Academic literature on the topic 'Libri antichi'

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Journal articles on the topic "Libri antichi"

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Tatai Baltă, Cornel. "Rappresentazioni diaboliche nei libri romeni antichi (secoli XVI-XIX)." Studia Universitatis Babeș-Bolyai Theologia Catholica 64, no. 1-2 (December 30, 2019): 203–25. http://dx.doi.org/10.24193/theol.cath.2019.10.

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Inserra, Simona. "Libri antichi, antichi rimedi: erbari e ‘materia medica' tra gli incunaboli della biblioteca del Monastero dei Benedettini di Catania." ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no. 1 (May 2021): 100–106. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-001011.

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Abstract:
Il contributo si propone di analizzare, all'interno della raccolta di incunaboli della Biblioteca del monastero benedettino di San Nicola l'Arena, gli esemplari di edizioni quattrocentesche di argomento medico che appartennero ai monaci; si analizzano inoltre alcune note manoscritte relativi ad antichi rimedi.
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Freni, Giulia. "Gli antichi e la glaukophthalmia: nuovi dati per la storia di un ‘inestetismo’ mediterraneo." Florentia Iliberritana 31 (October 15, 2021): 67–80. http://dx.doi.org/10.30827/floril.v31i.20977.

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Abstract:
Tra gli aspetti più curiosi del mondo antico vi è il disprezzo per gli occhi blu, di certo qualcosa di molto distante dal modo in cui la bellezza viene concepita ai nostri giorni. Il presente contributo si propone di ripercorrere la percezione di questo tratto fisico da parte degli antichi, mostrando come esso fosse associato anche alla capacità di gettare il malocchio. Avere il cosiddetto ὄμμα γλαυκόν era considerato un vero e proprio inestetismo, per cui spesso si cercava di correggerlo con particolari medicamenti, come quelli suggeriti da Galeno nel IV libro del De compositione medicamentorum secundum locos libri X. Il disprezzo per gli occhi blu emerge anche dai trattati fisiognomici e da altri scritti in cui questo tratto fisico è associato a determinate caratteristiche della persona che lo porta: per esempio, Efestione di Tebe nota come l’iride glauca si trovi per lo più in coloro che hanno i capelli biondi o rossi. Di questa credenza si ha un riflesso anche in alcune fonti latine come il De origine et situ Germanorum di Tacito, in cui gli occhi blu e i capelli rossi sono considerati tratti tipici dei Germani. Una certa attenzione è rivolta, in questo contributo, anche ai termini adoperati in greco e latino per indicare l’iride glauca, mettendo in luce il legame con la dea Atena, definita γλαυκῶπις. Dopo aver analizzato le testimonianze antiche si accenna infine ad alcune sopravvivenze di questa credenza, facendo riferimento al mondo arabo e alla Grecia moderna, in cui ricorre nuovamente la percezione dell’occhio glauco come elemento negativo.
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Dondi, Cristina, and Matilde Malaspina. "L'ecosistema digitale del CERL per lo studio del libro antico a stampa: dal progetto 15cBOOKTRADE a oggi." DigItalia 17, no. 1 (June 2022): 134–56. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00044.

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Abstract:
Nel corso dei cinque anni del suo svolgimento, il progetto 15cBOOKTRADE, finanziato con un Consolidator Grant dello European Research Council (2014-2019) ha favorito il consolidamento e l’espansione di una serie di strumenti digitali e di una ampia rete di collaborazione tra individui, istituzioni e progetti di ricerca incentrati sull’utilizzo degli incunaboli, e più in generale del libro antico a stampa, come fonte storica. Dopo la conclusione ufficiale progetto, il lavoro dei membri e della rete di studiosi e bibliotecari costituita durante i cinque anni della durata del finanziamento è continuato. Singoli ricercatori o gruppi di ricerca hanno orientato le proprie indagini verso categorie ben precise di libri antichi a stampa: edizioni di testi di diritto, di materia medica, edizioni illustrate, collezioni di alcuni possessori antichi, biblioteche monastiche, censimenti illustrati, e così via. Vari tra questi progetti hanno esteso il limite cronologico dell’interesse di ricerca oltre il dicembre 1500, assottigliando la convenzionale distinzione tra incunaboli e post-incunaboli. Di fatto però, la metodologia per tutte queste nuove strade di ricerca resta basata sull’utilizzo delle informazioni di provenienza come dati storici; sull’integrazione di fonti bibliografiche e documentarie allo scopo di arricchire ulteriormente il dato materiale; sulla creazione di collaborazioni internazionali di ampio respiro che consentano di raccogliere dati che difficilmente sarebbero accessibili altrimenti (specialmente in questi anni difficili di pandemia); infine, sull’utilizzo di strumenti digitali efficaci per facilitare la raccolta dei dati e l’accesso agli stessi. Il presente contributo fornisce una panoramica sullo stato attuale di questi progetti e propone una serie di riflessioni sui benefici e sulle sfide connessi alla creazione di un ecosistema digitale per lo studio del libro antico a stampa, una necessità di recente condivisa anche dall’ICCU, quale soluzione intelligente e sostenibile.
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Endemann, Klaus. "Giulio Romano und Andrea Palladio Die Landshuter Residenz Herzog Ludwigs X. und ihre Rezeption in den frühen Palastkonzepten Palladios." Zeitschrift für Kunstgeschichte 80, no. 1 (December 30, 2017): 35–82. http://dx.doi.org/10.1515/zkg-2017-0002.

