Journal articles on the topic 'Lingua e Nazione'

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Zantedeschi, Francesca. "Lingua e nazione in Europa." PASSATO E PRESENTE, no. 79 (February 2010): 155–67. http://dx.doi.org/10.3280/pass2010-079009.

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Dyduch, Jan. "Poszanowanie godności osoby gwarancją poszanowania praw narodu w świetle nauczania Jana Pawła II." Prawo Kanoniczne 41, no. 1-2 (June 15, 1998): 21–32. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1998.41.1-2.01.

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Abstract:
Il papa Giovanni Paolo II nella sua enciclica Redemptor hominis ha mostrato che cosa significa la dignità dell’uomo ed i suoi dritti connessi alla dignità della nazione ed i dritti di essa. Questo programma il Santo Padre realizza nei suo insegnamento. Come ispirazione gli servivano le esperienze dalla storia più recente, ed in modo particolare l’occupazione tedesca come pure l’attività distruttiva del totalitarismo comunista ed infine la liberazione dal giogo di totalitarismo di tanti popoli negli anni 1989-1990. Giovanni Paolo II, analizzando i dritti dell’uomo, stottolinea il significato basilare di dritto alla libertà ed alla vita, senza cui non si puo parlare di rispetto per la persona umana, la quale vive i funzione in grande famiglia, che costituisce la nazione. Giovanni Paolo II insegna sulla dignità e sui dritti della nazione, sopra tutto, durante le Assemblée Generali dell’ONU il 2.X.1979 ed il 5.X.1995, come pure nei discorso presso la Torre di Bandenburgo a Berlino il 23.VI.1996. I discorsi soprannominati non contengono nessun elenco dei dritti della nazione, ma indicano soltanti alcuni più importanti: il dritto di esistere, di decidere di se stesso, della libertà, della propria identità, della diversità, dell’indipendenza, della propria cultura e lingua, della solidare collaborazione nella pace e giusiizia con le altre nazioni. Il Papa condanna il nazionalismo, il quale proclama lo sdegno e l’odio per altri popoli contraponendolo al patriotismo - l’amore della propria patria, la quale è l’mpegno di ogni cittadino di una nazione. Il soggetto di preocuppazione particolare di Giovanni Paolo II è l’unità delle nazioni di Europa.
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D’Alessandri, Antonio. "Viaggiatori romeni in Italia durante il Risorgimento." IL RISORGIMENTO, no. 1 (May 2021): 96–116. http://dx.doi.org/10.3280/riso2021-001005.

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Abstract:
Il saggio affronta l'immagine dell'Italia durante la prima metà del XIX secolo negli scritti di viaggio di alcuni fra i più importanti autori romeni che, a vario titolo, visitarono la penisola. L'obiettivo è di mettere a fuoco in che modo la cultura italiana sia stata recepita e, soprattutto, come abbia influenzato l'elaborazione dell'identità nazionale romena contemporanea nella sua fase di formazione. L'analisi tiene in considerazione i maggiori eventi della storia romena dell'epoca, per collocare quelle opere nel loro contesto originario. Per i romeni del XIX secolo, l'Italia, con la sua storia, la lingua, la cultura, significò soprattutto la riscoperta delle antiche radici culturali della nazione. Accanto a ciò, la percezione romena dell'Italia, così come si può leggere nei testi dei viaggiatori selezionati, racchiudeva in sé anche gli stimoli a trovare, nei luoghi visitati, esempi concreti che potessero contribuire all'incipiente sviluppo delle terre romene e, infine, l'ammirazione per l'azione politica del Piemonte sabaudo nel processo di formazione statale italiana.
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de Stefani, Lorenzo. ""Devesi parlare al popolo". Toponomastica risorgimentale e lapidi commemorative nel dibattito in consiglio comunale a Milano, 1859-1878." STORIA URBANA, no. 132 (February 2012): 53–81. http://dx.doi.org/10.3280/su2011-132003.

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Abstract:
Il saggio affronta il tema della toponomastica come strumento di rafforzamento del sentimento nazionale dopo l'annessione di Milano al regno di Sardegna e successivamente allo stato italiano. Sono stati presi in considerazione i dibattiti in seno al Consiglio comunale circa il valore evocativo della titolazione delle strade ai principali simboli del Risorgimento nazionale e ai personaggi eccellenti nel campo delle lettere, delle arti, delle scienze, con particolare riferimento a quelli, nati a Milano o qui provvisoriamente residenti in qualche tempo, che hanno influenzato la vita civile, artistica e letteraria della cittŕ. L'operazione di "costruzione della memoria" lega insieme la necessitŕ di razionalizzare e modernizzare la cittŕ che si apprestava a diventare la "capitale morale" dello stato unitario (come confermato nella legislazione comunale e provinciale del 1865) con la preoccupazione di tenere vive le memorie locali, da far convivere in armonia con l'azione di costruzione della nazione dal punto di vista della lingua e delle memorie collettive. Ciň si unisce alla determinazione di celebrare i principali eventi della storia civile affiggendo lapidi come sintesi di un compendio della storia locale da offrire per la costruzione del popolo.
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Paci, G. "Le iscrizioni in lingua latina del la Cirenaica." Libyan Studies 25 (January 1994): 251–57. http://dx.doi.org/10.1017/s0263718900006397.

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Abstract:
Lo stanziarsi dei Greci in terra di Cirenaica nella seconda metà del VII secolo a.C. e la loro ininterrotta permanenza nella regione fino al tramonto della civiltà antica hanno dato luogo ad una mirabile fioritura di civiltà che noi conosciamo grazie alle testimonianze archeologiche, alla letteratura e alla cospicua messe dei documenti epigrafici: uno sviluppo civile tanto più sorprendente, per la sua ampiezza e ricchezza, ove si consideri l'isolamento in cui la popolazione greca è venuta a trovarsi — dal punto di vista geografico — rispetto alla restante nazione greca e ove si pensi alla forte e continua pressione cui la stessa fu sottoposta, d'altra parte, ad opera della popolazione indigena. Infatti i Greci non furono i soli ad abitare la regione: essi occuparono, arrivando, una terra già abitata da una popolazione libica, mentre successivamente — in età ellenistica — sopraggiunse una forte comunità ebraica; infine è da registrare una presenza romano-italica, pure abbastanza consistente, documentata per via epigrafica (vd. sotto) a partire dal I sec. a.C.La superiore civiltà greca esercitò un forte influsso sulla popolazione libica, o almeno su una parte di essa, e su quella ebraica, che furono più o meno profondamente ellenizzate: tanto che è possibile rintracciare — attraverso l'onomastica — una varia presenza di individui libici ed ebraici nell'epigrafia greca della Cirenaica (Masson 1976; Lüderitz 1983), che ne attesta anche l'avvicinarsi ad alcune istituzioni cittadine. Per contro non abbiamo, almeno finora, una autonoma produzione epigrafica Ubica o semitica dalla regione.
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Landolfi, Francesco. "La Vita di Dante per Francesco Lomonaco. Un esule dimenticato." IL RISORGIMENTO, no. 2 (November 2021): 51–78. http://dx.doi.org/10.3280/riso2021-002002.

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Abstract:
L'articolo si pone l'obiettivo di analizzare la figura letteraria di Dante attraverso gli occhi di Francesco Lomonaco (1772-1810), intellettuale lucano protagonista della rivoluzione partenopea del 1799 e, successivamente al suo fallimento, insegnante di storia e geografia presso la Scuola militare di Pavia dal 1805. Secondo il principio per cui laddove è presente una lingua unica sussiste anche un'identità di nazione unita, Lomonaco introduce nella sua opera Vite degli eccellenti italiani (1802) Dante come il padre della letteratura italiana, su cui è necessario fondare l'identità dei moderni italiani. L'importanza di Dante nel pensiero di Lomonaco è dovuta anche alle sfortunate e consimili vicissitudini che entrambi affrontarono come esuli per cause politiche: il primo lasciando Firenze, il secondo fuggendo da Napoli. Una somiglianza di esistenze che fu addirittura immortalata da Alessandro Manzoni in un sonetto dedicato proprio al suo amico Lomonaco.
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Mezei, Regina. "Somali Language and Literacy." Language Problems and Language Planning 13, no. 3 (January 1, 1989): 211–23. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.13.3.01mez.

