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1

Corsico, Alejandro, and Peter McGuffin. "Psychiatric genetics: recent advances and clinical implications." Epidemiology and Psychiatric Sciences 10, no. 4 (December 2001): 253–59. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x0000542x.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Presentare una rassegna sui progressi attuali e sulle prospettive future della psichiatria genetica. Metodi – Revisione degli studi che hanno dimostrato una influenza genetica su un'ampia gamma di disturbi psicopatologici, utilizzando ricerche sulle famiglie, sui gemelli e sulle adozioni, ed approfondimento dei metodi e dei limiti degli studi di genetica molecolare. Risultati – I disturbi relativi ad un singolo gene hanno costituito il settore più semplice per ottenere significativi progressi nelle conoscenze su disturbi quali la malattia di Huntington e la malattia familiare di Alzheimer in fase iniziale. Fenotipi complessi, quali la schizofrenia e il disturbo affettivo, hanno invece presentato maggiori difficolta, ma la malattia di Alzheimer e la dislessia sono esempi nei quali scoperte replicate di genetica molecolare suggeriscono ora che l'identificazione genetica e realizzabile anche per disturbi multifattoriali. Conclusioni – La combinazione della disponibilita di un maggior numero di informazioni sui genoma, insieme all'accessibilita ad esse attraverso Internet, fornisce gli strumenti essenziali per le ricerche sulla predisposizione genetica. Un altro requisito fondamentale per tentare di identificare i geni che provocano piccoli effetti e una ben caratterizzata raccolta, su larga scala, di casi. Cid richiede l'interazione tra epidemiologi e clinici. I progressi negli studi di genetica consentiranno anche di individualizzare la terapia farmacologica, tenendo conto della risposta terapeutica e degli effetti collaterali. Si spera che l'insieme di queste prospettive migliorera le nostre conoscenze sulla patogenesi neurobiologica di malattie come la schizofrenia, la depressione ed il disturbo bipolare, ‘legittimando’ queste malattie agli occhi del grande pubblico.
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2

Sarazin, M., L. Hamelin, F. Lamari, and M. Bottlaender. "Diagnosticare la malattia di Alzheimer." EMC - Neurologia 14, no. 2 (April 2014): 1–14. http://dx.doi.org/10.1016/s1634-7072(14)67223-8.

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3

Braun, B., M. Stadlober-Degwerth, and H. H. Klünemann. "La malattia di Alzheimer-Perusini." Der Nervenarzt 82, no. 3 (June 24, 2010): 363–70. http://dx.doi.org/10.1007/s00115-010-2984-x.

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4

Wallon, D., and G. Nicolas. "Genetica della malattia di Alzheimer." EMC - Neurologia 22, no. 4 (December 2022): 1–8. http://dx.doi.org/10.1016/s1634-7072(22)47093-0.

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5

Lagarde, J., P. Olivieri, M. Bottlaender, and M. Sarazin. "Diagnosi clinicolaboratoristica della malattia di Alzheimer." EMC - Neurologia 21, no. 3 (August 2021): 1–15. http://dx.doi.org/10.1016/s1634-7072(21)45320-1.

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6

Piovan, E., G. Puppini, F. Alessandrini, F. Pizzini, P. Zampieri, R. Foroni, G. Gambina, and A. Beltramello. "La Xenon-TC nella malattia di Alzheimer." Rivista di Neuroradiologia 12, no. 2 (April 1999): 247–50. http://dx.doi.org/10.1177/197140099901200202.

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7

Parnetti, L., F. Corea, V. Gallai, R. Tarducci, O. Presciutti, G. Gobbi, E. Leone, P. Floridi, and G. P. Pelliccioli. "Ruolo della spettroscopia protonica nella malattia di Alzheimer." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 1 (February 2000): 57–60. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300110.