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Abstract:
Abstract The palace of Duke Ludwig X in Landshut provides insight into the research concerning the development of Andrea Palladio. The palace is a link that illuminates the relationship between Palladio and Giulio Romano. For the “German wing,” the still unknown architect presented a remarkably innovative design. The duke had a second palace built behind the first after he had seen the Palazzo Te. The form of the “Italian wing,” with its refined combination of palace and villa, supports the authorship of Romano. That Palladio, for his famous project for Iseppo da Porto, took over the site in Landshut designed by Romano confirms the close relationship between the two architects. In I Quattro Libri, Palladio would later name the combination of the palace and the villa Casa degli antichi.
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Carrara, Eliana. "Plinio e l’arte degli Antichi e dei Moderni. Ricezione e fortuna dei libri XXXIV-XXXVI della Naturalis Historia nella Firenze del XVI secolo (dall’ Anonimo Magliabechiano a Vasari)." Archives Internationales d'Histoire des Sciences 61, no. 166-167 (January 2011): 367–81. http://dx.doi.org/10.1484/j.arihs.5.101487.

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Jackson, Steven. "The Aetia I & II - G. Massimilla: Callimaco: Aitia: Libri Primo e Secondo: Introduzione, testo critico, traduzione e commento. (Biblioteca di Studi Antichi, 77.) Pp. 502. Pisa: Giardini, 1996. Paper. ISBN: 88-427-0013-4." Classical Review 47, no. 2 (October 1997): 258–60. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00250555.

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Celentano, Maria Silvana. "Oratorical Exercises from the Rhetoric to Alexander to the Institutio oratoria: Continuity and Change." Rhetorica 29, no. 3 (2011): 357–65. http://dx.doi.org/10.1525/rh.2011.29.3.357.

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Abstract:
Quintiliano dedica la sua attenzione all'exercitatio in due luoghi distinti dell'Institutio oratoria, rispettivamente nel libro II e nel libro X. La pratica dell'exercitatio si è consolidata dall'età ellenistica in poi nell'insegnamento scolastico di grammatica e retorica sia in Grecia che a Roma, con modalità e sviluppi differenziati. Ma a tempi ben più antichi riconducono le tracce delle prime formulazioni di tale exercitatio: più precisamente si può risalire fino alla Rhetorica ad Alexandrum. Nel sec. I d.C. è in atto un vivace dibattito interno all'ambito tecnico retorico, ma anche un rinnovamento della formazione filosofica dei giovani. Il riferimento ad antichi modelli di exercitatio, opportunamente adattati alla realtà culturale e formativa contemporanea, conferisce una nuova attualità alla Rhetorica ad Alexandrum.
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Conte, Alberto. "Novelle italiane antiche nella tradizione manoscritta: dal libro d'autore alle antologie nei primi secoli." Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 10, no. 2 (December 23, 2022): 273–315. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/18750.

