Academic literature on the topic 'Lingua poetica'

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Journal articles on the topic "Lingua poetica"

1

Lucia, Carmela. "I “suoni dei sensi” e le partiture sonore nella lingua di scena del teatro di Ruggero Cappuccio." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 2 (April 24, 2018): 648–66. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818757730.

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Abstract:
Obiettivo del saggio è presentare una prima analisi della lingua del teatro di Ruggero Cappuccio, autore multanime e poliedrico, considerato una delle voci più originali della drammaturgia contemporanea, non solo dell’area napoletana. Oggetto della ricerca sono due opere pubblicate Shakespea Re di Napoli (2002) e Le ultime sette parole di Caravaggio (2012), con un copione inedito, intitolato Circus Don Chisciotte (2017). Le scelte formali, fortemente ancorate alla dialettalità del napoletano, ma anche del siciliano e, con minore frequenza, del veneziano, si affrancano dalla koinè regionale del napoletano, perché superano la diglossia italiano-dialetto della drammaturgia di Eduardo, per dare corpo a una lingua di scena poetica, lontana dal realismo mimetico, resa attraverso un raffinato e originale mlange verbale carico di sonorità, con un ben consolidato livello di scelte pluristilistiche. La rilevanza attribuita alla phoné, reinventata in un’entitè reificata e palpabile, o caratterizzata da una grottesca materialità, dà luogo a partiture sonore e a una scrittura votata all’adibizione di misure poetiche e strutture melodiche, a una “lingua di scena”, fatta soprattutto di intarsi e parallelismi fonici, con prevalenza di couplingassonantici, per l’interferenza di registri tonali dissonanti e per l’esaltazione del patrimonio orale delle koinai regionali del repertorio italiano, spesso accostate all’inglese e allo spagnolo.
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Dicuonzo, Angelo R. "Le risonanze infinite: Gnoseologia, lingua e poetica in Carlo Emilio Gadda." Italianist 20, no. 1 (June 2000): 156–92. http://dx.doi.org/10.1179/ita.2000.20.1.156.

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Liberti, Giuseppe Andrea. "Oltre Marechiare." Polisemie 3 (April 13, 2022): 1–22. http://dx.doi.org/10.31273/polisemie.v3.914.

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Abstract:
This paper describes some of the routes taken by Neapolitan poetry during the 21st century, paying particular attention to the most recognizable literary experiences and to authors whose works have been relevant for the evolution of the local poetic language. The paper traces a linguistic and formal path of the main tendencies of Neapolitan poetry: starting from the persistence of dialect, it continues by addressing experimentalism in Italian poetry written in Naples. Then, it focuses on the junction of performance and spoken strategies with long poems and narrative compositions, which I compare to the current directions of contemporary lyric poetry. The purpose of this paper is to offer a preliminary recognition of what happened in Neapolitan poetry from 2000 to 2020, overcoming the critical boycott of an area which has always expressed an outstanding literary and cultural vivacity. Pur senza pretendere di restituirne un quadro completo, il contributo intende descrivere alcuni percorsi della poesia del Duemila prodotta a Napoli. L’attenzione è rivolta alle scritture maggiormente riconoscibili e ad alcuni casi singoli di autrici e autori significativi per l’evoluzione della lingua poetica (non solo) locale. In particolare, l’articolo traccia un itinerario formale e linguistico delle tendenze più marcate della poesia partenopea: partendo dalla resistenza della linea dialettale, si passa allo sperimentalismo nella poesia in lingua italiana; la performatività e le possibilità esecutive del testo poetico si intrecciano poi con la forma-poemetto e le non poche narrazioni in versi, alle quali si contrappone un esame degli orientamenti della produzione lirica contemporanea. L’obiettivo è quello di offrire una prima ricognizione di quanto si è mosso nel primo XXI secolo in area napoletana, superando in questo modo un certo ostracismo critico nei confronti di una zona più che mai in fermento sul fronte poetico e letterario. English title Beyond Marechiare. First notes on Neapolitan poetry of the 21st century
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Di Nino, Nicola. "realismo poetico dell’American Idiom di William Carlos Williams." Quaderns d’Italià 27 (December 22, 2022): 151–64. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.562.

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Abstract:
L’articolo si sofferma su una quasi sconosciuta prefazione scritta da William Carlos Williams ai sonetti dialettali di Giuseppe Gioachino Belli tradotti da Harold Norse alla fine degli anni Cinquanta. Nel breve saggio, qui tradotto per la prima volta in italiano, il poeta americano ribadisce con forza la sua poetica realista basata sull’uso dell’American Idiom, una lingua considerata diversa dall’inglese parlato nel Regno Unito, e il cui valore letterario viene paragonato a quello raggiunto da Belli nello scrivere i suoi sonetti in dialetto
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Testa, Carlo. "Per una traduzione multidimensionale della poesia: “Notte, strada, lampione, farmacia” di Aleksandr Blok tra esistenzialismo e simbolismo." Quaderni d'italianistica 34, no. 1 (July 22, 2013): 217–40. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v34i1.19880.

