Academic literature on the topic 'Malattie del sistema urogenitale'

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Journal articles on the topic "Malattie del sistema urogenitale"

1

Tortorella, Carlo, Vita Direnzo, Pietro Iaffaldano, Elena Luciannatelli, and Maria Trojano. "Aferesi terapeutica nelle malattie del Sistema Nervoso Centrale." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 23, 2013): S13—S16. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1082.

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Abstract:
L'aferesi terapeutica (AT) è stata utilizzata con successo nel trattamento delle ricadute non rispondenti alla terapia steroidea in corso di malattie demielinizzanti. Tuttavia, tali evidenze necessitano tuttora di essere confermate secondo quanto espresso dalle Linee Guida dell'American Academy of Neurology. I dati più sostanziali riguardano le ricadute in corso di Sclerosi Multipla e Neuromielite Ottica. L'AT si è mostrata inefficace nel trattamento della Sclerosi Multipla a decorso progressivo.
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2

Andreula, C., and F. Leoncini. "DIAGNOSTICA DELLE MALATTIE INFETTIVE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE." Neuroradiology Journal 22, no. 6 (December 2009): 723–25. http://dx.doi.org/10.1177/197140090902200633.

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3

Beltramello, A., and E. Piovan. "Malattie degenerative encefaliche." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 47–49. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s310.

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Abstract:
Nell'ambito delle malattie degenerative encefaliche viene compreso tutto quell'eterogeneo spettro di condizioni in cui il neurone muore, per cause sconosciute, e viene sostituito da glia. Qual è l'apporto della TC in queste manifestazioni patologiche? Normalmente il rilievo non va al di là del riconoscimento di un allargamento più o meno marcato del sistema ventricolare e degli spazi subaracnoidei, basali e corticali: il grado di perdita neuronale è solo inferito, è un rilievo indiretto. Le modificazioni rilevate alla TC cerebrale non hanno dimostrato alcuna correlazione con i test neuropsicologici. Nella valutazione del deterioramento mentale la TC è utile non tanto per stabilire una diagnosi di Alzheimer, quanto per escludere le altre cause di demenza che possono essere cause ad eziopatogenesi nota, quali l'AIDS, la demenza multinfartuale o le leucoaraiosi sostenute da demielinizzazione e ialinosi microvascolare della malattia di Bingswanger o, meglio, da cause note e chirurgicamente curabili, come l'ematoma sottodurale cronico o l'idrocefalo idiopatico dell'anziano cosiddetto «pacchetto» o da lesioni espansive gliali, quali il glioma del corpo calloso o l'oligodendroglioma frontale, o ancora da lesioni espansive benigne, a lenta crescita, quali i meningiomi della convessità frontale o della doccia olfattoria.
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Andreula, C. F., G. Marano, and A. Carella. "Excursus RM di malattie infettive." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 3 (August 1992): 331–47. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500305.

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Abstract:
Obiettivo di questo breve compendio di malattie infettive ha quello di fornire una mappa indicativa delle patologie infettive del sistema nervoso centrale di più frequente riscontro. In questo piccolo excursus abbiamo tentato di caratterizzare ogni malattia con cenni sulla biocinetica degli agenti microbici, sulla dinamica del danno tessutale e sul quadro neuroradiologico, trascurando la sintomatologia clinica. Le infezioni virali, batteriche, da spirochete, fungine, parassitarie e da protozoi che abbiamo esaminato differiscono le une dalle altre per tipo e qualità di danno tessutale (meningite, meningiti con interessamento del parenchima sottostante, meningo-encefaliti ematogene, lesioni focali parenchimali). Tali differenze, fatte salve poche eccezioni, non consentono però in tutti i casi una diagnosi differenziale, generalmente frutto di un lavoro di equipe tra clinico, infettivologo, microbiologo e neuroradiologo; ciò però non deve fuorviare dal tentativo di dare una risposta quanto più possibile esauriente ai quesiti che giornalmente vengono posti.
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5

Maddock, Clementine, and Carmine M. Pariante. "How does stress affect you? An overview of stress, immunity, depression and disease." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 3 (September 2001): 153–62. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005285.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Il termine “stress” viene spesso usato come sinonimo di “vita moderna”. In questa revisione della letteratura abbiamo valutato la relazione tra lo stress e l'insorgenza o il decorso della depressione maggiore, dei disturbi cardiovascolari e delle malattie tumorali, le maggiori cause di morbidità e di mortalita nel mondo occidentale. Abbiamo anche discusso come i cambiamenti nei parametri del sistema immunitario indotti dallo stress possano essere considerati, almeno in parte, responsabili di questa relazione tra stress e malattia. Metodo – Abbiamo condotto una ricerca su Medline per il periodo 1996-2000, utilizzando i termine stress, disease (malattia) e immune system (sistema immunitario), allo scopo di identificare i più recenti sviluppi della ricerca in questo campo. Abbiamo anche rintracciato le più importanti pubblicazioni citate in questi articoli. Risultati – Gli studi in letteratura confermano il legame tra lo stress e l'insorgenza della depressione. Lo stress sembra anche avere un effetto negativo sulla prognosi dei disturbi cardiovascolari e delle malattie tumorali, ed evidenze preliminari suggeriscono che interventi di gestione dello stress possono migliorare la sopravvivenza in questi pazienti. Situazioni di stress cronico sono associate ad una soppressione della funzionalità del sistema immunitario, mentre stress acuti hanno un effetto sia attivante, sia inibitorio. La liberazione di citochine infiammatorie, mediatori solubili della risposta immunitaria, può indurre la comparsa di sintomi depressivi. Conclusioni – Studi epidemiologici prospettici sono necessari per chiarire il ruolo dello stress nell'insorgenza, decorso e prognosi delle malattie. L'utilizzo di terapie di gestione dello stress allo scopo di migliorare la prognosi dei pazienti con disturbi cardiovascolari, malattie tumorali ed altre malattie croniche, è un'area di ricerca particolarmente interessante. Gli effetti dello stress sul sistema immunitario sono importanti per capire il legame tra stress e malattia. In particolare, l'aumentata produzione di citochine infiammatorie durante situazioni di stress costituisce un possibile meccanismo biologico per spiegare il legame tra stress e depressione.
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Bompiani, Adriano. "Economia ed etica nello sviluppo del Sistema sanitario italiano." Medicina e Morale 45, no. 5 (October 31, 1996): 923–34. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.898.

