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Journal articles on the topic 'Meccanismi regolator'

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1

Verde, Stefano. "Il settore elettrico UK e la riforma per far coesistere generazione pulita e meccanismi di mercato." ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, no. 3 (November 2011): 17–29. http://dx.doi.org/10.3280/efe2010-003002.

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Abstract:
Proprio nel mercato elettrico piů liberalizzato d'Europa si riflette sulla coesistenza tra de-carbonizzazione e regole di mercato, al fine di rispettare gli ambiziosi obiettivi europei di politica energetica. Questo lavoro ripercorre le recenti proposte di riforma avanzate dal governo britannico, confrontandole con quelle con cui il regolatore inglese aveva avviato un anno prima l'attuale dibattito sul market design del settore elettrico d'oltremanica.
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2

Henry Federico. "Urgenza e meccanismo di biosintesi dei metaboliti secondari microbici marini." International Journal of Science and Society 4, no. 3 (September 30, 2022): 489–98. http://dx.doi.org/10.54783/ijsoc.v4i3.543.

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Abstract:
Il microrganismo marino è una delle potenziali risorse biologicamente attive dei metaboliti secondari. La sua potenza è così promettente che è necessario studiare e raccogliere la conoscenza di come si è verificato il suo metabolita secondario. Tali conoscenze consentiranno ulteriori studi stanno migliorando la produzione di metaboliti secondari in laboratorio. In natura, la sintesi dei metaboliti secondari si verifica quando vi sono l'effetto di fattori sia biotici che abiotici come l'acqua di mare e la simbiosi microbica con altri materiali viventi. Quando questo è spiegato nelle vie metaboliche, la sintesi dei metaboliti secondari è influenzata dal nutriente disponibile e regolata da molecole autoinducenti attraverso il meccanismo di rilevamento del quorum.
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3

Campostrini, Stefano. "Metodi e strumenti di valutazione nella prevenzione e nella promozione della salute." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 50 (December 2012): 7–22. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-050002.

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Abstract:
Nella prevenzione e promozione della salute c'č sempre piů domanda di valutazione: soprattutto in tempi di crisi economica si domanda che i programmi, interventi, politiche si basino su sostanziali evidenze di efficacia. Inoltre, per svolgere al meglio il loro ruolo di regolatori del sistema, ministero e regioni necessitano di meccanismi di monitoraggio e controllo, per programmare, indirizzare e valutare. Il presente intervento vuole proporre alcune riflessioni di carattere metodologico per un primo indirizzo sia a quei valutatori che si accingono ad applicarsi a questo specifico ambito, sia agli operatori della prevenzione e della promozione della salute che vogliono affrontare problemi valutativi. Non si vuole con questo raggiungere un'esaustivitŕ (impossibile in un singolo intervento) ma suscitare alcune domande e riflessioni.
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4

Bellone, Luca. "«Diverse lingue, orribili favelle, musica triste senza note». Intertestualità dantesca nel rap italiano." Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 9, no. 2 (December 30, 2021): 269–309. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/16721.

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Abstract:
Facendo leva sull’opportunità, oggi largamente condivisa, dello studio di Dante «al di là delle fissità e degli stereotipi»,[1] e senza al contempo trascurare «i rischi del dantismo “di massa”»,[2] ll'indagine intende fornire – giunti ormai quasi al termine delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte del poeta – un nuovo contributo allo studio della ricezione dantesca nella canzone italiana, focalizzando l'attenzione sui principali meccanismi che regolano la citazione della Commedia nel rap. [1] Frosini–Polimeni 2021b: 7. [2] Pegorari 2018.
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Barbiroli, B. "Spettroscopia RMN dell'encefalo." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 2 (May 1992): 147–53. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500201.

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Abstract:
Sono brevemente descritti i meccanismi molecolari che controllano le trasduzioni energetiche cellulari e le basi biochimiche che permettono di valutare il grado di stabilità del metabolismo cerebrale. La determinazione quantitativa, con la spettroscopia RMN del fosforo, di: ATP, fosfocreatina, fosfato inorganico e pH citosolico permette di stabilire la capacità termodinamica dell'encefalo di rispondere a stress metabolici. Inoltre, la precisa conoscenza della concentrazione dell'ADP, regolatore della respirazione cellulare, della velocità di biosintesi dell'ATP e del Potenziale dei fosfati fornisce informazioni precoci circa lo stato di «pacchetto» dell'encefalo. Sono riportati diversi esempi di patologie encefaliche per le quali è stata dimostrata l'utilità della spettroscopia RMN: difetti genetici, emicrania, ipossia e asfissia perinatale, epilessia focale e generalizzata, conseguenze di un arresto cardiaco. Sono infine discusse la sensibilità e la specificità della spettroscopia RMN del fosforo.
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6

Perna, Ciro. "IDP - Illuminated Dante Project: un archivio e database per la più antica iconografia dantesca (secc. XIV-XV)." DigItalia 15, no. 2 (December 2020): 150–58. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00022.

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Abstract:
Nato nel 2015 e legato al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Napoli "Federico II" e al Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università della Campania "Luigi Vanvitelli", nonché a diversi Enti e Istituzioni nazionali e internazionali, IDP-Illuminated Dante Project mira alla creazione di un archivio di codici danteschi miniati tra Trecento e Quattrocento, con relativo database open access, che potrà costituire un utile strumento di comprensione dei complessi meccanismi che regolano il rapporto tra versi danteschi e iconografia. Il contributo presenta la struttura del database IDP a partire dalle articolazioni delle griglie in ambiente back-end.
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7

Vučetić, Zorica. "La terminologia marinaresca studiata dal punto di vista della formazione delle parole." Linguistica 41, no. 1 (December 1, 2001): 111–28. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.41.1.111-128.

