Academic literature on the topic 'Maniera romana'

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Journal articles on the topic "Maniera romana"

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Cellamare, Carlo. "Politiche e processi dell'abitare nella cittŕ abusiva/informale romana." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 97 (February 2011): 145–67. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-097010.

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Abstract:
Roma costituisce un interessante caso di studio dal punto di vista dei processi relativi alla cittŕ abusiva/informale e alla sua riqualificazione, anche attraverso il coinvolgimento degli abitanti. Si tratta di un problema rilevante in tutto il mondo, ma appare interessante la situazione specifica in un Paese occidentale. Il contributo intende quindi focalizzare l'attenzione sui piů recenti sviluppi del fenomeno e delle politiche sviluppate per affrontarne i problemi, approfondendo le dinamiche reali attraverso un approccio interdisciplinare, evidenziando le ambiguitŕ e valutando in maniera complessa le politiche.
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Ferraioli, Ferdinando. "Culti rurali e culti urbani nella Bitinia ellenistica e romana." ARYS. Antigüedad: Religiones y Sociedades, no. 19 (November 12, 2021): 97–129. http://dx.doi.org/10.20318/arys.2021.5927.

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Abstract:
Scopo di questo intervento è esaminare le principali testimonianze sulla diffusione dei culti in ambito rurale ed urbano nella Bitinia ellenistica e romana. Il dossier epi­grafico appare più limitato per il periodo ellenistico, mentre è più ampio per quello romano. Nelle aree urbane e nelle aree rura­li appaiono diffuse le principali divinità del pantheon cultuale greco come Zeus, Apollo, Artemide, Atena, Asclepio ed altre; è signi­ficativo come tali divinità nelle aree rurali appaiano con epiteti locali di origine indi­gena. Particolarmente interessante il caso di Zeus a cui sono associati epiteti come Ba­leos e Okkonenos, che appaiono di origine tracia, e come Sabazios, che è probabilmen­te di origine frigia. Altri culti probabilmen­te basati sulla commistione tra elemento greco e elementi non-greci erano quello della Grande Madre Cibele, che aveva un tempio dedicato a Nicomedia, e alcuni culti tipicamente locali come Priettos, Tataula, Proustene e i Theoi Nerolenoi. In ambito urbano possono ritrovarsi invece culti mag­giormente legati alle influenze esterne come quelle egiziane. Ciò appare soprattutto nelle città costiere come Kios, Apamea e Nico­media, che già in età ellenistica sono aperte ai culti di Iside e Serapide. Più limitato e in epoca più tarda appare l’influsso della reli­gione romana, testimoniato dalle rare dedi­che bilingui e dall’attestazione dei riti fune­rari dei Rosalia. Il rapporto tra culti rurali e culti urbani appare contraddistinto quindi da alcune differenze, con le aree rurali che appaiono almeno in un primo tempo meno disponibili ad accogliere i culti stranieri e maggiormente legate ai culti indigeni, che vengono uniti a quelli per le principali divi­nità del pantheon ellenico. Alla fine tuttavia anche in Bitinia quindi, come è stato notato per altre zone dell’Asia Minore, si assiste, con il passaggio tra l’età ellenistica e quella romana, ad un processo di progressiva in­tegrazione tra culti urbani e rurali, che si attua probabilmente in maniera prevalente­mente armonica e senza grosse tensioni tra le varie componenti etniche e territoriali.
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Thomas, Edmund, and Christian Witschel. "Constructing reconstruction: claim and reality of Roman rebuilding inscriptions from the Latin west." Papers of the British School at Rome 60 (November 1992): 135–77. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009818.

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Abstract:
COSTRUENDO RICOSTRUZIONI: RIVENDICAZIONI E REALTÀ DELLE ISCRIZIONI DA RIEDIFICAZIONI ROMANE PROVENIENTI DALLATINUMOCCIDENTALEIn quest'articolo gli Autori analizzano l'atteggiamento che in epoca romana veniva riservato alia riedificazione e al restauro di edifici, utilizzando in particolare le iscrizioni di riedificazione rinvenute nella parte occidentale dell'Impero (Roma esclusa); inoltre, dove possibile, le iscrizioni sono confrontate con le evidenze archeologiche. Viene dimostrato qui che non sempre tali iscrizioni descrivono in maniera accurata i danni precedenti alla ricostruzione o il tipo di lavori eseguiti. Il loro linguaggio è spesso metaforico e vengono stabilite nozioni di distruzione e ricostruzione che non necessariamente hanno una diretta relazione con il reale stato dell'edificio o con i lavori di restauro eseguiti. La parola ‘ricostruzione’ era in generale considerata sotto un punto di vista idealistico espresso in modi diversi, colleganti fatti architettonici locali, spesso complessi, ad un'idea simbolica di rinnovamento. Quindi, a meno che una singola causa reale non sia menzionata, le iscrizioni di riedificazione non riportano nessun dato definitivo circa le circostanze reali della distruzione o della ricostruzione di un edificio. Queste devono essere studiate individualmente e non devono influenzare l'analisi indipendente dei resti archeologici.
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Wickham, Chris. "Medieval studies and the British School at Rome." Papers of the British School at Rome 69 (November 2001): 35–48. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001756.

