Journal articles on the topic 'Maniera romana'

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Cellamare, Carlo. "Politiche e processi dell'abitare nella cittŕ abusiva/informale romana." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 97 (February 2011): 145–67. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-097010.

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Abstract:
Roma costituisce un interessante caso di studio dal punto di vista dei processi relativi alla cittŕ abusiva/informale e alla sua riqualificazione, anche attraverso il coinvolgimento degli abitanti. Si tratta di un problema rilevante in tutto il mondo, ma appare interessante la situazione specifica in un Paese occidentale. Il contributo intende quindi focalizzare l'attenzione sui piů recenti sviluppi del fenomeno e delle politiche sviluppate per affrontarne i problemi, approfondendo le dinamiche reali attraverso un approccio interdisciplinare, evidenziando le ambiguitŕ e valutando in maniera complessa le politiche.
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Ferraioli, Ferdinando. "Culti rurali e culti urbani nella Bitinia ellenistica e romana." ARYS. Antigüedad: Religiones y Sociedades, no. 19 (November 12, 2021): 97–129. http://dx.doi.org/10.20318/arys.2021.5927.

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Abstract:
Scopo di questo intervento è esaminare le principali testimonianze sulla diffusione dei culti in ambito rurale ed urbano nella Bitinia ellenistica e romana. Il dossier epi­grafico appare più limitato per il periodo ellenistico, mentre è più ampio per quello romano. Nelle aree urbane e nelle aree rura­li appaiono diffuse le principali divinità del pantheon cultuale greco come Zeus, Apollo, Artemide, Atena, Asclepio ed altre; è signi­ficativo come tali divinità nelle aree rurali appaiano con epiteti locali di origine indi­gena. Particolarmente interessante il caso di Zeus a cui sono associati epiteti come Ba­leos e Okkonenos, che appaiono di origine tracia, e come Sabazios, che è probabilmen­te di origine frigia. Altri culti probabilmen­te basati sulla commistione tra elemento greco e elementi non-greci erano quello della Grande Madre Cibele, che aveva un tempio dedicato a Nicomedia, e alcuni culti tipicamente locali come Priettos, Tataula, Proustene e i Theoi Nerolenoi. In ambito urbano possono ritrovarsi invece culti mag­giormente legati alle influenze esterne come quelle egiziane. Ciò appare soprattutto nelle città costiere come Kios, Apamea e Nico­media, che già in età ellenistica sono aperte ai culti di Iside e Serapide. Più limitato e in epoca più tarda appare l’influsso della reli­gione romana, testimoniato dalle rare dedi­che bilingui e dall’attestazione dei riti fune­rari dei Rosalia. Il rapporto tra culti rurali e culti urbani appare contraddistinto quindi da alcune differenze, con le aree rurali che appaiono almeno in un primo tempo meno disponibili ad accogliere i culti stranieri e maggiormente legate ai culti indigeni, che vengono uniti a quelli per le principali divi­nità del pantheon ellenico. Alla fine tuttavia anche in Bitinia quindi, come è stato notato per altre zone dell’Asia Minore, si assiste, con il passaggio tra l’età ellenistica e quella romana, ad un processo di progressiva in­tegrazione tra culti urbani e rurali, che si attua probabilmente in maniera prevalente­mente armonica e senza grosse tensioni tra le varie componenti etniche e territoriali.
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Thomas, Edmund, and Christian Witschel. "Constructing reconstruction: claim and reality of Roman rebuilding inscriptions from the Latin west." Papers of the British School at Rome 60 (November 1992): 135–77. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009818.

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Abstract:
COSTRUENDO RICOSTRUZIONI: RIVENDICAZIONI E REALTÀ DELLE ISCRIZIONI DA RIEDIFICAZIONI ROMANE PROVENIENTI DALLATINUMOCCIDENTALEIn quest'articolo gli Autori analizzano l'atteggiamento che in epoca romana veniva riservato alia riedificazione e al restauro di edifici, utilizzando in particolare le iscrizioni di riedificazione rinvenute nella parte occidentale dell'Impero (Roma esclusa); inoltre, dove possibile, le iscrizioni sono confrontate con le evidenze archeologiche. Viene dimostrato qui che non sempre tali iscrizioni descrivono in maniera accurata i danni precedenti alla ricostruzione o il tipo di lavori eseguiti. Il loro linguaggio è spesso metaforico e vengono stabilite nozioni di distruzione e ricostruzione che non necessariamente hanno una diretta relazione con il reale stato dell'edificio o con i lavori di restauro eseguiti. La parola ‘ricostruzione’ era in generale considerata sotto un punto di vista idealistico espresso in modi diversi, colleganti fatti architettonici locali, spesso complessi, ad un'idea simbolica di rinnovamento. Quindi, a meno che una singola causa reale non sia menzionata, le iscrizioni di riedificazione non riportano nessun dato definitivo circa le circostanze reali della distruzione o della ricostruzione di un edificio. Queste devono essere studiate individualmente e non devono influenzare l'analisi indipendente dei resti archeologici.
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Wickham, Chris. "Medieval studies and the British School at Rome." Papers of the British School at Rome 69 (November 2001): 35–48. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001756.