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Abstract:
Questo articolo propone al pubblico di lingua italiana una nuova traduzione in verso e rima, commentata e ragionata, della classica poesia blokiana “Notte, strada, lampione, farmacia,” anche nota come Danza macabra II (1912), tratta dalla raccolta Un mondo terribile (Strashnyi mir). La mia proposta viene presentata analiticamente attraverso un confronto puntuale con quattro preesistenti traduzioni in italiano: in primo luogo quella di Renato Poggioli, ne Il fiore del verso russo (1949), e successivamente quelle di Angelo Maria Ripellino (1975), Bruno Carnevali (1977) e Sergio Pescatori (1981). La caratteristica precipua di questa mia proposta è la presentazione di una traduzione poetica, ovvero una traduzione “multidimensionale” che nella lingua destinataria conservi, oltre ovviamente ad un massimo possibile della dimensione semantica (il “senso” strettamente letterale), anche tratti di verso e rima quanto più possibile simili a quelli che il testo di partenza possiede nella propria veste originale.
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Scotti Jurić, Rita, and Lorena Lazarić. "TRADUZIONE E TRADIZIONE. ALCUNE RIFLESSIONI SULLA POESIA DI DANIEL NAČINOVIĆ." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 175–93. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.11.

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Abstract:
C’è una differenza sostanziale tra chi si esprime con la lingua standard e chi lo fa in dialetto. Gli studi sulla traduzione della poesia dialettale sono pochi e le prospettive teoriche denunciano per lo più difficoltà implicite in una tale operazione, ma non forniscono modelli operativi soddisfacenti. La domanda che ci si pone è se sia corretto tradurre la poesia ciacava nel dialetto istroveneto o lo si debba fare in italiano standard. Nel saggio si discuteranno le peculiarità della scrittura poetica dialettale di Daniel Načinović: l'espressività della lingua orale legata alla concretezza e all’immediatezza, l'uso frequente di immagini e paragoni, di suoni onomatopeici, di forme allocutive e di modi di dire. In particolare si analizzeranno le tecniche traduttive che permetteranno di recuperare quell'orizzonte antropologico che può essere testimoniato non solo dal ciacavo che lo esprime, ma anche dall'istroveneto che questo mondo lo conosce e lo vive.
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Fastelli, Federico. "Agamben, Delfini e l’indeterminazione di vissuto e poetato." Anuário de Literatura 22, no. 2 (December 14, 2017): 25–37. http://dx.doi.org/10.5007/2175-7917.2017v22n2p25.

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Abstract:
L’intervento discute l’originale interpretazione avanzata da Giorgio Agamben a proposito dell’opera dello scrittore italiano Antonio Delfini. In particolare il saggio analizza la centralità della riflessione poetica di Delfini nel sistema estetico agambeniano: l’intransigenza antimoderna di Delfini, infatti, è ricollegata da Agamben ad una riflessione generale sulla natura della parola poetica e relativamente alle mutazioni storiche del complesso rapporto tra opera e biografia nella cultura letteraria occidentale. In tal senso, il saggio riflette sul parallelo individuato da Agamben tra il significato profondo del racconto Il ricordo della Basca e l’idea di una “pura lingua” pre-babelica di cui parla Benjamin nel celebre intervento sul Compito del traduttore e in numerose altre occasioni. Saranno presi in esame anche altri testi dello scrittore modenese, principalmente dalla produzione in versi, tratti dalla raccolta Poesie della fine del mondo, del prima e del dopo; ma la riflessione non tralascerà anche i diari e le lettere di Delfini, cercando di offrire un ampio panorama della sua produzione.
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8

Maletta, Rosalba. "Durs Grünbein in cerca d’Europa tra scomparsa delle piazze e genius loci." Altre Modernità, no. 28 (November 30, 2022): 404–37. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/19187.

