Journal articles on the topic 'Materiali funzionali'

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Romeo, Emanuele. "Memoria dell’antico e nuove funzioni museali compatibili Alcune riflessioni sul patrimonio industriale legato alla produzione di elettricità." Labor e Engenho 11, no. 4 (December 26, 2017): 412. http://dx.doi.org/10.20396/labore.v11i4.8651199.

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Abstract:
Il patrimonio industriale legato all’energia elettrica è rappresentato da una serie di complessi architettonici fortemente stratificati, caratterizzati da diverse soluzioni tecniche, formali e distributive che si sono sovrapposte l'una all'altra, quando necessario, per ragioni legate all’innovazione tecnologia e ai cambiamenti nei processi produttivi. In realtà, sono proprio queste stratificazioni (aggiunte, cambiamenti d'uso, abbandoni momentanei e riusi, accompagnati da adeguamenti architettonici e tecnologici) che conferiscono ai complessi industriali particolare valore di memoria. Infatti, è proprio la continua trasformazione di funzioni e di elementi tecnologici a rappresentare “l'essenza” di questa particolare produzione edilizia. Dalla nascita delle prime fabbriche fino ad oggi, gli edifici industriali hanno cambiato rapidamente la loro forma architettonica e la loro consistenza sia materica sia formale assecondando le esigenze lavorative e produttive. Per questo motivo oggi abbiamo l'opportunità di leggere una "storia dell'architettura" rappresentata da una sequenza di tecnologie e materiali sostituiti di continuo o stratificatisi, in un abaco di elementi relativi alla sperimentazione del calcestruzzo armato, del ferro, della ghisa, dell’acciaio; oppure riguardanti l’utilizzo di grandi superfici di vetro o coperture a shed; o ancora relativi all'uso di fonti energetiche naturali e artificiali. Molte esperienze europee di restauro e riuso degli edifici industriali legati alla produzione di energia, hanno già considerato tale approccio come una delle migliori scelte volte a una conservazione che possa definirsi compatibile: la scelta delle nuove funzioni è dettata, infatti, non tanto dalle esigenze economiche e d’uso, ma dalla flessibilità dell'edificio ad accogliere sostanziali adeguamenti tecnici, energetici, funzionali. Ciò con l’obiettivo di raggiungere un giusto equilibrio tra il rispetto della memoria storica e la necessità di adattarsi alle normative riguardanti l’adeguamento energetico e le nuove funzioni richieste dalla popolazione, raggiungendo una sostenibilità sociale, culturale e ambientale.
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2

Dal Negro, Anna. "Imparare le lingue al museo: spunti, esperienze e riflessioni." Babylonia Journal of Language Education 3 (December 23, 2022): 72–77. http://dx.doi.org/10.55393/babylonia.v3i.225.

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Abstract:
L’apprendimento delle lingue al museo presenta una serie di opportunità nella didattica delle lingue straniere. I musei offrono infatti una varietà pressoché inesauribile di temi e materiali stimolanti e culturali che costituiscono una piacevole alternativa, da una parte a certi contenuti ripetitivi e superficiali di alcuni corsi di lingua, dall’altra a tutti quegli approcci fin troppo funzionali che vedono la lingua esclusivamente in vista di qualcosa di “utile”, vuoi che sia il lavoro, lo studio o un viaggio. In questo mio contributo mi propongo di descrivere diversi settings di didattica al museo (l’apprendimento in tandem, un corso di lingua, un’offerta in autonomia per i centri di autoapprendimento, il formato online), basandomi in parte sugli studi nell’ambito della didattica “fuori dall’aula”, ma soprattutto sulle mie esperienze personali di insegnante, ed anche di apprendente di lingue straniere. Completerò questo mio resoconto enumerando alcuni tratti comuni delle forme di apprendimento linguistico fuori dall’aula, in particolare di quelle praticate in contesto museale.
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Dondia, Luca, and Federico Bonib. "Risoluzione di un caso clinico: opportunità offerte dai materiali metal-free e dalle nuove tecnologie nelle riabilitazioni estetiche e funzionali." Dental Cadmos 82, no. 5 (May 2014): 360–67. http://dx.doi.org/10.1016/s0011-8524(14)70178-3.

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4

Sori, Ercole. "Il ciclo neoclassico nelle marche tra economia e societŕ." STORIA URBANA, no. 135 (February 2013): 27–42. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-135002.

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Abstract:
Esiste una stretta relazione tra la congiuntura economica e sociale che le Marche attraversano tra gli anni '30-'40 del XVIII secolo e gli anni '70-'80 del XIX, da un lato, e il ciclo edilizio e architettonico del neoclassicismo. Nel passaggio tra XVIII e XIX secolo si verificano rilevanti variazioni quantitative, funzionali e congiunturali nella produzione edilizia: a) diminuzione complessiva degli interventi; b) ridimensionamento della committenza ecclesiastica e nobiliare; c) proliferazione di teatri; d) tenuta degli interventi in attrezzature urbane; e) significative cadute congiunturali (periodo giacobino-napoleonico; gli "anni della fame" 17645-67 e 1816-17). Il neoclassico appare come l'architettura con la quale i centri urbani escono dalle rispettive cinte murarie, relegando tendenzialmente il "vecchio" entro le mura, mentre il nuovo procede speditamente al suo esterno oppure occupa gli "sventramenti" operati nel minuto tessuto edilizio storico. L'effetto depressivo che la caduta dei prezzi agricoli durante la Restaurazione ha sugli investimenti edilizi viene compensata da nuove intenzioni anticicliche, si potrebbe dire quasi "keynesiane". Il ciclo neoclassico si avvale di specifici meccanismi di alimentazione e diffusione territoriale: a) nuovi o potenziati meccanismi di finanziamento: b) competizione e imitazione tra centri urbani, soprattutto in vista della promozione da terra a civitas, e tra centri maggiori e minori. Il risveglio edilizio neoclassico ha bisogno di adeguate interfacce imprenditoriali e manifatturiere nel settore dei materiali da costruzione (fornaci da laterizi e da calce). Ad una modularitŕ "cellulare" del mattone si accompagna una ben piů ampia modularitŕ tipologica, urbanistica e sociale del manufatto neoclassico.
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5

Glucksman, Myron L. "Il "Progetto" di Freud: la connessione mente-cervello rivisitata." SETTING, no. 44 (March 2021): 5–30. http://dx.doi.org/10.3280/set2020-044001.

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Abstract:
Il testo di Freud Progetto per una psicologia scientifica (1895) riflette il suo ten-tativo di spiegare i fenomeni psichici in termini neurobiologici, motivato dalla scoperta del neurone avvenuta da poco. La sua ipotesi fondamentale era che i neuroni fossero veicoli per la conduzione di "correnti" o "eccitazioni" e che fossero connessi tra loro. Utilizzando questo modello, Freud ha tentato di descrivere una serie di fenomeni mentali, tra cui coscienza, percezione, affetti, Sé, processi cognitivi, sogno, memoria e formazione del sintomo. Tuttavia, non fu in grado di completare l'esplorazione di tali processi mentali in quanto, all'epoca, mancavano le informazioni e la tecnologia necessarie che sarebbero diventate disponibili nel secolo successivo. Infatti, tecniche quali la risonanza magnetica funzionale (fMRI), la tomografia ad emissione di positroni (PET), l'elettroencefalogramma (EEG), nonché scoperte quali le sinapsi, le reti neurali, i fattori genetici, i neurotrasmettitori e i circuiti discreti del cervello avrebbero facilitato una significativa espansione delle conoscenze sui fenomeni mente-cervello. Tutto questo materiale scientifico ha portato allo sviluppo di efficaci trattamenti farmacologici per la schizofrenia, i disturbi dell'umore e l'ansia. Non solo, ora posso-no essere misurate le variazioni della funzionalità del cervello che riflettono il buon esito dei trattamenti farmacologici e psicoterapeutici. Nonostante questi progressi, la comprensione del rapporto tra le funzioni di mente e cervello rimane limitata. Oltre un secolo dopo la pubblicazione del Progetto non è ancora completamente compresa la neurobiologia sottostante i fenomeni della coscienza, dell'inconscio, delle sensazioni, dei pensieri e della memoria. Possiamo aspettarci di arrivare ad un'integrazione più completa della mente e del suo substrato neurobiologico tra un secolo? Lo scopo di questo articolo è quello di aggiornare la nostra conoscenza della neurobiologia associata alle specifiche funzioni mentali che Freud esaminò nel Progetto, nonché di porre domande riguardanti i fenomeni mente-cervello che si spera troveranno risposte in futuro.
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Graziano, Federica, Manuela Bina, and Silvia Ciairano. "Le funzioni del consumo di tabacco e alcolici percepite dagli adolescenti: una ricerca con il focus group." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (February 2011): 9–30. http://dx.doi.org/10.3280/pds2010-003002.

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Abstract:
Il fumo di sigarette ed il consumo di alcolici, come altri comportamenti a rischio, rappresentano per gli adolescenti condotte dotate di significato e dirette ad uno scopo: esse svolgono infatti delle specifiche funzioni in rapporto agli obiettivi di crescita. Il presente studio si č proposto di indagare quali sono tali funzioni nella percezione degli adolescenti attraverso sei focus group che hanno coinvolto un totale di 46 adolescenti di entrambi i generi frequentanti scuole medie superiori di diverso indirizzo della cittŕ di Torino. Il materiale testuale ricavato dalle interviste č stato sottoposto ad analisi del contenuto, individuando una serie di categorie corrispondenti alle varie funzioni. I risultati hanno evidenziato che le principali funzioni attribuite al fumo di sigarette possono essere ricondotte alla trasgressione, alla sperimentazione, all'emulazione e alla visibilitŕ, mentre le principali funzioni del consumo di alcolici si riferiscono alla comunicazione e alUna motivazione che accomuna entrambi i comportamenti č riconducibile al piacere. I risultati, oltre a confermare quanto evidenziato dalla letteratura, offrono rilevanti spunti per la prevenzione.
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Marcenň, Valeria. "Costituzione formale e materiale, costituzione strutturale e funzionale nel pensiero di Gaetano Arangio Ruiz." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 1 (December 2011): 64–78. http://dx.doi.org/10.3280/ded02011-001006.

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Pupolizio, Ivan. "Materiali per uno studio sociologico della distinzione tra diritto pubblico e diritto privato." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 2 (July 2012): 7–34. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-002001.

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Abstract:
L'articolo descrive la distinzione tra diritto pubblico e diritto privato e la sua trasformazione in quella che Bobbio ha definito una "grande dicotomia". Attraverso l'analisi di alcuni classici della sociologia e della filosofia del diritto, esso cerca di individuare due opposte "funzioni ideologiche" della dicotomia, legate rispettivamente al primato del diritto pubblico e del diritto privato. L'immagine privatistica del diritto č infine ricondotta alle sue principali matrici storiche, e analizzata in alcune piů recenti versioni, che ne conservano intatto il significato ideologico.
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Dezio, Catherine. "Verso un'infrastruttura materiale e immateriale per la Bioregione." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 32–36. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093005.

