Academic literature on the topic 'Malattie dell'osso'

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Journal articles on the topic "Malattie dell'osso"

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Saitta, Pietro, and Luigi Pellizzoni. "Lo chiamavano "sviluppo": il complicato rapporto di Gela con l'Eni." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 96 (September 2010): 158–88. http://dx.doi.org/10.3280/asur2009-096007.

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Abstract:
Anni Cinquanta: il petrolio affiora in Sicilia e le popolazioni accolgono tripudianti l'arrivo degli stabilimenti petrolchimici. "La Sicilia come il Texas", č quello che molti pensano. Mezzo secolo dopo il conto del sogno č servito: malformazioni, malattie da industrializzazione, risorse idriche devastate e sottratte ai territori, criminalitŕ organizzata. Gela č una delle capitali italiane della petrolchimica: inizia da qui la resistenza ai padroni dell'oro nero. Gli autori discutono il tema del risanamento e descrivono l'impatto socioeconomico dell'industria petrolchimica.
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Cuneo, G., C. Cesarini, D. Cianfrini, and B. Gambi. "Osteopetrosi autosomica recessiva Diagnosi neonatale." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 6 (December 2002): 757–62. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500615.

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Abstract:
Le osteopetrosi sono un raro gruppo eterogeneo di condizioni patologiche, caratterizzate da aumento della densità dell'osso dovuto ad un disordine del riassorbimento da parte degli osteoclasti. Esse sono più frequenti in gruppi etnici all'interno dei quali sono presenti consanguinei. Ne sono state descritte almeno cinque tipi, ma le forme più note sono la autosomica recessiva (AROP, detta anche maligna), la intermedia (IOP, anch'essa recessiva ma con insorgenza più tardiva), la forma con acidosi tubulare e la autosomica dominante (ADOP). Riportiamo un caso di AROP diagnosticato in epoca neonatale (3 settimane). Esso dimostra come alcune caratteristiche radiologiche (ma non tutte), siano già presenti alla nascita. Alla luce delle recenti acquisizioni terapeutiche (soprattutto trapianto di cellule staminali), una diagnosi precoce della malattia potrebbe, pertanto, prevenire importanti modificazioni patologiche alcune delle quali gravemente invalidanti.
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Rivera, R., F. Floccari, L. Di Lullo, A. Granata, F. Logias, A. D’Amelio, F. Fiorini, et al. "La malattia renale cronica e il trattamento dello scompenso cardiaco congestizio: il ruolo del cardionefrologo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 1 (January 24, 2018): 82–94. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1123.

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Abstract:
Il rene è coinvolto, in prima battuta, nel mantenimento dell'omeostasi dei fluidi e dell'equilibrio idro-elettrolitico ed acido-base, nonché nell'eliminazione delle scorie tossiche. La funzione renale sembra essere strettamente collegata a quella cardiovascolare e, negli ultimi anni, il termine di ‘sindrome Cardio-Renale’ è stato utilizzato per spiegare le correlazioni cliniche tra patologia renale e cardiaca. Lo scompenso cardiaco congestizio (SCC) rappresenta la prima causa di ospedalizzazione nei Paesi occidentali e i pazienti affetti presentano spesso, in associazione, un quadro di malattia renale cronica (MRC) di grado variabile. Sono stati considerati diversi modelli fisiologici e fisiopatologici per spiegare come una condizione di malattia renale cronica possa influenzare lo stato di insufficienza cardiaca. Sicuramente la via metabolica del guanosin monofosfato ciclico (cGMP) e quello dell'ossido nitrico (NO) giocano un ruolo fondamentale di concerto con l'azione dei peptidi natriuretici atrial natriuretic peptide (ANP) e brain natriuretic peptide (BNP) sotto il controllo del sistema delle fosfodiesterasi sieriche. I pazienti con sovraccarico di circolo necessitano di terapie farmacologiche specifiche. La terapia diuretica, spesso in associazione (vedi tiazidici + diuretici d'ansa), rappresenta ancora quella di prima scelta ma, nei pazienti, refrattari alla terapia diuretica a dosi massimali, l'impiego di metodiche extracorporee, quali l'ultrafiltrazione (nelle sue diverse modalità d'impiego), può essere di grande aiuto per il paziente scompensato dal punto di vista cardiologico. (Cardionephrology)
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Webster, Ted. "Prefazione." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S4 (March 2002): 17–19. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000472.