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Abstract:
GLI STUDI MEDIEVALI E LA ‘BRITISH SCHOOL AT ROME’Le ricerche in campo medievale hanno costituito uno dei tratti distintivi dell'attività della ‘British School at Rome’ sin dagli esordi, con la pubblicazione di consistenti ricerche storico artistiche (Rushforth) e di storia amministrativa (Jamison) nella prima decade del ventesimo secolo. Successivamente, però, fino al secondo dopoguerra, itemi medievali vennero trattati in maniera piuttosto discontinua. Negli anni '50 l'attenzione si concentro sugli studi storici, mentre quelli archeologici iniziarono negli anni '60. Questi ultimi conobbero un intenso sviluppo in seguito alla ricognizione dell'Etruria meridionale (‘South Etruria Survey’) condotta dalla ‘British School at Rome’, concentratasi sul periodo romano ma che sollevo numerose questioni relative al periodo successive All'inizio degli anni '60, gli scavi di Santa Cornelia furono tra i primi scavi medievali in Italia. A meta del decennio, le ricerche di David Whitehouse sulla ceramica resero possibile per la prima volta datazioni accurate. Da queste premesse scaturirono tre decenni di lavoro intenso sull'archeologia medievale italiana, nel quale gli archeologici britannici, di solito legati alla ‘British School at Rome’, ebbero un ruolo importante. I decenni piu recenti hanno inoltre contributo allo sviluppo delle discipline storiche è storico-artistiche; John Osborne e stato particolarmente attivo nello sviluppo degli studi sulla cultura visiva altomedievale romana.
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Keay, Simon, Martin Millett, Sarah Poppy, Julia Robinson, Jeremy Taylor, and Nicola Terrenato. "Falerii Novi: a new survey of the walled area." Papers of the British School at Rome 68 (November 2000): 1–93. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003871.

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Abstract:
FALERII NOVI: UNA NUOVA RICOGNIZIONE DELL'AREA MURATAI risultati di una ricognizione dell'intera parte murata della città romana di Falerii Novi vengono presentati insieme a quelli di una piccola area posta al di fuori delle mura. I metodi impiegati consistono in una integrazione di rilevamento topografico, ricognizione a piedi dell'area ed estensivo uso di un gradiometro ‘fluxgate’. I risultati permettono di ricostruire in dettaglio una nuova pianta della città, che viene presentata in questo articolo, insieme ad una dettagliata descrizione delle strutture messe in luce, che includono un foro di dimensioni sostanziali, un teatro ed un portico, una serie di templi e una varietà di case private. Sebbene in maniera preliminare, questi edifici vengono discussi nel loro contesto, anche in considerazione dei nuovi dati che questa ricognizione ha fornito sullo sviluppo della topografia e delle difese della città.
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Ottati, Adalberto, and Maria Serena Vinci. "Signa Lapicidinarum e tracciati di cantiere per la comprensione dell’edilizia archeologica: il caso del Foro Provinciale di Tarraco (Hispania Citerior)." Arqueología de la Arquitectura, no. 16 (October 10, 2019): 081. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2019.003.

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Abstract:
En el presente artículo se dan a conocer una serie de marcas y trazados de proyecto/marcas de trabajo documentados en materiales procedentes del denominado Foro Provincial de Tarraco. El objetivo es proponer la reconstrucción de las prácticas edilicias y la manera de organizar los diferentes talleres que trabajaban para la realización del monumento tarraconense de época imperial, delineando las fases operativas que caracterizan el proceso de construcción tanto desde el proyecto hasta la elaboración de artefactos, como desde la cantera hasta la edificación de la fábrica. Después de una larga época de estudios centrada en la catalogación de artefactos arquitectónicos, es ahora posible realizar un paso además: probar a interpretar, aunque de forma parcial, la manera de organizar y transmitir los conocimientos dentro de los talleres implicados en la construcción romana. El caso del Foro Provincial resulta emblemático, tanto por la calidad y cantidad de material conservado, como por la complejidad de un cantiere activo a lo largo de más de un siglo. [it] In questo articolo si presenta una serie di sigle e di tracciati di cantiere rinvenuti su materiali provenienti dal cosiddetto Foro Provinciale di Tarraco. L’obiettivo è quello di tentare la ricostruzione degli usi cantieristici antichi e della maniera di organizzare le diverse officine che lavoravano alla realizzazione del monumento tarragonese di epoca imperiale, delineando le fasi operative che caratterizzano il processo di costruzione sia dalla progettazione all’elaborazione dei manufatti, che dalla cava alla fabbrica. Dopo una lunga stagione di studi rivolta alla catalogazione di manufatti architettonici è ora possibile effettuare un passo in più: cercare di interpretare, seppur in maniera parziale, il modo di organizzare e trasmettere le conoscenze all’interno delle officine implicate nella costruzione dei grandi monumenti romani. Il caso del Foro Provinciale diviene emblematico sia per la qualità e quantità del materiale che ci è pervenuto, sia per la complessità di un cantiere la cui attività si protrae per un arco temporale lungo più di un secolo.
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Voltan, Eleonora. "Tra utopia e alteritá." Revista Eviterna, no. 12 (September 28, 2022): 122–38. http://dx.doi.org/10.24310/eviternare.vi12.14953.

