Journal articles on the topic 'Libertà di salute'

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Lombardi, Domenico. "Considerazioni sulla professione medica." Medicina e Morale 47, no. 6 (December 31, 1998): 1175–209. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.816.

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Abstract:
In questo articolo l’Autore propone alcuni argomenti pertinenti la professione medica al fine di individuare i valori dell’etica, a cui deve fare riferimento ogni operatore sanitario per mantenere un alto livello di professionalità. La medicina, oggi più di ieri, necessita, infatti, di conoscenze non solamente tecnico-scientifiche, ma anche e soprattutto etiche e culturali. I valori etici influiscono sulla qualità professionale che l’Autore distingue in fisica, psichica, conoscitiva e volitiva. Il secondo punto affrontato riguarda l’arte medica il cui approccio metodologico al malato deve essere orientato a tutta la persona anche se è sofferente un solo organo (concezione olistica). Il terzo punto affrontato riguarda il rapporto fiduciario che si concretizza nel diritto del malato alla verità sulla sua salute, nel rispetto della sua libertà e del suo diritto all’informazione (consenso informato). In quarto luogo la decisione clinica da cui può dipendere la salute del malato; infine, la qualità della professione e le sue finalità. L’Autore analizza inoltre il concetto di salute facendo attenzione soprattutto agli aspetti sociali e al concetto di qualità della vita.
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Mancini, Elena. "Diritto alla salute, equità e governance delle malattie neglette e della povertà / Right to health, equity and governance of neglected diseases and poverty." Medicina e Morale 65, no. 4 (October 6, 2016): 477–93. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.444.

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Abstract:
L’articolo esamina la salute quale diritto umano fondamentale nelle principali Carte internazionali. Sarà in particolare ricostruito il percorso storico-concettuale che ha portato al riconoscimento della natura complessa e inclusiva del diritto alla salute. Il fallimento delle politiche sanitarie mirate a sconfiggere singole malattie - come avvenuto nel caso della malaria - ha imposto una maggiore attenzione verso i determinanti sociali della salute, dando origine ad un processo che ha portato a concepire la salute quale problema di equità internazionale la cui soluzione richiede la realizzazione di condizioni sociali, economiche e ambientali e la promozione di libertà umane fondamentali. Il diritto a godere del più alto livello di salute ricomprende oltre al diritto all’accesso a cure mediche e a farmaci di qualità, anche la disponibilità di misure igieniche, di corrette informazioni sanitarie e la protezione di libertà fondamentali quali la libertà dall’esclusione sociale e il possesso di titoli per l’accesso concreto alle cure essenziali primarie. Viene proposta una interpretazione dei diversi modelli di giustizia sanitaria elaborati per l’individuazione delle priorità nella utilizzazione delle risorse sanitarie, nella pianificazione degli interventi anche a livello internazionale e per la valutazione dei risultati da questi conseguiti in termini di equità e di protezione dei diritti umani. Sono esaminati gli indicatori e i parametri utilizzati per monitorare la progressiva realizzazione del diritto alla salute e l’efficacia degli interventi internazionali nel promuovere l’accesso universale alle cure con particolare attenzione alle strategie di contrasto delle malattie neglette e della povertà. In particolare viene illustrato il modello delle libertà sostanziali quali “capacitazioni” teorizzato da Amartya Sen e sviluppato da Martha Nussbaum nelle sue possibili applicazioni nell’ambito dell’accesso universale alle cure e delle possibili linee di azione della solidarietà internazionale.----------The aim of this article is to study health as a fundamental right in the main International Charters. We want to underline the historical and conceptual way that led to the recognition of the complex and inclusive nature of right to health. The failure of some sanitary policies supposed to defeat some illnesses – as it happened for malaria fever – obliged to give a better attention towards the social and economic determinants of health and consider the process that led to a new meaning of health: health as a problem of international equity. To realize this goal, is necessary, first of all, to understand social, economic and environmental conditions and to promote fundamental human freedoms. The right to enjoy a good level of health means not only to have the right to access to medical treatments or to high qualities medicines, but also to have a high level of sanitary measures and a correct sanitary information and to enjoy the right of freedom in order to avoid social exclusion and to obtain the access to primaries health treatment. In this article there is a proposal to help a better interpretation of the different models of justice in health care which are supposed to define equity in allocating main resources that are necessary to the international planning of the interventions. The results reached by international health policies are evaluated with regard to equity and protection of human rights. This proposal analyses the indicators and the parameters used to realize and control the progressive realization of the right to health and the impact of the international interventions used in order to promote a universal access to treatments; in particular it examines the strategies used against the neglected tropical diseases. In details it explains the model of substantial freedoms as capabilities, as it has been theorized by Amartya Sen and developed by Martha Nussbaum, used in their possible applications with regards to universal access to treatments and also to feasible international solidarity actions.
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Cossiri, Angela, and Giulia Messere. "Il cibo dalla Costituzione alle pratiche educative nel quadro delle politiche per la sostenibilità." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 1 (November 2021): 5–29. http://dx.doi.org/10.3280/aim2019-001001.

