Academic literature on the topic 'Luoghi di lavoro'

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Journal articles on the topic "Luoghi di lavoro"

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Deidda, Beniamino. "Dall'ineluttabile fatalitŕ al processo Thyssen." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2012): 125–46. http://dx.doi.org/10.3280/qg2012-002003.

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Abstract:
Premessa / 1. Una strage "inevitabile" e silenziosa / 2. La legislazione di sicurezza nei luoghi di lavoro / 3. La legislazione di origine comunitaria / 4. Gli organi di vigilanza nei luoghi di lavoro / 5. La repressione giudiziaria dei reati contro la salute dei lavoratori / 6. Le malattie da lavoro e l'azione della magistratura / 7. I possibili rimedi dell'azione giudiziaria / 8. La "svolta" del processo contro la Thyssen Krupp / 9. Le imputazioni per dolo in materia di infortuni e malattie professionali / 10. Quali prospettive per l'intervento giudiziario?
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2

Mariotti, Ilaria, and Mina Akhavan. "Gli spazi di coworking prima e durante la pandemia covid-19: tipologie, geografia ed effetti." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 1 (June 2021): 66–84. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-001006.

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Abstract:
L'avvento del digitale ha contribuito all'aumento di alternative ai luoghi di lavoro tradizionali, quali ad esempio gli spazi di coworking, dove lavoratori autonomi e dipendenti, e piccole im-prese possono avvantaggiarsi di interazione sociale e professionale al fine di ridurre i rischi di isolamento (in particolare nel caso di lavoro a domicilio) e aumentare le occasioni di incontro. La pandemia Covid-19 ha avuto un impatto negativo sugli spazi di coworking: il 21,76% de-gli spazi nel mondo ha chiuso e il 71,67% ha registrato una significativa riduzione del numero di coworker che frequentano lo spazio, i quali hanno iniziato a lavorare a domicilio. In Italia il numero di coworking chiusi nei mesi di marzo e aprile ammonta al 59,15%, mentre il 36,62% è aperto ad attività essenziali. Durante la pandemia, il numero dei lavoratori a distanza e a do-micilio è significativamente aumentato e il coworking di prossimità può rappresentare un vali-do luogo di lavoro. Il presente contributo si inserisce in questo contesto e si propone di de-scrivere le tipologie, la geografia e i principali effetti dei nuovi luoghi del lavoro prima e du-rante la pandemia Covid-19, con attenzione al caso italiano.
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Bassanelli, Miche, and Imma Forino. "Lavoro immateriale e pandemia. Dalla worksphere all'Ho-Wo in-between." TERRITORIO, no. 97 (February 2022): 17–26. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097-supplementooa12923.

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Abstract:
La pandemia da Covid-19 ha trasformato le esistenze dei lavoratori che si occupano di beni immateriali con il forzato telelavoro e la riconfigurazione degli spazi abitativi in uffici operativi. D'altra parte, le difficoltà del presente si innestano su pregresse fragilità del lavoro terziario, rispetto alle quali organizzazioni manageriali e strutture spaziali si sono continuamente adattate, mentre i lavoratoriassumevano come sistemica l'incertezza della propria occupazione e dei luoghi dove svolgerla. L'articolo traccia un panorama delle debolezze del lavoro immateriale nei primi vent'anni del XXI secolo e indaga lo scenario diffuso dei luoghi di lavoro durante l'emergenza sanitaria. Di seguito, sonda le possibili modalità di lavorare e organizzare gli ambienti (il flipped workplace), mentre dal confinamento fra le pareti domestiche fa derivare altre opportunità di svolgere l'home working, non solo nell'abitazione, ma in ambiti intermedi fra la casa e gli ambienti semi-pubblici.
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Dazzi, Davide. "Smart work e gli stili di vita." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 113 (July 2022): 29–46. http://dx.doi.org/10.3280/qua2021-113003.

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Abstract:
L'articolo propone una lettura dell'impatto della pandemia e del lavoro da remoto sugli stili di vita partendo da una indagine condotta in Emilia-Romagna e promossa dalla CGIL e Federconsumatori di Parma. L'idea alla base dell'indagine è quella di offrire un punto di osservazione per contestualizzare i luoghi comuni su cui spesso si è costruita la narrazione dello smart work durante la pandemia e restituire materialità ai bisogni generati dal lavoro da remoto.
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Briziarelli, Lamberto. "Promozione della salute nei luoghi di lavoro. Un nuovo modello di tutela della salute di chi lavora." FOR - Rivista per la formazione, no. 84 (November 2010): 71–74. http://dx.doi.org/10.3280/for2010-084012.

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Cavaleri, Pietro A. "I luoghi della mente e la bellezza." QUADERNI DI GESTALT, no. 2 (May 2012): 69–80. http://dx.doi.org/10.3280/gest2011-002008.

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Abstract:
In accordo con il nuovo trend culturale che sancisce nell'uomo il primato della dimensione relazionale, l'articolo si propone di approfondire alcune riflessioni teoriche sul concetto di empatia sia in seno alla psicoterapia della Gestalt che in ambito neuroscientifico. Obiettivo del presente lavoro č individuare spunti di condivisione tra i risultati ottenuti dall'Infant Research, le neuroscienze ed alcuni elementi teorici ed epistemologici della psicoterapia della Gestalt.
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Corrao, Carmela Romana Natalina. "Il rischio biologico nei luoghi di lavoro: aspetti e normativa." Pratica Medica & Aspetti Legali 7, no. 1 (January 16, 2013): 23–29. http://dx.doi.org/10.7175/pmeal.v7i1.629.

