Dissertations / Theses on the topic 'Marziano'

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1

Gariboldi, Nicolo. "Analisi FEM dei componenti di un rover marziano." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23546/.

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Abstract:
L'elaborato tratta di analisi strutturali, effettuate con un programma ad elementi finiti, di alcuni componenti di un rover progettato da un gruppo di studenti dell'Università di Bologna, Alma-X, per la European Rover Challenge.
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2

Malfi, Enrico. "Morfometria di forme carsiche in un possibile "landing site" marziano." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7872/.

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Abstract:
Starting from some satellite photos, we try to understand if someone of the many negatives roundish shapes recognized into a complex of two impacts craters could verify the karst phenomenon on Mars. This fact if confirmed could be extremely important to find microbiological life living underground in an area of contact between water and sulfates, shielded from cosmic radiation. In order to verify if these negatives shapes have a karst origin or an impact one, we made several morphometric measurements with particular attention to the length of the axes and to the depth of these depressions. We also studied some other forms (such jagged ridges) as another possible witness of the karst.
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3

Veronesi, Vanni <1986&gt. "Fonti greche, traduzione latina e apparato grafico in Marziano Capella (VI 706-723, VII 731-742)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/14981.

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Abstract:
Il lavoro tenta di fare luce sulla tecnica della traduzione nel De nuptiis Philologiae et Mercurii, attraverso la ricostruzione delle fonti greche e l’analisi della lingua scientifica di Marziano Capella. Nell’impossibilità di un’indagine stilistica sulla totalità dei novena volumina (IX 997), il contributo si concentra sui §§ VI 706-723 e VII 731-742, ma il problema del rapporto con le fonti e in generale con il greco è stato comunque affrontato per l’intera opera. La tesi è divisa in tre parti. Nella prima viene riesaminata la tradizione indiretta precarolingia delle Nuptiae, in rapporto con la trasmissione manoscritta che data a partire dal IX secolo; è poi fornita una rassegna di tutti i commentatori medievali e degli excerpta del testo. Nell’analizzare le posizioni della critica in merito alla tradizione manoscritta si è provveduto a un riesame della recensio: all’interno di questo lavoro sono stati catalogati − per la prima volta negli studi marzianei − tutti i disegni, dal I al IX libro, attestati nei ventuno codici del ‘canone Préaux’. Questa analisi arriva a conclusioni nuove sulla presenza di un apparato grafico come parte integrante del testo marzianeo, almeno per i §§ 401-403 e 710-718. La seconda parte discute il bilinguismo e l’uso delle fonti greche; segue l’analisi della tecnica del vertere. La terza parte presenta il commento ai §§ 706-723 e 731-742, gli schemi lessicali con tutti i vocaboli analizzati, le relative traduzioni e i loci paralleli.
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4

Grion, Anna. "Martiani Capellae De Nuptiis Philosopiae et Mercurii liber VII. Introduzione, traduzione e commento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/9141.

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Abstract:
2011/2012
La tesi verte sul settimo libro del De Nuptiis Philologiae et Mercurii del cartaginese Marziano Capella, dedicato all'aritmetica. Il lavoro presenta il testo latino, stabilito sulla base delle edizioni critiche esistenti, la traduzione e puntuali note di commento di tipo filologico e contenutistico. L'introduzione fornisce un inquadramento del libro all'interno dell'opera e presenta le fonti e i caratteri dell'Aritmetica di Marziano.
XXV Ciclo
1984
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5

Filip, Ireneo. "Martiani Capellae De Nuptiis Philologiae et Mercurii liber VI [§§ 567 - 642]. Introduzione, traduzione e commento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4500.

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Abstract:
2009/2010
Il lavoro consiste nella traduzione e nel commento del libro VI [de geometria] del De Nuptiis Philologiae et Mercurii di Marziano Capella, limitatamente ai §§ 567-642. Il testo latino è stato criticamente rivisto rispetto a quello presente nelle edizioni esistenti dell'opera.
XXIII Ciclo
1974
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6

Bigi, Massimo. "Progetto concettuale di rotore di velivolo per esplorazione marziana." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Con il presente elaborato di tesi ci si propone di sviluppare il progetto concettuale del rotore di un velivolo per l’esplorazione marziana di massa complessiva pari a 20 kg. Tenendo conto delle problematiche specifiche del caso di studio e degli approcci non convenzionali al problema che esso richiede, l’obiettivo è quello di trattare a livello concettuale il progetto di un rotore ottimizzato per l’atmosfera di Marte e per le sue peculiari caratteristiche fisiche. Questo studio costituisce il punto di partenza per uno sviluppo più dettagliato dell’argomento nel corso del progetto preliminare. Dopo aver definito un modello di atmosfera di riferimento, le specifiche del progetto e i requisiti che esso deve rispettare, utilizzando i risultati teorici della Teoria del Disco Attuatore si è compiuta una prima valutazione delle dimensioni generali richieste dal caso di studio, individuando raggio e “solidity ratio” opportuni. Dopodiché, applicando la Teoria dell’Elemento di Pala, si è progettata la geometria in pianta delle pale, determinandone il numero, la corda effettiva e la rastremazione. Infine, una possibile scelta del profilo da impiegare è stata proposta, e una distribuzione dell’angolo di calettamento dei profili lungo la pala è stata progettata. Una volta dimensionata la geometria concettuale del rotore, si è realizzata una sua modellazione in un CAD tridimensionale.
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7

Cenni, Claudia <1979&gt. "Ovidio e Marziale tra poesia e retorica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2003/1/Cenni_Claudia_Tesi.pdf.

Full text
Abstract:
This 
study
 participates 
of
 the 
vivacious
 and
 recent 
interest
 for
 the 
Martial’s
 work, 
that
 has
 brought
 to
 discover
 a
 wealth
 and 
a 
complexity,
 remained 
for 
a
long
 time
 hidden, 
of 
the 
epigrammatic
 kind.
 Of
 this
 complexity
 is
 an
 important
 part
 the
 refined
 allusive
 game
 with
 the
 preceding
 tradition,
 as
 that
 with 
Ovid.
 My 
work
 is
 divided
 in
 two
 sections: 
the 
first
 one
 is dedicated
 to 
the 
passages 
in 
which
 Martial
 quotes
 Ovid
 and
 to
 the
 surest
 and
 more
 important
 recalls.
 The
 single
 chapters
 are
 dedicated
 to
 a
 detail
 theme
 (the
 apostrophe
 to
 the
 book;
 the
 mythology;
 the
 love;
 the
 exile).
 The
 second
 section, 
instead, 
is
 dedicated 
to 
the 
rhetoric,
 with
 an 
analysis 
of
 the
 structure 
of 
the 
poetic
 discourse
 in
 the
 elegy
 and
 in
 the
 epigram,
 and
 to
 the study
 of
 some
 rhetorical
 figures,
 in
 primis
 the
 sententia,
 key‐element
 in
 the
 Martial’s
 work,
 but
 also
 decisive
 in
 the
 innovative
 poetic process
 begun by
 Ovid.
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8

Cenni, Claudia <1979&gt. "Ovidio e Marziale tra poesia e retorica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2003/.

Full text
Abstract:
This 
study
 participates 
of
 the 
vivacious
 and
 recent 
interest
 for
 the 
Martial’s
 work, 
that
 has
 brought
 to
 discover
 a
 wealth
 and 
a 
complexity,
 remained 
for 
a
long
 time
 hidden, 
of 
the 
epigrammatic
 kind.
 Of
 this
 complexity
 is
 an
 important
 part
 the
 refined
 allusive
 game
 with
 the
 preceding
 tradition,
 as
 that
 with 
Ovid.
 My 
work
 is
 divided
 in
 two
 sections: 
the 
first
 one
 is dedicated
 to 
the 
passages 
in 
which
 Martial
 quotes
 Ovid
 and
 to
 the
 surest
 and
 more
 important
 recalls.
 The
 single
 chapters
 are
 dedicated
 to
 a
 detail
 theme
 (the
 apostrophe
 to
 the
 book;
 the
 mythology;
 the
 love;
 the
 exile).
 The
 second
 section, 
instead, 
is
 dedicated 
to 
the 
rhetoric,
 with
 an 
analysis 
of
 the
 structure 
of 
the 
poetic
 discourse
 in
 the
 elegy
 and
 in
 the
 epigram,
 and
 to
 the study
 of
 some
 rhetorical
 figures,
 in
 primis
 the
 sententia,
 key‐element
 in
 the
 Martial’s
 work,
 but
 also
 decisive
 in
 the
 innovative
 poetic process
 begun by
 Ovid.
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9

Brüning, Philipp [Verfasser]. "DNA-analytische Methoden zur Reinheitskontrolle von Marzipan / Philipp Brüning." München : Verlag Dr. Hut, 2012. http://d-nb.info/1024242811/34.