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Abstract:
Un ricco corpus di novelle italiane antiche ci è trasmesso in raccolte antologiche, da codici solo parzialmente coincidenti e diversamente ordinati, anche se la varia lectio dei singoli pezzi rivela che la tradizione è piuttosto stabile. L’articolo focalizza il manoscritto Panciatichiano 32 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, importante collettore trecentesco di racconti: delle sue tre sezioni novellistiche si evidenziano qui elementi comuni e peculiarità; se ne ricava che si tratta di tre raccolte di autori diversi, copiate e verosimilmente anche composte in tempi diversi, il cui ‘modello archetipico’ ha continuato a essere la prima, cioè il Libro di novelle e di bel parlar gentile (o Ur-Novellino). Il confronto del ms. con altre raccolte di novelle antiche (cioè con tutti i testimoni del Novellino) fa luce sul laboratorio trecentesco della novella e su alcuni aspetti della sua diffusione: le singole compilazioni risultano sempre fortemente polarizzate dal campo magnetico dell’Ur-Novellino, entro le linee guida tratteggiate nel suo prologo; qualche novità, introdotta da singoli autori o copisti, vi si è innestata a intermittenza, non sistematicamente; anche nella monumentalizzazione cinquecentesca del corpus(suggestivamente presentato come Le ciento novelle antike) la novella antica ha mantenuto una sua spiccata autonomia non permeata, se non misuratamente e a intermittenza, dalle novità e dallo straordinario rinnovamento boccacciano.
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Gómez Jiménez, Silvia. "Andreu Pintado, Javier; Ozcáriz Gil, Pablo y Mateo Pérez, Txaro: Epigrafía romana de Santa Cruz de Eslava, Faenza, Epigrafia e Antichità, 2019, 187 pp. ISBN: 978-88-7594-140-6." Documenta & Instrumenta - Documenta et Instrumenta 18 (April 14, 2020): 255–56. http://dx.doi.org/10.5209/docu.68793.

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Dissertations / Theses on the topic "Libri antichi"

1

MONTAGNER, LUCA. "LA BRAIDENSE AI TEMPI DI NAPOLEONE. STORIA DI UN'ISTITUZIONE MILANESE ATTRAVERSO LE SUE CARTE D'ARCHIVIO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/122846.

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Abstract:
La tesi ripercorre le vicende della Biblioteca Nazionale Braidense durante il ventennio di dominazione napoleonica in Italia, periodo ancora poco conosciuto nella storia dell’istituto milanese. Il lavoro ha visto la combinazione di diversi tipi di ricerca, da quella archivistica a quella storica, prendendo in analisi collezioni particolari e inedite della biblioteca stessa, siano esse manoscritti o libri a stampa, che hanno permesso di individuare le peculiarità della gestione corrente dell’istituto e le relazioni instauratesi oltralpe durante la dominazione francese in Italia. Dopo un primo capitolo dedicato allo status quaestionis sugli anni della fondazione della biblioteca, quelli successivi ripercorrono le fasi dell’istituto milanese, suddivise in tre specifici periodi: la Repubblica Cisalpina, la Repubblica Italiana e il Regno d’Italia. Sono così messe in luce le divergenze di questi periodi, sottolineando come dopo le difficoltà dei primi anni la Braidense visse un tempo di crescita, sia per l’arricchimento di volumi sia per il sempre maggior prestigio e riconoscimento, non solo in Italia ma anche in Europa.
This thesis traces the events of the Braidense National Library during the Napoleonic period in Italy, a period that is still little known in the history of the Milanese institution. The work has involved a combination of different types of research, from archival to historical, analysing particular and unpublished fonds of the library itself, whether manuscript or printed, which have made it possible to identify the peculiarities of the daily management of the institution and the relations established beyond the Alps during the French domination in Italy. After an initial chapter dedicated to the status quaestionis on the years of the library's foundation, the following chapters trace the phases of the Milanese institute, divided into three specific periods: the Cisalpine Republic, the Italian Republic and the Kingdom of Italy. The divergences of these periods are thus highlighted, underlining how after the difficulties of the first years the Braidense experienced a moment of growth, both for the enrichment of volumes and for the growing prestige and recognition, not only in Italy but also in Europe.
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Barucci, G. "«Ad imitazione degli antichi poeti greci e latini». Il libro Hinni et ode di Bernardo Tasso." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2003. http://hdl.handle.net/2434/23670.

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Abstract:
The thesis concerns the book Hinni et ode by Bernardo Tasso (1493-1569) : it consists of 55 compositions plus 3 not included for various reasons in the definitive edition. It was elaborated collecting poems composed along the thirty years of poetic prodictivity of one of the most prolific authors of the Italian Renaissance (1530-1560). As declared by the title, the book gathers poems inspired by classical odes and hymns. The thesis tackles the many aspects of classical imitation present in the poems, compared with the poems by hte same author belonging to the Italian petrarchan tradition. The chapters treat : the remarks by Tasso on the theme included in deidcations and letters ; the metrical option aimed at reproducing the latin verses and strophes, contrasted with his predecessors ; the disposition of the ocmpositions in a structure that could remind the disposition of latin poetry books ; the relation between syntax and metre as well as the use if enjambement in order to free the system to the strophe ; the themes and the similitudes. All this topics show that Bernardo Tasso aimed at creating a kind of poetry which could sound as much as possible.
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Conte, Maria <1992&gt. "Il "Libro degli ammaestramenti degli antichi" di Bartolomeo da San Concordio : edizione critica e studio della tradizione." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17832.

