Academic literature on the topic 'Malattia di Pompe'

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Journal articles on the topic "Malattia di Pompe"

1

Borelli, Elena, Maria Luisa Casciana, Claudia Salemi, Silvia Sordelli, and Silvia Fasoli. "IperCKemia asintomatica: la malattia di Pompe late-onset." Medico e Bambino pagine elettroniche 24, no. 4 (April 30, 2021): 105–8. http://dx.doi.org/10.53126/mebxxiv105.

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Abstract:
The paper reports the case of a 7-year-old boy who presented with elevated alanine and aspartate transaminases. Further investigations demonstrated elevated creatine kinase (CK), so an underlying metabolic disorder was investigated even in absence of clinical manifestations. Dried blood spot (DBS) screening test for acid α-glucosidase (AAG) enzyme activity was below normal levels and molecular genetic testing for AAG gene demonstrated pathogenic mutations. The diagnosis of late-onset Pompe disease (LOPD) was finally confirmed. Thanks to the early diagnosis, the child would be under close surveillance and would timely commence enzyme replacement therapy (ERT), improving the prognosis of the disease.<br> The diagnostic delay in patients with LOPD is still common, namely between about 5 and 30 years. Clinicians need a high index of suspicion to recognize this condition as it is a rare disease and the heterogeneous clinical presentation can mimic the presentation of other neuromuscular disorders.<br> Diagnostic laboratory tests are quite fast and reliable to detect the enzymatic deficiency and enzyme replacement therapy (ERT) is available and improves long-term outcomes. Thus, it is of absolute importance that clinicians should consider the possibility of LOPD in patients who present with asymptomatic hyperCKemia.
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2

Sequenza, M. J., M. R. Loi, F. Londrino, P. Sale, S. Andrulli, A. Noce, O. Durante, et al. "Sicurezza nella scelta dell'Inibitore di Pompa Protonica nel nefropatico cronico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 3 (January 26, 2018): 11–15. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1152.

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Abstract:
Il paziente nefropatico cronico facilmente presenta alterazioni morfologiche e funzionali dell'apparato gastroenterico. I segni più comuni e precoci nella sindrome uremica cronica sono rappresentati dai disturbi gastrointestinali. Da alcuni decenni abbiamo a disposizione dei farmaci con potente azione inibente la secrezione acida gastrica: gli inibitori di pompa protonica (IPP) hanno una struttura chimica affine, uno stesso meccanismo d'azione e sono molto importanti per il trattamento delle patologie acido correlate, per l'eradicazione dell'Helicobacter Pylori, per la prevenzione e la cura della gastropatia da farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Somministriamo ai nostri pazienti questa classe di farmaci, con terapie che continuano nel tempo, nonostante la risoluzione della malattia (gastroprotezione). Ma gli IPP possono essere utilizzati indistintamente nei nefropatici cronici oppure sarebbe utile conoscere il profilo del farmaco per una corretta scelta? In questo articolo si argomenta che i loro effetti collaterali non sono molto rilevanti e sono abbastanza simili: il loro impiego nel lungo termine è sicuro. La potenza e l'efficacia dei vari IPP, dall'analisi comparativa dei vari trial clinici, risulta essere molto simile sulla base dei milligrammi di sostanza utilizzata. L'unica eccezione illustrata in questo lavoro è rappresentata da 6 pazienti in emodialisi, trattati con lansoprazolo (15 mg), che presentavano gastriti e ulcere peptiche complicate da gravi episodi di ematemesi e melena con conseguente anemia. Tutti gli IPP hanno dimostrato un'efficacia clinica sovrapponibile, tuttavia vanno valutati di volta in volta i vantaggi (relativi) di ciascun IPP. I criteri di scelta di un IPP sembrano basati, principalmente sulle indicazioni autorizzate, sulle formulazioni disponibili, sul profilo di sicurezza del farmaco.
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Conti, Adelaide, and Giovanni Zaninetta. "Accanimento terapeutico: esperienza in un reparto di cure palliative." Medicina e Morale 48, no. 4 (August 31, 1999): 721–36. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.797.

