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Journal articles on the topic 'Limiti esterni'

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Anna Manfredi, Rita. "Gioco nei limiti - Gioco dei limiti." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 1 (June 2021): 56–71. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-001004.

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Abstract:
L'autrice prende in esame il gioco nei limiti e sottolinea l'importanza del senso di libertà che il soggetto deve vivere e provare perché questa attività risulti ri-creativa e possa permettere la distinzione fra realtà interna e realtà esterna. Nello spazio intermedio che si crea l'Io raggiunge così una identità rappresentativa e sublimatoria. Il gioco dei limiti, invece, appare una attività che cerca, attraverso rischi esterni, di negare un vuoto profondo. Il gioco diventa un feticcio che viene usato per nascondere il "mancante" e che procura al soggetto una sensazione di estasi, di vitalità e una convinzione di eternità. Il gioco d'azzardo viene presentato attraverso un caso clinico. L'autrice utilizza tecniche non classiche dal punto di vista psicoanalitico al fine di relazionarsi con il paziente e aiutarlo a uscire dalla compulsione di ripetizione.
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Pireddu, Mario. "Media literacy, coding e cittadinanza digitale: apprendere e costruire con le tecnologie." Revista Espaço Pedagógico 26, no. 2 (May 10, 2019): 338–51. http://dx.doi.org/10.5335/rep.v26i2.8704.

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Abstract:
Il complesso rapporto tra educazione e tecnologia digitale può essere compreso se è chiaro il ruolo delletecnologie nell’ecosistema di rete che abitiamo. Le tecnologie non sono strumenti o aiuti esterni al corpo umano, ma agenti di trasformazione delle nostre strutture mentali e corporee. Il concetto di fluidità computazionale aiuta a superare i limiti delle teorie relative al pensiero computazionale: il coding può essere visto a tutti gli effetti come una forma di espressione e di padronanza di un linguaggio, secondo un approccio incentrato sulla progettazione, il pensiero critico e la creatività. Lo scopo delle attività di coding non è imparare abilità e concetti base dell’informatica, ma l’espressione di se stessi attraverso ambienti di sviluppo creativo. Padroneggiare il coding aiuta a sviluppare il proprio pensiero, a sviluppare la propria espressività e a sviluppare la propria identità. La fluidità computazionale ha a che fare non solo con la comprensione dei concetti computazionali e delle strategie di risoluzione dei problemi, ma anche con la capacità di saper creare e sapere come esprimersi con le tecnologie digitali per contribuire attivamente alla società verso una piena cittadinanza digitale.
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3

Di Paolo, Nicola, and Umberto Buoncristiani. "I limiti della dialisi peritoneale." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, Suppl. 5 (February 20, 2014): S8—S10. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.954.

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Abstract:
La dialisi peritoneale ha disatteso le aspettative dei nefrologi e di quella parte dell'industria che tanto ha investito in questo campo. Dopo 40 anni di studi, l'evidenza principale è stata quella della scarsa biocompatibilità della DP e dell'inaspettata potente reazione di difesa del peritoneo, che cerca in tutti i modi di difendersi da quella che ritiene una vera e propria aggressione esterna. Anche se molto è stato fatto per rendere più accettabile il trattamento, questo è ancora oggetto di frequenti complicazioni, che devono indirizzare il nefrologo a impiegare la DP solo dove esistono indicazioni assolute o controindicazioni alla dialisi extracorporea, tralasciando, per ora, la DP come trattamento di prima scelta.
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4

Zanon, Vittorio. "Ubuntu, io sono perché noi siamo. Empowerment di gruppo per giovani nigeriane vittime di tratta." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (January 2021): 98–112. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002008.

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Abstract:
Dal 2016 in Veneto ed in particolare a Verona si è registrato un enorme aumento di nigeria-ne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Come servizio sociale del Comune di Verona, all'interno delle azioni del Progetto NAVe Network Antitratta per il Veneto è emersa l'esigenza di essere più efficaci negli interventi dei vari attori coinvolti nel progetto di aiuto alle ragazze per molte difficoltà nella creazione di relazioni interpersonali di fiducia, con conseguenti esiti fallimentari dei percorsi di assistenza, dovuti sia a limiti dei dispositivi di intervento sia alle sempre più complesse problematiche rilevate (scarsa motivazione, com-portamenti adolescenziali, esiti da traumi, aborti, atti autolesivi, tentati suicidi, ricoveri ospe-dalieri, allontanamenti, comportamenti a rischio e devianti, uso inconsapevole dei social net-work, ecc.). C'era l'esigenza di mettersi in discussione e modificare approcci e modalità di intervento, al fine di essere più efficaci nei percorsi di inclusione individuali, cambiare pro-spettiva e rimettere al centro le vere protagoniste dei percorsi di inclusione. Si è quindi scelto di fare un lavoro di gruppo tra minorenni e neomaggiorenni in carico al servizio sociale. Puntando su accettazione incondizionata e autodeterminazione delle perso-ne, si è avviato un percorso di empowerment di gruppo per accompagnare le giovani nige-riane vittime di tratta seguite in un percorso pedagogico antioppressivo di liberazione. Le attività sono condotte e facilitate da tre assistenti sociali, una mediatrice linguistico cultu-rale nigeriana e da una ragazza nigeriana con funzione di peer educator. Da settembre 2018 si sono organizzati incontri di 4-5 ore ogni sei settimane. Come scelta di conduzione delle attività si è scelto di non dare eccessiva strutturazione agli incontri e di utilizzare delle tecniche di animazione per facilitare un clima informale che age-volasse le relazioni e la libera espressione. L'obiettivo principale non è quello di trasmettere contenuti, ma di stimolare un processo di maturazione e consapevolezza del sé. Il messaggio esplicitato da subito era molto chiaro: «come sistema pubblico di assistenza siamo molto in difficoltà: abbiamo bisogno che siate voi stesse a farci capire come aiutarvi meglio». Le ra-gazze hanno così compreso il ruolo di partecipazione attiva richiesto; contemporaneamente la sfida per il servizio sociale ed i sistemi di accoglienza è stata quella di mettersi maggior-mente in gioco, per ridare fiducia alle ragazze e riconoscere loro competenze e capacità nell'autodeterminarsi. Da loro è inizialmente emersa una propensione a concentrarsi su temi legati al presente ed al futuro (la vita in comunità, la stabilizzazione nel territorio italiano, il lavoro, ecc.) ed una tendenza ad evitare tematiche più dolorose (il passato, il viaggio e l'esperienza di tratta, il rapporto con la Nigeria, ma anche in qualche modo il riconoscimento/consapevolezza di uno status di vittima che necessita di protezione). Si sono coinvolti negli incontri vari soggetti esterni soggetti della rete dei servizi, anche di tipo istituzionali (Questura, servizi specialistici sociosanitari, ecc.), affrontando alcune tematiche scelte dalle ragazze (le regole delle comunità, i documenti, la salute, le emozioni, le relazioni interpersonali, ecc.). Dopo un anno e mezzo, si individuano alcuni iniziali indicatori di esito: continuità della pre-senza e partecipazione attiva agli incontri, clima del gruppo, interazioni tra le ragazze all'interno e fuori dal gruppo, creazione di vicinanza e fiducia verso le istituzioni, tenuta dei percorsi di inclusione, maggiore attenzione, consapevolezza e disponibilità a mettersi mag-giormente in gioco, oltre ad un allargamento e coinvolgimento attivo da parte di servizi so-ciosanitari pubblici.
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De Robertis, Daniela. "Alcune note di confine tra psicoanalisi relazionale e fenomenologia dell'alteritŕ." RICERCA PSICOANALITICA, no. 3 (November 2010): 59–75. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-003005.