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Abstract:
Il presente articolo tratta della terminologia marinaresca. Si prendono in esame esempi di terminologia marinaresca nell 'italiano d 'oggi. È un settore della linguistica molto interessante dal punta di vista della formazione delle parole. I procedimenti formati vi e i meccanismi che regolano la formazione delle parole nell 'italiano d 'oggi si studiano su questo corpus molto interessante e ricco: la formazione dei no mi riguarda la suffissazione, la prejissazione e in particolare la composizione, la formazione dei verbi riguarda la suffissazione, la prefissazione e soprattutto la formazione parasintetica che è propria dei verbi, mentre la formazione degli aggettivi, anche se presen ta esempi di suffissati, di prefissati e di composti, è meno sviluppata.
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8

Bardi, Luciano. "IL VOTO DI PREFERENZA IN ITALIA E LA LEGGE ELETTORALE EUROPEA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 15, no. 2 (August 1985): 293–313. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200003154.

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Abstract:
IntroduzioneIl voto di preferenza è da tempo uno degli elementi più discussi del sistema elettorale italiano. Nel corso del dibattito apertosi in concomitanza con i lavori della commissione bicamerale per le riforme istituzionali, è emerso un quasi unanime orientamento a favore di una soppressione di tale strumento. Si ritiene che il voto di preferenza favorisca i processi disgregativi all'interno dei partiti e che una sua eliminazione, o quanto meno una revisione dei meccanismi che lo regolano, possa avere l'effetto «di moralizzare la vita politica e di evitare una malsana lotta fratricida all'interno dei partiti». Tale opinione riassume, forse un po’ enfaticamente, alcune delle osservazioni di quanti hanno studiato il voto di preferenza nel contesto del sistema e del comportamento elettorale in Italia. Il voto di preferenza sembra infatti essere maggiormente utilizzato in presenza di situazioni clientelari (quali il ‘voto di scambio’) e caratterizzate da un alto grado di frazionismo dei partiti.
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9

Marelli, Federica, and Luca Persani. "Zebrafish come modello per lo studio di malattie della tiroide." L'Endocrinologo 22, no. 1 (February 2021): 42–49. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00833-4.

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Abstract:
SommarioLe tecniche di sequenziamento di nuova generazione hanno rivoluzionato l’identificazione dei geni-malattia, accelerando la scoperta di nuove mutazioni e nuovi geni candidati per le malattie della tiroide. Per far fronte a questo flusso di nuove informazioni genetiche è importante disporre di modelli animali adeguati per studiare i meccanismi che regolano lo sviluppo della tiroide, la biodisponibilità e l’azione degli ormoni tiroidei. Zebrafish (Danio rerio), con il suo rapido sviluppo embrionale esterno, è stato ampiamente utilizzato in biologia dello sviluppo. Ad oggi, quasi tutti i componenti dell’asse tiroideo zebrafish sono stati caratterizzati e sono strutturalmente e funzionalmente paragonabili a quelli dei vertebrati superiori. La disponibilità di linee transgeniche di zebrafish fluorescenti consente l’analisi in tempo reale dell’organogenesi tiroidea e delle sue alterazioni. Il knockdown transitorio ottenuto con l’uso del morfolino permette di silenziare l’espressione di un gene di interesse e ottenere prontamente informazioni sul suo contributo durante lo sviluppo dell’asse tiroideo in zebrafish. Gli strumenti recentemente disponibili per il knockout genico stabile (es. CRISPR/Cas9) hanno ulteriormente aumentato il valore di zebrafish nello studio della patologia tiroidea. Entrambi i modelli di malattia possono essere inoltre utili per lo screening di nuovi farmaci e molecole che potranno essere utili per pianificare i successivi studi clinici.
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De Benedittis, Giuseppe. "AUTO-IPNOSI. Alla ricerca della risorsa interiore." IPNOSI, no. 1 (July 2022): 5–20. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2022-001001.

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Abstract:
L'auto-ipnosi è una generalizzazione dell'etero-ipnosi, di cui rappresenta la necessaria integrazione. Benché largamente applicata in ambito clinico, poco si sa della sua fenomenologia, della relazione con l'etero-ipnosi e la mindfulness, dei suoi meccanismi neurofisiologici e neuropsicologici, della sua efficacia clinica e del suo profilo di sicurezza. La letteratura in merito è sorprendentemente scarna e aneddotica. L'auto-ipnosi costituisce un'importante risorsa interiore auto-regolatoria e terapeutica, qualitativamente differente dall'etero-ipnosi, ma verosimilmente di non diversa efficacia clinica in numerosi ambiti di applicazione (e.g. controllo del dolore, dell'ansia, dei disturbi della condotta alimentare, ecc.). I correlati neurofisiologici e neuropsicologici dell'auto-ipnosi restano virtualmente sconosciuti per la mancanza di studi dedicati e di confronto con l'etero-ipnosi. Si discute ancora se l'esperienza auto-ipnotica possa essere autogena o indotta dalla suggestione etero-ipnotica, mentre sembra accertata una correlazione positiva tra ipnotizzabilità e profondità della trance auto-indotta. Anche il profilo di sicurezza rimane largamente impregiudicato, perché la stragrande maggioranza degli studi clinici omette la prevalenza e la tipologia di eventi avversi e/o effetti collaterali dipendenti dalla pratica ipnotica in generale. Assiomaticamente, si tende a considerare l'auto-ipnosi come una pratica altamente sicura e priva di effetti collaterali. In conclusione, all'importanza clinica dell'auto-ipnosi corrisponde paradossalmente una sostanziale mancanza di studi clinico-sperimentali. L'auto-ipnosi è dunque una Terra Incognita che aspetta urgentemente di essere esplorata.
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Triulzi, F. "Anomalie della linea mediana." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 2 (April 1994): 187–98. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700207.

