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Kwiatkowski, Dariusz. "Il Libro del Deuteronomio come fonte teologica della dimensione anamnetica dell’anno liturgico." Poznańskie Studia Teologiczne, no. 38 (December 10, 2021): 205–17. http://dx.doi.org/10.14746/pst.2021.38.10.

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Abstract:
L’articolo presenta la dimensione anamnetica dell’anno liturgico e la sua fonte teologica veterotestamentaria che è il Libro del Deuteronomio. Il calendario liturgico non è un calendario in cui sono segnate le date di varie festività religiose. È il rendersi presente del mistero salvifico di Gesù Cristo, diffuso nel tempo. Per comprendere la dimensione anamnetica dell’anno liturgico, era necessario mostrare che cosa era la festa della tradizione religiosa di Israele. Sulla base del Libro del Deuteronomio, chiamato il “Libro della memoria”, è stato messo in evidenza che ogni festa biblica è un’anamnesi, cioè il rendersi presente di un evento specifico della storia della salvezza. Tale concezione di festa è anche presente nella liturgia della Chiesa. Il senso dell’anno liturgico risiede principalmente nella sua stretta relazione con il mistero di Cristo. Ogni festa è il rendersi presente “qui” e “ora” dell’opera salvifica di Gesù Cristo. Ciò avviene grazie alla presenza e all’azione dello Spirito Santo nella liturgia della Chiesa.
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Vilaça, Cynthia. "Critérios de correção da linguagem: o uso do Libro dell’Abate Isaac di Siria no Vocabolario degli Accademici della Crusca." Revista de Italianística, no. 30 (December 27, 2015): 164. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i30p164-183.

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Abstract:
Neste artigo apresenta-se uma análise do uso do tratado ascético Libro dell’Abate Isaac di Siria pelos acadêmicos da Crusca como fonte de abonações para a elaboração do Vocabolario degli Accademici della Crusca, renomada obra lexicográfica italiana, à luz dos critérios utilizados para a construção da norma culta discutidos por Bechara (2000)
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López-César, Isaac, and Javier Estévez-Cimadevilla. "Representando la estructura. Reflexiones sobre la obra de Arthur Vierendeel “La construction architecturale en fonte, fer et acier”." EGA. Revista de expresión gráfica arquitectónica 22, no. 29 (March 28, 2017): 96. http://dx.doi.org/10.4995/ega.2017.7350.

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Abstract:
<p>En 1902 Arthur Vierendeel publicaba su libro “<em>La construction architecturale en fonte, fer et acier</em>” en el que describía gráficamente la anatomía constructiva de los que él consideró los edificios más significativos de la primera etapa de la arquitectura del hierro. El presente artículo pretende poner en valor los aspectos más relevantes de esta obra poco conocida y, sin embargo, de un alto valor historiográfico. Asimismo, pretende resaltar y focalizar en los dibujos de Vierendeel su espíritu conciliador en la dicotomía arquitecto-ingeniero propia del S. XIX.</p>
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Góralski, Wojciech. "Poszanowanie godności osoby ludzkiej w kanonicznym prawie małżeńskim." Prawo Kanoniczne 40, no. 1-2 (June 5, 1997): 45–55. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1997.40.1-2.02.

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Abstract:
La dignità della persona umana essendo la fonte immediata dei diritti dell’uomo e oggetto della cura speciale da parte del legislatore ecclesiastico. Essa si esprime nei diversi campi del diritto canonico rinnovato dopo il Concilo Vaticano II, tra l’altro nel diritto matrimoniale. Il titolo VII - De matrimonio della parte prima del libro IV del Codice di Diritto Canonico del 1983 contiene numerose disposizioni attraverso le quali viene tutelata la dignità della persona umana. In signolare rispetto del CJC (nonché del CCEccl. Orient.) verso Ia dignità della persona umana si esprime soprattutto nei capitoli consacrati alla condizioni per la valida celebrazione del matrimonio (gli impedimenti, il consenso, la forma canonica). Inoltre la tutela di quella dignità si manifesta nei altri capitoli del titolo VII „De matrimonio”.
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GOLDSTEIN, BERNARD R. "GALILEO'S ACCOUNT OF ASTRONOMICAL MIRACLES IN THE BIBLE: A CONFUSION OF SOURCES." Nuncius 5, no. 1 (1990): 3–16. http://dx.doi.org/10.1163/182539190x00651.

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Abstract:
Abstract<title> RIASSUNTO </title>Nella sua Lettera alla Granduchessa Cristina Galileo considerava due miracoli astronomici della Bibbia (il sole immobile davanti a Giosuè, e l'ombra solare che si muove a ritroso sui passi [cioè la meridiana] d'Achaz), citando alcune discussioni di questi passi nella letteratura precedente. Dopo aver esaminato le relazioni tra questi testi e altri commenti antichi della Bibbia da cui essi dipendono, l'Autore dimostra che Galileo non ha probabilmente esaminato tutti e sette i testi in prima persona, ma che la sua fonte era in realtà il commento di Magalhaens al libro di Giosuè, pubblicato nel 1612 (il più recente dei sette in cui gli altri sei sono citati); e che, oltre alla confusione già esistente nei testi citati, Galileo ha ulteriormente confuso i riferimenti testuali.
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Linguiti, Alessandro. "«È impossibile che l’anima sia corpo». Il decimo libro delle Leggi di Platone come fonte di Plotino, Enneadi IV 7 [2], 4." Méthexis 29, no. 1 (March 1, 2017): 183–87. http://dx.doi.org/10.1163/24680974-02901011.

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Piwowar, Andrzej. "Słowo Boże jedynym źródłem najwyższej i doskonałej prawdy (Prz 30,1-6)." Verbum Vitae 13 (January 14, 2008): 53–86. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1459.

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Abstract:
L'ultimo redattore del Libro dei Proverbi doveva avere un motivo importante per inserire nel testo di questo libro sacro l'insegnamento di un pagano; proveniente da Massa, chiamato Agur. Dalla sua dottrina possiamo dedurre che egli era un proselita oppure un saggio pagano che conosceva benissimo la tradizione biblica sapienziale: lo fanno capire molte allusioni e riferimenti ai testi biblici deli'Antico Testamento.Il presente articolo e dedicato alla prima parte delle parole di Agur (Pr 30, 1-6), la quale si concentra sulla sua ricerca della sapienza. Essa ha carettere di una testimonianza che viene basata sull'esperienza personale dell'autore. Il testo possiede una struttura raffinata. Inizia con l'autopresentazione di Agur (v. 1a), poi segue il cosidetto enigma dei destinatari secondo l'interpretazione classica del testo ( v. 1b) che, in verita, e una confessione delia faticosa ricerca delia sapienza da parte del saggio. In seguito Agur ammette la sua incapacita di conoscere e di raggiungere la sapienza (vv. 2-3), perche nessun uomo puó conoscerla da solo, basandosi soltanto sulle sue proprie forze (v. 4). Alia fine il sapiente riconosce con umilta che la vera sapienza e contenuta nella Parola di Dio, che e la suprema fonte di essa (vv. 5-6). In questo modo l'insegnamento di Agur si avvicina e sostiene la tradizione biblica sapienziale che identifica la Sapienza con la Parola di Dio (cf. Sir 24,23; Ba 4,1).
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Skowron, Maja. "Kobiece reguły gry. Spór o kobiety w dialogu Il merito delle donne Moderaty Fonte." Terminus 22, no. 3 (56) (2020): 209–32. http://dx.doi.org/10.4467/20843844te.20.012.12370.

