Academic literature on the topic 'Malattie epidemiche'

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Journal articles on the topic "Malattie epidemiche"

1

Maria Oteri, Annunziata, and Oana Cristina Tiganea. "La dimensione urbana delle epidemie: riflessioni su città e malattie in Europa nel xix secolo." TERRITORIO, no. 97 (February 2022): 11–16. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097-supplementooa12922.

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Abstract:
Il saggio analizza gli effetti di epidemie e malattie nell'organizzazione e nell'uso degli spazi urbani in età contemporanea in ambito europeo. L'obiettivo è di indagare, in una prospettiva storica, la relazione tra città e malattie e riflettere sui cambiamenti che le epidemie hanno comportato nel tempo nei modi di percezione e fruizione della città. Il saggio indaga inoltre le resistenze al cambiamento che in molti casi hanno compromesso l'efficacia dei provvedimenti adottati, sottolineando quella propensione alla ‘dimenticanza' che l'umanità sempre manifesta di fronte alle catastrofi.Il contributo analizza strategie, metodi e pratiche, talvolta rivoluzionari, posti in atto dal tardo Settecento per prevenire e contrastare il dilagare di epidemie e mali contagiosi, nonché gli esiti indotti, e propone una riflessione finale su similitudini e differenze tra le esperienze del passato e quanto sta accadendo nell'attuale stagione pandemica.
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Panzeri, Martina, Gaia Santarpia, Chiara Fusar Poli, Sara Molgora, Emanuela Saita, and Federica Facchin. "L'impatto psicologico a breve termine del Covid-19: una revisione sistematica della letteratura." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 4 (February 2022): 1–35. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa13103.

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Abstract:
Il Covid-19 è comparso a Wuhan, in Cina, nel dicembre del 2019. La malattia causa difficoltà respiratorie e numerose altre complicazioni quali stanchezza, febbre, dolori muscolari e, in alcuni casi, diarrea e vomito, e può essere fatale.La correlazione tra malattie infettive e disagio psicologico è già emersa durante altre epidemie, come quella di SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) e di Ebola. Questa revisione sistematica della letteratura è volta ad indagare le ripercussioni psicologiche a breve termine che il Covid-19 può avere sulla popolazione generale. Mediante una procedura di analisi tematica sono stati individuati dei temi ricorrenti negli articoli selezionati. I risultati più significativi riguardano l'impatto dei social media e le ripercussioni a livello di ansia e depressione.In particolare, le notizie false trasmesse dai media alimentano ulteriormente l'ansia provata dalla maggior parte della popolazione e fattori quali l'essere giovani o anziani, l'essere studenti, poco istruiti, divorziati o vedovi contribuiscono ulteriormente a peggiorare la sintomatologia. Seguire, invece, le linee-guida proposte dal Governo e avere informazioni chiare e comprensibili si sono rivelati due fattori di protezione contro l'insorgenza di sintomi ansiosi. Dalla ricerca è emerso un bisogno di monitoraggio per le popolazioni più a rischio e la necessità di studiare questi fenomeni sul lungo periodo, replicando gli studi in Paesi occidentali.
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Kourelis, K., T. Stergiou, A. Papadas, T. Kourelis, E. Petta, and T. Papadas. "Clinicopathologic idiosyncrasies of nasopharyngeal cancer in a moderate-risk Mediterranean region." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 180–87. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1100.