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Abstract:
A partire dal III secolo a.C. si delinea in maniera più nitida quella feconda ma, al tempo stesso, ambivalente relazione tra Egitto e Roma. Con la stipula del trattato di amicitia nell’anno 273 a.C., appaiono sempre più evidenti le ripercussioni sul piano politico, culturale, economico e religioso sul suolo italico. Peculiare interesse riveste anche il ruolo della produzione artistica generata dall’incontro-scontro tra il mondo romano e quello egiziano. In particolare, l’interesse di questo contributo è indirizzato verso l’elaborazione del paesaggio ispirato alla terra del Nilo nella produzione pittorica romana di I secolo d.C. La delineazione di questa tipologia iconografica si fonda su alcuni dettagli figurativi specifici, tra cui quelli legati al mondo della flora e della fauna. Un insieme di elementi che, fondendosi armoniosamente insieme, conducono verso la configurazione di un’ambientazione naturale tesa ad un’ideale di fluttuante utopia che, tuttavia, collide con l’insita portata di alterità dell’immaginario nilotico. Un’alterità fortemente vincolata alla presenza dei pigmei, figure contraddistinte nella maggior parte dei casi da tratti caricaturali e grotteschi, inseriti spesso in situazioni comiche, se non paradossali. Obiettivo del presente articolo è quello di mettere in luce la relazione chiaroscurale tra la “natura” costituente il paesaggio nilotico, ovvero la flora e la fauna tipica, riflesso di una cristallizzata utopia naturalistica, e l’elemento umano, in questo caso i pigmei, sinonimo di alterità per antonomasia, concretizzazione non tanto di una realtà esistente quanto più di uno status estraneo ai limiti del tempo e dello spazio umanamente concepiti.
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Wood, Sharon. "'La mia maniera di essere': An interview with Lalla Romano." Italianist 15, no. 1 (June 1995): 373–83. http://dx.doi.org/10.1179/ita.1995.15.1.373.

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Castiglia, Gabriele. "TOPOGRAFIA CRISTIANA DELLATUSCIA ANNONARIAE DELLATUSCIA LANGOBARDORUM(IV-VIII SEC. D.C.)." Papers of the British School at Rome 86 (May 21, 2018): 85–126. http://dx.doi.org/10.1017/s006824621800003x.

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Abstract:
Il presente contributo intende analizzare i fenomeni di formazione e radicamento della cristianizzazione nellaTuscia Annonaria(attuale Toscana settentrionale) nel periodo compreso tra il IV e la seconda metà dell'VIII secolo d.C., sia in ambito urbano che in quello rurale. Questo tema, sinora scarsamente analizzato in maniera complessiva, verrà sviscerato partendo da un approccio quantitativo (ancorato ad una schedatura delle evidenze materiali e scritte), funzionale all'approfondimento di problematiche storiografiche e di nuove possibili chiavi di lettura di fenomeni complessi e articolati quali furono quelli legati alla trasformazione delle città e dei paesaggi romani e che portarono alla strutturazione delle realtà post classiche.
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Ferrari, Veronica. "Il ruolo del progetto nel rapporto con la città stratificata. Paniconi e Pediconi a Mantova." TERRITORIO, no. 99 (August 2022): 122–29. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-099017.

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Abstract:
Il saggio illustra il contributo degli architetti romani Mario Paniconi (1904-1973) e Giulio Pediconi (1906- 1999) al programma di ricostruzione post-bellica del Piano Fanfani - gestione ina-Casa - mediante il progetto del complesso per abitazioni e negozi di piazza San Giovanni a Mantova, un intervento che sviluppa in maniera attenta e innovativa l'organizzazione planimetrica degli alloggi e sperimenta elementi compositivi diversi sui fronti che dialogano con la città. Il complesso di edilizia popolare si inserisce con la corretta misura all'interno del tessuto densamente costruito e stratificato mettendosi a sistema con la morfologia dell'edificato. I progettisti lavorano su schemi abitativi semplici e la dotazione di spazi collettivi come la grande corte-giardino e i servizi collettivi.
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Pellegrino, Vincenza. "Conflitti ambientali e nuovi soggetti politici. Le rivolte "eco-epidemiologiche"." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 42 (January 2012): 81–92. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-042007.

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Abstract:
Questo saggio ha come oggetto di riflessione i conflitti ambientali, i nuovi soggetti politici che ne sono protagonisti e le visioni collettive che paiono centrarsi in maniera inedita sulla cattiva gestione delle risorse locali e sui conseguenti rischi per la salute pubblica. Nuovi soggetti politici appunto (comitati, associazioni, movimenti) che operano l'articolazione fra discorsi scientifici (dati sull'inquinamento, previsioni ecc.) e discorsi politici (orientamenti valoriali e dibattiti sulle decisioni da prendere per il futuro). A partire da alcuni casi di studio (la questione dei rifiuti in Campania, quella degli inceneritori in Emilia Romagna) l'articolo conduce una breve analisi sulle forme argomentative adottate da questi gruppi, sulle modalitÀ di intendere il rapporto con le istituzioni democratiche e con la scienza (con amministratori e\o con esperti), sui processi interni di leadership e sull'idea di ‘rivolta' da condurre.
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Putz, Hannelore. "Bayerische Blicke auf den römischen Kunstmarkt (1790–1815)." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 264–89. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0013.