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10

Russotti, Ambra <1990&gt. "Ricerche sulla variantistica d'autore negli Epigrammaton libri di Marziale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/9074/1/russotti_ambra_tesi.pdf.

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Abstract:
La tesi consiste in un’analisi delle numerose varianti significative riportate dai testimoni degli Epigrammi, condotta secondo un’impostazione metodologica innovativa, sostanzialmente ispirata – con le dovute differenze, e comprensibile cautela supplementare – alla moderna filologia d’autore. Scopo della ricerca è stato infatti individuare ovunque possibile macro-categorie di varianti che dessero l’impressione di condividere le medesime caratteristiche formali e la medesima ratio, costituendo, in questo senso, un “sistema di varianti”. Tale impostazione consente di isolare una serie di categorie in sé coerenti, identificabili con altrettante “mani” poetiche, riconducibili a un preciso intervento – editoriale o autoriale – sull’opera.
The dissertation consists in an analysis of the many significant variant readings reported in the tradition of the Epigrams. The analysis is led through a novel methodologic approach that takes the lead from philological research about authors' work in modern philology. The aim is to pinpoint potential macro-systems of variant readings that may allow to identify categories of coherent variants, traceable to different hands.
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11

Casà, Nicola <1985&gt. "La schiavitù in Marziale: esperienza quotidiana e rappresentazione sociale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21445.

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Abstract:
Il presente lavoro è incentrato sull’analisi della presenza servile negli epigrammi di Marziale. Ho selezionato e schedato tutti i componimenti in cui è attestata la presenza di un individuo di condizione servile e poi ho analizzato i carmi suddividendoli in otto categorie. Nel primo capitolo sono presi in considerazione i carmi in cui sono presenti schiavi nella vita quotidiana, servi legati a funzioni domestiche e servi viatores, addetti alla cucina e servi legati al traporto del dominus, servi della familia rustica e schiavi legati alla cura del corpo. Nel secondo sono analizzati i testi in cui il poeta pone l’accento sullo schiavo considerato come un oggetto, ad esempio gli Apophoreta che accompagnano il dono di un servo o i carmi che narrano della compravendita di personale servile. Nel terzo sono riportati i carmi che attestano l’attività di alcuni schiavi fedeli. Il quarto capitolo, invece, è incentrato sugli epigrammi che riportano episodi in cui diversi individui di condizione servile sono coinvolti in funzioni sessuali. Ancora il quinto capitolo pone attenzione ai carmi in cui Marziale racconta aneddoti che hanno come protagonisti alcuni schiavi furbi. Il sesto capitolo è incentrato sulla punizione del personale servile. Il settimo capitolo raccoglie gli epigrammi funerari di alcuni schiavi, soprattutto schiavi personali del poeta. Infine nell’ottavo capitolo si analizzano alcuni epigrammi in cui sono presenti dei riferimenti alla schiavitù all’interno di altri rapporti sociali. L’obiettivo è stato quello di analizzare il significato della presenza servile in Marziale. Dal lavoro emerge che la presenza servile nella prassi quotidiana appare indiscutibile anche in virtù del significato sociale che essa aveva. Emerge, inoltre, una particolare sensibilità nei confronti del personale servile.
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12

Marziale, Alexander [Verfasser]. "Palladium complexes for cross-coupling reactions in aqueous media / Alexander Marziale." München : Verlag Dr. Hut, 2011. http://d-nb.info/1013526619/34.

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13

De, Noni Matteo <1990&gt. "Giovanni Pascoli professore di latino: l'antologia "Lyra" e l'esegesi di Marziale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7014.

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Abstract:
L'esperienza di Giovanni Pascoli come professore liceale e universitario ha partorito molti scritti in prosa concernenti lo studio delle discipline classiche, latino in primis, la maggior parte dei quali analizzati solo marginalmente dalla critica. Siamo di fronte a pagine interessanti dal punto di vista didattico, in cui l'autore rimarca il profitto morale che gli alunni possono trarre da una seria applicazione alle lingue antiche, inserendo spunti fortemente innovativi e configurando in generale alcuni temi che si ripercuoteranno nella successiva produzione poetica. Un'altra veste del Pascoli cultore delle lettere latine è quella di antologista. A tal proposito, la disamina dell'ossatura e delle tematiche sottese alla compilazione di "Lyra" -la sua rassegna di poeti lirici- è un aspetto che verrà affiancato dal caso di studio riguardante il giudizio sull'opera e la figura di Marziale, uno degli auctores in essa più presenti (anche se solamente a partire dalla seconda edizione).
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14

Trentin, Fiorella <1992&gt. "Viziose e virtuose. Tipi e comportamenti femminili negli Epigrammi di Marziale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12070.

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Abstract:
Nel mio elaborato ho esaminato i tipi e i comportamenti femminili negli Epigrammi del poeta di Bilbilis. Il primo, il secondo e il terzo capitolo contengono l'analisi di tutti quei componimenti in cui le donne vengono derise, canzonate e biasimate rispettivamente per i difetti fisici, i vizi morali e la licenziosità che le caratterizzano; il quarto contiene l'esegesi dei carmi in cui le figure femminili vengono elogiate per le loro virtù; il quinto l'analisi dei componimenti sulla donna ideale dell'epigrammista.
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15

Singh, Rupinder. "Piranesi's Campo Marzio plan : the palimpsest of interpretive memory." Thesis, Massachusetts Institute of Technology, 1996. http://hdl.handle.net/1721.1/10572.

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Abstract:
Thesis (M.S.)--Massachusetts Institute of Technology, Dept. of Architecture, 1996.
Includes bibliographical references (p. 117-127).
This paper examines Piranesi's use of imagination in the ichnographic reconstruction of the Campo Mania area of Ancient Rome. This plan was issued in 1762, but as the structures in the plan appear non-Roman and without apparent historical evidence, this work is termed non archaeological. Piranesi's polemical activities in the pan-Grecian debate between 1758-1765 appear to confirm such readings. By 1765, Piranesi stated an argument against rigid rules in architecture. The Campo Mania plan is seen as a precursor to these later critiques against rules, and hence the product of a free run of imagination. This study reveals that some of the imaginative forms of the plan was shown by Piranesi in other plans issued before 1756. It is possible that in 1748 Piranesi aimed at an overall plan of Rome, which was later abandoned. The Campo Mania plan evolved from this endeavor. This paper also shows the extensive use of historic and literary sources in the Campo Mania plan. This use, and the continuous development of the plan from before 1756 renders a polemical reading of the plan untenable. In the eighteenth century, the scientific objectivity of archeology was not codified. The Renaissance's objective of urban reconstruction was to provide an 'image' of ancient Rome, and thus imagination had a role in urban reconstruction. Piranesi's aim in Campo Mania was thus to provide an 'image' of ancient Rome. The main sources of imagination in the Campo Mania plan were the images of ancient Rome provoked by the existing ruins. As most of these ruins were incomplete, they gave Piranesi only fragmented images. Piranesi's memory fragments are not unique; Montano, Peruzzi, Ligorio, and even Palladio's study of antiquity shows similar collection of images. Hence there was a similar image of ancient Rome in the historic consciousness of the Renaissance and the Baroque. In the use of these memory fragments, Piranesi employed the inference that innovation within rules was a trait of the ancient Roman architecture. This inference stemmed from Lodoli's critique of Vitruvius and the Baroque use of ancient models considered not confirming to the Vitruvian rules. Thus Piranesi's argument against rules in the pan-Grecian debate stemmed from similar convictions. Hence for Piranesi, the memory fragments became malleable, to be extended and interpreted within the innovative boundaries of the rules of the ancients. The underlay of Campo Marzio's forms is platonic geometry, primarily due to the iconographic format of the plan. The Campo Mania plan is then the ichonographic geometric iterations of the transformation and collaging of memory fragments, similar to other works in other genres. As the culmination of Piranesi's study of the Marble Plan and antiquarian work in Antichita Romane, for an overall plan of Rome, Campo Mania plan can be termed as the palimpsest of Piranesi's interpretive memory.
by Rupinder Singh.
M.S.
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16

Aitken, R. James (Robert James) 1955. "Piranesi-Vico-II Campo Marzio : foundations and the eternal city." Thesis, McGill University, 1995. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=23196.