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Abstract:
In italia, come nei Paesi industrializzati dell’Europa occidentale, sono intervenuti notevoli cambiamenti demografici ed epidemiologici (invecchiamento della popolazione e aumento del numero di anziani, riduzione della patologia infettiva e aumento delle malattie degenerative), associati a rilevanti fenomeni sociali (contrazione volontaria della fertilità, progressivo aumento del lavoro extradomestico della donna), ai quali fanno riscontro le aumentate capacità di cura delle malattie acute, lo sviluppo incessante della tecnologia e la crescente richiesta di “godimento di salute” come diritto dell’individuo. Tutto ciò ha portato a concepire nuovi assetti sanitari, mentre è venuto meno il welfare state e stenta ad affermarsi la strategia di promozione della salute mediante la prevenzione. Partendo da queste difficoltà e rendendosi conto del rilievo etico di queste problematiche, poichè è indubbia l’estensione del diritto all’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, nell’articolo vengono esaminati i rapporti tra il principio di giustizia, tradotto in pratica dal principio di equità, e l’economia sanitaria. Inoltre, delle diverse questioni affrontate (assistenza sanitaria in generale, l’acquisizione delle risorse per la sanità in Italia e negli altri Paesi europei, la proposta del cosiddetto federalismo in sanità, l’impiego delle risorse e la razionalizzazione economica nella spesa) sono evidenziate anche le implicanze etiche e bioetiche relative alle diverse correnti di pensiero: utilitarismo, individualismo-libertario, egualitarismo e personalismo, e se ne ricava che le concezioni della bioetica personalista sono quelle che più servono da supporto all’etica medica tradizionale, sebbene essa richieda un lavoro di interpretazione dei “parametri economici” caso per caso ed una grande responsabilità da parte di ogni operatore sanitario nel gestire le risorse comuni.
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Zamboni, Paolo, and Attilio Cavezzi. "Il sistema g-linfatico cerebrale: istruzioni per l'uso." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2020): 41–54. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2020-002005.

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Abstract:
Il ruolo del drenaggio cerebrale nella patogenesi delle malattie neuroinfiammatorie/ neurodegenerative rimane in gran parte sconosciuto. Molto recentemente è stato identificato un vero e proprio sistema linfatico del sistema nervoso centrale (SNC). Una componente rilevante è costituita dal cosiddetto sistema g-linfatico (nomenclatura derivata dal ruolo fondamentale della glia) del cervello, che consente di drenare il liquor cerebro-spinale e l'accumulo di macromolecole e tossine dal parenchima cerebrale rispettivamente al sistema venoso ed ai linfatici meningei e cervicali profondi. Queste recenti scoperte consentono ora di ipotizzare un ruolo cruciale del sistema di drenaggio emo-linfatico del SNC nella neuroinfiammazione e/o nella neurodegenerazione. In questo articolo vengono riportate le conoscenze più attuali che legano la fisiopatologia del sistema g-linfatico del SNC alle patologie neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer, sclerosi multipla, ecc.). Vengono infine esposte possibilità e limiti di alcune opzioni terapeutiche, in ottica Pnei, mirate al miglioramento del flusso della linfa cerebro-spinale.
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Farilla, Cosima, Sante Minerba, Salvatore Scorzafave, Giulia Stola, Vito Guerra, and Gregorio Colacicco. "La resilienza del sistema cardiologico nella pandemia SARS-CoV-2 e le proposte riorganizzative nella ASL Taranto." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 4 (March 22, 2022): 10–238. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-4-4.

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Abstract:
Le malattie cardio-cerebrovascolari, nonostante la diminuzione della mortalità registrata negli ultimi anni, continuano a rappresentare in Italia una delle principali cause di morbosità, invalidità e mortalità. Secondo i dati Istat del 2017, il 10.4% di tutti i decessi è stato attribuito a malattie ischemiche del cuore (11.3% negli uomini e 9.6% nelle donne) e il 9.2% ad eventi cerebrovascolari (7.6% negli uomini e 10.7% nelle donne). Le Malattie Cardiovascolari sono tuttora anche la prima causa di ricovero ospedaliero in Italia (14.5% di tutti i ricoveri, circa 1 milione di ricoveri/anno). L’impatto della pandemia da coronavirus 2 della sindrome respiratoria acuta severa (SARS-CoV-2) in ambito cardiovascolare è stato particolarmente rilevante con un drastico calo di circa il 30-40% dei ricoveri per sindrome coronarica acuta (SCA) e scompenso cardiaco con conseguente grave ritardo nel ricorso alle cure. Si sono più che dimezzate anche le attività ambulatoriali penalizzando i follow-up dei pazienti post-SCA e di quelli con scompenso cardiaco, il monitoraggio dei pazienti con fibrillazione atriale ed in trattamento anticoagulante. L’impatto della Pandemia da SARS-CoV-2 nella ASL di Taranto è stato evidente con una riduzione degli accessi per eventi acuti e ricoveri (– 24%), e calo delle indagini cardiologiche (– 34%). Da un’analisi dei ricoveri in area cardiologica si è evidenziato un incremento degli exitus in età < 60 anni. La valutazione dei fattori di rischio cardiovascolari degli assistiti ha indicato la necessità di un territorio organizzato per la prevenzione di eventi acuti cardiovascolari. Tutto ciò ha reso necessario dei cambiamenti sugli assetti strutturali, organizzativi e tecnologici.
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Malberti, Fabio. "Vitamina D nativa nei pazienti con malattia renale cronica non in trattamento dialitico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 2 (May 29, 2013): 107–11. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1018.

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Abstract:
Il sistema ormonale della vitamina D è classicamente implicato nella regolazione dell'omeostasi calcica e del metabolismo osseo. L'esistenza di recettori per la vitamina D in organi e tessuti non coinvolti direttamente nella regolazione del metabolismo minerale e la capacità di molte cellule di sintetizzare la forma attiva di vitamina D dal precursore circolante hanno fatto supporre che la vitamina D possa avere altri effetti oltre ai classici effetti sul metabolismo minerale. Il deficit di vitamina D induce lo sviluppo di patologie ossee ed è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di neoplasie, malattie autoimmuni e malattie cardiovascolari. In questa rassegna vengono esaminati i risultati dei principali studi randomizzati che hanno utilizzato la supplementazione con vitamina D nella popolazione generale e nei pazienti con insufficienza renale cronica.
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Fontana, Massimo. "La diagnosi in psicoanalisi relazionale: una prospettiva unitaria." RICERCA PSICOANALITICA, no. 2 (May 2012): 73–99. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-002006.

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Abstract:
In questo articolo l'autore puntualizza gli elementi teorici, metodologici e clinici che rendono necessaria una considerazione rigorosa della diagnosi in psicoanalisi relazionale e si sofferma sul particolare uso che di essa si puň fare nella terapia. Nella prima parte del lavoro, considerando anche i recenti contributi di Albasi, Lingiardi, Shedler e Westen, si ribadisce la specificitŕ della diagnosi psicologica, volta a cogliere l'insieme delle caratteristiche e del disagio psicologico delle persone, piuttosto che a individuare malattie come fa la diagnosi medica, e l'importanza di tenere conto di tutte le dimensioni conoscitive in gioco nel processo diagnostico: la dimensione nosografica (nomotetica), la formulazione del caso clinico (idiografica) e la dimensione relazionale (implicita). Tesi fondamentale dell'autore č che i presupposti epistemici del modello relazionale, la teoria dei sistemi e il paradigma della complessitŕ consentano una visione unitaria della personalitŕ, intesa come un sistema dotato di coerenza e capace di autoorganizzantesi all'interno del sistema sociale di cui fa parte.
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Dissertations / Theses on the topic "Malattie del sistema urogenitale"

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Gioia, Maria Cecilia, and Eleonora Bilotta. "Correlati neuroanatomici in pazienti affetti da crisi psicogene non epilettiche: uno studio di neuroimaging strutturale." Thesis, Università della Calabria, 2013. http://hdl.handle.net/10955/1351.

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2

Toma, M. "ANALISI IMMUNOISTOCHIMICA E FUNZIONALE DEL SISTEMA ENDOCANNABINOIDE NELLA MALATTIA PARODONTALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/331135.