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Abstract:
Il cibo, anche a seguito di recenti contenziosi, sta assumendo sempre più una rilevanza costituzionalistica. Oltre a tutelare il diritto al sostentamento, la Costituzione ne presidia la libertà di scelta, che trova ancoraggio nelle libertà personali, di coscienza e religiosa. Il cibo è altresì connesso al diritto alla salute: da questo punto di vista, emerge il problema costituzionale del costo del cibo salubre, che non dovrebbe produrre disuguaglianze. Le questioni vanno inquadrate considerando i diritti delle generazioni future, a cui l'attuale comunità sociale è legata dal dovere di solidarietà. In questo contesto, si colloca l'educazione alimentare, riconosciuta nei programmi dell'Agenda 2030 dell'ONU e nelle Linee Guida per l'Educazione Alimentare del MIUR, in cui prende forma un'idea di azione globale integrata fra tutti i soggetti chiamati a promuovere corrette abitudini sul cibo. Tuttavia, su questo versante, recenti studi hanno evidenziato alcune debolezze nella cooperazione per programmi comuni e unitari verso un'educazione alimentare promossa sul piano nazionale.
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Webster, Ted. "Prefazione." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S4 (March 2002): 17–19. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000472.

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Abstract:
L'esame generale sulla salute mentale delle popolazioni indigene effettuato dal dr. Alex Cohen si inserisce a pieno titolo tra gli sforzi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità nel promuovere la salute mentale, prevenire i principali disturbi mentali e neurologici, assicurare l'offerta di cure appropriate particolarmente ai soggetti più vulnerabili e bisognosi di servizi sanitari.Presentando questo lavoro in un contesto più ampio può essere utile richiamare uno dei principi costitutivi dell'OMS, che “il godimento del più elevato standard di salute raggiungibile è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano senza distinzione di razza, religione, fede politica, condizione economica o sociale”. L'Organizzazione Mondiale della Sanità considera la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non meramente l'assenza di malattia o infermità”.Inoltre questo resoconto giunge a noi nel punto centrale dello svolgimento del programma International Decade of the World's Indigenuos People. Tale programma è patrocinato dall'Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite e dal Gruppo di Lavoro sulle Popolazioni Indigene (Working Group on Indigenous Populations-WGIP) che riferiscono i risultati raggiunti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite attraverso la ECOSOC, la Commissione sui Diritti Umani e la sub-Commissione sulla Prevenzione della Discriminazione e Protezione dei Minori. Al WGIP è assegnato il compito di analizzare gli sviluppi riguardanti le attività di promozione e protezione dei diritti umani e fondamentalmente la libertà delle popolazioni indigene, ponendo particolare attenzione all'evoluzione degli standard relativi ai diritti di queste popolazioni. Al WGIP è stata richiesta la stesura della Dichiarazione sui diritti delle Popolazioni Indigene del mondo che al momento è in discussione e la cui conclusione è attesa nel corso del programma decennale.
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Repetto, Giorgio. "LA CIVILIZZAZIONE. L’ESPANSIONE DEI DIRITTI NEGLI ANNI ‘60 E ‘70." Il Politico 251, no. 2 (March 3, 2020): 52–76. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.236.

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Abstract:
Sia nell'attività legislativa che nelle decisioni giudiziarie relative alla valorizzazione dei diritti fondamentali, gli anni 1960-1979 coincidono con una fase di grandi innovazioni. Nonostante le fragili maggioranze parlamentari, in quel periodo vengono emanate una lunga serie di disposizioni legislative di ampio respiro nel campo delle libertà civili e dei diritti sociali: lavoratori, donne, malati mentali e altre minoranze trascurate godono di diritti individuali e beneficiano dell'istituzione di un assetto istituzionale più coerente dei servizi pubblici in molti settori. Il saggio indaga queste evoluzioni muovendo dall'analisi di cinque diversi cluster di diritti (lavoratori, famiglia, procedura penale, diritto alla salute e riforme settoriali) e cerca di evidenziare sia le luci che le ombre di tale processo di riforma.
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Di Pietro, Maria Luisa. "La comunicazione della verità al paziente: diritti e doveri nel nursing." Medicina e Morale 39, no. 6 (December 31, 1990): 1223–38. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1157.