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Abstract:
This paper undertakes to develop an in-depth interpretation of Piranesi's Il Campo Marzio. While drawing heavily from specific details in both the text and images, the study retains a contextual outlook, speculating that Vico's New Science can lend meaning to Piranesi's work.
Based primarily on Vico's concept of the Ideal Eternal History, parallels are drawn between the two works. While this provides the key to entering into Piranesi's work, it reveals only its inner horizon, merely describing in different terms what is already there.
The insights provided by this exercise, however, demonstrate that the making of architecture as promoted by the Campo Marzio is not unlicensed Romantic freedom, but a fundamental, culturally-bound human activity. The paper concludes, moreover, that the making of the Campo Marzio interpretively re-enacts the original imaginative founding of the Eternal City and, as such, constitutes an attempt to re-found Heroic Rome.
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17

Marzini, Michael [Verfasser], and Hermann A. [Akademischer Betreuer] Mayer. "Automatisierung und Optimierung des Sol-Gel-Prozesses / Michael Marzini ; Betreuer: Hermann A. Mayer." Tübingen : Universitätsbibliothek Tübingen, 2006. http://d-nb.info/116244505X/34.

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18

TIEGHI, SAMUELE. "LE CORTI MARZIALI DI SALO'. IL TRIBUNALE MILITARE REGIONALE DI GUERRA DI MILANO (1943-1945)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/232577.

Full text
Abstract:
THE COURTS-MARTIAL OF SALO ' THE REGIONAL MILITARY COURT OF MILAN (1943-1945) THE RESEARCH INTENDS TO HIGHLIGHT THE WORK DONE BY THE REGIONAL MILITARY COURT OF MILAN DURING THE HISTORICAL PERIOD OF THE ITALIAN SOCIAL REPUBLIC, IN PARTICULAR TO THE COURT PROCEEDINGS FILED REGARDING THE CASES OF DESERTION AND ABSENCE WITHOUT LEAVE TO MILITARY SERVICE . HOWEVER, RESEARCH CONCERNS MORE BROAD TOPICS BASED ON THREE DIFFERENT LEVELS: A)THE OPERATION OF MILITARY JUSTICE IN THE ITALIAN SOCIAL REPUBLIC B)JUDICIAL ACTION OF CRIMES TO THE JURISDICTION OF THE COURTS OF REGIONAL MILITARY C)THE CASE OF THE REGIONAL MILITARY COURT IN MILAN THROUGH THE FUNDS DEPOSITED AT THE STATE ARCHIVES OF MILAN.
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19

Pajola, Maurizio. "GEOLOGICAL CHARACTERISATION AND SURFACE SPECTROSCOPY OF MARS DRAINAGE NETWORKS." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423523.