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Abstract:
Immunohistochemical and functional analysis of Endocannabinoid System in periodontal disease Background: The amount of tissue destruction in periodontal disease depends on the equilibrium between pro- and anti-inflammatory mechanisms. Endocannabinoids, including anandamide (AEA) and 2-arachidonoilglicerol (2AG), are important lipid mediators for immunosuppressive effects and they may be involved in wound healing processes in several organs. The physiological role of endocannabinoids in periodontal healing is still unknown, although several studies have been conducted. The purpose of the present study was to elucidate the role of the endocannabinoid system (ECS) in periodontal healing, comparing the expression and distribution of CB1 and CB2 receptors, the production of AEA and the efficiency of the ECS, in the gingival tissue of individuals with chronic periodontitis and subjects non responders to periodontal therapy, versus healthy patients. Methods: In 10 periodontally healthy patients scheduled for tooth extraction, 11 patients with chronic periodontitis, and 8 patients “non-responders” to periodontal therapy, a biopsy of the interdental papilla was harvested and processed for immunohistochemistry, quantitative and functional analysis. The expression and distribution of CB1 and CB2 receptors, the amount of AEA and the efficiency of the ECS, through the ratio of G proteins activated on exposed receptors, was assessed within the three groups. Results: In patients with chronic periodontitis, the mean CB1 percentage on the connective tissue was 2.19 ± 0.76% and CB2 was 2.56 ± 0.80%; in non responders patients CB1 was 4.15 ± 1.39% and CB2 was 3.85 ± 0.73%; in healthy patients the values were 0.13 ± 0.18% and 0.08 ± 0.03% respectively. In patients with chronic periodontitis the mean CB1 value on the epithelium was 2.56 ± 0.80% and CB2 was 3.67 ± 0.73%; in non responders patients CB1 was 12.64 ± 2.65% while CB2 was 13.21 ± 2.58%; in healthy patients the values were respectively 0.06 ± 0.02% and 0.03 ± 0.02%. All the differences between the three groups were statistically significant (Kruskal–Wallis test p<0.05); moreover CB1 and CB2 expression resulted significantly higher in non responders than in chronic and in healthy patients (Wilcoxon-Mann-Whitney test, p<0.05). The values of AEA, extracted and quantified from gingival biopsies, were 52.02 ± 11.12 pg/mg in patients with chronic periodontitis, 16.38 ± 8.73 in non responders patients while 22.50 ± 9.59 pg/mg in healthy subjects. The production of AEA was significantly higher in chronic than in healthy and in non responders patients (Kruskal–Wallis test p=0,001). Furthermore there was a statistically significant difference between values obtained from active (52.02 ± 11.12 pg/mg) and healthy site of each chronic patient (22.50 ± 9.59 pg/mg) (Wilcoxon-Mann-Whitney test, p=0,004). As regards the functional analysis, the patients with chronic periodontitis shown 30% of G proteins, non responders patients 45%, while in healthy patients the value was about 55%. The ratio of G proteins activated on exposed receptors, which indicate the efficiency of the ECS, were 2.87 in chronic patients, 1.33 in non responders individuals and 183.33 in healthy patients. Conclusions: These results suggest that the ECS plays a role in periodontal diseases. Summarizing, the healthy patients have poor inflammation with minimal production of AEA, few receptors exposed but the ECS seems to be efficient; the patients with chronic periodontitis, that show a considerable tissue inflammation, produce about twice the amount of AEA, expose more receptors but the system is not efficient alone to contrast the disease. Indeed healing occurs only if the levels of plaque and inflammation are controlled. As regards the “non-responders” group we can conclude that the ECS produces fewer AEA, due to the lower level of inflammation but expose a lot of receptors in order to contrast the tissue destruction, but the system is not able to lead to healing.
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Ditadi, Andrea. "Approccio di terapia cellulare mediante l'utilizzo di cellule fetali isolate dal liquido amniotico per malattie del sistema ematopoieico." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425090.

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Abstract:
Cell therapy is an attractive perspective for the treatment of life threatening disorders. In this context, foetal tissues are gaining interest as sources of cells for auto- and allo-transplantation, because of their pluripotency, proliferative capability and their low, if any, immunogenicity. Recently a pluripotent stem cell population has been isolated from Amniotic Fluid (AF). It is able to proliferate for more than 18 months, maintaining their differentiative ability as well as a normal karyotype. In term of differentiation potential, we succeeded in obtaining in vitro mesenchymal-, ectodermal- and endodermal-derived tissues from human Amniotic Fluid Stem (AFS) cells. Furthermore, murine AFS cells injected in blastocytes took part to the formation not only of several different foetal organs, but also of the placenta and the umbilical cord. In the present study we investigated the possibility of differentiating AFS cells towards the hematopoietic pathway. AFS cells isolated from human amniotic fluid, collected during routine diagnostic procedures and obtained under informed consent, were firstly expanded in vitro and selected on the basis of their ckit expression. We achieved a reproducible erythroid differentiation by culturing hAFSCs as embryoid bodies (EBs) under serum free conditions with haematopoietic cytokines. Erythroid cells expressing CD235a constituted 70% of the total hAFSCs forming EBs showing also a co-expression of CD36 and CD71. Furthermore, human erythrocytes (human CD235a) were isolated from bone marrow and spleen of sublethally irradiated NOD/SCID mice at 3 months after the injection of hAFSCs. To determine if the expansion procedure had led to a restriction of the hematopoietic potential towards the erythroid pathway, we compared expanded AFSCs and freshly isolated cKit+ Lin- (AFKL) cells. We also harvested cKit+ Lin- KL cells from the membrane surrounding the AF, the Amnion, in search for a possible origin. We compared the hematopoietic potential of mAFKL and mAmKL to Fetal Liver KL, the main source of fetal HSC. When cultivated immediatly after their sorting, freshly isolated murine AFKL and AmKL cells gave rise to all the different hematopoietic lineages both in vitro and in vivo. Actually, when cocultivated with OP9(d)1 cells, AFKL and AmKL undergo complete T cell differentiation within 2 weeks. They also generate myeloid and erythroid colonies when cultivated in methylcellulose for clonogenic assay. The erythroid restricted potential of human AFS cells was thus probably linked to the in vitro expansion procedure. Moreover, cells belonging to all the three hematopoietic lineages (lymphoid, myeloid and erythroid) and arising from freshly isolated mAFKL and mAmKL are found in the peripheral blood of sublethally irradiated RAG1 deficient mice only 4 weeks after transplantation. Four month later, transplanted mice showed mAFKL-derived lymphoid, myeloid and erythroid cells, in all the hematopoietic organs. Successful econdary transplantation strongly suggest that mAFKL and mAmKL comprise HSC, with self-renewal ability. Those results were very similar to those obtained with mFLKL, confirming the strong hematopoietic potential of mAFKL and mAmKL. Experiments with freshly isolated hAFKL gave good results in the in vitro assays being able to give rise to erythroid, myeloid and lymphoid lineages, but failed to reconstitute the hematopoietic system in irradiated NOD/SCID mice, probably due to the poor amount of cells injected. This is the first report demonstrating that AFKL and AmKL do have an haematopoietic potential, supporting the idea that AF and Am may be an excellent source for therapeutic application.
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Cozzolino, Francesco. "Implementazione di un sistema per il self-management del diabete di tipo 1." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16132/.