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Abstract:
Riassunto A partire dal Rinascimento, Roma fu il centro europeo del mercato delle antichita e delle opere d’arte, nonche dell’attivita artistica. L’importanza politica e culturale, assunta dalla citta quasi senza soluzione di continuita fin dai tempi antichi, aveva fatto nascere, nel corso dei secoli, straordinarie collezioni di opere d’arte. Al contempo gli artisti producevano nuove opere, e giovani artisti confluivano in questa „metropoli europea dell’arte“ per studiare, per imparare dai grandi, per raccoglierne gli impulsi in maniera creativa, per riportare in patria le cognizioni acquisite. I rivolgimenti e le crisi politiche, economiche e belliche, che verso la fine del XVIII secolo scuotevano tutta l’Europa, ebbero dirette consequenze sul delicatissimo mercato d’arte romano, cambiandone radicalmente le condizioni complessive che sarebbero rimaste critiche fino al riordinamento dell’Europa dopo le guerre napoleoniche. Nel 1810 il principe ereditario bavarese, Lodovico, mando a Roma lo scultore Johann Martin von Wagner che nella qualita di agente d’arte doveva rappresentare i suoi interessi in loco. L’intensa corrispondenza tra i due, che duro fino alla morte di Wagner sopravvenuta nel 1858, getta una luce particolare sul mercato romano dalla prospettiva del committente e nell’ottica professionale dell’artista. Si apre cosi uno squarcio singolare sulle condizioni e sui meccanismi del mercato e i suoi attori durante gli ultimi anni dell’eta napoleonica a Roma.
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Putz, Hannelore. "Bayerische Blicke auf den römischen Kunstmarkt (1790–1815)." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (March 5, 2018): 264–89. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0013.

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Abstract:
Riassunto A partire dal Rinascimento, Roma fu il centro europeo del mercato delle antichità e delle opere d’arte, nonché dell’attività artistica. L’importanza politica e culturale, assunta dalla città quasi senza soluzione di continuità fin dai tempi antichi, aveva fatto nascere, nel corso dei secoli, straordinarie collezioni di opere d’arte. Al contempo gli artisti producevano nuove opere, e giovani artisti confluivano in questa „metropoli europea dell’arte“ per studiare, per imparare dai grandi, per raccoglierne gli impulsi in maniera creativa, per riportare in patria le cognizioni acquisite. I rivolgimenti e le crisi politiche, economiche e belliche, che verso la fine del XVIII secolo scuotevano tutta l’Europa, ebbero dirette consequenze sul delicatissimo mercato d’arte romano, cambiandone radicalmente le condizioni complessive che sarebbero rimaste critiche fino al riordinamento dell’Europa dopo le guerre napoleoniche. Nel 1810 il principe ereditario bavarese, Lodovico, mandò a Roma lo scultore Johann Martin von Wagner che nella qualità di agente d’arte doveva rappresentare i suoi interessi in loco. L’intensa corrispondenza tra i due, che durò fino alla morte di Wagner sopravvenuta nel 1858, getta una luce particolare sul mercato romano dalla prospettiva del committente e nell’ottica professionale dell’artista. Si apre così uno squarcio singolare sulle condizioni e sui meccanismi del mercato e i suoi attori durante gli ultimi anni dell’età napoleonica a Roma.
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Turek, Waldemar. ""Prima Clementis": zagadnienie prymatu biskupa Rzymu w ujęciu współczesnych opracowań patrystycznych." Vox Patrum 46 (July 15, 2004): 33–49. http://dx.doi.org/10.31743/vp.6739.

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Abstract:
La prima Clementis scritta negli ultimi anni del primo secolo ha suscitato un vivo interesse filologico, storico e teologico, come dimostrano vari studi apparsi in diversi ambienti nel secolo scorso. Molti autori dedicarono la loro ricerca ai vari aspetti della Lettera concernenti l'intervento di Clemente Romano nella vita della comunita di Corinto, mettendo in evidenza il tema del primato del vescovo di Roma. Un'analisi attenta dei vari elementi esaminati dimostra comunąue come siamo lontani dalie soluzioni definitive circa il concetto di gerarchia ecclesiastica presentato nel'opera e, in modo particolare, circa la posizione ed il ruolo del vescovo di Roma. Va comunque osservato che gli autori protestanti si soffermano soprattutto sugli aspetti filologia della Lettera, mentre gli autori cattolici, non trascurando questo tipo di ricerca, prendono in considerazione in maniera piu puntuale il contesto storico-teologico in cui la Prima Clementis fu scritta. Essi vedono poi nelFopera un segno, piuttosto chiaro, della coscienza di responsabilita di Clemente per tutti i fedeli.
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Ditchfield, Simon. "How not to be a Counter-Reformation saint: the attempted canonization of Pope Gregory X, 1622–45." Papers of the British School at Rome 60 (November 1992): 379–422. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009879.