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Abstract:
L'idea bioregionale sottende un progetto di ricomposizione dei paesaggi di bordo che, ripristinando flussi, funzioni ecologiche, relazioni e identità, realizza un tessuto connettivo e attivatore. Tale tessuto agisce tramite interventi locali, caratterizzati da strumenti e linguaggi multidisciplinari e transcalari. Secondo quest'ottica, gli spazi rappresentano entità che si attivano attraverso una dimensione relazionale, di natura sociale, politica, economica, culturale, dai risvolti spaziali. Pratiche di modificazione, forme di regolamentazione, politiche di governo, gesti e usi, immaginari urbani e rurali concorrono, in forma plurale, alla generazione di spazi che sono il prodotto di questa molteplicità. È, quindi, attraverso questo quadro bioregionale che possiamo rileggere spazi, azioni progettuali e relazioni come elementi di una rete.
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Castiglia, Gabriele. "TOPOGRAFIA CRISTIANA DELLATUSCIA ANNONARIAE DELLATUSCIA LANGOBARDORUM(IV-VIII SEC. D.C.)." Papers of the British School at Rome 86 (May 21, 2018): 85–126. http://dx.doi.org/10.1017/s006824621800003x.

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Abstract:
Il presente contributo intende analizzare i fenomeni di formazione e radicamento della cristianizzazione nellaTuscia Annonaria(attuale Toscana settentrionale) nel periodo compreso tra il IV e la seconda metà dell'VIII secolo d.C., sia in ambito urbano che in quello rurale. Questo tema, sinora scarsamente analizzato in maniera complessiva, verrà sviscerato partendo da un approccio quantitativo (ancorato ad una schedatura delle evidenze materiali e scritte), funzionale all'approfondimento di problematiche storiografiche e di nuove possibili chiavi di lettura di fenomeni complessi e articolati quali furono quelli legati alla trasformazione delle città e dei paesaggi romani e che portarono alla strutturazione delle realtà post classiche.
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Ganucci Cancellieri, Uberta, Maria Muscolo, Maurizio Cafari, Giovanna Castaldo, Gabriella Calabrň, Stefano De Dominicis, Manuela Gallo, et al. "Metacognizione e stili di attaccamento: uno studio correlazionale." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 31 (December 2012): 41–46. http://dx.doi.org/10.3280/qpc2012-031004.

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Abstract:
Il presente lavoro ha come obiettivo di fornire un ulteriore contributo all'approfondimento dei temi relativi a metacognizione ed attaccamento, verificando l'ipotesi che determinati aspetti sintomatici siano correlabili a specifiche funzioni metacognitive e particolari stili d'attaccamento, analizzando inoltre la correlazione tra queste ultime due variabili. Il campione della ricerca e costituito da 30 soggetti italiani di entrambi i sessi, di eta compresa tra i 25 e i 60 anni. Ad ogni soggetto sono stati somministrati i seguenti strumenti di indagine: SCL-90R; ASQ, un questionario utilizzato per valutare le differenze individuali nell'attaccamento adulto; SVaM (V 4.0), una scala di valutazione della metacognizione e l'AAI, un'intervista utilizzata nello specifico della nostra ricerca esclusivamente come trascritto su cui valutare le funzioni metacognitive. In generale i risultati evidenziano una tendenza ad una maggiore insicurezza nelle relazioni di attaccamento nei soggetti che ottengono punteggi elevati nelle singole dimensioni sintomatologiche considerate. Non risultano invece correlazioni significative tra funzioni metacognitive e sintomatologia, ad eccezione dei soggetti con sintomi di tipo ansioso e depressivo nei quali la funzione "autoriflessivita-monitoraggio" risulta maggiormente utilizzata.
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Malatesta, Stefano. "Uniche, remote e vulnerabili: il ‘bisogno di natura' nella geo-grafia delle regioni insulari." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 2 (June 2021): 37–52. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2021oa12031.

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Abstract:
Il contributo discute il bisogno di un'idea di natura funzionale alla costruzione delle isole come luoghi geografici eccezionali. Questa riflessione teorica viene sviluppata facendo riferimento al campo degli studi insulari. Prima mostrando la relazione tra la natura e le categorie dell'insularità (nello specifico vulnerabilità, unicità e isolamento), in seguito proponendo alcuni modelli di isole che rappresentano l'esito materiale di questa relazione.Natura e società sono poste in posizione dialettica per mostrare come l'insularità sia ilprodotto di processi culturali e politici che si fondano, anche, sulla separazione tra antropicoe naturale.
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Giannone, Chiara. "SE LEGGO E COMPRENDO, ALLORA APPRENDO. LA “RISCRITTURA FUNZIONALE” IN CLASSE PER CONTRASTARE LA COMPLESSITÀ DEI MANUALI SCOLASTICI." Italiano LinguaDue 14, no. 1 (July 28, 2022): 1038–67. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18337.

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Abstract:
Alcune questioni come la comprensione a scuola e la complessità dei manuali scolastici, che sono già state oggetto di studio in passato, si rivelano ancora oggi attuali e irrisolte. La scuola, che diventa di anno in anno sempre più linguisticamente e culturalmente variegata, deve poter garantire a tutti gli studenti il diritto di apprendere. Affinché possa esserci apprendimento, però, è necessario che l’alunno sia in grado (e sia messo nelle condizioni) di comprendere: come afferma Emanuela Piemontese (1996), infatti, senza comprensione non può esserci apprendimento. Per contrastare la complessità dei manuali scolastici sono state attivate diverse strategie di semplificazione del testo; una di queste, la “riscrittura funzionale”, è stata utilizzata per semplificare il manuale di antologia durante un’esperienza didattica vissuta a gennaio 2021, a distanza, in una scuola secondaria di secondo grado di Padova. In questo contributo si presentano le lezioni svolte in classe e i materiali utilizzati. If i read and understand, then i learn. “Functional rewriting” in the classroom to counteract the complexity of school textbooks Some issues such as comprehension at school and the complexity of school textbooks, which have already been studied in the past, still turn out to be topical and unresolved today. Schools, which are becoming more and more linguistically and culturally diverse each year, must be able to guarantee the right to learn to all students. In order for there to be learning, however, it is necessary that the student be able (and be enabled) to understand: as Emanuela Piemontese (1996) states, in fact, without understanding there can be no learning. In order to combat the complexity of school textbooks, various strategies have been activated to simplify the text; one of these, "functional rewriting", was used to simplify an anthology textbook during a didactic experience in January 2021, online, in a secondary school in Padua. This paper presents the lessons carried out in class and the materials used.
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Rizzo, Mario. "Sviluppo economico e formazione del capitale umano nell'Italia del "boom": la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Pavia." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (April 2022): 210–24. http://dx.doi.org/10.3280/sil2021-001012.

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Abstract:
L'articolo ricostruisce le vicende che, a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, condussero alla fondazione della Facoltà di Economia e Commercio presso l'Università degli Studi Pavia, collocandole nel contesto del cosiddetto "miracolo economico". Dopo aver descritto le pressanti richieste in tal senso provenienti dal tessuto economico provinciale, si illustrano i complessi meccanismi politico-burocratici che videro impegnati fra Pavia e Roma numerosi attori pubblici e privati variamente interessati al successo dell'iniziativa, dalle autorità accademiche agli enti locali, dalle banche pavesi alla Camera di Commercio, dai funzionari ministeriali ad alcune figure politiche nazionali di primo piano.
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Murdaca, Anna Maria. "Quali coordinate educativo-didattiche per l'insegnante di sostegno nell'ottica di una scuola innovativa? Nuove piste di ricerca educativa per potenziare e valorizzare le complessità esist." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (December 2022): 186–97. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2022oa14575.

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Abstract:
Il ruolo degli insegnanti, e nello specifico, di quelli di sostegno è sempre più importante nei nuovi orizzonti e nelle nuove strategie volute dal PNRR in risposta alla crisi pandemica che ha investito ogni dimensione della vita pubblica e privata e che impone una nuova visione dei contesti di formazione che siano rispettosi di nuove esigenze di giustizia sociale e inclusione. In tale direzione, si muovono le riflessioni del presente contributo che punta la lente di ingrandimento su nuovi paradigmi funzionali atti a ridesignare una nuova consapevolezza etica che poggia su competenze larghe e informate che sono necessarie alla progettazione di contesti di apprendimento inclusivi.
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Licordari, Mariangela. "Le sale cinematografiche nello scenario moderno dell’architettura portoghese della prima metà del XX secolo : alcuni esempi a confronto." Revista de História da Sociedade e da Cultura 18 (December 22, 2018): 207–26. http://dx.doi.org/10.14195/1645-2259_18_10.

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Abstract:
Vero e proprio fenomeno culturale del XX secolo, in ambito architettonico il cinema rappresenta da sempre il simbolo della modernità e del progresso tecnologico. Nella storia dell’architettura moderna, la progettazione delle sale cinematografiche va di pari passo con la sperimentazione di nuove forme architettoniche rese possibili dall’impiego di moderni materiali da costruzione (quali in primis il cemento armato), divenendo un importante banco di prova tanto per la verifica tecnologica degli stessi quanto per l’immaginazione spaziale di nuovi ambienti, così divergenti da quelli propriamente classici dei teatri. Spazio architettonico fruibile e funzionale al vissuto umano, il cinema diventa rapidamente espressione di crescita, di sviluppo sociale ed economico e di prestigio urbanistico. Anche in Portogallo, come nel resto dell’Europa, le sale cinematografiche sono segnali tangibili del cambiamento stilistico e formale dell’architettura della prima metà del Novecento, facendosi portavoce di un’immagine nuova che rapidamente adornerà le città portoghesi d’un aspetto moderno e scenografico al tempo stesso.
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Arcuri, T., F. Calabrò, S. Delucchi, and C. Capellini. "Il massiccio facciale superiore: Patologia non traumatica." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 3 (June 2000): 459–74. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300315.

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Abstract:
Da sempre la componente ossea ha rappresentato una barriera per l'esplorazione radiologica del massiccio facciale superiore, barriera che è stata superata soltanto con l'avvento della tomografia computerizzata, che ha consentito di ottenere, oltre all'evidenziazione delle strutture ossee, anche importanti informazioni sui tessuti molli sia superficiali che profondi. La TC costituisce attualmente la modalità di scelta per la valutazione delle cavità nasali e paranasali, ove è in grado di delineare in particolare l'anatomia del complesso ostiomeatale: valutazione quest'ultima ormai indispensabile nello studio della patologia infiammatoria, specie ai fini della preparazione alla chirurgia funzionale endoscopica. La risonanza magnetica, pur con i limiti della non ottimale visualizzazione della componente ossea, permette, grazie alla sua sensibilità ed alla sua alta specificità, una differenziazione tissutale superiore rispetto alla TC come nel caso della patologia neoplastica ove consente spesso la distinzione tra tessuto neoplastico e materiale infiammatorio e/o da ritenzione specie endosinusale.
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Amenta, Giombattista. "L'inclusione sociale nel gruppo classe." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (December 2022): 161–71. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2022oa14536.

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Abstract:
L'articolo focalizza l'attenzione sulla dinamica dell'inclusione vs. esclusione che normalmentecontrassegna la vita del gruppo-classe. In particolare, dopo aver premesso che si tratta di processi checontinuano pressoché invariati a contrassegnare la vita dei gruppi viene proposta, nella prima parte, unasituazione educativa complessa contraddistinta dal tentativo mal riuscito di evitare di essere discriminati epenalizzati per passare, quindi, a esaminare gli interventi messi in atto dagli insegnanti per gestirla, ovverocosa funziona, cosa non funziona e cosa si possa fare di diverso. Successivamente, nella seconda parte, ci sipropone di analizzare più in profondità la dinamica dell'inclusione e del clima della classe, ovvero la paurasottesa di venire discriminati e isolati, che può essere oggettiva o "procurata". Il lavoro si chiude con laproposta di alcune indicazioni riguardanti cosa possa fare l'educatore per promuovere climi di gruppoaccoglienti e inclusivi.
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Mignella Calvosa, Fiammetta. "Politiche per la mobilitŕ sostenibile." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 94 (April 2011): 30–42. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-094004.