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Abstract:
Il diritto del paziente a conoscere la verità e il corrispondente obbligo di informativa da parte dell'operatore sanitario hanno subito nel tempo molteplici e controverse interpretazioni: questo è dovuto anche al modificarsi della relazione tra il paziente e l'operatore sanitario, che ai nostri tempi appare sempre di più fondata, anche fino all'estreme conseguenze, sul principio di autonomia e di autodeterminazione del malato. Nel presente articolo, partendo dall'analisi di un caso clinico e alla luce dei principi dell'etica personalista (il principio di libertà-responsabilità, la regola della fiduciarietà e della veridicità), della deontologia medica ed applicata al nursing, delle Carte sui diritti dei pazienti, si cerca di dare una risposta ai due principali interrogativi posti dal tema in esame: il paziente ha diritto a conoscere la verità sul proprio stato di salute? A chi spetta il compito di comunjcare la verità? Al medico, all'infermiere o a un familiare?
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Forni, Lorena. "La vaccinazione obbligatoria sui minori in Italia, tra libertà e responsabilità / Mandatory childhood vaccination in Italy, between freedom and responsibility." Medicina e Morale 67, no. 4 (October 30, 2018): 437–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.551.

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Abstract:
La sentenza della Corte costituzionale n. 5 del 2018 è l’occasione per affrontare la questione dei vaccini sui minori in Italia. Questo paper si propone di discutere il complesso tema con gli strumenti propri dell’analisi filosofico- giuridica. A tale proposito, saranno passate in rassegna le principali obiezioni alla pratica vaccinale minorile, per capirne la sostenibilità e per opporre differenti ragioni giustificanti. Saranno in particolare chiariti i fraintendimenti tra liberà di scelta e di cura, riguardo all’esercizio del diritto alla salute per i minori. ---------- The ruling by the Italian Constitutional Court n. 5/ 2018 is an opportunity to address the issue of childhood vaccination. This paper aims to discuss the complex theme from an legal and philosophical perspective. In this regard, the main objections to the minors vaccination practice will be reviewed, to understand their sustainability and to oppose other justifying reasons. In particular, the misunderstandings between freedom of choice and freedom of care regarding the exercise of children’s right to health will be clarified.
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Regina Martini, Sandra, and Matteo Finco. "Diritto alla salute e diritto all’autodeterminazione: la legge sul “consenso informato” in Italia. riflessioni a partire dalla teoria dei sistemi social / Right to health and right to self-determination: the Italian law on “living will”..." Revista Derecho y Salud | Universidad Blas Pascal, no. 2 (November 15, 2018): 41–54. http://dx.doi.org/10.37767/2591-3476(2018)04.

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Abstract:
Con questo lavoro si vuole riflettere sulla semantica societaria – incentrata su termini quali ‘volontà’, ‘libertà’ e soprattutto ‘diritti’ – che descrive l’individualità moderna quale personalità soggettiva dotata della possibilità di distinguersi e di esercitare pretese. L’ambito di riflessione scelto è quello della salute, a partire dalla convinzione che esso rappresenti oggigiorno un contesto privilegiato per osservare la relazione tra individuo e società, tentando di capire quali spazi di azione personale e autonomia abbiano i singoli rispetto alle forze sociali che li condizionano. Alla riflessione di stampo teorico – attraverso la teoria dei sistemi sociali di Niklas Luhmann – sulle rivendicazioni del diritto alla salute, si aggiunge l’analisi della recente legge italiana sul “fine vita”, che consente l’adozione delle “disposizioni di trattamento” (DAT). L’ipotesi è che ciò rappresenti un esempio di riuscito equilibrio fra rivendicazioni dei singoli ed esercizio responsabile deidiritti, a vantaggio dell’integrazione societaria. This work is about semantics of society – focused on terms such as ‘will’, ‘freedom’ and above all ‘rights’ – describing the modern individuality as a subjective personality endowed with the ability to be different and to exercise claims. We focus on health, starting from the idea that nowadays it is a perfect context to observe the relationship between individual and society, trying to understand which spaces for personal action and autonomy the individuals have, free from social influences. Beside the theoretical reflection – starting from the perspective of social systems theory by Niklas Luhmann – about claims in the area of the right to health, there is the analysis of the recent Italian law on “end of life”, which allows the adoption of “treatment provisions” (DAT). The hypothesis is that this represents an example of a successful balance between individual claims and responsible exercise of rights, to the advantage of integration of society.
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May, William E. "Bioetica e teologia: quale legame?" Medicina e Morale 53, no. 2 (April 30, 2004): 279–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.644.