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Abstract:
La ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto ERC Biflow (Bilingualism in florentine and tuscan works - g.a. 637533) e propone l’allestimento della prima edizione critica del “Libro degli Ammaestramenti degli antichi”, compendio di filosofia morale redatto nei primi anni del XIV secolo da Bartolomeo da San Concordio, il quale compila anche la versione originale in lingua latina. Oltre a offrire la ricostruzione del testo basata sul testimoniale completo dell’opera (29 manoscritti) si intende condurre una riflessione sulla portata sociale della scelta compiuta dal magister domenicano di predisporre, in forma bilingue, un manuale di orientamento morale che permette la consultazione di oltre 1400 sententiae di opere classiche e religiose circolanti per la maggior parte esclusivamente in latino. L’intenzione di apertura al volgare compiuta a Firenze da parte di un esponente dell’Ordine dei Predicatori è indagata sul piano linguistico, lessicale, sintattico e retorico attraverso lo studio delle scelte traduttive, ma anche mediante l’analisi dell’uso gerarchizzato delle fonti all’interno della struttura ordinata del compendio. D’altra parte la riscostruzione storico-documentaria della biografia del frate e il confronto costante con opere e autori coevi permettono di inserire gli “Ammaestramenti” nel quadro più ampio del fenomeno socio-culturale dei volgarizzamenti nella prima metà del Trecento toscano.
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RISO, DEBORA. "L’Epistolario di Pier della Vigna in 5 libri. Edizione critica della più antica raccolta sistematica." Doctoral thesis, Università degli studi della Basilicata, 2022. http://hdl.handle.net/11563/155705.

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Abstract:
La tesi propone l’edizione critica del cosiddetto Epistolario di Pier della Vigna nella forma sistematica più antica in 5 libri. Nell’introduzione sono stati riportati elementi utili per la definizione del profilo biografico di Pier della Vigna e, dopo aver recensito i testimoni, vengono esposti e motivati i criteri editoriali sui quali si è fondato il lavoro ecdotico. In particolare lo studio della tradizione testuale ha permesso di definire con certezza posizione di snodo iniziale del manoscritto di Toledo, Biblioteca Capitular, 45.9 (siglato T). L’eccezionale importanza del ms. T è stata confermata dal confronto con alcuni testimoni appartenenti alla tradizione stravagante dell’epistolario particolarmente autorevoli come Paris, Bibliothèque nationale de France, Lat. 8567, nonché dalla circostanza che in più punti questo codice sana lacune presenti nella restante tradizione manoscritta. Inoltre l’analisi testuale ha permesso di superare schemi consolidati di suddivisione in gruppi e di postulare l’esistenza di un archetipo in movimento chiamato α, che si contrappone a uno β, da cui deriva la raccolta più diffusa in sei libri. Il testo critico delle 134 lettere della più antica forma sistematica dell’epistolario è preceduto da un breve regesto, l’indicazione della carta su cui il testo è trascritto nei codici collazionati, la pagina dell’edizione a stampa che riporta il testo dell’epistola corrispondente e il numero di riferimento ai Regesta Imperii. A piede del testo sono state collocate due fasce di apparato: una di tipo filologico, l’altra riservata all’individuazione dei fontes e dei loci paralleli, con trascrizione dei relativi passi. Nelle note sono stati forniti i dati necessari all’identificazione dei personaggi citati; sono stati segnalati fenomeni retorici o letterari ritenuti degni di attenzione e sono stati motivati alcuni interventi emendatori di passi particolarmente problematici.
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DEMURTAS, MARCO. "Modelli concettuali per la descrizione bibliografica. Applicazioni informatiche per il libro antico." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2021. http://hdl.handle.net/11584/319509.

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Abstract:
This thesis describes the study of the innovations made to the RICI (Ricerca sull'Inchiesta della Congregazione dell'Indice) database, against the backdrop of the new scenarios opened up by information technology with regard to bibliographic cataloguing. At the application level, the structural revision of this database, called "Le biblioteche degli ordini regolari in Italia alla fine del secolo XVI" (The Libraries of the Regular Orders in Italy at the End of the Sixteenth Century), currently hosted and managed by the Vatican Library, was used as a case study. The database systematically indexes the data contained in the Vaticano Latini manuscripts 11266-11326 in which the results of the book census conducted by the Italian religious orders are preserved, at the request of the Congregation of the Index after the publication of the Index of Forbidden Books in 1596. The study is therefore focused on the design and development of an innovative system for the management of bibliographical information designed specifically for the ancient book heritage and based on the study of conceptual models and languages of communication and data interchange. The database, having been designed at the end of the twentieth century, after two decades of operation has therefore constituted the ideal testing ground to identify descriptive needs, evaluate the shortcomings of traditional systems, elaborate a new model of data structuring and test its applicability to the study of ancient editions and the development of advanced features for the publication, exchange and reuse of data on the Web. At the same time, the objective was to bring the database into the scenario of the new tools for the management of bibliographic information, setting it up from the computer point of view with the new generation systems that allow a more fluid and dynamic navigation among the data, opening in particular the database to communication with the outside world.
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Pavan, Sara <1993&gt. "Giustizia particolare e rapporti sociali nel libro sulla giustizia : Aristotele, Etica Nicomachea, V." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12398.