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Abstract:
Women’s Rules of the Game: A Dispute over Women in the Dialogue Il merito delle donne by Moderata Fonte This paper concerns Moderata Fonte (Modesta dal Pozzo), a female Venetian writer who lived in the 16th century, and a dialogue she wrote, Il merito delle donne (On the Value of Women), in which seven women gathered in a garden have a lively discussion about men and their flaws. The author of the study presents the book and Fonte’s biography in the context of the early-modern dispute over women (querelle des femmes). She then analyses Il merito delle donne in terms of the functionality of both the genre in which it was written and the convention of play (game) that is relevant to the work, in order to answer the question of the importance of these devices for the topic Fonte raises. Skowron writes about what makes Il merito delle donne different from other dialogues published at the time by women, as well as from Balthazar Castiglione’s famous Book of the Courtier (Il libro del Cortegiano), and in discussing the motif of the play she uses the definition of the ludic element of Johan Huizinga of Homo ludens. She points to the presence of particular determinants of play in Il merito delle donne, wondering how the voluntary basis of the game, limited time and space, imposed rules or a situation different from ordinary life affect the female characters’ freedom to express their opinions in discussion, as well as the reception of the work itself. Il merito delle donne owes its unique character to its form because it allows not only different views in a dispute over women to be presented, but above all it involves the reader in a discussion which does not end with the last page of the dialogue.
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Carnelos, Laura. "La corporazione e gli esterni: stampatori e librai a Venezia tra norma e contraffazione (secoli XVI-XVIII)." SOCIETÀ E STORIA, no. 130 (February 2011): 657–88. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-130001.

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Abstract:
Nella Venezia del sei-settecento il mondo del libro non si esauriva all'interno dell'Arte degli stampatori e librai. L'indagine archivistica ha permesso di ricostruire rapporti, intrecci, conflitti e soluzioni per oltre due secoli tra corporati e «contraffacenti», cioč chi esercitava senza essere immatricolato o al di fuori della categoria di appartenenza. Si tratta di una convivenza costante - per alcuni confratelli forzata, per altri un'utile fonte di collaboratori - che ha determinato lo sviluppo di sistemi di produzione e di commercio librario complementari. Il dualismo legislativo, statale e corporativo, che si venne a creare fin dalla nascita dell'Arte lasciň spazi di libertÀ per esercitare, sperimentare e affermarsi illegalmente. Nel saggio si analizzano quelle figure che impararono la professione senza necessariamente seguire il percorso formativo richiesto dall'Arte andando ad inserirsi, nella maggior parte dei casi, nel mercato editoriale di largo consumo.
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Panizzolo, Claudia. "Livros escolares para a escola elementar italiana nos dois lados do Atlântico: o estudo do Libro d’appunti de Giovanni Soli (entre o final do século XIX e início do século XX)." Cadernos de História da Educação 21 (August 4, 2022): e120. http://dx.doi.org/10.14393/che-v21-2022-120.

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Abstract:
Entre as últimas décadas do século XIX e início do XX foram criadas várias escolas italianas na cidade de São Paulo, mantidas pelas famílias dos alunos e contando com os subsídios em livros, materiais e dinheiro enviados pelo governo italiano. Este artigo tem como objetivo compreender as políticas educacionais, a produção, a circulação e a distribuição de livros escolares para a península e escolas italianas no exterior, contemplando os enviados como subsídio que circularam no Brasil nos primeiros anos do século XX. Ancorado nas contribuições da História da Educação e na História Cultural e tendo a análise documental como procedimento adotado, o presente texto toma como fonte privilegiada o Libro d’appunti de Giovanni Soli, relatórios sobre as escolas em São Paulo, além de leis, correspondências, relatórios de cônsules, ofícios, despachos, circulares ministeriais e anuário das escolas italianas. Os livros são considerados artefatos culturais que se situam na articulação entre as prescrições impostas pelos programas oficiais e os discursos singulares dos professores.
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BELMAR, ANTONIO GARCA, and JOS RAMN BERTOMEU SNCHEZ. "ATOMS IN FRENCH CHEMISTRY TEXTBOOKS DURING THE FIRST HALF OF THE NINETEENTH CENTURY:." Nuncius 19, no. 1 (2004): 77–119. http://dx.doi.org/10.1163/182539104x00034.

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Abstract:
Abstracttitle RIASSUNTO /title Gli ELMENS DE CHIMIE medicale di Mateu Orfila i Rotger (1787-1853) costituiscono una eccellente fonte storica per lo studio dell'ascesa e caduta della teoria atomica nella Francia della prima met dell'ottocento. Il libro fu ristampato otto volte fra il 1817 e il 1851; inoltre parecchie versioni ridotte furono pubblicate in inglese, spagnolo, tedesco, italiano e olandese. Vogliamo analizzare in primo luogo come la teoria atomica fu ricevuta dai libri di testo francesi appartenenti alle prime due decadi dell'ottocento. Gli atomi furono visti dagli autori francesi come strumenti pratici e non come novit teoriche. Vedremo come ci occorre nelle prime edizione dei libri di testo di Orfila e Thenard. Alla fine del 1820 nuovi metodi per il calcolo di pesi atomici furono introdotti nei libri di testo, insieme alle formule di Berzelius. Vedremo come la teoria atomica raggiunge il suo punto culminante nei libri di Orfila e Thenard tra le edizioni del 1827 e 1835. Per ultimo discuteremo perch Orfila cancell i pesi atomici della settima edizione del suo libro pubblicato nel 1843. Analizzeremo i suoi argomenti epistemologici, la sua visione della differenza fra atomi ed equivalenti, i suoi interessi per la chimica vegetale e animale e le costrizioni istituzionali (programmi ufficiali) per quello che si riferisce alla teoria atomica. Non si pu ridurre ad un solo motivo la reazione di Orfila rispetto alla teoria atomica nella decade del 1840. Lui scelse una posizione particolare fra le varie prese in quegli anni dagli autori francesi di libri di testo
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Dondi, Cristina, and Matilde Malaspina. "L'ecosistema digitale del CERL per lo studio del libro antico a stampa: dal progetto 15cBOOKTRADE a oggi." DigItalia 17, no. 1 (June 2022): 134–56. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00044.