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Abstract:
Il diabete mellito è una malattia cronica che causa un'elevata concentrazione di glucosio nel sangue, superiore ai valori di riferimento, per lunghi periodi di tempo. La convivenza con questa patologia cronica può causare delle problematiche nella vita quotidiana. Al fine di ridurre le problematiche, oltre a seguire le prescrizioni mediche, degli accorgimenti sull'alimentazione e sull'attività fisica possono risultare fondamentali. Le persone affette da diabete, che decidono di intraprendere un percorso in cui adottano uno stile di vita più salutare, necessitano di continue informazioni sul proprio stato di salute; al fine di prendere la migliore decisione possibile. L'obiettivo di questa tesi, pertanto, è quello di realizzare un sistema in grado di fornire gli strumenti necessari per il self-Management del diabete mellito di tipo 1, adottando la visione dell'Internet of Things e del mobile Health. Nel dettaglio, si vuole realizzare un sistema che consenta all'assistito di simulare il proprio andamento glicemico attraverso il proprio smartphone; con lo scopo di ricevere dei consigli sull'alimentazione e sull'attività fisica da seguire.
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Pecorelli, Anna <1985&gt. "Cambiamenti epidemiologici dell'epatocarcinoma agli inizi del xxi secolo: Dal ruolo emergente delle malattie dismetaboliche quali fattori eziopatogemetici alla necessita' di revisione del sistema di stadiaziome." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7132/1/Pecorelli_Anna_Tesi.pdf.

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Abstract:
Introduzione e scopo: la rapida diffusione delle malattie dismetaboliche sta modificando l’epidemiologia dell’epatocarcinoma (HCC). Scopo della tesi è, attraverso quattro studi, analizzare l’impatto di questi cambiamenti nella gestione clinica del paziente affetto da HCC. Materiali e metodi: quattro studi di coorte, condotti con analisi retrospettiva del database ITA.LI.CA. Studio 1:3658 pazienti arruolati tra il 01-01-2001 ed il 31-12-2012 suddivisi in base alla data di diagnosi:2001-2004 (954 pazienti), 2005-2008 (1122 pazienti), 2009-2012 (1582 pazienti). Studio 2:analisi comparativa tra 756 pazienti con HCC-NAFLD e 611 pazienti con HCC-HCV. Studio 3:proposta di quattro modelli alternativi al BCLC originale con validazione di una proposta di sottostadiazione dell’intermedio, considerando 2606 pazienti arruolati tra il 01-01-2000 e il 31-12-2012 e riallocati secondo gradi diversi di perfomance status (PS). Studio 4:analisi di 696 pazienti con HCC in stadio intermedio diagnosticato dopo il 1999 stratificati per trattamento. Risultati: studio 1:progressivo aumento dell’età alla diagnosi e delle eziologie dismetaboliche; più frequente esordio dell’HCC in stadio precoce e con funzione epatica più conservata; aumento della sopravvivenza dopo il 2008. Studio 2:i pazienti con HCC-NAFLD mostrano più frequentemente un tumore infiltrativo diagnosticato fuori dai programmi di sorveglianza, con prognosi peggiore rispetto ai pazienti HCC-HCV. Questa differenza di sopravvivenza si elimina rimuovendo i fattori di confondimento attraverso propensity analysis. Studio 3:il PS1 non è un predittore indipendente di sopravvivenza. Il modello 4 (considerando PS1=PS0 e con la sottostadiazione proposta), ha la migliore capacità discriminativa. Studio 4:i trattamenti curativi riducono la mortalità più della TACE, anche dopo propensity analysis. Conclusioni: l’aumento delle patologie dismetaboliche comporterà diagnosi di malattia ad uno stadio più avanzato, quando sintomatica, rendendo necessario stabilire un programma di sorveglianza. Inoltre per una migliore stratificazione e gestione dei pazienti, bisogna riconsiderare il ruolo del PS ed offrire un ventaglio di opzioni terapeutiche anche per il pazienti in stadio intermedio.
Background and aim: the rapid spread of metabolic diseases is changing the epidemiology of hepatocellular carcinoma (HCC). Aim of the present thesis is, through four studies, to analyze the impact of these changes in the clinical management of patients with HCC. Materials and methods: four cohort studies, conducted with retrospective analysis of the ITA.LI.CA database. Study 1:3658 patients enrolled between 01-01-2001 and 31-12-2012 and divided by date of diagnosis: 2001 to 2004 (954 patients), 2005-2008 (1122 patients), 2009-2012 (1582 patients ). Study 2: comparative analysis of 756 patients with HCC-NAFLD and 611 patients with HCC-HCV. Study 3: proposal of four alternative models to original BCLC and validation of a proposed intermediate substaging, considering 2606 patients enrolled between 01-01-2000 and 31-12-2012 and reallocated according to different degrees of performance status (PS ). Study 4: analysis of 696 patients with HCC in intermediate stage diagnosed after 1999 and stratified by treatment. Results: Study 1: increasing of age at diagnosis and metabolic etiologies; more frequent onset of HCC in early stage and with more preserved liver function; increased survival after 2008. Study 2: patients with NAFLD-HCC show most frequently infiltrative tumour, diagnosed out of surveillance, with worse prognosis than patients HCC-HCV. This survival difference is eliminated by removing confounding factors through propensity analysis. Study 3: PS1 is not an independent predictor of survival. Model 4 (which considers PS0=PS1 and the proposed of substaging), has the best discriminative capacity. Studt 4: curative treatments reduce mortality more than TACE, even after propensity analysis. Conclusions: The widespread of metabolic diseases will involve an HCC diagnosis in a more advanced stage, when symptomatic, making it necessary to establish a screening program. T better stratify and manage patients, we must reconsider the role of PS and offer a range of treatment options for patients in the intermediate stage.
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Pecorelli, Anna <1985&gt. "Cambiamenti epidemiologici dell'epatocarcinoma agli inizi del xxi secolo: Dal ruolo emergente delle malattie dismetaboliche quali fattori eziopatogemetici alla necessita' di revisione del sistema di stadiaziome." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7132/.