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Abstract:
Programmata su basi tecno-scientifiche, la città europea del terzo millennio rischia di dimenticare o banalizzare le distruzioni e i massacri di massa provocati dalla Seconda guerra mondiale. La poetica del frottage di Durs Grünbein mostra quanto i camouflages che addobbano le nostre città sconfessino l’unicità del vivente, suscettibile di emergere in ogni pietra e piazza d’Europa. Il cosmopolitismo perseguito da Grünbein lo radica a Dresda e a Hellerau come luoghi in cui per un breve periodo si realizzarono progetti di Lebensreform, tra i quali un’architettura e un’istruzione che comprendesse le classi meno agiate e gli esclusi. Fantasticate e fantasmatizzate come possibilità per il futuro, le immagini dell'infanzia e dell'adolescenza di Grünbein punteggiano la sua poetica urbana. Insieme alla senese Piazza del Campo e alla ricerca del genius loci, l'isola che non c'è diventa per tanto, nell’opera dell'autore di lingua tedesca, la cornice di una rappresentabilità della cittadinanza europea nutrita delle istanze ideali del Manifesto di Ventotene (1941) e dei Colloqui di Hertenstein (1946).
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Kilibarda, Vesna. "TRADUZIONE MONTENEGRINA DELL’ODE PIEMONTE DI CARDUCCI CRNOGORSKI PREVOD KARDUČIJEVE ODE PIJEMONTU." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 35–49. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.2.

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Abstract:
Il presente contributo prende in esame le circostanze in cui nel 1896 fu pubblicata in Montenegro una traduzione dell'ode Piemonte di Carducci, che fino ad oggi è rimasta l'unica versione di questa poesia dal famoso poeta italiano presso gli Slavi del Sud. Inoltre, si tratta dell'unica traduzione dalla lingua italiana del professor Živko Dragović, uno dei pochi traduttori di letteratura italiana in Montenegro fino alla fine dell’Ottocento che non si era formato intellettualmente nelle Bocche di Cattaro o in Dalmazia, dove lingua, letteratura e cultura italiana erano presenti da secoli. La pubblicazione della traduzione dell'ode di Carducci che celebra la dinastia Savoia e la regione piemontese, da cui è stata avviata la lotta per l'unificazione dell'Italia, è legata all'annuncio del matrimonio della principessa montenegrina Jelena Petrovic Njegoš con l’erede al trono italiano Vittorio Emanuele di Savoia, ma anche all'idea del piemontismo montenegrino, che all’epoca era caldeggiata dall’ideologia dinastica e dall’opera poetica del principe montenegrino Nikola I. Nell’articolo approfondiamo anche altri rari contributi su Carducci pubblicati nei periodici montenegrini fino all'inizio della prima guerra mondiale.
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Brera, Matteo. "A dialogo con Dante. Possibilità semiotiche e riflessioni sulla traduzione poetica nella prima versione interlineare in lingua inglese dell’Inferno." Incontri. Rivista europea di studi italiani 27, no. 2 (December 31, 2012): 84. http://dx.doi.org/10.18352/incontri.8297.

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Dissertations / Theses on the topic "Lingua poetica"

1

AZZARELLO, Salvatore. "G.M. Hopkins in Italia. Lingua poetica e critica delle traduzioni." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2022. https://hdl.handle.net/10447/553406.

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2

ANSELMO, ANNA. "La "poetica dell'incontrollabilità": l'Endymion di Keats, la lingua e i periodici romantici." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/935.

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Abstract:
"Endymion" è il traît d'union tra i juvenilia di Keats ("Poems", 1817) e i suoi lavori più conosciuti ("Lamia, Isabella ... and other Poems"). Per sua natura, è un'opera di transizione e quindi concede allo studioso un punto di vista privilegiato sullo sviluppo della poetica e della lingua di Keats. Inoltre, l'"Endymion" è l'opera keatsiana più aspramente contestata dalla critica romantica. Gli studiosi moderni hanno analizzato il problema alla luce di considerazioni socio-politiche, il mio lavoro mira invece ad un'analisi più strettamente linguistica. Ricostruisco il contesto linguistico del diciottesimo e diciannovesimo secolo al fine di spiegare il disagio dei recensori nei confronti di "Endymion". Sostengo che il prescrittivismo del Settecento nasce da una profonda ansia relativa alla lingua, causata dalle teorie di Locke. L'atteggiamento prescrittivista influenza la critica romantica e i critici di Keats in particolare, più di quanto potessero fare considerazioni di natura politica. Analizzo le peculiarità linguistiche e strutturali di "Endymion" al fine di provare che Keats elabora una 'poetica dell'incontrollabilità', una serie di strategie stilistiche e testuali, che violano le convenzioni linguistiche e narrative e che vengono quindi percepite come destabilizzanti e stranianti.
"Endymion" is the traît d’union between Keats’s juvenilia ("Poems", 1817)and his better known, and, conventionally, ’mature’ works ("Lamia, Is- abella ... and other Poems", 1820). By its nature, it is a transitional work, and thus gives the scholar special insight into the development of Keats’s poetics and idiom. Moreover, "Endymion" is the Keatsian work which most irritated and provoked contemporary critics; the two pieces of venomous invective it received in the periodical press of the time have become the stuff of scholarly legend. Recent scholarly work has analysed the language of "Endymion" in socio-political terms; my work focuses on more strictly linguistic concerns. I reconstruct the linguistic context of the eighteenth and early nineteenth centuries in order to explain the reviewers’ unease with regard to "Endymion". I maintain that eighteenth-century prescriptivism arose from a deep-seated anxiety regarding language, Lockian in origin, and that the ensuing desire to stabilize and therefore control language informed Romantic criticism in general, and the criticism of Keats’s work in particular, more fundamentally than politics could or did. I analyse the imaginative and linguistic markers of "Endymion" in order to prove that Keats had elaborated a “poetics of uncontrollability”, a series of textual and stylistic strategies, which violated linguistic and narrative standards and were therefore perceived as unsettling.
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ANSELMO, ANNA. "La "poetica dell'incontrollabilità": l'Endymion di Keats, la lingua e i periodici romantici." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/935.