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Abstract:
L'esame generale sulla salute mentale delle popolazioni indigene effettuato dal dr. Alex Cohen si inserisce a pieno titolo tra gli sforzi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità nel promuovere la salute mentale, prevenire i principali disturbi mentali e neurologici, assicurare l'offerta di cure appropriate particolarmente ai soggetti più vulnerabili e bisognosi di servizi sanitari.Presentando questo lavoro in un contesto più ampio può essere utile richiamare uno dei principi costitutivi dell'OMS, che “il godimento del più elevato standard di salute raggiungibile è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano senza distinzione di razza, religione, fede politica, condizione economica o sociale”. L'Organizzazione Mondiale della Sanità considera la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non meramente l'assenza di malattia o infermità”.Inoltre questo resoconto giunge a noi nel punto centrale dello svolgimento del programma International Decade of the World's Indigenuos People. Tale programma è patrocinato dall'Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite e dal Gruppo di Lavoro sulle Popolazioni Indigene (Working Group on Indigenous Populations-WGIP) che riferiscono i risultati raggiunti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite attraverso la ECOSOC, la Commissione sui Diritti Umani e la sub-Commissione sulla Prevenzione della Discriminazione e Protezione dei Minori. Al WGIP è assegnato il compito di analizzare gli sviluppi riguardanti le attività di promozione e protezione dei diritti umani e fondamentalmente la libertà delle popolazioni indigene, ponendo particolare attenzione all'evoluzione degli standard relativi ai diritti di queste popolazioni. Al WGIP è stata richiesta la stesura della Dichiarazione sui diritti delle Popolazioni Indigene del mondo che al momento è in discussione e la cui conclusione è attesa nel corso del programma decennale.
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Grosso, F., S. Crivellari, N. F. Trincheri, F. Ugo, M. G. Candeo, A. Pertino, S. Zai, A. Aurelio, N. Mariani, and M. Mancuso. "Tumore a cellule giganti dell’osso: report di un caso clinico." Working Paper of Public Health 4, no. 1 (June 15, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2015.6705.

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Abstract:
Obiettivi/Metodologia: Si presenta la storia di una paziente che all'epoca dell'esordio della malattia aveva 47 anni, con diagnosi istologica di tumore a cellule giganti dell'osso (radio distale) e con riscontro di lesioni parenchimali polmonari. La situazione clinica della paziente era tale da arrivare a considerare l'ipotesi dell'amputazione dell'arto interessato. La paziente invece ha subito resezione chirurgica con asportazione del radio distale, ricostruzione e, dopo insorgenza di recidiva del tumore, trattamento prolungato con denosumab (per un totale di 44 somministrazioni, ancora in corso). Risultati/Conclusioni: Il trattamento della recidiva con denosumab ha portato ad un'ottima risposta di malattia con beneficio clinico, recupero funzionale di notevole rilevanza, e con stabilità di malattia a livello delle lesioni polmonari.
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Dissertations / Theses on the topic "Malattie dell'osso"

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Devescovi, Valentina <1975&gt. "Biomimetica per l'ingegneria tissutale dell'osso." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/705/1/Tesi_Devescovi_Valentina.pdf.