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Abstract:
GLI STUDI MEDIEVALI E LA ‘BRITISH SCHOOL AT ROME’Le ricerche in campo medievale hanno costituito uno dei tratti distintivi dell'attività della ‘British School at Rome’ sin dagli esordi, con la pubblicazione di consistenti ricerche storico artistiche (Rushforth) e di storia amministrativa (Jamison) nella prima decade del ventesimo secolo. Successivamente, però, fino al secondo dopoguerra, itemi medievali vennero trattati in maniera piuttosto discontinua. Negli anni '50 l'attenzione si concentro sugli studi storici, mentre quelli archeologici iniziarono negli anni '60. Questi ultimi conobbero un intenso sviluppo in seguito alla ricognizione dell'Etruria meridionale (‘South Etruria Survey’) condotta dalla ‘British School at Rome’, concentratasi sul periodo romano ma che sollevo numerose questioni relative al periodo successive All'inizio degli anni '60, gli scavi di Santa Cornelia furono tra i primi scavi medievali in Italia. A meta del decennio, le ricerche di David Whitehouse sulla ceramica resero possibile per la prima volta datazioni accurate. Da queste premesse scaturirono tre decenni di lavoro intenso sull'archeologia medievale italiana, nel quale gli archeologici britannici, di solito legati alla ‘British School at Rome’, ebbero un ruolo importante. I decenni piu recenti hanno inoltre contributo allo sviluppo delle discipline storiche è storico-artistiche; John Osborne e stato particolarmente attivo nello sviluppo degli studi sulla cultura visiva altomedievale romana.
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Keay, Simon, Martin Millett, Sarah Poppy, Julia Robinson, Jeremy Taylor, and Nicola Terrenato. "Falerii Novi: a new survey of the walled area." Papers of the British School at Rome 68 (November 2000): 1–93. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003871.

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Abstract:
FALERII NOVI: UNA NUOVA RICOGNIZIONE DELL'AREA MURATAI risultati di una ricognizione dell'intera parte murata della città romana di Falerii Novi vengono presentati insieme a quelli di una piccola area posta al di fuori delle mura. I metodi impiegati consistono in una integrazione di rilevamento topografico, ricognizione a piedi dell'area ed estensivo uso di un gradiometro ‘fluxgate’. I risultati permettono di ricostruire in dettaglio una nuova pianta della città, che viene presentata in questo articolo, insieme ad una dettagliata descrizione delle strutture messe in luce, che includono un foro di dimensioni sostanziali, un teatro ed un portico, una serie di templi e una varietà di case private. Sebbene in maniera preliminare, questi edifici vengono discussi nel loro contesto, anche in considerazione dei nuovi dati che questa ricognizione ha fornito sullo sviluppo della topografia e delle difese della città.
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Ottati, Adalberto, and Maria Serena Vinci. "Signa Lapicidinarum e tracciati di cantiere per la comprensione dell’edilizia archeologica: il caso del Foro Provinciale di Tarraco (Hispania Citerior)." Arqueología de la Arquitectura, no. 16 (October 10, 2019): 081. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2019.003.

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Abstract:
En el presente artículo se dan a conocer una serie de marcas y trazados de proyecto/marcas de trabajo documentados en materiales procedentes del denominado Foro Provincial de Tarraco. El objetivo es proponer la reconstrucción de las prácticas edilicias y la manera de organizar los diferentes talleres que trabajaban para la realización del monumento tarraconense de época imperial, delineando las fases operativas que caracterizan el proceso de construcción tanto desde el proyecto hasta la elaboración de artefactos, como desde la cantera hasta la edificación de la fábrica. Después de una larga época de estudios centrada en la catalogación de artefactos arquitectónicos, es ahora posible realizar un paso además: probar a interpretar, aunque de forma parcial, la manera de organizar y transmitir los conocimientos dentro de los talleres implicados en la construcción romana. El caso del Foro Provincial resulta emblemático, tanto por la calidad y cantidad de material conservado, como por la complejidad de un cantiere activo a lo largo de más de un siglo. [it] In questo articolo si presenta una serie di sigle e di tracciati di cantiere rinvenuti su materiali provenienti dal cosiddetto Foro Provinciale di Tarraco. L’obiettivo è quello di tentare la ricostruzione degli usi cantieristici antichi e della maniera di organizzare le diverse officine che lavoravano alla realizzazione del monumento tarragonese di epoca imperiale, delineando le fasi operative che caratterizzano il processo di costruzione sia dalla progettazione all’elaborazione dei manufatti, che dalla cava alla fabbrica. Dopo una lunga stagione di studi rivolta alla catalogazione di manufatti architettonici è ora possibile effettuare un passo in più: cercare di interpretare, seppur in maniera parziale, il modo di organizzare e trasmettere le conoscenze all’interno delle officine implicate nella costruzione dei grandi monumenti romani. Il caso del Foro Provinciale diviene emblematico sia per la qualità e quantità del materiale che ci è pervenuto, sia per la complessità di un cantiere la cui attività si protrae per un arco temporale lungo più di un secolo.
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Voltan, Eleonora. "Tra utopia e alteritá." Revista Eviterna, no. 12 (September 28, 2022): 122–38. http://dx.doi.org/10.24310/eviternare.vi12.14953.