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Abstract:
Gli Autori, prendendo spunto da una casistica di pazienti oncologici in fase avanzata, ricoverati e deceduti nell’Hospice Domus Salutis di Brescia nel triennio 1994-96, affrontano il tema dell’accanimento terapeutico nei malati terminali. La casistica comprendente circa 800 pazienti, esamina oltre alla patologia dei singoli pazienti, la terapia farmacologica globale, comprendente sia le specialità farmaceutiche utilizzate, sia le trasfusioni, le infusioni, le pompe di infusione, l’uso di catetere vescicale, di catetere venoso centrale, di sondino naso-gastrico, di monitor cardiaco, di respiratore e l’effettuazione di manovre rianimatorie in fase terminale. Affrontando gli aspetti etici e deontologici dell’accanimento terapeutico, esso viene distinto dalla cosiddetta “continuità terapeutica”, in opposizione all’astensionismo terapeutico. Scopo del lavoro è approfondire l’atteggiamento culturale di fronte a tali problematiche e la sua attenzione nella pratica clinica, tenendo conto che la casistica esaminata riguarda uno dei tre soli Hospices esistenti nel nostro Paese.
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de Berardinis, Daniela. "Ospedale e cronicità." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (October 2021): 13–18. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-003003.

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Abstract:
Nel contesto ospedaliero le forme organizzative più idonee per consentire l'integrazione sono quelle che prevedono l'istituzione di Servizi o Unità di Psicologia con funzioni di coor-dinamento per l'ottimale utilizzazione delle competenze psicologiche ai diversi livelli e per le attività necessarie ad una adeguata implementazione ed aggiornamento dei professionisti, della loro integrazione nelle diverse strutture operative ospedaliere e della collaborazione interprofessionale. La politica sanitaria centrata sul concetto di azienda come luogo in grado di gestire processi in modo efficace e efficiente presuppone una adeguata attenzione a quei fattori soggettivi che possono incidere sui costi e sulla produttività. Si tende ad una Psicologia Ospedaliera che sappia tenere insieme questi diversi bisogni, collocandoli in un orizzonte di analisi ed interventi specifici, fortemente integrati, che renda visibile la strategia "sistemica" e su questa costruisca sinergie ed alleanze. In campo scientifico e professionale si è affermato e consolidato il concetto che la salute sia un fenomeno multidimensionale, per cui occorre costruire una alleanza e una sinergia tra ricerca e intervento che abbia obiettivi condivisi e chiari. L'articolo resoconta dell'esperienza di collaborazione multiprofessionale nell'area delle malattie croniche nel contesto ospedaliero e pome la questione dei setting di lavoro e di ricerca congiunti come spazi dove diviene possibile costruire modelli di lavoro transdisciplinari.
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Gotia, Oana. "L’amore e la sessualità: valore e significato." Medicina e Morale 62, no. 4 (August 30, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.90.

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Abstract:
Alla luce dell’Enciclica di Papa Benedetto XVI , Deus Caritas est, l’articolo cerca di mostrare che il desiderio umano di essere amato per se stesso e di amare profondamente non è un’utopia, ma, se segue un cammino di armonizzazione e di guarigione, diventa veramente atto a rendere l’eros non solo forte nel tempo, ma anche bello, perché integro e pieno. Si tratta infatti di un cammino nel quale lo sguardo della persona diventa limpido e capace di vedere nella carne la persona dell’altro, in grado di unificare i vari vissuti destati nell’amore – l’attrazione sessuale, l’emozione, la scelta della volontà, il ragionamento – in un agire sempre rivolto al bene vero dell’altro. Se invece questi elementi preziosi immanenti dell’amore non custoditi congiunti, l’eros non è soltanto impoverito, ma è minacciato dalla disintegrazione morale. L’uomo ha bisogno di trovare quelle vie di unificazione, di armonizzazione del vissuto amoroso, che sono le virtù, soprattutto la virtù della castità. Le virtù umane sono veri serbatoi di quelle maestrie interne che ci aiutano a trovare la qualità nell’amore, a tendere alla sua pienezza ed eccellenza. Le virtù non ci rendono immuni o opachi al reale, non ci tolgono quella vulnerabilità ontologica rispetto al mondo e alle persone. Esse ci aiutano invece a sradicare quella malattia che ci disintegra moralmente e ci lascia soli con le nostre fragilità, che diventano poi ferite non guarite che ci immergono nel dramma dell’eros frammentato, che non potrà mai raggiungere ciò che promette. L’amore umano armonizzato è un eros toccato e rinato dall’Eterno, che abbraccia il tempo e trova in esso il modo prediletto di costruire un amore forte, genialmente creativo, giusto, senza negare la propria corporeità. L’agape non distrugge l’eros, ma lo custodisce e lo esalta, offrendoci dunque quella libertà autentica necessaria per amare: per amare nella differenza, rispondendo al dono con il dono di noi stessi e accogliendo la fecondità dell’amore vero che non è mai sterile. ---------- In the light of Pope Benedict the XVIth’s Deus Caritas est, the article seeks to show that man’s desire to be profoundly loved for himself and to love is not a utopian one; if it follows a path of healing and of harmonization with the other goals of human life, this desire becomes whole and complete, thus permeating and rendering human eros strong and beautiful. It is a path that leads and helps the person to achieve a limpid gaze, capable of seeing the person in the flesh of the beloved, unifying the various elements the make up the rich experience of love – sexual attraction, emotions, the will’s choice, reason – within an action that is ordered towards the true good of the other. If these precious elements are not kept together though, love is not just impoverished, but most importantly it is threatened to fall apart. Man needs therefore to find those ways of unification and harmonization of love, which are none other than the virtues, especially the virtue of chastity. Human virtues are true resources for acquiring the art of a qualitative love, which continues to seek its fullness and excellence. Thus the virtues do not render us “immune” or “opaque” towards reality, they do not do away with the ontological vulnerability to the world and to the other people. Instead, they help us to eradicate that malady which disintegrates us morally and which abandons us to our weaknesses, which then become wounds that can never heal; a fragmented eros make us drown in the tragedy of not being able to reach what eros promises. Human love thus harmonized is in fact an eros touched and reborn of Eternity, which embraces time – instead of escaping it – edifying a strong and genially creative love, a love which always affirming its bodily mediation. Agape does not destroy eros, but it cherishes and exalts it, offering man the necessary freedom to love: to love preserving the concept of difference involved in a relationship; to love responding to the gift with a gift of self; to love the fruitfulness that true love implies, since true love is never sterile.
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Dissertations / Theses on the topic "Malattia di Pompe"