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Abstract:
La cittŕ contemporanea č sempre piů definita dalle pratiche di mobilitŕ e dalle intersezioni dei flussi di persone, beni, informazioni che vanno a ridefinire le relazioni e le connessioni sociali tra gli individui. Le diseguaglianze di mobilitŕ costituiscono, allo stesso tempo, causa ed effetto di differenti disponibilitŕ di risorse materiali e di maggiore o minore libertŕ di gestione del tempo a propria disposizione, ma anche di disparitŕ nella possibilitŕ di accesso alle funzioni urbane. L'accresciuta mobilitŕ, in particolare quella legata all'utilizzo del mezzo privato, pone come centrale il tema del suo governo sia in termini ambientali che sociali. L'elaborazione di forme di autorganizzazione e autoregolazione diventa cruciale per far fronte alle pressioni ambientali e ai flussi crescenti di merci e persone. Dopo essersi soffermato su alcune esperienze di mobilitŕ sostenibile in cittŕ europee (Londra, Parigi, Barcellona, Munster), l'autore si concentra sul caso romano.
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Marciano, Gabriele. "La pornografia tra il mercato e la politica." PSICOBIETTIVO, no. 2 (June 2021): 169–80. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-002013.

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Abstract:
Le immagini erotiche costituiscono uno stimolo particolarmente efficace nel suscitare interesse. Fanno parte di una categoria più vasta di espedienti per attirare l'attenzione su qualcuno o qualcosa, e si prestano ad un uso strumentale nella pubblicità e nella promozione. Nella specie umana il sesso diventa, per motivi evoluzionistici che sono brevemente indagati, un modulo funzionale di processi più complessi. Ciò spiega come diventi componente inestricabile di altri piani esistenziali e rende ragione, al netto di variabili culturali, di una differenza di genere nella fruizione del materiale pornografico. Tale complessità è osservabile nei film, dove il contenuto erotico può assumere un rilievo e una posizione diversa in relazione allo sfondo complessivo: per chiarire queste dinamiche sono prese in esame alcune pellicole accomunate da una fantasia cosiddetta slap and kiss, che afferisce alla categoria sado-maso. Il carattere della pornografia attuale è condizionato dai mezzi di produzione e di diffusione, da una parte, e dai tentativi di annullamento relativistico dei canoni, ad opera di movimenti ideologici, dall'altra. Ciò limita e appiattisce l'offerta pornografica che, nei decenni passati, sia nel cinema che nel fumetto, nonostante una limitata ambizione, aveva dato vita a prodotti più interessanti ed espressivamente liberi.
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Leggio, Ida. "VALENZA DEL REIMPIEGO: IL CASO DI EFESO." Late Antique Archaeology 1, no. 1 (2003): 359–81. http://dx.doi.org/10.1163/22134522-90000015.

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Abstract:
Il reimpiego del materiale di spoglio ha caratterizzato l’attività edilizia a partire dall’età tardoantica. Al fenomeno si è riconosciuto finora un significato prettamente ideologico, per noi limitativo, perché basato non di rado sulla esclusiva osservazione di contesti monumentali cristiani. In questo contributo ci siamo proposti di verificare, attraverso le testimonianze archeologiche di complessi monumentali ‘laici’, nel caso particolare di Efeso ed altri siti dell’Asia Minore, se sia corretto riconoscere alla base del reimpiego di spolia motivazioni di natura unicamente ideologica, ad esempio leggendo nell’uso di spolia una rivalutazione del passato pagano, eventualmente con reinterpretazione in chiave cristiana, o, al contrario, non vi siano stati motivi più concreti. Nel contesto di tale indagine la scelta di Efeso non è stata casuale. La ricca documentazione che il sito presenta consente, infatti, di poter analizzare il reimpiego sotto le sue molteplici sfaccettature. Infatti, le differenti modalità con le quali gli spolia furono reimpiegate, nel corso dell’intensa attività edilizia che caratterizzò la città per ben due secoli, dal IV al VI, hanno permesso di riconoscere non solo quanto limitativa sia la sola interpretazione ideologica del fenomeno, ma, soprattutto, di evidenziare, almeno per questa prima fase, un significato più funzionale, se vogliamo utilitaristico.
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QUARANTA, N., S. TALIENTE, F. COPPOLA, and I. SALONNA. "Risultati uditivi e fattori prognostici nell’ossiculoplastica con cartilagine in pazienti affetti da otite cronica colesteatomatosa." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 5 (October 2015): 338–42. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-590.

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Abstract:
La cartilagine è comunemente utilizzata per la ricostruzione della membrana timpanica e dell’attico in corso di timpanoplastica. Nella nostra esperienza la cartilagine costale omologa è stata utilizzata per molti anni per la creazione di protesi ossiculari. Scopo di questo studio è stato quello di valutare i risultati funzionali dell’ossiculoplastica con condroprotesi e di identificare fattori prognostici. Abbiamo valutato pazienti affetti da otite media cronica colesteatomatosa la cui catena ossiculare è stata ricostruita mediante condroprotesi. 67 soggetti sono stati sottoposti a ossiculoplastica totale (TORP) o parziale (PORP) tra gennaio 2011 e dicembre 2013. Per la valutazione dei risultati uditivi sono state utilizzate le Linee Guida della “Committee on Hearing and Equilibrium” dell’American Academy of Otolaryngology Head and Neck. L’analisi statistica dei risultati è stata eseguita con test ANOVA e modelli di regressione lineare. Il gap via aerea-via ossea (ABG) migliorava significativamente dopo ossiculoplastica da 39,2 dB HL (DS 9,1 dB HL) a 25,4 dB HL (DS 11 dB HL) (p < 0,001). L’analisi statistica ha dimostrato che l’unico fattore prognostico è stato il tipo di tecnica chirurgica utilizzata. Infatti, i pazienti sottoposti a timpanoplastica chiusa hanno presentato miglior ABG postoperatorio rispetto alla timpanoplastica aperta (p = 0,02). Tutte le altre variabili analizzate non hanno influenzato i risultati uditivi. La cartilagine costale è il nostro materiale scelta per la creazione di protesi ossiculari quando gli ossicini autologhi non sono disponibili. La tecnica chirurgica (timpanoplastica chiusa) si è dimostrata quale unico fattore prognostico positivo.
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Rajala, Ulla. "The bronze and iron age finds from Il Pizzo (Nepi, Vt): the results of the intensive survey in 2000." Papers of the British School at Rome 75 (November 2007): 1–37. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003512.

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Abstract:
I RINVENIMENTI DELL'ETÀ DEL BRONZO E DEL FERRO DA IL PIZZO (NEPI, VT): I RISULTATI DELLA RICOGNIZIONE INTENSIVA DEL 2000Questo articolo presenta i rinvenimenti protostorici documentati durante la ricognizione in località Il Pizzo (Nepi, VT) nel marzo 2000, come parte della ricognizione di Nepi, all'interno del più ampio Tiber Valley Project. La ricognizione intensiva del sito ha previsto l'utilizzo di rilevamenti tradizionali, della ricognizione con stazione totale, della raccolta complessiva di superficie lungo un transetto longitudinale sul promontorio e della raccolta aggiuntiva sui pendii. Sono stati identificati 161 frammenti di ceramica protostorica; 31 dei quali possono essere datati precisamente. Molti di questi sono attribuibili al Bronzo Finale. Due frammenti sono indubbiamente del Bronzo Medio e sette o otto potrebbero essere datati all'età del ferro. Nessun reperto è attribuibile con certezza al Bronzo Recente. Il materiale dell'età del bronzo è compatibile dal punto di vista funzionale con le attività domestiche, mentre quello dell'età del ferro suggerisce una provenienza da un'area funeraria. I dati cronologici permettono di ipotizzare che l'area rappresenti il nucleo di un insediamento a continuità di vita dal Bronzo Medio a quello Finale, seguito da un possibile iato nel Bronzo Recente e ripresa di uso nell'età del ferro, probabilmente come un'area funeraria.
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Cappuccio, Giuseppa, and Giuseppa Compagno. "Valutazione e feedback: la competenza docimologica come competenza comunicativa. Una ricerca con i docenti della scuola secondaria." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (December 2021): 461–77. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2021oa12427.

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Abstract:
La competenza docimologica degli insegnanti costituisce uno dei perni dell'azione didattica allorch&eacute; essa pu&ograve; costituire, di fatto, una molla per la promozione dell'apprendimento, dell'autonomia e del successo formativo di ogni alunno. Il feedback, inteso come strumento privilegiato nell'esercizio della prassi valutativa, offre l'opportunit&agrave; di valorizzare la singolarit&agrave; dei percorsi di ogni studente intelaiando interazioni comunicative volte alla co-costruzione di conoscenza. La competenza docimologica degli insegnanti assume, pertanto, i connotati della competenza comunicativa, la quale sostanzia e orienta le scelte valutative diversificando registri linguistici e scelte degli strumenti di comunicazione in ordine la tipologia di feedback funzionale al successo formativo. Lo studio si propone di illustrare i risultati di un processo di ricerca, messo in atto con 385 docenti di scuola secondaria della provincia di Caltanissetta nell'a.a. 2020/2021. Attraverso il processo di ricerca si &egrave; voluto incrementare negli insegnanti la competenza docimologica come competenza comunicativo-didattica centrata sul feedback.
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Bisanti, Filippo. "La responsabilità della società sportiva dilettantistica per l'illecito (doloso) commesso dal proprio atleta in gara." RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no. 20 (October 2018): 329–49. http://dx.doi.org/10.3280/dt2017-020008.

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Abstract:
Nella sentenza in esame, il Tribunale di Bologna individua alcuni principi particolarmente interessanti per quanto riguarda la responsabilità civile nell'ambito delle competizioni sportive (settore questo caratterizzato da un'articolata normativa). Nel caso di specie, durante una partita dilettantistica di rugby, un giocatore colpisce volontariamente con un violento calcio uno degli avversari fuori dalla fase attiva del gioco. A seguito del procedimento l'obbligo di risarcimento non è gravato esclusivamente sul responsabile materiale del fatto (l'atleta), data l'assenza di un collegamento funzionale tra la condotta e il gioco praticato, ma anche sulla società sportiva dilettantistica dell'atleta. Con riferimento a tale ultimo aspetto, il Tribunale sottolinea come il potere di gestione e vigilanza della società sportiva dilettantistica sugli affiliati ed i benefici che la società sportiva trae dalle prestazioni degli atleti debbano portare alla possibilità di stabilire una responsabilità extracontrattuale in capo a quest'ultima di cui all'art. 2049 c.c. Infatti, dopo l'analisi delle posizioni dottrinali e giurisprudenziali in tema di responsabilità dei maestri e degli appaltatori, il Giudice condanna in solido la società sportiva dilettantistica e gli atleti al risarcimento del danno derivante dall'illecito commesso dall'atleta nei confronti dell'avversario, anche se l'atto illecito è stato commesso al di fuori di una fase di gioco attiva ed è stato commesso intenzionalmente, perché tale circostanza non è ritenuta sufficiente a interrompere il nesso diretto di causalità, non essendo una condotta totalmente estranea al rapporto tra le parti
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Seche, Giuseppe. "Il commercio dei cavalli tra Sardegna e Corona d’Aragona alla fine del XV secolo. Prime considerazioni." Anales de la Universidad de Alicante. Historia Medieval, no. 23 (May 26, 2022): 105. http://dx.doi.org/10.14198/medieval.21403.