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Perin, Giantullio, and PierGiorgio Gabassi. "Stress lavorativo ed extra lavorativo: mito dei mondi separati?" RISORSA UOMO, no. 2 (February 2012): 219–29. http://dx.doi.org/10.3280/ru2011-002006.

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Abstract:
Con il Decreto Legislativo 81/2008 in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro č stato introdotto l'obbligo alla valutazione del rischio da stress lavoro correlato. Nel presente studio si č voluto verificare la relazione tra stress lavorativo ed extralavorativo e in particolare l'ipotesi che i due siano fenomeni indipendenti e non correlati. La valutazione č stata eseguita su un campione di 110 soggetti, attraverso la somministrazione assistita di uno strumento di valutazione. Le scale impiegate per la verifica dell'ipotesi hanno evidenziato correlazioni significative (p < .01) che non confermerebbero l'ipotesi di indipendenza tra i tipi di stress e quindi la difficoltŕ di distinguere lo stress lavoro- correlato dallo stress extralavorativo. .
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Murgia, Annalisa, and Giulia Selmi. "Inspira e cospira. Forme di auto-organizzazione del precariato in Italia." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 123 (September 2011): 163–76. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-123010.

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Abstract:
Lo scenario del mercato del lavoro a cui assistiamo oggi in Italia è composto da una progressiva proliferazione di contratti non standard. Ciň comporta in primo luogo un problema di cittadinanza e di welfare, a causa della minore o semi-inesistente possibilitŕ di accesso ai diritti sociali che queste forme di impiego consentono (ai diritti pensionistici, ai congedi retribuiti di malattia, maternitŕ, disoccupazione, ecc.). A fronte di questa situazione di severa precarietŕ ed assenza di accesso alle risorse del welfare, tuttavia, nel corso degli ultimi dieci anni l'Italia ha visto la nascita ed il consolidamento di un articolato movimento sociale di contrasto alla precarietŕ agito in prima persona proprio dalla generazione più duramente colpita dal processo di deregolamentazione del mercato del lavoro: giovani, donne e "cognitari". Questo movimento in prima battuta ha concentrato i propri sforzi nella riscrittura del lessico e dell'immaginario simbolico sul lavoro, nel tentativo di consolidare i precari come soggettivitŕ collettiva oltre le sue tradizionali rappresentazioni. Negli ultimi anni, tuttavia, a questo processo di "autorappresentazione" va affiancandosi un processo di "auto-rappresentanza": una fattiva auto-organizzazione di precari nel gestire le conflittualitŕ sui luoghi di lavoro. In uno scenario di sfiducia nei confronti dei partiti e dei sindacati nell'affrontare la questione della precarietŕ, infatti, questi movimenti dimostrano una scarsa attitudine alla delega del conflitto, promuovendo invece modalitŕ di azione fondate sul modulo organizzativo della rete, sulla condivisione dei saperi e sulla rappresentanza diretta. Obiettivo di questo articolo è esplorare criticamente due esperienze di auto-organizzazione di lavoratori e lavoratrici precari/e, in relazione all'attuale crisi della rappresentanza attraversata dalle tradizionali organizzazioni sindacali, soprattutto per quanto riguarda i giovani lavoratori e i rapporti di lavoro non standard.
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Pavan, Luca. "Alcuni problemi di interpretazione dei toponimi nella lingua italiana e lituana." Verbum 2 (February 6, 2011): 47–54. http://dx.doi.org/10.15388/verb.2011.2.4954.

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Abstract:
Da oltre mezzo secolo l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha istituito, in un folto numero di paesi che vi aderiscono, delle commissioni di lavoro per tentare di semplificare i problemi connessi alle diverse denominazioni linguistiche dei nomi geografici. Ogni paese, infatti, accetta la presenza di esonimi nella propria lingua. Le complicazioni che ne derivano implicano anche la scarsa comprensione di alcuni toponimi tra persone che parlano diverse lingue. In questo studio si affronta il problema della denominazione dei luoghi geografici nella lingua italiana e in quella lituana. Alcune liste di esonimi italiani vengono comparate ai rispettivi toponimi della lingua lituana. Nei dizionari linguistici non figura la traduzione dei toponimi e l’uso di queste liste agevolerebbe la conoscenza dei luoghi geografici dal punto di vista della lingua italiana. La didattica di insegnamento delle lingue spesso non prende in considerazione il problema degli esonimi. In un mondo globalizzato la denominazione dei luoghi geografici dal punto di vista di lingue diverse sembra essere di fondamentale importanza, soprattutto per chi studia le lingue e spesso aspira a viaggiare in paesi stranieri.
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Dissertations / Theses on the topic "Luoghi di lavoro"

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FASANO, Monica. "Lavori atipici e sicurezza nei luoghi di lavoro." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28660.

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2

Feltrin, Elena Teresa <1989&gt. "L'inclusione delle persone disabili nei luoghi di lavoro." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5988.