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Abstract:
Introduzione e scopo: la rapida diffusione delle malattie dismetaboliche sta modificando l’epidemiologia dell’epatocarcinoma (HCC). Scopo della tesi è, attraverso quattro studi, analizzare l’impatto di questi cambiamenti nella gestione clinica del paziente affetto da HCC. Materiali e metodi: quattro studi di coorte, condotti con analisi retrospettiva del database ITA.LI.CA. Studio 1:3658 pazienti arruolati tra il 01-01-2001 ed il 31-12-2012 suddivisi in base alla data di diagnosi:2001-2004 (954 pazienti), 2005-2008 (1122 pazienti), 2009-2012 (1582 pazienti). Studio 2:analisi comparativa tra 756 pazienti con HCC-NAFLD e 611 pazienti con HCC-HCV. Studio 3:proposta di quattro modelli alternativi al BCLC originale con validazione di una proposta di sottostadiazione dell’intermedio, considerando 2606 pazienti arruolati tra il 01-01-2000 e il 31-12-2012 e riallocati secondo gradi diversi di perfomance status (PS). Studio 4:analisi di 696 pazienti con HCC in stadio intermedio diagnosticato dopo il 1999 stratificati per trattamento. Risultati: studio 1:progressivo aumento dell’età alla diagnosi e delle eziologie dismetaboliche; più frequente esordio dell’HCC in stadio precoce e con funzione epatica più conservata; aumento della sopravvivenza dopo il 2008. Studio 2:i pazienti con HCC-NAFLD mostrano più frequentemente un tumore infiltrativo diagnosticato fuori dai programmi di sorveglianza, con prognosi peggiore rispetto ai pazienti HCC-HCV. Questa differenza di sopravvivenza si elimina rimuovendo i fattori di confondimento attraverso propensity analysis. Studio 3:il PS1 non è un predittore indipendente di sopravvivenza. Il modello 4 (considerando PS1=PS0 e con la sottostadiazione proposta), ha la migliore capacità discriminativa. Studio 4:i trattamenti curativi riducono la mortalità più della TACE, anche dopo propensity analysis. Conclusioni: l’aumento delle patologie dismetaboliche comporterà diagnosi di malattia ad uno stadio più avanzato, quando sintomatica, rendendo necessario stabilire un programma di sorveglianza. Inoltre per una migliore stratificazione e gestione dei pazienti, bisogna riconsiderare il ruolo del PS ed offrire un ventaglio di opzioni terapeutiche anche per il pazienti in stadio intermedio.
Background and aim: the rapid spread of metabolic diseases is changing the epidemiology of hepatocellular carcinoma (HCC). Aim of the present thesis is, through four studies, to analyze the impact of these changes in the clinical management of patients with HCC. Materials and methods: four cohort studies, conducted with retrospective analysis of the ITA.LI.CA database. Study 1:3658 patients enrolled between 01-01-2001 and 31-12-2012 and divided by date of diagnosis: 2001 to 2004 (954 patients), 2005-2008 (1122 patients), 2009-2012 (1582 patients ). Study 2: comparative analysis of 756 patients with HCC-NAFLD and 611 patients with HCC-HCV. Study 3: proposal of four alternative models to original BCLC and validation of a proposed intermediate substaging, considering 2606 patients enrolled between 01-01-2000 and 31-12-2012 and reallocated according to different degrees of performance status (PS ). Study 4: analysis of 696 patients with HCC in intermediate stage diagnosed after 1999 and stratified by treatment. Results: Study 1: increasing of age at diagnosis and metabolic etiologies; more frequent onset of HCC in early stage and with more preserved liver function; increased survival after 2008. Study 2: patients with NAFLD-HCC show most frequently infiltrative tumour, diagnosed out of surveillance, with worse prognosis than patients HCC-HCV. This survival difference is eliminated by removing confounding factors through propensity analysis. Study 3: PS1 is not an independent predictor of survival. Model 4 (which considers PS0=PS1 and the proposed of substaging), has the best discriminative capacity. Studt 4: curative treatments reduce mortality more than TACE, even after propensity analysis. Conclusions: The widespread of metabolic diseases will involve an HCC diagnosis in a more advanced stage, when symptomatic, making it necessary to establish a screening program. T better stratify and manage patients, we must reconsider the role of PS and offer a range of treatment options for patients in the intermediate stage.
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Spagnol, Lisa. "Espressione e attività del recettore nicotinico α7nAchR in macrofagi intestinali di pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali ed in modelli murini di neuropatie del sistema nervoso enterico." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423987.