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Abstract:
Nel corso dei cinque anni del suo svolgimento, il progetto 15cBOOKTRADE, finanziato con un Consolidator Grant dello European Research Council (2014-2019) ha favorito il consolidamento e l’espansione di una serie di strumenti digitali e di una ampia rete di collaborazione tra individui, istituzioni e progetti di ricerca incentrati sull’utilizzo degli incunaboli, e più in generale del libro antico a stampa, come fonte storica. Dopo la conclusione ufficiale progetto, il lavoro dei membri e della rete di studiosi e bibliotecari costituita durante i cinque anni della durata del finanziamento è continuato. Singoli ricercatori o gruppi di ricerca hanno orientato le proprie indagini verso categorie ben precise di libri antichi a stampa: edizioni di testi di diritto, di materia medica, edizioni illustrate, collezioni di alcuni possessori antichi, biblioteche monastiche, censimenti illustrati, e così via. Vari tra questi progetti hanno esteso il limite cronologico dell’interesse di ricerca oltre il dicembre 1500, assottigliando la convenzionale distinzione tra incunaboli e post-incunaboli. Di fatto però, la metodologia per tutte queste nuove strade di ricerca resta basata sull’utilizzo delle informazioni di provenienza come dati storici; sull’integrazione di fonti bibliografiche e documentarie allo scopo di arricchire ulteriormente il dato materiale; sulla creazione di collaborazioni internazionali di ampio respiro che consentano di raccogliere dati che difficilmente sarebbero accessibili altrimenti (specialmente in questi anni difficili di pandemia); infine, sull’utilizzo di strumenti digitali efficaci per facilitare la raccolta dei dati e l’accesso agli stessi. Il presente contributo fornisce una panoramica sullo stato attuale di questi progetti e propone una serie di riflessioni sui benefici e sulle sfide connessi alla creazione di un ecosistema digitale per lo studio del libro antico a stampa, una necessità di recente condivisa anche dall’ICCU, quale soluzione intelligente e sostenibile.
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Janssens, Jules. "L’exposé de la réprobation dans l’Ihyā’ d’al-Ghazālī: quelques observations concernant l’influence d’al-Muhāsibī." Doctor Virtualis, no. 17 (May 14, 2022): 41–77. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7362/17828.

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Abstract:
Nella seconda parte del Libro della condanna dello status e dell’ostentazione il ventottesimo libro della sua opera principale, La rinascita delle scienze religiose – al-Ghazālī trae molta ispirazione da al-Muhāsibī, soprattutto dalla sua opera al-Ri’āya al-huqūq Allāh (L’osservanza dei diritti di Dio). Il fatto che al-Ghazālī menziona esplicitamente il nome di al-Muhāsibī non meno di quattro volte in questa sezione testimonia la sua ammirazione profonda per questo grande mistico delle origini. Un attento esame di questi riferimenti e del loro contesto rivela una grande familiarità e un ampio uso della Ri’āya, così come un accesso diretto a un’altra grande opera di al-Muhāsibī, cioè il Kitāb al-Wasāya (Il Libro dei Comandamenti). Inoltre, la scelta di al-Ghazālī di specifici versetti coranici e delle Tradizioni, sia profetiche che di storie, è molto debitrice della Ri’āya, come diventa chiaro sulla base di un esame del primo capitolo di questa seconda parte che consiste interamente in citazioni di versetti coranici e delle Tradizioni riguardanti la questione dell’ostentazione.Per quanto riguarda il secondo capitolo, che si concentra sui modi usati per attirare l’attenzione della gente su di sé sia negli atti religiosi che in quelli verbali, esso condivide molte caratteristiche con l’esposizione di al-Muhāsibī nella Ri’āya, compresa la copia quasi letterale di alcuni passaggi. Infine, l’uso che al-Ghazālī fa della Ri’āya in ciascuno degli altri capitoli è brevemente indicato. Questo studio mostra che al-Muhāsibī non era solo una fonte importante per al-Ghazālī – un fatto già noto da quasi un secolo – ma la fonte principale, almeno per questa sezione della sua Rinascita. Tuttavia, allo stesso tempo, questo studio chiarisce che al-Ghazālī non è colpevole di cieco plagio. In the second part of the Book of the Condemnation of Status and Ostentation – the twentieth-eight book of his major work, The Revival of the Religious Sciences – al-Ghazālī draws much inspiration from al-Muhāsibī, above all from his work al-Ri’āya al-huqūq Allāh (Eyeservice to God’s Laws). The very fact that al-Ghazālī explicitly mentions al-Muhāsibī’s name no less than four times throughout this section clearly testifies to his profound admiration for this great early mystic. A close examination of these references and their context reveals a great familiarity with and an extensive use of the Ri’āya, as well as a direct access to another major work of al-Muhāsibī, i.e., Kitāb al-Wasāya (The Book of Commandments). Moreover, al-Ghazālī’s choice of specific Qur’anic verses and of Traditions, both prophetic and stories, is much indebted to the Ri’āya, as becomes clear on the basis of an examination of the first chapter of this second part which consisting entirely of quotations of Qur’anic verses and Traditions concerning the issue of ostentation. As to the second chapter, which focuses on the ways used to draw people’s attention to oneself both in religious as well as in wordly acts, it shares many features with al-Muhāsibī’s exposition in the Ri’āya, including the almost verbatim copying of some passages. Finally, al-Ghazālī’s use of the Ri’āya in each of the other chapters is briefly indicated. This study shows that al-Muhāsibī was not just a major source for al-Ghazālī – a fact already known for nearly a century – but the major source, at least for this section of his Revival. However, at the same time, this study makes clear that al-Ghazālī is not guilty of blind plagiarism.
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Stuart-Smith, Jane. "Two South Picene inscriptions reread — CH.2 and AP.4." Papers of the British School at Rome 68 (November 2000): 95–109. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003883.

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Abstract:
UNA RILETTURA DI DUE ISCRIZIONI MERIDIONALI PICENE — CH.2 E AP.4Il piccolo gruppo di iscrizioni picene meridionali antiche, principalmente rinvenute in Italia centrale ed orientale, rappresentano una fonte importante, sebbene di difficile interpretazione, per la conoscenza della storia delle popolazioni dell'Italia centrale pre-romana. I testi, sebbene per la gran parte oscuri, sembrano contenere riferimenti a strutture etniche e sociali riconosciute per questo periodo storico. Come è sempre il caso per ricostruzioni storiche che dipendano da iscrizioni, è essenziale che l'interpretazione del testo sia basata su una lettura affidabile. L'edizione definitiva del lavoro di Marinetti, Le iscrizioni sudpicene, pubblicato nel 1985, stabilisce una lettura attentamente annotata di ogni testo, per la maggior parte tramite autopsia. Tuttavia, all'epoca della ricerca per il suo libro, Marinetti non ebbe l'opportunità di esaminare le iscrizioni CH.2, AP.4 e AP.6. Nell'autunno del 1993 queste iscrizioni furono controllate. In questo articolo una nuova lettura delle iscrizioni CH.2 e AP.4, rispettivamente un braccialetto di bronzo ed una stele in pietra, viene presentata. In entrambi i casi il testo differisce leggermente da quello pubblicato da Marinetti. Entrambe le letture risultano nell'aggiunta di nuove parole all'attuale inventario per il Picene meridionale.
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Mackie, Gillian. "Abstract and vegetal design in the San Zeno chapel, Rome: the ornamental setting of an early medieval funerary programme." Papers of the British School at Rome 63 (November 1995): 159–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010229.