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Abstract:
COME NON ESSERE UN SANTO CONTRORIFORMATORE: LA TENTATA CANONIZZAZIONE DI PAPA GREGORIO XIl secolo dopo la chiusura del Concilio di Trento (1545–63) è stato a lungo associato con iniziative papali ad ampio raggio finalizzate allo standardizzare della liturgia e il rito. A partire dalla revisione del Breviario Romano (1568), questo processo di profonde riforme, che toccò ogni aspetto del rituale e del credo Cattolico Romano, venne affidato nel 1588 alla Sacra Congregazione dei Riti e delle Cerimonie appena fondata. A tale istituto venne affidata la sorveglianza dei processi essenziali al funzionamento di un liturgia vivente — canonizzazione —, nuovi culti furono quindi approvati nell'ambito del rito Cattolico, mentre culti che già esistevano vennero riconosciuti o riformati. Nel cinquantennio successivo alla Riforma (1523–88), il Papato sembra perdere vigore, ma dal 1588 inizia un periodo diverso, che vede il conferimento con di almeno tredici canonizzazioni nel giro dei successivi 41 anni. Queste furono, tuttavia, canonizzazioni di ‘nuovo tipo’ nelle quali la prova di santità fu esaminata con un rigore moralistico di un livello sconosciuto precedentemente, in tal modo la canonizzazione divenne un istituto più frequente anche se più difficile da ottenere. L'articolo si propone quindi di esaminare il modo in cui la procedura riformata di canonizzazione si fece strumento della politica papale in vista della standardizzazione del rito avviata a partire dalla riforma del Breviario Romano. Si tenta ciò ricostruendo il tentativo non riuscito di una canonizzazione durante questo periodo cruciale per la storia della procedura; un esercizio che rivela forse in maniera più evidente rispetto ad altri casi maggiormente riusciti, le politiche e i desiderata di santità della chiesa Tridentina.
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Talahite, Fatiha. "L’engendrement chez Luc Boltanski et Pierre Legendre : lectures croisées." Enfances, Familles, Générations, no. 14 (June 15, 2011): 113–38. http://dx.doi.org/10.7202/1004012ar.

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Abstract:
Dans La condition foetale, Luc Boltanski construit un modèle d’engendrement pour étudier les justifications autour de la pratique de l’avortement. Le recours à l’anthropologie vise à donner un fondement universel à sa théorie de l’engendrement en Occident. De son côté, Pierre Legendre place l’institution généalogique, qu’il définit comme un espace mythique propre à toutes les sociétés, mais ancré en Occident dans l’héritage romano-canonique, au coeur de son anthropologie dogmatique. Dans cet article est examinée la manière dont ces deux auteurs, pour construire une théorie de l’engendrement, articulent l’universel avec les modalités propres à l’Occident et comment ils manient la relation à la religion chrétienne.
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Arthur, Paul, Umberto Albarella, Brunella Bruno, and Sarah King. "‘Masseria Quattro Macine’ — a deserted medieval village and its territory in southern Apulia: an interim report on field survey, excavation and document analysis." Papers of the British School at Rome 64 (November 1996): 181–237. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010382.

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Abstract:
‘MASSERIA QUATTRO MACINE’ — UN VILLAGGIO MEDIEVALE ABBANDONATO ED IL SUO TERRITORIO NELIA PUGLIA MERIDIONALE: UNA RELAZIONE PRELIMINARE SULLA RICOGNIZIONE, LO SCAVO E L'ANALISI DOCUMENTARIAQuesta relazione presenta i risultati dei primi quattro anni di un progetto archeologico che esamina l'entroterra di Otranto, in Puglia meridionale. La ricognizione suggerisce che l'area vide un incremento dell'insediamento sia nel periodo tardo Romano/alto Bizantino che nel tardo Medio Evo. Gli scavi riguardano due siti principali.Il primo sito è quello della chiesa monumentale di Le Centoporte, Giurdignano, che sembra essere stata costruita come parte di un monastero tra il tardo quinto e l'inizio del sesto secolo. Sembra che la costruzione non sia mai stata completata e che intorno al settimo secolo fu riprogettata in maniera che potesse ospitare una piccola comunità all'interno delle sue mura.Il secondo sito è quello del villaggio medievale di Quattro Macine, che potrebbe essere stato fondato prima della conquista normanna della Puglia, nel 1071, per essere poi abbandonato durante il XIV secolo ed infine sostituito da una fattoria. Due chiese, di fondazione normanna e bizantina, con i loro cimiteri associati, vengono descritte. Ulteriori ritrovamenti vengono anche discussi, con lo scopo di presentare un modello preliminare di cambiamento dell'insediamento e di uso del territorio.
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Raffaele Catuogno, Teresa Della Corte, Veronica Marino, and Victoria Andrea Cotella. "Archeologia e architettura nella rappresentazione della c.d. Tomba di Agrippina a Bacoli, una ‘presenza preziosa’ tra genius loci e potenzialità di intervento." Mimesis.jasd 1, no. 1 (August 5, 2021): 137–54. http://dx.doi.org/10.56205/mim.1-1.7.