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Abstract:
Un moderno approccio alle malformazioni congenite della linea mediana non può non considerare le recenti acquisizioni della embriologia sperimentale. Già più di 40 anni or sono il famoso neuropatologo PI Yakovlev sottolineava l'importanza delle aree mediobasali del prosencefalo embrionario nella genesi delle malformazioni della linea mediana. Attualmente questa affermazione è stata confermata dalla conoscenza della esatta posizione anatomica nell'embrione di 22–24 settimane di gestazione delle future regioni della linea mediana. La adeno e la neuroipofisi, l'ipotalamo il chiasma ed il piatto commissurale sono tutti compresi in una ristretta regione nella parte medio-rostrale del tuba neurale. Le principali anomalie della linea mediana quali: la oloprosencefalia, l'agenesia del corpo callosa e del setto pellucida, potrebbero essere causate da interruzioni nelle differenti fasi di induzione di questa regione. Il meccanismo di regolazione genetica della differenziazione cellulare del sistema nervosa centrale è stato in parte chiarito in questi ultimi anni. Esso procede attraverso un processo di segmentazione all'interno del quale la parte mediobasale del tuba neurale potrebbe rappresentare il segmento più rostrale. A sua volta neuroipofisi, ipotalamo etc, potrebbero rappresentare dei sottosegmenti di questo segmento principale. Una mancata attivazione dei geni che regolano la differenziazione dei diversi segmenti e sottosegmenti potrebbe quindi essere alla base di gran parte delle malformazioni della linea mediana.
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Dattomo, Nicla. "Il Piano Tekne per l'Area di sviluppo industriale di Taranto." STORIA URBANA, no. 130 (October 2011): 137–67. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130006.

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Abstract:
La circostanza peculiare che qualifica il caso di Taranto č l'avvio, all'inizio degli anni '60, della costruzione del IV Centro siderurgico nazionale Italsider. La decisione governativa di localizzare a Taranto tale impianto precede la costituzione del Consorzio per l'Area di sviluppo industriale (Asi) e rappresenta il principale tema con cui si confronta il piano per l'Area medesima. Il Piano regolatore territoriale dell'Asi di Taranto viene redatto tra il 1960 e il 1962 dalla societŕ Tekne, con la consulenza di Giovanni Astengo e Giorgio Fuŕ. Il saggio ne propone la rilettura, guardandovi come a un'esperienza paradigmatica da due punti di vista. Da un lato, per le riflessioni a cui esso dŕ luogo, circa il ruolo e gli strumenti del piano urbanistico rispetto al processo di sviluppo. Dall'altro lato, per i modi in cui, attraverso di esso, diventano palesi alcune difficoltŕ e incertezze del meccanismo stesso di attivazione delle Aree di sviluppo industriale del Mezzogiorno. L'analisi dei contenuti del Piano guarda, in particolare, alle seguenti questioni. La prima č la distinzione necessaria tra previsione e obiettivi di sviluppo, con ciň che determina sul piano delle scelte riguardanti gli investimenti da finanziare per attrezzare le aree per le industrie; questo punto č all'origine della discussione sul significato e la funzione del "piano di prospettiva". La seconda č la proposizione di un modello insediativo, attraverso il quale si esplicitano alcune idee riguardo alle relazioni fra struttura sociale, assetti spaziali, usi del territorio e modelli possibili di sviluppo industriale. Questi contenuti vengono osservati in prospettiva, nel paragrafo conclusivo, prendendo in esame i modi della attuazione del Piano.
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Ruggieri, M., A. D. Praticò, A. Serra, L. Maiolino, S. Cocuzza, P. Di Mauro, L. Licciardello, et al. "ACTA OTORHINOLARYNGOLOGICA ITALICA." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 5 (October 2016): 345–67. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1093.