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Abstract:
L’elaborato analizzerà la nozione aristotelica di giustizia, specialmente la giustizia particolare, per precisare come la concezione dei rapporti sociali di una polis contribuisca a definire questa virtù e la sua attuazione. Per fare ciò, l’analisi aristotelica sarà collocata nel dibattito sulla giustizia del V-IV secolo a.C. e confrontata con le posizioni dei sofisti e di Platone. Saranno poi introdotte le fonti aristoteliche, Retorica, Politica, Etica Nicomachea, Etica Eudemia e Magna Moralia. Si procederà a un'analisi più dettagliata del V libro della Nicomachea, il testo più esaustivo sull'argomento. Attraverso questa analisi si cercherà di mostrare che le differenze di valore che intercorrono tra i cittadini si riflettono nelle proporzioni che regolano la giustizia particolare nei suoi ambiti: la distribuzione di beni pubblici, la correzione di interazioni che violano un equilibrio tra parti e lo scambio di beni privati. La prima parte del lavoro ricostruirà nelle sue linee generali il dibattito sulla giustizia. La seconda esaminerà le opere aristoteliche, specialmente EN V, con attenzione a struttura e metodo, per proseguire con la ricostruzione della tassonomia della giustizia. Si analizzeranno la distinzione tra giustizia generale e particolare; le specie di quest’ultima, la distributiva e la regolativa; la giustizia commutativa; gli altri significati di giustizia. Nella parte conclusiva si rifletterà sul ruolo dei rapporti sociali nel definire la giustizia particolare.
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STOCHINO, LAURA. "L'VIII Libro della Fisica di Aristotele. Introduzione, traduzione e commento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2011. http://hdl.handle.net/11584/266319.

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CHESSA, PIETRO. "Tra l’umano e il divino: la divinazione in Giamblico. Un commentario al terzo libro del De mysteriis." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266497.

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Abstract:
Divination is the leitmotif of this essay. I tried to analyze this subjet that the main thinkers and philosophers point out as the key-subject of the neoplatonic sage Giambilico's Treatise On the Mysteries of Egyptians. It is a ten books work and the third one was totally focused on Divination by the Author. Here he refutes and debates Porfirio's objections about the nature, the shapes and the teurgic aims the divination art can have. This essay follows the studying method already used in the Comment of the Book III of the Treatise On the Mysteries of Egyptians: in this way i tried to show up and present a fresco about the wide variety of theories, doctrines and contradictions about this subject and describe an original complete critic structure, that you cannot find in other essays about this theme. The core-subject of this debate is the dissertation of Portirio's theory that we can read in the Letter to Anebo: here the philosopher describes the divination origin as a complete natural origin, based on psyco-physiological mood and inclinations of a typical soothsayer. Giambilico opposes his idea to Portirios's, and he elevates the role of the medium from the soothsayer attitude to the Supernatural, far from a mixture based on the human level and existence.
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De, Piano Sergio. "Il rapporto uno-molti e l'espressione della trascendenza nel libro VI del "Commentario al Parmenide di Platone" di Licio Proclo Diadoco." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2010. http://hdl.handle.net/10556/240.