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Abstract:
L’indagine nel sito architettonico-archeologico che fu antico teatro romano sul mare poi trasformatoin ninfeo - erroneamente denominato Tomba di Agrippina - intende affidare alla dimensioneastratta e conoscitiva della rappresentazione la restituzione dei significati del manufatto come‘presenza preziosa’ nel paesaggio urbano di Bacoli. L’approccio di indagine, avvicinandosialla insita dimensione metaprogettuale del rilievo, si propone di suggerire linee di indirizzo permirate strategie di rigenerazione del patrimonio culturale flegreo, laddove l’espansione urbana nonpianificata ci restituisce una mappa territoriale priva di segni di connessione tra le attuali zoneurbanizzate e i resti dei pregevoli manufatti antichi. Diffusamente, e in particolare nel caso inesame, i ritrovamenti archeologici rivelano problematiche compenetrazioni con l’edilizia moderna.I preziosi reperti, spesso ancora parzialmente interrati o inagibili, esigono decisioni e interventidi integrazione che facciano riferimento alle peculiarità territoriali e che, confermandone le azionidi tutela, consentano nuove forme di accessibilità ai siti, attivabili attraverso operazioni dirappresentazione digitale del patrimonio che implementino livelli di fruizione alternativi allavisita diretta.Muovendo da questa esigenza, l’orientamento metodologico della ricerca è inteso ad assumerela digitalizzazione dei processi in ogni fase di lavoro. Obiettivo prioritario è rendere disponibilimodelli tridimensionali del sito, sezionabili ed interrogabili secondo diversi livelli semantici,sia durante la prima fase di acquisizione dei dati (SAPR, TLS), sia in quelle successive dimodellazione (modello virtuale e ABIM) e di consultazione-interrogazione dei simulacri che siprestano a rappresentare in maniera efficace e propositiva il sistema spaziale complessivo e gliapparati figurativi puntualmente esaminati.
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Francoeur, Aline. "L’écrivain français et le dictionnaire dans son oeuvre : objectivation, symbolisation, symbiose constante." Mémoires du livre 2, no. 2 (April 5, 2011): 0. http://dx.doi.org/10.7202/1001763ar.

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L’écrivain entretient une relation privilégiée avec le dictionnaire. Dans les circonstances, on ne s’étonne pas de rencontrer, au hasard d’un roman, une référence à ce proche et vaillant compagnon du processus d’écriture. Parfois simple figurant, élément d’un décor, parfois acteur de soutien de protagonistes de tous âges qui manient la plume, le dictionnaire se voit dépeint sous divers angles dans la littérature. L’écrivain lui réserve ainsi une variété de fonctions : il est ouvrage de référence, autorité, gagne-pain, oeuvre d’une vie. Il est aussi objet, tantôt parure, tantôt pied de lit, butin, projectile même. Gros ou petit, à l’occasion vétuste, il est image associée à l’intellectuel, au savant, au maître d’école, mais surtout à l’écolier. À partir d’extraits de romans provenant des bases de données Frantext et Gallica, nous avons dégagé ces images multiples du dictionnaire proposées par les écrivains français.
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Grasby, Richard. "A Comparative study of five latin inscriptions: measurement and making." Papers of the British School at Rome 64 (November 1996): 95–138. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010369.

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Abstract:
UNO STUDIO COMPARATIVO DI CINQUE ISCRIZIONI LATINE: MISURE E COSTRUZIONEQuesto lavoro prende in considerazione il progetto e la costruzione di cinque iscrizioni del I secolo d.C. Misure prese da ogni iscrizione portano alla conclusione che esistesse un sistema per organizzare l'area occupata dallo scritto; questo controllava la lunghezza delle linee, lo spazio tra le linee, l'altezza e la forma delle lettere. Viene evidenziato come tale sistema fosse basato sulla suddivisione di un modulo in unità; il modulo stesso rappresentava un elemento di una generale griglia di controllo. Griglie sovrapposte sulle stesse lettere all'interno di ogni iscrizione hanno mostrato la notevole somiglianza della forma delle lettere anche di dimensioni molto diverse. Il metodo con cui tale precisione fosse ottenuta viene discusso e confrontato con i metodi moderni di organizzazione delle lettere e pratiche di incisione. Le conseguenze per l'interpretazione epigrafica di un tale piano di organizzazione geometrica possono essere giudicate sulla base dei testi ricostruiti delle cinque iscrizioni esaminate in questo lavoro. Sebbene si tratti di uno studio limitato ogni iscrizione viene differenziata per età, origine e funzione e rivela un sistema di controllo delle misure in maniera sufficientemente chiara da suggerire che esso avesse una più ampia applicazione. Teorie sui metodi adottati dai Romani nell'organizzazione delle iscrizioni, e nel modellamento ed incisione delle lettere, vengono avanzate sullo sfondo di due ricostruzioni a grandezza naturale fatte dall'autore di RIB.330 e RIB.288.
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Leo, Alessio Floriano. "“Confini differenti per Frigi e Misi”. Alcune riflessioni su un problema identitario delle popolazioni di Misia nella Geografia di Strabone." Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico, no. 18 (July 18, 2022): 127–66. http://dx.doi.org/10.54103/2037-4488/18102.