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Abstract:
La neurofibromatosi tipo 2 [NF2] è una malattia genetica a trasmissione autosomica dominante [MIM # 101000]. Clinicamente è caratterizzata da: (1) schwannomi bilaterali del (VIII) nervo acustico/vestibolare; (2) cataratta giovanile o amartomi retinici; (3) schwannomi a carico dei nervi periferici e dei nervi cranici; (4) tumori multipli del sistema nervoso centrale (es., meningiomi, astrocitomi, ependimomi); (5) lesioni cutanee: (a) placche NF2 (schwannomi cutanei); (b) (poche) macchie caffellatte; (6) “malformazioni dello sviluppo corticale cerebrale”. La prevalenza della (forma sintomatica di) NF2 nella popolazione generale è di 1 su 100.000-200.000 individui con un’incidenza di 1 su 33.000 nati. La forma classica a esordio nel giovane adulto è conosciuta come forma di Gardner, (esordio intorno ai 20-30 anni d’età) con manifestazioni legate agli schwannomi bilaterali del nervo acustico/vestibolare (diminuzione/perdita progressiva dell’udito, tinnito, vertigini) e/o più raramente con manifestazioni da (altri) tumori del sistema nervoso centrale e/o periferico. In età pediatrica il fenotipo è diverso (forma di Wishart): per primi compaiono abitualmente i tumori del sistema nervoso centrale in assenza di schwannomi vestibolari; si possono avere macchie caffellatte e placche NF2 e solo dopo anni i tumori del nervo cranico VIII e di altri nervi cranici. Il quadro è più grave. Esiste anche una forma “congenita” ad esordio nei primi giorni/mesi di vita, con schwannomi vestibolari di piccole dimensioni (stabili nel tempo: anche per anni/decenni ma con improvvisa e rapida progressione) e numerose placche NF2; in questa forma le altre manifestazioni (es. meningiomi, altri tumori, altri schwannomi) sono spesso più gravi e progressive delle altre forme. Il gene responsabile della NF2 è localizzato sul cromosoma 22q12.1. Il prodotto genico della NF2 è conosciuto con il nome di schwannomina o merlina [dalla famiglia di proteine 4.1 del tipo moesina-ezrina-radixina/ERM alla quale appartiene il gene della NF2) e ha funzioni di regolazione della crescita e del rimodellamento cellulare (soppressione della crescita cellulare e della tumorigenesi)]. Alcune persone possono presentare tutte le (o parte delle) manifestazioni della NF2 in un emilato o in segmenti corporei circoscritti [NF2 a mosaico]. Altre persone presentano schwannomi (confermati istologicamente) dei nervi periferici (non intradermici) e/o delle radici gangliari in assenza di tumori del nervo vestibolare (o di altri nervi cranici: anche se in alcuni casi vi possono essere anche tumori unilaterali o bilaterali del nervo acustico/vestibolare e/o dei nervi cranici misti) o di altri segni diagnostici per la NF2 [Schwannomatosi, SWNTS]. L’esordio in questa forma è intorno ai 30 anni d’età (sono conosciuti casi in età pediatrica) con tumori in svariate sedi (abitualmente tronco e arti). Si conoscono due forme principali: (1) SWNTS1 [MIM # 162091] causata da alterazioni del gene SMARCB1 [regolatore della cromatina actina-dipendente associato alla matrice e correlato alle proteina SWI/SBF, sub-famiglia B, membro di tipo 1; MIM # 601607], sul cromosoma 22q11.23 (posizione centromerica rispetto al gene della NF2); (2) SWNTS2 [MIM # 615670] causata da alterazioni del gene LZTR1 [regolatore della trascrizione di tipo 1 legato alla Leucina; MIM # 600574], cromosoma 22q11.21 (posizione centromerica rispetto al gene SMARCB1) che codifica per una proteina, membro della super-famiglia BTB-kelch. Il meccanismo molecolare della Schwannomatosi comprende: (1) mutazione germinale del gene SMARCB1 o del gene LZTR1; (2) ampia delezione all’interno del cromosoma 22 (con perdita del gene NF2 e dell’allele intatto SMARCB1 o LZTR1); e (3) mutazione somatica dell’allele intatto del gene NF2 [meccanismo conosciuto come “four hits”: “Quadrupla alterazione” (su entrambi gli alleli dei due geni SWNTS/NF2), con tre passaggi consecutivi]. Negli ultimi anni, accanto alle tradizionali terapie chirurgiche e/o radioterapiche sono stati anche impiegati diversi farmaci “biologici” (es., Lapatinib e Bevacizumab) con effetti di riduzione/arresto della crescita dei tipici tumori NF2.
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Cosmi, Franco. "Te linee guida: la difficile applicazione tra clinica, scienza, giurisprudenza, sostenibilità economica ed organizzativa." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 2 (October 14, 2021): 131–41. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-2-6.

Full text
Abstract:
Introduzione. Le linee guida sono delle raccomandazioni con diversi livelli di evidenza scientifica messe a punto dagli esperti individuati dalle Autorità Regolatorie e dalle Società Professionali per consentire i migliori standard di intervento diagnostico e terapeutico al momento disponibili. Con la Legge 24/2017 in Italia sono diventate di osservanza giurisprudenziale, anche se a tutt’oggi mancano ancora le raccomandazioni ministeriali previste. Scopo. L’obiettivo dello studio è la valutazione nella pratica ambulatoriale cardiologica corrente dell’adesione alle linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) riguardo i 3 principali fattori di rischio cardiovascolare: quelle sull’ipertensione del 2018, sulle dislipidemie e diabete mellito del 2019. Sono state valutate le criticità cliniche, amministrative ed organizzative che rendono difficoltosa la loro applicazione. Metodi e risultati. I target di valori pressori raccomandati dalle linee guida europee nei pazienti con sindrome coronarica cronica ipertesi comportano difficoltà decisionali soprattutto riguardanti la persistenza di valori di pressione sistolica elevata ≥ 140 mmHg con diastolica < 70 mmHg, ritenuti pericolosi dalle linee guida, valori di sistolica < 130 mmHg nelle persone di età ≥ 65 anni e in quelle con valori < 120 mmHg di età inferiore. Sempre in questi pazienti, con dislipidemia, la normativa vigente non prevede la rimborsabilità dei farmaci inibitori PCSK9 nei pazienti con livelli di LDL superiori all’obiettivo indicato di 55 mg/dl ma inferiore a 100 mg/dl. Nei pazienti diabetici a rischio molto elevato non è prevista la possibilità prescrittiva del cardiologo e dei medici di medicina generale degli ipoglicemizzanti appartenenti alle categorie degli SGLT2-i e GLP1-ar nonostante questi farmaci siano raccomandati in classe I A. Per le difficoltà organizzative riscontrate la prescrizione è limitata al 15-20% dei pazienti a rischio cardiovascolare molto elevato. Conclusioni. Le linee guida rappresentano le raccomandazioni per la migliore terapia a disposizione da parte della medicina ufficiale. Esse aiutano il medico a prendere la decisione terapeutica più congrua allo stato dell’arte. Problematiche di ordine clinico, amministrativo ed organizzativo rendono difficili gli adeguati percorsi diagnosticoterapeutici ed assistenziali necessari per la loro applicazione nella pratica clinica rendendo non ottimale il trattamento dei tre principali fattori di rischio cardiovascolare. L’inerzia terapeutica conseguente alla fatica burocratica potrebbe esporre il medico a problematiche medico-legali imputabili più a meccanismi di sistema che alla sua competenza professionale.
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Cosmi, Franco. "Te linee guida: la difficile applicazione tra clinica, scienza, giurisprudenza, sostenibilità economica ed organizzativa." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 2 (October 14, 2021): 131–41. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-2-6.