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BRAGATO, CINZIA. "Generation and characterization of a zebrafish Pompe disease model to test the efficacy of 3-BrPA as a new therapeutic molecule." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/306482.

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Abstract:
Il glucosio in eccesso viene immagazzinato come glicogeno nel muscolo scheletrico e nel fegato come substrato energetico facilmente disponibile attraverso la via glicolitica. Il malfunzionamento degli enzimi glicolitici provoca disturbi da accumulo di glicogeno come la malattia di Pompe (PD) o glicogenosi di tipo II. PD è una malattia metabolica autosomica recessiva con un'incidenza stimata di 1 su 40000 nati vivi. La malattia di Pompe è causata da difetti a carico dell'enzima lisosomiale acid α-glucosidasi (GAA) o maltasi acida, necessario per la degradazione del glicogeno. Lo spettro di gravità della malattia comprende diversi fenotipi clinici. Essi vanno dalla forma "classica" più grave, caratterizzata da insorgenza durante la prima infanzia, cardiomiopatia grave, decorso progressivo rapido ed esito fatale prima dei due anni, fino ad una forma infantile "intermedia" esprimendo un fenotipo più mite e forme giovanili e adulte caratterizzate dal coinvolgimento prevalente del muscolo scheletrico. La quasi totale carenza dell'enzima GAA causa la forma infantile grave della malattia, mentre la carenza parziale è responsabile delle forme intermedie e lievi. La terapia sostitutiva enzimatica (ERT), in cui l’enzima GAA viene fornito tramite infusione endovenosa è l'unica terapia disponibile dal 2006. Nonostante l'ERT abbia rappresentato una pietra miliare nel trattamento dei pazienti con malattia di Pompe, e abbia dimostrato di essere efficace nella forma infantile grave, non tutti i casi ad esordio tardivo rispondono ugualmente bene a questo trattamento. Pertanto, la correzione del fenotipo muscolare nei casi ad esordio tardivo è ancora ostica, mettendo in luce la necessità di trovare terapie più efficaci. Le difficoltà nel ripristino della funzione muscolare da parte della GAA esogena sono state attribuite ad una concomitante alterazione dell’autofagia. Il processo autofagico è un meccanismo molecolare chiave nel mantenimento dell’omeostasi cellulare, e assicura il corretto turnover delle macromolecole nella cellula. Tuttavia, non è chiaro quali siano le modificazioni dell'autofagia nella malattia di Pompe, poiché non è ancora noto se sia presente un'accelerazione o una riduzione eccessiva di questo processo. In particolare, la recente scoperta di un processo autofagico difettoso nella malattia di Pompe, ha stimolato sia una rivalutazione dei meccanismi patogeni della patologia, sia lo studio di nuovi approcci terapeutici, compresa la ricerca di terapie alternative mirate sia all'accumulo di glicogeno che all'autofagia. Tra le numerose molecole interessanti per il loro effetto di interferire con l'accumulo di glicogeno, abbiamo selezionato l'Acido-3-Bromopiruvico (3-BrPA), un inibitore dell'esochinasi (HK), il quale riveste un ruolo molto importante, essendo un enzima glicolitico. Studi in vitro e in vivo hanno riportato che il 3-BrPA è un efficace farmaco antitumorale, in particolare in quei tipi di tumori in cui le cellule, per crescere e proliferare, dipendono preferibilmente dalla glicolisi per produrre adenosina trifosfato (ATP). La proprietà anticancro di questo particolare composto è dovuta alla sua capacità di inibire la glicolisi. Essa abolisce la produzione di ATP da parte della cellula, impedendo di conseguenza la trasformazione da parte dell’HK del glucosio in glucosio-6-fosfato, e innescando successivamente la modulazione del processo autofagico. Tra le 4 diverse isoforme di esochinasi presenti nei mammiferi (HKI, HKII, HKIII e HKIV), si è visto che l’isoforma HKII è espressa a livello relativamente alto solo nel muscolo scheletrico, nel tessuto adiposo e nel cuore. Lo scopo di questo progetto è quello di testare l’azione del 3-BrPA, valutandone gli effetti sia sul sistema muscolare sia a livello subcellulare, e per fare questo, è stato generato un modello malattia in zebrafish.