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Abstract:
RESUMO La Somalia lingvo kaj alfabetigo La 21-an de oktobro 1972, la dekdujara registaro de Somalio finis jam longan debaton kaj decidiĝis pri latina alfabeto por reprezenti la sonojn de la Somalia lingvo. Antaŭe, la somalian oni pludonis de generacio al generacio per buŝa tradicio sen skriba formo, dum la urbanigita, klera elito skribis angle, itale aŭ arabe. Plejparte la lando restis analfabeta je nivelo de 90% ĝis 95%. Post starigo de la oficiala ortografio, signifaj sanĝoj okazis en la lernejoj, kaj oni lancis nacian alfabetigan kampanjon, kiu atingis ankaŭ la somaliajn nomadojn. Mezlernejanoj fariĝis instruistoj en la servo de la stato, la amasmedioj prezentis specialajn programojn kaj lecionojn, anoj de la registaro kaj la armeo estis devigataj lerni la lingvon, kaj plenkreskula edukado trovis lokon en la eduka sistemo. Takso de la Somalia kleriga kampanjo prezentas varian bildon. Kvankam la registaro en Mogadiŝu pretendis 60-procentan alfabetecon post la kampanjo de la mezaj 70-aj jaroj, tiu cifero estas pridubinda, kaj pli aktualaj studoj sugestas, ke la nuna alfabeteco povus esti ne pli ol 30 % . Tamen, tiu cifero altas en Afriko, kaj konsistigas signifan atingon en nomada socio plagumita laŭvice de sekeco, malrico kaj militaj konfliktoj. Nedisputata estas la sukcesa konverto de la lernejoj, de la elementa nivelo gis la Nacia Universitato, al la Somalia lingvo kiel instrumedio, cio ci kun signifa kresko de la nombro de lernejanoj. En la skribo de la lingvo, somaliaj ortografoj liveris la rimedojn, per kiuj lingvo bazita je paŝta vortaro povus esti vastigita por plenumi la lingvajn bezonojn de moderniĝanta socio. Tion ili faris ĉefe per ekspluato de la apartaj strukturo kaj dinamismo de la somalia. Krome, la Somalia "literaturo," precipe la poezio, estis nun transdonebla en skriba formo, tiel garantiante pliajn generaciojn de pluvivo. Certe, la Somalia sperto estas unika. Tamen, ĝi proponas valorajn enrigardojn en ling-voinstruadon kaj alfabetigon en ĉiuj kulturoj, emfazante la gravecon de forta registara engaĝiĝo, uzo de la amasmedio, starigo de alfabetiga korpuso, utiligo de arta esprimiĝo, kaj rekono de ortografio kiel ŝlosila elemento en lernado. SOMMARIO Lingua ed alfabetismo somalesi Il 21 Ottobre del 1972, il giovane governo somalese, al potere da solo 12 anni, ha risolto un dibatito interminabile; cioè, il governo decise di adoperare grafemi latini per rap-presentare fonemi somalesi. Generazioni anterior tramandavano la loro lingua oralmente, mentre l'elite della nazione si serviva dell'inglese, dell'italiano o dell'arabo per le loro co-municazioni scritte. Per il resto del paese il tasso dell'analfabetismo toccava dal 90 al 95 per cento della popolazione. Stabilità l'ortografia ufficiale, cambiamenti di maggior peso si sono introdotti nelle scuole ed una lotta contro l'analfabetismo si e lanciata, arrolgendo tutti i ceti sociali, anche quello nomade. Studenti di liceo diventarono insegnanti, i mass media presentarono pro-grammi e lezioni particolari, impiegati statali e dipendenti militari furono costretti ad im-parare la lingua e scuole per adulti si formarono in tutto il paese. Una valutazione di questi sforzi svolti dalle autorità somalesi nella loro lotta contro l'analfabetismo ci rende risultati ambigui. Benchè il governo centrale abbia rivendicato che l'alfabetismo sia salito a circa 60 per cento dopo la suddetta campagna alla meta degli anni settanta, le cifre sono state contestate da critici competenti e ricerche recenti suggeriscono che l'attuale tasso di alfabetismo sfiori il 30 per cento. Nonostante ciò, il tasso e segnalatamente elevato quando lo si paragona con altri paesi africani. In somma, l'ultima cifra mostra chiaramente un notevole successo, particolarmente se si rende conto che quella società nomade era nel contempo afflitta da povertà perenne, lotte intestine continue, e da una seccita durante decenni. In oltre, nessuno, nemmeno i più accaniti critici, può mettere in dubbio ne'lla riuscita inserzione della lingua nazionale a tutti i livelli dell'insegnamento, dalle scuole elementari fino all'università, né l'aumento cospicuo delle matricolazioni. Nello scrivere della loro lingua, gli ortografi somalesi hanno saputo sfruttare gli elementi strutturali e dinamici della lingua nazionale, fornendo mezzi con cui trasformare una lingua fondamentalmente nomade e pastorale. Per runderla più risponsiva ai bisogni di una società in via di trasformazione. Altro fatto notevole è che la letteratura di questo popolo, particolarmente la sua poesia, fin allera tramandata oralmente, oggi e documen-tata, così assicurandosi la sopravvivenza fra generazioni futuri. L'esperienza somalese ci può sembrare un caso unico, ma, infatti, ci presenta con alcuni informazioni pregeroli sull'insegnamento e la diffusione di una lingua. Mette in rilievo l'importanza dell'impegnamento decisivo di un governo, lo sfruttamento utile e sagace dei mass media e quello d'un corpo d'insegnanti, l'uso didattico dell'espressività artistica, e in fine, Fimpostazione di uno standard ortografico—tutti funzioni essenziali per Finsegnamento e Fapprendimento in qualunque centesto culturale.
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Martusciello, Mariaelena. "Stereotipi di lingua e cultura italiana nel film d'animazione americano: il caso di "Luca"." Lingue e culture dei media 6, no. 1 (August 8, 2022): 103–18. http://dx.doi.org/10.54103/2532-1803/18575.

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Abstract:
L’articolo propone l’analisi linguistica degli italianismi presenti nel doppiaggio in lingua originale del film d’animazione Disney Pixar “Luca”, ambientato nell’Italia del 1959 e uscito sulla piattaforma streaming Disney+ nell’estate del 2021. Tale ricerca ha avuto lo scopo di verificare quale immagine della lingua e della cultura italiane venga veicolata dal film e quali siano gli stereotipi culturali sul nostro Paese maggiormente diffusi nel mondo, in particolare nel contesto anglo-americano. Sono state prese in considerazione due categorie di italianismi, quelli lessicali e quelli fraseologici e morfosintattici. Ciò che è emerso dall’indagine è che la maggioranza dei termini e delle locuzioni italiane presenti nel film contribuisce a rafforzare alcuni stereotipi sulla nostra nazione, legati agli ambiti semantici in cui l’influenza italiana nel mondo è risultata da sempre predominante: l’enogastronomia, la cultura musicale e cinematografica, l’espressività verbale e gestuale particolarmente marcata. This paper provides a linguistic analysis of the italian words and phrases occurred in the original dubbing of the Disney Pixar featured film "Luca", set in Italy in 1959 and appeared on the Disney+ streaming platform in the summer of 2021. This research aimed to verify which image of the Italian language and culture is conveyed by the movie and what are the most widespread Italian stereotypes in the world, especially in the USA.. What emerged from the survey is that the majority of Italian terms and phrases in the film contribute to reinforce some of the stereotypes about Italy, most of all in the semantic spheres in which the italian culture influence has always been predominant, as food and wine, music and cinema, verbal and gestural expressiveness particularly marked.
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Saggiomo, Carmen. "IL CITOYEN NEI DIZIONARI FRANCESI TRA XVII E XVIII SECOLO." Verbum 7, no. 7 (December 20, 2016): 165. http://dx.doi.org/10.15388/verb.2016.7.10266.

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Abstract:
È intenzione del presente studio esplorare la voce citoyen attraverso le entrate di alcuni fra i più rile­vanti dizionari, dal Thresor de la langue françoyse di Jean Nicot, del 1606, all’edizione del Diction­naire de L’Académie françoise del 1798. Si ha così l’occasione per censire i mutamenti semantici e culturali, l’étendue des sens, tra la pubblicazione del primo dizionario moderno della lingua francese e la quinta edizione dell’Accademia, che precede la fine del periodo rivoluzionario, assunto dalla sto­riografia come spartiacque fra età moderna e età contemporanea. Nel XVII secolo il termine citoyen rimanda, in modo pressoché costante, alla cultura giuridica greco-romana, per la quale cives erano gli abitanti di Roma, Atene, Sparta etc. La concezione della città-Stato, che caratterizza soprattutto il mondo greco, diverrà, seppur con qualità specifiche, un tratto tipico di Roma anche successivamen­te all’espansione dell’impero, ragion per cui, pur in presenza di una forte estensione territoriale, il cittadino romano resta ancorato all’Urbe. Tale modo di concepire il cittadino è rinvenibile in tutti i dizionari francesi qui analizzati. Non va dimenticato che il concetto di “Stato”, nel suo significato moderno, si afferma convenzionalmente solo dopo il Trattato di Westphalia del 1648, quando sulla scena internazionale si affacciano gli Stati nazionali. Solo nel XVIII secolo, e in particolare con la Rivoluzione francese, si passa a un citoyen inteso come soggetto parte della nazione e depositario della sovranità popolare.
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Saggiomo, Carmen. "IL CITOYEN NEI DIZIONARI FRANCESI TRA XVII E XVIII SECOLO." Verbum 7, no. 7 (December 22, 2016): 165. http://dx.doi.org/10.15388/verb.2016.7.10294.