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Abstract:
"Endymion" è il traît d'union tra i juvenilia di Keats ("Poems", 1817) e i suoi lavori più conosciuti ("Lamia, Isabella ... and other Poems"). Per sua natura, è un'opera di transizione e quindi concede allo studioso un punto di vista privilegiato sullo sviluppo della poetica e della lingua di Keats. Inoltre, l'"Endymion" è l'opera keatsiana più aspramente contestata dalla critica romantica. Gli studiosi moderni hanno analizzato il problema alla luce di considerazioni socio-politiche, il mio lavoro mira invece ad un'analisi più strettamente linguistica. Ricostruisco il contesto linguistico del diciottesimo e diciannovesimo secolo al fine di spiegare il disagio dei recensori nei confronti di "Endymion". Sostengo che il prescrittivismo del Settecento nasce da una profonda ansia relativa alla lingua, causata dalle teorie di Locke. L'atteggiamento prescrittivista influenza la critica romantica e i critici di Keats in particolare, più di quanto potessero fare considerazioni di natura politica. Analizzo le peculiarità linguistiche e strutturali di "Endymion" al fine di provare che Keats elabora una 'poetica dell'incontrollabilità', una serie di strategie stilistiche e testuali, che violano le convenzioni linguistiche e narrative e che vengono quindi percepite come destabilizzanti e stranianti.
"Endymion" is the traît d’union between Keats’s juvenilia ("Poems", 1817)and his better known, and, conventionally, ’mature’ works ("Lamia, Is- abella ... and other Poems", 1820). By its nature, it is a transitional work, and thus gives the scholar special insight into the development of Keats’s poetics and idiom. Moreover, "Endymion" is the Keatsian work which most irritated and provoked contemporary critics; the two pieces of venomous invective it received in the periodical press of the time have become the stuff of scholarly legend. Recent scholarly work has analysed the language of "Endymion" in socio-political terms; my work focuses on more strictly linguistic concerns. I reconstruct the linguistic context of the eighteenth and early nineteenth centuries in order to explain the reviewers’ unease with regard to "Endymion". I maintain that eighteenth-century prescriptivism arose from a deep-seated anxiety regarding language, Lockian in origin, and that the ensuing desire to stabilize and therefore control language informed Romantic criticism in general, and the criticism of Keats’s work in particular, more fundamentally than politics could or did. I analyse the imaginative and linguistic markers of "Endymion" in order to prove that Keats had elaborated a “poetics of uncontrollability”, a series of textual and stylistic strategies, which violated linguistic and narrative standards and were therefore perceived as unsettling.
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Tranfaglia, Silvia <1984&gt. "La 'ragione' poetica in Cino da Pistoia. Lingua e stile oltre lo 'Stilnovo'." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7359/1/tranfaglia_silvia_tesi.pdf.