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Abstract:
Reconstruction of bone is needed for high bone loss due to congenital deformities, trauma or neoplastic diseases. Commonly, orthopaedic surgical treatments are autologus or allogenic bone implant or prosthetic implant. A choice to the traditional approaches could be represented by tissue engineering that use cells (and/or their products) and innovative biomaterials to perform bone substitutes biologically active as an alternative to artificial devices. In the last years, there was a wide improvement in biology on stem cells potential research and in biomedical engineering through development of new biomaterials designed to resemble the physiological tissues. Tissue engineering strategies and smart materials aim together to stimulate in vivo bone regeneration. This approaches drive at restore not only structure integrity and/or function of the original tissue, but also to induce new tissue deposition in situ. An intelligent bone substitute is now designed like not only a scaffold but also as carrier of regeneration biomolecular signals. Biomimetics has helped to project new tissue engineered devices to simulate the physiological substrates architecture, such extracellular matrix (ECM), and molecular signals that drive the integration at the interface between pre-existing tissue and scaffold. Biomimetic strategies want to increase the material surface biological activity with physical modifications (topography) o chemical ones (adhesive peptides), to improve cell adhesion to material surface and possibly scaffold colonization. This study evaluated the effects of biomimetic modifications of surgical materials surface, as poly-caprolattone (PCL) and titanium on bone stem cells behaviour in a marrow experimental model in vitro. Two biomimetic strategies were analyzed; ione beam irradiation, that changes the surface roughness at the nanoscale, and surface functionalization with specific adhesive peptides or Self Assembled Monolayers (SAMs). These new concept could be a mean to improve the early (cell adhesion, spreading..) and late phases (osteoblast differentiation) of cell/substrate interactions.
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Devescovi, Valentina <1975&gt. "Biomimetica per l'ingegneria tissutale dell'osso." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/705/.

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Abstract:
Reconstruction of bone is needed for high bone loss due to congenital deformities, trauma or neoplastic diseases. Commonly, orthopaedic surgical treatments are autologus or allogenic bone implant or prosthetic implant. A choice to the traditional approaches could be represented by tissue engineering that use cells (and/or their products) and innovative biomaterials to perform bone substitutes biologically active as an alternative to artificial devices. In the last years, there was a wide improvement in biology on stem cells potential research and in biomedical engineering through development of new biomaterials designed to resemble the physiological tissues. Tissue engineering strategies and smart materials aim together to stimulate in vivo bone regeneration. This approaches drive at restore not only structure integrity and/or function of the original tissue, but also to induce new tissue deposition in situ. An intelligent bone substitute is now designed like not only a scaffold but also as carrier of regeneration biomolecular signals. Biomimetics has helped to project new tissue engineered devices to simulate the physiological substrates architecture, such extracellular matrix (ECM), and molecular signals that drive the integration at the interface between pre-existing tissue and scaffold. Biomimetic strategies want to increase the material surface biological activity with physical modifications (topography) o chemical ones (adhesive peptides), to improve cell adhesion to material surface and possibly scaffold colonization. This study evaluated the effects of biomimetic modifications of surgical materials surface, as poly-caprolattone (PCL) and titanium on bone stem cells behaviour in a marrow experimental model in vitro. Two biomimetic strategies were analyzed; ione beam irradiation, that changes the surface roughness at the nanoscale, and surface functionalization with specific adhesive peptides or Self Assembled Monolayers (SAMs). These new concept could be a mean to improve the early (cell adhesion, spreading..) and late phases (osteoblast differentiation) of cell/substrate interactions.
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PENNA, SARA. "Development of novel cell based therapeutic approaches to correct primary and secondary bone defects." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/304794.