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Abstract:
Incrementare il dialogo con la fenomenologia dell'alteritŕ potrebbe essere utile alla psicoanalisi per impostare piů criticamente il paradigma relazionale e contenere alcuni limiti e aporie che sono sopravvivenze del persistere di polaritŕ dicotomiche nel trattare il rapporto Sé-Altro, soggetto-oggetto, interno-esterno. Superando l'insidia ontologica e epistemologica dei dualismi, il pensiero d'intermediarietŕ, improntato alla nonduality, declina l'esperienza intersoggettiva non in termini contrapposti, ma complementari. Questa logica sincretica, che legge l'autonomia del soggetto come autonomia "relativa", garantisce la coerenza e la "realtŕ" del concetto di relazione.
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6

Di Palma, Francesco. "La storiografia tedesca sulla Ddr a venti anni dalla caduta del muro. Bilanci, prospettive, limiti." MONDO CONTEMPORANEO, no. 3 (April 2011): 119–35. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-003005.

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Abstract:
Il testo qui pubblicato fornisce al lettore italiano un'introduzione critica agli sviluppi storiografici ed al dibattito politico ed intellettuale che lo studio della Ddr ha suscitato in Germania dalla fondazione dello Stato tedesco orientale nel 1949 fino ai nostri giorni. La sezione dedicata agli studi apparsi nella Ddr č volutamente contenuta. Ugualmente lo č quella in merito alle opere pubblicate in Germania occidentale negli anni della divisione, che risentivano inevitabilmente, a fronte di alcune pregevoli eccezioni, di pressioni ed influenze ideologiche. Il crollo dei regimi comunisti e la (ri-)apertura degli archivi alimentavano negli ultimi venti anni un vero e propriodi lavori dedicati alla Ddr. Il piů recentedi ricerca si sviluppa prevalentemente attorno a due tematiche specifiche. Sul fronte interno, una maggiore concentrazione sul rapporto partito-societŕ, con un occhio di riguardo per le dinamiche di rinnovo e "costruzione del consenso"; sul fronte esterno, una risorgenza delle analisi internazionali comparate, con l'obiettivo di radicare la storia della Ddr, ed in particolar modo l'attivitŕ politica e propagandistica della Sed, in un contesto transnazionale, comprendente anche i partiti comunisti del mondo occidentale.
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Mutinelli, Marco, and Sergio Mariotti. "L'evoluzione delle imprese multinazionali italiane e il ruolo del quarto capitalismo." ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE, no. 1 (April 2009): 123–34. http://dx.doi.org/10.3280/poli2009-001008.

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Abstract:
- The purpose of this article is to outline the evolution of Italian multinational firms during the 2001-2007 period. The descriptive statistics show that a selected group of medium-sized firms has outperformed the other Italian multinationals in terms of growth rate. The evidence is consistent with the hypothesis of the emergence in Italy of the so-called "fourth capitalism", as an alternative successful model to both the industrial districts and the large chandlerian corporations. Some limits of this structural evolution are also discussed. Keywords: foreign direct investments (FDIs), Italian multinational firms Parole chiave: investimenti diretti esteri (IDE), imprese multinazionali italiane Jel Classification: F23
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8

Hodges, Richard, Sheila Gibson, and Andrew Hanasz. "Campo la Fontana: a late eighth-century triconch chapel and the Ponte Latrone at the entrance to the territory of San Vincenzo al Volturno." Papers of the British School at Rome 58 (November 1990): 273–97. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011673.

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Abstract:
CAMPO LA FONTANA: UNA TRICORA DEL TARDO VIII SECOLO D.C. E IL PONTE LATRONE ALL'INGRESSO DEL TERRITORIO DI SAN VINCENZO AL VOLTURNOUna tricora altomedievale è stata identificata da Franco Valente nel 1985 accanto al Ponte Latrone (una costruzione romana che attraversa il fiume Volturno presso Venafro). La tricora, che evidenzia numerose similarità con la Chiesa della Cripta a San Vincenzo al Volturno, presenta tre fasi principali. La prima è costituita da una cappella con corto nartece che porta a un abside ben costruita. La cappella aveva un'ampia porta, una piccola finestra strombata nel lobo dell'abside centrale e un tetto a cupola. La malta rinzaffata sui muri esterni e la costruzione stessa dell'abside riportano alla tecnica di lavorazione adottata a San Vincenzo nella fase 3c (ca 780–800 d.C). Nella seconda fase la cupola viene sostituita da un tetto voltato. Nel corso della terza, durante il XVIII e XIX secolo, il nartece fu ristrutturato per accogliere nel primo piano un fienile, mentre l'abside fu adattata a stalla. È probabile che questa cappella sorgesse al limite meridionale del territorio di San Vincenzo al Volturno.
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Kimenyi, Mwangi S. "The Causal Relationship Between Revenues and Expenditures: A Developing Country Case Study." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 1 (April 1, 1990): 3–11. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344875.

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Abstract:
Abstract Sono le entrate che determinano il volume delle spese di uno Stato oppure la relazione causale va letta in senso inverso? Il quesito, su cui gli economisti esprimono visioni differenti, è di fondamentale importanza per individuare le variabili economiche su cui il policy maker deve agire per ridurre la presenza dello Stato nell’economia e la minor crescita di quest’ultima che ne consegue. Il problema è particolarmente delicato nei paesi in via di sviluppo e coinvolge il ruolo svolto dagli aiuti e dai prestiti esteri di cui tali paesi beneficiano: infatti, se sono le entrate la variabile indipendente, i prestiti esteri aumentando le dimensioni del settore pubblico, potrebbero limitare le capacità di crescita dell’economia del paese.Valendosi di strumenti econometrici, Kimenyi cerca di individuare la relazione esistente tra entrate e spese in un’economia in via di sviluppo scegliendo il Kenia come case study. Il test di causalità di Granger applicato ai dati delle variazioni delle entrate e delle spese effettuate dal governo del Kenia nel periodo 1963-1987 dimostra che entrambi i rapporti di causalità sono verosimili. La conclusione che si trae è che occorre limitare la spesa pubblica. La natura della maggior parte dei governi dei paesi del Terzo Mondo, però, rende utopistica l’ipotesi di imporre un equilibrio di bilancio ed un limite al ricorso al prestito estero tramite norme costituzionali: Kimenyi quindi suggerisce che prestiti ed aiuti siano canalizzati, per esempio, da banche private verso investitori privati nel paese ricevente.
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Lombardi, Mauro, and Nicolň Bellanca. "Le traiettorie reticolari dell'innovazione territoriale." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 122 (June 2011): 17–30. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122002.

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Abstract:
I sistemi socio-economici locali (Ssl) sono stati interpretati dalle tradizioni di studi risalenti a Marshall, Porter e Krugman principalmente considerando la prossimitŕ spaziale degli attori. Era l'ancoraggio territoriale a far lievitare forme peculiari di economie esterne, di vantaggi competitivi e di dinamiche endogene. Negli ultimi decenni, tuttavia, questi sistemi hanno attraversato cambiamenti multi-dimensionali a molteplice scala. Le nuove connotazioni strutturali - tra cui la prossimitŕ cognitiva, la, la complementaritŕ di contratti formali e accordi informali nelle collaborazioni tra imprese, le reti translocali - richiedono un differente quadro teorico e comportano diverse implicazioni di policy. Il quadro teorico pone al centro la co-evoluzione di tecnologie, modelli organizzativi, culture e istituzioni. Entro la molteplicitŕ di traiettorie rese possibili da tale co-evoluzione, ciascun Ssl è sia correlato ad un sistema socio-tecnico che ne limita le dinamiche di mutamento, sia inserito in percorsi lungo i quali puň accedere in modi discontinui ad orizzonti tecno-economici lontani. Le implicazioni di policy debbono pertanto riferirsi alle traiettorie innovative che l'attuale transizione socio-tecnica globale rende possibili ad uno specifico gruppo di Ssl, che è nel nostro caso la Toscana. Sul piano strategico operativo - considerando i limiti politici e civili della societŕ in oggetto - tentiamo di cogliere alcuni cruciali "colli di bottiglia" che bloccano la percezione e il perseguimento degli interessi collettivi di lungo periodo. Questi blocchi riguardano la miopia cosě degli imprenditori come delle istituzioni pubbliche nei riguardi del potenziale tecnico-scientifico effettivamente accessibile e dei percorsi evolutivi che converrebbe imboccare; l'inadeguatezza delle forme istituzionali entro cui vengono prodotti e gestiti i beni comuni o; la carenza di appropriati modi per capitalizzare le imprese innovative. Per ognuno di tali lock-in avanziamo proposte costruttive percorribili.
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Souza, Renato Ferreira de, Valdemar Faquin, Luis Arnaldo Fernandes, and Fabricio Wiliam de Avila. "Nutrição fosfatada e rendimento do feijoeiro sob influência da calagem e adubação orgânica." Ciência e Agrotecnologia 30, no. 4 (August 2006): 656–64. http://dx.doi.org/10.1590/s1413-70542006000400010.