Excess glucose is stored as glycogen in skeletal muscle and liver as an energy substrate readily available through the glycolytic pathway. Perturbation of glycolytic enzymes results in glycogen storage disorders such as Pompe disease (PD) or glycogenosis type II. PD is an autosomal recessive metabolic disease with an estimated incidence of 1:40000 live births. PD is due to a defect of the lysosomal enzyme acid α-glucosidase (GAA), or acid maltase, necessary for glycogen degradation. The spectrum of disease severity encompasses a broad continuum of clinical phenotypes ranging from the most severe “classic” form, characterized by early childhood onset, severe cardiomyopathy, rapidly progressive course and fatal outcome before two years of age, to an “intermediate” infantile form expressing a milder phenotype, and to juvenile and adult forms characterized by prevalent involvement of skeletal muscle. The almost total deficiency of the GAA enzyme results in the severe infantile form, while partial deficiency is responsible for the intermediate and mild forms. Enzyme replacement therapy (ERT), where GAA is provided via intravenous infusion is the only therapy available since 2006. While ERT represented a major milestone in the treatment of patients with Pompe disease and it has been shown to be efficacious in infantile severe PD, not all late onset cases respond equally well to this treatment. Therefore, the correction of the skeletal muscle phenotype in late onset cases is still challenging, revealing a need for more effective therapies. GAA difficulties in restoring muscle function have been ascribed to a concomitant altered autophagy, a key molecular mechanism that maintains cellular homeostasis and ensures correct macromolecule turnover in the cell. However, it remains unclear how autophagy is disrupted in PD, since it is yet unknown if an excessive acceleration or reduction of this process is present. Notably, this recent defective autophagy finding in PD has stimulated both a reassessment of the pathogenic mechanisms as well as the investigation of new therapeutic approaches, including search for adjunctive and alternative therapies addressing both glycogen accumulation and autophagy. Among the small molecules to be explored for interfering with glycogen accumulation we have selected the Acid-3-Bromopyruvic (3-BrPA), an inhibitor of hexokinase (HK), which is a key glycolytic enzyme. In vitro and in vivo studies have reported this molecule to be an efficacious anti-tumor drug, in those tumor phenotypes in which cancer cells preferentially depend on glycolysis to produce adenosine triphosphate (ATP) for growth and proliferation. The anti-cancer property of this particular compound is due to its ability to inhibit glycolysis, by abolishing cell ATP production and consequently impeding the transformation by hexokinase of glucose into glucose-6- phosphate, and to trigger modulation of the autophagic process. Among the different hexokinase isoforms HKI, HKII, HKIII, and HKIV found in mammals, HKII is expressed at relatively high level only in skeletal muscle, adipose tissue, and heart. The aim of this project was to use this molecule, as an inhibitor of the key glycolytic enzyme hexokinase-II, to modulate glycogen incorporation into cells. We used zebrafish as in vivo model, in order to evaluate the effect of this specific molecule on the muscular system at subcellular detail. The demonstration of its role as HKII inhibitor and as an autophagy modulator, has created the basis for developing a new strategy to improve muscle function in PD patients.
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