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Abstract:
La spettroscopia protonica è un metodo di studio neuroradiologico non invasivo che ottiene informazioni sulla funzione cerebrale identificando diversi metaboliti, sulla base del loro contenuto protonico. Questo articolo paragona i profili dei rilievi su sostanza bianca a grigia in pazienti affetti da malattia di Alzheimer (AD), a diverso livello di gravità. Si ritrova una significativa riduzione dell'N-Acetil-Aspartato (NAA) nel cervello dei pazienti AD a confronto con i casi controllo con un orientamento opposto per il mio-inositolo (ml). La spettroscopia protonica si è dimostrata mezzo diagnostico utile addizionale nello studio della fisiopatologia dell'Alzheimer e del risultato terapeutico.
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8

Frisoni, G. B. "Cosa si richiede all'Imaging nella Malattia di Alzheimer." Rivista di Neuroradiologia 16, no. 1_suppl (May 2003): 68–73. http://dx.doi.org/10.1177/19714009030160s124.

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9

Gabrielli, Giampietro. "La triade sanitaria riabilitativa nella malattia di Parkinson: fi sioterapia, logopedia, neuropsicologia." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2022): 20–30. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-002003.

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Abstract:
La malattia di Parkinson (MdP) è la più diffusa malattia neurodege- nerativa dopo la malattia Alzheimer, con un numero di casi destinati ad aumentare in futuro. È una malattia che presenta un quadro di sintomi complesso, che comprende aspetti motori e non motori, che possono influire molto negativamente sulla qualità di vita. Gli studi scientifici degli ultimi anni dimostrano che l'approccio multidisciplinare sia essenziale per il mantenimento ed il miglioramento delle funzioni più colpite dalla malattia. L'approccio multidisciplinare prevede la presenza di un team composto da neurologi, cardiologi, urologi, fisioterapisti, logopedisti, neuropsicologi, infermieri; il team necessita di un coordinatore che abbia conoscenze cliniche interdisciplinari per riuscire ad avere una visione globale del livello di salute del paziente e del suo intero nucleo familiare, il cui coinvolgimento è importante per il buon livello di recupero. Il coordinatore deve riuscire, inoltre, a distinguere sintomi strettamente legati alla malattia e sintomi causati da altre situazioni patologiche o disfunzionali, al fine di ottimizzare gli interventi terapeutici. La riabilitazione nella MdP si occupa della rieducazione neuromotoria, della terapia della voce e della deglutizione, delle funzioni cognitive e degli aspetti emotivi del paziente e dei familiari. Queste discipline non intervengono separatamente ma ne cessitano di un continuo interscambio, dando spazio alla componente riabilitativa più urgente rispetto ad altre.
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10

Colagrande, Paola, Annalisa Ghiglia, and Pierluigia Verga. "Malattia di Alzheimer: una storia antica in ottica moderna." PNEI REVIEW, no. 1 (June 2020): 61–69. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2020-001008.

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Navarra, F., M. Gallucci, O. Gagliardo, G. Cardone, G. B. Minio Paluello, and M. Castrucci. "Malattia di Alzheimer: Iperintensità dei lobi temporali in RM." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 61–62. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s222.

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Abstract:
Signal intensity of temporal lobes was studied in eighteen patients with Alzheimer's disease. Fluid attenuated inversion recovery (FLAIR) sequence and fast spin-echo (TSE) sequence were employed. Diagnosis of Alzheimer's disease was achieved with clinical tests. In 11 patients (61%) pathological temporal lobe hyperintensities were detected. FLAIR sequence was more sensitive (61%) than TSE (28%).
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Guaita, Antonio. "Correlati neurobiologici nell'anziano con malattia di alzheimer e altre demenze." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (May 2013): 389–406. http://dx.doi.org/10.3280/rip2012-002016.

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Garofalo, Lorella, and Vincenza Mele. "Approccio bioetico e biogiuridico al “counseling” genetico per malattia di Alzheimer." Medicina e Morale 50, no. 1 (February 28, 2001): 41–59. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.716.