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Abstract:
È intenzione del presente studio esplorare la voce citoyen attraverso le entrate di alcuni fra i più rile­vanti dizionari, dal Thresor de la langue françoyse di Jean Nicot, del 1606, all’edizione del Diction­naire de L’Académie françoise del 1798. Si ha così l’occasione per censire i mutamenti semantici e culturali, l’étendue des sens, tra la pubblicazione del primo dizionario moderno della lingua francese e la quinta edizione dell’Accademia, che precede la fine del periodo rivoluzionario, assunto dalla sto­riografia come spartiacque fra età moderna e età contemporanea. Nel XVII secolo il termine citoyen rimanda, in modo pressoché costante, alla cultura giuridica greco-romana, per la quale cives erano gli abitanti di Roma, Atene, Sparta etc. La concezione della città-Stato, che caratterizza soprattutto il mondo greco, diverrà, seppur con qualità specifiche, un tratto tipico di Roma anche successivamen­te all’espansione dell’impero, ragion per cui, pur in presenza di una forte estensione territoriale, il cittadino romano resta ancorato all’Urbe. Tale modo di concepire il cittadino è rinvenibile in tutti i dizionari francesi qui analizzati. Non va dimenticato che il concetto di “Stato”, nel suo significato moderno, si afferma convenzionalmente solo dopo il Trattato di Westphalia del 1648, quando sulla scena internazionale si affacciano gli Stati nazionali. Solo nel XVIII secolo, e in particolare con la Rivoluzione francese, si passa a un citoyen inteso come soggetto parte della nazione e depositario della sovranità popolare.
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Pavan, Luca. "Alcuni problemi di interpretazione dei toponimi nella lingua italiana e lituana." Verbum 2 (February 6, 2011): 47–54. http://dx.doi.org/10.15388/verb.2011.2.4954.

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Abstract:
Da oltre mezzo secolo l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha istituito, in un folto numero di paesi che vi aderiscono, delle commissioni di lavoro per tentare di semplificare i problemi connessi alle diverse denominazioni linguistiche dei nomi geografici. Ogni paese, infatti, accetta la presenza di esonimi nella propria lingua. Le complicazioni che ne derivano implicano anche la scarsa comprensione di alcuni toponimi tra persone che parlano diverse lingue. In questo studio si affronta il problema della denominazione dei luoghi geografici nella lingua italiana e in quella lituana. Alcune liste di esonimi italiani vengono comparate ai rispettivi toponimi della lingua lituana. Nei dizionari linguistici non figura la traduzione dei toponimi e l’uso di queste liste agevolerebbe la conoscenza dei luoghi geografici dal punto di vista della lingua italiana. La didattica di insegnamento delle lingue spesso non prende in considerazione il problema degli esonimi. In un mondo globalizzato la denominazione dei luoghi geografici dal punto di vista di lingue diverse sembra essere di fondamentale importanza, soprattutto per chi studia le lingue e spesso aspira a viaggiare in paesi stranieri.
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Čok, Lucija. "Lingue e culture nel dibattito sulle identità europee." Linguistica 50, no. 1 (December 29, 2010): 137–42. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.50.1.137-142.

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Abstract:
Nelle politiche linguistiche e culturali delle strategie comunitarie, il discorso sulle identità del singolo (identità nazionale, culturale, linguistica, regionale...) presenta un potenziale punto d'intesa. Nel complesso delle attività che le politiche comunitarie propongono, risulta che una speciale attenzione è riservata alla tutela di alcune di esse (per esempio quella nazionale e linguistica). Si attivano quindi, simultaneamente, mezzi e conoscenze per instaurare la condivisione di un'unica cittadinanza e di una comune economia per creare una crescita culturale in un'entità organica. L'Europa è caratterizzata da culture e tradizioni simili e da una storia che accomuna tutte le nazioni che ne fanno parte. Il passato delle nazioni è contrassegnato dalla ricchezza dei valori paneuropei: valori politici, sociali, culturali, umani. La memoria, soprattutto la memoria storica, è fatta di un materiale essenziale atto a costruire e composto di elementi specifici insostituibili. Vi si trovano valori da salvaguardare e da distribuire. Uno dei vantaggi del continente Europa è il fatto di avere un passato, anche se, a tratti, conflittuale a causa delle specificità delle singole nazioni. La componente regionale e quella locale costituiscono un prezioso scrigno culturale paneuropeo le cui ricchezze emergono nel dialogo interculturale. Ci sono luoghi e tempi per cercare la creatività artistica, la curiosità scientifica, la forza intellettuale del singolo e dei gruppi che potranno far emergere nuove idee, proposte, progetti e strategie per arrivare al bene comune. La scuola è uno dei luoghi intesi come laboratori culturali. Il processo d'innovazione in atto all'interno del sistema scolastico supporta senz'altro la scuola nell'adempimento della sua funzione di operatore educativo comunitario e, allo stesso tempo, di tutore dei beni culturali e delle identità regionali.
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Cignetti, Luca, Silvia Demartini, Simone Fornara, and Vincenzo Todisco. "Editoriale." DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, no. 1 (November 9, 2021): VII—VIII. http://dx.doi.org/10.33683/didit.21.01.00.

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Abstract:
Prende l’avvio, con questo fascicolo, DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, una nuova rivista scientifica nata dalla collaborazione tra il Centro competenze didattica dell’italiano lingua di scolarizzazione del Dipartimento formazione e apprendimento della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e l’Alta scuola pedagogica dei Grigioni. Alla rivista partecipano quindi due istituzioni universitarie che si occupano della formazione degli insegnanti del Ticino e dei Grigioni, i due cantoni svizzeri in cui l’italiano è lingua ufficiale (nei Grigioni accanto al tedesco e al romancio): un contesto del tutto particolare, che vede l’italiano insieme lingua di scolarizzazione e lingua prima (in Ticino e nel Grigioni italiano), lingua seconda (in Ticino) e lingua straniera nella scuola dell’obbligo (nella parte tedesca del Canton Grigioni). In una realtà così peculiare dal punto di vista linguistico e culturale, DIDIT intende offrire uno strumento di ricerca e aggiornamento rivolto a chi opera, per ragioni di studio o di lavoro, nell’ambito della didattica dell’italiano come lingua prima, come lingua seconda o come lingua straniera. Vista la particolare situazione linguistica del Canton Grigioni, del limitrofo Alto Adige e tenuto conto delle diverse altre lingue presenti sul territorio grigionese e ticinese accanto alle lingue ufficiali, la nuova rivista prende in considerazione anche la ricerca sulla didattica del plurilinguismo. In questo senso la rivista si presenta come luogo di scambio scientifico privilegiato e unico nel panorama delle pubblicazioni scientifiche presenti sul territorio nazionale svizzero e come uno dei pochi strumenti a livello internazionale che prendono in esame l’italiano nei diversi contesti di insegnamento; l’obiettivo sul medio-lungo termine è di configurarsi come un punto di riferimento nel campo degli studi sulla didattica dell’italiano e del plurilinguismo, caratterizzati dal costante connubio tra dimensione teorica e dimensione applicativa. DIDIT è divisa in tre sezioni: Studi e ricerche, Esperienze didattiche e Recensioni e segnalazioni. La prima, affidata alla penna di studiose e studiosi di chiara fama nel settore della didattica della lingua e della letteratura italiana (in questo primo numero Maria G. Lo Duca e Giuliana Fiorentino e, per la tematica del plurilinguismo, Ruth Videsott), accoglie approfondimenti teorici su temi afferenti agli ambiti didattici sopra ricordati. La seconda è dedicata a esempi di applicazioni e percorsi didattici, affidati a studiose e studiosi, ricercatrici e ricercatori, docenti attive e attivi nella scuola di ogni ordine e grado (in questo numero Livia Radici Tavernese, Daniele Dell’Agnola, Stefania Crameri e Daniela Kappler). La terza presenta, infine, recensioni di libri e studi che possono contribuire all’innovazione didattica nelle discipline di riferimento e a segnalazioni di opere – come albi illustrati, poesie, raccolte di racconti e romanzi – rivolte a lettori di diverse fasce di età. Tenuto conto dei contesti minoritari con cui si vede confrontato l’italiano in Svizzera, la rivista ambisce a diventare anche uno strumento per il sostegno e la promozione della lingua italiana in questo contesto nazionale, e non solo. In tal senso, si propone di estendere il proprio orizzonte agli studi sulla didattica dell’italiano in un’accezione ampia, che accolga prospettive plurali e sguardi capaci di spaziare dalla teoria all’applicazione pratica, avendo sempre come obiettivo di fondo un aggiornamento costante sulle strategie, sui metodi, sulle ricerche volte a migliorare e a innovare l’insegnamento dell’italiano. In tal modo la rivista garantisce lo scambio e la comunicazione tra il mondo della ricerca e quello della scuola, a livello nazionale e internazionale: attraverso la scelta dei temi, degli ambiti di ricerca e di riflessione, DIDIT vuole così rispondere alle sfide didattiche e teoriche poste alla disciplina e stimolare il dibattito scientifico e pubblico.
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Pertot, Susanna. "IMPARARE L’ITALIANO IN SLOVENIA: IL CASO DEGLI STUDENTI DELL’UNIVERSITÀ DEL LITORALE DI CAPODISTRIA." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 375–94. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.21.