Full text
Abstract:
The investigation of surficial aqueous processes and water bodies on early Mars is a major focus of Mars studies, because environmental conditions suitable for liquid water may have supported life or prebiotic chemistry on Mars (Ori et al., 2000). Much of the geologic record from the first billion years of Earth's history has been lost to erosion, metamorphism and subduction, while on Mars the ancient terrains recording the first billion years of history are found on the southern highland plateau (Milton, 1973; Schultz et al., 1973; Pieri, 1976, 1980; Carr et al., 1981), whereas the northern lowland plains and western equatorial Tharsis volcanic province have been resurfaced since the time widespread valley development ceased (Parker et al., 1993). Valley networks and paleolakes primarily occupy the most heavily cratered regions belonging to the southern hemisphere on Mars but they are not restricted to these areas even if they are much more uncommon on younger northern surfaces (Pieri, 1980; Parker et al., 1993; Carr, 1995). The most contentious issue regarding valley networks is their water source. The first papers on Martian fluvial landforms compared the common theatre headed valley networks to box canyons with headwall springs in the southwestern United States and Hawaii. The most striking morphological characteristic of the valleys analyzed in Pieri (1980), and in Pieri (1981), was the presence of steep-walled, cuspate terminations at the heads of the smallest tributary valleys. The existence of these terminations suggested head-ward extension sapping by basal undermining and wall collapse (Pieri, 1980, 1981, 1983). In these works no compelling evidence for rainfall erosion in net- work morphology and topology was observed, while sapping processes and subsurface seepage were considered consistent with observed morphologies, network topology and the location of probable fluid sources. It was derived that dendritic patterns, prevalent on Earth, were absent on Mars, but they were not a priori excluded, due to the fact that the resolution of Mariner 9 and Viking images was lower than 100-200 m and such small features could not been resolved. Groundwater sapping depends on spring discharge, which weathers the aquifer material, undermines the surface and extends a valley head-ward. The hypothesis that groundwater alone carved the valley networks gained wide acceptance during and after the Viking missions (Carr, 1995). To carve valleys by overland flow, Mars would require a thicker, warmer atmosphere capable of supporting more intense rainfall or snowmelt and long-distance flow without freezing (Hynek et al., 2003; Masson et al., 2004). With the analysis of new and high resolution THEMIS and HRSC data, Masson et al. (2004) demonstrated the presence of densely branched and buried valleys in the west Echus plateau. A higher ramification with valleys heads at all elevations were proofs that dendritic valleys similar to Terrestrial features of surface runoff due to atmospheric precipitation exist on Mars. THEMIS and HRSC datasets allowed the identification of new valley networks that are strongly dendritic and dismantled the usual considerations that Martian valleys were poorly dendritic valleys by comparison to Terrestrial river systems. The high fluvial degree of branching favors formation by atmospheric precipitation (Mangold et al., 2004), while the presence of inner channels and the maturity of the branched networks were indicating sustained fluid flows over geologically long periods of time, suggesting a relative warm climate with liquid water stable at the surface. Using both MOLA and HRSC DEM’s, Ansan et al. (2008) proposed different processes for the formation of the valley networks recognized in the heavily cratered terrain located in the Southern hemisphere of Mars and affirmed that a combination of both runoff and groundwater sapping could be the origin of these dendritic networks. This issue has not yet been resolved, but a combination of the above factors (Ansan et al., 2008) may have contributed to a long-lived or episodic water cycle on early Mars. In order to shed light on the identification of water supplies responsible for the carving of valley networks, comparisons between Earth and Mars valleys are required (Mangold et al., 2004; Ansan et al., 2008; Som et al., 2009; Penido et al., 2013). The use of the drainage density parameter, derivable from the ratio of the total length of a valley network to the drainage basin area taken into consideration, as well as the Strahler order and Shreve magnitude (Horton, 1945; Strahler, 1952; Schumm, 1956; Shreve, 1966) of the network allow to investigate fluvial processes by making correla- tions with the physical origin of the system. The quality of the results depends strongly on the resolution of the available data sets and on the availability of stereo pairs (Ansan et al., 2008; Hoke et al., 2009; Tanaka et al., 2009). These data allowed us to derive Digital Elevation Model of the observed area. The resolution of the images and of the derived DEM affects both the possibility to discern small dendritic valleys, which are pivotal in the computation of the Strahler and Shreve order of the valley network, and the correct computation of the 3D length of the valley network, which has a strong impact on the computation of the drainage density parameter. This is the reason why DEM’s are essential to the understanding of dendritic systems. Today MOLA DEM’s cover large areas of Mars at a moderate resolution of 460 m (Zuber et al., 1992; Luo et al., 2009). This resolution is hardly sufficient to study the dendritic behavior of the smaller scale Martian valleys; some HRSC higher-resolution DEM’s are present but they only cover a small percentage of the area we are considering in this work. Nevertheless it is worth noting that the MOLA DEM is still the best global digital elevation model of Mars to date, and it can be effectively used to perform regional hydrological studies, as our work will show, of the Mars drainage networks. The main goal of this PhD Thesis is to create a detailed database consisting of several hundreds riverbeds, identified in the Martian dichotomy region. Many important hydrological parameter were derived such as the riverbed 3D length, the drainage 3D area, the drainage density of the riverbed network, the Strahler order for each drainage network and its frequency, deriving the bifurcation ratio RB through Horton (1945) law of stream numbers. We then measured the mean length for each Strahler order deriving the stream length ratio RL through Horton (1945) law of stream lengths and the Shreve magnitude. We also measured the minimum and maximum elevation value for each drainage area and riverbed. The main value we focused on is the measurement of the slope distribution for each single drainage area and riverbed network. These give us the opportunity to make drainage area-slope, length- slope, drainage density-slope, Strahler order-slope and Shreve magnitude-slope plots. These plots have permitted us to infer considerations on the past Mars climatic conditions, at least at the time when those riverbed networks incised the surface. The analysis of our riverbeds database has also provided new hints: on the surface runoff; on the past precipitation that was carving the Martian crust; on the deltaic elevation distribution showing the possible presence of an ancient ocean coastline in front of the escarpment that separates the southern heavily cratered the rugged highlands to the northern smooth plains of Mars. We then focused on the identification of open paleolakes on the surface, their possible relation with a regional hydrological system (Mangold et al., 2006; Schon et al., 2012) and the determination of their lacustrine parameters. This is another important issue of Mars paleohydrology and the presence of multiple paleolakes on the surface of Mars has shown that large bodies of water on the surface were once stable (Matsubara et al., 2011). Hydrological systems capable of sustaining the filling of the lakes, put in the wider paleohydrology frame, unequivocally result in the identification of an early stage of the Martian evolutive history characterized by the presence of liquid water on the surface. We have carried out comparisons between our paleolakes and the Terrestrial ones presenting a new approach on the sediment thickness range layered on their ancient floors, estimating the relative degree of sediment filling maturity. The final section of this work focuses on the mineralogical analysis and the interpretation of surface features carried out using the CRISM hyper spectral data. We have detected several mineralogical components, within the near-UV, the Visible and the IR wavelength range, on several locations as riverbeds floors, paleolake floors and their tributaries and outlets.
Uno dei principali campi di ricerca riguardanti Marte è lo studio degli antichi processi idrologici avvenuti sulla sua superficie: se in passato vi sono state condizioni atmosferiche che hanno permesso all'acqua di essere allo stato liquido sulla superficie, si ritiene che queste possano aver favorito una chimica prebiotica Marziana, se non addirittura aver permesso la vita stessa (Ori et al., 2000). Oggigiorno, a seguito di fenomeni di metamorfismo, subduzione, vulcanismo ed erosione, la maggior parte dei fenomeni geologici avvenuti sulla crosta Terrestre nei primi miliardi di anni dalla formazione del pianeta risultano per lo più nascosti o cancellati. Nell'emisfero meridionale Marziano, al contrario, si sono preservate prove evidenti dei processi geologici attivi nel primo miliardo di anni (Milton, 1973; Schultz et al., 1973; Pieri, 1976, 1980; Carr et al., 1981). In queste zone è infatti possibile identificare antiche tracce di laghi, alvei fluviali, ed estuari. L'aspetto più controverso che riguarda gli antichi alvei fluviali Marziani è l'origine dell'acqua che li alimentava. Nelle prime pubblicazioni scientifiche a riguardo, le frequenti morfologie a teatro dalle quali questi corsi d’acqua sembrano originarsi vengono comparate ai fenomeni erosivi simili formatisi a seguito di risorgive nel sud-ovest degli Stati Uniti e nelle Hawaii. Nei lavori di Pieri (1980) e di Pieri (1981), la caratteristica morfologica più evidente delle valli è la presenza di pareti ripide e scoscese situate alle sorgenti dei più piccoli alvei fluviali. In questi primi lavori, non fu osservata alcuna evidenza morfologica che suggerisse un'origine pluviale per queste antiche reti fluviali. Le caratteristiche topologiche di queste reti di drenaggio indicavano raffioramenti superficiali d'acqua infiltrata nel sottosuolo e la successiva formazione di un corso d'acqua. Sulla base di questi primi studi, risultò che le reti dendritiche di origine pluviale, prevalenti sulla Terra, fossero del tutto assenti su Marte. Sebbene tale conclusione rimanesse comunque incerta a causa della scarsa risoluzione delle immagini ottenute dalle sonde spaziali Mariner 9 e Viking (pari a 100-200 m), l'ipotesi che le acquee sotterranee potessero essere la causa della formazione del reticolo fluviale su Marte ottenne ampio consenso da parte della comunità scientifica internazionale (Carr, 1995). D’altro canto, per poter incidere un alveo fluviale tramite deflusso superficiale di origine pluviale, Marte avrebbe dovuto avere una spessa e calda atmosfera in grado di supportare intense precipitazioni (Hynek et al., 2003; Masson et al., 2004). Tramite l’analisi di nuove immagini ad alta risoluzione, THEMIS e HRSC, Masson et al. (2004) riuscì a dimostrare la presenza di valli densamente ramificate e parzialmente sepolte nella regione occidentale di Echus plateau. L'identificazione di una tale ramificazione dendritica, simile a quella Terrestre, con principi di canalizzazione localizzati a differenti quote, fu una nuove prova che Marte, in passato, potesse essere stato caratterizzato da precipitazioni intense. Successivamente, grazie all'analisi dei dati THEMIS ed HRSC, è stata possibile l'individuazione di nuove reti idrologiche fortemente dendritiche, confutando la consolidata ipotesi secondo la quale le antiche reti fluviali Marziane fossero poco dendritiche rispetto a quelle Terrestri. Secondo Mangold et al. (2004), un alto grado di ramificazione identificato nelle valli Marziane suggerisce un'origine di tipo pluviale. Inoltre, la presenza di alvei interni e la maturità di queste reti ramificate potrebbe indicare che, sulla superficie del pianeta, in passato, vi potesse essere un clima relativamente caldo con acqua liquida che scorreva superficialmente per periodi geologicamente lunghi. In seguito ai precedenti lavori, Ansan et al. (2008), grazie all'utilizzo dei modelli digitali del terreno MOLA e HRSC, la cui risoluzione va dai 460 m fino alla decina di metri, formularono diversi ipotesi per la formazione delle valli identificate nelle regioni fortemente craterizzate situate nell'emisfero meridionale di Marte. Secondo questi studi, una combinazione di deflusso superficiale ed affioramento di acque sotterranee può essere stata l'origine della formazione di queste reti dendritiche. Come si può evincere da questo breve excursus scientifico, il controverso aspetto riguardante la fonte d’acqua delle reti fluviali Marziane non è ancora stato univocamente identificato. Un modo per poter indagare i processi responsabili dell'incisione delle reti fluviali Marziane, può essere eseguito attraverso molteplici confronti tra gli alvei fluviali Terrestri e Marziani (Mangold et al., 2004; Ansan et al., 2008; Som et al., 2009; Penido et al., 2013). Vi sono diversi parametri geomorfologici che permettono lo studio di una rete idrografica: uno di questi è la densità di drenaggio (definita come il rapporto tra la lunghezza totale delle aste fluviali caratterizzanti un reticolo idrografico e l'area totale del bacino di drenaggio in esame); oppure l'ordine di Strahler o di Shreve della rete idrografica (Horton, 1945; Strahler, 1952; Schumm, 1956; Shreve, 1966). Il calcolo di tutti i parametri geomorfologici dipende fortemente dalla risoluzione dei dati disponibili e dalla disponibilità di coppie stereo (Ansan et al., 2008; Hoke et al., 2009; Tanaka et al., 2009), infatti la risoluzione delle immagini e del modello 3D del terreno che se ne deriva, può sfavorire sia la possibilità di riconoscere piccole valli dendritiche, indispensabili per il calcolo dell'ordine di Strahler e Shreve, che il calcolo corretto della lunghezza 3D della rete di alvei fluviali, la quale ha un forte impatto sul calcolo del parametro di densità di drenaggio. Risulta pertanto evidente come l’utilizzo di modelli digitali del terreno ad alta risoluzione sia di fondamentale importanza per la comprensione dei sistemi fluviali Marziani. Attualmente, il DEM MOLA copre larghe porzioni della superficie di Marte ad una risoluzione di 460 m (Zuber et al., 1992; Luo et al., 2009). Tale DEM può essere efficacemente utilizzato per eseguire studi idrologici su ampia scala. Infatti, seppur esistono DEM con risoluzione più spinta (ad esempio il DEM HRCS ha una risoluzione superiore al centinaio di metri), tuttavia questi coprono solamente una piccola percentuale della superficie del pianeta. L’obiettivo del presente lavoro di tesi è stato quello di creare un database dettagliato composto da diverse centinaia di alvei fluviali, individuati nella regione equatoriale della dicotomia Marziana. Nel lavoro vengono ricavati molteplici parametri idrologici come la lunghezza 3D, l'area di drenaggio 3D, la densità di drenaggio, l'ordine di Strahler ed il rapporto di biforcazione RB secondo la legge di Horton 1945. Per ogni ordine di Strahler è stata calcolata la lunghezza media del ramo fluviale e, tramite la legge di Horton, il rapporto delle lunghezze RL. Viene inoltre calcolato l’ordine di Shreve. Per ciascuna rete fluviale vengono forniti i valori della quota minima, massima e di pendenza. Particolare attenzione viene rivolta al calcolo della pendenza di ogni singola area di drenaggio. Sulle base di queste quantità, sono stati quindi eseguiti confronti tra l'area di drenaggio e la pendenza del terreno, la lunghezza globale del reticolo fluviale e la pendenza del letto del fiume, la densità di drenaggio e la pendenza del terreno, gli ordini di Strahler e Shreve con le pendenze del terreno. Successivamente sono state compiute attente valutazioni sulle passate condizioni climatiche di Marte, al momento in cui tali reti di alvei fluviali incidevano la superficie. Queste analisi hanno permesso di fornire originali indicazioni riguardo al deflusso superficiale fluviale, alla possibile precipitazione che interessava il pianeta e alla distribuzione dell'altitudine dei delta fluviali. Vengono inoltre presentate considerazioni su una possibile antica linea di costa oceanica in corrispondenza della scarpata che separa la regione meridionale Marziana e le pianure settentrionali. In seguito alle sopracitate analisi, il lavoro si è concentrato sull'individuazione di antichi laghi sulla superficie del pianeta, la loro possibile relazione con un sistema idrologico regionale (Mangold et al., 2006; Schon et al., 2012) e la determinazione dei parametri lacustri che li caratterizzano. Quello dei laghi primitivi è un altro importante tema riguardante la paleoidrologia Marziana. Infatti, la loro presenza è un ulteriore indicazione della presenza stabile di antiche elevate masse d'acqua sulla superficie del pianeta (Matsubara et al., 2011). Sistemi idrologici in grado di sostenere il riempimento dei laghi, introdotti nel contesto più ampio della paleoidrologia Marziana, indicano inequivocabilmente che la fase iniziale della storia evolutiva del pianeta fosse caratterizzata dalla presenza di acqua liquida superficiale. Nel presente lavoro di tesi viene presentato un confronto tra molteplici paleolaghi Marziani e Terrestri, presentando un nuovo approccio riguardante lo spessore di sedimenti stratificati sugli antichi fondali e stimando il grado di maturità relativo di questi sedimenti. Conclude la tesi un'analisi ed un interpretazione mineralogica della superficie Marziana effettuata attraverso dati spettrali CRISM. In particolare, tramite l’informazione multispettrale da 0.35 a 4 micron, sono state identificate diverse componenti mineralogiche presenti nei letti degli antichi fiumi, nei fondali dei laghi ed i loro affluenti ed emissari.
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Marzian, Stefanie [Verfasser], and Niels [Akademischer Betreuer] Decher. "Die molekulare Pharmakologie der Kv1-Ionenkanalfamilie - systematische Analyse und Charakterisierung der Modulation durch Psora-4 und Arachidonsäure / Stefanie Marzian. Betreuer: Niels Decher." Marburg : Philipps-Universität Marburg, 2015. http://d-nb.info/1080298371/34.