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Abstract:
DECORAZIONE ASTRATTA E FLOREALE NELLA CAPPELLA DI SAN ZENO, ROMA: PREPARAZIONE ORNAMENTALE DI UN PROGRAMMA FUNERARIO ALTO MEDIEVALELa cappella di San Zeno è notevole, non soltanto per il suo coerente programma iconografico, ma per le decorazioni astratte e floreali che la abbelliscono. Queste includono volute animate, decorazioni tessili, scuri a due teste, fiori, scudi, elaborati contorni multipli e ghirlande floreali. Tutto ciò è analizzato in questo studio, alla ricerca della loro possibile fonte e del loro significato simbolico. Uno degli scopi principali era scoprire se le fonti degli ornamenti fossero identiche a quelle del programma figurale, ovvero se, essendo indipendenti dalle figure, potessero essere associate ad esercizi di laboratorio.Sembrerebbe che alcune delle decorazioni provenissero da Ravenna tramite un libro di motivi, ora perduto insieme alle decorazioni monumentali originali. Altri motivi, invece, sebbene si riferiscano in termini generali a forme decorative passate, usano come modelli per i dettagli i materiali raggruppati a Santa Prassede da Papa Pasquale I; questi erano disegnati sulla base di sculture medievali e classiche tuttora esistenti a Santa Prassede. Viene anche suggerito che i tessuti che Pasquale donò alla Chiesa potrebbero essere stati copiati dai mosaicisti.Un significato simbolico è stato trovato in molte componenti dell'ornamento. Ad esempio, lo strano nome medievale della Cappella di Zeno, Hortus Paradisi, può essere soddisfacentemente spiegato dalla lussureggiante componente floreale dei muri superiori, che rappresenta in termini simbolici il Paradiso.
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Oliveira, Marcus Aldenisson, and Ilka Miglio Mesquita. "A Aritmética Intuitiva do curso primário lida em livro didático: como ensinar número e cálculo?" Perspectiva 33, no. 1 (February 18, 2016): 403. http://dx.doi.org/10.5007/perspectiva.v33i1.34851.

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Abstract:
<p>http://dx.doi.org/10.5007/2175-795X.2014v33n1p403</p><p>Neste artigo, objetiva-se compreender a proposta metodológica utilizada para ensinar Aritmética em escolas primárias dos anos Oitocentos, no tempo da vaga pedagógica intuitiva. Para tal compreensão, toma-se como fonte privilegiada a Arithmetica Primária, de Antônio Bandeira Trajano, nos anos 1889/1890. Dessa forma, interessa saber: como a Arithmetica Primária apresentou uma proposta intuitiva para ensinar a contar e a calcular? A primeira parte do artigo concentra-se em analisar o livro <br />didático como fonte de investigação e sua relevância enquanto objeto de pesquisa. Em seguida, foca-se nos elementos que materializam o livro em questão a partir de sua desestruturação/desmontagem, tendo em vista a perspectiva de análise proposta pelo historiador Jacques Le Goff (1994). Por fim, apresenta-se como se configurou a proposta intuitiva para ensinar a contar e a calcular, através da análise das páginas da Arithmetica Primária. A análise revelou que a proposta intuitiva para o ensino de número e cálculo conferiu outros realces à Aritmética do curso primário: o apelo à observação, manipulação, experimentação, comparação e prática.</p><p> </p><p><strong><em>Intuitive Arithmetic</em></strong><strong> primary course read in textbook: how to teach number and calculation?</strong></p><p><strong> </strong><strong>Abstract</strong></p><p>In this article the objective is to understand the methodological approach used to teach arithmetic in primary schools of the nineteenth century, when the intuitive teaching vacancy was used. For such an understanding, it is taken as an important source Antonio Bandeira Trajano´s Primary Arithmetica (<em>Arithmetica Primária</em>) in the years 1889/90. Thus, it is important to know: how Primary Arithmetic presented an intuitive proposal to teach counting and calculating? The first part of the article focuses on analyzing the textbook as a research source and its relevance as a research object. Then the article focuses on the elements that materialize the book in question from its loss of structure / dismantlement, bearing in mind the analytical perspective proposed by historian Jacques Le Goff. Finally, it appears as it was configured the intuitive proposal to teach counting and calculating, by analyzing the pages of Primary Arithmetic. The Analysis showed that the intuitive proposal for teaching number and calculation gave other enhancements to the arithmetic of elementary school: the appeal to observation, manipulation, experimentation, comparison and practice.</p><p><strong>Keywords</strong>: Arithmetic. Primary School. Textbook.</p><p class="western"> </p><p class="western"><strong>Aritmética Intuitiva del curso primario a partir del libro didáctico: ¿cómo enseñar el número y el cálculo?</strong></p><p class="western"> <strong>Resumen</strong></p><p class="western">El objetivo es comprender el enfoque metodológico utilizado para enseñar aritmética en las escuelas primarias del siglo XIX, a los tiempos de vacante enseñanza intuitiva. Para tal comprensión, nos referenciamos en una importante fuente Primaria Arithmetica (Arithmetica Primária), de Antonio Bandera Trajano [1889?], en los años 1889/90. Surge la pregunta: ¿cómo la Arithmetica Primaria presentó una propuesta intuitiva para enseñar a contar y calcular? La primera parte del artículo se centra en el análisis de los libros de texto como fuente de investigación y su relevancia como objeto de investigación. Luego se centra en los elementos que materializan el libro en cuestión, su deconstrucción / desmontaje, teniendo en cuenta la perspectiva de análisis propuesto por el historiador Jacques Le Goff (1994). Por último, se presenta como se configuró la propuesta intuitiva para enseñar a contar y calcular, mediante el análisis de las páginas Arithmetica Primaria. El análisis mostró que la propuesta intuitiva para la enseñanza del número y el cálculo otorgó otras mejoras a la aritmética de la escuela primaria: la apelación a la observación, manipulación, experimentación, comparación y práctica.</p><p class="western"><strong>Palabras claves:</strong> Aritmética. Escuelas primarias. Libros didácticos. </p>
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Almeida, Vasni De, Cristiano Gomes Lopes, and Dhiogo Rezende Gomes. "O ENSINO DE HISTÓRIA E UM TEXTO EM CONTEXTOS: uma leitura sobre o livro “História da Liberdade no Brasil” de Viriato Corrêa." Revista Observatório 3, no. 2 (April 1, 2017): 309. http://dx.doi.org/10.20873/uft.2447-4266.2017v3n2p309.