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Abstract:
A partire dal III secolo a.C. si delinea in maniera più nitida quella feconda ma, al tempo stesso, ambivalente relazione tra Egitto e Roma. Con la stipula del trattato di amicitia nell’anno 273 a.C., appaiono sempre più evidenti le ripercussioni sul piano politico, culturale, economico e religioso sul suolo italico. Peculiare interesse riveste anche il ruolo della produzione artistica generata dall’incontro-scontro tra il mondo romano e quello egiziano. In particolare, l’interesse di questo contributo è indirizzato verso l’elaborazione del paesaggio ispirato alla terra del Nilo nella produzione pittorica romana di I secolo d.C. La delineazione di questa tipologia iconografica si fonda su alcuni dettagli figurativi specifici, tra cui quelli legati al mondo della flora e della fauna. Un insieme di elementi che, fondendosi armoniosamente insieme, conducono verso la configurazione di un’ambientazione naturale tesa ad un’ideale di fluttuante utopia che, tuttavia, collide con l’insita portata di alterità dell’immaginario nilotico. Un’alterità fortemente vincolata alla presenza dei pigmei, figure contraddistinte nella maggior parte dei casi da tratti caricaturali e grotteschi, inseriti spesso in situazioni comiche, se non paradossali. Obiettivo del presente articolo è quello di mettere in luce la relazione chiaroscurale tra la “natura” costituente il paesaggio nilotico, ovvero la flora e la fauna tipica, riflesso di una cristallizzata utopia naturalistica, e l’elemento umano, in questo caso i pigmei, sinonimo di alterità per antonomasia, concretizzazione non tanto di una realtà esistente quanto più di uno status estraneo ai limiti del tempo e dello spazio umanamente concepiti.
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Wood, Sharon. "'La mia maniera di essere': An interview with Lalla Romano." Italianist 15, no. 1 (June 1995): 373–83. http://dx.doi.org/10.1179/ita.1995.15.1.373.

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Castiglia, Gabriele. "TOPOGRAFIA CRISTIANA DELLATUSCIA ANNONARIAE DELLATUSCIA LANGOBARDORUM(IV-VIII SEC. D.C.)." Papers of the British School at Rome 86 (May 21, 2018): 85–126. http://dx.doi.org/10.1017/s006824621800003x.

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Abstract:
Il presente contributo intende analizzare i fenomeni di formazione e radicamento della cristianizzazione nellaTuscia Annonaria(attuale Toscana settentrionale) nel periodo compreso tra il IV e la seconda metà dell'VIII secolo d.C., sia in ambito urbano che in quello rurale. Questo tema, sinora scarsamente analizzato in maniera complessiva, verrà sviscerato partendo da un approccio quantitativo (ancorato ad una schedatura delle evidenze materiali e scritte), funzionale all'approfondimento di problematiche storiografiche e di nuove possibili chiavi di lettura di fenomeni complessi e articolati quali furono quelli legati alla trasformazione delle città e dei paesaggi romani e che portarono alla strutturazione delle realtà post classiche.
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10

Ferrari, Veronica. "Il ruolo del progetto nel rapporto con la città stratificata. Paniconi e Pediconi a Mantova." TERRITORIO, no. 99 (August 2022): 122–29. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-099017.

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Abstract:
Il saggio illustra il contributo degli architetti romani Mario Paniconi (1904-1973) e Giulio Pediconi (1906- 1999) al programma di ricostruzione post-bellica del Piano Fanfani - gestione ina-Casa - mediante il progetto del complesso per abitazioni e negozi di piazza San Giovanni a Mantova, un intervento che sviluppa in maniera attenta e innovativa l'organizzazione planimetrica degli alloggi e sperimenta elementi compositivi diversi sui fronti che dialogano con la città. Il complesso di edilizia popolare si inserisce con la corretta misura all'interno del tessuto densamente costruito e stratificato mettendosi a sistema con la morfologia dell'edificato. I progettisti lavorano su schemi abitativi semplici e la dotazione di spazi collettivi come la grande corte-giardino e i servizi collettivi.
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Dissertations / Theses on the topic "Maniera romana"

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CAVALLINI, GABRIELE. "CREMA AL CROCEVIA DELLA MANIERA: EPISODI ARTISTICI FRA TRADIZIONE LOMBARDA, VIA ROMANA E VIA GENOVESE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1065.

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Abstract:
La ricerca si focalizza sulle espressioni artistiche a Crema durante il Cinquecento, prendendo in considerazione artisti, episodi particolari, commissioni pubbliche e private. Partendo dall’intervento di Benedetto Diana in Santa Maria della Croce, passando per la bottega di Vincenzo Civerchio, si giunge ad analizzare le figure di Aurelio Buso e Carlo Urbino, fino alla fine del secolo. Il lavoro presenta alcuni documenti inediti, quali uno che attesta la presenza di Aurelio Buso a Genova e altri che mostrano l’origine di Carlo Urbino .
This study is focused on the artistic expressions in Crema along the XVI century, considering artists, happenings, public and private commissions. Starting from the work of Benedetto Diana in Santa Maria della Croce, through the workshop of Vincenzo Civerchio, we arrive studying Aurelio Buso and Carlo Urbino, at the end of the century. This study presents come new documents, as one that certificate the journey of Aurelio Buso to Genua and others that show the origin of Carlo Urbino.
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CAVALLINI, GABRIELE. "CREMA AL CROCEVIA DELLA MANIERA: EPISODI ARTISTICI FRA TRADIZIONE LOMBARDA, VIA ROMANA E VIA GENOVESE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1065.