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Abstract:
Sendo um nutriente essencial em diversas funções celulares, o fósforo freqüentemente limita o desenvolvimento do feijoeiro devido sua alta capacidade de adsorção aos componentes mineralógicos do solo e sua baixa disponibilidade à absorção vegetal. Práticas de manejo do solo, como aumento do teor de matéria orgânica e a calagem, são bastante eficazes na redução do fenômeno de adsorção de P no solo e aumento de sua disponibilidade para a absorção vegetal. Objetivando avaliar o efeito de doses de esterco bovino e calcário sobre a nutrição fosfatada e produção do feijoeiro, foram conduzidos, em casa-de-vegetação do Departamento de Ciência do Solo da Universidade Federal de Lavras, quatro experimentos utilizando-se o delineamento inteiramente ao acaso, em esquema fatorial 5x4 e quatro repetições, em vasos contendo 3 dm³ de amostras dos solos Neossolo Quartzarênico órtico, textura arenosa (RQo), Latossolo Vermelho-Amarelo distrófico, textura média (LVAd-1), Latossolo Vermelho-Amarelo distrófico, textura argilosa (LVAd-2) e Latossolo Vermelho distrófico, textura muito argilosa (LVd), onde foram cultivadas três plantas de feijoeiro. Os tratamentos foram constituídos pela aplicação de cinco doses de esterco bovino (0; 2,5; 5,0; 7,5 e 10% do volume do solo) e quatro níveis de calagem (0,0; 0,5; 1 e 2 vezes a dose recomendada para atingir V=60%). Foram avaliados a produção de matéria seca da parte aérea e grãos e o acúmulo de P na matéria seca da parte aérea total. A calagem e a adubação orgânica promoveram aumentos na absorção, acúmulo de P e produção de grãos pelo feijoeiro, o qual apresentou as melhores respostas com a dose 10 % de esterco bovino combinada com o nível 1,0 de calagem.
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Ilko, V., Z. Zelinková, M. Doležal, and J. Velíšek. "3-Chloropropane-1,2-diol fatty acid esters in potato products." Czech Journal of Food Sciences 29, No. 4 (August 10, 2011): 411–19. http://dx.doi.org/10.17221/468/2010-cjfs.

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Abstract:
The levels of 3-chloropropane-1,2-diol (3-CPD) and fatty acid esters in raw potatoes, potato flakes, instant mashed potatoes, 2 potato dumplings, 32 French fries, and 61 potato crisps are reported. In a majority of the samples, free 3-CPD amount was under the limit of detection (&lt; 3 &mu;g/kg) or under the limit of quantification (&lt; 9 &mu;g/kg). Higher concentrations of free 3-CPD were found in potato flakes (37 &mu;g/kg) and seven samples of potato crisps (10.4&ndash;46.2 &micro;g/kg).<br />Low concentrations of bound 3-CPD were present in raw potatoes (2 &mu;g/kg), potato flakes (18 &micro;g/kg), mashed potatoes (38 &micro;g/kg) and potato dumplings (10&ndash;13 &micro;g/kg). Higher levels of bound 3-CPD occurred in fried potato products. The amount of bound 3-CPD in pre-fried French fries was 27&ndash;64 &micro;g/kg, in fried French fries its content was 100&ndash;258 &micro;g/kg. In potato crisps, the bound 3-CPD amount was 98&ndash;2201 &micro;g/kg. A striking difference was observed between the levels of bound 3-CPD in crisps fried in rapeseed oil and in fractionated palm oil (palmolein). For that reason, the changes were studied of the bound 3-CPD levels in palm oil after heating and in blends of rapeseed and palm oil during frying. It was proven that the frying oils absorbed into the fried potato products represent the main source of bound 3-CPD.
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CINIGLIO APPIANI, M., B. VERILLAUD, D. BRESSON, E. SAUVAGET, J. P. BLANCAL, J. P. GUICHARD, J. P. SAINT MAURICE, et al. "Fibroma ossificante dei seni paranasali: diagnosi e management." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 5 (October 2015): 355–61. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-533.

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Abstract:
Le lesioni fibro-ossee benigne raramente colpiscono i seni paranasali e sono suddivise in 3 entità: osteoma, displasia fibrosa e fibroma ossificante. Questi presentano simili caratteristiche cliniche, radiologiche e istologiche ma hanno un comportamento diverso. Il fibroma ossificante, in particolare la variante istologica giovanile, può presentare un comportamento aggressivo con un alto rischio di recidiva se rimosso in modo incompleto. Lo scopo dello studio è quello di paragonare il comportamento clinico del fibroma ossificante con quello delle altre lesioni fibro-ossee; di evidenziare un eventuale comportamento differente tra i vari sottotipi istologici; di descrivere i vantaggi, i limiti e i risultati della chirurgia endoscopica endonasale rispetto ai dati presenti in letteratura. Abbiamo analizzato retrospettivamente 11 pazienti affetti da fibroma ossificante naso-sinusale e trattati in un centro ospedaliero di terzo livello. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a TC. La RM è stata eseguita in caso di coinvolgimento del basicranio o in caso di recidiva. Una biopsia pre-operatoria è stata effettuata nei casi in cui la massa era raggiungibile per via endoscopica. Un paziente è stato sottoposto a embolizzazione pre-operatoria ed ha riportato una cecità monolaterale al termine della procedure. In base alla localizzazione, l’exeresi del tumore è stata eseguita con un approccio endoscopico (7 pazienti), esterno (3), combinato (1). Istologicamente 5 pazienti hanno riportato un sottotipo convenzionale, 5 la variante giovanile psammomatoide associata in un caso a cisti aneurismatica ossea, e un paziente la variante giovanile trabecolare. Tre pazienti affetti dalla variante istologica giovanile psammomatoide hanno presentato un’invasione del basicranio e sono stati sottoposti ad exeresi subtotale per via endoscopica che ha richiesto in seguito, a causa di un aumento di volume del residuo, un secondo intervento per via transbasale. I reperti clinici, radiologici e istologici dovrebbero essere considerati insieme per una accurata diagnosi differenziale tra le lesioni fibro-ossee. Ulteriori studi sono necessari per concludere se la localizzazione e l’estensione del fibroma ossificante al momento della diagnosi sono più importanti della variante istologica. L’approccio endoscopico è la prima opzione nella maggior parte dei casi anche se in alcuni selezionati pazienti l’approccio esterno risulta ancora necessario.
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Maria Bianchi, Emmanuele. "La risicoltura pavese nel secondo dopoguerra: mercato, meccanizzazione, mano d'opera e trasformazioni colturali." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (April 2022): 149–69. http://dx.doi.org/10.3280/sil2021-001009.