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Abstract:
Il carcinoma del rinofaringe presenta una notevole eterogeneità per quanto riguarda le caratteristiche epidemiologiche, patogenetiche, cliniche e prognostiche sulla base dell’area geografica considerata. L’incidenza registrata nel Mediterraneo per tale patologia si colloca fra quella delle forme epidemiche e sporadiche registrate rispettivamente nel Sud Est Asiatico e nel Nord America. Il presente studio descrive le caratteristiche di questa patologia per quanto riguarda l’ovest della Grecia. Sono stati analizzati i dati relativi a 70 pazienti affetti da carcinoma del rinofaringe la cui diagnosi è stata posta presso un singolo centro fra il 1994 e il 2014. Il trattamento primario si è basato sulla radioterapia con o senza chemioterapia associata. Sono stati raccolti ai fini dell’analisi statistica i dati demografici, i fattori di rischio, le caratteristiche della neoplasia, la presentazione clinica e l’outcome. Sono state calcolate sia la sopravvivenza globale (OS) che la sopravvivenza specifica per malattia (DSS) a 5 anni. Tutti i fattori potenzialmente predittori di sopravvivenza sono stati testati a un’analisi univariata e multivariata. La variante maggiormente diagnosticata all’analisi istopatologica è stato il tipo 3 secondo la WHO (74,3%) che si è associato in modo significativo con sintomatologia nasale alla presentazione (p = 0,050), linfoadenopatie metastatiche (p = 0,028), stage clinico avanzato (p = 0,009) e risposta completa al trattamento iniziale (p = 0,018). L’analisi univariata ha evidenziato un impatto negativo in termini prognostici per l’età avanzata (OS p = 0,029, DSS p = 0,041), la mancata risposta ai trattamenti (OS & DSS p < 0,001) e la recidiva di malattia (OS p = 0,003, DSS p = 0,001). A un’analisi multivariata la recidiva di malattia ha mantenuto un impatto prognostico negativo (HR 7,442, 95% IC 2,199-25,187, p = 0,001). In conclusione, fra i carcinomi nasofaringei diagnosticati nell’ovest della Grecia, il linfoepitelioma mostra caratteristiche peculiari sotto il profilo clinico, tali per cui la sua inclusione assieme alle neoplasie tipo 2 secondo la WHO nel gruppo di carcinomi rinofaringei “non cheratinizzanti” potrebbe risultare inappropriata. Infine, la recidiva di malattia, indipendentemente dagli altri fattori in gioco, appare essere un evento gravemente avverso.
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Michelassi, Stefano. "È possibile una gestione “ideale” della pandemia da malattia renale cronica?" Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 34 (January 8, 2022): 1–9. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2022.2352.

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Abstract:
Chronic Kidney Disease (CKD) is recognized as one of the major categories of noncommunicable epidemic diseases and in the last decades it has been largely growing in incidence and prevalence all over the world. Ideal management of CKD pandemic should be comprehensive of measures of tertiary, secondary, primary and primordial prevention. So, it should include prompt diagnosis and treatment of traditional and non-traditional risk factors for CKD, optimal conservative treatment for non-dialysis dependent CKD patients and appropriated dialysis therapy or renal transplantation for patients with end-stage renal disease. However, these goals are not easy to obtain on a global scale. It would be possible only by a broad and holistic approach, ranging from good governance to achievement of the sustainable development goals (SDGs).
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Sundekilde, Ulrik K., Christian C. Yde, Anders H. Honore, Jessica M. Caverly Rae, Frank R. Burns, Pushkor Mukerji, Michael P. Mawn, et al. "An Integrated Multi-Omics Analysis Defines Key Pathway Alterations in a Diet-Induced Obesity Mouse Model." Metabolites 10, no. 3 (February 25, 2020): 80. http://dx.doi.org/10.3390/metabo10030080.

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Abstract:
Obesity is a multifactorial disease with many complications and related diseases and has become a global epidemic. To thoroughly understand the impact of obesity on whole organism homeostasis, it is helpful to utilize a systems biological approach combining gene expression and metabolomics across tissues and biofluids together with metagenomics of gut microbial diversity. Here, we present a multi-omics study on liver, muscle, adipose tissue, urine, plasma, and feces on mice fed a high-fat diet (HFD). Gene expression analyses showed alterations in genes related to lipid and energy metabolism and inflammation in liver and adipose tissue. The integration of metabolomics data across tissues and biofluids identified major differences in liver TCA cycle, where malate, succinate and oxaloacetate were found to be increased in HFD mice. This finding was supported by gene expression analysis of TCA-related enzymes in liver, where expression of malate dehydrogenase was found to be decreased. Investigations of the microbiome showed enrichment of Lachnospiraceae, Ruminococcaceae, Streptococcaceae and Lactobacillaceae in the HFD group. Our findings help elucidate how the whole organism metabolome and transcriptome are integrated and regulated during obesity.
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Tesoriere, Zeila. "Figure del contagio: dalle topografie mediche al contact tracing." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 1 (July 26, 2021): 152–71. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10258.