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Abstract:
Le malattie scheletriche pediatriche compromettono fortemente la durata della vita. Disturbi monogenici rari e gravi come l'osteopetrosi autosomica recessiva (ARO) e la mucopolisaccaridosi di tipo 1 Hurler (MPSIH) sono causati rispettivamente da difetti ossei primari e secondari. In particolare, i pazienti con ARO soffrono di elevata densità e fragilità ossea, difetti neurologici e fibrosi del midollo osseo che portano ad un aumento del numero di cellule CD34+ circolanti. La forma più frequente di ARO è dovuta alle mutazioni del gene TCIRG1, che codifica per una pompa protonica necessaria per l'attività di riassorbimento osseo degli osteoclasti. La sindrome MPSIH è uno dei disturbi da accumulo lisosomiale più frequenti, causato da mutazioni del gene IDUA, che codifica per l'enzima alfa-L-iduronidasi. L'enzima IDUA difettoso causa un ingolfamento lisosomiale dovuto al ridotto turnover dei glicosaminoglicani (GAG), portando a gravi disfunzioni degli organi e ad anomalie scheletriche. La patogenesi dei difetti ossei in MPSIH è ancora ampiamente dibattuta. Il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche (HSCT) è l'approccio standard per i pazienti ARO e MPSIH, ma l'alta incidenza di esiti avversi e la scarsa disponibilità di donatori compatibili, aprono la strada allo sviluppo di strategie di terapia genica (GT) per curare queste malattie. Nella presente tesi abbiamo sviluppato una nuova strategia di GT basata su vettori lentivirali clinicamente ottimizzati esprimenti il gene TCIRG1. Abbiamo testato il nostro protocollo di GT sul modello di topo oc/oc, molto simile alla malattia umana, con un'aspettativa di vita di 2-3 settimane. I topi GT hanno raggiunto fino a quattro mesi di età, mostrando un miglioramento del fenotipo osseo e dello stato clinico generale. In parallelo, le cellule CD34+ isolate dal sangue di pazienti ARO sono state caratterizzate fenotipicamente in termini di composizione di cellule staminali e progenitori ematopoietici e analizzate dal punto di vista del trascrittoma. Inoltre, le cellule CD34+ circolanti di pazienti ARO sono state trasdotte ed espanse, applicando un protocollo che consente il mantenimento della staminalità. Abbiamo inoltre eseguito test in vitro per valutare la capacità di riassorbimento degli osteoclasti derivati dai pazienti ARO e abbiamo valutato il potenziale di ripopolamento multi-lineage a lungo termine delle cellule CD34+ espanse mediante trapianto primario e secondario in topi NSG. Per quanto riguarda MPSIH, la sperimentazione clinica per la GT è in corso presso SR-Tiget (NCT03488394), e ha mostrato miglioramenti nei difetti scheletrici e nell'attività dell’enziama IDUA dei pazienti MPSIH. Abbiamo studiato la funzionalità degli osteoclasti e il loro ruolo nel fornire l'enzima IDUA nel microambiente osseo, correggendo le cellule stromali mesenchimali e la loro progenie dopo la GT. A tal fine, abbiamo differenziato gli osteoclasti dal sangue o dal midollo osseo di pazienti con MPSIH pre e post-GT, osservando che gli osteoclasti trasdotti producono livelli sovrafisiologici di IDUA, creando così un modello per lo studio del cross talk osteoblasto-osteoclasto. I nostri risultati suggeriscono che la GT rappresenta un trattamento alternativo possibile ed efficace per la cura dell’osteopetrosi TCIRG1-dipendente e della sindrome di Hurler.
Pediatric skeletal diseases strongly impair the lifespan of young children. Rare and severe monogenic disorders like Autosomal Recessive osteopetrosis (ARO) and Mucopolysaccharidosis type 1 Hurler (MPSIH) are caused by primary and secondary bone defects, respectively. In particular, ARO patients suffer from high bone density and fragility, neurological defects and bone marrow fibrosis leading to increased number of circulating CD34+ cells. The most frequent form of ARO is due to mutations in TCIRG1 gene, that encodes for a proton pump necessary for bone resorptive activity of osteoclasts. MPSIH syndrome is one of the most frequent lysosomal storage disorders, caused by mutations of IDUA gene, that encodes for the alpha-L-iduronidase enzyme. Defective IDUA enzyme causes lysosomal engulfment due to impaired turnover of glycosaminoglycans (GAGs), leading to severe organ dysfunctions and skeletal abnormalities. The pathogenesis of bone defects in MPSIH is still largely debated. Allogeneic haematopoietic stem cells transplantation (HSCT) is the standard approach for ARO and MPSIH patients, but the high incidence of adverse outcomes and the low availability of compatible donors, pave the way for the development of gene therapy (GT) strategies to cure these diseases. In the present thesis we developed a novel GT strategy based on clinically-optimized lentiviral vectors, driving TCIRG1 expression. We tested our GT protocol on the oc/oc mouse model, closely resembling the human disease, with a life expectancy of 2-3 weeks. GT mice reached up to four months of age, showing an amelioration of the bone phenotype and an improved clinical status. In parallel, CD34+ cells isolated from the blood of ARO patients were phenotypically characterized in terms of hematopoietic stem and progenitor cells composition and analysed for transcriptome profile. Moreover, ARO circulating CD34+ were transduced and expanded, applying a protocol that allows stemness maintenance. We performed in vitro assays to evaluate resorption capacity of patient-derived osteoclasts and we evaluated the long-term multilineage repopulating potential of expanded CD34+ cells by primary and secondary transplant into NSG mice. With regard to MPSIH, GT clinical trial is ongoing at SR-Tiget (NCT03488394), ameliorating skeletal defects and rescuing IDUA activity of MPSIH patients. We investigated the functionality of osteoclasts and their role in delivering IDUA enzyme in the bone microenvironment, cross-correcting mesenchymal stromal cells and their progeny after GT. To this end, we differentiated osteoclasts from the blood or bone marrow of MPSIH patients pre- and post-GT, observing that transduced osteoclasts produce supraphysiological levels of IDUA thus modulating osteoblast-osteoclast cross talk. Our results suggest that GT represents a feasible alternative treatment for TCIRG1-dependent ARO and Hurler syndrome.
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PERGER, ELISA. "SLEEP APNEA AND HYPOXIA: NEW THERAPEUTIC PROSPECTIVES." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/404617.