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Abstract:
La ricerca si focalizza sulle espressioni artistiche a Crema durante il Cinquecento, prendendo in considerazione artisti, episodi particolari, commissioni pubbliche e private. Partendo dall’intervento di Benedetto Diana in Santa Maria della Croce, passando per la bottega di Vincenzo Civerchio, si giunge ad analizzare le figure di Aurelio Buso e Carlo Urbino, fino alla fine del secolo. Il lavoro presenta alcuni documenti inediti, quali uno che attesta la presenza di Aurelio Buso a Genova e altri che mostrano l’origine di Carlo Urbino .
This study is focused on the artistic expressions in Crema along the XVI century, considering artists, happenings, public and private commissions. Starting from the work of Benedetto Diana in Santa Maria della Croce, through the workshop of Vincenzo Civerchio, we arrive studying Aurelio Buso and Carlo Urbino, at the end of the century. This study presents come new documents, as one that certificate the journey of Aurelio Buso to Genua and others that show the origin of Carlo Urbino.
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Louâpre, Muriel. "La manière noire, le mal à l'oeuvre dans le roman naturaliste et décadent." Tours, 2001. http://www.theses.fr/2001TOUR2035.

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Abstract:
En 1862, la sorcière de Michelet met fin à la longue carrière de satan comme incarnation principale du mal en littérature, laissant à la génération suivante, naturaliste et décadente, la tâche de repenser les formes et les conditions d'une répresentation du mal dans le roman. Le point d'entrée choisi, à savoir l'exploration romanesque des frontières de l'humain, permet de proposer une définition opératoire du mal comme dissolution de la synthèse humaine, qui au-delà des formes romanesques ponctuelles inaugure le règne de formes d'évidement qui mettent en cause la notion même d'incarnation du mal, soit la capacité du texte réaliste à faire coi͏̈ncider représentation du mal et forme-personnage. [. . . ] C 'est donc par delà-la notion de personnage que sont explorées les voies littéraires d'une conception du mal comme flux ou influence, et la prévalence d'une identification à l'unification destructive des spécificités qu'emblématise la notion de milieu, et qui incite à rechercher la source première des représentations fatales de cette fin de siècle dans un rapport ambigu aux concepts de nature et de réel, que mettent en évidence les nombreuses utopies contemporaines. A la dégradation du réel, comme à la nature marquante, la littérature tente de faire pièce, par la réélaboration opiniâtre d'images à partir des valeurs déchues permettant de faire suivre, fût-ce sous une forme négative, l'essentiel de la croyance. Ainsi l'oeuvre du mal dans le texte naturaliste,et chez enfant illégitime qu'est la décadence, coi͏̈ncide-t-elle avec une écriture de la soustraction, comme dans une manière noire où les valeurs n'apparaissent plus qu'en négatif, sur le fond du délitement du réalisme.
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Vincendeau, Marie-Noëlle Menant Sylvain. "La dernière manière de Crébillon étude des "Lettres de la Duchesse de***au Duc de*** /." Paris : Université Paris Sorbonne - Paris IV, 2007. http://www.theses.paris4.sorbonne.fr/vincendeau/html/index-frames.html.

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Vincendeau, Marie-Noëlle. "La dernière manière de Crébillon fils : étude des "Lettres de la Duchesse de***au Duc de***"." Paris 4, 2007. http://www.theses.paris-sorbonne.fr/vincendeau/html/index-frames.html.

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Abstract:
Conscient de la désaffection de son lectorat qui lui reproche l’épuisement de son inspiration, Crébillon publie en 1768 Les Lettres de la Duchesse : revendiquer ouvertement comme « modèles » La Princesse de Clèves et sa première monodie, les Lettres de la Marquise, montre sa volonté de se démarquer de l’esthétique romanesque mise en vogue par Richardson et Rousseau. L’originalité toute relative de la poétique de ce roman épistolaire consiste à faire de la matière des lettres les seuls « événements » du roman, à estomper les topoï du roman libertin, à faire exister le libertinage seulement par les mots. Distancié et volontiers critique, le regard de Crébillon sur l’aristocratie et ses comportements libertins se double d’une réflexion sur la notion de vertu, sur les évolutions de l’idéologie sociale et témoigne, contre toute attente, des expériences et déceptions personnelles
When Crébillon became aware that his readers resented his waning inspiration and gradually lost interest in his work, he published Les Lettres de la Duchesse in 1768. By openly claiming the legacy of La Princesse de Clèves and its first monody Les Lettres de la Marquise, he showed how intent he was on casting the shackles of novel aesthetics made fashionable by Richardson and Rousseau. What appears as comparatively new about the poetics of this epistolary novel, however flimsy it may be, is Crébillon’s skill in limiting the « events » in the novel to the matter of the letters, in blurring the topoï of the libertine novel, and making its libertinage exist only through words. Crébillon does not limit himself to casting a distanced and readily critical eye on aristocrats and their licentiousness but he also ponders over the notion of virtue and the developments of social ideology and he quite unexpectedly relates personal and disappointing experiences
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Andreau, Jean. "Vie financière dans le monde romain : les métiers de manieurs d'argent (IVe s. av. J.-C.-IIIe s. ap. J.-C.)." Paris 4, 1985. http://www.theses.fr/1985PA040126.