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Abstract:
Introduzione. Le linee guida sono delle raccomandazioni con diversi livelli di evidenza scientifica messe a punto dagli esperti individuati dalle Autorità Regolatorie e dalle Società Professionali per consentire i migliori standard di intervento diagnostico e terapeutico al momento disponibili. Con la Legge 24/2017 in Italia sono diventate di osservanza giurisprudenziale, anche se a tutt’oggi mancano ancora le raccomandazioni ministeriali previste. Scopo. L’obiettivo dello studio è la valutazione nella pratica ambulatoriale cardiologica corrente dell’adesione alle linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) riguardo i 3 principali fattori di rischio cardiovascolare: quelle sull’ipertensione del 2018, sulle dislipidemie e diabete mellito del 2019. Sono state valutate le criticità cliniche, amministrative ed organizzative che rendono difficoltosa la loro applicazione. Metodi e risultati. I target di valori pressori raccomandati dalle linee guida europee nei pazienti con sindrome coronarica cronica ipertesi comportano difficoltà decisionali soprattutto riguardanti la persistenza di valori di pressione sistolica elevata ≥ 140 mmHg con diastolica < 70 mmHg, ritenuti pericolosi dalle linee guida, valori di sistolica < 130 mmHg nelle persone di età ≥ 65 anni e in quelle con valori < 120 mmHg di età inferiore. Sempre in questi pazienti, con dislipidemia, la normativa vigente non prevede la rimborsabilità dei farmaci inibitori PCSK9 nei pazienti con livelli di LDL superiori all’obiettivo indicato di 55 mg/dl ma inferiore a 100 mg/dl. Nei pazienti diabetici a rischio molto elevato non è prevista la possibilità prescrittiva del cardiologo e dei medici di medicina generale degli ipoglicemizzanti appartenenti alle categorie degli SGLT2-i e GLP1-ar nonostante questi farmaci siano raccomandati in classe I A. Per le difficoltà organizzative riscontrate la prescrizione è limitata al 15-20% dei pazienti a rischio cardiovascolare molto elevato. Conclusioni. Le linee guida rappresentano le raccomandazioni per la migliore terapia a disposizione da parte della medicina ufficiale. Esse aiutano il medico a prendere la decisione terapeutica più congrua allo stato dell’arte. Problematiche di ordine clinico, amministrativo ed organizzativo rendono difficili gli adeguati percorsi diagnosticoterapeutici ed assistenziali necessari per la loro applicazione nella pratica clinica rendendo non ottimale il trattamento dei tre principali fattori di rischio cardiovascolare. L’inerzia terapeutica conseguente alla fatica burocratica potrebbe esporre il medico a problematiche medico-legali imputabili più a meccanismi di sistema che alla sua competenza professionale.
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Masola, V., S. Granata, M. Proglio, G. Gambaro, A. Lupo, and G. Zaza. "Eparanasi: un nuovo biomarker di fibrosi e un potenziale target farmacologico per ridurre la progressione del danno renale cronico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 2 (January 26, 2018): 10–15. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1131.

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Abstract:
Il trattamento poli-farmacologico ha determinato, nel corso degli anni, un significativo rallentamento della progressione della malattia renale cronica verso lo stadio di uremia terminale, ma siamo ancora distanti dallo sviluppo di interventi terapeutici in grado di bloccare questo inesorabile e irreversibile processo. Studi clinico-patologici hanno chiaramente dimostrato che il principale elemento coinvolto nel danno renale è la fibrosi tubulo-interstiziale e che il meccanismo patogenetico alla base di questa condizione ha inizio in larga parte nel compartimento tubulare. In particolare, il processo di transizione epitelio-mesenchimale gioca un ruolo importante nella genesi del danno cronico. Durante questo processo, le cellule epiteliali tubulari subiscono un incremento significativo di markers di superficie di natura mesenchimale e, grazie al rimodellamento del citoscheletro e alla degradazione della membrana basale, sono in grado di migrare nell'interstizio dove svolgono un ruolo chiave nel processo patogenetico. In questo contesto, sembra avere un ruolo chiave l'enzima eparanasi, una endo-β-D-glucuronidasi che taglia le catene dell'eparan-solfato a livello di siti specifici intracatena, e partecipa attivamente alla degradazione e al rimodellamento della matrice extracellulare. La degradazione dei vari costituenti dell'ECM, inclusi i proteoglicani eparan-solfato fa-vorisce il rilascio di fattori trofici quali il FGF-2 che induce l'espressione dei marcatori mesenchimali alfa-SMA, VIM e FN, porta alla degradazione della membrana basale mediante la secrezione di metalloproteinasi della matrice ed aumenta la motilità cellulare. L'epressione dell'eparanasi è regolata da fattori di trascrizione, dalla metilazione del DNA e da varie molecole endogene. L'importanza di questo enzima è stata confermata clinicamente dal riscontro di una sua iperespressione in preparati istologici di biopsie effettuate in soggetti affetti da nefropatie croniche (per esempio, nefropatia diabetica). Pertanto visto l'importante ruolo dell'eparanasi sono in fase di standardizzazione numerose strategie per inibire la sua espressione genica e/o la sua attività enzimatica. Infine, è stato proposto il suo possibile utilizzo come biomarker di progressione del danno tubulo-interstiziale da utilizzare routinariamente in ambito nefrologico.
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Minino, Roberta. "The role of Executive Functions in people with Autism Spectrum Disorder." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 3 (December 31, 2022): 260–66. http://dx.doi.org/10.36253/form-13634.