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Este trabalho tem como foco o ensino de História e a análise do livro A História da Liberdade no Brasil de Viriato Corrêa, que em diferentes contextos históricos, a citada obra foi utilizada com finalidades diferentes. O discurso e a narrativa histórica extraídas da fonte em questão, produziu, em três momentos distintos, diferentes reorientações de sentidos, o seu lançamento em 1962, seu uso como tema de enredo de samba pela Salgueiro no carnaval de 1967 e na sua 2ª coedição pelo Instituto Nacional do Livro (INL) em 1974. Além dos contextos culturais e sociais, destaca-se o político na história recente do Brasil, na transição entre a democracia e a ditadura com o advento do golpe civil-militar de 1964. O tema central da nossa reflexão é “luta por liberdade no Brasil”, perpassando contextos políticos e históricos, correlacionando repercussões das abordagens no ensino de História. PALAVRAS-CHAVE: Ensino de História, Contexto histórico, Discurso histórico, Narrativa histórica. ABSTRACT This work focuses on the teaching of History and the analysis of the book The History of Freedom in Brazil by Viriato Corrêa, that in different historical contexts, the mentioned work was used for different purposes. The discourse and historical narrative extracted from the source in question produced, in three distinct moments, different reorientations of meanings, its launching in 1962, its use as theme of samba story by the Salgueiro in the carnival of 1967 and in its second coedition by the National Institute of the Book (INL) in 1974. In addition to the cultural and social contexts, the politician stands out in the recent history of Brazil, in the transition between democracy and dictatorship with the advent of the civil-military coup of 1964. The central theme Of our reflection is "struggle for freedom in Brazil", crossing political and historical contexts, correlating repercussions of the approaches in the teaching of History. KEYWORDS: History Teaching, Historical context, Historical speech, Historical narrative. RESUMEN Este trabajo se centra en la enseñanza de la historia y el análisis de lo libro Libertad de historia en Brasil de Viriato Correa, que en diferentes contextos históricos, se utilizó el trabajo citado para diferentes propósitos. El discurso y la narrativa histórica extraída de la fuente en cuestión, producido en tres ocasiones diferentes, diferentes reorientaciones de los sentidos, su lanzamiento en 1962, su uso como el tema de samba Salgueiro trama del carnaval 1967 y su segundo co-editado en español por Instituto nacional del libro (INL) en 1974. Además de los contextos culturales y sociales, existe el político en la historia reciente de Brasil, en la transición entre la democracia y la dictadura con el advenimiento del golpe cívico-militar de 1964. el tema central nuestra reflexión es "la libertad luchando en Brasil," que impregna contextos políticos e históricos, efectos de los enfoques de la historia de la enseñanza de la correlación. PALABRAS CLAVE: Enseñanza de la historia, contexto histórico, discurso histórico, narrativa histórica.
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Vianna, Josely. "A fonte da fala." Em Tese 22, no. 2 (April 7, 2017): 335. http://dx.doi.org/10.17851/1982-0739.22.2.335-344.

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Josely Vianna Baptista é autora de Ar e Corpografia (Iluminuras, 1991/92), A Concha das Mil Coisas Maravilhosas do Velho Caramujo (Mirabilia, 2001, ilust. G. Zamoner – VI Prémio Internacional del Libro Ilustrado Infantil y Juvenil do Governo do México), On the shining screen of the eyelids (Manifest, 2003, trad. Chris Daniels), Florid pores (in 1913. A journal of forms. Roanoke, 2006, trad. Daniels e Alfarano), Sol sobre nuvens (Perspectiva, 2007, apres. Augusto de Campos), Roça Barroca (Cosac Naify), entre outros. Em 2009 teve seu trabalho representado em The Oxford Book of Latin American Poetry (NY, Oxford University Press. Org. E. Livon-Grosman e C. Vicuña). Criou a coleção Cadernos da Ameríndia. Tradutora de literatura hispanoamericana, trouxe ao português obras de Roa Bastos, Lezama Lima, Onetti, Arguedas, Cortázar, Cabrera Infante e Borges, entre outros. Desde 1992 desenvolve com Francisco Faria um trabalho que associa poesia a artes visuais. Seu trabalho mais recente é o site multimídia Na tela rútila das pálpebras, feito em colaboração com diversos poetas e artistas (apoio Rumos Itaú Cultural). Mora na Ilha de Santa Catarina.
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Santos, Jaqueline Marinho dos. "A questão da raça no século XIX e no romance Palmares (1885), de Joaquim de Paula Souza." Simbiótica 9, no. 2 (October 3, 2022): 122–39. http://dx.doi.org/10.47456/simbitica.v9i2.39248.

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Resumo Publicado inicialmente no jornal A Constituinte, entre maio e julho de 1880, o romance Palmares, escrito pelo médico, fazendeiro e historiador paulista Joaquim de Paula Souza, ganharia sua primeira e única versão em livro cinco anos depois. Embora tenha como tema a vida dos paulistas do tempo colonial, aos quais se atribuiu a destruição de Palmares, essa obra também dialoga com seu contexto de produção e circulação, marcado pelo movimento abolicionista e pela presença ascendente das teorias cientificistas nos discursos dos intelectuais brasileiros. Dessa forma, sob a luz da historiografia que estuda o final do século XIX e discute essas teorias no Brasil, a proposta do artigo é analisar Palmares e compreender como um membro da elite de São Paulo percebia os diferentes grupos raciais. Palavras-chaves: Romance; Fonte Histórica; Paulista; Teorias Cientificistas. Abstract Initially published in the newspaper A Constituinte, between May and July 1880, the novel Palmares, written by the Paulista physician, farmer and historian Joaquim de Paula Souza, would soon have its first and only book version five years later. Although it has as theme the life of the Paulistas of the colonial period, to whom the destruction of Quilombo dos Palmares was attributed, this work also dialogues with its context of production and circulation – distinguishable by abolitionist movement and by rising presence of scientific theories among the debates of Brazilian intellectuals. Thus, under the historiography light that studies the end of the 19th century and these theories in Brazil, the aim of the article is to analyze Palmares and comprehend how a member of the São Paulo elite observed different racial groups. Keywords: Novel; Historical Resources; Paulistas; Scientific Theories. Resumen Publicada inicialmente en el diario A Constituinte, entre mayo y julio de 1880, la novela Palmares, escrita por el médico, hacendado e historiador paulista Joaquim de Paula Souza, luego tendría su primera y única versión en libro cinco años después. Si bien su tema es la vida de los paulistas de la época colonial, a quienes se atribuye la destrucción de Palmares, esta obra también dialoga con su contexto de producción y circulación, marcado por el movimiento abolicionista y la creciente presencia de teorías científicas en los discursos de intelectuales brasileños. Así, a la luz de la historiografía que estudia el final del siglo XIX y discute estas teorías en Brasil, el objetivo del artículo es analizar Palmares y comprender cómo un miembro de la élite paulista observaba los diferentes grupos raciales. Palabras-claves: Novela; Fuente Histórica; Paulista; Teorías Científicas.
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Catturi, Giuseppe. "Arte figurativa e arte contabile. Le tavolette della biccherna del comune di Siena (XIII–XVII secolo)." De Computis - Revista Española de Historia de la Contabilidad 10, no. 19 (December 31, 2013): 175. http://dx.doi.org/10.26784/issn.1886-1881.v10i19.270.