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7

Carstens, Hester. "Drempellewens : die uitbeelding van bewussyn in vyf debuutromans (tesis) en Hanna in die park (roman)." Thesis, Link to the online version, 2007. http://hdl.handle.net/10019/410.

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8

Le, Person Gwenaëlle. "La psukhê et les phrenes sont malades : représentations du délire à l'époque classique (VIe-IIIe)." Phd thesis, Université Rennes 2, 2007. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00267188.

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Abstract:
Les médecins et les biologistes de l'époque classique, qu'il s'agisse des Hippocratiques ou d'Aristote, décrivent et expliquent les altérations du raisonnement d'un point de vue physiologique et tentent d¤établir une typologie des troubles qui affectent la psukhè et les phrenes en distinguant diverses pathologies spécifiques telles que la mania, l'épilepsie et la mélancolie. Méthode et raisonnement tendent vers la rationalité, ils peuvent paraître en opposition avec le discours platonicien et les descriptions du théâtre tragique qui attribuent une origine divine aux troubles de la raison. Chez Platon, la mania, qu'elle soit érotique, poétique, mantique ou télestique est présentée comme un bienfait pour les personnes qui en sont atteintes, tandis que dans la tragédie, les troubles de la raison sont décrits comme une altération des phrenes et associés à la souffrance et à la destruction. Ces ensembles documentaires soulignent que la « folie » est polymorphe et qu'il n'existe pas de représentation unifiée du délire. Cependant, entre eux, des accords existent dans les domaines de la description des symptômes de certaines affections, notamment de la mania, comme du vocabulaire employé pour dire les troubles de la raison. Il semble que ces discours soient issus d¤une base de croyances communes dont ils développent un aspect spécifique, nous permettant ainsi de restituer une représentation de la « folie » ordinaire, représentation certes incomplète et imparfaite, mais qui tente d¤être la plus proche possible des réalités socioculturelles et des mentalités de cette l¤époque
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9

NICCOLI, VALLESI RAFFAELE. "Peruzzi, Salviati, Vasari e Beccafumi: percorsi insoliti della Maniera tosco-romana tra i libri stampati veneziani." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1040048.

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Abstract:
Grandi artisti della Maniera italiana come Peruzzi, Salviati, Vasari e Beccafumi hanno fornito i loro disegni per le illustrazioni a stampa dell'editoria veneziana nel Cinquecento. La ricerca ha inteso ricostruire il quadro di questi interventi ancora poco analizzati dagli studi ed evidenziare i rapporti con stampatori e poligrafi come Pietro Aretino
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10

SIMONELLI, DANIELE. "La diffusione della maniera romana tra Toscana orientale e Umbria nella prima metà del Cinquecento. Alcuni casi emblematici di tale penetrazione nel contesto pittorico locale." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1029170.

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Abstract:
La tesi analizza le dinamiche di diffusione della maniera romana tra Toscana orientale e Umbria in tre casi emblematici di questo contesto geografico. La diffusione della maniera romana, a partire dalla bottega di Luca Signorelli, nella sua eredità artistica tra Cortona, la Valdichiana e l'Umbria, personificata soprattutto dai due allievi Tommaso Papacello e Vittorio Cirelli. La crescita della cultura pittorica capitolina tra Spoleto e la Bassa Umbria, con nuove considerazioni su Giovanni da Spoleto, Vincenzo Tamagni e Jacopo Siculo. La penetrazione del linguaggio artistico romano ad Arezzo, con nuove considerazioni su Guillaume de Marcillat e i suoi legami artistici con Roma.
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Books on the topic "Maniera romana"

1

Serra, Roberta. "Con nuova e stravagante maniera": Giulio Romano a Mantova. Milano: Skira, 2019.

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2

Carpeggiani, Paolo. Giulio Romano a Mantova: Una nuova e stravagante maniera. Mantova: Editrice Sintesi, 1987.

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3

Salvy, Gérard-Julien. Giulio Romano: "une manière extravagante et moderne". Paris: Lagune, 1994.

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4

Museo diocesano "Francesco Gonzaga" (Mantua, Italy), ed. "Per tutta la Lombardia giovò di maniera": Disegni dell'Italia settentrionale nel secolo di Giulio Romano. Mantova: Il Rio Edizioni, 2019.

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5

Chatzidakis, Michail. Con bella maniera: Festgabe für Peter Seiler zum 65. Geburtstag. Heidelberg: Arthistoricum.net, Fachinformationsdienst Kunst - Fotografie - Design, 2021.

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6

Flothuis, Mea (Mea M.), ed. Vele manieren om te beginnen: Roman. Amsterdam [etc.]: De Arbeiderspers, 2006.

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7

Massimiliano I e il suo maniero illustrato Roncolo. Castel Roncolo, Bolzano: Editore Fondazione Castelli di Bolzano, 2019.

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8

I castelli dell'Emilia Romagna: Un viaggio affascinante alla scoperta delle fortezze, dei manieri e delle residenze nobiliari fortificate disseminate nella regione. Roma: Newton Compton, 2007.

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9

I castelli della Sicilia: Un percorso alla scoperta delle fortificazioni e dei manieri, gloriose vestigia dei popoli che si avvicendarono nel dominio dell'isola, dai Fenici ai Greci, dai Romani agli Arabi, dai Normanni agli Svevi, dagli Angioini agli Aragonesi. Roma: Newton & Compton, 2005.