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Abstract:
Un terzo della popolazione europea è affetta da apnee ostruttive del sonno (OSA), patologia che ha conseguenze negative su morbilità cardiovascolare e qualità della vita. L’OSA è caratterizzata da ripetuti episodi di collasso delle alte vie respiratorie che determinano ipossia intermittente, modifiche della pressione intratoracica e risvegli corticali. L’ipossia intermittente ha un ruolo chiave nel determinare le conseguenze cardiovascolari dei disturbi del respiro nel sonno e può sovrapporsi, peggiorandone la prognosi, a condizioni caratterizzate da ipossia tonica quali l’alta quota o le patologie respiratorie croniche o infettive, esacerbando lo stress ossidativo, l’angiogenesi e quindi l’attivazione del sistema nervoso simpatico con conseguenti incrementi della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e dell’infiammazione. Il trattamento gold standard per l’OSA è la terapia ventilatoria che risulta però non tollerata dalla metà dei pazienti che ne fanno uso. Nuove strategie terapeutiche sono pertanto auspicabili. Recentemente sono stati identificati specifici fattori fisiopatologici che contribuiscono allo sviluppo dell’OSA: un’elevata collassabilità delle vie aeree superiori, l’instabilità del sistema di controllo del respiro, una ridotta soglia di arousal ed una ridotta risposta compensatoria dei muscoli dilatatori della faringe. Quest’ultima è dovuta alla perdita di attività noradrenergica e aumento delle influenze muscariniche alle alte vie aeree. Il riconoscimento di questi tratti fisiopatologici ha permesso di ipotizzare e sviluppare nuove strategie terapeutiche per l’OSA. Obiettivo: Valutare l’efficacia della somministrazione per 1 settimana della combinazione di reboxetina (noradrenergico) ed ossibutinina (antimuscarinico) sul trattamento dell’OSA e dell’effetto dei farmaci sugli endotipi fisiopatologici. Metodi: E’ stato condotto uno studio randomizzato controllato cross-over in doppio cieco per comparare 4mg di reboxetina più 5mg di ossibutinina (reb-oxy) in pazienti con OSA. I pazienti sono stati sottoposti ad una polisonnografia basale (PSG), una dopo 7 notti di assunzione di reb-oxy ed una dopo 7 notti di assunzione di placebo per confrontare l’indice di apnea-ipopnea (AHI–outcome primario). Outcome secondari comprendevano il carico ipossico, modifiche degli endotipi, la variabilità della frequenza cardiaca, test di vigilanza. Risultati: Hanno completato lo studio 16 pazienti con età 57 [51-61] anni (mediana [range interquartilico]) ed indice di massa corporea 30 [26-36] kg/m2. Reb-oxy ha determinato una riduzione di AHI da 49 [35-57] eventi/h al basale a 18 [13-21] eventi/h (59% di riduzione mediana) e 39 [29-48] eventi/h (6% riduzione mediana) confrontato con il placebo (p<0·001). La frequenza cardiaca mediana durante la PSG è stata 65 [60-69] bpm al basale ed è aumentata fino a 69 [64-77] bpm dopo reb-oxy e 66 [59-70] bpm dopo placebo (p=0.02). La somministrazione di reb-oxy non ha comportato modifiche di variabilità della frequenza cardiaca, pressione arteriosa nelle 24 ore. Il test di vigilanza si è ridotto da 250 [239-312] ms al basale a 223 [172-244] ms dopo reb-oxy versus 264 [217-284] ms dopo placebo (p<0·001). Conclusioni: Il miglioramento delle conoscenze della fisiopatologia dell’OSA ha permesso di identificare la responsività muscolare delle alte vie come target principale di strategia terapeutica per l’OSA, predisponendo il percorso verso la medicina di precisione anche nel contesto dei disturbi del respiro nel sonno. Il nostro studio ha evidenziato il dato pionieristico dell’effetto positivo della somministrazione di reboxetina più ossibutinina sulla gravità dell’OSA e sull’ipossia associata agli eventi ostruttivi nel sonno. I risultati del nostro studio sottolineano la possibilità di una terapia personalizzata con farmaci per trattare l’OSA ed il carico ipossico ad essa relato.
