in contesti multiculturali. Saranno discusse le implicazioni pedagogiche per la formazione degli insegnanti di lingue derivanti da questo studio.
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Romania, Vincenzo. "L’immigrato e il malintenso della sicurezza: L’influenza del frame sicuritario nella sperimentazione di una practica innovative di mediazione culturale su strada." Barataria. Revista Castellano-Manchega de Ciencias Sociales, no. 10 (November 11, 2009): 39–55. http://dx.doi.org/10.20932/barataria.v0i10.166.

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Abstract:
Questo paper intende analizzare le dinamiche di costruzione di ruolo sorte nella sperimentazione del servizio dei “facilitatori culturali”, una innovative figura di mediazione culturale su strada introdotta dal Comune di Padova nel 2007. Mi focalizzerò, soprattutto, sui malintesi prodotti dal frame della sicurezza che nell’opinione pubblica viene tipicamente associato al tema delle immigrazioni. I risultati principali di questa analisi mettono in luce come le strategie individuale di coping dei facilitatori gli abbiano permesso di mettere in pratica il ruolo, malgrado il già citato frame securitario, nella società locale.
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Nardi, Emma. "La mediazione culturale nei musei come forma narratologica." CADMO, no. 1 (June 2010): 33–48. http://dx.doi.org/10.3280/cad2010-001004.

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7

Quassoli, Fabio, and Monica Colombo. "Professione mediatore: alcune considerazioni sulla mediazione linguistico-culturale." MONDI MIGRANTI, no. 1 (June 2012): 79–95. http://dx.doi.org/10.3280/mm2012-001006.

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8

Aime, Marco. "Dalla trasparenza all'opacitŕ. Ipotesi per una nuova mediazione culturale." MONDI MIGRANTI, no. 1 (June 2012): 39–47. http://dx.doi.org/10.3280/mm2012-001003.

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9

Buono, Mario, and Rosa Maria Giusto. "La ri-scrittura del patrimonio culturale nell’Era digitale." Boletín de Arte, no. 41 (November 5, 2020): 279–83. http://dx.doi.org/10.24310/bolarte.2020.v41i.8617.

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Abstract:
Il valore di una “mediazione” narrativa consapevole, integrata e potenziata dall’uso di strumenti digitali, diviene sempre più elemento centrale nelle politiche di valorizzazione e riconoscimento del patrimonio culturale dal momento che esso «non parla da solo» (2010: 45) ma ha bisogno di professionalità e strumenti informativi sempre più flessibili e aggiornati che lo disvelino e ne raccontino il significato più profondo. Il contributo affronta le nuove modalità di interazione e fruizione del patrimonio culturale tra discipline tecnologiche e scientifiche e discipline umanistiche.
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10

Nardi, Emma. "In interiori puero, una proposta di mediazione culturale nei musei." CADMO, no. 1 (September 2019): 7–23. http://dx.doi.org/10.3280/cad2019-001002.

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Dissertations / Theses on the topic "Mediazioni culturali"

1

Kovačević, Zorana. "Mediazioni culturali: letteratura e società italiane nell'odeporica serba ed europea tra Ottocento e Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10150.

