Academic literature on the topic 'MALOCCLUSIONE DI II CLASSE'

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Journal articles on the topic "MALOCCLUSIONE DI II CLASSE"

1

Pavoni, C., and P. Cozza. "Scelta ragionata dei dispositivi ortopedico-ortodontici nella malocclusione di Classe II." Mondo Ortodontico 36, no. 4 (September 2011): 146–58. http://dx.doi.org/10.1016/j.mor.2011.06.001.

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2

Giannini, L., C. Esposito, R. A. Garramone, and C. Maspero. "Correlazione tra malocclusione di Classe II e problematiche articolari: revisione della letteratura." Dental Cadmos 80, no. 8 (October 2012): 435–43. http://dx.doi.org/10.1016/j.cadmos.2012.04.003.

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3

Tonelli, P., M. Bianchi, L. Barbato, F. Selvaggi, E. Biondi, E. Mascitelli, and M. Duvina. "Cisti radicolo-dentale in paziente con malocclusione di Classe II scheletrica. Caso clinico." Dental Cadmos 83, no. 10 (December 2015): 694–99. http://dx.doi.org/10.1016/s0011-8524(15)30108-2.

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4

Pavoni, C., E. Cretella Lombardo, R. Lione, P. Bollero, F. Ottaviani, and P. Cozza. "Orthopaedic treatment effects of functional therapy on the sagittal pharyngeal dimensions in subjects with sleep-disordered breathing and Class II malocclusion." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 479–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1420.

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Abstract:
Con il termine Sleep disorder breathing (SDB) s’intendono tutte quelle difficoltà respiratorie che si verificano durante il sonno. Si può osservare una grande variabilità nella sintomatologia dei pazienti affetti da SDB, direttamente proporzionale alla resistenza che le vie aeree superiori offrono al passaggio dell’aria quando queste sono ostruite. L’SDB rappresenta un ampio ventaglio di disturbi che vanno dal russamento primario fino ad arrivare alle apnee ostruttive del sonno. I bambini con problemi respiratori tendono a compensare l’ostruzione delle vie aeree assumendo posizioni caratteristiche, tali da garantire il mantenimento della pervietà delle vie aeree durante il sonno. Un’anomalia di posizione nel sonno, durante la fase di crescita e sviluppo, si ripercuote in un’alterazione dello sviluppo occlusale e in una modifica del pattern di crescita. Le principali alterazioni sono a carico del mascellare superiore, dell’altezza facciale, del tono muscolare e della posizione mandibolare; nei bambini con SDB, infatti, è spesso presente un pattern scheletrico di Classe II, con lunghezza mandibolare ridotta ed overbite aumentato. Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare i cambiamenti craniofacciali indotti dalla terapia funzionale di avanzamento mandibolare con particolare riferimento alla dimensione sagittale delle vie aeree, superiori ed inferiori, alla posizione dell’osso ioide e alla posizione della lingua in soggetti con SDB e malocclusione di Classe II, messi a confronto con un gruppo controllo in Classe II non trattato. 51 soggetti (24 femmine, 27 maschi; età media 9,9 ± 1,3 anni) con malocclusione dentoscheletrica di Classe II e SDB trattati con il dispositivo funzionale Monoblocco Modificato (MM) sono stati messi a confronto con un gruppo controllo non trattato di 31 soggetti (15 maschi, 16 femmine; età media 10,1 ± 1,1 anni) presentanti la stessa malocclusione senza SDB. Il gruppo di studio è stato valutato da uno specialista in otorinolaringoiatria per la definizione del tipo di respirazione ed è stato sottoposto ad un esame fisico completo. I genitori di tutti i pazienti hanno completato un questionario per valutare la presenza di sintomi notturni e diurni prima e dopo il test clinico (versione italiana in 22 punti del Pediatric sleep questionnaire, ideato da Ronald Chervin). Le teleradiografie in proiezione latero laterale sono state analizzate all’inizio e alla fine del trattamento con MM. Tutte le misurazioni cefalometriche dei due gruppi sono state analizzate attraverso dei test per la valutazione statistica dei cambiamenti avvenuti durante il trattamento. I risultati hanno evidenziato dei cambiamenti scheletrici favorevoli nel gruppo trattato a tempo T2. La terapia funzionale di avanzamento mandibolare ha indotto dei cambiamenti statisticamente significativi nella dimensione sagittale delle vie aeree, nella posizione dell’osso ioide e nella posizione della lingua in soggetti di Classe II affetti da SDB rispetto ai controlli non trattati. Dopo la terapia ortodontica in 45 pazienti del gruppo di studio è stata osservata una riduzione dei sintomi diurni di SDB. Il trattamento con apparecchiature funzionali, non solo migliora i rapporti tra mascellare superiore e mandibola, ma riduce anche il rischio del collasso delle vie aere superiori. La logica terapeutica si basa sul concetto che tutte le anomalie, legate ad un retroposizionamento mandibolare, beneficiano della terapia funzionale di avanzamento mandibolare, che è in grado di ampliare lo spazio posteriormente alla lingua ed allo stesso tempo promuovere l’avanzamento linguale. Lo spostamento anteriore della mandibola influenza la posizione dell’osso ioide e la posizione della lingua, aumentando lo spazio intermascellare in cui quest’ultima alloggia e migliorando la morfologia delle vie aeree superiori. Ne consegue sia la risoluzione della malocclusione scheletrica di Classe II che il miglioramento dei rapporti retrofaringei, eliminando quei fattori predisponenti per lo sviluppo di disturbi respiratori in età adulta.
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5