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Abstract:
2009 - 2010
Il complesso sistema teologico-metafisico elaborato da Proclo è sorretto e governato dal duplice presupposto dell‟assoluta trascendenza causale dell‟Uno e della necessaria relazione che Esso intrattiene con i Molti: sicché la scissione (meta)ontologica esistente tra il Principio e l‟universo che da esso promana, con il conseguente rapporto sinallagmatico, ovvero il nesso di reciprocità genetica e funzionale che i molti intrattengono tra loro e mediatamente con il Principio, rappresenta una (bi)polarità costante del pensiero procliano: all‟approfondimento di tali tematiche è consacrata l‟intera sua opera. Intorno a questo costitutivo nucleo tematico, ho inteso organizzare la prima sezione del mio lavoro (capitoli I e II), attraverso un itinerario storico-concettuale che, muovendo da Platone e snodandosi lungo quella tradizione speculativa che allo stesso Platone espressamente si richiama e che giunge fino al tardo neoplatonismo di Proclo, mostra le diverse configurazioni ed interpretazioni del paradigma metafisico henologico. L‟indagine condotta muove, in particolare, dal debito teoretico-metafisico contratto dal neoplatonismo nei confronti della così detta Protologia platonica, o teoria dei Principi, vale a dire di quegli insegnamenti da Platone svolti Innerakademisch esclusivamente in forma orale. La teoria dei Principi unifica il pluralismo delle idee in quella che, secondo le icastiche immagini contenute nei libri centrali della Repubblica, sarà identificata con l‟“Idea del Bene”: questa risulta dotata, per dir così, di una funzione di unità (hen) e misura (métron, akribéstaton métron), cui si contrappone il principio opposto – parimenti imprincipiato, ma di rango inferiore – della non-unità, ovvero della indeterminatezza e della illimitatezza, sostrato di ogni molteplicità particolare. A partire dalla “bipolarità” originaria, Platone deduce la multiforme (“polivoca” l‟avrebbe in seguito definita Aristotele) totalità dell‟essere: dalla bipolarità dei Principi primi, che, stando alle diverse testimonianze dossografiche, Platone definiva dell‟“Uno-Bene” e della “Diade Indefinita di Grande-e-Piccolo” (aóristos dyás), deriva e dipende l‟intera struttura della realtà. La rimodulazione procliana della concezione protologica platonica, intesa ad illustrare il processo emanatistico-causativo dell‟Uno e la struttura ontologica della realtà che ne deriva, costituisce l‟oggetto d‟indagine del III capitolo della tesi: in esso ho esaminato la fondazione monadica di ciascuna articolazione gerarchico-discensiva della realtà determinata dalla trascendenza causale dell‟Uno, all‟interno della quale opera quella medesima dialettica istitutiva del nesso sinallagmatico Uno-molti, che tende alla mediazione della metábasis dalla trascendenza dell‟Uno all‟essere. La prima stratificazione orizzontale che si realizza attraverso la generazione discensiva dell‟Uno è costituita dalla serie delle Enadi: probabile originale creazione del genio procliano, esse rappresentano, per un verso, gli elementi in qualche modo partecipanti al principio impartecipato, da cui ricevono, attraverso l‟a-temporale processo genetico che le istituisce, il carattere peculiare dell‟unità, che rende omogenea la serie; per altro verso, le enadi rappresentano gli elementi partecipabili di principi unitari ed unificanti, vale a dire il presupposto dell‟unità medesima per le sostanze universali. Pertanto, mentre l‟Uno costituisce la causa impartecipabile di tutti gli esseri, le Enadi, al contrario, costituiscono l‟insieme dei principi in virtù dei quali ogni essere determinato possiede il carattere (ontologico) ed il predicato (logico) dell‟unità. Icone dell‟Uno, donde traggono la loro condizione divina e meta-ontologica privilegiata, le enadi trascendono tutte quelle sostanze che unificano: tale trascendimento è reso possibile dalla pre-esistenza e, al tempo stesso, dalla praesentia, in esse, del Tutto, naturalmente sub specie unitaria e priva di relazioni con determinazioni specifiche dell‟essere, anche se le enadi sono necessariamente a vari livelli partecipate dagli enti e dall‟essere stesso. Le Enadi realizzano, pertanto, una duplice mediazione: esse, infatti, da un lato connettono la molteplicità in senso reale, configurandosi come unità di misura e di determinazione del molteplice; dall‟altro, nel trasmettere il loro carattere di principi di Unità, “esse collegano l‟ente anche con l‟Uno, e rendono possibile il ritorno dell‟ente a loro stesse”. Le Enadi, dunque, rappresentano il tentativo procliano di costituzione di una sovrasostanzialità intermedia: tuttavia, poiché esse si configurano come il metaxý tra l‟assoluta trascendenza del Principio rispetto all‟essere e l‟essere della successiva ipostasi, mi è parso evidente che i termini della dialettica trascendenza-immanenza cui esse soggiacciono instaurino necessariamente una irriducibile contraddizione. A rigore, è la stessa funzione connettiva assegnata alle Enadi da Proclo a rivelarsi intrinsecamente contraddittoria: esse, infatti, ancorché posseggano uno statuto meta-ontologico che le rende superiori alla prima emanazione ipostatica dell‟on-zoé-noûs, rivestono tuttavia un reale valore ontologico nella mediazione tra il non-essere kath’hyperochén dell‟Uno – che si esprime nella sua assoluta impartecipabilità – e l‟essere dell‟on; le Enadi, dunque, ostentano un duplice statuto strutturalmente contraddittorio, in ragione del quale esse rappresentano – hama, simul – ciò che non è più il non-essere dell‟Uno, pur rimanendo superiori all‟ipostasiessere. La consapevole, manifesta inanità dello sforzo compiuto – inteso ad istituire un possibile addentellato incontraddittorio attraverso l‟introduzione delle Enadi – oltre a rivelare l‟incolmabile abissalità che si dischiude e separa la trascendenza assoluta dell‟Uno e l‟immanenza ontologica di un cosmo ipostatico incapace di scorgere in sé le ragioni della propria genesi e sussistenza, manifesta anche l‟impossibilità di istituire una mediazione coerente e non contraddittoria tra strutture concettuali ed ontologiche opposte – rispettivamente la trascendenza dell‟Uno e l‟ontologia dell‟essere – poiché gli elementi incaricati della mediazione necessariamente appartengono all‟una o all‟altra delle due dimensioni. L‟indagine sulle inferenze e gli sviluppi connessi all‟assoluta incoordinabilità delle dimensioni in questione è stata da me condotta nel capitolo IV, nel quale, giovandomi delle analisi procliane condotte nel libro VI del „Commentario al Parmenide di Platone‟ da me tradotto, emerge la ratio giustificativa della presunta inefficacia di ogni tentativo di connessione tra livelli assolutamente non complanari, che a mio giudizio occorre individuare nella semplicità a-diaforica dell‟Uno: la sua semplicità assolutamente priva di relazioni rivela, infatti, la pura unità dell‟Uno nonmediata né mediabile financo con se stesso, giacché la stessa auto-identità si configura pur sempre come mediazione di sé con se stesso, come movimento da sé verso sé, ovvero come relazione di sé con se medesimo, e quindi come differenza o ri-flessione dell‟Uno sulla differenza da sé, istitutiva di una dialettica sinallagmatica tra relazionante e relazionato. Assoluta trascendenza – ed assoluta poiché di rango incommensurabilmente Elevato – nonché semplicità irrelata – ed irrelata proprio perché intrinsecamente in- differenziata – il Principio originario e causale del Tutto non s‟identifica con alcuno degli enti che costituiscono la totalità del reale: autentico cominciamento della totalità degli enti, necessariamente ad essi medesimi preesiste, e da essi medesimi radicitus se ne differenzia: di qui lo status di assoluta ulteriorità ontologica dell‟Uno, peraltro già prodromicamente individuato da Platone... [a cura dell'autore].
IX ciclo n.s.
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10