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Abstract:
Lo studio propone prime considerazioni sul commercio dei cavalli tra il Regno di Sardegna e i territori della Corona d’Aragona nella seconda metà del XV secolo. L’analisi si basa su 51 licenze di esportazione e consente di ricostruire le dinamiche di un traffico regolato dall’autorità pubblica, evidenziando gli ufficiali impegnati nel controllo e nel rilascio delle relative autorizzazioni. I profili dei soggetti coinvolti sono quelli dei mercanti di professione, cui si aggiungono i membri dell’alta società urbana, con ruoli nell’amministrazione della città o del regno, e coloro che trasportano equini in maniera occasionale. Infine, non mancano gli esponenti del mondo feudale, spesso in affari con i mercanti d’oltremare, i quali possono far valere franchigie, esenzioni fiscali e vantaggiosi legami con i funzionari del regno. Tra i luoghi di destinazione si segnalano le grandi piazze commerciali iberiche (Barcellona, Maiorca e Valenza) e alcune città italiane (Napoli, Piombino e Roma), dove i cavalli potevano essere acquistati da uomini di alto rango (si pensi al sacrestano maggiore Alonso Cortés) ed essere utilizzati anche per ragioni militari o per servizio di stato. Emerge un commercio rischioso ma con grandi margini di guadagno, portato avanti da soggetti specializzati che si avvalgono di navigli con particolari caratteristiche tecniche. Il proseguimento della ricerca consentirà di precisare le conoscenze sul trattamento fiscale riservato ai cavalli e pone già nuove domande sulle pratiche di allevamento, che dovevano rispondere alla continua e regolare richiesta di animali proveniente dal mondo iberico e da quello italiano.
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Ferroni, Roberta, and Marilisa Birello. "L’insegnamento dei segnali discorsivi allora, dunque e beh: riflessioni metapragmatiche di studenti di italiano LS." Cuadernos de Filología Italiana 29 (June 24, 2022): 125–49. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.73212.

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Abstract:
Questo studio descrive un percorso didattico incentrato sui segnali discorsivi allora, dunque, beh e analizza le riflessioni metapragmatiche di studenti d’italiano LS nello sviluppo di attività interattive in cui viene chiesto loro di usare questi segnali discorsivi. Si tratta di un’indagine longitudinale svolta fra apprendenti d’italiano di livello A1-A2. Il materiale utilizzato in classe usa un sillabo task-based ed è proveniente dal manuale Al Dente 1. Ogni unità include una sezione specifica dedicata ai segnali discorsivi fin dal livello A1. I risultati mostrano che le attività di presentazione, riconoscimento e riflessione associate ad attività di produzione guidata e libera favoriscono il riconoscimento dei valori, delle funzioni e degli usi dei segnali allora, dunque, beh e inducono gli studenti a riflettere sui segnali discorsivi oggetto di studio. Inoltre, durante l’evolversi delle varie fasi del corso, gli studenti recuperano i segnali per aprire il turno, che sono stati trattati in precedenza e che non sono più oggetto di studio, fino a farne un uso fluente nella pratica libera.
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Arduini, Giovanni, and Diletta Chiusaroli. "Il contributo dei Disability Studies per una scuola pi&ugrave; equa ed inc." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (December 2021): 177–88. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2021oa12428.

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Abstract:
Inclusione ed equit&agrave; dovrebbero essere i pilastri di una scuola aperta a tutti, che offre pari opportunit&agrave; ad alunni e studenti. Nel presente lavoro viene mostrato come i Disability Studies possano rivelarsi uno strumento indispensabile per mettere a nudo le fragilit&agrave; del sistema scolastico attuale e offrire soluzioni efficaci, promuovendo la valorizzazione della diversit&agrave;, il superamento di pratiche scolastiche tradizionali ormai non pi&ugrave; idonee e l'adozione di prassi innovative pi&ugrave; eque ed inclusive. Tener conto delle potenzialit&agrave; e delle esigenze di tutti significa anche essere capaci di individualizzare e personalizzare il percorso di apprendimento di alunni e studenti, al fine di garantire a tutti il raggiungimento della meta prefissata. La valutazione formativa assume un ruolo decisivo permettendo, in itinere, di capire quali sono le eventuali difficolt&agrave; incontrate e se quel determinato percorso di apprendimento si sta rivelando funzionale o deve essere modificato. Particolare attenzione &egrave; rivolta anche all'autovalutazione, che consente al discente di sviluppare maturit&agrave;, senso di responsabilit&agrave; e consapevolezza dei propri punti di forza e delle proprie debolezze.
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Della Gala, Beniamino. "La parola rivoluzionaria abbassata al corporeo: Parodia carnevalesca e trauma in Abitare il vento di Sebastiano Vassalli." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 3 (June 11, 2018): 808–23. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818781787.

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Abstract:
Il romanzo di Sebastiano Vassalli Abitare il vento (1980) costituisce un’interessante testimonianza della tematica dei cosiddetti “anni di piombo” nella letteratura italiana a partire dagli anni Settanta. Il protagonista, Cris, è uno sbandato uscito di galera che ha intrattenuto e intrattiene rapporti non ben definiti con la lotta armata. Attraverso un soliloquio che impasta differenti codici e registri linguistici senza soluzione di continuità, egli trascina il lettore in un’odissea tragicomica: alla ricerca di vecchie e nuove amanti, finirà per essere coinvolto come carceriere in un rapimento operato da una cellula di brigatisti. Una caratteristica peculiare dell’opera è il tono comico con cui questa tematica viene affrontata; l’articolo propone dunque un’analisi della comicità del romanzo a partire dalla categoria del “carnevalesco” teorizzata dallo studioso russo Michail Bachtin. In effetti nel testo ricorrono numerosi elementi tratti dal repertorio comico scandagliato dal critico nel suo studio dell’opera di Rabelais: tra questi risalta l’abbassamento declassante del lessico rivoluzionario alla sfera semantica del basso materiale e corporeo. Individuati gli elementi carnevaleschi del romanzo, l’articolo si interroga sulle funzioni di questa comicità, che si dispiega come critica parodica dell’ideologia, ma anche come strategia di “derealizzazione” finalizzata ad allontanare un’esperienza storica vissuta come trauma.
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Tekavčić, Pavao. "Neologismi tecnici ed affini nella prosa rovignese attuale." Linguistica 26, no. 1 (December 1, 1986): 69–82. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.26.1.69-82.

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Abstract:
La lingua delle opere in rovignese, apparse sulle pagine dell'antologia Istria Nobilissima, offre materiali ricchi e svariati per diversi tipi di studi linguistici, fra I quali quello dellivello lessicale è uno dei più importanti. Si sa, infatti, che proprio nellessico, meglio che nei livelli fonologico e morfosintattico, si riflettono le vicende di un idioma e della comunità che lo parla. Dopo avere studiato illessico della prosa rovignese nella citata antologia da vari punti di vista (Tekavčić 1983a, 1983b, 1984a, 1984b, Elemento tedesco, Tekavčič Riflessi), abbiamo deciso di aggiungere qualche pagina su un aspetto forse minore, rna certamente non privo di importanza, del pa­ trimonio lessicale del rovignese: i neologismi, prevalentemente nel settore tecnico rna anche in certi altri settori affini. Poiché Ia linguistica attuale non si limita, come quella di un tempo, ai settori ritenuti «genuini», «puri», «conservatori» ecc., rna studia l'idioma tutto quanto, tale quale funziona nella sua comunità in tutte le occa­ sioni e a tutti i fini, è logico che anche i neologismi vi trovino posto; anzi, sono proprio essi che provano la capacità creativa, innovativa, di un idioma e con ciò anche la sua vitalità. Si confrontino recentemente I contributi di E. Diekmann sulla terminologia dell'automobilismo e dei settori lessicali connessi (Diekmann (1983, 1984).
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Caviglia, Alessia, and Matteo Viale. "L’APPROPRIATEZZA SOCIOLINGUISTICA NEI MATERIALI DI ITALIANO L2 PER MIGRANTI E RIFUGIATI: SPUNTI DA UNA RICERCA IN CORSO NELL’AMBITO DEL PROGETTO EUROPEO INCLUDEED." Italiano LinguaDue 14, no. 2 (January 18, 2023): 94–112. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19572.

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Abstract:
La lingua dei segni italiana (LIS) è oggetto di ricerca scientifica da oltre quaranta anni ed è insegnata a pieno titolo nell’Università italiana da più di venti anni. In particolare, all’Università Ca’ Foscari Venezia e all’Università di Catania, la LIS può essere scelta come lingua di specializzazione al pari delle altre lingue offerte. L’insegnamento della LIS si può ora giovare della recente pubblicazione del QCER - Volume Complementare (Consiglio d’Europa, 2020), un manuale innovativo e inclusivo perché, rispetto alla versione del 2001, include le competenze linguistiche nelle lingue dei segni. Tre sono le principali novità: i) l’inserimento di espressioni neutrali rispetto alla modalità comunicativa (es. “il parlante/segnante”), ii) l’equiparazione funzionale delle videoregistrazioni ai testi scritti, e iii) un intero capitolo dedicato ai descrittori specifici per le lingue dei segni (suddivisi in competenze linguistiche, sociolinguistiche e pragmatiche). Questo contributo propone alcune riflessioni sull’applicazione di questi descrittori al caso specifico dell’insegnamento della LIS tracciando precise linee di progettazione didattica ed esempi di interventi formativi. L’impatto del Volume Complementare sui corsi di LIS nelle Università italiane comporterà ricadute positive non soltanto sul fronte dell’insegnamento ma anche, più in generale, sulla formazione dei professionisti sordi e udenti che lavorano con la LIS e con le persone sorde. Sign languages in the Companion volume and the teaching of LIS in Italian universities Italian Sign Language (LIS) has been studied by researchers for over forty years and has been taught in its own right in Italian universities for more than twenty years. In particular, at Ca’ Foscari University of Venice and at the University of Catania, LIS can be chosen as a language of specialization on a par with the other languages ​​on offer. LIS teaching can now benefit from the recent publication of the CEFR - Companion Volume (Council of Europe, 2020), an innovative and inclusive handbook as, compared to the 2001 version, it includes the linguistic competence in sign languages. In this regard, there are three main innovations: i) the inclusion of neutral expressions in terms of communication modality (e.g. “the speaker/signer”), ii) the recognition of the functional equivalence between video recordings and written texts, and iii) an entire chapter dedicated to language-specific descriptors of sign languages (organized into linguistic, sociolinguistic, and pragmatic skills). This paper discusses the application of these descriptors to the specific case of LIS teaching by tracing paths in didactic planning and providing examples of training interventions. The impact of the Companion Volumeon LIS courses in Italian universities will have positive effects not only on the teaching itself but also, more generally, on the training of deaf and hearing professionals who work with LIS and deaf people.
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Annese, Mariella, Antonio Labalestra, and Marco Pietrosante. "Landscape transformation and territorial marketing. The Noi Techpark restoration project in Bolzano: a remarkable case of territorial branding." Valori e Valutazioni 30 (August 2022): 135–48. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223009.