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Abstract:
2012/2013
Lo scopo di questo lavoro è rappresentare l’immagine dell’Italia, della sua società, della sua cultura e soprattutto della sua letteratura nell’ambito dell’odeporica serba ed europea dell’Ottocento e del Novecento. Nonostante una sorprendente presenza dell’Italia nella letteratura di viaggio serba, i saggi, le monografie, i libri, le antologie e gli altri testi che ne trattano non sono particolarmente numerosi tanto in lingua serba quanto in quella italiana. Al contrario di ciò che accade per altri viaggiatori stranieri, la presenza di testimonianze scritte dai serbi in visita in Italia è dunque studiata relativamente poco: infatti, considerando la bibliografia generale relativa al viaggio in Italia, colpisce subito una notevole asimmetria e una grande lacuna. La tesi è divisa in due parti. Nella prima, tramite le pagine dei viaggiatori serbi che dell’Italia hanno lasciato testimonianza scritta sono illustrati, privilegiando un taglio cronologico, gli elementi essenziali a un ritratto del Belpaese, fra Ottocento e Novecento. Attraverso cinque capitoli, che corrispondono ad altrettante fasi dello sviluppo dell’odeporica serba, viene messo l’accento sull’immagine dell’Italia, mentre tutte le informazioni fornite sui viaggiatori e le loro opere sono ridotte all’essenziale in quanto maggiormente pertinenti all’ambito della slavistica. L’Italia, soprattutto per le sue bellezze e tradizioni, è senz’altro una meta d’obbligo per chi proviene dalle terre slave. Per quanto riguarda l’area serba, la presenza dell’Italia si può osservare principalmente attraverso la letteratura di viaggio a cui hanno contribuito, in più di due secoli, scrittori curiosi di conoscere questo paese, che fin dai tempi del Grand Tour ha attirato schiere di viaggiatori da tutta Europa. La prima fase dell’odeporica serba sull’Italia si apre poco prima dell’inizio del secolo XIX e dura fino al Romanticismo, che ne costituisce la seconda fase, quando appaiono i notevoli contributi di Petar Petrović Njegoš e soprattutto il libro Lettere dall’Italia di Ljubomir Nenadović, che non rappresenta solo uno spartiacque nel genere, ma senza dubbio anche un passo notevole in tutta la letteratura di viaggio serba. La terza fase, che in qualche modo corrisponde al Realismo, si protrae fino all’apparizione di una generazione nuova che si afferma tra le due guerre mondiali e porta la letteratura di viaggio alla sua epoca d’oro in cui essa, ormai staccata e lontana dalla tradizione precedente, matura completamente. Siccome ripercorrendo le tappe dello sviluppo di questa tradizione risulta che il periodo tra le due guerre è fondamentale in quanto momento in cui avviene un grande cambiamento della poetica del viaggio stesso, si porrà l’accento proprio su questo quarto periodo, chiamato anche Modernismo, che costituisce una fase cruciale per l’odeporica serba. Infine, dopo la seconda guerra mondiale fino alla fine del secolo XX si snodano i decenni che corrispondo all’ultima e conclusiva epoca. A giudicare dai diari, dalle lettere, dai resoconti e da altro materiale riguardante il tema del viaggio, città come Napoli, Roma e Venezia confermano la loro prevedibile centralità in questa mappa, seguite a ruota dalle città toscane e da quelle siciliane. Anche se i viaggiatori serbi privilegiano le zone di cui si ha già una conoscenza dettagliata, soprattutto a partire dalla fine della prima guerra mondiale esse si moltiplicano e l’elenco dei nomi si arricchisce di località meno note. Mentre nelle pubblicazioni dedicate a questo tema, pur inquadrato da differenti angolazioni e metodologie, manca un approccio comparativo, nella tesi, sin dalla fase embrionale, si è cercato di descrivere il mondo dei viaggiatori stranieri che hanno deciso di rendere omaggio all’Italia con i loro scritti, stabilendo paragoni e confronti. Si inizia perciò una rapidissima panoramica sul viaggio raccontato nell’odeporica europea nel periodo che abbraccia l’Ottocento e il Novecento, soprattutto attraverso il più classico dei canoni il cui modello è diventato familiare anche all’odeporica serba. Partendo da Goethe, passando per Gogol’, arrivando a Stendhal, con qualche digressione sui viaggiatori meno conosciuti, si verifica in che modo le stazioni di un pellegrinaggio appassionato, e soprattutto le immagini dell’Italia e della sua cultura si sovrappongono con, o differiscono da, quelle relative ai viaggiatori serbi. Inoltre, all’occorrenza, come termine di paragone, si affronta anche il viaggio degli italiani in Italia. Invece la seconda parte, divisa in cinque capitoli, mostra l’immagine della letteratura italiana nelle testimonianze odeporiche, soprattutto del Novecento, un secolo cruciale per la presenza dell’Italia nella letteratura serba. Per quanto riguarda le preferenze dei viaggiatori, da un lato si nota la passione per i classici come Dante, Petrarca e Tasso, mentre dall’altro si manifesta anche l’interesse per scrittori come Gucciardini, Cecco Angiolieri, Santa Caterina da Siena o Giuseppe Gioachino Belli. Solo qualche sporadica menzione è riservata a D’Annunzio oppure al futurismo italiano. Il baricentro di quasi tutta la seconda parte della tesi è senz’altro il rapporto di Miloš Crnjanski con la letteratura italiana: egli, che ne fu un grande ammiratore e lettore, la affronta anche dal punto di vista critico utilizzando un ricco corpus di fonti che esamina con cura. Il primo capitolo è dedicato al rapporto di Crnjanski con Dante: nel corso del suo pellegrinaggio fiorentino che descrive nel libro L’amore in Toscana, lo scrittore approda a un’attenta lettura della Vita nuova, facendo, secondo consuetudine, alcune annotazioni a margine, grazie alle quali è possibile seguire un filo rosso che accomuna