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Abstract:
Nel 1945 le risaie ufficialmente si ridussero, rispetto al '39, da 156.824 ettari a 97.035 in Italia e da 44.430 a meno di 23.000 in provincia di Pavia, con una perdita notevole soprattutto nell'ultimo anno. La risicoltura dipendeva dai mercati esteri per la collocazione delle eccedenze (circa il 50% del prodotto nazionale); inoltre, per combattere la disoccupazione a ogni azienda era imposto un forte carico di mano d'opera. I risicoltori erano per 2/3 affittuari e nei periodi di crisi faticavano ad aver un bilancio in attivo. La guerra di Corea (1950-53) tolse momentaneamente dal mercato un forte esportatore. La superficie nazionale e provinciale aumentò, ma dal '54 ricomparvero le difficoltà e il Ministero di Agricoltura, nel '56, fissò un limite di 140.000 ettari alla superficie (ridimensionamento). Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta sempre più lavoratori agricoli trovarono impiego nel ramo dell'industria e dal '62 la superficie a riso tornò libera: in pochi anni la risicoltura cambiò volto, affrontando le difficoltà derivanti da una meccanizzazione ancora imperfetta e dalle nuove sfide del Mercato Europeo Comune.
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Dutra, Maria De Fátima Batista, Magdi Hamed Ibrahim Aloufa, Natoniel Franklin de Melo, and José Ivan Pereira Leite. "ACLIMATIZAÇÃO DE GENÓTIPOS DE PALMA FORRAGEIRA Opuntia stricta (Haw.) E Nopalea cochenillifera (L.) Salm-Dyck RESISTENTES A COCHONILHA-DO-CARMIM (Dactylopius opuntiae) /ACLIMATIZATION OF CACTUS PEAR GENOTYPES Opuntia ficus-indica (L.) Mill RESISTANT TO CARMINE COCHINEAL (Dactylopius opuntiae)." HOLOS 7 (December 31, 2020): 1–19. http://dx.doi.org/10.15628/holos.2020.10689.

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Abstract:
A irregularidade das chuvas limita a produção natural de alimentos para os animais no semiárido Nordestino, lança-se mão da palma forrageira como recurso alimentar estratégico, pois esta cactácea possui aspectos fisiológicos essenciais, viabilizando a economia e o cultivo por longos períodos de estiagem. O objetivo deste trabalho foi testar como diferentes tipos de substrato influenciam o crescimento das palmas orelha de elefante e miúda resistentes à cochonilha-do-carmim durante o processo de aclimatização. Fragmentos de cladódios das duas variedades de palma, miúda e orelha de elefante, foram cultivados em meio de cultura Murashige e Skoog (1962), contendo reguladores de crescimento, em seguida os frascos foram abertos, as mudas lavadas em água corrente e submetidas à aclimatização em estufa com sistema de nebulização programada e temperatura constante de 30°C no qual foram testados quatro tipos de substrato: areia barrada, substrato orgânico comercial, areia barrada acrescida de esterco bovino e areia barrada acrescida de cama de frango. Após 120 dias de acompanhamento, o teste de análise de variância (ANOVA), evidenciou diferença estatística com relação ao diâmetro longitudinal e transversal das plântulas, os dados foram coletados aos 30, 60, 90 e 120 dias, ao final do período observou-se que o tratamento com cama de frango seguida do esterco de gado estimularam os cladódios jovens propiciando maior diâmetro longitudinal e transversal tanto para a variedade de palma miúda quanto para a variedade orelha de elefante.
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Jarošová, A. "Phthalic acid esters (PAEs) in the food chain." Czech Journal of Food Sciences 24, No. 5 (November 12, 2011): 223–31. http://dx.doi.org/10.17221/3318-cjfs.

Full text
Abstract:
Phthalic acid esters (PAEs) rank among the primary risk pollutants and their adverse effects may endanger the environmental balance and affect the ontogenetic development of live organisms and their body functions. Therefore, the aim of this study was to monitor the occurrence of PAEs in packaging materials and plastics (infusion sets), to evaluate the accumulation and distribution of the most common phthalates such as DEHP (di-2-ethylhexyl phthalate) and DBP (di-n-butyl phthalate) in body tissues and organs of pigs and broiler chicks having been administered the phthalates per os, to assess the occurrence of PAEs in pig and cattle farms in the district of Hodon&iacute;n (1997&ndash;1999), and to propose precautionary measures to mitigate the risk of PAE penetration into the food chain and the environments. DEHP and DBP contents in packaging materials ranged from 0.1 to 4259 mg DEHP, and from 0.1 to 1298 mg DBP per 1 kg printed packaging material, respectively. In haemodialysis patients, over 0.5 mg DEHP per 1 kg blood was found after three hours of haemodialysis. In combined feeds for farm animals (pigs, cattle, poultry), DEHP and DBP concentrations ranging from 0.07 to 1.77 and from 0.06 to 2.36 mg/kg feed, respectively, were detected. In all the food samples investigated, measurable levels of DEHP (less than 0.01&ndash;0.22 mg/kgsample) and DBP (less than 0.01 to 1.31 mg/kgsample) were found. In the experimental pigs and broilers, phthalates were distributed in all the organs monitored and the highest accumulation was found in adipose tissue as expected. All the samples withdrawn from farms in the Hodon&iacute;n district had measurable phthalate concentrations; the hygienic limit (4 mg/kg) was exceeded in 2 samples of swine adipose tissue (4.26 and 6.92 mg/kgfresh sample) and in 1 sample of cattle adipose tissue (4.75&nbsp;mg/kgfresh sample). &nbsp;
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Severino, Liv Soares, Gilvan Barbosa Ferreira, Cássia Regina de Almeida Moraes, Tarcísio Marcos de Souza Gondim, Gleibson Dionízio Cardoso, Joaquim Roque Viriato, and Napoleão Esberard de Macedo Beltrão. "Produtividade e crescimento da mamoneira em resposta à adubação orgânica e mineral." Pesquisa Agropecuária Brasileira 41, no. 5 (May 2006): 879–82. http://dx.doi.org/10.1590/s0100-204x2006000500023.

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Abstract:
O objetivo deste trabalho foi avaliar os efeitos da adubação orgânica e mineral sobre o crescimento e a produtividade da mamoneira (Ricinus communis). Avaliaram-se doses de esterco, P, K e micronutrientes, em solo de baixa fertilidade e baixa disponibilidade hídrica. Utilizou-se delineamento em blocos ao acaso, com três repetições e distribuição fatorial 3x2+4 (três doses de matéria orgânica, presença ou ausência de adubação mineral, com quatro combinações de doses de fertilizantes orgânicos e minerais e micronutrientes). Foram obtidos os seguintes valores de produtividade média: 163,7 kg ha-1, no tratamento sem adubação, e 596,9, 988,1 e 1.172,5 kg ha-1 com adubações orgânica mineral e orgânica + mineral, respectivamente. O P é o nutriente de maior importância para o aumento de produtividade e teor de óleo. A baixa disponibilidade hídrica limita a mineralização e a liberação de nutrientes do material orgânico.
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Bastos, Fernanda EA, Silas B. Ribeiro, André Felipe Borba, Leonardo T. Campos, Diego Fincatto, and Cláudia D. Bertoli. "Use of rabbit manure in lettuce culture: an alternative option." Horticultura Brasileira 40, no. 4 (December 2022): 367–72. http://dx.doi.org/10.1590/s0102-0536-20220403.

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Abstract:
ABSTRACT Organic fertilization favors the physical and chemical attributes improvement of the soil and promotes the use of waste that would be discarded in the environment. This study aimed to identify the appropriate levels of rabbit manure compost (RMC) from rabbit farming in the production of substrates for lettuce. The experiment was implanted in plastic pots using 5 treatments: 0%, 25%, 50%, 75% and 100% of RMC mixed with commercial substrate, in a completely randomized design with 10 replications. The analyzed variables were number of leaves per plant, shoot green matter, root green matter, shoot dry matter and root dry matter. There was an increase in number of leaves with the increase of the RMC doses incorporated into the substrate, up to the dose of 59.46%. The shoot green matter had its best response on 61.42% of RMC. In both variables there was a decline afterwards. The root green matter started with an increase up to the dose of 36.14% of RMC, followed by a decline, and another increase, not reaching the same values obtained at the beginning of the curve. An increase was observed in the shoot dry matter as the amount of RMC increased, up to the limit of 45.09%, and then declined. The root green matter showed an increase until approximately 25% of RMC, stabilizing on 75% of the compost. In general, values close to 60% of RMC mixed with the substrate presented the best results. We can conclude that the RMC can be used to promote a greater number of leaves, which are the economically viable parts of lettuce culture.
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Lima, Claudivan C., Eduardo S. Mendonça, Ivo R. Silva, Luis H. M. Silva, and Asunción Roig. "Caracterização química de resíduos da produção de biodiesel compostados com adição mineral." Revista Brasileira de Engenharia Agrícola e Ambiental 13, no. 3 (June 2009): 334–40. http://dx.doi.org/10.1590/s1415-43662009000300016.