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Abstract:
L’Autore intende mettere a tema nel suo contributo il fondamentale tema del rapporto tra la bioetica - che si interessa in particolare di determinare il carattere morale degli atti umani riguardanti la generazione, lo sviluppo e la cura della vita e della salute della persona umana - e la teologia, ossia lo studio disciplinato di Dio e di tutti gli altri esseri nella loro relazione con Dio. L’approccio alla questione muove dal riconoscimento della crucialità del tema del significato della persona umana. Ad una posizione solistica di stampo teologico e cattolica, la bioetica contemporanea oppone spesso una concezione dualistica, che ha nell’idea del corpo come strumento, piuttosto che come bene intrinseco della persona, il suo punto cruciale. l’Autore propone una critica di quest’ultima impostazione. La seconda parte dell’articolo è dedicata alla moralità degli atti umani, tema ancora una volta sviluppato a partire dal confronto tra la posizione della teologia cattolica e quella di gran parte della bioetica contemporanea, mal disposta verso gli assoluti morali e gli atti intrinsecamente cattivi, e teorizzatrice di un consequenzialismo etico di chiaro stampo individualistico. Ed è proprio il rischio dell’arbitrarietà ad essere oggetto di critica di una simile concezione, incapace di aprirsi al reale significato della libertà umana.
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Bignamini, Angelo A. "Il rischio calcolato e la relazione con l’assistito: aspetto ambivalente della medicina." Medicina e Morale 52, no. 6 (December 31, 2003): 1175–202. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.658.

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Abstract:
I medici ed i loro assistiti sono sottoposti a pressioni perché venga regolarmente valutato il rischio di patologie future e vengano applicate misure di prevenzione primaria e secondaria. Si rilevano alcuni problemi relativi a questa politica, che investono l’affidabilità degli algoritmi e la difficoltà a raggiungere gli obiettivi fissati. A partire dall’osservazione di dati reali da uno studio osservazionale, viene discusso l’impatto sulla giustificazione etica dei meccanismi di screening di popolazione, dell’applicazione sistematica delle misure di prevenzione raccomandate dalle linee guida, e più in generale sulla cosiddetta “cultura della prevenzione”. I punti critici evidenziati sono la necessità di considerare che il singolo soggetto non è il rappresentante medio della popolazione, ma un soggetto individuale con caratteristiche, bisogni, e sensibilità proprie; la consapevolezza che la prevenzione può essere efficace sulla popolazione ma non necessariamente sul singolo; la presa di coscienza che gli obiettivi da raggiungere per la riduzione del rischio devono essere raggiungibili nella realtà mettendo in gioco la libertà-responsabilità del soggetto al di là delle raccomandazioni delle linee guida, e che comunque non può garantire un esito favorevole. Viene infine sottolineato che l’insistenza sulle misure di prevenzione sono anche l’espressione della perdita del senso del limite al diritto alla vita e alla tutela della salute, cioè un’espressione del rifiuto del significato della malattia e della morte.
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Bompiani, A., L. Guariglia, and P. Rosati. "La cosiddetta riduzione embrionale sotto il profilo assistenziale ed etico." Medicina e Morale 44, no. 2 (April 30, 1995): 223–58. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.985.

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Abstract:
Gli Autori analizzano la problematica della cosiddetta "riduzione" embrionale (RE), cioè la soppressione di embrioni in gravidanze plurigemellari ottenute in seguito a trattamenti contro la sterilità come l'induzione farmacologica dell'ovulazione o le tecniche di procreazione artificiale. Lo scopo della RE, infatti, mira ad ottenere maggiori possibilità di soprvvivenza fino al parto per i feti residui. Dopo aver illustrato la RE da un punto di vista medico, riferendosi in particolare ai problemi clinici, alle tecniche utilizzate ed alle complicanze secondo la più recente letteratura scientifica, vengono affrontati i problemi etici, legali e deontologici implicati nella RE. Sotto il profilo etico vengono classificate diverse posizioni: 1. la santità o intangibilità della vita, coincidente con l'insegnamento del Magistero cattolico seppure condivisa anche al di fuori del mondo ecclesiale. Questa è la posizione sostenuta anche dagli Autori dell'articolo; 2. la posizione per la quale si ammette la RE solo in previsione dell'attuarsi di un pericolo grave per m salute materna; 3. la visione utilitarista che riconosce nella materia doveri prima facie e non doveri assoluti, per cui la RE potrebbe attuarsi anche al di fuori di un'indicazione materna accertata; 4. la libertà di scelta della donna come primo principio. Dopo aver passato in sintetica rassegna i problemi medico-legali e deontologici connessi alla RE, ne vengono esaminate le possibilità di prevenzione. La RE, infatti, non è da considerarsi atteggiamento terapeutico in quanto contrario al principio di intangibilità della vita.
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Palazzani, Laura. "Teorie della giustizia e allocazione delle risorse sanitarie." Medicina e Morale 45, no. 5 (October 31, 1996): 901–21. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.897.