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Abstract:
L’articolo, dopo aver analizzato gli aspetti etici legati alla medicina predittiva e dopo aver illustrato la malattia di Alzheimer da un punto di vista patologico ed eziologico, si sofferma sulla significatività etica del ruolo del counseling genetico, in particolare in relazione al caso in cui la richiesta del test predittivo venga da parte di soggetti a rischio, asintomatici, che presentano una familiarità la cui eziologia è nota, e per i quali il test è disponibile. In questo caso la riflessione etica è maggiormente problematizzante e coinvolge diversi aspetti: l’uso di test sicuri ed efficaci in strutture sanitarie ben identificate con standard di qualità garantiti; le problematiche legate alla consulenza (autonomia decisionale dell’utente, il consenso informato, l’assistenza psico-sociale); la formazione professionale del personale sanitario. In seguito gli autori riportano e commentano i dati di un’indagine conoscitiva in merito al test predittivo e alle strutture sanitarie. Infine, nel delineare le direttive etiche per i consulenti, viene messo in risalto lo spessore bioetico e biogiuridico del ruolo dell’operatore nel counseling genetico, spessore che viene ulteriormente messo in luce dalla peculiare responsabilità che l’operatore si assume nella protezione dei dati genetici.
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Aversa, Antonio. "I livelli di ormoni tiroidei nel liquor correlano con la gravità della malattia in pazienti eutiroidei con malattia di Alzheimer." L'Endocrinologo 18, no. 4 (July 12, 2017): 191–92. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-017-0333-z.

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Gelosa, Giorgio, Ildebrando Appollonio, and Carlo Ferrarese. "La disabilità mentale nella malattia di Alzheimer e nelle altre demenze degenerative." Quaderni Italiani di Psichiatria 28, no. 4 (December 2009): 145–56. http://dx.doi.org/10.1016/j.quip.2009.11.003.

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Cipriani, Gabriele, Lucia Picchi, Cristina Dolciotti, and Ubaldo Bonuccelli. "La malattia di Alzheimer e la sindrome di Down: un infelice connubio." Quaderni Italiani di Psichiatria 30, no. 1 (March 2011): 26–32. http://dx.doi.org/10.1016/j.quip.2010.12.001.

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Carelli, Laura, Rita Pezzati, Barbara Poletti, and Stefano Zago. "La comunicazione della diagnosi di malattia di alzheimer: aspetti clinici ed etico-giuridici." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (May 2013): 501–23. http://dx.doi.org/10.3280/rip2012-002023.

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Romano, A., A. Bozzao, F. Giubilei, M. Sepemonti, M. Ferrante, V. Finocchi, M. Bonamini, and L. M. Fantozzi. "Voxel-based morphometry in pazienti affetti dalla forma lieve della malattia di Alzheimer." Rivista di Neuroradiologia 16, no. 1_suppl (May 2003): 51–53. http://dx.doi.org/10.1177/19714009030160s114.

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Beltramello, A., and E. Piovan. "Malattie degenerative encefaliche." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 47–49. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s310.

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Abstract:
Nell'ambito delle malattie degenerative encefaliche viene compreso tutto quell'eterogeneo spettro di condizioni in cui il neurone muore, per cause sconosciute, e viene sostituito da glia. Qual è l'apporto della TC in queste manifestazioni patologiche? Normalmente il rilievo non va al di là del riconoscimento di un allargamento più o meno marcato del sistema ventricolare e degli spazi subaracnoidei, basali e corticali: il grado di perdita neuronale è solo inferito, è un rilievo indiretto. Le modificazioni rilevate alla TC cerebrale non hanno dimostrato alcuna correlazione con i test neuropsicologici. Nella valutazione del deterioramento mentale la TC è utile non tanto per stabilire una diagnosi di Alzheimer, quanto per escludere le altre cause di demenza che possono essere cause ad eziopatogenesi nota, quali l'AIDS, la demenza multinfartuale o le leucoaraiosi sostenute da demielinizzazione e ialinosi microvascolare della malattia di Bingswanger o, meglio, da cause note e chirurgicamente curabili, come l'ematoma sottodurale cronico o l'idrocefalo idiopatico dell'anziano cosiddetto «pacchetto» o da lesioni espansive gliali, quali il glioma del corpo calloso o l'oligodendroglioma frontale, o ancora da lesioni espansive benigne, a lenta crescita, quali i meningiomi della convessità frontale o della doccia olfattoria.
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Gallese, Giulia and Stobbione, Tiziana. "Il modello “Need-driven-Dementia-compromised- Behavior” e la teoria “Gentle Care” come risposta assistenziale alla malattia di Alzheimer." PROFESSIONI INFERMIERISTICHE, no. 1 (2013): 39–47. http://dx.doi.org/10.7429/pi.2013.661039.