i due letterati, e rintracciare una serie di affinità tematiche che Crnjanski trova tra il suo diario di viaggio e quello che parla del primo amore di Dante. Se si osservano tutti i filoni tematici lungo i quali si dipana la ricezione di Firenze nell’odeporica serba, è evidente che in tale complesso manca un particolare interesse per la figura e l’opera di Dante, che è invece un topos importante affermatosi nella gran parte della produzione letteraria europea che ruota attorno all’Italia. È dunque proprio Miloš Crnjanski a colmare questa lacuna offrendo un piccolo ma piuttosto significativo tributo all’artefice della Commedia. L’immagine che Crnjanski ha di Firenze non consiste nella consueta descrizione della città e dei suoi itinerari, ma secondo la poetica del libro L’amore in Toscana l’idea di omaggiare Dante si realizza con l’inserimento all’interno della sua struttura di un saggio dedicato alla protagonista della Vita nuova intitolato appunto Sulla Beatrice fiorentina. Una lettura approfondita del saggio di Crnjanski rimanda subito alla sua fonte principale: lo studio di Alessandro D’Ancona del 1865 La Beatrice di Dante, le cui considerazioni preliminari sono servite allo scrittore serbo come punto di partenza da cui deriva anche il tono polemico con cui egli talvolta affronta l’argomento. Il secondo capitolo nasce sempre dal contatto con gli scrittori italiani avvenuto durante il pellegrinaggio descritto nell’Amore in Toscana, che mostra la particolare attrazione di Crnjanski per Siena, a cui dedica quasi la metà del libro, riservandole punti di vista e interpretazioni originali. Questo ritratto della città contiene diversi passaggi narrativi interessanti incentrati su alcuni momenti della vita degli scrittori e degli artisti italiani del medioevo tra i quali spicca Cecco Angiolieri, il più rappresentativo di quei poeti detti “giocosi” o “comico-realistici” che fiorirono in Toscana tra la seconda metà del Duecento e l’inizio del Trecento. Per affrontare sia l’universo poetico sia la vita privata del poeta senese Crnjanski si è servito dall’importante contributo di Alessandro D’Ancona intitolato Cecco Angiolieri da Siena, poeta umorista del secolo decimo terzo, del 1874. Per questo motivo, alla fine del capitolo è parso interessante soffermarsi brevemente su due saggi di Luigi Pirandello: Un preteso poeta umorista del secolo XIII e I sonetti di Cecco Angiolieri, scritti con lo scopo di confutare decisamente la tesi, protrattasi per secoli e sostenuta da D’Ancona, secondo cui Cecco sarebbe stato a tutti gli effetti un poeta umorista. Anche se queste pagine di Pirandello sono prive di punti di contatto con quelle dell’Amore in Toscana, esse completano il quadro della critica più antica sulla poesia di Angiolieri, e permettono di mostrare similitudini e differenze con la ricezione che ne ha Crnjanski. Anche nella seconda parte della tesi si privilegia un approccio comparativo, perché studiando i rapporti tra gli scrittori e i viaggiatori serbi e la letteratura italiana incrocia spesso il mondo di altri autori europei che viaggiando in Italia hanno affrontato temi legati alla letteratura del paese che stavano visitando. Così, per esempio, il terzo capitolo, incentrato su Tasso nell’odeporica di Miloš Crnjanski e Marko Car, è corredato da un capello introduttivo nel quale si affronta anche l’interesse per la figura e la vita di Tasso nella letteratura europea. È soprattutto tra Sette e Ottocento che la vicenda drammatica di Tasso offre elementi che entrano perfettamente in sintonia con il gusto del tempo e perciò proprio in quel periodo che egli diventa protagonista di un vero mito letterario, le cui radici, però, risalgono già al Seicento. Ma proprio nel Novecento, quando questa fortuna letteraria e anche figurativa, particolarmente duratura, che ebbe soprattutto echi internazionali, sembra ormai al tramonto, essa, invece, ebbe un suo ulteriore bagliore presso i letterati serbi, che non riuscirono a sottrarsi al fascino della vita di questo poeta, piena di laceranti contrasti che si inquadrano nella situazione politica e religiosa del suo tempo. Frutto di tale interesse sono due contributi non notevoli dal punto di vista della lunghezza, ma interessanti per un’impronta personale, nonostante talvolta si noti una significativa presenza delle letture fatte: si tratta di un capitolo delle Lettere estetiche di Marko Car intitolato Il monastero di Sant’Onofrio - Torquato Tasso - Panorama dal Gianicolo e di quello semplicemente intitolato Tasso parte del libro Presso gli Iperborei di Miloš Crnjanski. Similmente è impostato anche il quarto capitolo intitolato Crnjanski lettore dei sonetti romaneschi di Giuseppe Gioachino Belli nel quale, oltre a approfondire il rapporto tra Miloš Crnjanski e Belli, è riservato un ampio spazio a quei grandi letterati europei che ebbero il merito di diffondere la fama dello scrittore romano oltre frontiera. Toccherà a Ivo Andrić chiudere la tesi, con un capitolo, il quinto, interamente dedicato al rapporto dell’unico vincitore jugoslavo del premio Nobel per la letteratura con la società, la cultura e soprattutto la letteratura italiane, che a più riprese hanno attirato l’attenzione di questo scrittore. Si tratta di un argomento poco indagato nel suo complesso, importante tuttavia per illustrare in che modo nel vasto corpus delle opere di Andrić si integri la passione per il Belpaese. Oltre al rapporto con il fascismo e con la letteratura italiana attraverso alcuni autori classici, un ampio spazio del capitolo è dedicato all’interesse dello scrittore per Francesco Guicciardini la cui vita e opera Andrić affrontò con una solida preparazione e nel cui pensiero riconobbe numerose affinità con il proprio.
XXV Ciclo
1985
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2