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Abstract:
L’articolo presenta i risultati di uno studio qualitativo basato su dieci interviste semi-strutturate ad altrettanti studenti sloveni che frequentano l’Università del Litorale (Univerza na Primorskem) di Capodistria-Koper, in Slovenia, e che l’autrice definisce parlanti attivi e competenti della lingua italiana. Essi hanno acquisito la lingua italiana attraverso il sistema educativo sloveno nella regione del Litorale, un’area bilingue in cui convivono la maggioranza slovena e la comunità nazionale autoctona italiana e in cui la lingua slovena e quella italiana godono di pari dignità nella vita pubblica e privata. Nella regione esistono due tipi di scuole: in quelle con lingua di insegnamento slovena è obbligatorio l’insegnamento dell’italiano come lingua del territorio, mentre in quelle in cui la lingua veicolare è l’italiano è obbligatorio anche l’insegnamento dello sloveno. La ricerca intende mettere a fuoco l’esperienza relativa al processo di acquisizione della lingua italiana da parte degli studenti che hanno frequentato questo tipo di scuole e sono attualmente iscritti all’università, esplorando inoltre i loro repertori linguistici e la loro percezione nel considerarsi e nell’essere considerati parlanti della lingua italiana; indaga infine se l’acquisizione della lingua italiana abbia prodotto in essi un senso di maggiore inclusione nella Comunità Nazionale Italiana in Slovenia.
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Vitale, Maurizio. "La lingua italiana e l'unitŕ nazionale." RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, no. 4 (October 2012): 827–34. http://dx.doi.org/10.3280/sf2012-004011.

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Guidi, Andrea. "Storia italiana, storia mediterranea: nuove prospettive su un passato imperiale e coloniale." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 298 (June 2022): 350–69. http://dx.doi.org/10.3280/ic298-oa4.

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Abstract:
Negli ultimi anni, il legame fra Italia e Mediterraneo ha attirato una maggiore attenzione da parte della storiografia. Questo legame viene ormai studiato tenendo conto del dibattito su nuove categorie spaziali fra le scale nazionale, regionale, e globale con un interesse crescente per la categoria di impero. Il presente saggio discute lo stato attuale della ricerca e possibili orizzonti. Uno sguardo d'insieme su quattro monografie in lingua inglese permette di considerare il Mediterraneo come spazio adatto a ripensare la storia italiana mettendo l'accento sul suo carattere imperiale, compresa la decolonizzazione e i suoi echi fino a oggi. A partire da questi spunti, il saggio propone un dialogo con altre aree geo-storiche del bacino, la ricerca su fonti in varie lingue, e una maggiore attenzione per le realtà locali nel periodo precedente alla dominazione italiana.
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Barbina (book author), Guido, and Marcel Danesi (review author). "La geografia delle lingue: lingue, etnie e nazioni nel mondo contemporaneo." Quaderni d'italianistica 15, no. 1-2 (October 1, 1994): 300–301. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v15i1-2.10277.

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Pajer., Flavio. "LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE NELL’UNIONE EUROPEA." Revista Diálogo Educacional 5, no. 16 (July 17, 2005): 167. http://dx.doi.org/10.7213/rde.v5i16.7988.

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Abstract:
Il processo di unificazione economica e politica dell’Europa - in atto ormai da quasi 50 anni se si considera il Trattato di Roma (1957) come l’evento fondante – non può e non deve produrre, almeno a breve termine, un livellamento delle istituzioni nazionali per uniformarle a un comune standard transnazionale. Questo è vero soprattutto per i vari sistemi educativi nazionali. Essi sono troppo ancorati alla storia e alla cultura delle rispettive nazioni, troppo diversi per lingua, per struttura e organizzazione, al punto che una loro armonizzazione risulterebbe un insulto allo specifico e irriducibile patrimonio culturale e storico delle varie nazioni europee.
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Guggenberger, Rainer. "Sul saggio sulla filosofia delle lingue di Melchior Cesarotti." Alea: Estudos Neolatinos 21, no. 1 (April 2019): 343–59. http://dx.doi.org/10.1590/1517-106x/211343359.

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Abstract:
Riassunto Melchior Cesarotti è stato uno dei protagonisti illustri che si sono occupati della Questione della Lingua nel tempo dell’Illuminismo Italiano. Facendo una lettura attenta di tipo close reading utilizzando il metodo dell’analisi del discorso, questo articolo ricalca le tesi centrali e le motivazioni di Cesarotti e dimostra la loro importanza nel processo dello sviluppo di una lingua nazionale italiana. Il merito del Cesarotti non è di avere superato il linguaggio delle tre corone fiorentine come modello di lingua scritta, ma di avere introdotto la libertà di arricchirlo con termini nuovi, derivanti dalla parte nobile di tutti gli idiomi italiani e stranieri.
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Jernej, Josip. "Considerazioni sui problemi sociolinguistici nelle regioni dell' Alpe-Adria." Linguistica 28, no. 1 (December 1, 1988): 47–48. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.28.1.47-48.

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Abstract:
Se l'Europa rappresenta il continente col maggior numero di nazioni e di minoranze etniche, il territorio situato tra le Alpi e l' Adriatico segna da un punto di vista linguistico e sociolinguistico uno degli ambienti più interessanti e più complessi del continente stesso. Qui s'incontrano infatti tre culture, la latina, la slava e la germanica e vivono a contatto numerose lingue e linguaggi. Comunità differenti e disparate interferiscono re«iprocamente, lingue maggioritarie s'intrecciano con lingue e linguaggi minoritari, il che genera problemi non facili a risolvere.
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Ciotti, Monica. "Italo Calvino e la lingua spagnola." Cuadernos de Filología Italiana 28 (July 15, 2021): 363–78. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.72020.

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Abstract:
In questo contributo si analizza la storia editoriale delle opere di Italo Calvino tradotte, e conseguentemente pubblicate, in lingua spagnola. In particolare, si indagano le ragioni del ritardo dell’incontro del pubblico spagnolo con l’opera calviniana, partendo dalla scoperta dell’esordio argentino. Si traccia, inoltre, un’analisi delle diversità linguistiche, culturali e editoriali e, laddove possibile, si studiano i paratesti in lingua spagnola per scoprire in che modo avviene il primo incontro tra l’opera di Calvino e il lettore al di fuori del panorama nazionale.
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Lubich, Chiara. "VERSO L’UNITÀ DELLE NAZIONI E L’UNITÀ DEI POPOLI." Acta Semiótica et Lingvistica 25, no. 3 (December 18, 2020): 3–10. http://dx.doi.org/10.22478/ufpb.2446-7006.44v25n3.56780.

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Abstract:
Discorso tenuto da Chiara Lubich, in un Simposio, presso la sededelle Nazioni Unite a New York, il 28 maggio 1997, in cui presenta la sua proposta per la pace e l’unità dei popoli e delle nazioni che oggi è vissuta da milioni di persone, di diverse nazioni, razze, lingue e di diverse religioni e chiese cristiane, anche non credenti, attraverso il Movimento dei Focolari da lei creato in Italia, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Questo è rappresentato, all’ONU, da uno dei suoi settori che opera nel campo sociale, il New Humanity Movement, che, in quanto organizzazione non governativa, gode di status consultivo di tipo B.
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Vučetić, Zorica. "Milan Moguš, Povijest hrvatskoga književnoga jezika (Storia della lingua croata), /Globus/, Zagreb 1993, pp. 205." Linguistica 35, no. 2 (December 1, 1995): 329–31. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.35.2.329-331.

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Abstract:
Il libro del noto linguista Milan Moguš è un valido contributo alla storia della lin­ gua croata dall'iscrizione di Baška (Bašćanska ploča) fino ai nostri giorni. È la storia del croato scritto o letterario; essa è più complessa della storia della lingua standard dato che comprende anche i testi scritti la lingua dei quali non è stata soggetta alla stan­ dardizzazione. La letteratura croata, compresa in senso lato, come parte della ricca cul­ tura croata, contiene i testi scritti prima della standardizzazione, per cui in questo libro è descritto l'intero periodo della lingua croata scritta o letteraria. Alla base della lingua croata stanno tre parlate organiche (stocavo, caicavo e ciacavo) come dimostrano i testi scritti: i documenti, le lettere, le opere letterarie, le grammatiche, i dizionari ed altri testi. Nella sua storia la lingua croata era caratterizzata dalla continua compenetrazione di forti diversità e proprio da queste diversita il croato traeva una più profonda omo­ geneità. L'iscrizione di Baška (Bašćanska ploča) è un documento storico e linguistico che rappresenta con ragione il più antico monumento della lingua nazionale croata; ha tutte le caratteristiche della lingua a cavallo tra l' 11. e il 12. secolo. I primi testi nascono sul territorio del dialetto ciacavo, ma accanto ai testi con base ciacava appaiono ben presto quelli con base stocava.
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Neri, Binazzi. "Nazionale purchč locale: l'identitŕ di una lingua fatta in casa." PASSATO E PRESENTE, no. 85 (February 2012): 31–56. http://dx.doi.org/10.3280/pass2012-085003.