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Abstract:
La disabilità è un fenomeno che colpisce circa 650 milioni di persone nel mondo, le quali nella maggior parte dei casi sono costrette a vivere ai limiti della società e talvolta in condizioni di povertà. Una persona disabile infatti, è soggetta a diverse discriminazioni, a causa dei molteplici ostacoli imposti dalla struttura del contesto socio-economico in cui viviamo. La disabilità è considerata al contempo sia causa che effetto di povertà dal momento che una menomazione fisica o psichica, provocando emarginazione, espone per forza di cose le persone ad un rischio di povertà, il quale va a peggiorare ed aggravare ancora di più lo stato di disabilità della persona, dal momento che sarà per lei più difficile avere la possibilità e le risorse per accedere alle cure e ai servizi necessari per vivere dignitosamente. La disabilità è per tale motivo un fenomeno che è doveroso non sottovalutare, sia perché con l’invecchiamento della popolazione che si stima ci sarà nei prossimi anni, è destinato ad aumentare, sia perché, proprio per tale motivo, difficilmente lo Stato sarà in grado di provvedere, con adeguate misure assistenziali, a sostenerlo e finanziarlo, e pertanto è destinato ad divenire insostenibile da gestire mediante l’impostazione finora utilizzata. Le politiche attuate maggiormente in passato infatti, sono state spesso di carattere risarcitorio, più che di tipo inclusivo. Alla luce però delle azioni promosse negli ultimi decenni dall’ONU e dall’OIL, possiamo vedere come ci stia orientando verso una nuova direzione. Si è passati infatti da un modello medico della disabilità a uno di stampo sociale, in cui essa non viene più considerata come un problema da risolvere, o una malattia da guarire, ma come caratteristica della diversità umana, che come tale merita di essere tutelata e valorizzata. È sulla base di tale approccio che le politiche internazionali si stanno muovendo, al fine di promuovere società inclusive, che eliminino quegli ostacoli che creano difficoltà a tali persone nel partecipare alla vita della società stessa. Modelli inclusivi sono fondamentali anche per un rinnovamento all’interno del mondo del lavoro. Le aziende private e pubbliche devono gestire i luoghi di lavoro, in modo da far sì che ogni persona possa pienamente esprimere le sue capacità. È fondamentale capire i numerosi vantaggi che possono derivare dall’assunzione di persone disabili nei luoghi di lavoro, e superare le paure di possibili perdite di produttività ed efficienza. Le diversità umane vanno valorizzate, e per farlo è necessario un cambio di impostazione, sulla quale le organizzazioni internazionali si stanno impegnando per promuoverlo. Ponendo una particolare attenzione al diritto del lavoro, l’elaborato ha come obiettivo quello di mettere a confronto i progressi fatti, e le azioni a tal fine intraprese dalla normativa internazionale, europea e nazionale nel tutelare tale diritto fondamentale per ogni persona.
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Breveglieri, Agnese <1988&gt. "Mobbing e molestie sessuali nei luoghi di lavoro: una prospettiva di genere." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6092.

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Abstract:
L’obiettivo dell’elaborato è osservare ed interpretare i fenomeni delle molestie morali e sessuali diffusi nei luoghi di lavoro in un’ottica di genere: i dati sono analizzati ricercando punti di contatto o divergenza tra i generi, sia quando uomini e donne sono autori di molestie, sia quando ne sono vittime. Ritengo fondamentale quest’azione per capire le reali dimensioni del problema e per poter proporre, successivamente, interventi di prevenzione e risoluzione realmente efficaci, poiché basati sulle specificità di genere emerse; ad esempio la progettazione di interventi di formazione ed informazione differenziati per donne e uomini. Per conseguire l’obiettivo prefissato nei capitoli I e III si approfondiscono caratteristiche, tipologie e cause di entrambi i fenomeni, si delineano i principali riferimenti legislativi nazionali e comunitari in materia, concludendo con la presentazione di alcuni dati recenti a disposizione. Nei capitoli II e IV vengono prese in considerazione le indagini, rispettivamente sul mobbing e sulle molestie sessuali, che contengono dati divisi per genere, maschile e femminile. Si fa il punto della situazione sul materiale elaborato negli anni, sia in Italia che in Europa: esistono indagini che si occupano di approfondire le differenze o le similitudini tra i generi? Quali risultati sono ricavabili dalle ricerche effettivamente a disposizione? Quali sono i dati mancanti? La lettura di questi capitoli cerca di offrire spunti di riflessione e soluzioni a tali quesiti. Nel capitolo V, infine, sono delineate le principali strategie di prevenzione ed intervento per combattere i fenomeni in questione; in particolare larga importanza è data alle figure del/lla Consigliere/a di Parità e del/lla Consigliere/a di Fiducia e alle tecniche di risoluzione che esse mettono in atto. In allegato sono presentate due interviste da me condotte a L. Basso, ex Consigliera di Parità della Regione Veneto e a F. Torelli, Consigliera di Fiducia dell’Università Ca’Foscari.
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Sangiorgio, Placido. "La prevenzione e gestione dei conflitti generati dalla diversità religiosa nei luoghi di lavoro." Doctoral thesis, Università di Siena, 2023. https://hdl.handle.net/11365/1224595.