Pecoraro, Nadia. "La mediazione culturale del sistema universitario." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2012. http://hdl.handle.net/10556/356.

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Abstract:
2010 - 2011
Negli ultimi quindici anni l’Università italiana è stata chiamata a realizzare al proprio interno un cambiamento negli aspetti organizzativi e didattici in linea con il mutamento del Welfare italiano (Salvatore & Scotto di Carlo, 2005) e su sollecitazione dell’Unione Europea (EC; 2000, 2001, 2006, 2009) che invita gli istituti formativi a rispondere in modo adeguato alla “Modernizzazione del modello sociale europeo” (EC, 2000). Queste modifiche che hanno trovato la loro attuazione in numerose riforme legislative, l’ultima delle quali è la legge Gelmini (204) del 30 Dicembre 2010. Pur mantenendo il proprio mandato istituzionale formativo, l’Università ha dovuto ha dovuto fronteggiare due questioni importanti: la prima riguarda l’impossibilità di assimilare tout court la conoscenza all’occupazione lavorativa, la seconda, invece, riguarda la necessità di istaurare un dialogo efficiente ed efficace tra gli interlocutori dell’Università stessa (studenti, docenti, il personale, famiglie, mondo del lavoro) sempre più differenziati ed eterogenei. Per rispondere a questo mandato essa si è trasformata in un servizio che, in quanto tale, eroga prestazioni e costruisce prodotti definiti, in questo caso, dalla formazione degli studenti. La logica di servizio, si associa immediatamente a quella della Qualità, quale parametro per interpretare da un lato ai bisogni, desideri e richieste dei clienti, e dall’altro per offrire servizi che soddisfano tali esigenze (Gentile & Cocozza, 2000). La Qualità del servizio Universitario è, quindi, in questa ottica garanzia del miglioramento dell’offerta formativa, nonché dell’occupabilità delle persone e di conseguenza sostegno allo sviluppo del sistema produttivo (EC, 2006; 2009). La declinazione della qualità all’interno dell’Università ha richiesto sempre più una capacità di negoziare tra la richiesta di soddisfazione degli standard europei e nazionali e la domanda locale, definita dagli utenti tra i quali gli studenti. Questi ultimi costituiscono i clienti del servizio nonché il prodotto dello stesso, e non son più ritenuti utenti passivi ma pensati come co-costruttori del servizio stesso (Vairetti, 1995; Salvatore, 2001). Nella prima parte di questo lavoro, accanto alla presentazione della letteratura sui temi del servizio e della qualità universitaria, viene dato ampio risalto al modo con cui la prospettiva socio-costruttivista e psicodinamica (Cole, 1996; Carli, 1999; Gergen, 1985, 1999; Harrè & Gillett, 1994; Matte Blanco, 1975; Salvatore & Scotto di Carlo, 2005), all’interno del paradigma interpretativista, affronta il tema della qualità. In particolare è esplicitato il ruolo che gli studenti rivestono nell’implementazione di servizi di qualità a partire dai significati che gli studenti attribuiscono all’esperienza universitaria. Questi possono essere considerati come i vettori della loro partecipazione ed implicazione nel contesto formativo configurando l’intensità, le modalità degli investimenti, la forma delle pratiche organizzative e cognitive agite dagli stessi. L’università, quindi deve essere attenta a cogliere questi processi di significazione individuando come essi intervengono nell’implementazione degli interventi realizzati per migliorare la Qualità, ed interrogandosi sul suo ruolo nella riproduzione o trasformazione. Nella seconda parte è presentato, all’interno della cornice teorica presentata, un lavoro di ricerca effettuato su 310 studenti iscritti dal primo al quarto anno alla Facoltà di Scienze della Formazione (rispettivamente ai corsi di laurea in Scienze dell’educazione e Scienze della Formazione Primaria) dell’Università degli Studi di Salerno. Si tratta di un campionamento di convenienza per quote proporzionali (Ortalda, 1998) rispetto ai corsi di laurea e agli anni di iscrizione (Blalock JR, 1960; Carli & Salvatore, 2001; McBurney, 2001). L’obiettivo della ricerca è stato verificare se, a fronte dei modelli culturali degli studenti: a) l’incontro con i setting formativi produca una modifica dei processi di significazione degli studenti universitari; b) questa modifica segua traiettorie simili per i processi di significazione riguardanti rispettivamente il contesto sociale ed universitario e professionale in relazione anche all’afferenza al Corso di Laurea o all’anno di iscrizione. In altri termini questa