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Fra le arti figurative comprese in quelle cosiddette “belle”, cioè le forme di attività che, secondo l'opinione del Vasari, hanno esclusivamente un fine di bellezza, un valore estetico, come l'architettura, la danza, la poesia, la pittura, la scultura e la musica, in questo articolo focalizziamo l'attenzione sulla pittura e su di una sua particolare espressione e manifestazione, irripetibile ed originalissima.Le composizioni pittoriche che rappresentano eventi e situazioni di vita vissuta o configurazioni di ambienti costituiscono tutte una fonte conoscitiva di inestimabile valenza. Agli attenti osservatori esse costituiscono archivi storici e giacimenti culturali di particolare ampiezza ed intensità.D'altra parte è arte anche il complesso delle tecniche, degli strumenti e dei loro metodi d'uso concernenti una realizzazione, un'applicazione pratica nel campo dell'operare umano; cosicché è possibile scrivere di arte riferendosi ora ad un mestiere ora ad una professione. Si ha così l'arte medica, l'arte forense, etc., ma anche l'arte contabile, quella cioè esercitata da coloro che si mostrano capaci di memorizzare e di sistematizzare, seguendo un metodo preordinato e rigoroso, i fatti amministrativi, ridotti in termini quantitativi – monetari, che caratterizzano l'attività economico – finanziaria realizzata da una qualunque azienda, in modo da offrire al gestore informazioni determinanti per il buon governo dell'azienda medesima.L'obiettivo conoscitivo dell'arte contabile rimane costante nel tempo, ma gli strumenti ed il loro metodo d'uso, relativi a quell'arte, cambiano mano a mano aumenta il bagaglio delle conoscenze concernenti l'efficace utilizzo a fini gestionali dei risultati contabili rilevati periodicamente. Nel nostro studio intendiamo riferirci all'arte contabile esercitata nel Medioevo nell'ambito di famiglie di mercanti, banchieri, amministrazioni comunali, ospedali, opere pie e congregazioni religiose. In particolare, vogliamo trattare dell'ufficio della Biccherna del Comune di Siena preposto alla gestione delle pubbliche risorse finanziarie. Esso era composto da un “presidente” - il Camarlingo - e da quattro Provveditori in carica per sei mesi.I registri contabili sui quali il Camarlingo annotata giornalmente le varie operazioni finanziarie erano a fogli mobili e, pertanto, inizialmente venivano tenuti assieme da un foglio più grande sul quale veniva scritto il periodo di riferimento ed il nome del Camarlingo. Successivamente, per tenere uniti i numerosi fogli contabili si incominciò ad usare del materiale rigido, appunto delle tavolette di legno, la cui consistenza e rigidezzarendevano più agevole l'adozione e la consultazione dell'insieme dei fogli contabili relativi ai vari semestri.Le due tavolette, quella superiore e l'altra inferiore, erano legate da lacci di cuoio che costituivano la costola e sul davanti veniva posta una fibbia di chiusura, in modo da formare un vero e proprio “libro”. Fu proprio per sopperire all'anonimicità ed alla ripetitività di quei libri che, almeno a Siena, si affermò l'uso, a partire dal 1257, di far dipingere le tavolette di legno che tenevano legate e congiunte le pagine del libro contabile.Molti e di grande fama furono i pittori senesi che dipinsero le tavolette della Biccherna: Duccio di Boninsegna, Ambrogio Lorenzetti, Giovanni di Paolo, Sano di Pietro, Domenico Beccafumi e molti altri. I pittori per lo più disegnavano l'ambiente principale della Biccherna, quello in cui si svolgevano le transazioni finanziarie e, talvolta, gli operatori dell'ufficio: il Camarlingo, i Provveditori e qualche cittadino raffigurato mentre pagava le imposte. Sul tavolo da lavoro si disegnavano spesso gli strumenti per l'esercizio dell'arte contabile: libri, penna, calamaio, grattino, forbici, monete, borse etc.È così che scorrendo le numerose rappresentazioni pittoriche delle tavolette, raccolte per lo più nell'Archivio di Stato di Siena, altre fanno bella mostra di sé nei maggiori musei del mondo, possiamo leggere, in estrema sintesi, alcuni significativi aspetti dell'evoluzione culturale della comunità medievale senese. Da esse possiamo trarre informazioni immediate non solo dei cambiamenti nell'arte pittorica adottata dagli autori dei dipinti, ma anche sull'organizzazione dell'Ufficio finanziario del Comune, la Biccherna appunto, e l'importanzasempre maggiore che veniva attribuita agli strumenti indispensabili per esercitare l'arte contabile. Possiamo acquisire informazioni concernenti l'evoluzione del “metodo” adottato nell'annotare i dati finaqnziari relativi all'attività della Biccherna solo dalla lettura dei fogli compresi nei vari “libri”, ma tale obiettivo conoscitivo è complementare e collaterale rispetto a quello principale che ci siamo posti. Insomma, osservando in ordine cronologico le tavolette di Biccherna, si “legge il tempo” nella contemporaneità dei momenti di vita vissuta da Siena, dalla sua comunità e in particolare dal suo più importante Ufficio finanziario pubblico, la Biccherna.Lo studio intende evidenziate appunto la correlazione fra arte figurativa e arte contabile attraverso le tavolette dipinte dei libri contabili della Biccherna senese.
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Catani, Denice Barbara, Patrícia Aparecida do Amparo, and Renata Marcílio Cândido. "UM MENINO FALA DE AFETOS, FALA DA ESCOLA, DOS PROFESSORES, DOS MÉDICOS E DOS PSICÓLOGOS, REFLETIR COM O LIVRO QUANDO TINHA CINCO ANOS EU ME MATEI, DE HOWARD BUTEN." Cadernos de Pesquisa 28, no. 4 (December 30, 2021): 509. http://dx.doi.org/10.18764/2178-2229v28n4.202176.