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Abstract:
O objetivo do presente trabalho foi avaliar o efeito de diferentes enriquecimentos minerais na compostagem de resíduos provenientes da produção de biodiesel sobre características químicas do produto final. Foram utilizados os seguintes resíduos: bagaço de cana, cinza de bagaço de cana, esterco de galinha poedeira, torta de filtro e farelo de mamona. Estes materiais foram misturados e enriquecidos com fertilizante mineral NPK, pós de rochas de serpentinito + micaxisto e pó de gnaisse, obtendo-se oito compostos orgânicos distintos. Aos 0, 30, 90 e 120 dias de compostagem, essas misturas foram amostrados e realizadas análises de pH, condutividade elétrica, C, N, cinzas e na última amostragem foram determinados CTC e nutrientes totais. Apenas o composto enriquecido com NPK, sendo o N na forma de sulfato de amônio, atendeu a legislação pertinente a compostos orgânicos, enquanto os compostos contendo torta de filtro e mamona com e sem enriquecimento apresentaram pH abaixo do limite e os demais apresentaram teores de N ou C abaixo do mínimo estabelecido na legislação brasileira. A adição de pós de rochas de serpentinito + micaxisto contribuiu para elevação da CTC dos compostos.
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Conti, Emanuela. "La creazione del valore per il consumatore culturale: il caso "Musei in Rete Valle del Metauro"." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 1 (September 2010): 71–108. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-001004.

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Abstract:
L'obiettivo principale di questo lavoro č proporre un modello concettuale per analizzare e per sviluppare, in un'ottica di marketing, il processo di creazione del valore per il consumatore culturale. In particolare, il framework concettuale proposto suggerisce che i musei dovrebbero, cosě come le imprese, curare con attenzione le fasi di progettazione, creazione, comunicazione e consegna del valore per specifici target di utenti, coerentemente con il perseguimento della mission e nei limiti delle risorse a disposizione. Per validare tale modello teorico, applicabile alla piů vasta categoria delle organizzazioni artistiche e culturali (OAC) italiane, č stata condotta un'indagine qualitativa sui visitatori e sui gestori dei musei di una rete museale pesarese. La ricerca empirica ha evidenziato che esistono diversi segmenti di visitatori e situazioni piuttosto eterogenee in merito alla capacitŕ di creare valore per i propri visitatori, da musei che confermano le carenze nell'approccio al mercato registrate negli studi di carattere nazionale a realtŕ piů mature che dimostrano come un adeguato orientamento al marketing possa realmente aiutare a perseguire in modo piů efficace ed efficiente la propria mission. Le principali carenze riscontrate riguardano la non chiara definizione della missione e dei fini del museo, la scarsa conoscenza dei visitatori, la formulazione di una proposta di valore spesso indifferenziata e la scarsa mobilitazione di risorse esterne. Le politiche che le OAC dovrebbero adottare per superare tali debolezze ed accrescere il valore per il consumatore culturale sono incentrate sull'introduzione di competenze imprenditoriali, di marketing e talvolta manageriali nelle OAC, sull'utilizzo delle ICT in tutte le fasi del processo di creazione del valore e sulla capacitŕ di fare sistema con gli attori del territorio.
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Silva, Ivando Comandante de Macedo, Joseano Graciliano da Silva, Bárbara Genilze Figueiredo Lima Santos, Maila Vieira Dantas, and Tiago Silva Lima. "Influência da adubação orgânica no desenvolvimento do feijão-vagem em diferentes níveis de água de irrigação." Revista Verde de Agroecologia e Desenvolvimento Sustentável 11, no. 5 (December 30, 2016): 01. http://dx.doi.org/10.18378/rvads.v11i5.4601.

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Abstract:
<p>A cultura do feijão-vagem possui ampla adaptação edafoclimática, podendo ser cultivado durante todo o ano em grande parte dos estados brasileiros, entretanto, fatores como o manejo do solo, sendo este fundamental para obtenção de maior sucesso de produção e o volume inadequado da água de irrigação limita sua produção principalmente nas regiões semiáridas. Com isso, o presente trabalho objetivou avaliar a influência de fontes de adubação orgânica no desenvolvimento do feijão-vagem cv. ‘Macarrão’ submetido a diferentes níveis de água de irrigação. Os tratamentos avaliados foram: duas fontes de adubação orgânica (esterco caprino e bovino) mais a testemunha (sem adubação) e quatro níveis de água de irrigação (40%; 60%; 80% e 100% da capacidade de campo). Foi adotado o delineamento experimental em blocos casualisados, com arranjo fatorial 3 x 4, sendo o primeiro fator as fontes de adubação orgânica mais a ausência da mesma e o segundo fator os quatro níveis de água de irrigação, com quatro repetições totalizando 48 unidades experimentais. Aos 40 dias após a semeadura foram avaliadas as seguintes variáveis: diâmetro do colo, número de folhas, comprimento da raiz, massa fresca da parte aérea, massa fresca da raiz, massa fresca total, massa seca da parte aérea, massa seca da raiz e massa seca total. Plantas de feijão-vagem cv. ‘macarrão’ apresenta maior desenvolvimento quando cultivada a 100% da capacidade de campo, onde associada a adubação orgânica via esterco caprino favorece a produção de plantas com maior qualidade.</p><p align="center"><strong><em>Influence of organic fertilizer in the development of snap beans in different irrigation water levels</em></strong></p><p><strong>Abstract</strong><strong>: </strong>The snap bean crop has extensive edaphoclimatic adaptation and can be grown throughout the year in most Brazilian states, However, factors such as soil management, which is critical to getting the most successful production and inadequate volume of irrigation water limits its production mainly in semiarid regions. Thus, this study aimed to evaluate the influence of sources of organic fertilizer in the development of plants of bean pod cv. 'Macaroni' under different irrigation water levels. The treatments were: two sources of organic fertilizer (manure goats and cattle) more witness (without fertilizer) and four irrigation water levels (40%, 60%, 80% and 100% of field capacity). The experimental design was adopted in randomized blocks with factorial 3 x 4, the first factor the organic fertilizer more witness thereof and the second factor the four irrigation water levels, with four repetitions totaling 48 experimental units. At 40 days after sowing the following variables were evaluated: stem diameter, number of leaves, root length, fresh weight of aerial part, fresh root mass, total fresh mass, shoot dry weight, root dry mass and total dry mass. plants of bean pod cv. 'Macaroni' It has higher development when grown to 100% field capacity related to irrigation water, where associated with organic fertilizer via goat manure favors the production of plants with higher quality.</p>
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Pelá, Adilson, Geovani Soares da Silva Júnior, Renan Cesar Dias da Silva, Camila Santos Silva, and Gláucia De Mello Pelá. "Produção e teor de nitrato em rúcula sob adubação orgânica com cama de frango e esterco bovino." Revista Verde de Agroecologia e Desenvolvimento Sustentável 12, no. 1 (May 22, 2017): 48. http://dx.doi.org/10.18378/rvads.v12i1.4476.