Battista, G., L. Guida, P. Avvanzo, M. Mastrovincenzo, C. Chimenti, L. Lo Muzio, and D. Ciavarella. "Valutazione strumentale delle malocclusioni di Classe II." Mondo Ortodontico 36, no. 4 (September 2011): 175–82. http://dx.doi.org/10.1016/j.mor.2011.03.004.

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6

Scalzone, A., F. d’Apuzzo, P. P. Scalzone, V. Vitale, R. Cannavale, and L. Perillo. "Trattamento con Twin Block in pazienti in crescita con malocclusione di Classe II: effetti dento-scheletrici." Dental Cadmos 83, no. 10 (December 2015): 654–59. http://dx.doi.org/10.1016/s0011-8524(15)30103-3.

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7

Cozza, Paola. "La terapia funzionale delle malocclusioni di Classe II." Mondo Ortodontico 36, no. 4 (September 2011): 145. http://dx.doi.org/10.1016/j.mor.2011.05.001.

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8

Galeotti, A., P. Festa, M. Pavone, and G. C. De Vincentiis. "Effetti di simultanei espansione palatale e avanzamento mandibolare in un paziente pediatrico con apnee ostruttive notturne." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 4 (August 2016): 328–32. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-548.

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Abstract:
Questo caso clinico illustra il trattamento di un bambino affetto da apnee ostruttive nel sonno (OSA) che presenta una malocclusione di classe II scheletrica da retrusione mandibolare con contrazione del mascellare superiore e morso aperto anteriore. Il paziente presenta apnee ostruttive del sonno di grado moderato con un alto impatto sulla qualità della vita del paziente e dei genitori. Il paziente è stato trattato utilizzando un dispositivo ortodontico innovativo (Sleep Apnea Twin Expander), al fine di realizzare l'espansione del palato e l'avanzamento mandibolare contemporaneamente. Dopo la terapia ortodontica, il questionario sulla qualità della vita ha evidenziato un miglioramento dei principali sintomi respiratori e lo studio cardiorespiratorio del sonno ha rivelato una riduzione degli eventi di apnee ostruttive. Al termine della terapia, la valutazione clinica e l'analisi cefalometrica hanno evidenziato una riduzione della discrepanza sagittale e verticale tra il mascellare superiore e la mandibola e un ampliamento dello spazio delle vie aeree superiori. In conclusione, questo case report suggerisce che il trattamento ortodontico può essere una valida terapia alternativa nei bambini con apnea ostruttiva del sonno associata ad anomalie cranio-facciali.
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9

Maspero, C., I. Pitto, S. Salvadori, A. G. Lucchina, and G. Farronato. "Malocclusioni di Classe II prima divisione: considerazioni sulla scelta di eseguire una o due fasi di trattamento." Mondo Ortodontico 36, no. 4 (September 2011): 166–74. http://dx.doi.org/10.1016/j.mor.2011.06.004.