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Abstract:
Il tema della religione, rilevante per le sue molteplici valenze (identità, cultura, regole di vita, sfera valoriale), interessa il mondo del lavoro, in quanto luogo quotidiano e significativo d’incontro, di accoglienza, di conoscenza, di confronto, di integrazione. Questo studio si pone in maniera inter e trans-disciplinare mettendo in relazione gli studi e le riflessioni più recenti sul tema che aprono prospettive nuove agli orientamenti tradizionali provenienti dalla sociologia delle religioni, del lavoro e delle organizzazioni, con le istanze e gli interrogativi dei giuslavoristi. Il caso italiano viene quindi presentato in dialogo con i riferimenti teorici maggiormente significativi provenienti soprattutto da Paesi a più lunga e consolidata tradizione immigratoria. Le questioni relative all’oggetto di analisi si pongono sostanzialmente nell’ambito del lavoro dipendente e, sono già presenti in diversi accordi aziendali. L'analisi comparativa, pur nella diversità di norme che regolano il lavoro nei singoli Stati, evidenzia una base comune di quattro punti: • festività religiose e giorno di riposo settimanale; • tempi, spazi e modalità della preghiera; • cibo delle mense aziendali (selezione di alimenti, tempi e periodi di digiuno); • abito religioso, identità visiva e comunicazione. Partendo dal presupposto che è proprio del management supportare l’integrazione, la non discriminazione per credo religioso, bensì la messa in pratica di azioni favorevoli alla sua espressione in quanto centrali dell’identità dei lavoratori, la ricerca intende integrare, partendo dalla già difficile questione terminologica e di espressione sociale, i principali e più recenti studi internazionali sul tema, le questioni aperte soprattutto in Francia, Germania e Italia e aggiungere qualche nuova acquisizione sui già studiati CCNL italiani e accordi sindacali sull’integrazione di lavoratori con differenti identità religiose. Segue una parte empirica che, con l'intervista semi strutturata, intende dare voce ad alcuni dei principali studiosi italiani e stranieri. Un dialogo a distanza a cui hanno preso parte Massimo Ambrosini, Hicham Benaissa, Hugo Gaillard, Géraldine Galindo, Lionel Honoré, Massimiliano Monaci, Paul Morris, Vincenzo Pacillo, Pierfrancesco Stagi, Jochen Töpfer, Jean-Christophe Volia e Laura Zanfrini. E per valutare l'incidenza del tema su più vasta scala si riportano anche i punti di vista, raccolti direttamente e talora contraddittori, di alcuni noti pensatori contemporanei tra i quali Noam Chomsky e Peter Singer. Dunque il tema si inserisce nel più ampio quadro del “diversity management” e si confronta con temi delicati, non ultimo la prevenzione della radicalizzazione, che chiamano direttamente in causa e contrappongono il diritto alla sicurezza e quello di libertà religiosa. Gli studi sul tema (Bentivogli 2005; Colombo 2020; Ambrosini 2020) manifestano, inequivocabilmente, che la nostra immigrazione ha una storia recente e che un’indagine non può prescindere dagli studi prodotti in paesi di più lunga storia immigratoria, ad esempio Francia e Germania e dai fondamentali lavori della scuola di Cambridge (Hicks 2003, Syed et al., 2017), tenendo presente il punto di vista di studiosi provenienti da opposte scuole di pensiero.
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Nania, Rosarita <1987&gt. "La sicurezza nei luoghi di lavoro alla luce del d.lgs. n. 81/2008." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2461.

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FICHERA, GIUSEPPE PAOLO. "Minaccia all'integrità fisica nei luoghi di lavoro : conseguenze sulla salute psichica e aspetti di prevenzione secondaria." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/60897.

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Caruso, Stefano <1989&gt. "L’applicazione delle tecniche di employer branding online nei siti web dei migliori luoghi di lavoro statunitensi ed europei." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6034.

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Abstract:
La tesi ha l’obiettivo di indagare l’applicazione delle tecniche di employer branding nei contesti online da parte delle aziende delle classifiche Best Companies statunitensi e europee del Great Place to Work Institute. Nonostante l’employer branding non sia un concetto originale, la sua applicazione concreta da parte delle aziende non ha ancora ricevuto una particolare attenzione mentre le condizioni ambientali, la guerra dei talenti e l’evoluzione verso un’economia dei servizi e delle esperienze, richiedono sempre più alle imprese di impegnarsi in maniera proattiva per attrarre e trattenere i talenti. Questo elaborato si sviluppa partendo da un’analisi dei contributi accademici che costituiscono il fondamento dell’employer branding per poi indagare come questi concetti possono essere usati nel contesto del recruitment online. L’employer branding è una disciplina che trova il suo fondamento nelle teorie sia di marketing, come il brand management, la brand equity e le brand associations, sia di gestione delle risorse umane e organizzazione aziendale, come il contratto psicologico, l’identificazione organizzativa e l’employee experience. Proprio per la possibilità di veicolare un’esperienza di valore per il potenziale candidato, il web rappresenta lo strumento chiave per le strategie di recruitment delle aziende: il marketing digitale e il branding online rappresentano le frontiere dell’employer branding. Se il web offre diversi strumenti per il recruitment, come i portali di ricerca lavoro e i social media, il sito web rimane però lo strumento principalmente utilizzato dalle aziende. Basandosi sui concetti emersi dall’analisi della letteratura, è stato dunque creato il framework delle 4 A dell’employer branding online che si compone di linee guida che le aziende dovrebbero adottare nel realizzare un sito web efficace per il recruitment online. Basato su quattro macro categorie (awareness, aesthetic, affiliation e application) e tredici fattori, questo framework è stato usato nel Capitolo finale come griglia di analisi per valutare i siti web delle aziende del campione. Sono stati infatti raccolti e analizzati i dati relativi a 139 siti web. L’applicazione delle tecniche di cluster analysis e cross tabulation ha permesso infine di indagare il livello di performance (differenza tra attuale implementazione e potenziale teorico) relativamente alle attività dei employer branding online e le relazioni tra queste performance e le variabili di background del modello, dimensione delle aziende, settore economico di appartenenza e provenienza geografica. L’analisi empirica supporta l’ipotesi della tesi evidenziando un’implementazione delle tecniche di employer branding online sensibilmente minore rispetto al potenziale offerto dalle evoluzioni del marketing applicato all’employer branding. E’ stata identificata inoltre una relazione significativa tra performance relativamente alle attività dei employer branding online e la dimensione delle aziende. Diversamente, non si è registrata una relazione significativa tra performance e le altre due variabili di background del modello, settore e appartenenza geografica.
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MASSA, EMANUELA. "Prevenzione della diffusione dei contagi COVID-19 nei luoghi di lavoro. L’esperienza di un cantiere di grandi opere nel periodo gennaio-novembre 2021." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1078638.