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Abstract:
<p class="Padro">O nitrogênio é um dos nutrientes mais exigidos pelas plantas. Também é normalmente encontrado em grandes quantidades nos adubos orgânicos. Se absorvido em excesso, pode se acumular no vacúolo das células das plantas como nitrato, e levar à metamioglobina tóxica e à formação de nitrosaminas. Este trabalho objetivou-se avaliar a adubação com cama de frango e esterco bovino de curral na produtividade, teores de N total e nítrico na parte aérea da cultura da rúcula. O delineamento experimental foi em blocos casualizados, em esquema fatorial 2x5, com quatro repetições. Foram testados dois adubos orgânicos (cama de frango e esterco bovino), e cinco doses (0, 10, 20, 30 e 40 t ha<sup>-1</sup>). O experimento foi implantado em condições de campo, em um Latossolo Vermelho-Amarelo Distrófico. A parcela experimental foi constituída por quatro linhas, espaçadas de 0,25 m, e com 1 m de comprimento. Aos 40 dias após o transplante das mudas, foram avaliados a altura de plantas (usando-se uma régua, a partir do nível do solo até a extremidade das folhas mais altas), número de folhas por planta (folhas maiores que cinco centímetros de comprimento, partindo-se das folhas basais até a última folha aberta). A maior massa fresca de plantas foi obtida com 24,14 t ha<sup>-1</sup> de esterco bovino, enquanto que com cama de frango a produtividade aumentou até 40 t ha<sup>-1</sup>. Os teores de N- NO<sub>3</sub><sup>-<strong> </strong></sup> aumentaram linearmente com as doses de esterco bovino de curral, mas não ultrapassaram os limites toleráveis com ambas as fontes.</p><p align="center"> <strong><em>P</em></strong><strong><em>roduction and </em></strong><strong><em>nitrate content of rocket fertilized with poltry litter or cattle manure</em></strong></p><p><strong>Abstract</strong><strong>: </strong>Plants needs high amount of nitrogen. It is also an abundant element in organic fertilizers. If absorbed in excess can accumulate in the vacuole of the cells of the plants as nitrate. Excessive intake of nitrate for human or animal can result in the formation of toxic metmyoglobin and nitrosamines. This study aimed to evaluate the fertilization with poultry litter and cattle manure on productivity, and total nitric N content in rocket culture. The experimental design was randomized blocks in a 2x5 factorial, with four replications. The treatments consisted of a combination of two organic fertilizers (cattle mannure and poltry litter) and five doses (0, 10, 20, 30 and 40 t ha<sup>-1</sup>). The experiment was carried out in field conditions, in a Oxisol dystrophic. The experimental plot consisted of four rows, spaced 0.25 m, and 1 m in length. 40 days after transplanting the seedlings were evaluated the plant height, number of leaves per plant, total N uptake and nitrate (N-NO3) in the rocket leaves. The highest value of fresh matter plants was obtained with 24.14 t ha<sup>-1</sup> of manure, whereas with poultry litter productivity increased up to 40 t ha-1. The N-NO3 content increased linearly with cattle manure doses, but did not exceed the tolerable limits with both sources.</p>
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CAVALLET, Luiz Ermindo, Pedro Alberto SELBACH, and Clesio GIANELLO. "CONCENTRAÇÃO DE CRÔMIO NO SISTEMA SOLO-PLANTA-PERCOLADO EM FUNÇÃO DA APLICAÇÃO DE RESÍDUOS DE CURTUME EM UM ARGISSOLO DE ESTÂNCIA VELHA (RS)." Scientia Agraria 8, no. 1 (July 25, 2007): 87. http://dx.doi.org/10.5380/rsa.v8i1.8347.

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Abstract:
Objetivou-se avaliar a concentração de crômio no solo, planta e percolado em função da aplicação de dois tipos de lodo de tratamento primário de água residuária de curtume em Argissolo Vermelho distrófico arênico, com 10% argila, característico da região de Estância Velha (RS), onde existe uma grande concentração de indústrias de curtume. O lodo de curtimento com crômio e lodo de curtimento com tanino continham 8.040 e 34 g kg-1 (peso seco) de crômio, respectivamente. Utilizaram-se dosagens correspondentes à aplicação de 15, 30 e 60 t ha-1, juntamente com tratamentos com esterco de curral bovino, com adubação mineral e testemunha absoluta. O experimento foi desenvolvido em casa de vegetação telada com vasos de PVC de 30 cm de diâmetro x 70 cm de altura. Utilizaram-se como planta-teste as culturas de rabanete (Raphanus sativus L.) e sorgo (Sorghum vulgare Pers). Foram determinados os teores totais de crômio nos lodos, na raiz e parte aérea e grãos, na água percolada, bem como nas três camadas de solo, sendo que nessas também foi avaliado o teor de crômio disponível. Não se verificou a presença de Cr (VI) em todo o experimento. As dosagens de 30 e 60 t ha-1 de lodo de curtimento com crômio aumentaram a concentração de crômio no tecido do rabanete acima dos teores permitidos. Quando comparado com a adubação mineral, a concentração de crômio nos grãos de sorgo diminuiu para a utilização de ambos os lodos. Os teores de crômio no solo e na água percolada permaneceram abaixo do limite máximo permitido pela legislação ambiental brasileira.
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Licastro, Angelo. "Ancora in tema di porto del velo islamico e discriminazione della lavoratrice nelle aziende private." Stato, Chiese e pluralismo confessionale, January 3, 2023. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/19581.

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Abstract:
Still about wearing the Islamic headscarf and employee discrimination in private undertakings ABSTRACT: This article analyses the development of the jurisprudence of Court of Justice of the European Union on the right to wear an Islamic headscarf at work. In the recent CJEU cases it has been reaffirmed that the employer’s rules do not constitute direct discrimination; however, it has been made clear that a policy of neutrality can justify objectively a difference of treatment indirectly based on religion or belief whether it meets a “genuine need” on the part of the undertaking. This test in most cases is not very different from the one concerning the presence of the “genuine occupational requirements”. The need to seek appropriate forms of composition between the freedom of the worker and the freedom of the company may make anti-discrimination protection under the ground of “religion” weaker than that under the other grounds covered by EU anti-discrimination law; but this is a consequence of the fact that the ground of discrimination constituted by “religion or belief” has been taken by the Court in close connection with the freedom protected by Article 10 EUCFR. SOMMARIO: 1. Premessa introduttiva - 2. Il quadro dei principi di diritto fissati dalla Corte di giustizia in tema di porto del velo islamico nei luoghi di lavoro privato - 3. Il problema dell’individuazione del parametro della “situazione analoga” nel giudizio di comparazione volto ad accertare una discriminazione diretta per motivi religiosi - 4. Alla ricerca delle ragioni in base alle quali si dà per scontata la non praticabilità di una comparazione “esterna” ai dipendenti aziendali di un medesimo datore di lavoro - 5. I termini di una corretta comparazione interna ai dipendenti dell’azienda - 6. L’improponibilità, sul piano sostanziale, di una piena equiparazione del fattore di rischio legato all’esternazione delle convinzioni “religiose” a quello legato all’esternazione di convinzioni “filosofiche” e “politiche” - 7. La presunta migliore adattabilità dello schema della discriminazione indiretta in rapporto a una materia che richiede una peculiare opera di composizione tra distinte libertà fondamentali adeguata alle caratteristiche dell’azienda e alle mansioni svolte dalla lavoratrice - 8. La questione dei limiti di ammissibilità di disposizioni nazionali più favorevoli - 9. Considerazioni conclusive.
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Agazzi, Evandro. "Il dolore e la sofferenza umana alla luce della ragione e della fede cristiana." Medicina e Morale 61, no. 5 (October 30, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.121.