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Balestrieri, Matteo. "Expressions of depression in Alzheimer's disease. The current scientific debate." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 9, no. 2 (June 2000): 126–39. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008319.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo– In questa rassegna sono stati raccolti ed analizzati i dati conoscitivi provenienti da ricerche che si occupano della relazione tra depressione e malattia di Alzheimer (Alzheimer's Disease, AD).Metodo– E' stata analizzata in modo sistematico la letteratura, attingendo sia alle segnalazione presenti nella banca-datiMedlineche alle informazioni ricavabili da una analisi ragionata degli studi pubblicati.Risultati– La prevalenza di segni e sintomi depressivi nei pazienti con AD è piuttosto elevata (40-50%). II ruolo della depressione all'interno dell'AD (indipendente, prodromo, fattore di rischio) deve in realtà essere ancora definito. I dati sulla familiarità per la depressione suggeriscono che l'AD agisca come stimolo scatenante la depressione su una base di vulnerabilità genetica. Su un versante biologico l'insorgenza di depressione nell'AD potrebbe derivare da uno sbilanciamento tra sistema colinergico e noradrenergico, mentre sul versante della comprensione psicologica la depressione costituirebbe una reazione di lutto per il decadimento cognitivo. Gli attuali strumenti diagnostici validati in pazienti con AD costituiscono un buon ausilio nella clinica e nella ricerca. L'individuazione di una depressione nel corso di un AD rimane in realtà sempre difficoltosa se non sono presenti sintomi affettivi franchi, poichè i sintomi cognitivi, psicomotori e vegetativi appartengono sia alia depressione che all'AD. I disturbi affettivi più frequentemente riportati sono la depressione maggiore e la distimia. Nel trattamento farmacologico si suggerisce l'utilizzo dei farmaci antidepressivi con minori effetti anticolinergici. Buoni risultati sono stati ottenuti anche adattando diversi tipi di psicoterapia alle particolari esigenze del paziente demente.Conclusioni– L'attuale dibattito scientifico si basa su conoscenze ancora limitate e parcellizzate. La futura ricerca in questo campo dovrà produrre studi che siano in grado di soddisfare criteri di indagine più rigidi, con una migliore definizione dei casi, una stratificazione per fattori di rischio ed una prospettiva longitudinale.
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Pelliccioli, G. P., L. Parnetti, P. Chiarini, P. Floridi, S. Campanella, G. Guercini, and F. Leone. "Riferimenti neuroradiologici nella diagnostica differenziale delle demenze dell'età avanzata." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 4 (August 1996): 439–46. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900415.