Tel, Lorenzo <1977&gt. "DEI CAPITOLI 1-5 DEL LIBRO A DELLA RETORICA DI ARISTOTELE TRADUZIONE, ANALISI E COMMENTO COMPARATIVI TRA IL TESTO GRECO D’ORIGINE [54a 1 – 62a 14] E LA SUA VERSIONE ARABA, DETTA “ANTICA” [1, 1 – 28, 12]." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6979.

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Abstract:
A partire dai dati intratestuali, sia a livello sintattico – metodo word-by-word – che lessicale – ricerca analitica della radice greca per cogliere la letteralità del lemma, considerato in sé e per sé al di là del contesto frasale –, il cosiddetto al-tarǧam al-qadīm della Retorica di Aristotele è un’opera databile da dopo la seconda metà del secolo VIII – come è arguibile, interpretando le informazioni derivate dalla Lettera 43 di Timoteo I, Patriarca nestoriano di Baġdād, e dalle considerazioni dello studioso francese Hugonnard-Roche –, fino a non oltre il 809, anno di fondazione del bayt al-ḥikma sotto Hārūn al-Rašīd (169/786 - 193/809). A partire dal nostro lavoro di analisi e commento comparativi tra il testo greco e la sua versione araba, questa traduzione è verosimilmente uscita dalla penna di un unico mutarǧim. Crediamo che costui possa essere stato membro appartenente o affiliato a un ambiente ecclesiastico; non è di madre lingua greca né araba, bensì siriaca; a ogni modo, è riscontrabile che egli abbia una maggiore affinità e padronanza con la lingua dei nuovi conquistatori a differenza del dialetto attico di Aristotele. Secondo il nostro parere costui è in possesso di una discreta conoscenza di alcune opere logiche di Aristotele, dal momento che ogni loro menzione è stata vòlta in arabo mediante una fattiva traslitterazione, e non mediante una traduzione di tipo etimologico. È possibile parlare anche di una sua probabile familiarità con alcune nozioni della filosofia platonica. Pur avendo riconosciuto e attribuito la paternità di questa traduzione a un unico mutarǧim, i medesimi dati intratestuali ci guidano e ci conducono a dichiarare attendibile e legittima la presenza collaborativa di un consulente, facilmente immaginabile come una figura professionale dotata di una più sicura e ferma conoscenza della lingua araba e di qualche altra nozione, che poteva magari riguardare, per esempio, l’uso di una terminologia pertinente al dettato coranico o alle scienze giuridiche. Accanto a questa figura ausiliare, siamo riusciti a rilevare la presenza di interventi, o se si preferisce, di inserimenti lessicali e sintattci, che abbiamo catalogato come posteriori, poché li abbiamo attribuiti a figure terze, dette altrimenti professionali – come copisti, revisori, commentatori, traduttori filosofi –, le quali, per la qualità e la puntualità delle loro scelte lessicali e per le loro libere riformulazioni interpretative del periodo, si stagliano nettamente su quell’orizzonte semantico, ascrivibile e databile in riferimento alle prime due figure summenzionate, e, nel contempo, denunciano il fatto che il cosiddetto al-tarǧam al-qadīm, entro un determinato arco di tempo, è stato fatto oggetto di rivisitazioni, vòlte a ottenere non una correttezza terminologica nei confronti del dettato greco, ma una maggiore comprensibilità, legata alla tematica, e una migliore chiarezza e fluidità, legate allo stile, in modo che il tutto potesse divenire più fruibile e che il lettore fosse in grado di trarne profitto e insegnamento.
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Books on the topic "Libri antichi"