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Abstract:
The α7 nicotinic receptor is involved in the cholinergic anti-inflammatory pathway, the mechanism through which the nervous system influences leukocytes inflammatory responses. Vagus nerve releases the neurotransmitter acetylcholine which binds to the α7 nicotinic receptors on the surface of macrophages inhibiting pro-inflammatory mediators release, such as TNFα and ILβ. Intestinal Bowel diseases (IBD), which comprise Crohn’s disease (CD) and ulcerative colitis (UC), are chronic immune mediated diseases characterized by a deregulated immune response to commensal flora in a genetically susceptible host. Epidemiologic studies revealed the dual effect of smoke on IBD patients: smoke ameliorates CU, by suppressing macrophages and lymphocytes activity, but worsen the symptoms and the histologic damage in CD patients. This thesis aimed to study the mechanism underlying the nicotine anti-inflammatory effect on CU patients (but not in CD patients), verifying the hypothesis that different expression levels of nicotinic receptor in IBD patients are responsible for its antithetic effects on diseases progress. Our main purpose was to verify first nicotinic receptor levels on mucosal macrophages during inflammation, and consequently whether macrophages’ sensibility to the anti-inflammatory pathway, could be influenced by the integrity of the enteric nervous system (ENS). Expression levels and functionality of α7nAchR in UC and CD patients in clinical remission or mild activity was compared to control subjects (HV, healthy volunteers or patients in screening for colonic cancer) in peripheral blood-derived macrophages and intestinal macrophages isolated from colon-sigma biopsies. In blood-derived macrophages α7nAchR levels were comparable between the three groups both at mRNA, quantified by Real Time-PCR, and protein, quantified by α-bungarotoxin-Alexa Fluor 488 binding, levels. On the contrary, the nicotinic receptors were more expressed in intestinal mucosal macrophages in UC patients than in healthy subjects and CD patients. Moreover, nicotine, the exogenous ligand of α7nAchR, significantly reduced LPS-induced TNFα synthesis in mucosal macrophages from UC but not MC and HV. To determine the mechanism responsible for the altered expression of α7nAchR in CD patients, we studied the cholinergic anti-inflammatory pathway in murine models of ENS neuropathy, since structural and functional damages in enteric neurons is well established in IBD patients. Our neuropathy models comprise TLR2 deficient mice (TLR2-/-) and mice infected by Herpes Simplex Virus type-1 (HSV-1). We quantified α7nAchR expression and inflammatory activation markers (F4/80 and caspase-1 activation) of intestinal macrophages in basal conditions and during early and late phases of experimental colitis induced by DSS. Mucosal macrophages showed no significant differences in α7nAchR expression in WT and TLR2-/- mice, while HSV-1 induced neuropathy caused a significant increase of α7nAchR levels. However, after three days of DSS administration, a significant increase of α7nAchR occurred in WT mice, but not in mice with enteric neuropathy. In parallel, in mucosal macrophages of WT mice, but not in mice with ENS neuropathy, we observed the activation of caspase-1 and surface F4/80 overexpression. Moreover, only in WT mice, nicotine reduced caspase-1 activation induced by LPS+ATP in mucosal macrophages. Furthermore, in vivo nicotine administration reduced the gravity of colitis in WT mice, but was ineffective in TLR2-/- mice. Finally, by correcting the integrity of ENS of TLR2-/- mice by administration in vivo of glial-derived neurotrophic factor (GDNF), caspase-1 activation in mucosal macrophages during colitis was normalized. All together our data suggest that for the cholinergic anti-inflammatory pathway to have an optimal action, it is required an increased expression of α7nAchR in mucosal macrophages in response to an inflammatory stimulus. Lack of α7nAchR up-regulation in mucosal macrophages, such as in MC patients, causes the loss of nicotine anti-inflammatory effects. The presence of a neuropathy might contribute to the inadequate expression of α7nAchR in mucosal macrophages during inflammatory processes, thus paving the way to amplified mucosal damage. Mediators that directly regulate α7nAchR expression in mucosal macrophages are now under investigation.
Il recettore nicotinico α7 è coinvolto nel sistema colinergico anti-infiammatorio, il meccanismo attraverso il quale il sistema nervoso regola la risposta infiammatoria dei leucociti. Il nervo vago rilascia acetilcolina che lega i recettori nicotinici α7 (α7nAChR) presenti nella superficie dei macrofagi, inibendo il rilascio di mediatori della risposta pro-infiammatoria, quali TNFα e IL1β. Le malattie infiammatorie croniche (in inglese IBD, Intestinal Bowel Disease) sono malattie idiopatiche caratterizzate da flogosi cronica che comprendono malattia di Crohn (MC) e colite ulcerosa (CU). Nell’uomo, studi epidemiologici hanno dimostrato che il fumo ha un effetto soppressivo su macrofagi e linfociti migliorando il decorso della CU mentre aggrava il quadro istologico della MC. I meccanismi responsabili di questa dicotomia non sono attualmente noti. Questo lavoro di tesi si è proposto di studiare i meccanismi alla base dell’attività anti-infiammatoria espletata dalla nicotina nei pazienti affetti da CU ma non da MC verificando l’ipotesi che diversi livelli di espressione dei recettori nicotinici nei pazienti con CU ed MC possano giustificare il diverso effetto della nicotina sul decorso della malattia. Si è quindi verificato se l’espressione dei recettori nicotinici nei macrofagi mucosali in corso di infiammazione, e quindi la loro sensibilità al riflesso anti-infiammatorio colinergico, potesse essere influenzata dal sistema nervoso enterico. I livelli di espressione e la funzionalità del recettore nicotinico α7nAChR in pazienti affetti da CU e MC in remissione clinica o in fase di attività lieve rispetto a soggetti di controllo (VS, volontari sani o soggetti in screening per cancro colico) sono stati studiati in macrofagi differenziati da monociti ottenuti da sangue periferico ed in macrofagi intestinali isolati da biopsie di colon-sigma. Nei macrofagi derivati dal sangue periferico, il recettore nicotinico α7nAChR è risultato paragonabile tra i tre gruppi sia a livello di mRNA, quantificato mediante Real Time-PCR, che di proteina, quantificata determinando il legame di α-bungarotossina-Alexa Fluor 488. Al contrario, il recettore nicotinico è risultato invece maggiormente espresso nei macrofagi della mucosa intestinale dei soggetti con CU rispetto ai soggetti sani o con MC. Inoltre la nicotina, ligando esogeno di α7nAChR, ha ridotto in maniera significativa l’espressione di TNFα stimolata da LPS nei macrofagi mucosali di CU ma non di MC. Al fine di determinare il meccanismo responsabile dell’alterata espressione del α7nAChR nella MC, il sistema colinergico anti-infiammatorio è stato studiato in diversi modelli murini caratterizzati dalla presenza di una neuropatia del sistema nervoso enterico, poiché è nota la presenza di danni strutturali e funzionali ai neuroni enterici nei pazienti con MC. In particolare sono stati utilizzati topi deficienti del recettore TLR2 (TLR2-/-) o topi con infezione nel sistema nervoso enterico da Herpes Virus simplex di tipo 1 (HSV-1). In questi animali è stata determinata, in condizioni basali e durante le fasi precoci e tardive di una colite sperimentale da DSS, l’espressione di α7nAChR nei macrofagi intestinali e il grado di attivazione pro-infiammatoria di queste cellule. I macrofagi della mucosa colica hanno evidenziato che in condizioni basali non vi è una significativa differenza tra topi WT e topi TLR2-/- nei livelli di espressione del recettore α7nAChR nei macrofagi intestinali, mentre nella neuropatia nei topi inoculati con HSV-1 si registra un significativo aumento del recettore α7nAChR. Tuttavia, a seguito della somministrazione di DSS per tre giorni si è osservato un significativo aumento del recettore α7nAChR in topi WT, ma non nei topi portatori di neuropatia enterica, TLR2-/- e infettati per via orogastrica con HSV-1. Parallelamente l’attivazione dei macrofagi mucosali è stata determinata quantificando l’espressione del marcatore di superficie F4/80 e l’attivazione della caspasi-1. Nei macrofagi della mucosa colica di topi WT ma non in topi portatori di neuropatia del SNE si osserva l’attivazione della caspasi-1 e la sovra-espressione di F4/80 durante le fasi iniziali della colite indotta da DSS. Inoltre, solo nei macrofagi ottenuti da topi WT la nicotina è in grado di ridurre l’attivazione della caspasi-1 indotta da LPS+ATP. La somministrazione in vivo di nicotina riduce la gravità della colite nei topi WT ma risulta inefficace nei topi TLR2-/-. Infine, abbiamo quindi verificato che ristabilendo l’integrità del SNE mediante la somministrazione di fattore neurotrofico derivante dalla glia (GDNF) in vivo a topi TLR2-/-, viene ripristinata una normale attivazione della caspasi-1 nei macrofagi mucosali in corso di colite. In conclusione, un’ottimale azione del sistema colinergico anti-infiammatorio richiede l’aumentata espressione di α7nAChR nei macrofagi mucosali in risposta ad un processo flogistico. Tuttavia, in presenza di neuropatia (i.e. virale o trofica) l’aumentata espressione di α7nAChR nei macrofagi mucosali può risultare insufficiente portando eventualmente ad un danno mucosale amplificato. I mediatori che direttamente regolano l’espressione di α7nAChR nei macrofagi mucosali sono attualmente oggetto di studio.
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CERAVOLO, PASQUALE. "Il ruolo della modulazione del sistema immunitario in seguito alla rottura della placca aterosclerotica durante IMA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1354.

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Abstract:
L’aterosclerosi, a lungo considerata una patologia essenzialmente legata all’ accumulo di lipidi all’interno della tonaca intima, oggi è riconosciuta come un processo degenerativo infiammatorio cronico ad eziologia multifattoriale che, pur manifestandosi clinicamente nell’adulto, trova prodromi sin dalla giovane età. Il nostro studio, condotto sui pazienti arruolati dopo infarto STEMI e sottoposti a intervento di angioplastica coronarica primaria, è finalizzato a valutare il ruolo della modulazione del sistema immunitario in seguito alla rottura della placca aterosclerotica durante l’infarto. Lo studio ancora in corso, ha evidenziato una presenza massiva dell’ IFN-γ, dell’IL-17 e dell’IL- 21 nelle coronarie affette dalla lesione rispetto a quelle esenti e alle arterie periferiche. Gli elevati livelli di citochine osservati nelle arterie danneggiate non sono dovuti all'aumento del numero delle cellule leucocitarie presenti, ma sono riconducibile all’attivazione cellulare delle stesse e all’espressione del loro pattern citochinico. Nella fase acuta dell’infarto inoltre, i livelli sierici dei fattori proinfiammatori come IL-6 e antiinfiammatori come IL-10 sono aumentati, tuttavia, l'aumento di IL-6 è sensibilmente superiore a quello di IL-10. Dopo un mese dalla lesione i livelli sierici di IL-6 e IL-10 osservati risultano bilanciati. A nostro avviso, l’attivazione prevalente dei fattori proinfiammatori è rilevante nella progressione della lesione e nello sviluppo di complicanze associate all’infarto miocardico acuto.
Atherosclerosis, once considered a disease mainly linked to accumulation of lipids within the inner tunic, is now recognized as a chronic inflammatory degenerative process with a multifactorial etiology that, even if occurs clinically in adults, shows prognostic signs at an early age. Our study, performed on patients enrolled after acute myocardial infarction with ST elevation (STEMI) undergoing primary coronary angioplasty, aims to assess the role of the immune system modulation during the atherosclerotic plaque rupture due to myocardial infarction. Preliminary data, showed a massive presence of IFN-γ, IL-17 and IL-21 in coronary arteries affected by lesion compared to those exempt and to peripheral arteries. The high levels of cytokines observed in damaged arteries are not due to the increase in the number of leukocyte cells present, but are due to activation of the same cell and expression of their cytokine pattern. Moreover, in the acute myocardial infarction the serum levels of pro-inflammatory factors such as IL-6 and anti-inflammatory such as IL-10 increased. However, the increase of IL-6 was significantly higher than that of IL-10. After a month of the injury, the observed serum levels of IL-6 and IL-10 are balanced. In our view, the main activity of pro-inflammatory factors is relevant in the progression of the lesion and in the development of complications associated with acute myocardial infarction.
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FILIA, ANTONIETTA. "Eliminazione del morbillo e della rosolia congenita in Italia: avvio di un sistema nazionale di sorveglianza speciale per il morbillo, valutazione dello stato di avanzamento del Piano di eliminazione e proposte di nuove strategie." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/208730.