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Abstract:
National but local: the identity of a home-made language. Most of the macroscopic features of the Italian language spoken in contemporary Italy, such as its regional and frequently "non-standard" modes, are to be connected to the somewhat hereditary way in which it is learned. Indeed, for most people the "language of the Nation" has not been acquired through education so much as through individual initiative, that shows up in relevant impingements on the traditional mother tongue. In this perspective the language currently spoken by Italian people confirms the "plurality" characteristic of Italian identity, but is also an indicator of the unachieved sense of belonging to the national community that is a long-term feature of Italian history.
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Pizzuto, Concettina. "STRATI E ALVARO: APPRENDIMENTO DELLA LINGUA NAZIONALE E PROMOZIONE SOCIALE." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 27, no. 1-2 (March 1993): 229–49. http://dx.doi.org/10.1177/001458589302700112.

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Canducci, Michele, Andrea Rocci, and Silvia Sbaragli. "Inventio, dispositio, elocutio: tre lenti per l’analisi di argomentazioni nei libri di testo di geometria." Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no. 10 (November 17, 2021): 29–52. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.21.10.2.

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Abstract:
A partire dal corpus del progetto Italmatica. Comprendere la matematica a scuola, fra lingua comune e linguaggio specialistico del Fondo nazionale svizzero, viene presentata un’analisi di esempi tratti dai libri di testo di geometria in lingua italiana della scuola primaria e secondaria di primo grado. L’analisi si basa sull’applicazione delle categorie di tipo retorico classico: inventio, dispositio ed elocutio, oggi afferenti ai domini degli studi linguistici, in particolare delle teorie dell’argomentazione. Attraverso l’analisi condotta, vengono evidenziate da un lato la profondità delle riflessioni che queste lenti teoriche consentono di raggiungere nello sviscerare un testo argomentativo di matematica, dall’altro la grande varietà di scelte possibili adottate dai libri di testo, che possono avere un effetto comunicativo sul lettore-studente.
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Edres, Nijmi. "Identità in transito: lingua araba e comunità nazionale palestinese in Israele." LCM - La Collana / The Series 9788879167000 (February 2015): 185–200. http://dx.doi.org/10.7359/700-2014-edre.

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Ghezzi, Stefania Elisa. "L'educazione linguistica di un pastore : l'uscita dal silenzio di Gavino Ledda nel film Padre padrone di Paolo e Vittorio Taviani." Études romanes de Brno, no. 2 (2022): 213–27. http://dx.doi.org/10.5817/erb2022-2-12.

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Abstract:
L'obiettivo del contributo è ripensare alle tappe del percorso di emancipazione di Gavino Ledda in Padre padrone (Paolo e Vittorio Taviani 1977), pellicola tratta dal romanzo autobiografico Padre padrone. L'educazione di un pastore (Gavino Ledda 1975). Lo spazio maggiore è riservato all'uscita dal silenzio da parte del protagonista attraverso l'affrancamento dalla figura paterna e, soprattutto, attraverso l'apprendimento dell'italiano. La centralità di personaggi diastraticamente connotati verso il basso, privi di scolarizzazione, ha indotto a rintracciare nel parlato filmico alcuni tratti dell'italiano popolare. La vicenda offre l'occasione per riflettere sulla lingua come potente strumento di ribellione all'isolamento sociale tipico della cultura agro-pastorale sarda. La sofferta acquisizione della lingua nazionale è analizzata alla luce di due momenti di svolta nella biografia di Gavino Ledda: l'incontro con la musica e il servizio militare.
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Kappler, Daniela. "Venite A spasso con noi!" DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, no. 1 (November 9, 2021): 131–51. http://dx.doi.org/10.33683/didit.21.01.07.

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Abstract:
I percorsi didattici A spasso con noi rappresentano un’innovazione sul piano nazionale e internazionale per quanto concerne la declinazione concreta e multimodale del metodo Content and Language Integrated Learning (CLIL) a favore della lingua italiana e per allievi di scuola elementare. I materiali costituiscono i frutti di esperienze didattiche plurime con bambini e adulti e di intense collaborazioni intercantonali e sono dedicati a classi di scuola elementare del Canton Uri. Da agosto 2020 un connubio unico, virtuoso e coerente, di materiali cartacei e digitali ricchi di tasks che lasciano molto spazio alla personalizzazione e alla differenziazione è entrato nelle aule. Il fil rouge che dischiude gli orientamenti del nuovo Piano di studio della Svizzera tedesca e del CLIL è, “naturalmente”, il viaggio. Un viaggio alla scoperta del territorio e della lingua della Svizzera italiana. Il presente articolo ripercorre le esperienze didattiche preparate e vissute all’interno del progetto e ne ritrae il valore formativo per le persone e le istituzioni coinvolte.
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CAMEROTA, MICHELE. "ISTITUZIONI E FONTI ADATTAR LA VOLGAR LINGUA AI FILOSOFICI DISCORSI. UNA INEDITA ORAZIONE DI NICCOL AGGIUNTI CONTRO ARISTOTELE E PER L'USO DELLA LINGUA ITALIANA NELLE DISSERTAZIONI SCIENTIFICHE." Nuncius 13, no. 2 (1998): 595–623. http://dx.doi.org/10.1163/182539198x00563.

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Abstract:
Abstracttitle SUMMARY /title The manuscript Palatino 1137 in the Biblioteca Nazionale Centrale in Florence contains an unknown text of Niccolo Aggiunti, disciple of Galileo and successor of Castelli to the chair of mathematics at the university of Pisa. The document develops a strong criticism of Aristotle's undisputed authority in philosophy, and, at the same time, advocates the use of the vernacular in scientific dissertations, holding that the Italian language is a more powerful and direct means of expression than scholastic Latin. Aggiunti's linguistic arguments seem closely related to the views of Sperone Speroni (1500-1588), whose linguistic perspective was very influential in late Renaissance Italy. The following work present the transcription of Aggiunti's text, preceded by a preface that attempts to reconstruct the intellectual context in which the document was formulated.
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Sica, Paola. "Identità, narrativa bilingue e canone letterario (trans)nazionale: Jhumpa Lahiri." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, no. 2 (November 20, 2019): 608–20. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819887350.

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Abstract:
Un esame delle opere di Jhumpa Lahiri induce a chiedersi come possano essere rappresentate varie forme di identità diasporica tramite la narrativa, e quello che tali forme significhino se rapportate a culture diverse, create tramite lingue diverse, oppure recepite da lettori di comunità diverse. Qui, certe opere come Interpreter of Maladies (1999), scritta originariamente in inglese, e In altre parole (2015) e Dove mi trovo (2018), scritte originariamente in italiano, sono studiate come dettagli che prefigurano un disegno più ampio. Incorporando elementi di più culture, esse sono concepite come un indice rivelatore di tendenze sociologiche e letterarie che, sviluppandosi, inducono a criticare modelli universalisti di autorità culturale e a ripensare le dinamiche che sottendono la formazione di molteplici canoni letterari. La prospettiva adottata in questa analisi è sia interna che esterna. Attraverso la prospettiva interna si può risalire al funzionamento testuale, al modo in cui si creano vari modelli di identità, al loro rapportarsi a più memorie culturali, categorie sociologiche e lingue. Attraverso la prospettiva esterna, invece, si può analizzare la ricezione. Si possono valutare ad esempio le risposte di certe comunità ermeneutiche anglofone e italofone, il modo in cui esse includono entro un canone l'opera di Lahiri, oppure la escludono, e perché.
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Tekavčić, Pavao. "Francesco Bruni (a cura di), L'italiano nelle regioni. Lingua nazionale e identità regionali; La Nostra Lingua, Biblioteca storica di linguistica italiana, UTET, Torino 1992; XXXIII + 1038 pp." Linguistica 34, no. 2 (December 1, 1994): 134–38. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.34.2.134-138.

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Abstract:
Gli italianisti di tutto il mondo sanno quanto ricca sia in Italia la tradizione della filologia, della critica e della perenne Questione della lingua. Recentemente questi domini scientifici si sono arricchiti di un' opera davvero monumentale come materia, impostazione, trattazione e mole: il volume di formato enciclopedico che qui recensiamo. È un'ennesima storia della lingua italiana, impostata tuttavia da un angolo visuale diverso, quello cioè della diffusione progressiva dell'italiano dalle origini ai giorni nostri nelle regioni dello stato italiano e in certe altre aree (Dalmazia e stria, Canton Ticino, Valle d'Aosta, Malta, Corsica). Si esaminano le caratteristiche dell'italianizzazione delle singole aree: da qui il sottotitolo.
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Letizia Cinganotto. "L' apprendimento precoce delle lingue: quadri teorici, riflessioni e esperienze." IUL Research 2, no. 4 (December 20, 2021): 175–87. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.176.

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Abstract:
A partire da alcuni cenni al quadro normativo internazionale e nazionale, tra cui la Raccomandazione del Consiglio per un approccio globale all’apprendimento e insegnamento delle lingue (2019) e le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, il contributo farà riferimento ad alcuni studi e ricerche nel campo dell’apprendimento precoce delle lingue, che ne hanno dimostrato gli enormi benefici in termini di sviluppo linguistico, interculturale, sociale, cognitivo e personale. Tra le varie esperienze in questo ambito, si farà riferimento al progetto Healthy Linguistic Diet (HLD) promosso da Indire su un campione di scuole italiane del primo ciclo, compresa la scuola dell’infanzia e ad altre esperienze significative realizzate da alcuni insegnanti della scuola dell’infanzia nell’ambito del corso di perfezionamento sulla metodologia CLIL promosso dall’Università Telematica degli Studi IUL.
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Beneteau, David. "Per un'edizione critica della versione toscana dell'«Histoire ancienne jusqu'a Cesar» contenuta nel manoscritto Hamilton 67: «Le verace istorie romane»." Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 9, no. 2 (December 30, 2021): 135–63. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/16066.