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Sabemos que podemos alcançar via obras literárias uma compreensão fecunda das muitas dimensões da vida e dentre elas a educação. Muito já se disse a propósito e tanto há partidários de uma proteção das obras dos possíveis utilitarismos quanto há os que preferem sustentar que as vias de entendimento proporcionadas pela literatura são privilegiadas e não há mal em fazer delas um uso mais ou menos pedagógico. Partilhando da segunda hipótese busca-se mostrar um caso no qual a obra explicita aspectos importantes para nossas reflexões educacionais. A literatura também é um dispositivo de conhecer. Por meio da construção literária, passamos a compreender a percepção das emoções, cheiros, texturas e associações nas lógicas próprias do mundo infantil e até mesmo interrogar os discursos autorizados. Importantes questões nos lembram que no espaço dos pontos de vista sobre o que os adultos fazem em nome de educar, muitas vezes falta levar em conta que entre as lógicas de apreensão da realidade é preciso atentar para as lógicas das crianças. Tentaremos aqui evidenciar um percurso ficcional cuja plausibilidade é simbólica e pedagogicamente aterradora. A análise incide sobre a obra Quando tinha cinco anos eu me matei e identifica pontos fulcrais das relações adultos-crianças, da vida e da cultura escolar e alguns riscos engendrados pelos diagnósticos que recaem sobre crianças e, por vezes, delineiam seus destinos.Palavras-chave: literatura; mundo infantil; educação; fonte literária; educação e ficção.A BOY SPEAKS OF AFFECTS, SPEAKS OF SCHOOL, OF TEACHERS, OF DOCTORS AND OF PSYCHOLOGISTS, REFLECTIONS PROMPTED BY THE BOOK “WHEN I WAS FIVE I KILLED MYSELF” BY HOWARD BUTENAbstract We know we can, by means of literary works, reach a fertile comprehension of life’s many dimensions – and among them education. A lot have been said about this and there are partisans both who seek to protect literary pieces from possible utilitarianisms and those inclined to sustain that the paths to understanding propitiated by literature are privileged and that there is no harm in making use of them for more or less pedagogical purposes. Sharing the latter hypothesis, we seek to show one case in which a literary piece renders explicit aspects that are important for our educational reflections. Literature is also a device to achieve knowledge. By means of literary construction, we come to understand the perception of emotions, smells, textures and associations in the logics specific to the child’s world and even to interrogate authorised discourses. Important questions remind us that within the space where points of view regarding what adults do in the name of education are elaborated, one often fails to take into account that among the reality- apprehending logics one needs to pay particular attention to the logics of children. Here we will try to render evident a fictional trajectory whose plausibility is both symbolic and pedagogically terrifying. The analysis considers the text When I Was Five I Killed Myself, identifying fulcral points in the adults-children relationship, in life and in school culture and also a few of the risks engendered by the diagnoses imposed on children and that, sometimes, delineate their destinies.Keywords: literature; children’s world; education; literary source; education and fiction. UN NIÑO HABLA DE AFECTOS, HABLA DE LA ESCUELA, MAESTROS, MÉDICOS Y PSICÓLOGOS, REFLEXIONES CON EL LIBRO “CUANDO TENÍA CINCO AÑOS ME MATÉ”, DE HOWARD BUTENResumenSabemos que a través de las obras literarias podemos alcanzar una comprensión fructífera de las múltiples dimensiones de la vida, incluida la educación. Ya se ha hablado mucho de esto, y hay tantos partidarios de una protección de la literatura frente a posibles utilitarismos, como los que prefieren sostener que las formas de comprensión que brinda la literatura son privilegiadas y no hay nada de malo en tomarlas para uso más o menos pedagógico. Compartiendo la segunda opinión, buscamos mostrar un caso en que el texto muestra aspectos importantes para nuestras reflexiones educativas. La literatura es también un dispositivo de conocimiento. A través de la construcción literaria, llegamos a comprender la percepción de emociones, olores, texturas y asociaciones en las lógicas del mundo infantil e incluso interrogamos discursos autoritativos. Temas importantes nos recuerdan que en el espacio de puntos de vista sobre lo que hacen los adultos en nombre de educar, muchas veces es necesario tener en cuenta que, entre las lógicas para aprehender la realidad, hay que tener em cuenta las lógicas de los niños. . Aquí intentaremos demonstrar un percurso ficcional cuya plausibilidad es simbólica y pedagógicamente aterradora. El análisis se centra en el libro Cuando tenía cinco años me suicidé e identifica puntos clave en las relaciones adulto-niño, en la vida y la cultura escolar, como también algunos riesgos engendrados por los diagnósticos que recaen sobre los niños que, en ocasiones, delinean sus destinos.Palabras clave: literatura; mundo infantil,; educación; fuente literaria; Educación y ficción.
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Rodríguez Mesa, Francisco José. "L'esemplarità di Tisbe nel De mulieribus claris di Boccaccio." Estudios Románicos 29 (November 12, 2020). http://dx.doi.org/10.6018/er.422501.

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Chapter XIII of De mulieribus claris is devoted to the biography of Thisbe. For his narration, Boccaccio uses as his main source the fourth book of Ovid’s Metamorphoses although at certain times he modifies the Latin work. For instance, the suffering of Pyramus is no longer equal to that of Thisbe, and the Babylonian maid is the main victim of the love narrated: firstly because of the prohibition of her parents and later for the delay of Pyramus’s arrival at the agreed appointment. Considering all these peculiarities, this paper analyses chapter XIII of the De mulieribus claris and its main character with the purpose of reflecting on their originality and trying to determine if, taking these specificities into account, the Babylonian girl can be considered as an exemplary woman in Boccaccio’s work and why. Il capitolo XIII del De mulieribus claris è dedicato alla biografia di Tisbe. Per la sua narrazione, Boccaccio utilizza come fonte principale il quarto libro delle Metamorfosi ovidiane sebbene in certi momenti si distacchi dall’opera latina. Ad esempio, la sofferenza di Piramo non è più all’altezza di quella di Tisbe, e la fanciulla babilonese è la principale vittima dell’amore narrato: in primis per la proibizione dei propri genitori e in un secondo momento per la tardività di Piramo nell’arrivare all’appuntamento accordato. Considerando queste particolarità, questo articolo analizza il capitolo XIII del De mulieribus claris e la sua protagonista con lo scopo di riflettere sull’originalità e di cercare di determinare se, tenuto conto di queste specificità, la ragazza babilonese possa considerarsi un personaggio esemplare all’interno della silloge e perché.
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Occhipinti, Egidia. "Teopompo e la Sicilia." Klio 95, no. 1 (January 1, 2013). http://dx.doi.org/10.1524/klio.2013.95.1.84.