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10

Poletti, L., B. Monti, L. Esposito, and G. Farronato. "Efficacia degli apparecchi funzionali nel trattamento delle malocclusioni di II classe. Parte I." Mondo Ortodontico 37, no. 5 (November 2012): 142–51. http://dx.doi.org/10.1016/j.mor.2012.02.001.

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Dissertations / Theses on the topic "MALOCCLUSIONE DI II CLASSE"

1

Cervetto, Davide. "Le cappe biologiche di classe II." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/19884/.

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Abstract:
ABSTRACT Obiettivo La partecipazione a questo tirocinio mi ha permesso di avere un’idea chiara della gestione delle apparecchiature elettromedicali dal collaudo fino alla dismissione. In modo particolare ho avuto l’opportunità di vedere il funzionamento delle cappe biologiche di classe II, la manutenzione e il rischio biologico ad esse legato. Metodo Al fine di aver ben chiaro tutto il processo di gestione del parco tecnologico ho affiancato direttamente i tecnici seguendoli giornalmente nelle operazioni di manutenzione preventiva. Ho affiancato il personale amministrativo gestendo le richieste di intervento da parte dei reparti e suddividendo gli incarichi ai vari tecnici. Conclusioni Grazie a questa esperienza ho potuto capire il lavoro della commessa interagendo in prima persona con le apparecchiature, i tecnici ed il personale ospedaliero. In relazione alle cappe biologiche di classe II ho potuto comprendere il rischio biologico che comportano e l’importanza di una manutenzione ordinaria effettuata a regola d’arte.
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2

Brighi, Livia. "Equazioni di II grado. Una classe si confronta con i testi storici." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7052/.

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Abstract:
Nella presente tesi sono riassunte le diverse posizioni epistemologiche riguardo alla relazione tra didattica e storia della matematica, insieme alle possibili funzioni di quest'ultima nell'attività scolastica. In particolare ci si è soffermati sull'opportunità di introdurre gli studenti ad un rapporto diretto con le fonti storiche. A tale scopo è stata condotta una sperimentazione in una classe di seconda Liceo, a cui sono stati proposti tre brani di diversi autori e secoli da esaminare in gruppo. Sono stati dettagliatamente descritti e successivamente analizzati i comportamenti messi in atto dagli studenti alla lettura delle fonti.
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DEFRAIA, NICOLO'. "INDAGINE CEFALOMETRICA SULLA MALOCCLUSIONE DI II CLASSE: ANALISI DELLE CARATTERISTICHE DENTO-SCHELETRICHE DI PAZIENTI NON TRATTATI IN ETA’ EVOLUTIVA." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1061089.

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Abstract:
Le malocclusioni rappresentano entità cliniche complesse in cui sono presenti più elementi di squilibrio distribuiti su più settori anatomo-topografici. Quasi sempre si manifestano in forma semplice nelle fasi precoci di evoluzione del sistema stomatognatico per modificarsi successivamente in forme progressivamente più complesse, con un andamento tipicamente evolutivo. Alcuni fattori di rischio possono agire localmente e dare origine alla malocclusione iniziale in forma semplice, malocclusione che si stabilizza progressivamente sovvertendo il normale andamento di crescita e creando meccanismi di compenso ovvero di forme di “adattamento” delle strutture contigue alla sede dello squilibrio. La terapia ortodontica intercettiva ha lo scopo di eliminare i fattori che sostengono o aggravano una malocclusione primaria e va intesa, quindi, come una modalità di prevenzione secondaria. Un corretto intervento terapeutico è quindi possibile solo se si conoscono in maniera approfondita i meccanismi biologici dell’insorgenza e dell’aggravamento delle malocclusioni. Pertanto per approfondire la conoscenza dei meccanismi di aggravamento delle singole malocclusioni è importante poter disporre di studi effettuati su gruppi di pazienti, selezionati in maniera più rigorosa possibile, affetti dallo stesso tipo di malocclusione e analizzati nelle diverse fasi evolutive di crescita. Tale necessità si scontra il più delle volte con la difficoltà di poter disporre di quantità adeguate di pazienti non trattati affetti da malocclusione e in misura maggiore di soggetti con occlusione normale da reclutare come gruppo controllo di confronto. L’interesse che storicamente viene riservato ai pazienti in età evolutiva presso l’di Ortognatodonzia dell’Università di Firenze e la meticolosa raccolta dei dati eseguita per lunghi periodi di tempo hanno permesso di avere a disposizione una documentazione di quantità e qualità tali da rendere possibile la realizzazione di questo genere di studi retrospettivi.
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4