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Abstract:
Nel XII libro della Geografia Strabone lamenta la difficoltà nell’indicare correttamente i confini etnici tra Misi e Frigi, evidenziando un problema identitario che alla sua epoca aveva finito, per differenti motivi, per riguardare anche la costruzione identitaria diRomani e Troiani. Nati sotto l’insegna del dibattito post ideologico, gli identity studies ora di moda hanno aperto nuovi campi di indagine storiografica sollevando però altri problemi, finendo talvolta per riproporre posizioni a loro volta ideologiche, rileggendo la storia passata alla luce di problematiche e schemi contemporanei: una cosa non nuova presentatasi già in età antica, come si vedrà. L’articolo proverà a proporre una soluzione al problema sollevato da Strabone e a mettere in luce un meccanismo che periodicamente si ripropone in maniera automatica nella riflessione storica attraverso le epoche, per la quale si applicano sul passato lenti interpretative che non necessariamente hanno attinenza con l’epoca presa in esame. In the 12th book of his Geography, Strabo complains about the difficulty in correctly mapping the ethnic boundaries between Mysians and Phrygians, pointing out an identity issue that, for various reasons, also affects the identity-making of Romans and Trojans. Born under the banner of the post-ideological debate, today’s trendy identity studies have opened up new areas for historiographical surveys, nevertheless raising new problems and sometimes proposing solutions which are themselves ideological. Reading the past in the light of modern issues and patterns will be shown not to be such a new thing, but to have emerged in ancient times. This paper aims to find a solution to the identitary problem raised by Strabo and to shed light on a mechanism that periodically reappears when reflecting on historical themes through the ages: the past read through lenses which do not necessarily have relevance for the period in question.
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Misiarczyk, Leszek. "Rola świeckich w pismach Ojców Apostolskich i Apologetów greckich II wieku." Vox Patrum 42 (January 15, 2003): 67–88. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7144.

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Abstract:
Per descrivere il ruolo dei laici nella Chiesa antica negli scritti dei Padri Apostolici ci siamo concentrati su Didache, L’Epistola ai Corinti di Clemente Romano, 1 e 2 Lettera a Filippesi di Policarpo di Smyrne e Pastore di Erma. Abbiamo quindi sottolineato che per capire bene i diversi carismi nella Chiesa primitiva descritti nella Dottrina dei Dodici Apostoli bisogna distinguere tra l’uso del termine „profeta” come una cattegoria generica che abbraccia tutti coloro che sono aperti all'azione dello Spirito Santo e quello piu specifico come carisma profetico data alla comunita dei credenti per interpretare meglio il tempo presente alla luce del Vangelo. Un'altra premessa merita ancora di essere messa in rilievo, e cioe, che secondo la Didache eventuale ruolo dei laci riguarda la comunita ecclesiale locale e non la Chiesa universale. Detto questo il ruolo dei laci in quest'opera sarebbe triplice: discernere tra un profeta itinerante vero da quello falso, poi, sostenere materialmente i veri profeti (qui inizia la famosa decima) e infine partecipare attivamente all'elezione dei vescovi e diaconi. Epistola ai Corinti (40, 5) per la prima volta appare il termine laikos che significa qualcuno che non offre i sacrifici di culto al nome della comunita. Oltre questo, Clemente attribuisce ai laici il compito di eleggere i presbiteri, che peró quando svolgono il loro servizio in maniera degna non possono essere dimessi da nessun laico. Policarpo di Smyrne si concentra sulla descrizione dei compiti dei laici che vivono nel mondo, cioe mogli, vedove, giovani e vergini, chiamati anche essi a dare la testimonianza al Vangelo nella vita quotidiana. Erma invece riceve la missione di annuziare il messaggio „rivelato” a tutti i cristiani che esiste una „paenitentia secunda” dopo il battesimo. Sarebbe quindi in qualche modo il precursore di tutti quei laici lungo la storia della Chiesa che hanno ricevuto le „rivelazioni” private come un aiuto per comprendere meglio la rivelazione pubblica in un determinato contesto storico. Per quanto riguarda invece gli Apologisti greci, nei loro testo non troveremo alcunche sul ruolo dei laci nella Chiesa del II secolo. Loro stessi peró, nella stragrande maggioranza laici, hanno svolto il ruolo fondamentale nella difesa dei cristianesimo dalle false calunnie popolari e dalla persecuzione imperiale, si sono impegnati nella polemica con il politeismo pagano e anche sforzati di presentare la fede cristiana nelle cattegorie filosofiche dell'epoca.
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Bourne, Molly. "Giulio Romano: Arte e desiderio (Mantua: Palazzo Te, 6 October 2019–6 January 2010). Catalogue (also in English edition) by BarbaraFurlotti, GuidoRebecchini, and LindaWolk‐Simon. Milan: Electa, 2019.‘Con nuova e stravagante maniera’: Giulio Romano a Mantova (Mantua: Palazzo Ducale, 6 October 2019–6 January 2010). Catalogue by LauraAngelucci, PeterAssmann, PaoloBertelli and RobertaSerra with Michaela Zurla. Milan: Skira, 2019." Renaissance Studies 34, no. 5 (May 4, 2020): 861–68. http://dx.doi.org/10.1111/rest.12671.

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Constant, Marie-Hélène, and Caroline Loranger. "Un nationalisme tourné vers l’Amérique et les colonies : l’exportation du « Roman canadien » des Éditions Édouard Garand." Papers of The Bibliographical Society of Canada 55, no. 2 (February 13, 2019): 309–34. http://dx.doi.org/10.33137/pbsc.v55i2.32289.