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Abstract:
Executive functions involve a set of complex cognitive abilities that have the task of programming and controlling other cognitive functions and modifying them according to circumstances in order to achieve a goal. They thus regulate cognitive processes, behaviour, and the management of emotions. It is now known that all mechanisms managed by executive functions are affected in numerous neurodevelopmental disorders, including Autism Spectrum Disorder. In fact, it presents a variable symptomatology, affecting various cognitive, behavioural, motor and sensory aspects. The aim of this work was to delve into the subject of executive functions, and above all to analyse and explain the close link between executive functions and Autism Spectrum Disorder. Based on previous studies, this work shows a clear link between them. In particular, it appears that Autism Spectrum Disorder presents moderate deficits in all sub-domains of Executive Functions, and in particular visuospatial and inhibition-related Working Memory, and interference control. However, the literature still shows conflicting results, and further studies are needed to thoroughly evaluate the different subdomains of Executive Functions and the different forms of Autism Spectrum Disorder. Il ruolo delle Funzioni Esecutive in persone con Disturbo dello Spettro Autistico Le funzioni esecutive riguardano un insieme di abilità cognitive complesse il cui compito è quello di programmare e controllare altre funzioni cognitive e modificarle in base alle circostanze, al fine di raggiungere uno scopo. Esse regolano i processi cognitivi, il comportamento, e la gestione delle emozioni. È ormai noto che i meccanismi gestiti dalle funzioni esecutive, sono coinvolte nei disturbi del Neurosviluppo, tra cui il Disturbo dello Spettro Autistico. Infatti esso presenta una sintomatologia che riguarda diversi aspetti cognitivi, comportamentali, motori e sensoriali. L'obiettivo di questo lavoro è stato quello di approfondire l'argomento delle funzioni esecutive, e soprattutto quello di analizzare lo stretto legame che intercorre tra Funzioni Esecutive e Disturbo dello Spettro Autistico. Sulla base di studi precedenti, questo lavora evidenza un chiaro legame tra di essi. In particolare, il Disturbo dello Spettro Autistico presenta dei deficit moderati in tutti i sottodomini delle Funzioni Esecutive, ed in particolare della Memoria di Lavoro Visuo-Spaziale e quella legata al Controllo delle Interferenze. Tuttavia la letteratura mostra ancora risultati contrastanti, e necessita di ulteriori approfondimenti che vadano ad indagare i diversi sottodomini delle funzioni esecutive e le diverse forme di Disturbo dello Spettro Autistico.
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Carbonari, L., F. Galli, and L. Tazza. "Team dell'accesso vascolare: modelli organizzativi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 1 (January 24, 2018): 2–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1105.