Farisco, Francesca. "Covarianza morfometrica tra forma palatale e pattern scheletrico nei soggetti in crescita con malocclusione di II Classe non trattata." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1126048.

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Abstract:
OGGETTO: Valutare attraverso l’uso delle tecniche della geometria morfometrica il pattern di covarianza tra la morfologia palatale e craniofacciale. MATERIALI E METODI: è stato raccolto un campione di 85 soggetti (44F,41M;età media 8.7±0.8) con malocclusione di II Classe secondo questi criteri di inclusione: etnia caucasica, II Classe scheletrica, rapporti occlusali di II Classe divisione 1 secondo Angle, fase della dentatura mista precoce, stadio prepuberale di crescita scheletrica. Per ogni soggetto sono stati raccolti modelli in gesso e teleradiografie del cranio in proiezione latero-laterale dell’epoca pretrattamento. È stata applicata l’analisi di Procruste e poi effettuata l’analisi delle componenti principali (PCA) per mettere in luce il pattern di variazione morfologica palatale e quello craniofacciale. Successivamente è stata condotta l’analisi dei minimi quadrati parziali per stabilire se ci fosse un pattern di covarianza tra la morfologia palatale e craniofacciale. RISULTATI: per quanto riguarda la morfologia palatale la prima componente principale si riferisce a cambiamenti spaziali nelle tre dimensioni. Per quanto riguarda invece la morfologia craniofacciale la prima componente principale riguarda variazioni morfologiche sul piano scheletrico verticale. La morfologia del palato e del complesso scheletrico craniofacciale covaria significativamente. La componente principale PLS1 riguarda circa il 64% della covarianza totale e correla la divergenza facciale alla larghezza e all’altezza della volta palatina; quanto più il pattern di crescita craniofacciale tende all’iperdivergenza tanto più stretto e alto sarà il palato. CONCLUSIONI: i soggetti con malocclusione di II Classe con pattern scheletrico craniofacciale iperdivergente tendono ad avere un palato stretto dalla volta alta mentre i soggetti con caratteristiche scheletriche di ipodivergenza hanno tendenzialmente un palato più basso e largo.
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5

MARIOTTI, MARTINA. "Effeti dentoalveolari indotti dalla terapia precoce della malocclusione di III classe con espansore rapido e maschera facciale: valutazione tridimensionale su modelli digitali della arcate dentali." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/869119.