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Abstract:
Prevention of COVID-19 spread in the workplace. The experience of a major construction site in the period January-November 2021 Introduction: COVID-19 pandemic determined a remarkable impact also in workplaces. The present study reported data relating to COVID-19 cases that occurred between January and November 2021 in a major construction site. Objectives: The study aims to evaluate the prevalence of SARS-CoV-2 infection in the study population, to describe its demographic characteristics and to evaluate any significant associations between the variables investigated. Material and methods: An observational cross-sectional study was conducted using demographic, clinical and laboratory data. The study was conducted from 1st January to 3th November 2021 and involved the working population belonging to a large infrastructure site. The study population is represented by workers tested by antigen rapid test during the observation study period, either for asymptomatic screening or clinical suspicion reasons. Different jobs have been divided in three sectors: Construction Site, Services, Office. Regarding age, workers were divided into three groups: Group 1 (18-30 years), Group 2 (31-50 years), Group 3 (51-70 years). Results and conclusions: The prevalence of SARS-CoV-2 infection in the sample was 4.59% (95% CI 4.33 - 4.84). Among COVID-19 cases, the most represented job was the Construction Site (79.71%), followed by the Office (18.84%) and finally by the Services (1.45%). Regarding age, Group 3 (57.97%) is the most common, followed by Group 2 (31.88%) and Group 1 (10.15%). A correct management of COVID-19 in workplaces is essential to prevent the spread of the infection among workers. In this case adoption of preventive measures guaranteed the maintenance of the operations in safety and avoiding secondary cases of SARS-CoV-2 infection. The results of this study could be useful in order to plan further prevention and testing/ screening interventions aimed to ensuring the mitigation of the infection in the workplaces during the next phases of the epidemic characterized by a progressive endemization of the virus.
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DE, MICHELI BARBARA. "I luoghi dell’organizzazione al di là dello spazio organizzativo." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2020. http://hdl.handle.net/11380/1245186.

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Abstract:
Lo spazio é stato a lungo trascurato nelle teorie organizzative. Nonostante sia evidente che le organizzazioni siano costituite anche da accordi per la gestione degli spazio di lavoro e che le vite lavorative si sviluppino attraversando questi spazi (Halford, 2008), solo recentemente i concetti di “luogo” e “spazio” sono riapparsi nella teoria delle organizzazioni (Kornberger and Clegg, 2004). Negli ultimi anni i ricercatori (Mukherjee 2017) hanno evidenziato come assistiamo contemporaneamente al crollo ed all’espansione dello spazio (organizzativo) a causa delle nuove tecnologie: i lavoratori e le lavoratrici sempre più spesso perdono un “ufficio fisico” mentre, contemporaneamente, interagiscono con artefatti tecnologici che di fatto espandono lo spazio organizzativo a loro disposizione, trascendendo i limiti dei loro corpi fisici. Questa tensione tra crollo ed espansione si può considerare indicativa dei limiti dell’approccio topografico al concetto di spazio organizzativo e rende lecita la domanda se la digitalizzazione dei processi di lavoro porti alla creazione di nuove tipologie di spazi organizzativi oppure semplicemente arricchisca le scelte tecniche per l’implementazione delle azioni nell’ambito del processo di azioni e decisione che costituisce l’organizzazione. La presente ricerca muove dall’analisi dei contributi più recenti e rilevanti alla definizione ed all’analisi dello spazio organizzativo con l’obiettivo di sistematizzare questi contributi in relazione alla loro possibile appartenenza alle tre concezioni dell’organizzazione come definite da Maggi (1996) ed utilizzati da Albano, Curzi, Fabbri (2017): la concezione che vede l’organizzazione come un sistema predeterminato rispetto agli attori (system centred), la concezione che vede l’organizzazione come “entità emergente e imprevista” (actor centred) e la concezione processuale che vede l’organizzazione come «processo di azioni e decisioni». Questa sistematizzazione consente di definire una tipologia dello spazio organizzativo, in cui le definizioni di spazio organizzativo ed i metodi di intervento sullo spazio organizzativo sono descritti in accordo alle tre posture epistemologiche. Questo esercizio è preliminare alla definizione di un framework concettuale che aiuti a comprendere in che modo lo spazio organizzativo subisce l’impatto dei processi di digitalizzazione equale delle tre posture epistemologiche sembri offrire un approccio allo spazio organizzativo capace di resistere alle sfide poste dai processi di digitalizzazione.
Space has been for long time neglected in management theories. Despite the fact work organizations are made by the arrangement of space and working lives are made and lived through these spaces (Halford, 2008), only recently the concepts of ‘place’ and ‘space’ have been brought back into organization theory (Kornberger and Clegg, 2004). In the latest years, researchers (Mukherjee 2017) have noticed how we assist at the same time at the collapse and at the expansion of (organizational) space through new technologies: workers increasingly loose a “physical office” but, at the same time, interact with technological artefacts which expand their organizational space, transcending the limits of their physical bodies. This tension between collapse and expansion can be considered indicative of the limits of the topographic approach to the concept of organizational space and may raise the question if the digitalization of work is creating a new type of organizational space or if it enriches the technical choices for the implementation of the actions in the process of actions and decisions which constitutes the organization. The research moves from the analysis of the most recent and relevant contributions to the definition and analysis of organizational space and points to the systematization of these contributions according to the three possible epistemological approaches to organization as defined by Maggi (1996) and used by Albano, Curzi, Fabbri (2017) – system-centered, actor-centered and process-centered. This systematization leads to a typology of organizational space, where organizational space definition and methods for acting upon it are sketched in accordance to the three epistemological postures. This exercise is preliminary to the definition of a conceptual framework for understanding how organizational space is impacted by digitalization processes and which of the three epistemological postures seams to provide an approach to organizational space resisting to the challenges posed by digitalization processes.
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D'Oria, Carmine. "Un metodo di valutazione dell'ergonomia e del comfort delle macchine e dei luoghi di lavoro mediante misura e stima di parametri posturali." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/921.