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Abstract:
Il nefrologo, che si confronta con tutti i problemi inerenti all'insufficienza renale, è anche da sempre principale gestore della terapia emodialitica. Per tale motivo tocca al nefrologo, in prima istanza, occuparsi dell'accesso vascolare disponendone l'allestimento, la sorveglianza e la manutenzione a garanzia della possibilità di effettuare il trattamento sostitutivo. Rispetto a quanto avviene in altri paesi, in Italia l'attività dell'accesso non è ad oggi standardizzata né strutturata; ciascun centro dialisi si organizza in funzione delle capacità dei nefrologi ivi operanti e delle collaborazioni di altri specialisti presenti nell'ospedale, spesso senza un percorso strutturato e con modalità di intervento per lo più fondate sulla disponibilità personale e sul volontarismo. Partendo dalla storia dell'accesso vascolare in Italia, abbiamo individuato tre tipologie organizzative che correlano, da un lato, con il contesto storico in cui sono sorte e, dall'altro, con il progresso, in termini di dispositivi medici e competenze specialistiche, che ha via via modificato i comportamenti. Il modello organizzativo “primordiale” vede il nefrologo confezionare e correggere personalmente gli accessi disponibili in quell'epoca. Nel modello polispecialistico, che nasce successivamente, il nefrologo inizia a delegare ad alti specialisti, più competenti sul versante tecnico, singole fasi del lavoro; resta colui che inizia il percorso e detta i tempi ma perde, talora, il controllo della gestione complessiva. Nel modello strutturale integrato, ideale ma non ancora integralmente realizzabile, il chirurgo dedicato all'accesso dialitico ed il radiologo interventista interagiscono da vicino con il nefrologo, che funge da regista, coordinatore e amministratore di tutto il processo di gestione dell'accesso vascolare. La formazione culturale specifica e necessaria e la conoscenza del programma terapeutico complessivo sono condivise dal team dell'accesso. In tale modello integrato dovrebbero essere trovate soluzioni perché anche la responsabilità professionale ed il rimborso amministrativo risultino bene “integrate” tra i vari specialisti ed operatori sanitari che partecipano all'attività. Il rimborso a D.R.G. com'è attualmente regolato presenta incongruenze e può produrre effetti contrari alla migliore cura del paziente. Le Aziende ospedaliere attualmente non riservano all'accesso vascolare, parte irrinunciabile della terapia dialitica, l'attenzione necessaria e non comprendono come una corretta gestione del problema, fondata su percorsi organizzati, migliori la qualità di vita del paziente e contenga il costo assistenziale della dialisi. La gestione complessiva dell'accesso vascolare dialitico non può più fondarsi, attualmente, solo sulla “buona volontà” del nefrologo dializzatore, ma richiede regole strutturali. Pertanto andrebbero definite le motivazioni professionali mediante l'attribuzione di precisi compiti, con lo scopo di meglio identificare e minimizzare il “rischio organizzativo”. L'individuazione di meccanismi economico-organizzativi-normativi che privilegino anzitutto l'ottenimento del risultato e, a seguire, che premino il lavoro di tutta la squadra che l'ha generato è la condizione prima per creare il modello integrato. è più che mai tempo che l'accesso vascolare entri a pieno titolo nel sistema qualità della dialisi e per farlo, a nostro avviso, il modello organizzativo integrato è l'unica soluzione possibile.
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Lanzalaco, Luca. "LA FORMAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI IN EUROPA OCCIDENTALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 1 (April 1989): 63–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017494.

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Abstract:
IntroduzioneLa progressiva attenzione della scienza politica per le tematiche organizzative sembra essere una tendenza incontrovertibile. Gli attori politici collettivi sono visti sempre meno come delle «scatole nere», dei semplici canali di trasmissione di domande e interessi, e si sottolinea, invece, sempre più come essi siano delleorganizzazioni complessela cui condotta è regolata da meccanismi ed imperativispecificiedautonomie come, di conseguenza, l'individuazione di queste dinamiche organizzative contribuisca in modo determinante alla comprensione del funzionamento del sistema politico nel suo complesso. La configurazione di una organizzazione politicanonè un fatto meramente «tecnico» o «ingegneristico», e men che meno «formale», ma determina l'autonomia e la discrezionalità di cui gode il gruppo dirigente nel ridefinire gli interessi dei gruppi sociali rappresentati e nel «guidare» lamembershipverso determinate mete collettive. Una delle acquisizioni più rilevanti che sono state fatte in questo campo di indagine è che per spiegare le caratteristiche strutturali di una organizzazione politica occorre risalire al modo in cui essa è nata, si è formata e si è consolidata. Il concetto distruttura, infatti, appartiene ad una classe di concetti utilizzati nelle scienze sociali — i cosiddettitime oriented concepts— che assumono significato solo in un orizzonte temporalediacronico(Rosenthal 1978). Ciò che si percepisce come «strutturale» al tempo T sono modelli di comportamento e interazioni sociali che sono perdurati e si sono stabilizzati al tempo T-1, T-2, T-3, … T-n, e che per questo motivo diventano elementicostitutividi quella relazione sociale. Quella che potremmo chiamare lafallacy of synchronic reductionismporta a «fotografare» una organizzazione in un dato momento e a considerare tutti i suoi caratteri strutturali in un orizzonteatemporale.Invece, le proprietà strutturali di una organizzazione sono il risultato di scelte organizzative e di processi di adattamento che si sono verificati inmomenti e fasi differentidella vita dell'organizzazione e i cui risultati si sono poi «congelati», «sedimentati», «stratificati» nel tempo. Una semplice analisi del contesto ambientale in cui opera un'organizzazione, come suggerisce l'approcciocontingency, non è sufficiente in quanto organizzazioni con «storie»differentipotranno daredifferentirisposte, in termini di proprietà organizzative, agliidenticiimperativi posti in un dato momento dallo stesso ambiente. Per spiegare le proprietà strutturali di una organizzazione politica occorre quindi integrare opportunamente l'analisistrutturale-morfologica, basata sull'ipotesi che le organizzazioni tendano ad adattarsi razionalmente alla struttura del loro ambiente, con l'analisistorico-genetica, in base alla quale la razionalità degli attori organizzativi è vincolata dalle loro esperienze passate, dallastoriadell'organizzazione e, in particolare, dal modo in cui l'organizzazione stessa è nata e si è formata. L'approccio genetico ha trovato ampie applicazioni nello studio di vari tipi di organizzazioni politiche: i partiti, i sindacati dei lavoratori, i gruppi di interesse, i movimenti collettivi, le organizzazioni terroristiche. Con questo articolo mi propongo di estendere l'utilizzazione, e di dimostrare l'utilità, di questo approccio anche per quanto riguarda l'analisi di un tipo particolare di organizzazioni politiche, che solo recentemente sono diventate oggetto di studio, cioè leassociazioni imprenditoriali.In particolare, mi occuperò dellepeak associations, cioè delle confederazioni nazionali intersettoriali, come la confindustria e le sue omologhe in altre nazioni. Nella prossima sezione traccerò una tipologia dellepeak associationssulla base del loro «modello originario», cioè del modo in cui sono nate, e del loro grado di istituzionalizzazione; nella seconda sezione verificherò la validità di questa tipologia attraverso l'analisi storico-comparata: illustrerò un «modello a dicotomie successive», costruito alla luce dell'evidenza empirica disponibile, per l'analisi dei processi di formazione delle associazioni imprenditoriali, mettendo in evidenza come a diversi processi di formazione siano corrisposti differenti «modelli originari». Nelle sezioni finali, infine, esaminerò i fattori esplicativi che hanno determinato il prevalere di uno o dell'altro dei vari processi di formazione.
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Masi, Davide, Rossella Tozzi, and Mikiko Watanabe. "Obesità: genetica e dintorni." L'Endocrinologo, November 8, 2022. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01174-6.