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Abstract:
En 1923, Édouard Garand fonde à Montréal une maison d’édition destinée à promouvoir la littérature canadienne au sein de la classe populaire et francophone à travers le pays. Gérard Malchelosse, membre du comité éditorial, dira à propos des visées de l’entreprise qu’elle promeut «une édition canadienne de Romans canadiens, écrits pour des Canadiens par des Canadiens et imprimés au Canada par des Canadiens. C’est une entreprise nationale destinée à fournir un stimulant de patriotisme, tout en aidant les auteurs de chez nous en propageant leurs ouvrages». Bien que cet ancrage résolument nationaliste pourrait laisser croire que les Éditions Édouard Garand s’adressent exclusivement à un public local, l’étude de la distribution de la collection « Le Roman canadien » nous informe sur ses réseaux commerciaux de distribution particulièrement étendus : au premier temps de ce rayonnement extérieur se trouvent les villes des colonies françaises et britanniques, ainsi que l’Amérique, depuis New York jusqu’à Buenos Aires. L’article propose d’étudier ces réseaux en regard de leurs positionnements coloniaux, politiques et marchands, tout en mettant en contexte ce rayonnement par rapport aux activités d’exportation de livres canadiens de l’époque. L’étude des documents du Fonds Édouard-Garand (Université de Montréal) permet de constater la mise en place de deux réseaux distincts. Dès 1926, on annonce que les Romans canadiens sont vendus dans des points de dépôt en France, en Grande-Bretagne, mais aussi, de manière plus surprenante, à Saigon, à Alger et au Cap. L’éditeur semble alors exploiter les réseaux marchands de comptoirs coloniaux français et britanniques pour participer à la diffusion, au sein de différentes librairies francophones, de la littérature canadienne outremer. Puis, à partir de 1944, alors que la France est encore sous l’Occupation, Montréal devient la plaque tournante de l’édition francophone mondiale, et Garand en profite pour ouvrir de nouveaux réseaux de distribution vers l’Amérique latine, convoquant un ensemble de relations diplomatiques et politiques canadiennes. L’éditeur cible alors notamment les dépositaires en Argentine, au Chili, en Colombie, à Cuba et au Pérou, par le biais des représentants commerciaux et des fonctionnaires du Ministère des Affaires extérieures du Canada. Cette entreprise ne vise toutefois pas, chez l’éditeur, une inscription dans des réseaux d’échanges intellectuels et culturels suivant l’axe nord-sud, étudiés notamment par Michel Lacroix et Michel Nareau. Résolument commercial, le système mis en place par Édouard Garand touche moins l’économie du savoir que la mise en marché de produits littéraires.
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Rannaud, Adrien. "La Revue moderne, creuset de la littérature en régime médiatique dans les années 1950 au Québec." Papers of The Bibliographical Society of Canada 55, no. 2 (February 13, 2019): 335–58. http://dx.doi.org/10.33137/pbsc.v55i2.32290.

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Abstract:
En 1923, Édouard Garand fonde à Montréal une maison d’édition destinée à promouvoir la littérature canadienne au sein de la classe populaire et francophone à travers le pays. Gérard Malchelosse, membre du comité éditorial, dira à propos des visées de l’entreprise qu’elle promeut «une édition canadienne de Romans canadiens, écrits pour des Canadiens par des Canadiens et imprimés au Canada par des Canadiens. C’est une entreprise nationale destinée à fournir un stimulant de patriotisme, tout en aidant les auteurs de chez nous en propageant leurs ouvrages». Bien que cet ancrage résolument nationaliste pourrait laisser croire que les Éditions Édouard Garand s’adressent exclusivement à un public local, l’étude de la distribution de la collection « Le Roman canadien » nous informe sur ses réseaux commerciaux de distribution particulièrement étendus : au premier temps de ce rayonnement extérieur se trouvent les villes des colonies françaises et britanniques, ainsi que l’Amérique, depuis New York jusqu’à Buenos Aires. L’article propose d’étudier ces réseaux en regard de leurs positionnements coloniaux, politiques et marchands, tout en mettant en contexte ce rayonnement par rapport aux activités d’exportation de livres canadiens de l’époque. L’étude des documents du Fonds Édouard-Garand (Université de Montréal) permet de constater la mise en place de deux réseaux distincts. Dès 1926, on annonce que les Romans canadiens sont vendus dans des points de dépôt en France, en Grande-Bretagne, mais aussi, de manière plus surprenante, à Saigon, à Alger et au Cap. L’éditeur semble alors exploiter les réseaux marchands de comptoirs coloniaux français et britanniques pour participer à la diffusion, au sein de différentes librairies francophones, de la littérature canadienne outremer. Puis, à partir de 1944, alors que la France est encore sous l’Occupation, Montréal devient la plaque tournante de l’édition francophone mondiale, et Garand en profite pour ouvrir de nouveaux réseaux de distribution vers l’Amérique latine, convoquant un ensemble de relations diplomatiques et politiques canadiennes. L’éditeur cible alors notamment les dépositaires en Argentine, au Chili, en Colombie, à Cuba et au Pérou, par le biais des représentants commerciaux et des fonctionnaires du Ministère des Affaires extérieures du Canada. Cette entreprise ne vise toutefois pas, chez l’éditeur, une inscription dans des réseaux d’échanges intellectuels et culturels suivant l’axe nord-sud, étudiés notamment par Michel Lacroix et Michel Nareau. Résolument commercial, le système mis en place par Édouard Garand touche moins l’économie du savoir que la mise en marché de produits littéraires.
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