Full text
Abstract:
2010 - 2011
Nel presente lavoro si sono definiti dei parametri antropometrici atti a descrivere i gradi di libertà, gli intervalli di movimento articolare e le posture ammissibili dal corpo umano. Sulla base di tale ricerca bibliografica, per ciascuna articolazione, si è suddiviso il range di movimento (Range of Motion, ROM) in intervalli angolari, ognuno con un significato specifico: · il CROM (Comfort Range of Motion) come dominio di appartenenza della funzione comfort, · il RRP (Range of Rest Position) come intervallo angolare caratteristico delle posizioni di riposo del corpo umano. Nella logica del modello di valutazione sviluppato in questo studio, gli RRP rappresentano l’intervallo angolare caratterizzato dal massimo punteggio di comfort. Le informazioni acquisite in merito ai CROM ed agli RRP, completate da una grossa mole di dati sperimentali ricavati nel corso di molte settimane di test in laboratorio, sono state quindi utilizzate per istruire una rete neurale, generalizzando, così, i risultati ottenuti dalle analisi effettuate in laboratorio. La scelta è stata condizionata dalla necessità di uno strumento che consentisse di svincolarsi dai risultati direttamente acquisiti dal campione di riferimento, ma che si basasse su tali valori per generarne di nuovi in corrispondenza di angoli differenti da quelli rilevati durante la sperimentazione. È stata quindi utilizzata una rete neurale per ogni articolazione e per ogni movimento per stabilire il tipo di correlazione tra i valori angolari ed i punteggi di comfort a disposizione. I livelli di comfort così ricavati sono stati combinati tra loro per esprimere il comfort globale di una postura complessa, vista come combinazione di differenti movimenti elementari. Si è dedicata attenzione in fine al tema dell’ergonomia cognitiva, a completamento dell’analisi effettuata sull’ergonomia posturale, e in maniera da offrire uno strumento di analisi ergonomica completo. L’analisi del fattore di ergonomia cognitiva ha permesso la valutazione di un parametro correttivo da applicare all’indice globale. Il modello di valutazione del comfort così sviluppato rappresenta un’ottima risorsa cui fare riferimento sia in fase di progettazione che di ottimizzazione di interfacce uomo macchina o di ambienti lavorativi. L’accuratezza e la semplicità pratica di tale strumento, in unione con la generalità dei contesti operativi in cui può essere impiegato, lo rendono certamente un valido supporto decisionale. I risultati presentati in questa trattazione sono rivolti agli arti superiori del corpo, ma la metodologia utilizzata può essere applicata anche al tronco e agli arti inferiori. A partire da queste valutazioni potranno essere introdotti opportuni fattori correttivi che consentano di valutare l’effetto dell’azione gravitazionale (basandosi sull’idea del Gravity Assisted Point del metodo LUBA), il supporto arti (poggiatesta, braccioli e superfici di appoggio in generale), l’equilibrio della postura (distribuzione del peso, condizioni dello spazio operativo), la tipologia di presa, la frequenza delle azioni ripetute, il tempo di mantenimento della postura e la fatica muscolare, nell’ottica di sviluppo di uno strumento multi parametrico che snellisca la fase di validazione ergonomica del prodotto, sia in termini di riduzione di costi, che in termini di tempi di ottimizzazione del prodotto. [a cura dell'autore]
X n.s.
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Books on the topic "Luoghi di lavoro"

1

Alberto, Pontiroli, and Archingegno (Firm : Verona, Italy), eds. Lightwork: Cinque luoghi di lavoro contemporanei. Padova: Il poligrafo, 2005.

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2

Associates, Arup, ed. Nuove città e vecchi luoghi di lavoro. [Bologna]: E.A. Fiere di Bologna, 1989.