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Rosa, Rizzotto Erik. "Predizione del sovraccarico marziale mediante una nuova tecnica di spettrometria di massa per il dosaggio dell'epcidina plasmatica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3425931.

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Abstract:
Background. Hepcidin (Hep) has emerged as the primary regulator of iron homeostasis. Previous studies on assessing urinary levels of Hep are of limited availability. We have developed a new method for quantifying Hep in plasma by SELDI-TOF mass spectrometry, using the 25-AA peptide as reference standard. Aims: 1) to assess the performance of this new method in different conditions of iron metabolism disorders; 2) to assess the diagnostic validity of non invasive serum markers in identifying iron overload. Methods: the following groups of subjects were enrolled into the study: 1. type I hemochromatosis (HE)(n=10), NAFLD (n=17), chronic hepatitis C (n=10), healthy controls - previously enrolled in a general population epidemiological study - with normal ultrasound, normal LFTs, alcohol assumption <20 g ethanol/day, and negative for C282 mutations (n=155). The following parameters were assayed in each case: plasma Hep, C282Y and H63D mutations of the HFE gene by (Taqman chemistry); serum iron, ferritin (SF), transferrin saturation (TfSat), transaminases, GGT, glucose, insulin, total cholesterol, HDL-cholesterol, LDL-cholesterol, triglycerides. Results: Plasma Hep levels were significantly higher in HCV+ (26.3 + 7.2 nmol/L) pts compared to controls (12.3+ 1.0)(one-way ANOVA: F=3.2, p<0.05), and were positively correlated with SF (r=0.451, p<0.001). H63D heterozygous subjects revealed a pattern of iron overload (significantly higher serum iron, SF, TfSat, and lower Hep/SF ratio) compared to H63D wild type subjects. By analysing data with the Biomarker Pattern 5.0.2. Software, in order to identify the most significant discriminant markers between HE and controls, we obtained a four-terminal node algorithm which included as main splitters Hep/SF ratio, glucose and iron. These variables allowed a correct diagnosis of HE with a 100% sensitivity, 98.6% specificity and AUROC=0.993. Conclusions: The new plasma Hep mass spectrometry method yields accurate measurements which reflect pathologic and genetic influences; simple non invasive markers (Hep/SF ratio, glucose and iron) can predict the presence of HE.
Introduzione. L'Epcidina (Hep) si ritiene essere il principale regolatore dell'omeostasi del ferro. Precedenti studi sul dosaggio urinario dell'Hep sono limitati. Abbiamo sviluppato un nuovo metodo per quantificare Hep nel plasma attraverso la spettrometria di massa SELDI-TOF, utilizzando come standard di riferimento il peptide di 25-AA. Obiettivi. 1) valutare la performance di questa nuova metodica in diverse condizioni di alterazione del metabolismo del ferro; 2) valutare la validità diagnostica di una marker sierico non invasivo per identificare il sovraccarico di ferro. Metodi. I seguenti gruppi di soggetti sono stati arruolati nello studio: 1. Emocromatosi di tipo I (HE) (n=10), NAFLD (n=17), epatite C cronica (n=10), controlli sani - precedentemente reclutati in uno studio epidemiologico sulla popolazione generale - con ecografia epatica non patologica, funzionalità epatica normale, introito alcolico <20 g etanolo/die, e negativi per la mutazione C282 (n=155). I seguenti parametri sono stati saggiati in ciascun caso: Hep plasmatica, mutazioni C282Y e H63D del gene HFE attraverso sonde Taqman; ferro sierico, ferritina (SF), satuazione della transferrina (TfSat), transaminasi, GGT, glucosio, insulina, colesterolo totale, colesterolo HDL, colesterolo LDL, trigliceridi. Risultati. I livelli plasmatici di Hep sono risultati significativamente più elevate nei soggetti HCV+ (26.3 + 7.2 nmol/L) rispetto ai controlli sani (12.3+ 1.0) (one-way ANOVA: F=3.2, p<0.05), e sono risultati positivamente correlati con SF (r=0.451, p<0.001). I soggetti eterozigoti per H63D hanno dimostrato un pattern di sovraccarico di ferro (livelli significativamente più elevati di ferro sierico, SF, TfSat, e un più basso rapporto Hep/SF) rispetto ai soggetti H63D-wild type. Dall'analisi dei dati con il Software Biomarker Pattern 5.0.2., per identificare il marker discriminante più significativo tra HE e i controlli, abbiamo ottenuto un algoritmo a 4 nodi che include come splitter principali il rapporto Hep/SF, il glucosio ed il ferro. Queste variabili sono sufficienti per diagnosticare correttamente HE con il 100% sensibilità, il 98.6% di specificità e AUROC=0.993. Conclusioni. La nuova applicazione della spettrometria di massa per dosare i livelli di Hep plasmatici fornisce misure accurate che rilevano basi patologiche e genetiche; semplici marker non invasivi (Hep/SF, glucosio e ferro) possono predire la presenza di HE.
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Silvestri, Laura. "Scorrere come un fiume : pratiche e teorie del corpo in movimento nel kalarippayattu, arte marziale del Kerala (India)." Paris, EHESS, 2013. http://www.theses.fr/2013EHES0570.