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Abstract:
Nell’attuale dibattito bioetico e biogiuridico particolare rilievo ed importanza ha la questione dell’allocazione o distribuzione delle risorse sanitarie. Ovviamente tutti auspicherebbero la situazione ideale in cui vi fosse disponibilità sufficiente di risorse per ognuno. Ma il dato empirico della finitezza delle risorse in sanità da un lato e l’esigenza, avvertita con sempre maggiore urgenza nella società attuale, di un accesso alle cure che sia sempre più esteso quantitativamente e sempre migliore qualitativamente, acuisce il problema della distribuzione delle risorse sanitarie, facendo emergere con forza la necessità di rispondere preliminarmente alle domande: “che cosa”, “quanto”, “quando” e “come” distribuire, “chi” distribuisce e soprattutto “a chi” distribuire in ambito sanitario. Da tutto ciò si evince la rilevanza etica e giuridica della questione. Se tutti sono d’accordo nel distribuire “giustamente” le risorse sanitarie, non tutti sono d’accordo nel modo di concepire la giustizia, nel contesto del pluralismo filosofico che caratterizza il dibattito attuale. Dall’esame dei diversi modelli teorici - liberalismo individualistico, utilitarismo sociale, egualitarismo, personalismo ontologicamente fondato - dei problemi legati alla micro-allocazione e alla macro-allocazione delle risorse e ai concetti di giustizia distributiva e giustizia commutativa, si evidenzia come l’applicazione del pensiero personalista e giusnaturalista consente di individuare un modello terico che si contrappone sia al collettivismo sia all’individualismo bilanciando i diritti individuali di libertà e i diritti sociali collettivi, nella ricerca del diritto alla vita e alla tutela della salute del singolo nel contesto della solidarietà e della responsabilità sociale in vista di un miglioramento globale del bene comune.
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Di Petta, Gilberto, Danilo Tittarelli, and Raffaele Vanacore. "Il medico psichiatra: chi era costui? Riflessioni sulla crepa dello specchio." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2022): 113–33. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-001007.

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Abstract:
Le forme del conoscere, dell'essere e dell'agire psichiatrico sono state tutt'altro che stabilite una volta per tutte. Gli attuali strumenti accademici di formazione si sono appiattiti da tempo su di una linea semplicistica e riduzionistica. Nel Secondo Novecento una serie di condizioni aveva conferito alla figura dello psichiatra una centralità mai avuta prima nella storia: la chiusura/ridimensionamento dei manicomi, l'introduzione e la diffusione degli psicofarmaci, l'avvento del concetto di "salute mentale" territoriale. Il suddetto riduzionismo, però, ha scelleratamente decomplessizzato la figura dello psichiatra, il cui problema identitario è, così, divenuto ancor più pressante, fino ad implodere, come l'immagine alla rottura di uno specchio. La psichiatria, infatti, a differenza di altre branche mediche, mette in gioco un fattore antropologico, quello della "follia" e delle sue modalità di manifestazione e di costituzione. Se questo fattore, storicamente, era considerato decisivo nello strutturarsi e nel rivelarsi della cosiddetta "malattia mentale", in epoca più recente la bonifica della psichiatria dalle paludi della follia ha prodotto, a nostro avviso, e in maniera speculare, una rottura nella costituzione identitaria dello psichiatra. Chi è lo psichiatra se non è più in grado di tenere acceso il dialogo tra la società e la follia? La questione della follia mette in moto, come legna che alimenta il fuoco dell'umano, la ricerca del senso e della cura. Lo sradicamento della follia dal territorio dell'umano ha prodotto una classe di psichiatri in cerca d'autore, partecipi di una quotidiana messinscena clinica, senza alcuna pretesa di comprensione, di cura e di libertà. Le sole, queste ultime, a poter consentire uno specchiarsi non deforme - attraverso il prisma umano dello psichiatra - della "follia" e della "norma", in quanto entrambe espressioni della vita.
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Witczyk, Henryk. "Eucharystia - sakrament zbawienia dla wielu." Verbum Vitae 1 (June 15, 2002): 123–54. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1315.

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Abstract:
Gesù durante la sua vita terrena si rivela come colui che va incontro all’uomo. Ai malati porta la salute, ai peccatori il perdono, agli indemoniati la libertà, ai morti ridona la vita. In Lui si avvicina il Regno di Dio, incomincia il tempo della salvezza escatologica. Crea attorno a se una comunità d’amore composta dalle persone che vengono da Lui o attirate dalla sua bont . Le parole di Gesù e le sue opere rivelano la sua pro-esistenza salvifica. La salvezza –anticipata nella terrestre pro-esistenza di Gesù – raggiunge la sua pienezza nella sua Pasqua. In questo momento l'’opera della salvezza raggiunge il suo apice: Gesù offre agli uomini se stesso. La croce di Cristo – vissuta come sacrificio pasquale – espia i peccati e permette ad ogni uomo di entrare nella nuova alleanza con Dio. La croce di Cristo è stata anticipata nell’evento dell'’Ultima Cena. Fra questi due eventi esiste inscindibile connessione. L’avvenimento dell'’Ultima Cena consiste nel fatto che Gesù distribuisce il suo Corpo e il suo Sangue, ossia la sua esistenza, dando se stesso. La morte violenta di Gesù, vissuta nell’'obbedienza filiale e nell’amore, viene trasformata in un sacrificio volontario, in quest’atto d’amore che è la redenzione del mondo. In modo esplicito l'amore infinito di Cristo – testimoniato sulla Croce – viene rivelato nelle parole dell'’Ultima Cena. L'’Eucaristia è presenza del Sacrificio di Cristo che consiste nel sommo atto di donazione, dell’'amore „sino alla fine”. Gesù, nelle parole dell'’istituzione dell’'Eucaristia esprime la verit salvifica che egli è il Sacrificio reale e definitivo. Dio aspetta quell’amore infinito, che è l’unica vera conciliazionefra cielo e terra.
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Scoppettuolo, Antonio. "Un’etica per la salute a partire dal concetto di malattia in senso cognitivista / An ethic for health from the concept of disease in a cognitivist perspective." Medicina e Morale 66, no. 4 (October 11, 2017): 475–94. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.502.