Introduction: Obstructive sleep apnea (OSA) affects one third of the population in Europe and has major negative consequences for cardiovascular disease and quality of life. OSA is characterized by recurrent episodes of apneas and hypopneas associated with repetitive episodes of intermittent hypoxemia, intrathoracic pressure changes, and arousals. Intermittent hypoxemia, particularly with concomitant hypercapnia, activates the sympathetic nervous system and it is the major contributor to negative cardiovascular consequences. Intermittent hypoxia might also worsen concomitant tonic hypoxia due to high altitude or due to acute or chronic respiratory diseases by promoting oxidative stress and angiogenesis, thus increasing sympathetic activation with blood pressure elevation, inflammation and endothelial dysfunction. Although OSA and its hypoxic consequence are effectively alleviated with positive airways pressure, this treatment is yet unsatisfactory, being poorly tolerated by up to half of patients. Thus, new treatment strategies are strongly needed. With the aim of better understand OSA physiopathology, key contributors of its development have been identified and include upper airway collapsibility, ventilatory instability, low arousal threshold and reduced pharyngeal dilator muscle responsiveness during sleep, due to loss of noradrenergic drive and enhanced muscarinic influences to upper airway muscles. The recognition of these pathophysiological traits permitted to advance the research in the field of OSA new therapeutic perspectives. Aim: The aim of this study was to evaluate the effect of 1-week of reboxetine (a noradrenergic) plus oxybutynin (an antimuscarinic) on OSA severity (primary outcome) and their effect on endotypic traits and cardiovascular autonomic modulation. Methods: We performed a randomized, placebo-controlled, double-blind, crossover trial comparing 4 mg reboxetine plus 5 mg oxybutynin (reb–oxy) to placebo in OSA subjects. After a baseline in-lab polysomnogram (PSG), patients performed PSGs after 7 nights of reb-oxy and 7 nights of placebo to compare apnea-hypopnea index (AHI, primary outcome). Secondary outcomes included hypoxic burden, heart rate variability, blood pressure and heart rate changes and psychomotor vigilance test. Home oximetry evaluated overnight oxygen desaturation throughout treatment. Results: 16 subjects aged 57[51-61] years (median [interquartile range]) with body mass index 30[26-36] kg/m2 completed the study. Reb-oxy lowered AHI from 49[35-57] events/h at baseline to 18[13-21] events/h (59% median reduction) compared with 39[29-48] events/h (6% median reduction) on placebo (p<0·001). Response rate for reb-oxy was 81% versus 13% for placebo p<0·001). Median nocturnal heart rate during the PSG was 65 [60-69] bpm at baseline and increased to 69 [64-77] bpm on reb-oxy vs 66 [59-70] bpm on placebo (p=0.02). Reb-oxy administration was not associated with any modification in heart rate variability, 24-hour, day-time and night-time systolic and diastolic blood pressure. The psychomotor vigilance test decreased from 250[239-312] ms on baseline to 223[172-244] ms on reb-oxy versus 264[217-284] ms on placebo (p<0·001). Home oximetry illustrated acute and sustained improvement in oxygen desaturation index on reb-oxy versus placebo. Conclusions: The recent understanding of OSA pathophysiological mechanisms brought to hypothesize that, among the others, muscle responsiveness would be the main target to develop a precision medicine to treat OSA. We demonstrated that OSA severity and OSA-related hypoxic consequences are greatly decrease by the administration of reboxetine-plus-oxybutynin. These results highlight potential possibilities for personalized medicine with pharmacological therapy to treat OSA and its related hypoxic burden.
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GUARAGNA, MARIANA. "La Sindrome delle apnee ostruttive del sonno. Studio osservazionale multicentrico in un campione affetto da comorbilità, valutazione delle correlazioni tra parametri occlusali, antropometrici e otorinolaringoiatrici con la gravità dell'OSAS." Doctoral thesis, 2023. https://hdl.handle.net/11573/1663407.