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Abstract:
The Noi Techpark project in Bolzano has substantially transformed a portion of the Bolzano surroundings, localizing university and management functions in an area characterized by the presence of a dismissed industrial settlement built between the two World Wars by the Montecatini group. The project was pursued through the creation of a technology park, renovating the structures of the old factory which was in a state of abandon and then acquired by the Autonomous Province of Bolzano. This allowed the establishment of a pole of new public- private structures for technology transfer. The present paper intends to retrace the history of this intervention, describing its main characteristics in terms of urban form, functions and presence of public spaces in relation to the achievement of the objective of re- evaluating an entire urban area. including the relevant residential zone. But at the same time the ambition of the essay lies in the attempt to represent how, in the assessment of the complexity of local policies of territorial development, a significant role is played by the ability to contribute to economic growth in terms of birth of new businesses, improvement of competitiveness of existing ones, enhancement of financial resources, human and material present in the area and, finally, the ability to attract new productive factors in the area. In this sense, the Noi Techpark project is emblematic. Il Progetto Noi Techpark a Bolzano ha trasformato in maniera sostanziale una porzione consistente della periferia di Bolzano, localizzando funzioni universitarie e direzionali in un’area caratterizzata dalla presenza di un insediamento industriale dismesso realizzato, negli anni tra le due guerre mondiali, dal gruppo Montecatini. L’intervento è stato perseguito mediante la realizzazione di un parco tecnologico che, attraverso il risanamento delle strutture del vecchio opificio – acquisito al patrimonio della Provincia autonoma di Bolzano dopo il suo abbandono – ha permesso l’istituzione di un polo di nuove strutture pubblico-private destinate al trasferimento tecnologico. Il presente contributo intende ripercorrere la storia di questo intervento, soffermandosi nel descriverne le principali caratteristiche in termini di forma urbana, funzioni e presenza di spazi pubblici in relazione al raggiungimento dell’obiettivo di rivalutare un’intera area urbana. Ivi compreso quella occupata dal tessuto residenziale di pertinenza. Ma allo stesso tempo l’ambizione del saggio risiede nel tentativo di rappresentare come, nella valutazione della complessità delle politi- che di sviluppo locale di un territorio, un ruolo rilevante sia ricoperto dalla capacità di contribuire alla crescita economica nei termini di nascita di nuove imprese, di miglioramento della competitività di quelle esistenti, di valorizzazione delle risorse finanziarie, umane e materiali presenti in loco e, infine, dalla capacità di attrarre nuovi fattori produttivi sul territorio. Proprio in questo senso Il progetto del parco tecnologico Noi Techpark sembra emblematico. Nell’aver perseguito, oltre al risanamento di un’area industriale di smessa, l’obiettivo della creazione e della diffusione dell’innovazione per mezzo di un brand territoriale. In questo modo, al vantaggio di arginare la perdita di valore del contesto edilizio dell’intera area, si aggiunge il risultato prestigioso di aver messo in contatto i laboratori di ricerca, da un lato, e il tessuto imprenditoriale, dell’altro. L’intera operazione restituisce, dunque, un contesto entro cui è stato possibile sviluppare la capacità di trasferire know-how, di diffondere informazioni tecnologiche sul territorio, di creare un network di relazioni che stanno alla base della diffusione e della creazione della conoscenza e dello sviluppo di un ambito territoriale. Tutti elementi, non immediatamente quantificabili in termini economici nel breve periodo, ma che ci sembra debbano essere presi in considerazione nelle valutazioni complessive del vantaggio dell’opportunità di portare a termine questo tipo di iniziative.
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Mattozzi, Ivo. "Il museo nel curricolo di storia: una questione di trasposizione didattica." Educar em Revista, no. 58 (December 2015): 69–85. http://dx.doi.org/10.1590/0104-4060.43470.

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Abstract:
Riassunto Negli ultimi anni si sono diffusi i musei, ne sono stati creati molti, si è rinnovata la museografia, si è diffusa l'idea della didattica museale e sono usciti molti libri a tal proposito. I musei offrono dappertutto servizi didattici o educativi, molti alunni vengono condotti nei musei. Tutto bene, dunque, potremmo dire: una battaglia cominciata qualche decennio fa è ormai vinta. Il problema è che le offerte che partono dai servizi didattici museali in gran parte non si integrano nel curricolo di formazione storica, obbediscono a logiche e preferenze che nascono all'interno del museo da parte di educatori che non si pongono il problema del curricolo, gran parte dell'offerta consiste in visite guidate e giochi svolti con materiali poco efficaci dal punto di vista formativo. Da parte della scuola l'aumento della fruizione dei servizi museali c'è stato, ma non s'è generalizzata l'idea di usare didatticamente i musei a portata di uscita. Gli alunni che entrano in contatto con i musei sono una minoranza e sempre prevale la scuola primaria... Nella scuola secondaria l'interesse per i musei scema. In questo contesto il nostro scopo è valorizzare la didattica museale in funzione della formazione storica curricolare. Farla cessare di essere un episodio o un progetto. Vorremmo che gli educatori museali elaborassero offerte nell'ottica del curricolo e che gli insegnanti fossero in grado di incardinare l'esperienza di apprendimento mediante il museo entro il piano di lavoro annuale anche nella scuola secondaria di II grado. Perseguiremo lo scopo usando musei archeologici e storici. Non offriamo laboratori riguardanti musei d'arte. Ma le procedure e le attività che proporremo possono essere trasferite agevolmente ai musei d'arte. Lo scopo può essere perseguito a condizione di: a) pensare il curricolo continuativo e verticale; b) pensare i musei in rapporto all'apprendimento della storia; c) pensare il collegamento tra essi; d) pensare la trasposizione didattica funzionale ai processi di insegnamento e di apprendimento della storia.
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Zatti, Mario. "Libertà e dolore alla luce del "Principio Antropico"." Medicina e Morale 43, no. 3 (June 30, 1994): 469–74. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1015.

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Abstract:
Il principio antropico afferma che l'Universo ha le caratteristiche che osserviamo perché noi siamo qui. Al di fuori di tutti i possibili universi, noi siamo in grado di sperimentare solamente la ristretta serie permessa agli osservatori. Il Principio può essere applicato allo studio delle connessioni tra alcune condizioni come la contingenza e l'indeterminatezza della materia da un lato e dall'altro la possibilità di esistenza dei soggetti liberi. Possedere la libertà sotto forma del controllo della realtà fisica da parte della volontà ed una Natura con relazioni causa-effetto puramente meccanicistiche potrebbe non essere adeguato. Ciò che è certamente necessario (sebbene non sufficiente) è che lo strumento materiale della libera volontà non dovrebbe essere rigorosamente deterministico. E' stata avanzata l'ipotesi (Eccles) che gli eventi mentali agiscono sugli eventi sinaptici probabilistici in maniera analoga ai campi di probabilità della meccanica quantistica. Anzi, l'attività caotica può essere parte della normale funzionalità del sistema nervoso. L'"hardware" mentale umano è così rappresentato da una struttura che in virtù della sua indeterminatezza (grossolanamente parlando) lascia libertà d'azione alla libertà. L'incompletezza, l'indeterminazione e la imprevedibilità algoritmica che garantisce la libertà e la creatività implica un mondo di relativa instabilità, precarietà ed errore, cioè dal punto di vista biologico la corruzione delle forme, il dolore e la morte. La radice del dolore è in tal modo correlata a quella della libertà, poiché il dolore rappresenta l'alto prezzo che la materia dell'Universo deve pagare in ordine alla predisposizione all'esistenza di esseri liberi. In virtù del Principio antropico, possiamo dire che l'Universo compatibile con la libera volontà deve essere un luogo di dolore e di morte.
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Wallace-Hadrill, Andrew. "The social spread of Roman luxury: sampling Pompeii and Herculaneum." Papers of the British School at Rome 58 (November 1990): 145–92. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011636.

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LA DIFFUSIONE SOCIALE DEL LUSSO NEL MONDO ROMANO: IL CAMPIONE DI POMPEI ED ERCOLANOIn quest'articolo si cerca di verificare in rapporto all'evidenza archeologica l'assunto, incontrato in Cicerone e in altre fonti, che il lusso proprio di unaélitesi diffuse per imitazione nella societá romana. II metodo adottato è quello di esaminare un campione di più di 200 abitazioni a Pompei ed Ercolano mettendo in relazione la loro estensione, l'uso, gli elementi architettonici e decorativi. L'analisi del campione ha suggerito questi primi risultati:1) La diversità nella struttura dell'abitato e l'ampio spettro di dimensioni fra edifici è una caratteristica dominante a Pompei ed Ercolano. Ciò potrebbe riflettere una diversità sociale fra gli abitanti.2) Non esiste alcuna chiara distinzione fra case residenziali e non residenziali. L'impiego di aree a scopo commerciale o per l'orticoltura è largamente diffuso nelle abitazioni che hanno funzioni di ricezione sociale.3) Atri e peristili sono ampiamente diffusi e indicano la presenza di aree di ricezione.4) Si riscontra una progressiva diffusione dell'apparato decorativo in case di tutte le dimensioni, con una concentrazione di elementi di maggior pregio in quelle più ampie.5) Esiste un forte legame fra elementi decorativi e presenza di atri e peristili a confermare il nesso fra decorazione e attività sociale.6) Si può riscontrare un'evidente diffusione di elementi del decoro in tutte le abitazioni, in particolare in quelle più piccole, senz'atrio, fra la fine della repubblica (I e II stile) e l'inizio dell'età imperiale (III e IV stile).7) L'analisi degli elementi di IV stile suggerisce una progressiva “banalizzazione” del lusso associato alla sua diffusione sociale.Sebbene questo campione può evidenziare solamente risultati provvisori, da verificare con più ampie e sofisticate basi di dati e con l'inclusione dell'evidenza materiale, l'analisi indica la potenzialità del materiale campano, capace di fornire una base per l'interpretazione sociale del fenomeno della trasformazione culturale che, partendo dall'Italia romana, si estende a tutto l'impero.
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Monticelli, Fabio, and Batalia Glauser. "La terapia dei disturbi legati alla disregolazione della vergogna." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 51 (January 2023): 72–90. http://dx.doi.org/10.3280/qpc51-2022oa15182.

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La vergogna pu&ograve; essere definita come la paura anticipatoria di essere esposti al giudizio negativo degli altri o proprio. Da un punto di vista evoluzionista la vergogna ha un fondamentale valore adattivo per l'individuo in quanto garantisce l'appartenenza e la permanenza all'interno del proprio gruppo sociale di riferimento, in quanto inibisce e limita i comportamenti che risulterebbero socialmente poco accettabili ed &egrave; connessa alla paura di perdere il rango sociale o di essere esclusi dal gruppo di conspecifici. La vergogna si esprime attraverso la manifestazione di segnali di resa che inibiscono l'aggressivit&agrave; del dominante e solitamente favoriscono l'evitamento di situazioni potenzialmente umilianti riducendo fortemente l'esplorazione (Gilbert, 1997; Kim et al., 2011).L'approccio terapeutico dei disturbi connessi alla vergogna &egrave; focalizzato principalmente sul miglioramento delle capacit&agrave; di regolazione della stessa, mediante l'esplorazione e l'utilizzo di sistemi motivazionali poco presenti nel repertorio interpersonale del paziente. Il riconoscimento delle proprie rigidit&agrave; motivazionali permette al paziente di comprendere i principali meccanismi alla base delle sue difficolt&agrave; e di esplorare concretamente all'interno del contesto terapeutico anche l'utilit&agrave; di altri sistemi motivazionali prosociali. Nel percorso terapeutico di tali disturbi, il processo di costruzione dell'alleanza terapeutica rappresenta un passaggio centrale perch&eacute; incentrato concretamente sull'utilizzo del registro cooperativo che costituisce e mantiene una solida alleanza terapeutica che rappresenta un importante fattore terapeutico di per s&eacute; e un significativo predittore di buon esito. La Teoria Evoluzionistica delle Motivazioni (TEM &amp;amp; Liotti, 1994/2005; Liotti, Fassone &amp;amp; Monticelli, 2017) sostiene che il sistema cooperativo &egrave; un elemento costituente dell'alleanza terapeutica e l'unico sistema motivazionale connesso in modo significativo al miglioramento delle funzioni metacognitive (Liotti &amp;amp; Gilbert 2011; Monticelli et al., 2018; Monticelli et al., 2020; Monticelli &amp;amp; Liotti, 2021).
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Corriero, Michele, and Antonio Ascione. "L'Esercizio Fisico tra Scuola Inclusiva e ADHD: un Protocollo Pedagogico-Motorio Sperimentale." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (December 2022): 341–54. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2022oa14910.