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10

Moggach, Deborah. Tulip fever. London: W. Heinemann, 1999.

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Book chapters on the topic "Maniera romana"

1

Erstic, Marijana. "Livia als Emma." In »Madame Bovary, c'est nous!« - Lektüren eines Jahrhundertromans, 109–30. Bielefeld, Germany: transcript Verlag, 2021. http://dx.doi.org/10.14361/9783839452844-009.

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Abstract:
Im Zentrum des Aufsatzes »Livia als Emma« steht Luchino Viscontis Film »Senso« (1954, dt. »Sehnsucht«). André Bazin zufolge ist dieser Film »der romanhaften Ästhetik ähnlich, die in der Tradition Flauberts steht und besonders durch den Naturalismus bekräftigt ist.« Zwar hat Viscontis Senso eine andere literarische Vorlage als Gustave Flauberts so genannten realistischen Roman »Madame Bovary«, doch ist seine Contessa Livia in ihrem Selbstbetrug und vielleicht auch in ihrem nüchtern geschilderten schwärmerischen Charakter Flauberts Figuren nahe. Diese sind bekanntlich für eine sentimentale Erziehung empfänglich, so vor allem, auf je unterschiedliche Art, Frédéric Moreau und Emma Bovary. Luchino Viscontis Film zeigt in flaubertscher Manier, was passiert, wenn der Wunsch nach einem anderen und vermutlich besseren Lieben und Leben jemanden ergreift, der zur Oberschicht gehört - und das inmitten einer Revolution. Der italienische Neorealist gestaltet in »Senso« aus der gleichnamigen Novelle Camillo Boitos einen filmischen und typisch italienischen Ehebruchsroman, der mit Verweisen auf die großen Romane des 19. Jahrhunderts arbeitet. So wird Livias und Emmas vergleichbare Vorliebe für Liebes-Sujets in Luchino Viscontis Film »Senso« auch als entlarvendes Kristallbild (Gilles Deleuze) eingesetzt. Der Beitrag befasst sich mit Parallelen und Unterschieden zwischen Text und Film.
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2

Mickūnaitė, Giedrė. "Negotiations." In Maniera Greca in Europe’s Catholic East. Nieuwe Prinsengracht 89 1018 VR Amsterdam Nederland: Amsterdam University Press, 2023. http://dx.doi.org/10.5117/9789462982666_ch02.

Full text
Abstract:
In Poland, the Byzantine murals commissioned by King Wladislas II Jogaila for Catholic churches were received as culturally other. Accommodating these confessionally alien images within church interiors is traced through the (re-)construction of roles of patrons, masters, and clerics. The parallel inquiry into connotations of the qualifier ‘Greek’ as applied to things and people shows divided judgement: ‘Greek’ objects were qualified as old and ‘Greek’ persons were associated with error. Hence, intellectual effort was made to detach Greek images from schismatic Greeks. This being done, icons became recognized as a core of the Roman Catholic tradition dating from the time of the apostles.
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PLASSARD, Freddie. "Les realia au cœur du débat traductologique." In A propos des realia, 117–30. Editions des archives contemporaines, 2021. http://dx.doi.org/10.17184/eac.4727.

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Abstract:
Les realia englobent l’ensemble des éléments propres à une culture, terme entendu ici au sens large de l’ensemble des faits de civilisation, allant des ambiances sensorielles constituées par les saveurs, gestes et parfums à la manière d’être en société, y compris les vêtements, les comportements et les us et coutumes, et qui, conjugués les uns aux autres, contribuent à donner une couleur locale ou même traduire un climat politique ou idéologique. Prenant appui sur deux ouvrages, un recueil de nouvelles Séoul, vite, vite ! de Kim Jung-hyuk, traduites du coréen, et le roman Désorientale rédigé en français par N. Djavadi, nous commençons par nous interroger sur les circonstances d’emploi du terme realia en traductologie, le comparons à celui de culturème qui semble lui faire concurrence, avant d’aborder ce qui permet de repérer les realia dans un texte et qui se manifeste en premier lieu par des traits linguistiques, doublés d’un ensemble de procédés de traduction répertoriés par différents auteurs. De l’emprunt ou report à la note du traducteur, ces procédés contribuent à des degrés divers à la visibilité du traducteur tout en étant adoptés à leur tour par un auteur rédigeant spontanément, ce qui témoigne de la parenté entre traduction et écriture.
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Marullo, Thomas Gaiton. "The Psycho-Spiritual Turn." In Fyodor Dostoevsky-The Gathering Storm (1846-1847), 137–202. Cornell University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.7591/cornell/9781501751851.003.0004.

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Abstract:
This chapter centers on Fyodor Dostoevsky's final break with Vissarion Belinsky and his circle, as well as his increasing struggles to stay afloat, internally and externally. It provides a unifying analysis of the novels The Double, Mr. Prokharchin, The Landlady, and A Novel in Nine Letters, which Dostoevsky wrote in 1847. It also explains how the lead characters in Dostoevsky's novels confused readers with timeworn portrayals of mania and madness, roguery, and romance that related little to contemporary life. The chapter explains The Double, Mr. Prokharchin, The Landlady, and A Novel in Nine Letters as a significant exercise in which Dostoevsky probed minds, hearts, and souls to understand human faults and failings. It talks about Dostoevsky's assertion that his four works did not portray political, social, and economic injustices that wreaked havoc on society, but rather the psychological and spiritual traumas of individuals that eroded humankind.
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Roe, Nicholas. "John Keats, Romantic Scotland, and Poetical Purposes." In John Keats and Romantic Scotland, 158–73. Oxford University Press, 2022. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780198858577.003.0010.