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Abstract:
Il lavoro svolto apre a una nuova prospettiva di indagine nella valutazione della funzione storiografica della categoria di ‘Stilnovismo’, mediante una ricognizione testuale che attraversa il corpus poetico di Cino da Pistoia. Nella prima parte della ricerca si offrono i risultati di un’attenta rilettura dei ben noti passi danteschi in cui nel trattato latino sull’eloquenza in volgare il nome di Cino è stretto in un binomio indissolubile all’amico ed esule fiorentino, alla luce di una riconsiderazione delle sfere di referenza della 'subtilitas' e della 'dulcedo'. La complessità e varietà dell’immagine del poeta pistoiese restituita dal trattato dantesco viene quindi rielaborata secondo un’analisi linguistica e stilematica che problematizza l’ipostatizzata identità di Cino con una vena di monocorde dolcezza, nelle tracce rilevanti di strutture formali e concrezioni lessematiche di marca pre-stilnovistica se non anche di ascendenza guittoniana. L’ultima sezione recupera il confronto con Dante in una nuova conferma del congeniale eclettismo ciniano di assimilazione di esperienze poetiche lontane e aliene da quella comune 'koinè' letteraria che nella storia della ricezione storiografica risponde al canone dantesco di 'dolce stil novo'.
The present work offers new insights for the understanding of the historiography of the notion of "Stilnovismo" by means of a fine-grained analysis of the poetry of Cino da Pistoia. In the first part of the work, I will provide a new analysis of the well-known Dante's passages of the De vulgari eloquentia - in which Cino's name is indissolubly linked with the name of his Florentine friend, by providing a new interpretation of the notions of 'subtilitas' and 'dulcedo'. In particular, I will offer a linguistic and stylematic analysis of the complex and multifaceted image of Cino as depicted in Dante's treatise. The proposed analysis aims to challenge the alleged identification of Cino with a mild ‘sweetness’ flair, by looking at his linguistic structures and lexical choices reminding of pre-stilnovismo and Guittone's poetry. The last section offers a comparison with Dante's poetry and assesses Cino's versatility and sensitivity to poetry practices outdistancing the poetry 'koinè' represented by Dante's 'dolce stile'.
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Tranfaglia, Silvia <1984&gt. "La 'ragione' poetica in Cino da Pistoia. Lingua e stile oltre lo 'Stilnovo'." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7359/.

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Abstract:
Il lavoro svolto apre a una nuova prospettiva di indagine nella valutazione della funzione storiografica della categoria di ‘Stilnovismo’, mediante una ricognizione testuale che attraversa il corpus poetico di Cino da Pistoia. Nella prima parte della ricerca si offrono i risultati di un’attenta rilettura dei ben noti passi danteschi in cui nel trattato latino sull’eloquenza in volgare il nome di Cino è stretto in un binomio indissolubile all’amico ed esule fiorentino, alla luce di una riconsiderazione delle sfere di referenza della 'subtilitas' e della 'dulcedo'. La complessità e varietà dell’immagine del poeta pistoiese restituita dal trattato dantesco viene quindi rielaborata secondo un’analisi linguistica e stilematica che problematizza l’ipostatizzata identità di Cino con una vena di monocorde dolcezza, nelle tracce rilevanti di strutture formali e concrezioni lessematiche di marca pre-stilnovistica se non anche di ascendenza guittoniana. L’ultima sezione recupera il confronto con Dante in una nuova conferma del congeniale eclettismo ciniano di assimilazione di esperienze poetiche lontane e aliene da quella comune 'koinè' letteraria che nella storia della ricezione storiografica risponde al canone dantesco di 'dolce stil novo'.
The present work offers new insights for the understanding of the historiography of the notion of "Stilnovismo" by means of a fine-grained analysis of the poetry of Cino da Pistoia. In the first part of the work, I will provide a new analysis of the well-known Dante's passages of the De vulgari eloquentia - in which Cino's name is indissolubly linked with the name of his Florentine friend, by providing a new interpretation of the notions of 'subtilitas' and 'dulcedo'. In particular, I will offer a linguistic and stylematic analysis of the complex and multifaceted image of Cino as depicted in Dante's treatise. The proposed analysis aims to challenge the alleged identification of Cino with a mild ‘sweetness’ flair, by looking at his linguistic structures and lexical choices reminding of pre-stilnovismo and Guittone's poetry. The last section offers a comparison with Dante's poetry and assesses Cino's versatility and sensitivity to poetry practices outdistancing the poetry 'koinè' represented by Dante's 'dolce stile'.
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Boscariol, Federica <1979&gt. "La produzione poetica in lingua russa nell'Uzbekistan post-sovietico : la scuola di Taškent." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1161.