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RiassuntoL’analisi dei dati in nostro possesso ha permesso di ricostruire le caratteristiche della syngraphe teopompea, sul piano del contenuto, del metodo compositivo adottato dallo storico nei Philippika, con particolare riguardo al debito nei confronti della storiografia erodotea. All’interno di una cornice cronologica di riferimento, che va dall’ascesa di Filippo II al 337 a. C., Teopompo inserisce, infatti, di continuo, excursus dentro altri excursus, attraverso i quali dà spazio alle vicende delle popolazioni greche e non greche, che abitavano anche aree remote del mondo fino ad allora conosciuto.D’altro canto, il fallimento della grecità poleica e la comparsa di Filippo comportò una nuova visione dell’oikoumene e conseguemente un nuovo modo di fare storia: l’attenzione della storiografia teopompea non si concentrerà esclusivamente sulla Grecia, come era accaduto precedentemente con gli Hellenika, ma si rivolgerà a nuove realtà, fino a quel tempo percepite come ‚periferiche‘, quali la Persia e l’Occidente. Proprio nel quadro dell’azione politica di Filippo in Adriatico si inseriva un ampio logos di storia occidentale (FF 184-205, ll. dal 39° al 43°), contenente al suo interno un’ampia digressione sulla Sicilia che, in quattro libri (FF 184-198, ll. dal 39° al 42°), trattava il periodo dal 406 al 343 a. C., cioè dalla tirannide di Dionisio I all’esilio di Dionisio il Giovane a Corinto. Ancora all’azione ‚occidentale‘ del Macedone si collega un excursus adriatico (FF 128-134), nel quale verosimilmente erano contenute res siculae. Il significato di tale spostamento di prospettiva da parte dello storico si può rintacciare nei grandi cambiamenti in atto in Occidente, dovuti all’avanzata dei Celti nella penisola italica e alla crisi della tirannide siracusana; si tratta di eventi che ebbero grande risonanza in Grecia e che accesero il dibattito sulla possibilità di un’espansione occidentale di Filippo.I frammneti teopompei sulla geografia dell’Adriatico conservano tracce della propaganda siracusana, elaborata da Filisto, relativamente a quell’area; di Dionisio, come di Filippo Teopompo darebbe un’immagine ambivalente nelle due sfere, pubblica e privata: il Macedone, in tutto simile al tiranno siciliano, agli occhi dello storico appare come il diretto erede della politica dionisiana in Grecia e in Occidente.Nell’antichità il debito nei confronti dell’opera di Teopompo da parte di Diodoro, Trogo e dei biografi fu di proporzioni considerevoli.Teopompo potrebbe avere costituito la ‚fonte guida‘ per il sedicesimo libro diodoreo; verosimilmente Diodoro nel corso della sua narrazione potrebbe avere utilizzato il Chiota a più riprese e non di continuo; potrebbe, cioè, essersi servito anche degli storici della guerra sacra, quali Demofilo, che scrisse fino al 341 a. C., e Diillo, che scrisse fino alla morte di Filippo. Inoltre, il racconto di storia siciliana che il Chiota inserì nei Philippika (Diod. XVI 71, 3) potrebbe essere stato utilizzato dall’Agirinense oltre che nel sedicesimo libro, per le vicende di Dione e di Timoleonte, anche nei libri precedenti, per le vicende relative a Dionisio I (XIII-XV).Trogo potrebbe avere utilizzato i Pilippika come modello, canovaccio di riferimento, non solo dal punto di vista delle informazioni storiche ma anche sul piano della struttura dell’opera e della tipologia degli excursus in essa contenuti. Le informazioni presenti nell’excursus sui popoli occidentali del ventesimo libro trogiano sembrano riflettere da vicino il contenuto della digressione adriatica di Teopompo; è, inoltre, possibile che Trogo, relativamente al racconto su Dionisio I (libri XIX-XX)432 e a quello sulle origines Venetorum et Graecorum et Gallorum (XX 1, 6-4. 5, 7-9), avesse utilizzato, fondendoli insieme, l’excursus adriatico (XXI) e quello siciliano (libri XXXIX-XLII) dei Philippika.L’atteggiamento filodioneo di Nepote, Plutarco e Diodoro e la posizione critica nei confronti dei costumi dissoluti del giovane Dionisio e dei Siracusani (Plutarco, Diodoro e Trogo), sembrano di matrice teopompea. Infine, la presenza del Chiota all’interno del racconto del bios timoleonteo di Plutarco, Diodoro e Nepote potrebbe essere di vasta portata in riferimento all’antefatto della vicenda timoleontea fino alla partenza del Corinzio alla volta della Sicilia.
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COUCEIRO, LUIZ ALBERTO, and REJANE VALVANO CORRáŠA DA SILVA. "POSSáVEIS ANáLISES SOBRE A PRODUÇÃO DE ALGODáƒO NO MARANHáƒO (1755-1818): relacionando o conceito ”segunda escravidão” com práticas de crédito." Outros Tempos: Pesquisa em Foco - História 12, no. 20 (December 18, 2015). http://dx.doi.org/10.18817/ot.v12i20.489.

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A partir de meados do século XVIII, inicia-se, no Maranhão, o cultivo extensivo de algodão. Não havia nem sequer investimentos metropolitanos no porto de São Luá­s. A Companhia Geral de Comércio do Grão-Pará e Maranhão (1755-1788) impulsionou a produção do algodão, com aquisição de escravos e escoamento eficaz para a Europa, aproveitando a crise com a Guerra de Secessão e a ausência de monopólio. Esta Companhia foi fechada, no entanto, o cultivo do algodão continuou a crescer. Sabendo-se que nesta mesma época havia uma demanda industrial por algodão, perguntamo-nos: a) Quais atores sociais agiram no Maranhão? b) O que aconteceu para o algodão passar de moeda interna a mercadoria exportada? c) Qual a relação do conceito ”segunda escravidão” com o empreendimento algodoeiro? d) Qual foi a importá¢ncia do crédito para garantir esta produção? Para responder, analisaremos uma fonte primária e discutiremos a relação entre o conceito de ”segunda escravidão” e o crédito.Palavras-chave: Escravidão. Algodão. Maranhão. POSSIBLE ANALYSIS ON COTTON PRODUCTION IN MARANHáƒO (1755-1818): relating the concept of "second slavery" with credit practices Abstract: From the middle eighteenth century begins the extensive cultivation of cotton. There weren”™t even metropolitan investments in the port of São Luá­s. The Companhia Geral de Comércio do Grão-Pará e Maranhão (General Company of Grão-Pará e Maranhão ´s Commerce - 1755-1788) boosted the cotton production with the acquisition of slaves and effective flow to Europe, taking advantage of American Civil War crisis and the absence of monopoly. This Company was closed, however, the cultivation of cotton continued to grow. Being aware that at this same time there was an industrial demand for cotton, we ask, mainly: a) which social actors were involved in Maranhão? b) what happened that the cotton has been changed from inner currency to commodity? c) what kind of connection between the ”second slavery” concept and the cotton enterprise can be done? d) What was the relevance of the credit to guarantee this production? In order to answer these questions we will analyze Gaioso”™s book and other documents. Keywords: Slavery. Cotton. Maranhão. ANáLISIS POSIBLE EN LA PRODUCCIÓN DE ALGODÓN EN MARANHáƒO (1755-1818): relacionando el concepto "segundo esclavitud" con prácticas de créditoResumen: Desde mediados del siglo XVIII comienza el cultivo extensivo de algodón. No habá­a ni siquiera inversiones metropolitanas en el puerto de São Luá­s. La Sociedad General de Comercio del Grão-Pará y Maranhão (1755-1788) impulsó la estructuración de la producción de algodón: adquisición de esclavos y el flujo efectivo a Europa, aprovechando la crisis de la Guerra Civil y la ausencia de monopolio. Esta empresa se cerró, sin embargo, el cultivo de algodón siguió desarrollando. Informados que en este mismo tiempo hubo una demanda industrial para el algodón, nos preguntamos, principalmente: a) cuales actores sociales participaron en Maranhão? b) Lo que sucedió que el algodón se ha cambiado de moneda interna para los productos básicos? c) Qué tipo de conexión entre el concepto de "segunda esclavitud" y la empresa de algodón se puede hacer? d) ¿Cuál fue la importancia del crédito para garantizar esta producción? Responder a estas preguntas analizamos libro Gaioso's y otros documentos. Palabras clave: Esclavitud. Algodón. Maranhão.
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