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Abstract:
Cette thèse concerne une technique corporelle originaire de l'Inde du sud, connue comme un art martial sous le nom de kalarippayattu et pratiquée dans une région incluse en bonne partie dans l'état du Kerala, où elle a été systématisée et codifiée dans les années 30 en devenant l'un des emblèmes culturels de cet état. Echappant aux tentatives de catégorisation, le kalarippayattu s'intègre actuellement à plusieurs logiques sociales, en particulier celles du sport, de la médecine et des arts du spectacle, et attire de plus un public non indien. L'étude se propose de réfléchir sur la pratique, la transmission et les représentations du kalarippayattu, en le considérant comme une discipline corporelle intrinsèquement transnationale, et en se focalisant spécialement sur les conceptions du corps qui sont sous-jacentes à sa pratique. L'ethnographie s'appuie sur une enquête conduite dans la partie nord du Kerala, en utilisant comme principal outil méthodologique l'observation participante, accompagnée d'entretiens ponctuels. L'une des idées clés de cette discipline s'avère être la fluidité, tant au niveau physiologique, où s'imposent des conceptions humorales qui assignent une importance fondamentale à la circulation correcte des fluides corporels (dosa), qu'au niveau de la pratique; où la qualité des apprentis est évaluée selon leur capacité à bouger de façon fluide (olukku) et sans effort apparent. La fluidité caractérise également les représentations théoriques, et spécialement les conceptions du corps, qui peuvent intégrer plusieurs concepts communs à d'autres savoirs (le yoga, la médecine ayurvédique, la médecine siddha plus particulièrement)
The thesis deals with a south-Indians bodily discipline known as a partial art under the name of kalarippayattu, and practiced in an area zalmost entirely comprised within the borders of the Kerala state, where it was systematised and codified in the thirties, thus becoming one of Kerala's cultural emblems. Escaping, attempts at categorisation, nowadays' kalarippayattu enters several social arenas, such as sport, performance art, and medicine, and attracts growing publics from outside Kerala and India. This study explores the practice, transmission, and representations of kalarippayattu, taking it as an intrisically transnational bodily discipline, and focusing on the conceptions of the body underpinning its practice. The ethnographic enquiry was carried out in Northern Kerala, using participant observation as the main ethnographical method, and interviews as a complementary one. One key-idea of kalarippayattu is fluidity. Humoral conceptions underlining kalarippayattu assign a fundamental importance to the correct circulation of vital fluids (dosa) within the body. At the practical level, moreover, the ability to move fluently and effortless (olukku) is most valued. Fluidity also characterises theory, and especially conceptions on the body in kalarippayattu, where concepts also existing in several other domains, such as yoga, ayurvedic medicine and siddha medicine, are integrated and reworked
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Marletta, Angelo. "L'arte del contemperare. Storia e progetto nell opera 'Il Campo Marzio dell antica Roma' di Giovanni Battista Piranesi." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/944.

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Abstract:
Il presente lavoro ha come oggetto di studio l opera Il Campo Marzio dell antica Roma (1762) di Giovan Battista Piranesi, un volume composto da un testo scritto e da una vasta raccolta di stampe all acquaforte ottenute mediante il processo di incisione di matrici in rame. Il tema della pubblicazione è la ricostruzione ipotetica di una vasta zona della città antica di cui viene analizzata la storia, l evoluzione e la decadenza nelle diverse fasi dell età romana, allo scopo di restituirne l aspetto in pianta e attraverso molteplici vedute. Lo studio è finalizzato alla comprensione della storia della rappresentazione e all analisi grafica del repertorio figurativo, nel tentativo di inquadrare l opera all interno dell intera produzione artistica piranesiana, anche allo scopo di distinguere gli elementi che garantiscono una continuità con le realizzazioni precedenti, dalle novità introdotte dall artista sia sul piano compositivo, che su quello dei contenuti. La ricerca delle fonti storiche, grafiche e cartografiche assunte come riferimento per la realizzazione dell Ichnographia Campi Martii, ed il confronto con i principali modelli icnografici esistenti a quel tempo - come la Forma Urbis e la Nuova Pianta di Roma pubblicata nel 1748 da Giovan Battista Nolli - dimostrano come l elaborato oltrepassi nettamente i limiti della ricostruzione filologica, denunciando con forza il proprio carattere visionario. Un aspetto che viene evidenziato anche attraverso la comparazione delle due diverse tipologie di Vedute presentate dall autore all interno del suo volume. L analisi geometrica delle strutture planimetriche più importanti permette di individuare i principi compositivi messi in atto per la redazione dell Ichnographia, nonché di riconoscere i possibili riferimenti alle architetture antiche o ai disegni cinquecenteschi. Segue una lettura critica dell opera alla luce delle riflessioni condotte dalla storiografia ed in funzione delle teorie architettoniche e del dibattito ideologico settecentesco. L ultimo capitolo esamina l eredità dell opera del maestro veneziano in campo architettonico, dimostrando il carattere attuale del suo pensiero.
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Chang, Ya-Ju [Verfasser], Matthias [Akademischer Betreuer] Finkbeiner, Matthias [Gutachter] Finkbeiner, and Marzia [Gutachter] Traverso. "The Sustainable Child Development Index (SCDI) / Ya-Ju Chang ; Gutachter: Matthias Finkbeiner, Marzia Traverso ; Betreuer: Matthias Finkbeiner." Berlin : Technische Universität Berlin, 2018. http://d-nb.info/1168324149/34.

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Montalbano, Riccardo <1985&gt. "Il sistema stradale di Roma antica : aspetti amministrativi, archeologici e topografici (Foro Boario, Foro Olitorio e Campo Marzio)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/14956.

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Thurston, Vania. "Subjectivity, cultural hybridity and intertextuality in the novels of Sunetra Gupta : Memories of Rain, the Glassblower's Breath, Moonlight Into Marzipan and A Sin of Colour /." Title page, contents and introduction only, 1999. http://web4.library.adelaide.edu.au/theses/09AR/09art547.pdf.

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Vellardi, Sara. "Hominem pagina nostra sapit. Mart. 10, 1-4; 6-19; 21-30: introduzione, testo critico e commento." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424045.