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Abstract:
Il dolore e la sofferenza sono realtà negative la cui evidenza non può essere dissolta da sottili disquisizioni filosofiche. L’essere umano cerca di “dare una ragione e un senso” alla realtà che lo circonda, ma non riesce a farlo per la zona della realtà costituita dal male (ossia non trova una risposta razionale alla domanda “perché il male?”). Nell’ambito puramente “mondano” il male rimane un enigma, ma diventa un autentico problema quando si ammetta l’esistenza di Dio: “problema del male” e “problema di Dio” si condizionano mutuamente. “Se Dio esiste, da dove viene il male?” Non può venire da lui (tutto ciò che esiste è di per sé buono), ma è solo prodotto dal cattivo uso che l’uomo fa del suo libero arbitrio (male “morale”) e Dio “tollera” questo male perché rispetta il libero arbitrio umano. Dolore e sofferenza (male detto talora “fisico”) sono conseguenza (come espiazione) del male morale e Dio, pur essendo infinitamente buono e onnipotente, non li elimina perché è anche sommamente giusto. Questa la risposta più classica della teodicea. Essa tuttavia non spiega per davvero il dolore dell’innocente. In conclusione, il male rimane sostanzialmente inintelligibile utilizzando le categorie della razionalità umana e l’unica risorsa per una filosofia davvero razionalista (ossia che ritiene che una ragione deve esserci per ogni aspetto della realtà), è quella di ammettere che tale “ragione” supera le limitatezze della ragione umana e con ciò si apre verso l’accettazione della razionalità divina. La tesi che dolore e sofferenza umana sono espiazione del male morale è esplicitamente respinta da Gesú nel Vangelo ed egli ha compiuto molte opere miracolose per alleviare questi mali. D’altro canto ha liberamente accettato per se stesso il dolore, la sofferenza e la morte, mostrando così concretamente che anche Dio può soffrire, ma la sua resurrezione mostra nello stesso tempo l’onnipotenza di Dio, offrendo una risposta non concettuale, ma concreta alla compatibilità di dolore e onnipotenza divina. L’uomo è così invitato a combattere assieme a Dio dolore e sofferenza mediante opere effettive, e nello stesso tempo a dare un senso escatologico al dolore e al male presente nel mondo fondandosi sulla bontà e onnipotenza di Dio. Gesù ha anche rotto la spontanea convinzione che il male compiuto debba essere espiato infliggendo altro male (la pena) a chi lo commette. Due mali non si compensano, bensì si sommano. La compensazione del male consiste nel perdono, che ne spezza la spirale esterna, mentre il pentimento ripara la ferita interna che la colpa infligge all’animo di colui che la commette. Tutto ciò rientra nella nuova visione dei rapporti che debbono legare gli uomini fra di loro e con Dio, ossia la prospettiva dell’amore, anche se rimane pur sempre misterioso per la ragione umana perché l’amore debba passare attraverso il dolore come sua prova. ---------- Pain and suffering are negative realities whose evidence cannot be dissolved by subtle philosophical arguments. The human being tries to “find a reason and a sense” for the whole of reality surrounding him, but is unable to do this for that portion of reality constituted by evil (i.e. he cannot answer the question, “why evil?”). On the purely mundane plane evil remains an enigma but becomes a real problem when the existence of God is admitted: “problem of evil” and “problem of God” are mutually interrelated. If God exists “from where does evil come?” It cannot come from God (everything that exists is good in itself) but is produced by man when he makes bad use of his free will (moral evil) and God “tolerates” this evil because he respects human free will. Pain and suffering (often called “physical evil”) are the consequence of moral evil (are its expiation) and God, though being infinitely good and omnipotent, does not eliminate them because he is at the same time infinitely just. This is the most classical answer of theodicy. It does not really explain, however, the suffering of the innocent. In conclusion, evil remains essentially unintelligible by using the categories of human reason, and the only way out for a genuinely rationalist philosophy (i.e. a philosophy according to which there is a reason for whatever exists) is that of admitting that such a “reason” oversteps the limits of human rationality and in such a way opens itself to the admission af a divine rationality. The claim that pain and suffering are the expiation of moral evil is explicitly rejected by Jesus in the Gospel, and he has accomplished several miraculous works in order to diminish their impact. On the other hand, he has freely accepted pain, suffering and even death for himself, concretely showing in such a way that God himself can suffer, but his resurrection shows at the same time the omnipotence of God, thereby offering not a conceptual but a concrete answer to the question of the compatibility of pain with divine omnipotence. Hence man is invited to fight with God against pain and suffering by dong good works and at the same time to give a positive eschatological sense to the pain and evil that are present in the world, relying on God’s goodness and omnipotence. Jesus has also broken the spontaneous conviction that the evil committed must be compensated by another evil (the punishment) inflicted on the person who has committed it. Two evils do not compensate each other, but they sum up. The compensation of evil consists in forgiveness, that breaks the external spiral of evil, while repentance heals the internal wound that the wrong action produces in the soul of the person committing it. All this is part of the new perspective regarding the relations that humans must entertain among themselves and with God, that is, the perspective of love, though it still remains mysterious for human reason why love should pass through pain as its test.
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Houston, Lynn. "A Recipe for "Blackened 'Other'"." M/C Journal 2, no. 7 (October 1, 1999). http://dx.doi.org/10.5204/mcj.1797.