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Abstract:
La tesi è dedicata alla poesia russofona contemporanea dell’Uzbekistan, ed in particolare all’opera della Taškentskaja Poetičeskaja Škola, gruppo fondato alla fine degli anni Novanta da S. Janyšev, V. Muratchanov e E. Abdullaev, tre poeti di nazionalità uzbeka, ma madrelingua russa. Questa particolare condizione li ha costretti a riflettere sul rapporto tra la propria ispirazione poetica, il bagaglio culturale della patria d’origine, e il canone letterario russo. Una prima parte è dedicata alla presentazione delle singole individualità. Segue l’analisi della produzione collettiva della scuola, che evidenzia i tratti comuni della poetica di questi autori, ma sottolinea anche le peculiarità individuali e concede ampio spazio alla critica letteraria pubblicata sulla Taškola. Lo studio dell’ultima antologia curata dalla Taškola, il volume bilingue Anor-Granat, è accompagnato da un’analisi delle traduzioni di testi poetici dall’uzbeko realizzate dai tre autori. Un’ultima sezione è dedicata ad una lettura in chiave postcoloniale della produzione di questo movimento culturale, sorto in una nazione oggetto di occupazione coloniale imperiale prima e sovietica poi.
The present book analyses the actual situation of Russian poetry in Uzbekistan, focusing on the works of the Poetic Scool of Tashkent (Taškentskaja Poetičeskaja Škola), a group of poets born in Uzbekistan in the Seventies. The founders of this group are the tree Russian-speaking poets and journalists, S. Janyšev, V. Muratchanov and E. Abdullaev (S. Aflatuni). The condition of having as a mother tongue a language that doesn't reflect their national identity, forced them to have a peculiar relationship with the Russian literary canon and with the Uzbek culture. The first part of my research is devoted to the dexcription of each poet's individual work and poetics, and it's followed by the analysis of the collective pubblications of the group, the almanac 'Malyj Šelkovyj Put' and the bilingual anthology 'Anor-Granat'. In the latter chapter I analyse the translations of Uzbek poetry made by the menbers of the Poetic School of Tashkent. The last chapter is devoted to a post-colonial interpretation of the works of this poetic school, born in a former imperial (and then soviet) colony.
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Nicoletti, Lucia <1996&gt. "Gli epigrammi delle Inscriptiones Graecae urbis Romae: Lingua poetica e tracce di bilinguismo greco-latino." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17070.

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Abstract:
La tesi si articola nello studio degli epigrammi bilingui delle Inscriptiones graecae urbis Romae, attraverso un'analisi storica, epigrafica, socio-culturale e soprattutto linguistica, con una particolare enfasi al rapporto fra le lingue latina e greca, sviluppata primariamente dal punto di vista della linguistica greca. Il fulcro del lavoro di tesi è dunque quello di individuare le interconnessioni esistenti nel bilinguismo greco-latino e valutarne le cause, analizzando le implicazioni culturali che ne derivano. Lo studio si sviluppa quindi in una prima parte, introduttiva, in cui vengono fornite nozioni generali sul bilinguismo, e in una seconda, nella quale ciascun epigramma è analizzato in ogni sua parte costitutiva e caratteristica.
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Borsoni, Ciccolungo Enrica <1986&gt. "Dichiarazioni di novità poetica nei contesti letterari della Grecia arcaica e classica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7361/1/borsoniciccolungo_enrica_tesi.pdf.

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Abstract:
La tesi propone di analizzare una serie di dichiarazioni di novità poetica, a partire da Omero sino a lambire l'Ellenismo. I testi trattati comprendono l'affermazione di Telemaco nei confronti di Femio, ove il canto dei ritorni viene definito "il più nuovo" perché coincide eccezionalmente con quello di Odisseo; segue l'analisi di due sigilli autocelebrativi Alcmanei, di cui si mette in rilievo la trascurata Stimmung ironica. Segue l'analisi di un criptico tetrastico teognideo sulla missione del poeta, in cui molti studiosi hanno colto un riferimento a una composizione originale. I riflessi del linguaggio poetico di Pindaro, della novità come rischio e della necessità di difendersi dalle critiche ostili, sono evidenti nel manifesto di Timoteo in cui compaiono i topoi della confutazione degli avversari, del rapporto con la tradizione e della celebrazione delle proprie novità.
This dissertation proposes a philological and literary analysis of selected statements of poetic novelty, from Homer to go as far as to Hellenism. The first passage I deal with is Telemachus’statement about the song of Phemius in Book I of the Odyssey (Od. I 351s.), and I come to the conclusion that novelty coincides with overlapping planes between the singing of returns and the return of Odysseus in its making. Regarding archaic lyric, I examine two Alcman’s self-celebrating seals (PMGF 39; PMGF 17), one of which is still too tied to the poetics of mimesis, and four verses from the Corpus Theognideum, which describe the mission of the poet through a series of activities (Thgn. 769-772). In most of these cases I come to the conclusion that poetic novelty does not coincide almost never with the concept of ‘originality’. Then I focus on Pindar’s poetic experience – notably N. 8, 19-21 – which is fundamental to all subsequent poetic declarations of novelty: the poet consciously reflects on the danger of exposing novelty to his detractors / rivals and uses a particular poetic language. The following long chapter deals with the sphragis of Timotheus’ Persians (PMG 791, 202-236), in which we can find all the topoi of the defense and legitimation of poetic novelty: the refutation of the critics, the definition of a new category of bad poets, the reinterpretation of tradition through a model of the past and the ultimate celebration of poetic novelty.
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Caciagli, Stefano <1979&gt. "Poesia e società: comunicazione poetica e formazioni sociali nella Lesbo del VII/VI secolo a.C." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/188/1/Stefano_Caciagli_-_Poesia_e_Societ%C3%A0.pdf.