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Nell'inclusione del discente con deficit di disturbo dell'attenzione da iperattivit&agrave; (ADHD) l'esercizio fisico ha un ruolo di primaria importanza. La maggior parte della letteratura scientifica sostiene che gli effetti dell'attivit&agrave; fisica, del movimento e dello sport agiscono sulla riduzione dei sintomi principali dell'ADHD, apportando altres&igrave; miglioramenti anche nelle funzioni esecutive. Lo scopo di questo studio &egrave; stato quello di valutare il miglioramento dell'inclusione degli alunnni con ADHD nel contesto scolastico, in seguito allo svolgimento di esercizi aerobici. Sono stati considerati dieci studenti con diagnosi dell'ADHD. La loro et&agrave; variava dagli otto agli undici anni. Questi sono stati divisi casualmente in due uguali gruppi. Il gruppo che ha svolto gli esercizi ha eseguito dieci settimane di programma di attivit&agrave; aerobica, tre sessioni a settimana (nelle prime due settimane la sessione &egrave; durata circa 40 minuti e nelle ultime otto settimane la sessione &egrave; stata estesa a 50 minuti). &Egrave; stata utilizzata la scala di valutazione del comportamento degli studenti prima di iniziare e dopo la fine delle dieci settimane del programma di esercizi. I risultati del gruppo di studenti che ha svolto gli esercizi aerobici ha rivelato un miglioramento significativo in tre delle cinque voci coinvolte nella scala (attenzione, capacit&agrave; motorie e comportamento in classe) con p &amp;lt; 0,05 mentre non vi &egrave; stato alcun miglioramento nel gruppo di controllo (p&amp;gt; 0,05). &nbsp;Si pu&ograve; quindi concludere che un programma di esercizi aerobici regolari correttamente proposto a scuola genera degli effetti positivi sulla sintomatologia dell'ADHD, incidendo, quindi, positivamente sullo stato psico-fisico dei discenti.
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Keymolen, Esther, and Dennis Broeders. "Quando alcuni sono piů uguali degli altri.. fiducia, free-riding e azione collettiva in una rete p2p." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 40 (June 2010): 90–108. http://dx.doi.org/10.3280/sc2009-040008.

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Abstract:
Una versione contemporanea dello spirito libero di internet č rappresentata dai cosiddetti network anonimi peer-to-peer (p2p), che oggi si sono evoluti in enormi reti di file-sharing che attirano milioni di utenti. Queste comunitŕ sono spesso - implicitamente - fondate sull'idea di uguaglianza perché si tratta di comunitŕ di pari. Tuttavia su internet, cosě come nella vita reale, alcuni pari sono piů uguali degli altri. Considerati l'estensione e il volume di questi network p2p, l'idea di reciprocitŕ viene meno facilmente poiché molti utenti scoprono che conviene loro essere egoisti e non altruisti. L'articolo si focalizza, in particolare, sul caso di LimeWire - un'applicazione avanzata e molto popolare di file sharing peer-to-peer che funziona sulla rete Gnutella. Il paradosso riguardante questa, come tutte le altre reti p2p, prevede che il suo successo dipenda da gruppi piuttosto ristretti di persone che caricano i propri file a fronte di gruppi molto estesi che fruiscono questi materiali senza condividere i propri. Una delle questioni teoriche in discussione, quindi, č quella relativa alla fiducia che ha una sua declinazione sistemica, in questo caso. L'articolo, pertanto, analizza il problema del free riding attraverso l'analisi del forum di discussione della community di Lime Wire. L'analisi riguarda l'autosservazione compiuta dagli utenti stessi della community, a proposito della necessitŕ o meno di introdurre alcuni meccanismi regolativi coadiuvanti il funzionamento della rete. In particolare la community propone tre punti di vista diversi: quello degli utenti che sono stati definiti "do ut des", ovvero favorevoli ad una maggiore regolamentazione, quello del gruppo cosiddetto "l'informazione deve essere libera e gratuita", il quale non caldeggia una regolamentazione pressante ma piuttosto confida nella presa in carico da parte di LimeWire della questione degli opportunisti, e per ultima la visione della LimeWire company stes- sa, espressa dal moderatore del forum. Quest'ultimo rappresenta una figura chiave per la company (ma piů in generale per la lettura dell'intero fenomeno) perché esprime l'opportunitŕ di confidare nella fiducia sistemica che corrisponde alla necessitŕ di mantenere collegati alla rete p2p il maggior numero di utenti, esponenti sia dell'uno che dell'altro punto di vista, allo scopo di salvaguardare la profittabilitŕ della rete.
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Chavarry Vallejos, Carlos Magno, Liliana Janet Chavarría Reyes, Xavier Antonio Laos Laura, Andrés Avelino Valencia Gutiérrez, Enriqueta Pereyra Salardi, and Karen Romina Martínez Zuasnábar. "Efecto del dióxido de titanio en las propiedades mecánicas y autolimpiantes del mortero." Universidad Ciencia y Tecnología 25, no. 109 (June 3, 2021): 88–97. http://dx.doi.org/10.47460/uct.v25i109.452.

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Abstract:
El presente artículo tiene como objetivo determinar la influencia de la adición del dióxido de titanio (TiO2) en el mortero de cemento Pórtland Tipo I. La investigación es descriptiva, correlacional, explicativo, con diseño experimental, longitudinal, prospectivo y estudio de cohorte. Se elaboró una mezcla patrón y tres mezclas de mortero con 5%, 7.5% y 10% de contenido de TiO2 como reemplazo del volumen de cemento para las propiedades autolimpiantes se realizó el ensayo de rodamina e intemperismo. La incorporación de dióxido de titanio disminuyó la resistencia a la compresión, incrementó la fluidez y tasa de absorción de agua; la prueba de rodamina dio que el mortero sin actividad fotocatalítico no contenía TiO2 porque no cumple con los factores de fotodegradación R4 y R26. Mediante la exposición de paneles al intemperismo favoreciendo la propiedad autolimpiante de los morteros con adición de TiO2 (5%). Palabras Clave: Actividad foto catalítico, dióxido de titanio, factores de fotodegradación, propiedades mecánicas y autolimpiante. Referencias [1]E. Medina and H. Pérez, “Influencia del fotocatalizador dióxido de titanio en las propiedades autolimpiables y mecánicas del mortero de cemento - arena 1:4 - Cajamarca,” Universidad Nacional de Cajamarca, 2017. [2]G. Abella, “Mejora de las propiedades de materiales a base de cemento que contienen TiO 2 : propiedades autolimpiantes,” Universidad Politécnica de Madrid, 2015. [3]J. Gonzalez, “El Dióxido de titanio como material fotocatalitico y su influencia en la resistencia a la compresión en Morteros,” Universidad de San Buenaaventura Seccional Bello, 2015. [4]D. Jimenez and J. Moreno, “Efecto del reemplazo de cemento portland por el dioido de titanio en las propiedades mecanicas del mortero,” Pontificia Universidad Javeriana, 2016. [5]L. Wang, H. Zhang, and Y. Gao, “Effect of TiO2 nanoparticles on physical and mechanical properties of cement at low temperatures,” Adv. Mater. Sci. Eng., 2018, doi: 10.1155/2018/8934689. [6]Comisión de Normalización y de Fiscalización de Barreras Comerciales no Arancelares, Norma Técnica Peruana. Perú, 2013, p. 29. [7]ASTM Internacional, “ASTM C150,” 2021. https://www.astm.org/Database.Cart/Historical/C150-07-SP.htm. [8]M. Issa, “( current astm c150 / aashto m85 ) with limestone and process addition ( ASTM C465 / AASHTO M327 ) on the performance of concrete for pavement and Prepared By,” 2014. [9]S. Zailan, N. Mahmed, M. Abdullah, A. Sandu, and N. Shahedan, “Review on characterization and mechanical performance of self-cleaning concrete,” MATEC Web Conf., vol. 97, pp. 1–7, 2017, doi: 10.1051/matecconf/20179701022. [10]C. Chavarry, L. Chavarría, A. Valencia, E. Pereyra, J. Arieta, and C. Rengifo, “Hormigón reforzado con vidrio molido para controlar grietas y fisuras por contracción plástica,” Pro Sci., vol. 4, no. 31, pp. 31–41, 2020, doi: 10.29018/issn.2588-1000vol4iss31.2020pp31-41. [11]D. Tobaldi, “Materiali ceramici per edilizia con funzionalità fotocatalitica,” Università di Bologna, 2009. [12]Norme UNI, “Norma Italiana UNI 11259,” 2016. http://store.uni.com/catalogo/uni-11259-2008?josso_back_to=http://store.uni.com/josso-security-check.php&josso_cmd=login_optional&josso_partnerapp_host=store.uni.com. [13]E. Grebenisan, H. Szilagyi, A. Hegyi, C. Mircea, and C. Baera, “Directory lines regarding the desing and production of self-cleaning cementitious composites,” Sect. Green Build. Technol. Mater., vol. 19, no. 6, 2019. [14]M. Kaszynska, “The influence of TIO2 nanoparticles on the properties of self-cleaning cement mortar,” Int. Multidiscip. Sci. GeoConference SGEM, pp. 333–341, 2018.
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Liguori, P., and R. Ripoli. "REPAIR OF POSTERIOR VAGINAL WALL DEFECTS WITH PELVICOL™ IMPLANT ANCHORED TO ILIOCOCCYGEUS." Urogynaecologia 20, no. 1 (July 1, 2010): 13. http://dx.doi.org/10.4081/uij.2006.1.13.