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Abstract:
Un’etica della salute è possibile attraverso la ricognizione della soggettività che interpreta la malattia. Il saggio analizza l’evoluzione teoretica del concetto di malattia: dall’idea tradizionale di affezione del corpo al paradigma cognitivista delle più recenti elaborazioni filosofiche e bioetiche nate in ambito anglosassone come quella del filosofo australiano Stan Van Hooft. Il concetto tradizionale, pur cercando la sede della malattia a livello organico, non mette in discussione l’unitarietà e l’integrità somatica. L’epistemologia contemporanea, a partire dalla genetizzazione, invece ha scomposto il corpo in un aggregato biologico. Questo ha prodotto un cambio epocale dello sguardo e delle pratiche mediche e dello status stesso del malato nella società post genetica. Nella difficile concettualizzazione della salute (e dunque delle caratteristiche e dei limiti della malattia) che si muove tra gli estremi del sub ottimale e dell’ottimo, l’autore prende in esame il paradigma dei 4 livelli di soggettività di Van Hooft e ne aggiunge un quinto. Il quinto livello attraverso cui la malattia viene vissuta e interpretata dalla soggettività riguarda la dimensione relazionale del soggetto, la cui assenza descrive la malattia come mancanza di libertà. I livelli di funzionamento non sono prescrittivi ma di carattere metodologico perché permettono la comprensione della dimensione della malattia. Grazie a questa conoscenza è possibile costruire anche i principi che guidano la professione medico- scientifica che dipendono dal modo in cui l’azione terapeutica è pensata per il malato. ---------- Health ethics is possible by acknowledging that subjectivity interferes with the diseases. This essay analyzes the theoretical evolution of the concept of disease: from the traditional idea of the physical disease up to the latest philosophical and bioethical theories concerning the cognitivist view born in the Anglo-Saxon world such as the studies of the Australian philosopher Stan Van Hooft. The traditional conception, even if it has been looking for the location of the disease on an organic level, has never questioned about unitarity and the somatic integrity. Whereas contemporary epistemology, from the genotyping on, has discomposed the human body into a biological aggregate. All this has produced an epochal change of view both of the medical practices and of the clinical status of the patients in the post-genetic society. In the difficult conceptualization of health and consequently of the features and limitations of the diseases between suboptimal and optimal extremes, the author examines the paradigm of the 4 levels of subjectivity by Van Hooft and adds a fifth one to them. The fifth level, through which the disease is experienced and interpreted by the subjectivity, concerns the relational aspect of the subject, whose absence defines the disease as lack of freedom. The operating levels are not prescriptive but of methodological type because they allow to understand the extent of the disease. Thanks to this knowledge it is also possible to state the medical-scientific guidelines of the profession depending on how the therapeutic action on the patient is conceived.
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Wronka, Stanisław. "Jan Paweł II – człowiek dobry." Ruch Biblijny i Liturgiczny 58, no. 2 (June 30, 2005): 85. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.586.