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Abstract:
This chapter explores the background to Keats’s 1818 tour to the English Lake District and Scotland, placing the tour in relation to his other travels. I then focus on Keats’s awareness of Scottish poetry, Walter Scott’s Waverley novels Guy Mannering and Rob Roy, and contemporary theatrical versions of those novels staged in London, Exeter, and Teignmouth. Seen in relation to ‘Meg Merrilies’ mania, 1815–17, and the romance of Rob Roy in spring 1818, Keats’s plan for a Scottish tour developed at a time when ideas of Romantic Scotland had caught the public imagination, and appeared to offer material for a fresh bid for poetic fame. Influenced by Milton’s Lycidas, Gray’s Bard, and myths of the Titans and the Celts, however, Keats’s decisive act was to step away from Scotland as popularized by modern writers to discover the origins of his projected epic Hyperion, and of poetry itself, on Scotland’s remote west coast.
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Conference papers on the topic "Maniera romana"

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David, Sylvain. "La double fonction de l’eau dans La salle de bain de Jean-Philippe Toussaint." In XXV Coloquio AFUE. Palabras e imaginarios del agua. Valencia: Universitat Politècnica València, 2016. http://dx.doi.org/10.4995/xxvcoloquioafue.2016.2528.

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Abstract:
Le narrateur de La salle de bain (1985) est obsédé par le passage du temps : il contemple ainsi longuement une fissure dans le mur qui surplombe sa baignoire – causée vraisemblablement par l’humidité, et donc par l’eau –, y voyant le reflet de sa propre décrépitude. Ces ravages potentiels exercés par l’élément liquide s’étendent d’ailleurs à la société en son ensemble : en témoignent les visions du personnage de Paris noyé sous la pluie (comparé dès lors à un « aquarium ») ou de Venise submergée par la mer, si ce n’est son intérêt douteux pour le naufrage du Titanic. Cette métaphore filée trouve son apogée dans une scène marquante du roman, où le narrateur, contemplant les gouttes de pluie qui glissent sur sa fenêtre, en tire des conclusions sur « la finalité du mouvement », laquelle serait inéluctablement l’« immobilité ». Les indications données à cet égard peuvent être considérées comme un commentaire métatextuel, cadrant les modalités de traversée du texte. À ceci s’ajoute l’image de l’encre s’écoulant d’un poulpe – animal marin – mal apprêté par l’un des personnages, autre possible illustration de l’écriture, de la fiction qui se crée en dépit de l’adversité. C’est sur cette double nature de la métaphore aquatique, chez Jean-Philippe Toussaint, que portera ma communication. J’y défendrai l’hypothèse comme quoi, dans La salle de bain, l’évocation de l’eau revêt à la fois une dimension négative, en ce qu’elle reflète une usure générale (tant personnelle que collective), et positive, dans la mesure où elle contribue à définir l’écriture et la lecture, et donc, d’une certaine manière, à préciser les moyens mêmes par lesquels il est possible de s’arracher à la stagnation par ailleurs postulée.DOI: http://dx.doi.org/10.4995/XXVColloqueAFUE.2016.2528
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Reports on the topic "Maniera romana"

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Ripoll, Santiago, Tabitha Hrynick, Ashley Ouvrier, Megan Schmidt-Sane, Federico Marco Federici, and Elizabeth Storer. 10 façons dont les gouvernements locaux en milieu urbain multiculturel peuvent appuyer l’égalité vaccinale en cas de pandémie. SSHAP, January 2023. http://dx.doi.org/10.19088/sshap.2023.001.