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Abstract:
SommarioL’obesità è una malattia metabolica cronica associata a diverse complicanze. Alla base non vi è solo l’alimentazione, poiché il bilancio energetico è regolato da interazioni tra fattori genetici, comportamentali e ambientali. Gli studi di associazione sul genoma identificano diversi geni legati all’obesità, suggerendo nuovi orizzonti terapeutici nel genome editing: la tecnologia CRISPR/Cas9, modificando il DNA o modulando l’espressione genica nelle cellule eucariotiche, fa luce sui meccanismi genetici e potrebbe essere un valido strumento terapeutico. Questa rassegna riassume la genetica dell’obesità e i trattamenti disponibili, discutendo i progressi della ricerca sul genome editing nella conoscenza e terapia dell’eccesso di grasso corporeo.
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Vinciguerra, Federica, and Lucia Frittitta. "Terapia farmacologica dell’obesità: attualità e prospettive future." L'Endocrinologo, May 19, 2022. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01068-7.

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Abstract:
SommarioL’obesità è una malattia cronica, progressiva e recidivante che necessita, come tale, di un trattamento multidisciplinare a lungo termine. L’intervento sullo stile di vita e le modifiche comportamentali rappresentano le pietre miliari nella gestione di tale patologia ma non consentono di ottenere un decremento ponderale rilevante e duraturo in tutti i pazienti. D’altra parte, la chirurgia bariatrica, sebbene efficace nel determinare una significativa perdita di peso, è indicata nelle forme più gravi di obesità. La terapia farmacologica rappresenta, quindi, l’opzione terapeutica in grado di colmare il divario tra questi due estremi di trattamento. Negli ultimi anni, grazie all’ampliamento delle conoscenze sui meccanismi fisiologici che regolano il metabolismo energetico, lo scenario farmacologico si sta arricchendo di molecole innovative in grado di agire su nuovi bersagli terapeutici e di determinare risultati altamente competitivi con quelli sino ad ora garantiti soltanto dalla chirurgia bariatrica.
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Barbosa, César Martins, and Isabela Cardoso de Matos Pinto. "Responsabile sanitario presso SES Tocantins: Valutazione delle conoscenze e delle competenze." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, November 10, 2020, 26–44. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/responsabile-sanitario.

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Abstract:
Si tratta di uno studio descrittivo esplorativo, il cui obiettivo principale è caratterizzare il profilo del dirigente sanitario, attraverso la mappatura delle conoscenze e delle competenze. Per quanto riguarda la conoscenza e l’applicazione delle leggi che regolano il processo di offerta, il 93% degli intervistati conosce le leggi sulle offerte e le utilizza nel proprio lavoro quotidiano, mentre il 6,7% ha una conoscenza dell’argomento, tuttavia, non lo sa usarlo nello svolgimento dei loro compiti. Per quanto riguarda le basi legali di SUS, è noto solo per il 73,3% del campione. I dati mostrano che l’80% dei professionisti conosce la LRF. A proposito della LOA, solo il 40% dei professionisti intervistati afferma di conoscerla. Quando ai soggetti è stato chiesto della loro conoscenza sulla PPA, solo il 60% ha affermato di conoscere lo strumento. SIOPS è noto solo al 40% del gruppo. L’86,7% dei professionisti conosce il RAG. Il PPI è conosciuto dal 66,7% dei professionisti intervistati. Per quanto riguarda il PS, solo il 66,7% dichiara di conoscerlo, il PSE è conosciuto dall’86,7% degli intervistati. Alla domanda sull’agenda prioritaria, il 66,7% ha risposto di conoscerla. Alcune capacità manageriali sono fortemente incoraggiate, altre no. Tra gli stimolati vi sono: apertura al cambiamento, etica e professionalità e consapevolezza della qualità, con il 46,7% degli intervistati che risponde positivamente a questi stimoli. Altre abilità come agire preventivamente ed esprimersi in modo critico (40% ciascuna) e conoscenza delle politiche sanitarie (53,3%). Inoltre, possiamo vedere: lavoro di squadra (40%), comunicazione (46,7%) e visione strategica (33,3%). Altre abilità sono ragionevolmente incoraggiate: iniziativa e creatività; e capacità di guidare le persone (26,7% ciascuno). Il 40% dei manager non si sente incoraggiato a partecipare ai processi decisionali. Al termine dello studio si è rilevata l’influenza del profilo dei manager sul miglioramento delle prassi gestionali, in quanto ha evidenziato le potenzialità e le sfide affrontate e servirà da base per il processo di qualificazione permanente dei professionisti coinvolti nella gestione, tradotto in più efficace ed efficiente, fornito dalla conoscenza e dall’uso di meccanismi a supporto della gestione SUS.
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