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Abstract:
La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Obstructive Sleep Apnea Syndrome o OSAS) è un grave problema di salute che impatta notevolmente sulla qualità di vita di chi ne soffre e la cui importanza sta emergendo solo negli ultimi anni. Il piano d'Azione Globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili (2013-­‐2020) definisce tra i 9 obiettivi globali la riduzione relativa del 25% della mortalità precoce dovuta a malattie croniche entro il 2025. L’OSAS è una patologia cronica con importanti implicazioni economiche e sociali, ad elevata prevalenza, spesso sotto diagnosticata e sotto trattata. Il 12 Maggio 2016 è stato approvato in conferenza Stato Regioni il documento “La Sindrome delle Apnee ostruttive del sonno”, al fine di proporre, attraverso un approccio multidisciplinare, una strategia finalizzata alla prevenzione ottimale dell’OSAS e al controllo delle sue comorbilità, suggerendo la necessità di promuovere azioni preventive in grado di ridurre i rischi associati e di realizzare una diagnosi precoce per consentire un tempestivo intervento terapeutico. Questo elaborato di tesi ha avuto come obiettivo principale la ricerca della prevalenza dell’OSAS nella popolazione generale e nella popolazione lavorativa a rischio di incidentalità e di infortuni. Lo studio nasce nel 2018 dalla sinergia tra Sapienza Università di Roma e l’Istituto Nazionale per gli Infortuni e Assicurazioni sul Lavoro (INAIL) nell’ambito del progetto BRIC dal titolo: “SLeeP@SA: salute sul lavoro e prevenzione delle obstructive sleep apnea: un’epidemia silenziosa”. Nel primo capitolo sono descritte tutte le generalità riguardo la patologia OSAS quali l’epidemiologia, fisiopatologia, i fattori di rischio, diagnosi e trattamento. Nel secondo capitolo l’argomento trattato è la nascita e lo svolgimento del progetto articolato nelle sue diverse fasi ovvero gli obiettivi, la strutturazione dell’attività di ricerca di natura multicentrica, la formulazione del questionario, l’elaborazione del database atto alla raccolta dei dati, le metodologie della raccolta dei dati partendo dalla fase di pretest e la fase di raccolta vera e propria. Il terzo capitolo è dedicato ai fattori odontoiatrici con il ruolo dell’odontoiatra come sentinella epidemiologica. Nel quarto capitolo è descritta l’analisi dei dati basata sulla terza sezione del questionario relativa agli aspetti odontoiatrici, antropometrici e otorinolaringoiatrici correlati alla gravità dell’OSAS.
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Books on the topic "Malattie dell'osso"

1

Passariello, Roberto, and Carlina V. Albanese. Osteoporosi e Malattie Metaboliche Dell'osso: Clinica e Diagnostica. Springer Milan, 2010.

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Passariello, Roberto, and Carlina V. Albanese. Osteoporosi e malattie metaboliche dell'osso: Clinica e diagnostica. Springer, 2011.

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Ferri, Mirca, and Alberto Bazzani. Varco Dell'oste: Dove la Follia Non è una Malattia. Independently Published, 2019.

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