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Abstract:
Allo scopo di fornire un contributo nella diagnostica delle demenze dell'età avanzata abbiamo valutato con risonanza magnetica i due reperti di maggiore interesse nell'invecchiamento cerebrale, volumetria ippocampale e lesioni iperintense della sostanza bianca e dei nuclei della base, in 12 pazienti affetti da malattia di Alzheimer (AD), in 9 da demenza vascolare (VD), in 12 con Age Associated Memory Impairment (AAMI), entità clinica di riscontro relativamente frequente nell'anziano su cui non esistono ancora pareri univoci, e in 9 soggetti di controllo di analoga fascia di età. I gruppi AD e AAMI sono risultati indistinguibili, in quanto entrambi hanno presentato una significativa riduzione del volume ippocampale rispetto agli altri gruppi ed una presenza di iperintensità della sostanza bianca analoga ai controlli. Nel gruppo VD al contrario la presenza di iperintensità della sostanza bianca, distinte dalla parete ventricolare, è risultata significativamente superiore rispetto a tutti gli altri gruppi; analogo andamento è stato osservato anche per le iperintensità dei nuclei della base ed infratentoriali. Le iperintensità periventricolari si sono invece dimostrate reperto meramente associato all'età. Questi risultati sembrano indicare che un esame RM, basato sulla combinazione di uno studio volumetrico ippocampale e di una valutazione semiquantitativa delle lesioni iperintense, offre fondamentali elementi «in positivo» nella diagnostica differenziale delle demenze. In particolare la AD e la VD sono ben caratterizzate e l'AAMI sembra essere una fase precoce di AD piuttosto che un'entità a se stante.
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De Ronchi, Diana, Elisa Bucchi, Monica Pederzini, Sara Scaini, Carmine Petio, Giuseppe Ferrari, and Edoardo Dalmonte. "The prevalence of dementia in a population-based study carried out in Granarolo, Ravenna." Epidemiology and Psychiatric Sciences 11, no. 4 (December 2002): 258–65. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005832.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Valutare la prevalenza della demenza e dei diversi tipi di demenza tra i soggetti con più di 60 anni d'eta residenti a Granarolo (RA) alia data del 31.12.1991. Disegno – Studio di popolazione, articolato in due fasi. Nella prima fase l'intera popolazione anziana e stata studiata mediante test di screening, nella seconda i soggetti positivi ai test sono stati sottoposti ad indagini più specifiche. Principali misure utilizzate – Nella prima fase sono stati utilizzati il Mini Mental State Examination (MMSE) e la Global Deterioration Scale (GDS). Nella seconda fase erano previste una visita medica, una valutazione neurologica, la somministrazione di test neuropsicologici e la diagnosi di demenza in accordo con i criteri del DSM-III-R. Risultati – Dei 557 partecipanti allo studio, 56 risultarono dementi. Per 29 persone fu formulata la diagnosi di Malattia di Alzheimer (AD) e per 14 pazienti la diagnosi di demenza di tipo vascolare (VaD). Il tasso di prevalenza della demenza era 11.1%, 9.1% per gli uomini (95% CI=5.29−12.89) e 12.7% per le donne (95% CI=8.84−16.6). La prevalenza della demenza nel suo insieme, cosi come dell'ad, aumentava in modo esponenziale ogni cinque anni in entrambi i sessi fino ai 90 anni di eta. Le donne evidenziavano una più elevata prevalenza della demenza in generale e di AD rispetto agli uomini e tale dato era più evidente nelle eta più avanzate. Conclusioni – I nostri dati concordano con quelli emersi in altri studi europei ed evidenziano come la prevalenza della demenza aumenti con l'elevarsi dell'eta. Se pensiamo che in Italia i grandi anziani (coloro con più di 80 anni) sono la parte di popolazione che aumenta più rapidamente rispetto alle altre fasce di eta, possiamo attenderci che la demenza diventera sempre più un problema di salute pubblica di grandissima rilevanza, essendo la più frequente patologia della popolazione molto anziana e causa primaria di disabilità e mortalità.
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Ploton, Luis. "Conoscere la vita psichica dei malati di Alzheimer per accompagnarli." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 37 (December 2015): 67–76. http://dx.doi.org/10.3280/qpc2015-037004.

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Zamboni, Paolo, and Attilio Cavezzi. "Il sistema g-linfatico cerebrale: istruzioni per l'uso." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2020): 41–54. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2020-002005.

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Abstract:
Il ruolo del drenaggio cerebrale nella patogenesi delle malattie neuroinfiammatorie/ neurodegenerative rimane in gran parte sconosciuto. Molto recentemente è stato identificato un vero e proprio sistema linfatico del sistema nervoso centrale (SNC). Una componente rilevante è costituita dal cosiddetto sistema g-linfatico (nomenclatura derivata dal ruolo fondamentale della glia) del cervello, che consente di drenare il liquor cerebro-spinale e l'accumulo di macromolecole e tossine dal parenchima cerebrale rispettivamente al sistema venoso ed ai linfatici meningei e cervicali profondi. Queste recenti scoperte consentono ora di ipotizzare un ruolo cruciale del sistema di drenaggio emo-linfatico del SNC nella neuroinfiammazione e/o nella neurodegenerazione. In questo articolo vengono riportate le conoscenze più attuali che legano la fisiopatologia del sistema g-linfatico del SNC alle patologie neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer, sclerosi multipla, ecc.). Vengono infine esposte possibilità e limiti di alcune opzioni terapeutiche, in ottica Pnei, mirate al miglioramento del flusso della linfa cerebro-spinale.
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Carabellese, Felice, Alan R. Felthous, Donatella La Tegola, Giuseppina Piazzolla, Salvatore Distaso, Giancarlo Logroscino, Antonio Leo, Antonio Ventriglio, and Roberto Catanesi. "Qualitative analysis of the capacity to consent to treatment in patients with a chronic neurodegenerative disease: Alzheimer’s disease / Analisi qualitativa sulla capacità a prestare consenso al trattamento in pazienti con malattie cronico degenerative neuropsicoorganiche: Demenza di Alzheimer." International Journal of Social Psychiatry 64, no. 1 (November 28, 2017): 26–36. http://dx.doi.org/10.1177/0020764017739642.