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Abstract:
Presento in quest’articolo una notizia della imminente pubblicazione di un libro, Le verace istorie Romane, basato sul manoscrittto Hamilton 67 della Bi- blioteca nazionale della Germania a Berlino, datato 1313. In questo articolo sot- tolineo il rapporto fra i diversi codici, la forma della scrittura dell’estensore Lapo Corsini e la sua storia, e il metodo unico di contaminare e di associare codici da lingue diverse. Alla fine dell’articolo presento due campioni del testo, dalla storia dell’invasione di Annibale e delle meraviglie che appaiono, e dal racconto della peste e dell’infestazione mortale dei grilli.
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Beretta, Andrea. "Un nuovo testimone del volgarizzamento veneto dell’Esopus attribuito a Gualtiero Anglico." Reinardus / Yearbook of the International Reynard Society 30 (December 31, 2018): 1–23. http://dx.doi.org/10.1075/rein.00012.ber.

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Abstract:
Astratto L’articolo intende dare conto del ritrovamento di un nuovo testimone del volgarizzamento veneto dell’Esopus attribuito a Gualterus Anglicus, del quale era precedentemente noto un solo codice (London, British Library, 38023), edito da Vittore Branca. Il manoscritto che qui si presenta (segnato Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, It. Z 74 (4826)) reca anche il testo integrale della fonte latina e si configura dunque come un esemplare notevolissimo nell’ambito della fortuna della favolistica esopica in Italia. L’analisi fornisce una descrizione il più accurata possibile del codice e del suo corredo illustrativo, e illumina i rapporti dei due testimoni latino e veneto in esso compresi con il resto delle rispettive tradizioni testuali. Particolarmente interessante risulta inoltre l’esame dell’aspetto linguistico del testo veneto: la maggiore antichità del codice Marciano (trecentesco) rispetto al (quattrocentesco) Londinese consente infatti di delineare con maggiore chiarezza le diverse componenti di base della lingua del volgarizzamento.
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Guerra, Sergio. "Il ruolo dei ‘saraceni’ nel consolidamento di un senso della nazione nell’Inghilterra del XIV secolo." Linguæ & - Rivista di lingue e culture moderne, no. 15 (2016) 2 (December 2016): 9–25. http://dx.doi.org/10.7358/ling-2016-002-guer.

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König-Pralong, Catherine. "Philosophiefeindlichkeit und konservatives Denken: Karl Wittes Dante." Deutsches Dante-Jahrbuch 95, no. 1 (September 23, 2020): 117–30. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2020-0010.

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Abstract:
Riassunto Agli antipodi della rappresentazione di Dante come precursore dell’unità nazionale, elaborata dalla filologia erudita italiana, Karl Witte, il più importante dantista di lingua tedesca del XIX secolo, costruì l’immagine di un Dante mistico e antirazionalista, cattolico e conservatore. Il presente articolo analizza, in primo luogo, il progetto intellettuale di Witte a partire dalle reti di relazioni sociali da lui intrattenute, dalle università prussiane sino alla Roma dei pittori ›nazareni‹, per giungere all’università di Halle, dove Witte occupò la cattedra di diritto romano per un periodo di quasi cinquant’anni. In un secondo momento, il contributo si sofferma sulla ricezione delle interpretazioni di Witte, e in particolare della sua lettura riduttiva del Convivio e della filosofia che in esso si esprime. L’articolo mostra come i dibattiti suscitati dai lavori di Witte abbiano infine ecceduto le aspettative del suo stesso autore per dar luogo a una vasta discussione sulla natura e sul valore della scolastica.
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Casini, Simone. "I media italiani all’estero: questioni linguistico-educative tra nostos, tradizione, identità e nuove generazioni." Italian Canadiana 35 (August 18, 2021): 285–306. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v35i0.37234.

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Abstract:
Il contributo prende in esame il ruolo educativo che i media hanno esercitato nella storia linguistica italiana e internazionale, tracciando un profilo semiotico sulle implicazioni che questi hanno avuto nel determinare il paradigma del nostos in contesto estero e migratorio. A fronte di una prima ricognizione sui processi linguistico-educativi italiani per i quali è risultato evidente il ruolo dei mezzi di comunicazione nella definizione del processo di unificazione linguistica nazionale, l’analisi propone una riflessione sui media italiani in Canada, affrontandone le dinamiche in chiave linguistico educativa con una prospettiva intergenerazionale che sostenga il ruolo del nostos entro le diverse generazioni di utenti. L'analisi si conclude con una indagine sociolinguistica e con una riflessione che guarda ai media come fattore di una rete articolata di elementi in grado di cooperare per arginare il processo di diminuzione della presenza della lingua italiana in contesto straniero sui piani della formazione e del generale uso linguistico.
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Molina Sangüesa, Itziar. "Diseño de una ontología aplicada a la lexicografía histórica digital." Círculo de Lingüística Aplicada a la Comunicación 93 (February 9, 2023): 229–42. http://dx.doi.org/10.5209/clac.72654.

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Abstract:
Este trabajo tiene como objetivo esbozar el diseño de una ontología —denominada DHistOntology— común para el Nuevo Diccionario Histórico del Español (NDHE) de la Real Academia Española y el Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (TLIO) del instituto de investigación “Opera del Vocabolario Italiano” (Consiglio Nazionale delle Ricerche) - Accademia della Crusca. En concreto, mostraremos la metodología y los procedimientos que se han llevado a cabo en la construcción del dominio correspondiente a la salud y la enfermedad, cuya finalidad es que se pueda proyectar una búsqueda de palabras más eficaz, implementada computacionalmente, en este par de repertorios lexicográficos digitales, al mismo tiempo que dé cuenta tanto del ingente caudal terminológico almacenado en los mismos como de la red de relaciones que entre ambos se establecen. Nos servimos, pues, de las nuevas herramientas tecnológicas —que nos brinda la inteligencia artificial— para la gestión del conocimiento en la web semántica aplicadas a la lexicografía histórica.
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Florio, Isabella, Annarita Liburdi, and Luca Tiberi. "Costruire una biblioteca digitale." DigItalia 15, no. 1 (June 2020): 99–107. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00007.

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Abstract:
Grazie all’accordo di collaborazione interna al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) tra l’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia dell’idee (ILIESI) e la Biblioteca centrale “G. Marconi”, siglato nel 2016, è stato possibile portare a compimento il progetto di digitalizzazione della collezione di microforme dell’ILIESI. La collezione è composta prevalentemente da lessici filosofici e testi di autori, relativi alla storia intellettuale europea del Cinquecento e Seicento. Due secoli che vedono la nascita del pensiero moderno e della nuova scienza, nel corso dei quali, dalla comune matrice latina, viene sviluppandosi la terminologia filosofica e scientifica delle lingue moderne. Il contributo analizza le scelte effettuate dallo staff tecnico per il recupero e la digitalizzazione del materiale, presentando il laboratorio di digitalizzazione della Biblioteca centrale. Infine vengono illustrate le future modalità di fruizione e valorizzazione della collezione digitalizzata.
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Bralić, Snježana, and Maja Bezić. "LA RAPPRESENTAZIONE MEDIATICA DEL MIGRANTE TRA ACCOGLIENZA E DIFFIDENZA." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 301–17. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.17.

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Abstract:
Negli ultimi decenni del Novecento le nuove guerre, le pulizie etniche e i disastri ambientali hanno creato un alto numero di migranti e profughi, persone in fuga e in transito che si spostano alla ricerca di migliori condizioni di vita. Dato che l'Europa, e in particolar modo l'Italia, si sentono in pericolo, colpiti dalla sindrome d'invasione per i continui arrivi di immigrati, si sono formati nuovi muri, non solo materiali, ma anche muri e frontiere mentali. Il nuovo clima ha favorito la nascita di parole nuove relative ai movimenti migratori e alla percezione della figura del migrante. Con la crescita del fenomeno, si è diffusa un'epidemia di pregiudizi e stereotipi di fronte alle persone percepite come oggettivamente diverse. I termini e le espressioni, a cui si ricorre per indicare i nuovi arrivati, abbondano di etichette del migrante la cui rappresentazione mediatica risulta per lo più negativa. Da diversi studi che trattano questo argomento si percepisce che il discorso mediatico italiano, centrato sull’emergenza, contribuisce alla stereotipizzazione negativa dello straniero, legata alla criminalità e pericolosità. Secondo Maneri e Dal Lago lo straniero viene percepito come una minaccia alla società italiana ed europea e discriminato innanzitutto dal linguaggio usato per rappresentarlo, mentre la contrapposizione tra Noi e Loro viene rafforzata da generalizzazioni e dall’uso del lessico metaforico. Il corpus che si propone di studiare e analizzare si riferisce agli articoli sul tema delle migrazioni, tratti dai due giornali quotidiani italiani di diffusione nazionale. Si prendono in esame gli articoli pubblicati in due periodi diversi, corrispondenti ai differenti contesti sociopolitici della realtà italiana (settembre 2015 e aprile 2017), e in tal modo si tenta di osservare e studiare la lingua nel suo ruolo da protagonista nella costruzione dell’immagine mediatica dei migranti.
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Gremo, S., G. Iannarelli, and M. Vadori. "L'assistenza nefrologica alla persona straniera: ieri, oggi e domani." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 2 (January 26, 2018): 81–86. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1144.