ricerca ha inteso esplorare la capacità dei setting formativi di mediare i Modelli Culturali (processi di significazione) degli studenti (Carli & Paniccia, 1999). Agli studenti è stato somministrato un questionario costruito ad hoc facendo riferimento al repertorio di significati culturali proprio del metodo ISO (Carli, Paniccia, 2002; 2003; Carli, Salvatore, 2001; Salvatore, Mannarini, Rubino, 2004; Salvatore et al., 2008) che rileva due aree di analisi: Area del contesto sociale ed universitario e Area della formazione professionale. Le risposte al questionario sono state trattate considerando le due macro aree di analisi. Per entrambe la matrice di risposte ottenuta dalla somministrazione del questionario è stata elaborate attraverso una procedura di analisi multidimensionale (Metastasio & Cini, 2009). I risultati della ricerca evidenziano che in generale i setting formativi hanno un impatto sui modelli culturali degli studenti, sia per quanto riguarda la rappresentazione del contesto sociale ed universitario che professionale, e questo impatto si traduce sia nella riproduzione di questi modelli che nella loro trasformazione. Rispetto alla rappresentazione del contesto sociale e universitario la mediazione non opera diversamente rispetto ai corsi di laurea (Scienze della formazione Primaria e Scienze dell’Educazione). In altri termini formarsi per fare l’insegnante, piuttosto che l’educatore, non incide sul rapporto con il contesto micro-macro sociale e universitario. Nel tempo i Modelli culturali, però, si modificano per entrambe i corsi di laurea in una direzione non adeguata, di maggiore anomia da un lato, o di investimento senza progetto. Questo risultato è significativo ed evidente negli studenti del corso di laurea in Scienze dell’Educazione. Nel caso della rappresentazione del contesto professionale, invece, i risultati si presentano come invertiti. Il primo dato evidenzia come i Modelli Culturali degli studenti afferenti ai due corsi di laurea sono mediati secondo traiettorie diverse, proprio perché i setting formativi si configurano come diversi nei contenuti e nelle pratiche. Gli studenti di Scienze della formazione Primaria, si orientano verso una maggiore professionalità, invece la traiettoria seguita dagli studenti di Scienze dell’Educazione sembra essere a rischio, in quanto fortemente ancorata all’idea di volontariato e di aiuto ai bisognosi. Ultimo aspetto rilevante nella rappresentazione dell’area professionale riguarda la mancata modifica dei modelli culturali degli studenti nel tempo. Questo dato fa ipotizzare che i setting formativi riproducano nel tempo questi Modelli Culturali, per entrambe i corsi di laurea. Nell’ultima parte, inoltre, accanto alla discussione dei risultati, e stata effettuata una riflessione sui risultati e sulla necessità di interventi che mirino allo sviluppo della competenza contestuale degli studenti, intesa come capacità a costruire una rappresentazione sensata dell’Università, della formazione e della professione che - in questa ottica – è parte integrante di una strategia di sviluppo della qualità. L’università è chiamata in questo momento storico, da questo punto di vista, a pensare dispositivi che permettano di raccogliere e mappare tali universi di significati ed ad orientare, a partire dalla loro conoscenza, strategie di sviluppo della qualità. Infine sono stati affrontati i punti critici definiti dalla metodologia stessa e dall’applicazione di una metodologia longitudinale, nonché le linee di sviluppo. La prima di queste riguarda la relazione la relazione tra i Modelli Culturali e carriere universitarie, la seconda, già in analisi vuole verificare l’esistenza di una continuità/discontinuità tra Modelli Culturali di studenti e genitori (Ruggeri et al., 2011), quindi verificare il ruolo di mediazione del setting formativo all’interno di questa relazione. La terza si orienta verso una riflessione che concerne l’introduzione dei concetti di transizione ed identità. Il setting formativo, pertanto, può produrre una rottura dei Modelli Culturali che genera a sua volta una transizione (Zittoun, 2004; 2007b, 2008, 2009) verso un nuovo modello di significazione e quindi un nuovo posizionamento identitario (Hermans & Ligorio, 2005; Salgado & Gonçalves, 2007) verso l’oggetto Università e verso Sé (Simão, 2005). [a cura dell'autore]
X n.s.
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Bizzotto, Francesca <1986&gt. "Prospettive di empowerment nella mediazione linguistico-culturale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1701.