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Abstract:
Il tracciamento del contagio è fra le più efficaci forme di difesa dal coronavirus attuate oggi a scala planetaria. Si tratta di una pratica che mette in luce il ruolo fondamentale svolto dal pensiero architettonico sullo spazio delle epidemie negli ultimi due secoli. Il rapporto fra la diffusione delle malattie e le forme del costruito è stato individuato attraverso le mappature tematiche, che hanno origine nella seconda metà dell’Ottocento e sono ancora oggi in continua evoluzione. A partire dalle topografie mediche comparse per la prima volta in Francia, interpolate con le intuizioni di J. Snow sulla base delle mappe da lui elaborate nello stesso periodo in Inghilterra, si tracciano i modi di formazione di un regime di sapere teso fra sorveglianza e azione, che nel corso del Novecento ha progettato la riforma profonda dei tipi architettonici e del paesaggio urbano e che oggi evolve differentemente attraverso i sistemi dinamici, digitali e locativi del contact tracing usati per la pandemia in corso. Queste figure del contagio sono qui rilette in rapporto alle loro principali implicazioni progettuali, basandosi su un corpus di documenti grafici originali ed inediti. Estesa alla condizione in atto, una lettura comparativa del rapporto fra descrizioni spazializzate della diffusione dei virus e innovazioni nel progetto e nei modi di abitare, conduce ad alcune riflessioni conclusive relative all’architettura degli edifici e degli spazi pubblici del nostro prossimo futuro intra-pandemico.
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Cabassi, Nicoletta. "Alessandro Benedetti i Federik Grisogono: svjedoci kuge." Miscellanea Hadriatica et Mediterranea 1, no. 1 (February 7, 2017). http://dx.doi.org/10.15291/misc.582.

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Abstract:
La vita del medico e maestro padovano Alessandro Benedetti (1450-1512), tra Italia, Dalmazia e Grecia, sembra a tratti intersecarsi a quella del suo allievo croato Grisogono (1472-1538). Entrambi preoccupati delle pandemie che ciclicamente flagellarono l’Europa tra Quattrocento e Cinquecento, scrissero brevi trattati sulla peste. Lo studio analizza in dettaglio il loro approccio eziologico, diagnostico e prognostico alle malattie epidemiche. La loro testimonianza, in forte debito verso il pensiero medico tradizionale, rivela tuttavia il continuo evolversi della riflessione scientifica e del dibattito che da essa scaturisce.
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Ferrucci, Giuseppe, Giovanni Sorrentino, Alfonso Della Corte, Antonio Nigro, Giuseppina Moccia, Rosetta Frammartino, Emanuela Santoro, Francesco De Caro, and Giovanni Boccia. "Studio osservazionale sull’adesione alla pratica vaccinale degli Operatori Sanitari dell’AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona." La Sanita pubblica. Ricerca sul campo., 2020, 91–102. http://dx.doi.org/10.48268/sanita/2020/0001.10.

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Abstract:
La vaccinazione rappresenta uno degli interventi più efficaci e sicuri a disposizione della Sanità Pubblica per la prevenzione primaria delle malattie infettive]. Questa pratica comporta benefici non solo per un effetto diretto sui soggetti vaccinati ma – con il raggiungimento di elevate coperture vaccinali – anche in modo indiretto riducendo la circolazione di patogeni e inducendo la protezione di soggetti non vaccinati (herd immunity). Numerose evidenze dimostrano, infatti, che la vaccinazione è uno degli interventi sanitari di maggior successo e con il miglior rapporto costo/efficacia. In Italia i dati di copertura vaccinale del personale sanitario non sono raccolti routinariamente; studi ad hoc mostrano tassi molto bassi sia durante le stagioni epidemiche che in corso di pandemia. A differenza di quanto si è portato a pensare, gli operatori sanitari, per la loro scarsa propensione a sottoporsi ai vaccini, sono un anello debole ampiamente documentato nella catena di trasmissione delle malattie infettive. I tassi di vaccinazione oscillano da un anno all’altro in relazione ai falsi allarmi riportati dalla cronaca, esattamente come accade nella popolazione generale. Al fine di implementare interventi di promozione della vaccinazione, determinare la copertura vaccinale degli operatori sanitari, le loro caratteristiche anagrafiche e professionali in relazione allo stato vaccinale, la comparsa di eventi avversi, l'efficacia sul campo del vaccino e i motivi della vaccinazione/non vaccinazione, è stato condotto dall’UOC del Programma Infradipartimentale di Igiene Ospedaliera ed Epidemiologia dell’AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona “Scuola Medica Salernitana” uno studio trasversale di prevalenza tramite somministrazione di un questionario standardizzato e pretestato nel contesto dell’AOU.
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Luño, Angel Rodríguez. "Riflessioni etiche sui vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti." Medicina e Morale 54, no. 3 (June 30, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.388.