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3

Soprani, Pierguido. Sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro. Milano: Giuffrè, 2001.

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4

Ghera, Edoardo. La rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro, 1970-1993. Roma: SIPI, 1994.

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5

Giunta, Fausto. Il nuovo diritto penale della sicurezza nei luoghi di lavoro. Milano: Giuffrè, 2010.

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6

Associates, Arup, ed. La Città europea: Nuove città e vecchi luoghi di lavoro. [Bologna]: E.A. Fiere di Bologna, 1989.

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7

CEDAM, ed. Problemi della sicurezza nei luoghi di lavoro: Ricerche, giurisprudenza e prospettive di riforma. Padova: CEDAM, 2003.

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8

Massimo, De Sanctis, ed. RSU: Il sindacato nei luoghi di lavoro : le Rappresentanze sindacali unitarie. Roma: Edizioni lavoro, 1994.

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9

A, D'Elia, Montella Vincenzo 1952-, and Zito M. V, eds. Nei luoghi del male: Esperienze di lavoro psichiatrico in area flegrea. Napoli: Editoriale scientifica, 1985.

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10

Antonietta, Mazzette, ed. Estranee in città: A casa, nelle strade, nei luoghi di studio e di lavoro. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2009.

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Book chapters on the topic "Luoghi di lavoro"

1

Caruso, Bruno, and Loredana Zappalà. "Un diritto del lavoro ‘tridimensionale’: valori e tecniche di fronte ai mutamenti dei luoghi di lavoro." In Studi e saggi, 29–79. Florence: Firenze University Press, 2022. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-484-7.06.

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Abstract:
The essay analyses the changes in labour law by examining working places’ modifications induced by the most meaningful driver: technology. In this perspective, the authors point out three macro scenarios. The first relates to industry 4.0 and to the notion of “cognitive enterprise”. This could, or should, act as a magnet model considering its social and organizational positive consequences. The second is the traditional work organization re-considered in the light of new technologies’ impact; it generates a kind of neo digital Fordism, as does the Amazon model in the logistic sector. The third scenario is linked to the rise of the gig economic, with its “workers on tap” (i.e. the platform economy with the algorithm as a boss). These different scenarios, even if characterised by blurred borders, imply the need to think of Labour law differently than in the past. Beyond its traditional protective function, there should be a promotional one, aimed at developing capabilities and positive liberties of the person in the workplace. In the face of this three-fold dimension of the workplaces and of the expansion of Labour law functions, it is also necessary to rethink its techniques and principles. In that sense, the authors propose a different regulatory perspective: no more rigid and uniform rules, as happened in the “short century”, but a regulation made by differentiation, adaptations, extensions, dilutions. With a unifying value: the reference to the individual, to her/his life project, and ultimately to her/his dignity.
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2

Bowles, Samuel, Richard Edwards, and Frank Roosevelt. "Tecnologia, controllo e conflitto sul luogo di lavoro." In Introduzione all’economia politica, 205–36. Milano: Springer Milan, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1670-5_9.

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Conference papers on the topic "Luoghi di lavoro"

1

Decandia, Lidia. "Percorsi e terre di mezzo: dai cammini degli antenati ai luoghi dell'incontro e della festa contemporanei: il museo mater di Mamoiada." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7975.

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Abstract:
Il saggio intende raccontare l’esperienza svolta insieme a Studio Azzurro nella progettazione del Museo di archeologia e del territorio di Mamoiada. In questa esperienza attraverso l’uso di strumenti multimediali e interattivi si è lavorato per costruire non un luogo contemplativo, ma una vera e propria centrale “centrale di produzione di conoscenza memoriale e immaginativa”. Nel raccontare alcuni aspetti della storia di questo territorio, per individuare una possibile chiave interpretativa, siamo partiti dalle peculiarità di questo contesto e in particolare dal suo essere terra di confine e di frontiera, e in quanto tale, anche luogo di incontro e di scambio. Questa particolare identità di confine è diventata la chiave per rileggere la presenza di particolari luoghi "sacri" preistorici e contemporanei che popolano questo contesto. Si è scelto di narrare questo peculiare aspetto della storia del territorio utilizzando fonti documentarie e orali, messe insieme non con un andamento lineare e continuo, ma lavorando piuttosto, attraverso immagini poetiche e metaforiche per frammenti, montaggi, accostamenti delicati che, nel rompere ogni associazione sistematica, si richiamano l'un l'altro, più attraverso analogie che sequenze logiche. Abbiamo pensato di costruire un percorso che diventasse capace di mostrare più che di dire, di far lavorare l'immaginazione attraverso l'accostamento inusuale tra epoche differenti, tra l'arcaico e il contemporaneo; di aprire domande e di mettere sul tavolo questioni insolute anziché costruire teorie da difendere.
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Fava, Federica. "Il progetto intermedio come luogo dell’empowerment: esempi di nuove pratiche nelle città europee." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7904.