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Abstract:
L’andare di Giovanni Paolo II alla casa del Padre ha toccato profondamente tutti, credenti e non credenti. Il modo in cui il Papa viveva i suoi ultimi giorni, segnati dalla sofferenza, la sua pasqua dalla morte alla vita in Dio, ha confermato definitivamente la sua grandezza. Agli occhi del mondo è sfavillata la sua bella umanità e allo stesso tempo si è aperto unenorme e doloroso vuoto. La vicenda dell’uomo rassomiglia a quella di un albero: si può valutarne bene la grandezza, salute e posto nel paesaggio solo quando è abbattuto.L’umanità del Santo Padre era tutta tessuta dei valori massimi di verità, libertà, amore... Il Papa li realizzava con radicalismo e coraggio che però sapeva unire alla mitezza e rispetto verso gli altri. Questa difficile sintesi testimonia il suo genio morale. Il fondamento dell’umanità di Giovanni Paolo II era la fede in Dio che rafforza le naturali capacità dell’uomo e permette di unire tutti gli elementi della realtà umana, inclusa la sofferenza e morte, in un armonioso insieme. Il legame con Dio non lo separava dagli uomini, ma lo apriva ancor di più a loro. Infatti, accanto a lui si radunavano sia giovani che adulti ed egli li univa sulla base dei valori che riconosceva. Col passare del tempo, la comunità attorno a lui aumentava, nel giorno del suo funerale abbracciava pressoché tutto il mondo. Ciò dimostra la giustezza dell’antropologia evangelica alla cui luce costruiva tutta la sua vita.I mezzi con cui il Santo Padre foggiava la sua umanità erano semplici, ma esigenti. La fonte della forza e della luce costituiva per lui soprattutto una fervida e costante preghiera, frequente partecipazione ai sacramenti e sistematica meditazione sulla Parola di Dio. A queste pratiche religiose univa un solido studio delle diverse materie: letteratura, filosofia, teologia. Con passione perseguiva la verità, voleva raggiungere l’essenza delle cose e fenomeni, trattava le questioni del tempo, confrontava i risultati delle sue riflessioni con le opinioni degli scienziati, artisti, politici. La luce della fede unita alla sapienza umana lo faceva un profeta dei nostri tempi che vedeva più lontano e più profondamente e influiva in modo efficace sul corso della storia. Poteva operare così molto grazie alla sua enorme laboriosità, sfruttamento di ogni istante e fedeltà nel poco.In verità per il Papa niente era di poco valore, egli scorgeva in tutto la straordinarietà, dappertutto scopriva con meraviglia le tracce della bellezza, sapienza e amore di Dio – nell’uomo, negli eventi, nella natura. Voleva rispondere a questo amore anche con amore con il quale abbracciava Dio, uomini e ogni creatura. L’amore faceva sì che non si sentisse mai annoiato né stanco e che esercitasse così forte influsso sugli altri. La gente si affezionava a lui, ricambiando il suo amore paterno e cercava di tramandarlo oltre, tentando perfino di riconciliarsi con i nemici. Infatti, è difficile resistere al potere dell’autentico amore!Di Giovanni XXIII si diceva: „Papa buono”, invece di Giovanni Paolo II si dice in modo più principale: „uomo buono”, poiché in lui si è manifestata nella misura rarissima la stessa umanità, la sua forma piena. Essere buono vuol dire essere vicino a Dio che come unico è veramente buono e fonte del bene. Dunque l’uomo buono è anche santo e grande. Tale era Giovanni Paolo II, perché cercava sempre di stare vicino a Dio, seguendo Cristo e la sua Madre. In questo cammino lo aiutavano la tradizione e la cultura polacca che nelle loro espressioni più alte sono fino in fondo evangeliche.
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Santosuosso, Amedeo. "La salute tra scienza e libertŕ." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 3 (September 2011): 219–35. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003017.

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Abstract:
La libertŕ: tra senso comune costituzionale e scienza / 2. Salute e libertŕ: un accostamento da definire / 3. Salute e libertŕ di determinarsi: i difficili conviventi / 4. L'autodeterminazione quando il paziente non č cosciente / 5. Quando la libertŕ va in Europa / 6. Uno sguardo al contesto tecnologico prossimo venturo.
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Trentini, Carlo. "Il diritto alla salute tra dignitŕ della persona e tutela costituzionale." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 1 (March 2010): 74–80. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-001007.

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Reale, Maria Cristina. "Il diritto di non curarsi. Ancora uno scontro tra doveri medici e libertŕ di autodeterminazione." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 2 (July 2012): 159–68. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-002009.

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Abstract:
Il conflitto tra il diritto degli individui di decidere come curarsi e il dovere dei sanitari di adempiere ai propri obblighi di cura richiama questioni note e delicate quali la definizione del concetto di vita e di salute, del tipo di rapporto che si instaura tra medico e paziente e della sussistenza di limiti al diritto di rifiutare le cure. Sebbene tale diritto trovi ampio riconoscimento a livello tanto normativo (pur in assenza di una legge ad hoc) quanto giurisprudenziale, un recente caso di imposizione forzata di un trattamento, dai medici considerato salvavita, ad un soggetto che a tale trattamento si opponeva in modo reiterato, pienamente consapevole delle eventuali conseguenze, ha nuovamente evidenziato le difficoltŕ che insorgono quando si tratta di tutelare in giudizio il pieno rispetto della volontŕ del paziente.
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Witczyk, Henryk. "„Godzina” Jezusa – Ofiara zbawczej męki, śmierci i zmartwychwstania." Verbum Vitae 8 (December 14, 2005): 117–36. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1395.