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Abstract:
Partendo dalla considerazione del fatto che in alcune parti del mondo, malattie come la rosolia sono ancora epidemiche, che l’infezione di queste malattie contratta da donne gravide causa gravi danni e può portare addirittura alla morte del feto, e che la vaccinazione su larga scala rappresenta un mezzo irrinunciabile nella lotta contro queste malattie infettive, l’articolo affronta la questione della liceità della produzione, della diffusione e dell’uso di vaccini la cui produzione è connessa con atti di aborto procurato. Alcuni vaccini di ampia diffusione contro malattie come la rosolia e la varicella, infatti, sono stati sviluppati utilizzando ceppi di virus ottenuti da feti umani volontariamente abortiti. L’Autore, in particolare, riflette sul problema etico sollevato sia da medici impegnati nelle campagne di vaccinazione sia da coloro che necessitano dei vaccini (soprattutto dai genitori che devono vaccinare i propri figli), che si chiedono se l’uso di tali vaccini non sia in contraddizione con il rifiuto etico di ogni forma di aborto volontario. Per rispondere a questo interrogativo, l’Autore analizza il problema riflettendo sulle diverse modalità e i vari gradi della cooperazione al male, concludendo che esiste il dovere grave di usare i vaccini alternativi, laddove esistano, e di invocare l’obiezione di coscienza riguardo a quelli il cui uso presenta dei problemi morali. Per quanto riguarda i vaccini senza alternative, si dovrebbe ribadire sia il dovere di lottare perché ne vengano approntati altri che non sollevino problemi morali, sia la liceità del loro uso nella misura in cui ciò è necessario per evitare un pericolo grave per le condizioni sanitarie della popolazione. La liceità di tale uso, in ogni caso, va interpretata come una cooperazione materiale passiva, moralmente giustificata come extrema ratio dal dovere di provvedere al bene dei propri figli (nel caso dei genitori) e della popolazione in generale, e mai come una dichiarazione di liceità della loro produzione. ---------- This paper deals with the issue of the lawfulness of producing, spreading and using of vaccines whose production is linked to act of induced abortion, starting from the consideration of the fact that in some part of the world diseases like German measles are still epidemic, that infection of pregnant women causes serious injures and may result even in the death of the foetus, and that vaccination on a large scale represents an essential means to fight against this infective diseases. Same common vaccines against German measles and chickenpox, indeed, have been produced using stocks of virus obtained from voluntarily aborted human foetuses. The Author particularly reflects on the ethical problem raised both from physicians engaged in the vaccination campaigns and from those who need vaccines (specially parents that have to vaccinate their children), who wonder if using these vaccines is in contradiction with the ethical refusing of every form of voluntary abortion. To answer to this question, the Author analyzes the problem reflecting on the different forms and degrees of the cooperation in evil, concluding that there is the grave duty to use alternative vaccines, when they exist, and to invoke conscience objection for those whose use shows moral problems. When it comes to vaccines without alternatives, one should confirm both the necessity to fight to obtain others without moral problems, and the lawfulness of using them when it necessary to avoid a grave danger for the health condition of the people. The lawfulness of using them, in every case, must be intended as a passive material cooperation, morally justified as extrema ratio from the duty of providing for the children’s good (in the case of parents) and the population in general, and never as a declaration of lawfulness of their production.
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Gitirana, José Valdeci Almeida. "febbre gialla e la costante necessità di sorveglianza epidemiologica." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, December 6, 2019, 05–15. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/febbre-gialla.

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Abstract:
Obiettivo: svelare i fattori che giustificano l’importanza di una sorveglianza epidemiologica efficiente per il controllo della febbre gialla nel paese. Metodo: ricerca esplorativa, bibliografica, qualitativa e descrittiva. Risultati: le ultime indagini epidemiologiche indicano che il numero di casi di febbre gialla selvatica registrati in Brasile è molto variabile, quindi, se si ritiene che per ogni caso rilevabile ci siano altri 10 casi di evoluzione subclinica, le cifre effettive possono essere molto più grandi di quelli registrati dalle agenzie sanitarie. Conclusione: La febbre gialla, come malattia infettiva acuta, è una zoonosi difficile da controllare, in quanto è in grado di causare epidemie imprevedibili nelle popolazioni umane, un esempio è il momento vissuto dallo Stato di Minas Gerais, che soffre di un’epidemia di malattie, motivate da condizioni di squilibrio ambientale che favoriscono lo sviluppo e la proliferazione dei vettori, cooperando per il verificarsi di centinaia di decessi solo nei primi mesi del 2017. Parole chiave: controllo, febbre gialla, diagnosi, sorveglianza epidemiologica.
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Dissertations / Theses on the topic "Malattie epidemiche"

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Andraghetti, Sara. "Trasmissione di malattie infettive e diffusione di epidemie su network: modelli matematici." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3093/.

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RESIDORI, Sonia. "«Nessuno è rimasto ozioso»: campi di concentramento e prigionieri austro-ungarici in Italia durante la Grande Guerra (1915-1918)." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11562/957759.