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10

Caciagli, Stefano <1979&gt. "Poesia e società: comunicazione poetica e formazioni sociali nella Lesbo del VII/VI secolo a.C." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/188/.

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Books on the topic "Lingua poetica"

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Peirone, Luigi. La Lingua poetica del Manzoni. Genova: Tilgher, 1988.

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2

Introduzione alla lingua poetica italiana. Roma: Carocci, 2001.

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3

Zaccaria, Paola. La lingua che ospita: Poetica, politica, traduzioni. Roma: Meltemi, 2004.

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4

Giustiniani, Vito R. Il Manzoni e la lingua poetica italiana. Toronto: [s.n.], 1985.

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5

La lingua poetica italiana: Grammatica e testi. Roma: Carocci, 2009.

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6

Textus testis: Lingua e cultura poetica delle origini. Torino: Bollati Boringhieri, 2002.

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7

All'ombra dell'altra lingua: Per una poetica della traduzione. Torino: Bollati Boringhieri, 2011.

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8

Silvio, Avalle D'Arco, and Accademia della Crusca, eds. Concordanze della lingua poetica italiana delle origini (CLPIO). Milano: R. Ricciardi, 1992.

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9

Folena, Gianfranco. Textus testis: Lingua e cultura poetica delle origini. Torino: Bollati Boringhieri, 2002.

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10

Silvio, Avalle D'Arco, ed. Concordanze della lingua poetica italiana delle origini (CLPIO). Milano: R. Ricciardi, 1993.

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Book chapters on the topic "Lingua poetica"

1

Bardi, Rebecca. "L’alchimia della parola. Appunti preliminari a un sondaggio linguistico nel Driadeo di Luca Pulci." In Studi e ricerche del Dipartimento di Lettere e Filosofia, 293–302. Firenze: Società Editrice Fiorentina, 2023. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/978-88-6032-688-1.16.

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Abstract:
L’intervento propone un primo confronto, per ora limitato a lemmi selezionati, tra il Vocabulista di Luigi Pulci e il Driadeo del fratello Luca. S’intende nello specifico stabilire in che modo la grande ricchezza lessicale della lingua di Luigi possa essere stata di esempio anche per Luca Pulci nella composizione della sua prima opera poetica negli anni dell’esilio in Mugello (1464-65).
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2

De Gregorio, Mario. "«Un arancio in gennaio». La Vita del beato Giovanni Colombini di Feo Belcari da racconto agiografico a testo di lingua." In Le vestigia dei gesuati, 117–31. Florence: Firenze University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-228-7.10.

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Abstract:
Composed between 1448 and 1449, the Vita del beato Giovanni Colombini by Feo Belcari was printed for the first time in 1477 and was destined to growing publishing success over the following centuries both as an independent text and in miscellany dedicated to the blessed. It will be the third edition of the Accademia della Crusca Vocabolario, published in 1691, to increase its affirmation by admitting the entire poetic and prose work of Belcari among the privileged references for the Tuscan vernacular and the Italian language. A recognition that will lead to a Veronese edition of the work in 1817, edited by authoritative scholars of Italian humanistic literature, which will condition many reprints of the work during the first half of the nineteenth century and which will persist even later, when it will be included in series very different, between religious and linguistic / literary interests.
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3

Castagneto, Marina. "La forma fonica e grafica della lingua: ideofoni nei fumetti." In Roman Jakobson, linguistica e poetica, 365–85. Ledizioni, 2018. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.4648.

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4

Orioles, Vincenzo. "La visione della lingua come sistema complesso: per un profilo della nozione di sottocodice in Jakobson." In Roman Jakobson, linguistica e poetica, 453–62. Ledizioni, 2018. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.4681.

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5

Soliński, Wojciech. "Niektóre problemy jednego tłumaczenia i dwóch polskich wydań książki Umberta Eco La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea." In Beyond Language, 434–44. Æ Academic, 2018. http://dx.doi.org/10.52769/bl1.0014.wsol.

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Abstract:
This short outline attempts to identify some problematic issues that may occur during translation of non-literary texts. The author focuses on a title’s “poetics,” seriality of non-literary translation ontologies and multilingualism of discourse. The author’s experience that he derived from the translation of Umberto Eco’s book entitled La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea is highly influential for this text.
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6

Malloy, Judy. "Expanding on “What Is the Social in Social Media?”: A Conversation with Geert Lovink." In Social Media Archeology and Poetics. The MIT Press, 2016. http://dx.doi.org/10.7551/mitpress/9780262034654.003.0028.