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Abstract:
La malocclusione di III Classe rappresenta ancora oggi una sfida per l’ortopedia dentofacciale. La terapia con espansore rapido del palato e maschera facciale (ERP/MF) rappresenta il più comune protocollo di trattamento ortopedico per la malocclusione di III Classe1. In letteratura esistono numerosi lavori sugli effetti a breve termine della terapia con ERP/MF nei soggetti in crescita con disarmonia dento-scheletrica di III Classe2;3. Un recente studio a lungo termine sulla terapia con espansore rapido del palato e maschera facciale4 mostra che, all’osservazione a distanza, le modifiche favorevoli dento-scheletriche intermascellari risultano stabili; i cambiamenti ottenuti a livello mandibolare sono significativamente stabili nel lungo termine, mentre il mascellare presenta una completa perdita degli effetti favorevoli della fase ortopedica di trattamento. Molti studi si concentrano principalmente sui cambiamenti scheletrici indotti da questa terapia, e riguardo le modifiche dento-alveolari la maggior parte degli autori analizza solo overjet, overbite e relazione molare5;6. Ci sono pochi studi in letteratura che esaminano la perdita di ancoraggio relativamente al tipo di espansore palatale e soprattutto il metodo di analisi di questi studi si basa esclusivamente sull’analisi cefalometrica7. In letteratura non ci sono dati disponibili circa i cambiamenti dentoalveolari al termine della terapia con ERP/MF, valutati su modelli in gesso dell’arcata superiore. Alcuni Autori8 valutano i cambiamenti dento-alveolari sulle fotografie ma piccole deviazioni nelle angolazioni della fotocamera possono produrre un’immagine alterata, migliore o peggiore rispetto alla realtà. Se queste immagini vengono utilizzate per fare delle misurazioni, otteniamo 4 risultati inaccurati. E’ stato quindi proposto l’uso di uno scanner ottico per avere immagini tridimensionali dei modelli di studio9 e ottenere quindi misure più accurate. Queste immagini tridimensionali possono essere utilizzate per valutare misure lineari e angolari e descrivere i cambiamenti dento-alveolari10. L’obbiettivo dello studio oggetto della presente tesi è stato quello di analizzare i cambiamenti dento-alveolari, in particolare la perdita di ancoraggio, su modelli digitali tridimensionali in un gruppo di soggetti affetti da malocclusione di III Classe trattati con espansore rapido incollato e maschera facciale confrontandoli con un gruppo controllo di soggetti con occlusione normale non sottoposti a trattamento.
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6

Brunet, Alexandre. "Études du ciblage intracellulaire des molécules non classiques du complexe majeur d'histocompatibilité de classe II." Thèse, 2005. http://hdl.handle.net/1866/15146.

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7

Cloutier, Maryse. "Modulation du trafic des molécules de classe II par l’isoforme p35 de la chaîne invariante." Thesis, 2019. http://hdl.handle.net/1866/23954.