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Abstract:
When you sit down to eat your delicious meal, it's better that you don't know that most of what you are eating came off a plane from Miami. And before it got on a plane in Miami, who knows where it came from? A good guess is that it came from a place like Antigua first, where it was grown dirt-cheap, went to Miami, and came back. There is a world of something in this, but I can't go into it right now.-- Jamaica Kincaid (14) The exhibit of Argentinean Art that recently travelled to the Phoenix Art Museum in the United States, Cantos Paralelos: Visual Parody in Contemporary Argentinean Art1, features the works of nine contemporary artists, among them Victor Grippo, whose fascination with food pairs economy and chemistry, politics and psychology. Three of his works in the exhibition are particularly interesting to students of food and culture who wish to appreciate art which reveals the structures that become relevant when one begins to consider the larger cultural implications of food: Analogy IV2, The Baker's Little Case3, and The Artist's Dinner4. These works explore presences and absences and so call attention to processes by which the existence of an object outside of the self is established as processes of "othering", as processes involved discursively with food. The art of Victor Grippo exists, on one hand, as a representation of the "other", and, on the other hand, it participates in the structuring of that representation. It is thus made to be a representation of the process of "othering". His art, in other words, creates what it would represent. While Grippo questions the process by which discourse on food becomes discourse on the "other" -- and while he leaves us to understand that the movement from one to the other is itself a process of "othering" involving food and the self -- he presents us with a perspective on how this transformation could occur, suggesting that it is the effect of heat, the effect of the application of excessive heat, a technique of "blackening". NVictor Grippo's sculptural instalments using objects from everyday life encourage a new attention to the relationship between product and process in the making of art and food. Grippo plays with the existence of the work of art as "not-quite-product" through references to the Dada movement in the use of "ready-mades", found objects and everyday materials. In refusing to enter into a hierarchical system that informs the choice of artistic product represented, Grippo rethinks the relationship between product and process in the making both of food and art by simply choosing to valorise process. His work specifically addresses the tension between product and process in food manufacturing through the use of food objects in varying states where the effects of the process, baking or cooking, are visible -- a burnt loaf of bread in The Baker's Little Case, and in The Artist's Dinner, the comparison established, between a dried kernel of corn, a kernel of popped corn to whose initial state a little heat has been applied, and a burnt kernel of corn which has been heated too much and has thereby not been able to "pop". The clue to decoding the transformative process invoked by Grippo's The Artist's Dinner is that it is self-reflexive; it has to do with discourse itself. InThe Artist's Dinner, an installation containing plates of food on a table, Grippo combines object and text on one of the plates with the following equation that alternates between object and script: dried corn kernel (actual object on the plate) "+ heat =" piece of popcorn (actual object on the plate); dried corn kernel (object...) "+ excessive heat =" a burnt corn kernel (object...). While this "not-quite-product" is displayed as object -- we have the presentation of what is on the plate as a product like the other food items that sit on the other plates, but what is on this plate is actually the recipe for a process -- it makes manifest the process involved in the transformed food and which also makes apparent a demonisation of "blackness" that bases itself on ideas about form and function: the extreme case of heat application which results in blackness also results in a product that is unable to be consumed, and in relation to the object preceding it, a product that is wasteful. It is the sum of the visual and the textual, the visual effects of the heating process on the object combined with the listing of the elemental ingredients that make up the object, that offers itself as the discursive space in Grippo's works such as The Artist's Dinner and The Baker's Little Case. Victor Grippo has found a visual recipe for conveying the plasticity of the transformation of energy that occurs as energy crosses borders. This observation is applicable to food substances as well as to cultural substances which food comes to signify (a transformative process in itself). Grippo has found this recipe in his fascination with the effects of heat on various substances, how what we know as an element is altered, made "other" by heat. Societal politics are related to how food signifies cultural identity and it is social critique that ties other elements in Grippo's work together so that the process of transformation that is represented in his pieces is understood as a process of making "other", of "othering" in the cultural sphere. Grippo's work is a graphic (plastic) discourse on the nature of how the addition of heat works in a system of "othering", how discourses on food that would otherwise seem innocuous could be transformed when under "fire", that is, how extremes of process, when put into question, actually reveal cultural "othering". In both the context of the exhibition and in Argentina's larger political context, his perspective is from the "other's" side, as he who has been "othered". Victor Grippo, discussing the influence that his parents' lives had on his work, describes his experience of artistic development in the following terms: "a ceaseless clarity informed my curiosity, my search for a meaning: a path out of darkness towards a glimmer of light" (qtd. in Ramírez 224). His project verges on a confrontation with the notion of demonising that which is dark by associating what is dark with what is "other". The food items present in his work produce a critique of the Argentinean economy and class structure -- the foods are those of the poor: potatoes, eggs, bread -- as well as a critique of the place of the artist in Argentinean society: the sparse dinner is that of the artist, but the table is, in effect, empty, except for the viewer who does not partake but who just passes through the art exhibit. The emptiness of this set table evokes the mass disappearances of Argentinean citizens and intellectuals who have come to be known as "Los Desaparecidos" ("The Disappeared") and who are "present" as a recurring theme in the exhibition: whose presence is produced by the process of showing them to be absent, or of symbolically "othering". Grippo's articulation of the importance of food in constructing selfhood on a national scale and the importance of food in denying selfhood to those we wish to "other" on an international scale is countered by his choice of foods to include in the installations which acts as an examination of identity on a personal level: Grippo's parents were immigrants from Italy who settled in the province of Junín and whom Grippo refers to in this respect as "'eaters of garlic and onion' (and potatoes)" (qtd. in Ramírez 221, 224). His use of the potato is also symbolic of a larger identity that makes reference to the history of colonisation by the Europeans: the potato is native to the Americas and it was only introduced to Europe as a result of the Conquest. Grippo's vision of the process by which food becomes consciousness is an "en-lightening" vision of discourse as a process that transforms food into identity, and thus, by unmasking processes of "othering" food Grippo unmasks processes of "othering" identity. By exceeding the limits of a process by which a substance is transformed (i.e. through the application of too much "heat"), the product can be destroyed. He displays this with items of food in order to simultaneously display how the subjectivity, the identity of certain peoples can be destroyed. It is here that the ethics of Grippo's graphics comes "to light" in the sense of coming to be understood, as well as in the sense of being developed out of how he approaches heat, for the heating process itself remains invisible, its presence only invoked by the visible product, only apparent in the contrast between the piece of popcorn and the dried kernel of corn next to it; done even to "excess" the heating process remains invisible, however its presence is accused by the state of the product, in the display of the burnt corn kernel. The passage at the beginning of this text from Jamaica Kincaid's A Small Place talks about the power and the processes of transformation involved in the movement of food across borders. In this passage Kincaid echoes the dynamic found in the work of Victor Grippo, but where Grippo deals on an individual and national level, Kincaid takes an international approach. This larger scale that operates in A Small Place only reinforces the ideological nature of the dynamic played out in the works of both Grippo and Kincaid: the nature of the process of this transformation is driven by -- while at the same time it reproduces -- a system of political power that refuses to be made present in discourse that seeks to target it. It is this system to which Kincaid refers when she speaks of the "world of something" that is inherent in the global movement of food but which she cannot articulate; although it is this system that participates in processes of "othering", the system itself also remains "other". Grippo contributes to an understanding of this political system in attempting to pin down the contexts concerned by the movement of energy across borders: whether those borders are between the territories of self and other, between interior and exterior, or between the contrasted states of a product that has undergone a transformation. It is in the physical representations of these transformations into "other" that Grippo suggests a genealogy of discourse on how products refer to the processes that made them; how, whether it be in regard to food or in regard to the cultural "other", the effects of a process can be traced but the particulars of it remain hidden. Grippo's contribution reminds us what is lost through process. He reminds us that political and ideological processes, if taken to extreme limits, consume the very object they sought to produce. It is perhaps in the precarious balance between a consciousness of identity and an awareness of the object which represents it, as evidenced in Victor Grippo's work, that we are to find a recipe for undoing the process of making "other". Footnotes 1. The exhibition catalogue written by Mari Carmen Ramírez is available from Amazon.Com, and from the University of Texas Press, http://ftp.cc.utexas.edu/utpress/books/ramcap.html. The University of Texas has a website devoted to the exhibit, http://www.utexas.edu/cofa/hag/cantos2.html, and the Phoenix Art Museum's on-line archives of past exhibitions also has a site at http://www.phxart.org/index_events.html. 2. Analogy IV is a table where one half is covered by a white cloth and the other half is covered by a black cloth. On the white side there is a porcelain plate with three potatoes on it; there is a metal fork on one side of the plate and a metal knife on the other. The black side of the table repeats the same scene but in Plexiglas: there is a Plexiglas dish on which are three Plexiglas "potatoes" and which is flanked by a Plexiglas fork and knife set. 3. The Baker's Little Case (Homage to Marcel Duchamp) is a Plexiglas case containing a partial loaf of burnt bread. Underneath the bread is the title followed by the word equation: "flour + water + heat (excessive)". The case is a reference to Duchamp's use of the "valise" in his own work. 4. The Artist's Dinner consists of a large table with five stools seen through (or around) the frame of an open doorway and on which are placed four ceramic plates with food on them, and one empty plate. References Counihan, Carole, and Penny Van Esterik. Food and Culture: A Reader. New York: Routledge, 1997. De Certeau, Michel. Heterologies: Discourse on the Other. (Theory and History of Literature vol. 17.) Trans. Brian Massumi. Minneapolis, Minnesota: U of Minneapolis P, 1986. Kincaid, Jamaica. A Small Place. New York: Plume, 1988. Lakoff, George, and Mark Johnson. Metaphors We Live By. Chicago: U of Chicago P, 1980. Ramírez, Mari Carmen. Cantos Paralelos: Visual Parody in Contemporary Argentinean Art. University of Texas at Austin: Jack S. Blanton Museum of Art, 1999. Scapp, Ron, and Brian Seitz, eds. Eating Culture. Albany: State U of New York P, 1998. Todorov, Tzvetan. The Conquest of America. Trans. Richard Howard. New York: Harper, 1984. Citation reference for this article MLA style: Lynn Houston. "A Recipe for 'Blackened "Other"': Process and Product in the Work of Victor Grippo." M/C: A Journal of Media and Culture 2.7 (1999). [your date of access] <http://www.uq.edu.au/mc/9910/grippo.php>. Chicago style: Lynn Houston, "A Recipe for 'Blackened "Other"': Process and Product in the Work of Victor Grippo," M/C: A Journal of Media and Culture 2, no. 7 (1999), <http://www.uq.edu.au/mc/9910/grippo.php> ([your date of access]). APA style: Lynn Houston. (1999) A recipe for "blackened 'other'": process and product in the work of Victor Grippo. M/C: A Journal of Media and Culture 2(7). <http://www.uq.edu.au/mc/9910/grippo.php> ([your date of access]).
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