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Abstract:
I dati ISTAT al 1° gennaio 2006 dichiaravano che la quota degli stranieri iscritti in Anagrafe era pari al 4.5%, tuttavia si riscontravano forti differenze a livello territoriale. Lo confermano i dati del XXI Rapporto sull'immigrazione al 31 dicembre 2010, dove la ripartizione territoriale degli immigrati in Italia è a Nord Ovest 35.0%; a Nord Est 26.3%; al Centro 25.2%; al Sud e Isole 13.5%. La percentuale di iscrizioni nel 2010 è però aumentata al 7.5% (4 570 317 stranieri) a cui bisogna aggiungere oltre 400mila persone regolarmente presenti (Straniero Temporaneamente Presente) ma non ancora registrate in anagrafe. Questa realtà rispecchia anche quella del nostro Sistema Sanitario Nazionale e delle nostre sale dialisi. Presso la dialisi del Presidio Ospedaliero S.G. Bosco di Torino la persona assistita straniera, nel dicembre 2011, incideva per il 22.2% sul totale degli assistiti (7.2% in emodialisi, 4.2% ambulatorio post-trapianto, 10.8% ambulatorio pre-dialisi). La scarsa conoscenza della lingua italiana compromette la comunicazione tra operatori sanitari e PA e una difficile aderenza terapeutica alle prescrizioni dietetiche-farmacologiche. Abbiamo cercato in questi anni di sopperire a queste difficoltà, mettendoci in relazione con la PA e i suoi familiari senza pregiudizi su stili di vita e valori, diversi da quelli usuali. Il nostro obiettivo è stato quello di risolvere le problematiche incontrate quotidianamente, ma anche con progetti di traduzione delle brochure in uso, e progettando corsi di formazione multiculturale per gli operatori addetti al trapianto renale. È stato laborioso educare all'autocura immunosoppressiva una PA straniera e analfabeta rientrata dal Centro Trapianti, altrettanto laborioso è stato far comprendere a una PA cinese e a una senegalese, che non parlavano italiano, la complessità della preparazione al trapianto, ma siamo riusciti nell'intento personalizzando il loro percorso e adattandolo ai loro punti di debolezza. (nursing)
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Paola, Galimberti. "Qualitŕ e disponibilitŕ dei dati sulla ricerca: l'archivio istituzionale fra intenzioni e realtŕ." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 48 (January 2012): 59–78. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-048005.

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Abstract:
La valutazione č diventata e sarŕ sempre piů una delle strategie dei sistemi di governance delle universitŕ ma anche dei sistemi di ricerca nazionali. Anche in Italia si sta ponendo sempre di piů l'accento sull'efficacia e l'efficienza della ricerca finanziata con fondi pubblici. Gli atenei italiani si trovano perň ad affrontare un duplice problema: il primo č trasversale e riguarda la completezza e correttezza dei dati sulla produzione scientifica a disposizione di chi deve valutare a qualunque livello. Mancano in generale dati affidabili e completi a livello centrale e locale che permettano la costruzione di indicatori attendibili, robusti e comparabili a livello nazionale e internazionale. Il secondo problema č specifico e riguarda la difficoltŕ nell'individuare criteri adeguati, simili e coerenti per valutare (anche in termini comparativi) la produzione scientifica nelle scienze umane, che utilizzando canali di disseminazione dei risultati diversi dall'articolo e prevalentemente la lingua italiana, resta esclusa dai principali database citazionali. Dal 2004 l'universitŕ di Milano raccoglie i metadati relativi alla produzione dei propri ricercatori in un Archivio istituzionale (AIR) che rappresenta una vetrina esaustiva della produzione scientifica dell'ateneo, unica nel panorama italiano. Dal 2008 si č cominciato a pensare di utilizzare i dati contenuti nell'archivio ai fini della valutazione della produttivitŕ e della produzione di singoli gruppi e strutture (valutazione scuole di dottorato, valutazione dipartimenti). Gli esercizi svolti fino ad ora hanno messo in risalto criticitŕ e potenzialitŕ di questo strumento e hanno permesso un ripensamento e una messa a punto nell'ottica di una sua migliore performance e di possibili sviluppi futuri. Il presente lavoro prende in esame due esercizi (analisi della produttivitŕ della Facoltŕ di Lettere e Filosofia, Raccolta di dati ai fini di effettuare una prevalutazione in vista della VQR 2004-2008) che, pur facendo emergere alcune criticitŕ dell'archivio che necessitano di correzione, ne hanno confermato l'efficacia ai fini della disseminazione ma anche della valutazione della produzione dell'Ateneo.
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Reis, Adriana Aparecida De Jesus, and Mirian Salvestrin Bonetto. "As Molduras do Decamerone e do Pentamerone." Revista Italiano UERJ 12, no. 2 (July 13, 2022): 19. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67595.

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Abstract:
RESUMO: Giovanni Boccaccio, ao escrever sua obra-prima Decamerone no Trecento italiano (século XIV), emprega a narrativa-moldura para unir, em um encadeamento sucessivo, suas cem novelle. Procedente da retórica medieval e das narrativas orientais, a narrativa-moldura recebe de Boccaccio uma nova função: passa a integrar efetivamente a obra, tornando-se indispensável para a compreensão do todo. Giambattista Basile, escritor napolitano do Seicento (século XVII), retoma essa estrutura narrativa em sua coletânea de cinquenta contos maravilhosos intitulada Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerille, publicada postumamente entre 1634-36 em língua napolitana pela irmã do escritor. A obra-prima de Basile é também conhecida como Pentamerone ossia la fiaba delle fiabe, título atribuído pelo estudioso e crítico italiano Benedetto Croce em 1925, ao traduzi-la da língua napolitana para o italiano standard, em alusão à organização inaugurada por Boccaccio na Literatura Italiana a fim de tornar o livro napolitano mais conhecido na literatura nacional. Desse modo, em nosso estudo, temos o objetivo de investigar em que medida Giambattista Basile retoma o seu ilustre antecessor florentino, isto é, quais são os diálogos que a moldura do Pentamerone estabelece com a moldura do Decamerone, tendo em vista a diferença de contextos de produção entre ambos os livros.Palavras-chave: Boccaccio. Decamerone. Basile. Pentamerone. Narrativa-moldura. ABSTRACT: Quando scrive il suo capolavoro Decamerone nel Trecento, Giovanni Boccaccio usa il racconto-cornice per unire, in concatenamento, le sue cento novelle. Procedente dalla retorica medioevale e dalle narrazioni orientali, il racconto-cornice ottiene da Boccaccio una nuova funzione: comincia a integrare efficacemente l’opera, diventando indispensabile per la comprensione del tutto. Giambattista Basile, lo scritore napoletano del Seicento, riprende questa struttura narrativa nella raccolta sua costituita da cinquanta racconti fiabeschi ed intitolata Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerille. Quest’opera fu pubblicata dopo la morte di Basile, tra 1634-1636, in lingua napoletana da sorella dello scritore. Il capolavoro di Basile è anche conosciuto come Pentamerone ossia la fiaba delle fiabe, titolo assegnato dallo studioso e critico italiano Benedetto Croce nel 1925, quando lui ha fatto la traduzione dalla lingua napoletana all’italiano, facendo riferimento all'organizzazione inaugurata da Boccaccio nella Letteratura Italiana, affinché potesse diventare il libro napoletano più famoso nella letteratura nazionale. In questo modo, nel nostro studio, abbiamo l’obbiettivo di analisare a che punto Giambattista Basile riprende il suo illustre predecessore fiorentino, cioè, quali sono i dialoghi che la cornice del Pentamerone stabilisce con la cornice del Decamerone, in vista alla diferenza dei contesti di produzione tra entrambi i libri.Parole-chiave: Boccaccio. Decamerone. Basile. Pentamerone. Racconto-cornice. ABSTRACT: When Giovanni Boccaccio wrote his masterpiece Decamerone during the Italian Trecento (14th century), he used the frame story to unite, in a successive chain, his one hundred short stories. A precedent of medieval rhetorics and eastern tales, the frame story received a new role from Boccaccio: it started to effectively integrate the book and became indispensable for the understanding of the whole. Giambattista Basile, Neapolitan writer from the Seicento (17th century), reintroduces this narrative structure in his collection of fifty fairy tales named Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerille, posthumously published in Neapolitan language by his sister between 1634-1936. Basile’s masterpiece is also known as Pentamerone, title given to the book by the Italian scholar and critic Benedetto Croce in 1925, when he translated it to the standard Italian, as a reference to the narrative organization inaugurated by Boccaccio in Italian Literature in order to expand the Neapolitan book’s reach at a national level. Thus, we intend to investigate to what extent Giambattista Basile refers to his illustrious predecessor or, in other words, what kind of dialogue the Pentamerone’s frame story keeps with Decamerone’s, considering the different contexts of production of both pieces.Keywords: Boccaccio. Decamerone. Basile. Pentamerone. Frame story.
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Gouwens, Kenneth. "John M. McManamon, S.J. Pierpaolo Vergerio the Elder: The Humanist as Orator. Tempe: Medieval and Renaissance Texts and Studies, 1996. xiv + 221 pp. $26 ISBN: 0-88698-204-3. - Francesco Bausi. Nee rhetor neque philosophus: Fonti, lingua e stile nelle prime opere latine di Giovanni Pico delta Mirandola (1484-87). Florence: Olschki, 1996. 213 pp. IL 48,000 ISBN: 88-222-4426-5. - Carolyn James, Giovanni Sahadino degli Arienti: A Literary Carter. (Istituto Nazionale di studi sul Rinascimento. Quaderni di “Rinascimento” 32) Florence: Olschki, 1996. vii + 160 pp. IL 42,000 ISBN: n.a." Renaissance Quarterly 52, no. 1 (1999): 227–30. http://dx.doi.org/10.2307/2902025.