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Cinquanta, Luigi, and Ignazio Brusca. "Ruolo dei biomarcatori nella diagnostica liquorale della malattia di Alzheimer." La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 15, no. 3 (November 2019). http://dx.doi.org/10.23736/s1825-859x.19.00028-8.

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Salvatore, De Rosa, Beneduce Carmela, Cuocolo Alberto, and Gallo Giada. "Brain PET Scan: study protocol of dementia." Journal of Advanced Health Care, January 13, 2020. http://dx.doi.org/10.36017/jahc2001-007.

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Abstract:
In questo lavoro viene presentato lo studio Pet cerebrale con Neuraceq che ha come obiettivo l'individuazione delle placche di β amiloide. Questo risulta molto importante nello studio delle demenze e in particolar modo della malattia di Alzheimer in cui si ha l'accumulo delle placche ancor prima del sopravvento dei primi sintomi. Riuscire a dimostrare l'esistenza delle placche di β amiloide è fondamentale per effettuare un'accurata diagnosi e un'identificazione precoce del deterioramento cognitivo e funzionale. Verrà inoltre analizzata la scheda tecnica del radiofarmaco florbetaben marcato con Fluoro 18, il cui nome commerciale è Neuraceq e verrà descritto nel dettaglio l'intero protocollo di studio con la Pet cerebrale.
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Trondoli, Giovanni, and Dario Saffioti. "Lo studio PET/TC delle placche ?-amiloidi con 18F – FlorBetapir, 18F – FlorBetaben e 18F – Flutemetamol." Journal of Advanced Health Care, July 17, 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1907-003/.

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Abstract:
La malattia di Alzheimer uccide circa 53.000 persone all’anno e circa 230.000 soggetti affetti dalla patologia richiedono cure domiciliari. Questa patologia è caratterizzata microscopicamente dalla comparsa di sostanza amiloide a livello della corteccia cerebrale con diminuzione del numero di neuroni corticali, in particolare nei lobi frontali e temporo-parietali. Più nello specifico, colpisce alcune regioni encefaliche quali i nuclei della base, l’ippocampo e il giro dell’ippocampo, aree direttamente coinvolte nell’elaborazione dei ricordi. Negli ultimi anni, lo sviluppo dell’imaging PET ha reso possibile l’utilizzo di traccianti fluorati per lo studio della sostanza amiloide e la sua visualizzazione in vivo. I radiotraccianti più importanti nell’analisi PET/TC sono: l’Amyvid (18F - FlorBetapir), il Neuraceq (18F - FlorBetaben) e il Vizamyl (18F- Flutemetamol) che hanno evidenziato l’efficacia nello studio della sostanza amiloide. Alzheimer’s disease (AD) kills about 53.000 people every year and about 230.000 subjects affected by AD need home care. This disease is microscopically characterized 3 amyloid substance on cerebral cortex with a reduction of cortical neurons, in particular in frontal and temporo-parietal lobes; it damages particularly some encephalic regions such as basal ganglia, hippocampus and hippocampus gyrus, areas directly related to elaboration of memories. In the last years, the development of PET imaging has made possible the use of fluorinated tracers to study amyloid substance and its visualization in vivo. Amyvid (18F - FlorBetapir), Neuraceq (18F - FlorBetaben) and Vizamyl (18F - Flutemetamol) are the most important radiotracers for PET/CT analysis which have been underlined the efficacy in the study of amyloid substance.
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