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Abstract:
In 1995, Geert Lovink started <nettime> with Pit Schultz. It expanded into many lists and languages and in the process demonstrated that English language and American-centric platforms do not have to be the lingua franca of the Internet. Lovink's contemporary work with the Institute of Network Cultures and its research networks, such as Unlike Us, has shaped a coalition that explores network architectures, the role of collective production, aesthetic tactics, and diverse, open information exchange. This introduction to the Epilogues focuses on his 2012 essay in e-flux -- “What Is the Social in Social Media?” -- asking three questions: Can you expand on what roles you envision for artists and writers in contemporary social media? How can we teach students to create in a difficult medium that so beautifully (and relentlessly) combines text, image, design, interactivity and collaboration? And how do you envision a social media of the future?
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7

Taylor, Barnaby. "Introduction." In Lucretius and the Language of Nature, 1–14. Oxford University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780198754909.003.0001.

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Abstract:
After a brief introduction to the central themes of the book, this chapter focuses on the passage DRN 1.136–45, considering in turn the issues of egestas linguae and rerum novitas. It considers the rhetorical topos of egestas linguae in its first-century BC context, and suggest that its fairly prominent position in the linguistic discourse of DRN should be connected to the extraordinary linguistic creativity that is on show throughout the poem. On the topic of rerum novitas the chapter seeks to identify the proem to Meleager’s Garland (as well as the Garland itself) as a salient intertext behind Lucretius’ account of his own poetic ambitions.
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8

Wagstaff, Emma. "The Modern French Prose Poem and Visual Art." In The Edinburgh Companion to the Prose Poem, 103–20. Edinburgh University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.3366/edinburgh/9781474462747.003.0007.

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Abstract:
This chapter will examine connections between prose poetry and the visual arts, focusing principally on modern and contemporary French poetry, but including comparisons with other European and North American texts. It will argue, first, that writers of prose poems have frequently also responded to the visual arts, from Baudelaire, Rilke, Reverdy, and Stein, for instance, to Ponge, Ashbery and twenty-first-century writers. Second, it will propose that despite those affinities, responses by the poets to particular artists or works of plastic art often took the form of poetic prose, essays, or verse poetry rather than prose poems. The influence of French writers on the development of the prose poem outside France is well known; the chapter will additionally investigate whether the cross-linguistic influences that operate in more than one direction between French and other poetic traditions are also associated with the writers’ responses to visual arts. Finally, the paper will consider an example of a contemporary multi-lingual artist-poet (Alessandro De Francesco, b. 1981) who is investigating what happens to the poem-art-object in the contemporary digital age.
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9

Madina, Itziar. "Eñaut Etxamendiren obra narratiboaren ekarpena euskal poetika erruralari." In Fontes Linguae Vasconum 50 urte. Ekarpen berriak euskararen ikerketari / Nuevas aportaciones al estudio de la lengua, 375–89. Gobierno de Navarra, 2020. http://dx.doi.org/10.35462/fontes50urte.24.

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10

Pisters, Patricia. "Longing and Lust, ‘Red Light’ on a ‘Dark Continent’." In New Blood in Contemporary Cinema, 88–120. Edinburgh University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.3366/edinburgh/9781474466950.003.0003.

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Abstract:
This chapter presents a variegated depiction of female sexuality seen from their own point of view, beginning with Carollee Schneeman’s Meat Joy (1964). Woolf’s metaphors for the female sex and lesbian desire is brought to the scene in interracial encounters in She Must Be Seeing Things (Sheila McLaughlin 1987), The Watermelon Woman (Cheryl Dunye 1997) and Pariah (Dee Rees 2011). The stereotypical figure of the lustful and man-eating witch is reworked in The Love Witch (Anna Biller 2016) and Jennifer’s Body (Karen Kusama 2009). In Raw (Julia Ducournaou 2016) female sexuality is addressed in a ferocious and intense way. After the explicit poetics of horror of the films of the middle section, this chapter looks at three other films that have a more-implied horror embedded within their narration. In I’m Not a Witch (Rungano Nyoni 2017) witchcraft is seen from a totally different non-western perspective, whereas in In the Cut (Jane Campion 2003) we see a combination of poetry, sexuality and a different type of final girl. In the equally poetic Longing for the Rain (Lina Yang, 2013), a contemporary Beijing housewife makes love with a ghost that might not be so benign and slowly takes over her life.
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Conference papers on the topic "Lingua poetica"

1

Bachynska, Halyna, Tetyana Vilchynska, Oksana Werbowetska, and Veronika Chaikivska. "Linguo-Cognitive Nature of God Concept in B.-I. Antonych and J. Twardowski’s Poetics." In International Conference on New Trends in Languages, Literature and Social Communications (ICNTLLSC 2021). Paris, France: Atlantis Press, 2021. http://dx.doi.org/10.2991/assehr.k.210525.005.

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