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Salbego, Marco. "Lingua, spazio, nazione. Potenzialità didattiche di alcune parole chiave nella storia della frontiera adriatica." Novecento, no. 18 (2025). http://dx.doi.org/10.52056/9791254693162/10.

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Digiacomo, Alexander. "TEACHING ITALIAN LANGUAGE AND CULTURE THROUGH DANTE’S INFERNO / INSEGNARE LA LINGUA E LA CULTURA ITALIANA ATTRAVERSO L’INFERNO DI DANTE." European Journal of Foreign Language Teaching 6, no. 1 (February 8, 2022). http://dx.doi.org/10.46827/ejfl.v6i1.4158.

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Abstract:
<p>Italian theorists have developed an inductive text-centred approach to L2 language learning that encourages students to be more autonomous and active in the language-learning classroom than traditional language learning approaches. This method contrasts with traditional language-teaching methodologies, which use teacher-centred approaches that focus solely on grammar fundamentals and the variety of rules that describe mainstream language-learning procedures. It is well known that language students can benefit from learning about the culture and the literature of the target-language nation because it leads to the heightened curiosity and a deeper understanding of the various rules and truths associated with the language. Significantly, this exercise draws the inference that links cultural awareness, language learning, and development and creates a strategic learning platform that emphasises the learner’s contribution to learning. This paper puts theory into practice by proposing a contextualised learning unit in which students learn about culture, literature, and language through the lens of Dante’s Inferno. The proposed didactic unit is framed upon six instances of inductive learning: motivation, globality, analysis, synthesis, reflection, and verification. This paper also discusses teachers' considerations when selecting authentic texts and highlights the benefits of teaching literary texts to language students.</p><p> </p><p>I teorici italiani hanno sviluppato un approccio induttivo centrato sul testo per l’apprendimento della lingua L2 che incoraggia gli studenti ad essere più autonomi e attivi nell’apprendimento della lingua in classe rispetto agli approcci di apprendimento linguistico tradizionali. Questo metodo contrasta con le metodologie tradizionali di insegnamento delle lingue, che utilizzano approcci centrati sull’insegnante i quali si concentrano esclusivamente sui fondamentali grammaticali e sulle varietà di regole che descrivono le procedure convenzionali di apprendimento linguistico. È ben noto che gli studenti di lingue possono trarre beneficio dall’apprendimento della cultura e della letteratura della nazione della lingua di destinazione, perché questo porta a una maggiore curiosità e a una più profonda comprensione delle varie regole e verità associate alla lingua. In modo particolare, questo esercizio formula l’inferenza che collega consapevolezza culturale, apprendimento linguistico e sviluppo, e crea una piattaforma di apprendimento strategica che enfatizza il contributo dello studente all’apprendimento. Questo elaborato mette in pratica la teoria proponendo un’unità di apprendimento contestualizzata in cui gli studenti imparano la cultura, la letteratura e la lingua attraverso la lente dell’Inferno di Dante. L’unità didattica proposta si basa su sei esempi di apprendimento induttivo: motivazione, globalità, analisi, sintesi, riflessione e verifica. Questo elaborato discute anche le considerazioni degli insegnanti nella scelta di testi autentici e mette in evidenza i benefici dell’insegnamento di testi letterari agli studenti di lingue. </p><p> </p><p><strong> Article visualizations:</strong></p><p><img src="/-counters-/edu_01/0926/a.php" alt="Hit counter" /></p>
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Lombardo, Istituto. "Idee in cerca di parole Parole in cerca di idee." Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, December 20, 2012, 1–194. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2012.128.

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Abstract:
Perché il titolo. All’opera di Maurizio Vitale l’Istituto Lombardo dedica questo secondo momento di riflessione, per ripercorrere sulle sue pagine la storia della «lingua nostra» dalle Origini alla Contemporaneità. Muovere dal Medioevo delle autonomie comunali, significa analizzare i punti di attrito e di innesto della tradizione classica nel rinnovamento della cristiana res publica d’Europa, della letteratura e della grammatica di Roma in altre grammatiche e letterature, della ricezione del lessico dell’alta e rinascente, non solo infima e corrotta, latinità nei repertori dei volgari diversamente osmotici, che davano ciascuno un suo nome a non tutte le cose e a non tutte le idee, quelle proprie alla teologia dei chierici, alla scienza degli arabi, al fervore degli uomini di governo, alla industria dei mercanti e degli artigiani, allo stile degli scrittori. La lingua formata sul canone trecentesco fiorentino, che è divenuta italiana, a partire dal secolo xvi della scrittura colta, dal Risorgimento in poi della nazione, ha difeso la propria identità nelle opere letterarie storiche e scientifiche, nelle dispute accademiche e nei ludi grammaticali, nei testi legislativi e della informazione, l’ha arricchita e corretta a confronto con le emergenti classi sociali da una parte, con il quasi generale progresso ideologico e culturale dall’altra. Continua ansiosa, forse stanca, appena oltre la soglia del suo secondo millennio, gravata dal peso di molte parole tradite, dall’esaurirsi nel vacuo delle valenze semantiche, quelle identitarie e rigenerative trasmesse al nostro oggi dai sommi poeti e dai grandi pensatori anche in altra lingua, come dal disperso popolo che le ha sapientemente reagite: a chiedere che si partecipi, con voce italiana, al dialogo ecumenico. (a. s.)
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Balakina, Ksenia. "Learner corpora nella didattica delle lingue: uno studio sui costrutti possessivi della lingua russa." H2D. Revista de Humanidades Digitais 1, no. 1 (May 27, 2019). http://dx.doi.org/10.21814/h2d.232.

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Abstract:
Lo scopo di questo studio è mostrare il modo in cui i learner corpora paralleli, ovvero le raccolte elettroniche delle traduzioni verso la seconda lingua (L2) effettuate dagli studenti, possono contribuire non solo al miglioramento della didattica della traduzione attiva, ma anche allo studio della L2 in generale. Verranno presentati i risultati di una ricerca basata sul primo learner corpus italiano-russo, che raccoglie traduzioni dall'italiano al russo, svolte da madrelingua italiani che studiano la lingua russa come L2 all'università. Ci si soffermerà soprattutto sulle particolarità dell’uso di alcune espressioni di possesso. Le traduzioni dal learner corpus verranno paragonati ai dati del Corpus Nazionale della Lingua Russa da un lato, e ai dati di alcuni precedenti studi sulla categoria di possesso dall’altro. Tale analisi contrastiva metterà in evidenza le difficoltà nella scelta di alcuni costrutti possessivi in base ai contesti e nella valutazione degli stessi dal punto di vista della norma attuale della lingua russa.
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Avellis, Michela. "Scelta linguistica e identità nella popolazione bilingue ucraina." Altre Modernità, September 30, 2022, 256–76. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/18774.

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Abstract:
Nel 1991, la conquista dell’indipendenza da parte dell’Ucraina ha portato alla (ri)scoperta di un’identità nazionale e ha posto in primo piano la questione della lingua. Da allora, la lingua ucraina ha visto crescere il proprio status e ha iniziato ad essere utilizzata in sempre più domini comunicativi, mentre, parallelamente, la nuova Costituzione dichiarava il russo lingua di una minoranza nazionale. Tuttavia, il censimento del 2001 e altri sondaggi più recenti mostrano l’esistenza di un cospicuo gruppo di madrelingua russi, e rilevano che l’uso del russo come principale lingua di comunicazione riguarda un numero di persone che eccede la comunità madrelingua. Il presente articolo contribuisce a verificare la situazione sociolinguistica della lingua russa, presentando i risultati principali della ricerca sul campo che ho condotto in Ucraina nel 2018. Dall’analisi quantitativa e qualitativa dei dati raccolti emergono la complessità del contesto linguistico e culturale ucraino e il conflitto interiore che accompagna il problema della scelta linguistica: essa è, infatti, legata all’interrogativo riguardo alla propria identità e alla difficoltà diffusa a determinare un confine tra ciò che è ‘proprio’ e ciò che è ‘altro’.
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