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Abstract:
In Italia, nel 2003, è stato approvato il Piano nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita (PNEMoRc 2003). Gli obiettivi erano quelli di eliminare il morbillo e di ridurre l’incidenza della rosolia congenita (RC) a valori < 1/100.000 nati vivi, entro il 2007. Le strategie includevano il raggiungimento di coperture vaccinali (CV) ≥95% per due dosi di MPR, l’attuazione di un campagna supplementare di vaccinazione, strategie mirate per vaccinare le donne suscettibili in età fertile e il rafforzamento dei sistemi di sorveglianza. Per migliorare il sistema di sorveglianza del morbillo, nell’aprile 2007 è stato istituito il sistema di sorveglianza speciale del morbillo. Oltre alle strategie generali, il Piano definiva le azioni da mettere in atto e gli obiettivi operativi da raggiungere entro il 2007. Visto che gli obiettivi di CV per la prima dose entro i due anni non sono stati raggiunti nei tempi previsti e visto anche il continuo verificarsi di epidemie di morbillo e di casi di RC si è ritenuto necessario valutare lo stato di avanzamento relativo ad ogni obiettivo operativo del PNEMoRc 2003, il grado di attuazione, nelle Regioni e ASL, delle attività previste, e i dati epidemiologici del morbillo (incluso i dati della sorveglianza speciale), della rosolia, e della RC. Metodologia E’ stata avviata la sorveglianza speciale del morbillo ed è stata effettuata un’analisi dei dati raccolti al periodo 2007- 2010. Sono stati analizzati i dati epidemiologici della rosolia e della RC. E’ stata inoltre condotta un’indagine conoscitiva nelle Regioni e ASL. Risultati Dalla data di istituzione del sistema di sorveglianza speciale del morbillo al 30 dicembre 2010 sono stati segnalati complessivamente 8.342 casi di cui il 38% confermati in laboratorio. Durante il picco del 2009-2010 sono stati segnalati 2.151 casi da 15 Regioni, di cui 895 (41,6%) confermati in laboratorio. Il 92% dei casi totali era non vaccinato. L’età mediana dei casi è stata di 17 anni e l’incidenza più elevata si è verificata negli adolescenti tra 15 e 19 anni di età. Il 14% dei casi ha riportato una complicanza per un totale di 422 complicanze, tra cui 48 casi di polmonite e tre casi di encefalite. Sono stati ricoverati 652 casi (35%). L’analisi filogenetica ha permesso di identificare tre ceppi: D4, D8 e B3. Per quanto riguarda la rosolia, nel 2008 è stata registrata una vasta epidemia con 6.183 notifiche (incidenza 10,4/100.000) di cui quasi un terzo dei casi è stato notificato dalla PA Bolzano. Il 42% dei casi era di sesso femminile ed il 50% dei casi totali avevano un’età inclusa tra 15 e 24 anni. Il 26% dei casi notificati ha riguardato donne in età fertile (età 15-44 anni. L’età media dei casi di rosolia è passata da 12 anni nel periodo 1998-2004 a 17 anni nel periodo 2005-2009. Sono stati notificati 2 casi di RC nel 2007, 23 nel 2008 e 6 nel 2009. Hanno partecipato all’indagine conoscitiva 17 Regioni e 154 ASL in 20 Regioni. I risultati hanno evidenziato che solo il 28% delle ASL ha raggiunto una CV ≥ 95% per la prima dose di MPR nei bambini entro due anni e che esiste un’ampia variabilità di CV anche a livello distrettuale. Nell’83% delle ASL è presente un’anagrafe vaccinale informatizzata ma solo il 24% di queste è collegata con l’anagrafe di popolazione. Le azioni di comprovata efficacia utilizzate più frequentemente per aumentare le coperture vaccinali sono state la chiamata attiva e i solleciti per chi non si presenta agli appuntamenti vaccinali, ma anche queste non vengono attuate in tutte le ASL. Le azioni sulle donne in età fertile per la prevenzione della rosolia congenita sono state scarsamente attuate, inclusa la vaccinazione delle donne nel post partum. Le maggiori criticità evidenziate sono state l’insufficienza di personale nelle ASL, l’assenza di anagrafe vaccinale e l’inadeguatezza degli strumenti di lavoro. Conclusioni L’Italia è ancora nello stadio di controllo limitato del morbillo e della rosolia congenita. Sono stati fatti dei progressi, inclusa l’attivazione del sistema di sorveglianza speciale del morbillo, ma l’indagine ha messo in evidenza che le strategie previste dal PNEMoRc 2003 non sono state pienamente attuate. I dati dell’analisi filogenetica dei ceppi virali mostrano che attualmente circolano in Italia solo un numero limitato di ceppi, il che è coerente con l’epidemiologia attuale della malattia nel nostro Paese. I dati raccolti hanno permesso di formulare nuove proposte di strategie per l’eliminazione, molte delle quali sono state incluse nel nuovo Piano nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita 2010-2015, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 23 marzo 2011.
A national measles and congenital rubella elimination plan was approved in Italy in 2003, with the aim of interrupting indigenous measles transmission and reducing the incidence of congenital rubella to below 1 case/100.000 live births by the year 2007. Strategies of the national plan included improving two-dose measles mumps-rubella (MMR) coverage rates to ≥95%, conducting a catch-up campaign in school-age children, vaccinating women of childbearing age and improving surveillance. Proposed activities included, among others, the use of effective interventions in increasing vaccination coverage rates, implementation of computerised information registries, and vaccination of women in the post partum period. In order to improve disease surveillance, rubella in pregnancy and congenital rubella became statutory notifiable diseases in 2005 and an enhanced national measles surveillance system was introduced in 2007. Coverage rates for the first MMR dose in 2-year old children were only 90.1% in 2008, with some variability among Italy’s 21 Regions (range 75.9%-94.6%). No information was available regarding coverage rates for the second MMR dose, MMR coverage rates for the first and second dose at the district level, nor MMR coverage rates in women of childbearing age. Also it was not known how and to what degree the strategies of the national plan had been implemented at the regional and district levels. Methods The methodology of the enhanced measles surveillance system is described, including data flow, case definitions, case classification, and data analysis. Data for 2007-2010 were analysed to calculate the number of probable and confirmed cases per month and year and incidence rates per year. A more detailed analysis was performed for cases with date of rash onset from 1 July 2009 to 30 September 2010, including the distribution of cases by age, geographical area, and vaccination status, the frequency of complications and of hospitalisations and the isolated genotypes. Congenital rubella notification data for 2007-2009 were analysed. In addition, a questionnaire survey was conducted in 2009 to collect data for evaluating progress towards meeting each of the intermediate objectives of the elimination plan at the regional and district levels, and for evaluating the degree of implementation of the activities proposed by the elimination plan. Results From the date of implementation of the enhanced measles surveillance system in April 2007 to 30 December 2010, 8,342 cases were reported, 38% of which were laboratory confirmed. Two incidence peaks occurred, one in 2008, the second in 2009-2010. During the second incidence peak , 2,151 possible, probable and confirmed cases with rash onset date from 1 July 2009 to 30 September 2010 were reported. Forty-one percent of cases were laboratory confirmed. The median age of cases was 18 years and 92% were unvaccinated. Incidence rates were highest in the 15-19 year-old age group. 15% of cases had complications, including three cases of encephalitis, and 652 cases (36%) were hospitalized. Molecular characterization data revealed circulation of a limited number of measles genotypes (D4, D8 and B3), which is consistent with the current epidemiology of the disease in Italy. Two confirmed congenital rubella cases (including laboratory confirmed cases with no symptoms) were reported in 2007, 23 in 2008 and 6 in 2009. Seventeen regional and 154 district health authorities participated in the questionnaire survey. Results show that MMR coverage levels are still below target levels in most areas. Only 28% of local health districts have reached coverage rates for the first dose of MMR in children below two years of age ≥95%, and less than 5% have done so for the second dose in the 1991-2001 birth cohorts. The strategies and activities of the national plan have not been fully implemented. Conclusions Italy can be considered to be at a limited control stage for measles and rubella. Interventions proven to be effective in increasing vaccination coverage should be more widely implemented. In addition, surveillance needs to be further strengthened and more efforts should be made to identify and vaccinate women of childbearing age susceptible to rubella. The data collected in the present study has contributed to assessing progress towards elimination targets and to identify populations at risk of transmission. Findings were useful for recommending the most appropriate strategies and activities for the new elimination plan, approved in March 2011.
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Guza, Xhenifer. "Interfacce neurali biofunzionali: materiali e dispositivi biomedicali innovativi per la diagnosi e la cura di patologie del sistema nervoso centrale." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Il Sistema Nervoso Centrale (SNC), possiede una limitata capacità di rigenerarsi spontaneamente in seguito a traumi o malattie; le poche strategie rigenerative rivolte a pazienti con traumi o malattie al SNC oggi disponibili, sono tuttavia limitate. Strategie rigenerative dei tessuti neurali, come la somministrazione di cellule e/o farmaci, hanno condotto a risultati sperimentali promettenti nei modelli animali; l’estensione degli esiti all’ambito clinico risulta però difficoltosa. L’efficacia della terapia cellulare, che adopera il trapianto di cellule staminali nel SNC al fine di sostituire i tessuti danneggiati, si è dimostrata limitata a causa della bassa sopravvivenza cellulare e delle criticità di integrazione cellulare che si presentano durante il trapianto. La somministrazione di molecole terapeutiche al SNC tramite metodi convenzionali, come la somministrazione orale o endovenosa, viene invece ostacolata dalla difficoltosa diffusione attraverso la barriera ematoencefalica. Per favorire la sopravvivenza e l’integrazione cellulare post-trapianto, così come per somministrare localmente e in modalità sostenibile agenti biologici ai siti danneggiati del SNC, oggi si ricorre attivamente all’utilizzo di biomateriali. Poiché i trattamenti farmacologici attualmente presenti si limitano a ritardare la progressione delle malattie del SNC, risultano urgenti metodi di medicina rigenerativa che siano in grado di prevalere sul progredire della malattia, promuovendo quindi la rigenerazione tissutale. Questo lavoro di tesi vuole essere uno studio sui recenti biomateriali impiegati come veicoli per la trasmissione di cellule e farmaci per la riparazione di danni acuti e/o cronici del SNC, con particolare attenzione ai casi di lesioni traumatiche encefaliche e del midollo spinale, e a malattie degenerative come la degenerazione maculare legata all’età e la retinite pigmentosa, che determinano degenerazione dei fotorecettori e dell’epitelio pigmentato retinico.
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Books on the topic "Malattie del sistema urogenitale"