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4

Polla, Angelica <1991&gt. "In equilibrio tra lingua e cultura. Analisi della mediazione linguistico-culturale e un caso di studio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7088.

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Abstract:
Il lavoro intende documentare un’esperienza di tirocinio condotta come mediatrice interculturale presso l’Ospedale “Sant’Anna” di Ferrara e si propone di analizzare il concetto di mediazione linguistico-culturale legato soprattutto all’aspetto socio-sanitario. Nel primo capitolo si parla di che cosa si intenda per globalizzazione, delle ondate migratorie e del loro crescente influsso sulla vita e sull’immaginario delle società riceventi. In particolare, vengono descritti gli stili di vita delle comunità cinesi immigrate in Italia. Nel secondo capitolo ci si è focalizzati sulla mediazione in ambito commerciale-aziendale, sulla politica di riforma e di apertura dell’economia cinese, per poi arrivare ad analizzare le difficoltà interculturali che sono solite emergere nei rapporti d’affari con imprenditori cinesi. Il terzo e il quarto capitolo si propongono di illustrare la figura professionale del mediatore linguistico-culturale attraverso una descrizione dettagliata delle sue funzioni. Vengono riportati alcuni dati e casi di studio raccolti durante l’esperienza di tirocinio e si è inteso dare voce, attraverso interviste e questionari, alle mediatrici che con il loro continuo lavoro e con tanta professionalità contribuiscono a migliorare il processo d’integrazione, ponendosi come punto d’unione tra diverse lingue e culture.
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Pelliccia, Francesca. "La mediazione linguistico-culturale e il turismo russo in Italia." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20830/.

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Abstract:
Il presente lavoro si propone di analizzare il potenziale turistico russo in Italia, di fondamentale importanza per la nostra economia e per il settore dell'interpretariato. Per accogliere questa tipologia di turisti dalle particolari esigenze, infatti, non basta la conoscenza linguistica, ma è importante conoscere anche le differenze nella comunicazione e nella cultura tra i due paesi. Nel primo capitolo si descrivere sinteticamente cos'è la mediazione linguistico-culturale e qual è il ruolo del mediatore nella nostra società plurilinguistica e multiculturale. Successivamente viene fatto un excursus sui flussi turistici russi in Italia, analizzando il profilo del turista russo, i fattori di attrattività e la customer satisfaction e le destinazioni predilette da questo segmento di mercato. L'ultimo capitolo è incentrato su alcuni fattori culturali che differenziano l'Italia e la Russia e aiutano a comprendere meglio l'intervista che ho sottoposto da remoto a persone di nazionalità russa per mostrare l'immagine che hanno dell'Italia.
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Muffato, Sara. "Immigrazione e assistenza sanitaria: la mediazione linguistico-culturale nel Consultorio di Asti." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Visti gli ingenti flussi migratori verso l'Italia di questi ultimi cinquanta anni, si è resa necessaria la creazione di politiche migratorie volte all'integrazione degli stranieri sul territorio. Nello specifico, è stato scelto di trattare la mediazione linguistica in ambito medico, prestando particolare attenzione a uno dei servizi più frequentati dalle donne straniere, ovvero il Consultorio. In particolare, è stata analizzata la realtà del Consultorio della città di Asti.
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Tavella, Stefania <1990&gt. "INCONTRIAMOCI: UN PROGETTO NELL'ULSS VENETA n.8 TRA MEDIAZIONE CULTURALE E SERVIZIO SOCIALE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6124.