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Abstract:
This doctoral thesis analyses the epigrams 1-4, 6-19, 21-30 in the tenth book of Marcus Valerius Martialis. For each of the compositions it provides a critically revised text and a commentary for lemmata, which addresses philological, stylistic, historical and antiquarian issues. This work opens with a general introduction and closes with a critical bibliography. The establishment of the critical text was based both on the most important medieval manuscripts of the three families and on the humanistic tradition of Epigrams. The apparatus systematically records every variant reading of the medieval manuscripts, as well as the significant variants of the main incunabula, of the first two Aldine editions and of the text commented by the humanist Domitius Calderinus. The general introduction focuses on issues of the text history and on questions related to the second edition of the tenth book. Finally, the late ancient, medieval and humanistic tradition of the text of Martial has been thoroughly discussed.
Questa tesi di dottorato analizza gli epigrammi 1-4; 6-19; 21-30 del decimo libro di Marco Valerio Marziale. Per ciascuno dei componimenti si fornisce un testo criticamente riveduto e un commento per lemmata, che affronta questioni di carattere filologico, stilistico e storico-antiquario; aprono e chiudono il lavoro un’introduzione generale e una bibliografia critica. Per l’allestimento del testo critico sono stati visionati i principali manoscritti medievali delle tre famiglie; è stata inoltre considerata la tradizione umanistica degli Epigrammi. L’apparato registra sistematicamente tutte le lezioni dei codici, nonché le varianti significative dei principali incunaboli, delle prime due edizioni Aldine e del testo su cui l’umanista Domizio Calderini ha realizzato il suo commento. L’introduzione generale si concentra su questioni di cronologia e sulle problematiche connesse alla seconda edizione del decimo libro, nella quale ci sono giunti gli epigrammi; ampio spazio è poi dedicato alla discussione sulla tradizione tardoantica, medievale e umanistica del testo di Marziale.
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Marzin, Stephan [Verfasser], Klaus [Akademischer Betreuer] Humbeck, Andreas [Akademischer Betreuer] Börner, and Patrick [Akademischer Betreuer] Schweizer. "Entwicklung einer RNAi-basierten Screeningmethode zur Charakterisierung der Trockenstressantwort bei Gerste (Hordeum vulgare L.) / Stephan Marzin. Betreuer: Klaus Humbeck ; Andreas Börner ; Patrick Schweizer." Halle, Saale : Universitäts- und Landesbibliothek Sachsen-Anhalt, 2010. http://d-nb.info/1025133536/34.

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Madeleine, Sophie. "Le complexe pompéien du Champ de Mars, une « ville dans la Ville » : reconstitution virtuelle d’un théâtre à arcades et à portique au IVe siècle p. C." Caen, 2006. http://www.theses.fr/2006CAEN1461.

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Abstract:
Le complexe pompéien du Champ de Mars (3,5 ha) comprend le premier théâtre en pierre construit à Rome en 55 a. C. , mais aussi un temple, une curie et le premier jardin public de la Ville. Cette thèse synthétise l’ensemble des sources disponibles sur le sujet, qu’elles soient textuelles, iconographiques ou archéologiques. Ensuite, nous avons insisté sur le contexte de la construction, contexte politique en faisant un bilan sur les problèmes liés à la construction d’un théâtre en dur, contexte urbanistique (choix du secteur et de l’orientation) et contexte architectural. Il s’agit du premier théâtre à arcades et à portique de Rome et nous avons dégagé ses modèles avant d’aborder la question de sa succession. Nous avons ensuite travaillé sur les quatre entités du complexe : le temple et les autres aedes, le théâtre, le portique et enfin la curie. Une sous partie s’est attachée aux techniques mises en œuvre dans le théâtre. Chaque étape est ponctuée par des reconstitutions virtuelles, étayées par nos conclusions, et une visite interactive du complexe au IVe siècle p. C. Est proposée sur un DVD. Le recueil exhaustif de la documentation a permis d’élaborer la première étude complète de cet ensemble. Plusieurs avancées ont été faites : la compréhension et la mise en situation de deux systèmes de velums dont nous avons pu tester l’efficacité, mais également la perception du rideau de scène et des sparsiones. C’est la première reconstitution virtuelle de l’ensemble du complexe fondée sur une étude scientifique avec mise en situation des techniques, afin d’allier la perception du gigantisme architectural à la compréhension de systèmes mécaniques
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Marzini, Clarissa Dorothee [Verfasser]. "Grenzen der quantitativen Enantiomeranalytik von α-Aminosäuren [Alpha-Aminosäuren] / vorgelegt von Clarissa Dorothee Marzini." 2008. http://d-nb.info/987230344/34.

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DEVOTO, CLAUDIA. "Tarentum e Trigarium: riti e topografia in extremo Campo Martio." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1410237.

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Sidri, Marzia [Verfasser]. "Chondrilla nucula (Porifera, Demospongiae) : an example of successful plasticity ; ecological and morphological aspects / vorgelegt von Marzia Sidri." 2005. http://d-nb.info/973452501/34.

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COLANGELO, LUCIANO. "Modificazioni omeostatiche del Fibroblast Growth Factor 23 in pazienti con Emocromatosi primitiva sottoposti a whole blood donation e valutazione della loro salute scheletrica." Doctoral thesis, 2023. https://hdl.handle.net/11573/1668115.

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Abstract:
Background: Il tessuto scheletrico è in grado di secernere diverse sostanze ormonali rilevanti per l’organismo. Negli ultimi anni è stata posta una particolare attenzione nei confronti di un ormone secreto prevalentemente dagli osteociti, denominato Fibroblast growth factor 23 (FGF23). L’FGF23 regola il metabolismo dei fosfati (azione fosfaturica) e del sistema della vitamina D (inibizione della conversione in prodotti attivi). La secrezione di questa sostanza è regolata anche da “meccanismi non scheletrici”, tra i principali, l’assetto marziale, la flogosi e l’anemia. Obiettivo: Valutare l’FGF23 in un modello in vivo rappresentato dall’Emocromatosi Primitiva (HE) in condizioni basali e dopo la procedura di donazione di sangue intero (whole blood donation). Materiali e Metodi: Sono stati arruolati n= 26 soggetti affetti da HE e n= 19 donatori sani. FGF23 è stato valutato con entrambe le metodiche disponibili in commercio, ovvero misurando sia la componete intatta e biologicamente attiva (iFGF23), che la porzione C-terminale (cFGF23). In aggiunta è stata effettuata una valutazione dell’assetto marziale completo, del metabolismo minerale e scheletrico comprensivo anche della misurazione della densità minerale scheletrica (BMD) e del rilievo di deformità vertebrali. La popolazione oggetto dello studio è stata confrontata con donatori volontari sani (C). Risultati: Non sono state rilevate differenze significative in merito al metabolismo calcio fosforico al baseline e dopo rivalutazione. Per quanto concerne l’analisi di FGF23, non abbiamo riscontrato differenze dei livelli della porzione intatta tra i due gruppi al basale (HE0: iFGF23 54.27 ± 14.42 pg/mL vs C0: iFGF23 52.77 ± 17.63 pg/mL), né dopo la donazione (HE1: iFGF23 54.70 ± 15.48 pg/mL vs C1: iFGF23 53.20 ± 15.88 pg/mL). Invece è stata riscontrata una differenza nei livelli circolanti di cFGF23, che correlava in maniera significativa con i parametri dell’assetto marziale dopo la procedura di donazione (p <0,001). Il rapporto tra la porzione intatta e la porzione C-terminale (iFGF23/cFGF23 ratio) è rimasto costante, mentre i parametri dell’assetto marziale come atteso si riducevano dopo la whole blood donation. Dalla valutazione densitometrica è emersa una lieve riduzione della BMD nel gruppo HE (p = ns). Mediante valutazione morfometrica è stato rilevato il 20% di fratture vertebrali nel gruppo HE rispetto al 5% del gruppo di controllo (p= ns). Conclusioni: Questo è il primo studio in cui è stato valutato l’FGF23 nell’ HE. La valutazione di entrambe le componenti dell’FGF23 (intatta e C-terminale), unitamente all’assetto marziale ed alle sue variazioni dopo la procedura di whole blood donation, ha consentito di valutare il comportamento biologico di questo ormone al fine di incrementare le conoscenze nel campo dell’omeostasi dei fosfati. I dati rilevati consentono di affermare che l’FGF23 è influenzato dall’assetto marziale e come questo eserciti un feedback sulla degradazione di FGF23, al fine di mantenere l’omeostasi dei fosfati e di prevenire la demineralizzazione scheletrica. In aggiunta è stato effettuato un assessment della compromissione scheletrica in una popolazione affetta da HE più giovane rispetto a quella analizzata finora in letteratura.
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DEVOTO, CLAUDIA. "Tarentum e Trigarium Riti e Topografia in extremo Campo Martio." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11570/3147812.