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Emmi, Lorenzo, ed. Le malattie rare del sistema immunitario. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5394-6.

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Emmi, Lorenzo. Malattie Rare Del Sistema Immunitario: Una Guida per I Pazienti. Springer London, Limited, 2013.

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3

Emmi, Lorenzo. Le malattie rare del sistema immunitario: Una guida per i pazienti. Springer, 2013.

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La dieta del metodo Kousmine. Curare le malattie degenerative e del sistema immunitario con l'alimentazione. Tecniche Nuove, 2001.

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Book chapters on the topic "Malattie del sistema urogenitale"

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Stacul, Fulvio, Marco F. Cavallaro, and Maria A. Cova. "Malattie cistiche del parenchima renale." In Imaging dell’Apparato Urogenitale, 55–68. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1769-6_5.

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Calveri, Paolo, Mauro Galeazzi, Luca Cantarini, and Marco Gattorno. "Malattie Autoinfiammatorie." In Le malattie rare del sistema immunitario, 133–40. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5394-6_15.

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Sinisi, Marco. "Tumori del sistema nervoso periferico." In Terapia delle malattie neurologiche, 319–21. Milano: Springer Milan, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1120-5_22.

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Gemma, Marco. "Traumi del sistema nervoso centrale." In Terapia delle malattie neurologiche, 43–55. Milano: Springer Milan, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1120-5_3.

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Mandrioli, Jessica, and Pietro Cortelli. "Patologie del sistema nervoso vegetativo." In Terapia delle malattie neurologiche, 477–505. Milano: Springer Milan, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1120-5_37.

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Sinisi, Marco. "Traumi del sistema nervoso periferico." In Terapia delle malattie neurologiche, 57–61. Milano: Springer Milan, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1120-5_4.

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7

Rizzi, Marco, and Enrico Bombana. "Infezioni del sistema nervoso centrale." In Terapia delle malattie neurologiche, 81–99. Milano: Springer Milan, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1120-5_7.

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8

Giannelli, Renato, Elena Silvestri, and Simona Brancati. "Malattia Indifferenziata Del Tessuto Connettivo." In Le malattie rare del sistema immunitario, 63–68. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5394-6_7.

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9

Berni, Cecilia. "Le Regioni E Le Malattie Rare." In Le malattie rare del sistema immunitario, 7–8. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5394-6_2.

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10

Taruscio, Domenica. "Le Attività Del Centro Nazionale Malattie Rare (Istituto Superiore Di Sanità)." In Le malattie rare del sistema immunitario, 3–6. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5394-6_1.

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