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Abstract:
‘Città in attesa’ sono il risultato fisico e concettuale dei profondi cambiamenti che coinvolgono la nostra società. Nel secolo dell’urbanità, lo spopolamento di molte città occidentali la mancanza delle risorse necessarie al completamento di grandi piani urbani producono un numero crescente di spazi vacanti. Rimandando la sua trasformazione ad un futuro indefinito, la città viene quindi ridotta a un paesaggio amorfo, riflesso dell’altrettanto disagio sociale che investe un’ampia fascia della cittadinanza media. In questo scenario di incertezza il progetto temporaneo diviene strumento efficace ad abilitare lo spazio urbano al suo uso evitandone un ulteriore degrado. Attraverso pratiche intermedie le ‘pause temporali’ in cui è costretta la città possono essere trasformate in momenti di sperimentazione diventando inoltre opportunità di riflessione sui mezzi e sulle modalità del progetto stesso. Questo lavoro propone dunque una riflessione sul concetto di tempo basata sull’idea di durata reale introdotta da Bergson. ‘Attivando’ sequenze temporali solitamente inutilizzate, il progetto intermedio diventa mezzo dinamico di riqualificazione urbana basato sull’’empowerment delle comunità locali. Obiettivo di questo scritto è infine sintetizzare le caratteristiche che rendono il progetto intermedio capace di innescare una trasformazione della città basata su un modo nuovo di partecipare, orientato al rafforzamento delle capacità resilienti degli abitanti coinvolti. A questo scopo vengono raccolti e classificati in quattro categorie dimensionali diversi progetti realizzati in ambito europeo dimostrandone l’adattabilità a tutti i livelli della pianificazione. The physical and conceptual result of the great changes which affect our society is a city in ‘stand-by’. Even if the XXI century is considered to be an ‘urban century’, many Western cities are shrinking and lack the resources which are necessary to complete planned masterplans. By postponing the transformation of the city to an indefinite future, the number of vacant spaces is increasing. This situation reduces the city into an amorphous landscape that also reflects the social problems concerning a wide number of citizens. In this uncertain scenario, the temporary project becomes an effective tool to open the urban space toward its use as well as to avoid a further degradation of the landscape. Through interim practices the 'forced breaks', to which the city is constrained, can be transformed into moments of experimentation, becoming an opportunity to reflect on the means and methods of the project itself. This work proposes a reflection on the concept of time based on the idea of real duration introduced by Bergson. 'Activating' usually unused sequences of time, the interim project works as a dynamic means of urban regeneration based on the empowerment of local communities. Finally, the aim of this paper is to summarize the features that make the intermediate project able to trigger a transformation of the city based on a new way to participate, attempting to strengthen the resilient capacity of the people involved. For this purpose several European projects are collected and classified into four dimensional categories, showing the adaptability of the temporary project at all scales and levels of planning.
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Sportello, Valentina. "Cronaca di un abbandono: fenomeni di migrazione all'interno della Ciudad Vieja di Montevideo." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8015.

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Abstract:
La Ciudad Vieja, ha rappresentato per secoli il centro funzionale, abitativo e commerciale della città di Montevideo, eppure nel corso dell’ultimo secolo ha subito molte trasformazioni che ne hanno mutato sia il volto urbano che la composizione sociale. Risulta infatti essere il barrio Montevideano con il maggior calo di abitanti (circa il 20%) e la causa principale di tale fenomeno è imputabile alla localizzazione del porto commerciale nella baia e al conseguente svilupparsi in loco dei servizi legati all’attività di quest'ultimo, che hanno trasformato l'antico centro storico in un “barrio portuale”. Lentamente la Ciudad Vieja si svuota e si classifica come luogo pericoloso e degradato agli occhi dei suoi abitanti, che se ne allontanano attratti da abitazioni più comode e tranquille sul bordo dell'oceano. A questo flusso di popolazione in fuga, se ne affianca uno contrario, invisibile, composto dal ceto più povero, il quale in cerca di un rifugio, è attratto dallo stock abitativo disponibile e abbandonato che occupa illegalmente e dalle possibilità di lavoro offerte dal vicino porto. Il volto della Ciudad Vieja cambia ancora, e il degrado urbano delle vie, corrisponde al peggioramento delle condizioni di vita dei suoi nuovi abitanti, i quali vivono in totale assenza di regole igieniche, in condizioni di sovraffollamento, privi di acqua e luce. Nonostante negli ultimi anni le amministrazioni si siano occupate del degrado urbano e sociale presente nella zona, le proposte di rilancio pensate, limitate al recupero di alcune facciate o alla pedonalizzazione di alcune vie, son fallite miseramente e il fenomeno non è stato arginato, mentre l'auspicata partecipazione di investitori privati non ha mai avuto seguito. For centuries the Ciudad Vieja was the functional, residential and commercial centre of the city of Montevideo, however over the past century it has undergone many transformations, which have changed its urban essence and its social composition. It has been shown to be the barrio in Montevideo with the highest population decline (about 20 %). Such phenomenon may be attributed to the position of the commercial port in the bay and to the consequent development of activities linked to the port, which have transformed the old town centre into a "port barrio". The Ciudad Vieja slowly emptied and it was seen as dangerous and degraded by its inhabitants, who went away from it attracted by more comfortable and quiet homes by the ocean. Another flow contrasted that of the fleeding population: it was made up of the lower class in search for refuge, attracted by the vacant and abandoned homes, which it occupied illegally, and by work opportunities offered by the nearby port. The essence of the Ciudad Vieja changed once again and the urban decay of the streets was equivalent to the worstening of the living conditions of its new inhabitants, who live without sanitation rules, in overcrowded conditions and without running water and electricity. Although in recent years administrations have dealt with the area's urban and social decay, the proposed solutions, limited to the reclamation of a few facades and to the pedestrianisation of some streets, have failed miserably and the phenomenon hasn't been contained, while private investors have never participated.
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