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Abstract:
Si l’on s’en tient aux chiffres de la vaccination contre la COVID-19 dans les pays du G7, la campagne apparaît comme un véritable succès tant au niveau global qu’au niveau national. En effet, à ce jour, 79,4 % de la population totale des pays du G7 a reçu une première dose, 72,9 % une seconde, et 45,4 % une dose de rappel (données du 28 avril 2022) 1 En France, c’est 80,6 % de la population totale qui a reçu une première dose, 78,2 % qui a reçu deux doses, et 55,4 % qui a reçu un rappel (données du 28 avril 2022).2 Au Royaume-Uni, 79,3 % de la population totale a reçu une première dose, 74,1 % une seconde, et 58,5 % un rappel.1 Enfin, en Italie, 85,2 % de la population totale a reçu une première dose, 80,4 % a reçu deux doses et 66,5 % a reçu leurs rappels (données du 28 avril 2022). Ces taux de vaccination élevés masquent pourtant des disparités importantes à l’intérieur de chaque pays. Ainsi, à Marseille, deuxième ville de France, moins de 50 % des habitants des quartiers nord de la ville étaient vaccinés à la fin de l’année 2021, alors que plus de 70 % des habitants des quartiers sud l’étaient au même moment.3 Dans le quartier populaire de Ealing, situé au nord-ouest de Londres, 70 % de la population admissible avait reçu une première dose, soit près de 10 % de moins que la moyenne nationale. 4 (Données du 4 avril 2022). Des disparités similaires ont été observées dans d’autres métropoles urbaines des pays du G7. Ce document examine ces disparités au prisme de la notion d’« (in)égalité vaccinale ». En s’appuyant sur des recherches qualitatives menées pendant la campagne de vaccination de la COVID-19 dans les quartiers nord de Marseille, le quartier de Ealing à Londres (Nord-ouest) et dans la région de l'Émilie-Romagne et à Rome, en Italie, il montre comment les autorités locales peuvent agir pour atténuer ces inégalités. Mieux comprendre les inégalités en matière de vaccins fut primordial lors de la pandémie de la COVID-19 en ce sens que les populations sous-vaccinées étaient la plupart du temps des minorités ethniques ou culturelles, vivant dans des zones défavorisées, ou sans-papiers, donc plus susceptibles de contracter la COVID-19, et d’en subir les conséquences les plus dramatiques. 5 6 7 8 Ainsi, à Ealing, quatre mois après la campagne de vaccination, seulement 57,6% des personnes dans le décile de pauvreté le plus bas avaient reçu une dose, contre 81% des personnes dans le décile le plus aisé. 9 En outre, 89,2 % des résidents britanniques blancs de Ealing étaient vaccinés, contre 64 % des Pakistanais et 49,3 % des habitants issus des Caraïbes.9 À Rome, comme c’est le cas dans d’autres métropoles urbaines des pays du G7, nos données révèlent des disparités particulières importantes entre le recours aux vaccins des populations sans papiers et celui des citoyens établis. Les facteurs d’inégalité vaccinale dans ces environnements urbains sont complexes et liés à l’interaction de nombreux phénomènes tels que les inégalités économiques, le racisme structurel, l'inégalité d'accès aux soins de santé, la méfiance envers les professionnels de santé, les représentants de l'État, et plus encore. Les collectivités locales tout comme les professionnels de la santé, les groupes communautaires et les résidents jouent un rôle clé dans la manière dont s’exprime l’(in)égalité vaccinale. Pour autant, peu de leçons ont été systématiquement tirées des efforts menés en matière d’ «engagement vaccinal » au niveau local. Dans ce document, nous proposons d’expliquer comment l’expérience des inégalités structurelles se recoupe avec celle des habitants, et comment ces expériences ont été prises en compte ou au contraire ignorées dans la promotion et l’administration des vaccins contre la COVID-19 par les collectivités locales. Nous adressons également un ensemble de recommandations qui s’appliquent aux programmes de « vaccination de rattrapage » contre la COVID-19 (visant à atteindre les personnes qui n’ont pas encore reçu leur schéma vaccinal complet), mais elles concernent également les programmes de vaccination d'urgence à venir. Ce document repose sur des recherches menées entre octobre et décembre 2021 à Marseille et sur des échanges réguliers avec les autorités du Borough de Ealing initiés dès mai 2021. Il identifie comment les gouvernements locaux, les acteurs de la santé, les groupes communautaires et les résidents jouent un rôle clé dans la production d’(in)égalités vaccinales. Ce document a été élaboré pour la SSHAP par Santiago Ripoll (IDS), Tavitha Hrynick (IDS), Ashley Ouvrier (LaSSA), Megan Schmidt-Sane (IDS), Federico Federici (UCL) et Elizabeth Storer (LSE). Il a été revu par Eloisa Franchi (Université de Pavie) et Ellen Schwartz (Conseil de santé publique de Hackney). La recherche a été financée par la British Academy COVID-19 Recovery : Fonds G7 (COVG7210038). Les recherches ont été menées à l’Institut d’études du développement (IDS), à l’Université de Sussex et au Laboratoire des sciences sociales appliquées (LaSSA). La SSHAP en assume la responsabilité.
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National report 2009-2019 - Rural NEET in Romania. OST Action CA 18213: Rural NEET Youth Network: Modeling the risks underlying rural NEETs social exclusion, December 2020. http://dx.doi.org/10.15847/cisrnyn.nrro.2020.12.

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Abstract:
This report describes a particular situation of young population in Romania: the population of NEETs, with a focus on rural NEETs.Based on a complex methodology which uses data from different national sources (INS) and international sources (Eurostat, EU Labour Force Survey-EU-LFS, OECD),this report gives an overview of the evolution and particularities of NEETs in Romania during the previous deca-de, namely 2009-2019.Within the last ten years, the population of NEETs in Romania has grown rapidly, placing Ro-mania in first place in the EU-28 in terms of the share of this population among the young population. Thus, in 2009 Romania with a NEET rate of 13.9%, occupied first places in the EU, along with Bulgaria (19.5%), Italy (17.5%), Latvia (17.5%) (Eurostat, 2020). A decade later, in Bulgaria and Latvia, the NEET rate decreased significantly to 13.7% and 7.9%, respectively, but in Romania and Italy it increased by more than 1pp: 14.7% in Romania and 18.1% in Italy. (Eurostat, 2020). The causes for this are both individual (way of life, socio-familial origin, expectations and aspirations) and socio-economic (accessibility of the education system, development of lifelong learning, correspondence between education and labour market demand, particu-larities of the Romanian labour market, socio-economic policies supported by central and local authorities, etc.)
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