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Abstract:
La chaîne invariante (Ii) agit à titre de chaperon dans l’assemblage et le trafic des molécules du complexe majeur d’histocompatibilité de classe II (CMHII). Chez l’humain, les deux isoformes prédominantes, p33 et p35, diffèrent par la présence d’un motif di-arginine (RXR). Ce dernier permet la rétention de p35 au réticulum endoplasmique (RE) jusqu’à son masquage par une molécule de CMHII. La chaîne invariante forme des trimères auxquels s’associent successivement jusqu’à trois dimères αß de CMHII résultant en la formation de pentamères, heptamères et nonamères. Toutefois, la stœchiométrie exacte des complexes Ii-CMHII qui quittent le RE et le mécanisme permettant le masquage du motif RXR demeurent un sujet de débats. Dans un premier temps, nous avons examiné par une approche fonctionnelle la stœchiométrie des complexes formés autour de p33 et de p35. Nous avons observé que p35 engendre la formation de complexes nonamériques (αßIi)3 et permet l’incorporation de différents isotypes de CMHII autour d’un même trimère de p35 alors que p33 facilite la formation de pentamères (αß)1Ii3. Lors de l’étude du masquage du motif RxR par les CMHII, nous avons montré que son inactivation requiert une interaction directe (en cis) entre les sous-unités p35 et CMHII, résultant en une rétention des trimères de p35 insaturés au RE. Aussi, nous avons observé que contrairement aux complexes p33-CMHII, les complexes p35-CMHII sont retenus au RE lorsque coexprimés avec la protéine NleA de la bactérie Escherichia coli entérohémorragique. Comme l’expression de NleA interfère avec la formation des vésicules COPII responsable de l’export du RE, nous supposons que la sortie du RE des complexes p35-CMHII dépend des vésicules COPII alors que la sortie des complexes formés autour de l’isoforme p33 est indépendante de la formation de ces vésicules. La trimérisation d’Ii représente la toute première étape dans la formation des complexes Ii-CMHII. Deux domaines d’Ii permettent la formation de trimères; le domaine de trimérisation (TRIM) et le domaine transmembranaire (TM). Nous nous sommes intéressés à la nécessité de ces domaines dans la trimérisation de la chaîne et la formation subséquente de complexes avec les CMHII. Nous avons démontré que le domaine TRIM n’est pas essentiel à la trimérisation de la chaîne, à la formation de pentamères et de nonamères ainsi qu’au trafic adéquat de ces complexes Ii-CMHII dans la cellule. En absence des domaines TM d’Ii et des CMHII, nous avons observé la formation de complexes pseudo-nonamériques. Ceci suppose que la présence de ce domaine n’est pas un prérequis à la formation de nonamères. En conséquence, la présence d’un seul domaine de trimérisation de Ii est requise pour la formation de trimères et de complexes nonamériques. L’ensemble de nos résultats démontrent que la fonction de p35 n’est pas redondante à celle de p33. p35 influence de manière distincte le trafic des CMHII puisqu’il affecte la stœchiométrie des sous-unités incorporées aux complexes Ii- CMHII.
The invariant chain (Ii) assists in the folding and trafficking of MHC class II molecules (MHCII). Four different isoforms of the human Ii have been described (p33, p35, p41 and p43). The main isoforms, p33 and p35, differ by the presence of a di-arginine (RXR) endoplasmic reticulum (ER) retention motif in p35. This motif is inactivated upon binding of MHCII. In the ER, p33 and p35 assemble into trimers before associating with MHCII. The sequential binding of up to three MHCII αß dimers to Ii trimers results in the formation of pentamers, heptamers and nonamers. However, the exact stoichiometry of the Ii-MHCII complex and the mechanism allowing shielding of the ER retention motif remain a matter of debate. To shed light on these issues, we chose a functional approach to examine the stoichiometry of complexes formed around the p33 and p35 isoforms. We showed that p35 promotes formation of nonameric complexes (αßIi)3 while formation of pentameric complexes (αß)1Ii3 was observed for p33. We then showed that formation of nonameric complexes can result in the inclusion of distinct MHCII isotypes around a single trimeric p35 scaffold. When answering the question wetter masking of the p35 RXR motif by MHCII results in the formation of nonamers, we showed that the actual inactivation of motif requires a direct cis-interaction between p35 and the MHCII, precluding ER egress of unsaturated p35 trimers. Interestingly, as opposed to p33-MHCII complexes, p35-MHCII complexes remained in the ER when co-expressed with the NleA protein of enterohaemorrhagic Escherichia coli. Expression of this bacterial protein is thought to interfere with the formation of COPII vesicles, leading to the conjecture that p35-MHCII and p33-MHCII complexes exit the ER in a COPII-dependant and COPII-independent manner, respectively. The trimerization of Ii represents the very first step in the formation of Ii-MHCII complex. Two domains of Ii, the trimerization domain (TRIM) and the transmembrane (TM) domain have been shown to trigger the trimerization of the chain. We focused our attention on the requirement of the two trimerization domains in Ii self-association and in the formation of pentameric and nonameric complexes. We showed that the TRIM domain of Ii is not essential for the chain’s trimerization, formation of pentamers and nonamers and for proper traffic with MHCII molecules. In absence of the Ii and MHCII TM domains, we observed the formation of a nonamer-like structure hereby suggesting that the presence of this domain is not a prerequisite for nomamer complex formation. Consequently, our results showed that either Ii trimerization domains are sufficient for Ii trimer formation and nonameric complex trafficking. Taken together, our results demonstrate that the function of the p35 isoform is not redundant, influencing distinctively MHCII trafficking as the subunit stoichiometry of oligomeric Ii/MHCII complexes is affected by p35.
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Books on the topic "MALOCCLUSIONE DI II CLASSE"

1

Mattei, Roberto De. Il centro che ci portò a sinistra: Le responsabilità della classe dirigente cattolica analizzate dopo la lettera ai vescovi italiani di Giovanni Paolo II del 6 gennaio 1994. Roma: Edizioni Fiducia, 1999.

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