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Abstract:
L'Italia, dal punto di vista migratorio, ha assistito dagli anni '70 a un'inversione di tendenza trasformandosi da paese di emigrazione a paese di immigrazione. L'importanza che il fenomeno migratorio andava assumendo negli anni nella nostra società e il costante aumento degli arrivi, ha comportato che negli anni '90 si cominciasse a rivalutare e ricalibrare le conoscenze e le competenze che il servizio sociale aveva maturato fino ad allora. Nella quotidianità professionale, l'assistente sociale si trova quindi sempre più in contatto con utenti provenienti da culture diverse dalla propria. É in questo contesto "multiculturale" che la collaborazione tra la figura professionale dell'assistente sociale e del mediatore linguistico-culturale appare quanto mai utile e preziosa. Una collaborazione e un legame che l'Ulss n.8 e la Cooperativa Una casa per l'uomo, attraverso il progetto "incontriamoci", intendono valorizzare con l'obiettivo di diffondere modelli teorici e strumenti di lavoro che aiutino a perseguire il fine dell'integrazione sociale della popolazione immigrata. In questa tesi si andranno quindi ad analizzare all'interno di tale progetto: obiettivi, modalità di attuazione e lavoro di collaborazione tra assistenti sociali e mediatori linguistico-culturali per andare a definirne, infine, punti di forza e criticità.
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8

ROSSI, FEDERICO. "Il «glorïoso offizio» : governo del mondo e mediazione gerarchica nella cultura medievale." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2021. http://hdl.handle.net/11384/106168.

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Alliaj, Greta. "Child Language Brokering: cause ed effetti della mediazione linguistica e culturale svolta dai bambini immigrati." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10768/.

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Abstract:
Il presente elaborato si pone l’obiettivo di mostrare e analizzare il fenomeno sempre più diffuso del Child Language Brokering (CLB). Si tratta di una scelta dettata non solo dall’attualità dell’argomento, tenuto conto dei grandi flussi migratori che hanno caratterizzato di recente lo scenario europeo, ma anche da motivi di carattere personale. Nelle pagine seguenti mi occuperò di descrivere la situazione all’interno della quale questo fenomeno si sviluppa, i motivi per i quali il bambino riveste il ruolo di language broker, in che misura questo lo condiziona a livello emotivo e come cambiano le sue relazioni all’interno della famiglia e con i propri pari. Successivamente analizzerò cosa significa realmente mediare e quali sono le strategie che questi piccoli mediatori adottano per svolgere questa attività. Nell’ultimo capitolo mi soffermerò sull’impatto che tale ruolo può avere sull’identità e sulle conseguenze che comporta il vivere tra due culture.
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Pace, Noemi. "La mediazione linguistico-culturale nel contesto migratorio italiano. Interviste a due minori stranieri non accompagnati." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/22798/.

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Abstract:
The object of this study is cultural and linguistic mediation for minors in Italy in the complex and delicate context of migration. Through the analysis of two mediated interviews to unaccompanied minors, this study intends to highlight the role of mediators in interactions and the impact of their actions on the conversation. In the first chapter, the field of cultural and linguistic mediation in Italy is described with a reference to the broader context of interpreting, and to the features that differentiate it from what in English-speaking countries is known as community interpreting or public service interpreting. Moreover, the chapter focuses on the different roles of the mediator, the difference of social status and power between the participants, the different expectations regarding the mediator’s role/s, and ethical dilemmas on how to behave professionally in challenging situations. In the second chapter, the main terminology pertaining to migration in the Italian immigration regulatory framework is analysed to provide a background for the description of the application for international protection in Italy and the role played by mediators during the procedure. The fundamental principles that mediators should follow to act professionally are outlined in the codes of conduct of the main international and national organisations operating in the context of migration, two of which are briefly discussed in the final part of the chapter. In the third chapter, the importance of the mediator’s role in mediated interactions is illustrated through two informal interviews to unaccompanied minors analysed through the lens of conversational analysis. Though based on a small set of data, the analysis confirms the multifaceted and polyvalent role of cultural and linguistic mediators as well as their responsibility in contributing to carrying out an efficient and effective interaction in the full respect of both primary participants in the interaction.
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Books on the topic "Mediazioni culturali"

1

Comunicare per condividere: Relazioni sociali e mediazioni culturali per l'integrazione. [Palermo, Italy]: Palumbo, 2008.