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Abstract:
Pelvic floor prolapse is a frequent condition in the female population, inevitably deemed to increase with the population average age increase. If quality of life of women suffering from pelvic prolapse is investigated, the impact of symptoms may result dramatic, causing psychological, relational, sexual, working problems. Posterior vaginal wall defects are classified as rectocele and enterocele. Rectocele means hernia or protrusion of the anterior wall of rectum in vagina, such condition being determined both by softening of posterior vaginal wall and by damaging of lateral insertions of the vagina to the pelvic wall. RIASSUNTO Il descensus del pavimento pelvico &egrave; una condizione frequente nella popolazione femminile, destinata inevitabilmente ad aumentare con l&rsquo;aumento dell&rsquo;et&agrave; media della popolazione. Se si indaga sulla qualit&agrave; della vita delle donne affette da descensus pelvico, risulta che l&rsquo;impatto dei sintomi pu&ograve; essere drammatico, creando problemi psicologici, relazionali, sessuali ed occupazionali. I difetti della parete vaginale posteriore vengono classificati come rettocele ed enterocele. Per rettocele s&rsquo;intende l&rsquo;ernia o protrusione della parete anteriore del retto in vagina, tale condizione pu&ograve; essere determinata sia da un&rsquo;attenuazione della paAim of the study is to use a surgical technique for the treatment of posterior vaginal wall defects and a type of prosthetic material that solves the pathology, being in the meanwhile the least invasive as possible, not having high costs and not leaving physical and/or psychological invalidating problems. In the choice of the type of surgical intervention to be carried out for the correction of an anatomical and/or functional defect is necessary to carefully evaluate the impact that this intervention may cause to women&rsquo;s life and - as the evidencebased medicine imposes - it is necessary to evaluate the adequacy of medical interventions as to the possibility that they offer to promote or regain health. The surgical technique used foresees a transversal incision of the posterior vaginal wall at the rima vulvae with detachment of the vagina and exposure of the rectovaginal septum up to the posterior fornixes. Exposing the ischial spine, a Vicryl point is given bilaterally 1 cm forward and upward to the spine itself. Thus the PelvocolTM tape is fixed with the same thread that consequently anchors the wall of the vaginal fundus, De Lancey II-III point. With this technique the musculi levatoris ani are not medialized, there are no sutures in the vagina, thus guaranteeing a normal anatomy and a normal vaginal axis, avoiding the onset of dyspareunia and pain in the sacral region, as a consequence of the traditional posterior colporrhaphy or the suspension correction to the ligamentum sacrospinalis. rete vaginale posteriore che da un danneggiamento delle inserzioni laterali della vagina alla parete pelvica. Scopo dello studio &egrave; quello di utilizzare per la cura dei difetti della parete vaginale posteriore, una tecnica chirurgica e un tipo di materiale protesico che al contempo risolva la patologia, sia il meno possibile invasivo, non abbia costi elevati e non lasci esiti invalidanti fisici e/o psichici. Nella scelta del tipo d&rsquo;intervento chirurgico da effettuare per la correzione di un difetto anatomico e/o funzionale &egrave; necessario valutare attentamente l&rsquo;impatto che tale intervento pu&ograve; avere sulla vita della donna e come c&rsquo;impone la medicina basata sull&rsquo;evidenza, &egrave; necessario valutare l&rsquo;appropriatezza degli interventi medici in relazione alla possibilit&agrave; che offrono di promuovere o recuperare il bene salute. La tecnica chirurgica utilizzata prevede un&rsquo;incisione trasversale della parete vaginale posteriore a livello della rima vulvare con scollamento della vagina ed evidenziazione del setto rettovaginale fino ai fornici posteriori. Repertando la spina ischiatica, si appone un punto di vicryl bilateralmente ad 1 cm in avanti ed in alto alla spina stessa. La bendarella di Pelvicol &trade; viene cos&igrave; fissata con lo stesso filo che conseguentemente ancora la parete del fondo vaginale, II-III punto di De Lancey. Con tale tecnica i muscoli elevatori dell&rsquo;ano non vengono medializzati, non vi sono suture in vagina il ch&egrave; garantisce una normale anatomia ed un normale asse vaginale evitando l&rsquo;insorgenza di dispareunia e dolore in regione sacrale, quale conseguenza della tradizionale col- 14 UROGYNAECOLOGIA INTERNATIONAL JOURNAL P. LIGUORI, R. RIPOLI The utilized material is Pelvicol, a sterile, biocompatible fabric, made up of acellular collagen matrix and elastin fibres, derived from pig dermis. The correction of grade I, II and III rectocele has been rarely applied in the past due to the concern of creating an excessive reduction in the vaginal caliber with complications such as reduced vaginal capacity and dyspareunia. Our experience demonstrated that the carrying out of the above described surgical technique not only guarantees the anatomical preservation of the posterior segment, but represents an optimal repair of the pelvic statical defect. The Pelvicol implant guarantees to women the return to normal social and sexual life, so that this method is to be privileged with respect to traditional surgical techniques. However, this surgery needs a wider usage trial by other surgeons, in order to find its definite role in rectocele surgical therapy.
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Isse, Renan Marques. "O ensino produtivo para formação de falantes proficientes." Revista Italiano UERJ 13, no. 1 (October 17, 2022): 22. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2022.70720.

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RESUMO: Adotar o uso de gêneros textuais para o ensino de língua é uma forma de demonstrar aos alunos as diferentes manifestações cotidianas de uso da língua em questão. Dessa forma, nossa proposta busca demonstrar como o ensino de leitura e de língua italiana pode se beneficiar com a adoção de gêneros textuais, e, portanto, apresentamos um relato de experiência com base nessa abordagem teórica em específico. A partir da análise de documentos que normatizam o ensino de línguas materna e estrangeiras no país e da contribuição de teóricos que dão suporte ao nosso objetivo, demonstraremos a posição central do gênero textual para o ensino de línguas no Brasil. Nesse sentido, mergulharemos nas contribuições valorosas de Geraldi (1999), Marcuschi (2010) e Travaglia (2009), nesse aspecto vital em que os três autores convergem como proposta para o ensino de língua. Nossa investigação se propõe a indicar caminhos para que o gênero textual, em vias de consolidação de seu papel nas aulas de língua materna na escola, também seja adotado no contexto do ensino de língua estrangeira e desenvolvimento de práticas de leitura, e, portanto, seja mais valorizado nas propostas de materiais didáticos adotados por cursos de língua. Ao contrapor o modo com o qual se ensinava línguas ao modo que defendemos para o ensino produtivo, buscaremos desestruturar o ensino engessado em práticas de metalinguagem, nomenclaturas e identificações de funções linguísticas para privilegiar o ensino produtivo, isto é, aquele que visa à criação e ao desenvolvimento das competências e habilidades comunicativas do falante. Para ilustrar nossa fala, apresentaremos, também, a metodologia utilizada para o ensino de italiano em uma turma de nível A1-A2, com vias de contemplar o ensino produtivo a partir da leitura e discussões de gêneros jornalísticos escolhidos.Palavras-chave: Ensino Produtivo. Gêneros textuais. Ensino de línguas. Ensino de italiano. ABSTRACT: Adottare l’uso di generi testuali per l’insegnamento di lingue è una forma di dimostrare agli studenti le diverse manifestazioni quotidiane di uso di questa lingua. In questo modo, la nostra proposta prova a dimostrare la maneira in cui l’insegnamento di lettura e di lingua italiana possa essere beneficiato dall’addozione dei generi testuali, e, quindi, presentiamo un rapporto di esperienza basato sul cosidetto approccio teorico. Partendo dall’analisi dei documenti che standardizzano l’insegnamento di lingue madre e straniere nel paese e dal contributo di teorici che sostengono il nostro obiettivo, dimostreremo la posizione centrale del genere testuale per l’insegnamento di lingue in Brasile. Per raggiungere il nostro obiettivo, useremo i contributi preziosi di Geraldi (1999), Marcuschi (2010) e Travaglia (2009) nell’aspetto in cui le loro ricerche e pubblicazioni convergono come proposta per l’insegnamento di lingue. La nostra ricerca si propone ad indicare percorsi perché il genere testuale, in fasi di consolidamento del suo ruolo nelle lezioni di lingua madre alla scuola, sia anche utilizzato nel contesto dell’insegnamento di lingua straniera e sviluppo di pratiche di letture, e, pertanto, sia più apprezzato nelle proposte di materiali didattici adottate dai corsi di lingua. Per contrastare il modo con cui si insegnavano le lingue con quello che difendiamo come insegnamento produttivo, proveremo a destrutturare l’insegnamento chiuso nelle pratiche di metalinguaggio, nomenclature e identificazione di funzioni linguistiche per privilegiare quello tipo di insegnamento di lingue che mira alla creazione e allo sviluppo delle competenze e abilità comunicative del parlante. Per illustrare il nostro discorso, presenteremo, anche, la metodologia utilizzata per l’insegnamento di italiano in una classe livello A1-A2 affinché si contempli l’insegnamento produttivo attraverso la lettura e discussione dei generi giornalistici scelti.Parole chiave: Insegnamento produttivo. Generi testuali. Insegnamento di lingue. Insegnamento di italiano. ABSTRACT: Adopting text genres for language teaching is a way to demonstrate students the daily different manifestations of the specific language being used. This way, our proposal aims at demonstrating how reading and Italian language teaching can be benefited from the adoption of text genres, and, thus, we present a case study based on this theoretical approach. From the analysis of native and foreign language teaching normative documents, we demonstrate the central role of text genre for language teaching in Brazil. This way, we dive deep into Geraldi’s (1999), Marcuschi’s (2010) and Travaglia’s (2009) worth contributions, in the point of utmost importance where they all agree as a way to teach language. Our investigation proposes to indicate paths so that the text genre, in consolidation of its role in mother language at school, can also be adopted for foreign languages and reading practices’ developments, and, therefore, acquire more value in textbooks adopted by language schools. Comparing the way in which languages were taught in the past to the way we defend for productive teaching, we aim at deconstructing teaching based on metalinguistic practices, naming labels and syntax function identification to privilege productive teaching, that is, practices whose target is developing the speakers’ competences and communicative skills. So as to illustrate our text, we will also present the methodology used towards Italian teaching in an A1-A2 group, with the intention to contemplate productive teaching from the reading and discussion of selected journalistic texts’ discussion.Keywords: Productive Teaching. Textual genres. Language teaching. Teaching Italian.
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Butera, Federico, and Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Abstract:
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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"L’AMBIENTE COME FATTORE DI APPRENDIMENTO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA." Studia Polensia 05, no. 01 (October 31, 2016): 1–20. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2016.05.01.01.

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Abstract:
Nel saggio si elabora il tema dell’ambiente fisico e sociale come fattore essenziale per sviluppare un progetto educativo. L’ambiente è considerato “terzo educatore” e gioca un ruolo decisivo nel determinare la qualità degli apprendimenti. Le aule, i laboratori, i corridoi, la forma materiale dell’edificio, il contesto in cui è collocato, i colori delle pareti, la qualità dell’illuminazione, gli arredi, i materiali didattici: tutto questo crea l’ambiente dove il bambino vive, apprende, fa esperienze, entra in relazione con gli altri. Incisiva nella sua crescita è la figura dell’educatore, il quale attraverso azioni finalizzate dirette e indirette, può creare spazi gradevoli, accessibili e funzionali all’apprendimento. La ricerca empirica conferma l’impegno delle scuole dell’infanzia incluse nell’indagine a essere un luogo d’incontro, interazione, ascolto, reciprocità per migliorare la relazione tra bambino e ambiente scolastico. In particolare lo dimostrano la ricchezza di angoli e materiali messi a disposizione dei bambini dalle educatrici.
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Hufnagel, Henning. "Sovrapposizioni. Testo, immagine e fotografia ne "Il Giuoco dell’Oca" di Edoardo Sanguineti." Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no. 68 (October 22, 2021). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/68.2.6.

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Abstract:
Il saggio legge il romanzo di Sanguineti Il Giuoco dell’Oca attraverso un nuovo focus: la medialità. Vi si dimostra come, anche senza includere alcuna immagine materiale, esso funzioni come fototesto, anzi costituisca un fototesto di livello potenziato: articolandosi in una serie ecfrastica, mettendo in scena tensioni riflessive tra lingua e immagine, simulando persino il modo di percezione dell’obiettivo fotografico. Attraverso le immagini, Sanguineti contesta non solo i modi narrativi convenzionali, ma spinge la sua sperimentazione anche oltre le avanguardie francesi con le quali dialoga, da Breton ai contemporanei Robbe-Grillet e Sollers. Keywords: narratività, intermedialità, fotografia, Nouveau roman, Tel Quel.
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Viglione, M., F. Vaccarella, M. Carlini, and M. Canestri. "Percorso diagnostico terapeutico Labiopalatoschisi nell'A.O. di Alessandria." Working Paper of Public Health 5, no. 1 (June 15, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2016.6691.