1

Italia, Sotheby's. Libri antichi. Firenze: Sotheby's Italia, 1991.

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2

(Firm), Bloomsbury Auctions. Libri antichi e rari. Roma: Bloomsbury Auctions, 2014.

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3

Mediolanum, Libreria antiquaria. Incunaboli, libri antichi e rari. Milano: Libreria antiquaria Mediolanum, 1993.

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4

Giovanni, Caselli, ed. Gli antichi Romani. Firenze: Giunti-Marzocco, 1990.

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5

Mediolanum, Libreria antiquaria. Incunaboli, libri antichi e rari manoscritti. Milano: Libreria antiquaria Mediolanum, 1997.

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6

Tuzzi, Hans. Collezionare libri: Antichi, rari, di pregio. Milano: Edizioni S. Bonnard, 2000.

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7

Beatrice, Palma, and Archivio di Stato di Torino, eds. Libri degli antichi eroi e uomini illustri. Roma: De Luca, 2005.

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8

Fagioli, Maria Luisa. Antichi libri d'America: Censimento romano, 1493-1701. Roma: Edizioni associate, 1992.

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9

Mediolanum, Libreria antiquaria. Incunaboli, libri antichi e rari 1474-1894. Milano: Libreria antiquaria Mediolanum, 1996.

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10

Malam, John. Miti e civiltà degli antichi romani. Novara: Istituto geografico De Agostini, 1999.

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Book chapters on the topic "Libri antichi"

1

Cavallo, Guglielmo. "I fondamenti materiali della trasmissione dei testi patristici nella tarda antichità: libri, scritture, contesti." In Instrumenta Patristica et Mediaevalia, 51–73. Turnhout: Brepols Publishers, 2012. http://dx.doi.org/10.1484/m.ipm-eb.1.101075.

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2

De Pasquale, Andrea. "La nascita delle riserve di libri antichi in Italia." In Les bibliothèques et l’économie des connaissances Bibliotheken und die Ökonomie des Wissens 1450–1850 : Colloque international – Internationale Tagung 9–13 avril/April 2019 Sárospatak (Hongrie/Ungarn), 338–58. Magyar Tudományos Akadémia Könyvtár és Információs Központ, 2020. http://dx.doi.org/10.36820/sarospatak.2020.17.

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3

"Per una filologia delle fonti antiche: i libri di cucina antico-italiani nel LEI." In Italica et Romanica, 329–40. Max Niemeyer Verlag, 1997. http://dx.doi.org/10.1515/9783110963311.329.

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4

Perucchi, Giulia. "“In libris Apellem”. Testi sull’arte antica nella biblioteca di Petrarca." In Petrarca und die bildenden Künste, 93–110. De Gruyter, 2021. http://dx.doi.org/10.1515/9783110686999-006.

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5

Aiello, Francesca, and Debora Maria Di Pietro. "4. “Ad uso di Maria Innocenza”: produzione devozionale nella Sicilia del XVIII secolo, dal fondo antico della Società di storia patria per la Sicilia orientale." In Per libri e per scritture, 79–104. Ledizioni, 2018. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.3532.

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