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Abstract:
Oggetto della ricerca è il settore del Campo Marzio incluso nell’ansa del Tevere e delimitato dal cd. Euripo a nord est e dall’area di Largo Perosi a sud. Il lavoro muove su due binari distinti ma necessariamente intrecciati tra loro: quello dell’analisi strettamente topografica e quello dell’analisi della funzione degli spazi. Prima parte del lavoro – i capitoli 1-3 – è dedicata ad approfondire diversi temi: la geomorfologia della zona, i miti pertinenti al Campo Marzio, alcune questioni di più ampia portata che non toccano direttamente le tematiche oggetto della ricerca, ma dalle quali non si può prescindere, quali l’andamento del pomerio e delle mura. Un paragrafo è dedicato al cd. Cenotafio di Agrippa, la cui articolazione ed identificazione sono discusse ed analizzate. L’analisi topografica del settore in esame deve necessariamente confrontarsi con l’esiguità dei dati archeologici veri e propri alla quale, di contro, si accompagna una ampia bibliografia nella quale il dato archeologico (o la sua assenza) si combina con i dati desumibili da altre fonti, principalmente letterarie. Tutti i toponimi o i monumenti assegnati a questo comparto urbano dalla bibliografia corrente sono analizzati separatamente l’uno dall’altro, prendendo in esame dapprima la communis opinio per dedicare un secondo momento all’analisi dei realia archeologici e letterari e “verificare la sovrapponibilità dei dati”. Lo stesso procedimento è applicato, oltre che per la viabilità, anche per le infrastrutture e gli spazi sociali: si delinea in questo modo lo spazio all’interno del quale le due entità Tarentum e Trigarium vanno collocate, permettendo il passaggio alla seconda parte del lavoro, ossia all’analisi delle due entità in questione. La sezione si apre con un ampio capitolo in cui vengono prese in esame le serie monetali dedicate ai ludi saeculares: l’analisi di tutte le serie è premessa metodologica necessaria alle pagine che seguono, giacché le raffigurazioni presenti sui conî in questione sono state da più parti interpretate come “commentario iconografico” dei ludi e dunque utilizzate come fonte topografica. Tale impostazione viene discussa dopo la presentazione globale del materiale numismatico in esame, che è premessa necessaria per le considerazioni che seguono: le monete non possono essere in nessun caso utilizzate come documentazione fotografica dei ludi e dunque le immagini che raffigurano non possono essere utilizzate come documento topografico. Fatte queste premesse, vengono analizzati, nell’ordine, Tarentum e Trigarium. Il metodo applicato è analogo: vengono presentate le correnti opinioni sul tema, ridiscusse poi alla luce di una analisi dei realia, delle fonti letterarie, dei possibili confronti. Alla sezione relativa al Tarentum è annesso un ulteriore capitolo in cui è discussa l’identificazione del termine Nixae con il Tarentum: identificazione ormai entrata in letteratura, e che poggia sulla sovrapponibilità presunta fra Ilizie e Nixae. È innanzitutto questa sovrapposizione ad essere ridiscussa, con riferimento a funzione ed iconografia dei due gruppi di divinità. Chiusa la sezione relativa a Tarentum e Trigarium, si apre la terza parte del lavoro, che è dedicato ai riti che in quegli spazi dovevano svolgersi. Sono analizzati in primo luogo i ludi Tarentini-Saeculares: prima di affrontare le diverse fasi del rituale, vengono enucleate una serie di tematiche specifiche, trattate sempre in maniera funzionale al tema centrale, ossia la genesi e l’articolazione degli spazi. L’analisi mette in luce la necessità di operare una divisione netta fra fonti e rituali pre-17 a.C. e dati relativi alle feste successive: su questo stesso binario muovono tutte le considerazioni successive, compresa l’ipotesi che i ludi pre-17 a.C. prendessero il nome di ludi Tarentini, mentre quelli successivi siano stati gli unici effettivamente chiamati Saeculares. I due paragrafi relativi a Equus October ed Equirria infine, comprendono una analisi delle fonti letterarie volta in primo luogo a verificare se le due festività possano essere collocate – come vuole la communis opinio – nel Trigarium. La sintesi delle tre sezioni del lavoro è operata nell’ultimo capitolo: viene tracciato in primo luogo un riepilogo, sul piano topografico ed in senso diacronico, dello sviluppo del comparto urbano oggetto dell’analisi; in seconda battuta, vengono riprese le fila delle questioni topografico-funzionali relative al Tarentum ed al Trigarium. Il lavoro, come viene più volte ribadito, non mira ad essere una sintesi organica di quanto noto, ma piuttosto ad un approccio critico alle conoscenze date per acquisite sul Campo Marzio occidentale, ridiscusse in base ad una analisi diretta dei realia archeologici e delle altre fonti a disposizione, trattati sempre nella maniera più oggettiva possibile nel tentativo di evitare “contaminazioni” e agganci reciproci tra toponimi e/o monumenti che inducano a ragionamenti circolari.
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FANTOZZI, MARINA. "Strategie per la rappresentazione e la comunicazione dei processi di trasformazione degli spazi urbani. Un'area del Campo Marzio a Roma." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/918838.

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Abstract:
This study focuses on the analysis of the several transformations which are observable in a particular area of the inner city of Rome, and furthermore aims to provide a working method that could be increased and widened, in order to be applied to further individual cases. The first step of the work consisted in leading an historical research, by means of bibliographical, cartographic and iconographic sources, which were essential to first draft a diachronic summary of all the permutations concerning the area, and to indentify the main temporal sections. The documents collected were subsequently arranged and interpreted, to serve as a basis for the final composition, in which the many pieces of information were then compared. The applicative and experimental phase was structured over two different scales of representation: a urban one and an architectonical one. A first series of processed images was meant to retrace the transformations suffered by the building pattern from the 16th century on. A deeper analysis focus on the essentially architectural aspect, and brought to the processing of further models at a more detailed scale. At last, the research is centred on a very narrow area: the Ripetta Harbour, a point of particular convergence for the whole economical and social life of the neighbourhood: the outcome consists in a sequence of 3D reconstructions, aimed to covey a visualization, as clear as it can be, of the changes that followed one another, both on an overall urban scale of the area itself, and on a more detailed level concerning the bordering buildings, which can be useful to whomever aims to develop further studies to be founded on this one.
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Bonsignore, Marzia [Verfasser]. "Reproduzierbarkeit des nicht invasiv bestimmten T-Wellen-Alternans bei Patienten nach akutem Myokardinfarkt : Ergebnisse einer prospektiven Studie / vorgelegt von Marzia Bonsignore." 2002. http://d-nb.info/964805758/34.

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Jiráková, Hana. "Benátské vlivy na dílo Boccaccia Bocaccina." Master's thesis, 2013. http://www.nusl.cz/ntk/nusl-327847.

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Abstract:
(in English) The key theme of my thesis are venetian influences on the Boccaccio Boccaccino's work, who was one of the most important exponents of the Cremonese school of painters. Initially he worked in Genoa, Cremona and Milan and he was influenced by the painters as Leonardo, Bramantino and Boltraffio. In the years 1497-1500 Boccaccino is documented in Ferrara. In this period he executed so-called tondo Gronau, The Christ on the way to Calvary, The Virgin and Child, now in Boston, The Virgin and Child, now in Padua, The Adoration of the Shepherds, now in Naples and Dead Christ supported by an Angel. This works show the influence of Bramantino, umbrian school but also early influence of venetian art. In 1500 or 1501 he painted the altarpiece with Virgin and Child with Sts Peter, Michael, John the Baptist and John the Evangelist for the church of S. Giuliano in Venice. Models of this composition are the S. Cassiano altarpiece of Antonello da Messina and Virgin and Child with Saints which Giovanni Bellini executed for the church of S. Giobbe. Boccaccino's image in S.Giuliano is also inspired by Ercole de'Roberti and Lorenzo Costa. His colours show the influence of Giorgione. In 1506 is Boccaccino documented in Venice but also in Cremona. In the years 1500-1506 he stayed probably in Venice, but he...
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