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2

Pano, Ana, and D. R. Miller. La geografia della mediazione linguistico-culturale. [Bologna, Italy]: DuPress, 2009.

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3

Badiale, Marino. Difficili mediazioni: Fra scienza, cultura e filosofia. Roma: Aracne, 2008.

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4

Difficili mediazioni: Fra scienza, cultura e filosofia. Roma: Aracne, 2008.

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5

La mediazione linguistico culturale: Una prospettiva interazionista. Perugia: Guerra, 2009.

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6

La mediazione culturale: L'idea, le fonti, il dibattito. Roma: AVE, 1985.

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7

Museo e identità sociale: Proposte di mediazione culturale. Firenze: Le lettere, 2012.

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8

Tuozzi, Carolina. Le forme della mediazione: Differenze culturali e relazioni possibili. Catania: C.U.E.C.M., 2003.

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9

Congress, World Mediation Forum. Cultura e pratica della mediazione: Atti del III Congresso del Foro mondiale di mediazione. Roma: Edizioni Istituto Carlo Amore, 2000.

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10

Antonio, Palazzo, Sturzo Luigi 1871-1959, and Maritain Jacques 1882-1973, eds. Mediazione culturale e impegno politico in Sturzo e Maritain. Milano: Massimo, 1985.

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Book chapters on the topic "Mediazioni culturali"

1

Čale, Morana. "Mediazioni e contaminazioni del modello dantesco nelle Montagne di Petar Zoranić (1508-1569?)." In Biblioteca di Studi di Filologia Moderna, 61–79. Florence: Firenze University Press, 2022. http://dx.doi.org/10.36253/979-12-2150-003-5.04.

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Abstract:
The present paper is dedicated to 16th-century Croatian author Petar Zoranić’s (Zadar / Zara, 1508 – 1569?) direct and mediated echoing of Dante’s oeuvre. Zoranić’s pastoral novel Planine (Mountains) belongs to the consistent tradition of reuse, quotation and translation that the Italian poet’s legacy has enjoyed in Croatia from the 14th century to the present day. Building on the work of the humanist writer Marko Marulić (Marcus Marulus Spalatensis, Split / Spalato, 1450-1524), who aspired to do for the Croatian vernacular what Dante did for the Italian volgare, Zoranić adapted Dante’s example to his own purposes not only in the promotion of the Croatian language and literature, but also in the celebration of the beauty, history and cultural heritage of his homeland. A true connoisseur of Dante’s original, the author from Zadar was also competent in the art of appropriation and creative reemployment of the Commedia’s various aspects, an exercise inaugurated by Boccaccio, and practiced by 15th and 16th-century men and women of letters. My contribution will focus on the modalities through which the text of Planine transforms the materials derived from Dante by mixing them with elements from other prestigious literary sources, in their turn heirs or precursors of Dante, such as works by Virgil, Ovid, the Church doctors, the Roman de la rose, Petrarch’s Trionfi, the Decameron and the early narrative production by Boccaccio, Arcadia by Sannazaro and, according to my hypothesis, the Hypnerotomachia Poliphili (Polifilo’s Dream) by Francesco Colonna.
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2

Dente, Carla. "Le Inns of Court : mediazione culturale tra legge, società e letteratura." In Mediazioni letterarie: itinerari, figure e pratiche. Pisa University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.12871/97888333925786.

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3

Garau, Sara. "Viaggiatori, avventurieri, émigrés : fenomeni di migrazione culturale settecentesca nella storiografia letteraria risorgimentale e postrisorgimentale." In Mediazioni letterarie: itinerari, figure e pratiche. Pisa University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.12871/978883339257811.

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4

Ferrari, Roberta. "'Pazzesche, sparpagliate e strafalciàte fattùre' : Giuseppe Baretti mediatore culturale nella Londra del secondo Settecento." In Mediazioni letterarie: itinerari, figure e pratiche. Pisa University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.12871/978883339257810.

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5

Giovannelli, Laura. "The Vampyre di John William Polidori e lo spettro di Byron : luci e ombre di una mediazione culturale complessa." In Mediazioni letterarie: itinerari, figure e pratiche. Pisa University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.12871/978883339257812.

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6

Forlesi, Simone. "Mediazioni letterarie e cultura classica nel primo Settecento : note su Antonio Cocchi e il mondo inglese." In Mediazioni letterarie: itinerari, figure e pratiche. Pisa University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.12871/97888333925787.

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