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Abstract:
Introduzione: Il progetto “labiopalatoschisi” nasce nel 2003 ad Alessandria e si concretizza nell’apertura ufficiale di un ambulatorio L.P.S. che coinvolge non solo medici, chirurghi, operatori sanitari della nostra ASO ma anche odontoiatri che prestano la loro opera a livello di volontariato. Sempre nel 2003 alcuni genitori fondano l’Associazione Labiopalatoschisi Alessandria “Un sorriso per loro” con l’intento di sostenere le famiglie e i piccoli pazienti nell’impegnativo percorso diagnostico terapeutico che prosegue per tutta l’età evolutiva. Metodologia: Poiché questa patologia coinvolge organi, apparati e funzioni diverse, è stata adottata la formula del day-hospital terapeutico che permette valutazioni collegiali (chirurgica, odontoiatrica, otorino, logopedica e specialistiche correlate) in un’unica struttura e in un unico accesso. I genitori diventano parte integrante di questo percorso e con loro si stringe un’”alleanza terapeutica” perché portino a completamento il percorso terapeutico impegnandosi a collaborare alle cure prestate e a rispettare i tempi di valutazione e intervento. Dalla nascita del piccolo paziente i familiari vengono coinvolti con counselling e materiale informativo finalizzato. Nell’ambulatorio LPS vengono seguiti non solo i bambini operati presso la nostra struttura o residenti comunque sul territorio ma anche bambini operati o provenienti da altre strutture ospedaliere mantenendo poi i contatti con gli operatori dei centri di provenienza. I bambini sono presi in carico dall’ambulatorio dal momento della nascita fino ai 20 anni. Risultati: Dal 2009 presso l’ambulatorio sono stati effettuati 3139 accessi per cure secondarie post operatorie, 940 visite, 131 interventi chirurgici su nuovi casi. I piccoli pazienti hanno potuto godere di interventi e valutazioni interdisciplinari (visita chirurgica, otorino, odontoiatrica-ortodontica, valutazione e counselling logopedico, eventuali visite specialistiche correlate es. chirurgia estetica e ricostruttiva, auxologica, psicologica, neuropsichiatrica) in un unico accesso e un’unica struttura. Le prestazioni sono gratuite comprese quelle odontoiatriche-ortodontiche prestate da odontoiatri volontari. La facilità di accesso garantisce la continuità delle cure, motivando ed incoraggiando i piccoli pazienti ed i loro familiari al completamento del percorso terapeutico impedendo che la malformazione presente alla nascita si trasformi in handicap in età adulta. Conclusione: La palatoschisi ha un incidenza in Italia di circa un caso ogni 1000 nati. E’ una malformazione che può coinvolgere labbro superiore, gengiva, palato duro e molle e naso. Frequentemente è associata a quadri sindromici (es.sindrome velocardio facciale, sindrome di Pierre_Robin, Sindrome da delezione cromosomica (cromosoma 22 Q), sindrome di Charge). La labiopalatoschisi determina dei problemi di natura funzionale ed estetica; un bambino affetto da questa patologia ha delle enormi difficoltà nel nutrirsi, nel parlare. Il recupero completo della malformazione copre solitamente diversi anni e può richiedere anche numerosi interventi chirurgici. Facendo parte di quadri sindromici complessi, possono essere inoltre presenti malformazioni ad altri apparati ed organi e ritardo cognitivo. Risulta quindi indispensabile quell’interdisciplinarietà garantita dall’ambulatorio Labiopalatoschisi che ha permesso a tanti piccoli pazienti di diventare degli adulti “sani”.
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Farinotti, Luisella. "La parola del colpevole. A German Life: il fuori campo della Storia, il controcampo delle immagini." Altre Modernità, May 8, 2022, 82–100. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/17809.

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Il saggio analizza A German Life, film intervista all’ultracentenaria Brunhilde Pomsel, segretaria di Goebbels. Più che alla possibilità di accedere al dietro le quinte di uno dei luoghi chiave del potere nazista, il film è interessato alla marginalità di questa figura, esemplare della responsabilità del popolo tedesco nella catastrofe del Novecento. Il suo lungo racconto appare allora come una confessione, messa alla prova da altre testimonianze documentali – i materiali d’archivio, per lo più filmati di propaganda nazista o film educativi degli Alleati – che funzionano come controcampo delle parole del testimone. Se l’immagine apre al fuori campo di una verità a lungo negata, la natura propagandistica dei materiali sembra rafforzare l’ambigua qualità della testimonianza e svelarne l’opacità. Tra visivo e sonoro, tra parola e immagine, si articola il difficile accesso al trauma, la sua inafferrabilità costitutiva e, insieme, emergono le operazioni di disvelamento e nascondimento messe in atto tanto nel racconto quanto nei filmati. Se la struttura a frammenti del testo sembra replicare la natura frammentaria della memoria e la sua verità lacunosa, il contrasto tra visivo e sonoro, tra parola e immagine, viene rafforzato nelle scelte formali: il film rinuncia alla voce fuori campo e si affida a riprese molto ravvicinate, a primi e primissimi piani che non lasciano vie di fuga allo sguardo. A German Life si colloca in questa tensione tra oggettività del documento e parzialità dichiarata della visione, rivendicando la propria posizione testimoniale.
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Zampese, Luciano. "Prove di galleggiamento: il dialetto in "Libera nos a malo" di Luigi Meneghello." Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no. 65 (October 30, 2018). http://dx.doi.org/10.22015//v.rslr/65.2.10.

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Abstract:
Il rilievo del dialetto nella scrittura di Luigi Meneghello è apparso assolutamente centrale fi n dalle prime recensioni alla sua opera d’esordio, Libera nos a malo del 1963; gli studi successivi – quelli di Giulio Lepschy rimangono un punto di riferimento per molti versi insuperabile – hanno via via approfondito l’analisi. È così possibile off rire una panoramica che, pur sintetica, delinei la complessità delle manifestazioni e delle funzioni del dialetto nel complesso impasto linguistico dell’autore e nella specifi cità delle singole opere: qui ci si soffermerà in particolare, oltre alla funzione di verità di una scrittura «dall’interno» del mondo narrato, sui diversi livelli di emersione e vitalità del dialetto. Per quanto riguarda Libera nos, vi è poi un’occasione specifi ca che invita alla ripresa del tema: si tratta dei materiali inediti che cominciano ad affi orare tra le carte meneghelliane dell’Archivio Scrittori Vicentini del Novecento della Biblioteca Bertoliana di Vicenza; tra queste appaiono interessanti le lettere a Giorgio Bassani e alla casa editrice Feltrinelli, precedenti la pubblicazione di Libera nos.
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Suaudeau, Jacques. "Le cellule staminali: dall’applicazione clinica al parere etico. Parte III. Riflessioni etiche." Medicina e Morale 55, no. 6 (December 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.335.

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Abstract:
Un’ampia polemica si è sviluppata attorno alle cellule staminali: alcuni rivendicano una totale libertà di reperire le cellule staminali embrionali umane (hES) dagli embrioni provenienti dalla fecondazione in vitro o dal trasferimento nucleare (clonazione terapeutica), altri insistono sull’impiego di cellule staminali somatiche e di cellule del sangue del cordone ombelicale (UCB). Il fulcro di questa polemica è etica: infatti, il reperimento del primo tipo di cellule, in quanto richiede il sacrificio programmato di embrioni umani, solleva, a differenza del secondo tipo, questioni etiche. Molti tra coloro che reputano la ricerca sulle cellule hES eticamente accettabile ritengono che gli embrioni umani, prima dell’impianto uterino, non possono essere considerati ancora organismi individuali. Essi fondano la loro tesi su due considerazioni: l’elevata percentuale di perdita naturale di embrioni precoci e il verificarsi della gemellarità monozigotica. Recenti studi hanno, tuttavia, messo in crisi simile tesi, mostrando che l’embrione dei mammiferi funziona come unità biologica sia a livello citologico (gap junctions, tight junctions, compaction) sia a livello genetico (zigotic gene activation). Altri si dichiarano a favore della ricerca sulle cellule ES, giustificandola con la seguente argomentazione: un “essere” umano non può essere riconosciuto come tale dal punto di vista antropologico, finché non abbia raggiunto un elevato grado di “umanizzazione”. Tuttavia, l’errore di simile “prospettiva dello sviluppo” proviene dalla mancanza di un’attenta riflessione sul piano ontologico. Altri, pur riconoscendo che l’embrione umano, in quanto persona potenziale, merita grande rispetto, giustificano la distruzione di embrioni umani per reperire le cellule ES, ricorrendo all’argomento del “fine buono”. In questo caso, il principio morale intangibile che deve essere applicato è quello per il quale il fine non giustifica i mezzi. Ne deriva che la distruzione di embrioni umani per ottenere cellule ES è una eliminazione diretta e deliberata di un essere umano innocente, non giustificabile attraverso alcun argomento. Va, infine, posto il seguente quesito: è lecito usare linee di hES fornite da altri ricercatori o disponibili sul mercato? Tuttavia, una simile utilizzazione rientra nella categoria della cooperazione moralmente illecita ad atti ingiusti, sia in termini di cooperazione materiale immediata sia in termini di cooperazione formale. D’altra parte, la proposta di reperire linee di cellule ES da un singolo blastomero, ottenuto attraverso la biopsia di un embrione, sarebbe, senza dubbio, più rispettosa della vita umana nascente, ma comporterebbe altri problemi etici: essa, infatti, implicherebbe il ricorso alla fecondazione in vitro ed esporrebbe l’embrione a un rischio non indifferente. Quanto poi alla “riprogrammazione” di cellule somatiche a livello di cellule ES, pur essendo eticamente lecita, resta, allo stato corrente, un’ipotesi teorica. Il realismo pratico ed il rispetto della vita umana nascente ci spingono, dunque, a considerare come primaria la ricerca sulle cellule staminali adulte e sulle cellule del sangue del cordone ombelicale, che, nel campo della medicina rigenerativa, ha già dato risultati incoraggianti. ---------- A wide polemic has developed around stem cells: some claim a full freedom for deriving human embryonic stem cells (hES) from embryos coming from in vitro fertilization or from nuclear transfer (therapeutic cloning), others insist on the interest of somatic stem cells or stem cells from umbilical cord blood (UCB). The core of this polemic is ethical: in fact, getting the first type of cells, because of it needs the programmed sacrifice of human embryos, raise, unlike the second type, ethical questions. Many among those who think hES research as ethically acceptable consider that human embryos before implantation cannot be considered as individual organisms. They support their opinion on two considerations: the elevated percentage of natural loss of early embryos and the occurrence of monozygotic twinning. But, recent studies have removed a lot of their substance from these arguments, showing in particular that the mammalian embryo works as a biological unity at the cytological level (gap junctions, tight junctions, compaction) as well as at the genetic level (zigotic gene activation). Others pronounced themselves in favor of hES research, with the argument that a biological human “being” cannot be recognized as such from an anthropological standpoint until he has reached a consistent level of “humanization”. But, the error of this “developmental perspective” comes from its ignorance of a careful ontological reflection. Others, although they do recognize that the human embryo, as a possible person, deserves great respect, justify the destruction of human embryos human to get ES cells with the argument of the “good end”. In this case, the intangible moral principle that must be applied is that the goal doesn’t justify the means. It follows that the destruction of human embryos to get hES cells is a direct and deliberate elimination of an innocent human being that no argument can justify. Another question is: is it permissible to use hES cell lines from other researchers or available on the market? But, this use enters into the category of the illegitimate cooperation in evil, both in terms of immediate material cooperation, and in terms of formal cooperation. On the other hand, the proposal to derive hES cell lines from a single blastomere separated mechanically from an embryo while leaving alive this embryo would be more respectful of early human life, but brings in other ethical problems: it implicates the practice of in vitro fertilization in vitro, and exposes the embryo to a substantial risk. Regarding the “reprogramming” of somatic cells to the level of ES cells, although it is ethically permissible, is now more a theoretical hypothesis. Practical realism and respect of early human life invite therefore to give prime attention to research on adult stem cells and on stem cells from umbilical cord blood, that, in the field of the regenerative medicine, have given encouraging results.
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