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Abstract:
Nel corso del primo conflitto mondiale, il numero crescente dei prigionieri di guerra obbligò i Paesi belligeranti a passare dai depositi allestiti in strutture già esistenti, come caserme e fortezze, alla costruzione di campi di concentramento secondo criteri più moderni, edificando agglomerati di baracche in legno o in pie-tra. In un’ottica di gestione economica degli uomini, i prigionieri di guerra costituirono ben presto una risorsa fondamentale per lo sforzo bellico e il lavoro fu reso divenne obbligatorio per tutti i prigionieri. In Italia l’avvio avvenne con cautela per il timore di ledere la manodopera locale, ma ben presto si sviluppò un vero e proprio sistema organizzato di lavoro forzato che modellò la struttura dell’internamento militare e in breve agricoltura e indu-stria, settore privato e quello pubblico si contesero l’assegnazione delle centurie di prigionieri. Dopo la sconfitta di Caporetto, le inevitabili ripercus¬sioni tolsero i prigionieri dal lavoro per l’economia del Paese, per mandarli come manodopera in zona di guerra, dove divennero vere e proprie truppe di seconda linea al fronte. Al pari degli altri stati belligeranti, il governo italiano decise di perseguire la politica della divisione delle nazionalità con la creazione di veri e propri campi di concentra-mento dove, attraverso la propaganda, si formarono reparti di prigionieri di guerra appartenenti alle nazionalità “oppresse” da affiancare, a vario titolo (legioni ar-mate o squadre di avvicinamento o servizio di infiltrazione), all’esercito italiano. Dopo l’armistizio del 4 novembre 1918, l’afflusso massiccio di prigionieri austro-ungarici, mal ridotti e affamati, mise in grande difficoltà la struttura concentrazio-naria italiana, evidenziando le incapacità di taluni singoli, prontamente sostituiti, e i contrasti tra l’autorità politica e quella militare. I prigionieri scontarono la preca-ria situazione con fame, freddo e malattie epidemiche (tifo petecchiale e malaria), ma anche la volontà punitiva dei vincitori. Lo Stato italiano, infatti, mentre asse-gnava razioni alimentari di rappresaglia a guerra terminata, negò sempre ostina-tamente il permesso di visitare le proprie strutture ai rappresentanti della Croce rossa non solo ungherese e austriaca, ma anche quella internazionale di Ginevra.
During the First World War, the increased demand for an organized space where to lock up the growing number of prisoners of war, lead the warring countries to upgrade their existing military buildings. Hundreds of captives were not detained in barracks and fortresses, but in a new type of military constructions: the con¬centration camps, composed of clusters of buildings made of wooden shanties or stone. From an economic management point of view, prisoners of war soon be¬came a resource for the war effort, thanks to the imposition of forced labour to the detainees. Despite a cautious launch of this practice, mainly for the fear of undermining the local workforce, Italy soon developed an organized system of forced labour, that deeply affected the military internment structure. Quickly, agriculture and indus¬try, private and public sectors competed for the allocation of prisoners. After the defeat of Caporetto, the Italian state moved the prisoners from the coun¬tryside to the line of battle, where they became second-line troops. As the other belligerent states, the Italian government decided to pursue the division of nation¬alities policy: in the concentration camps inmates were divided by nationality and formed through propaganda, in order to be used aside of the Italian army, as armed legions, approach teams or infiltration services. After the armistice of the 4th November 1918, the massive flow of the Austro-Hungarian prisoners, often starved and in bad conditions, created several prob¬lems to the Italian concentration camps, pointing out the incapacity of certain in¬dividuals, promptly replaced, and the contrasts between the political and the mili¬tary authorities. The prisoners had to endure starvation, cold and epidemics (as ty-phus and malaria), beside the punitive wish of the winners. The Italian State, in¬deed, after the war kept assigning small food rations, as reprisal, to the inmates. Moreover, it obstinately denied the permission of visit to the representatives of the Red Cross, both national (Hungarian and Austrian) and international (Geneva).
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Books on the topic "Malattie epidemiche"

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Borgese, Leonardo. Epidemie e Pandemie: La Nascita Delle Nuove Malattie Infettive Come Frutto Dei Meccanismi Evolutivi. Independently Published, 2020.

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Borgese, Leonardo. Epidemie e Pandemie: La Nascita Delle Nuove Malattie Infettive Come Frutto Dei Meccanismi Evolutivi. Independently Published, 2021.

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Borgese, Leonardo. Epidemie e Pandemie: La Nascita Delle Nuove Malattie Infettive Come Frutto Dei Meccanismi Evolutivi. Independently Published, 2020.

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