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Abstract:
Gesu durante la sua vita terrena si rivela come colui che va incontro all'uomo. Ai malati porta la salute, ai peccatori il perdono, agli indemoniati la liberta, ai morti ridona la vita. In Lui si avvicina il Regno di Dio. lncomincia il tempo della salvezza escatologica. Crea attorno a se una comunita d'amore composta dalie persone che vengono da Lui o attirate dalia sua bonta. Le parole di Gesu e le sue opere rivelano la sua pro-esistenza salvifica. La salvezza anticipata nellia terrestre pro-esistenza di Gesu - raggiunge la sua pienezza nella sua Pasqua. In questo momento l'opera delia salvezza raggiunge ił suo apice: Gesu offre agli uomini se stesso. La croce di Cristo - vissuta come sacrificio pasquale - espia i peccati e permette ad ogni uomo di entrare nella nuova alleanza con Dio. La croce di Cristo e stata anticipata nell'evento dell'Ultima Cena. Fra questi due eventi esiste inscindibile connessione. L'avvenimento dell'Ultima Cena consiste nel fatto che Gesu distribuisce il suo Corpo e il suo Sangue, ossia la sua esistenza terrena, dando se stesso. La morte violenta di Gesu, vissuta nell'obbedienza filiale e nell'amore, viene trasformata in un sacrificio volontario, in quest'atto d'amore che e la redenzione del mondo. In modo esplicito l'amore infinito di Cristo - testimoniato sulla Croce - viene rivelato nelle parole dell'Ultima Cena. L'Eucaristia e presenza del Sacrificio di Cristo che consiste nel sommo atto di donazione, dell'amore "sino alla fine". Gesu, nelle parole dell'istituzione dell'Eucaristia che provengono dalla terminologia sacrificale dell'Antico Testamento trasformata in linguaggio personale, esprime la verita salvifica che egli e il Sacrificio reale e definitivo. Dio non ha bisogno di tori e vitelli. Dio aspetta quell'amore infinito, che e l'unica vera conciliazione fra cielo e terra. Questo stesso amore donato nell'Eucaristia agli uomini espia i loro peccati, crea la nuova alleanza e porta loro nel regno di Dio.
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Piraino, Fabrizio. "Contratto ed emergenza sanitaria in Italia." Revista de Direito da Cidade 13, no. 3 (September 23, 2021). http://dx.doi.org/10.12957/rdc.2021.62316.

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Abstract:
Questo articolo si propone di analizzare il disastro globale causato dall'epidemia di COVID-19 che ha turbato l'esistenza di quasi tutta l'umanità. Esaminare le significative limitazioni alle libertà individuali e collettive per proteggere la salute pubblica e, in secondo luogo, mitigare il più possibile l'impatto della pandemia sulle attività economiche. L'attenzione dell'articolo si concentrerà esclusivamente sulle norme che impattano sulla disciplina generale delle obbligazioni e dei contratti, tralasciando le importantissime disposizioni in materia di rapporti di lavoro, contratti di mutuo, contratti bancari e assicurativi, ecc. Verificherà fino a che punto la situazione sociale, sanitaria, economica e istituzionale determinata dalla pandemia rappresenti uno stato di emergenza, non dissimile dal dopoguerra, ma che non deve e non può essere considerato uno stato di eccezione.
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Gianello, Simone, and Paolo Zicchittu. "I “pericoli” della libertà religiosa al tempo della pandemia: un bilanciamento impossibile? Considerazioni comparate tra Italia e Francia." Stato, Chiese e pluralismo confessionale, October 5, 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/18826.

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Abstract:
SOMMARIO: 1. Le ragioni di una comparazione - 2. Il caso italiano: una breve cronistoria normativa - 3. Primi appunti giurisprudenziali per un corretto “bilanciamento” - 4. Verso un accomodamento ragionevole - 5. Il paradigma francese e l’opera di bilanciamento del Conseil d’État - 6. Alcune considerazioni in termini di bilanciamento fra libertà di culto e tutela della salute - 7. Minime notazioni di sistema a mo’ di conclusione. The "perils" of religious freedom at the time of the pandemic: an impossible balance? Comparative remarks between Italy and France ABSTRACT: The essay aims to analyze the measures adopted in the Italian and French legal systems to regulate the exercise of religious freedom during the Covid-19 emergency. The analysis is conducted by observing the various regulatory provisions in the light of the balancing test and the principles of proportionality and reasonableness. This way, the paper will try to verify the overall strength of the constitutional system in times of crisis and the protection of fundamental rights during an emergency.
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Dellavalle, Claudio. "Libertà, diritto alla salute e diritto all’istruzione in tempi di pandemia. In dialogo con Gustavo Zagrebelsky." Novecento.org 15 (February 1, 2021). http://dx.doi.org/10.12977/nov365.

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Posteraro, Nicola. "Il diritto alla salute e l’autodeterminazione del paziente tra guarigione effettiva e pericoloso sviluppo della tecnologia." Medicina e Morale 64, no. 3 (June 30, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.21.

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Abstract:
In questo lavoro, si propone uno studio del diritto alla salute quale diritto fondamentale della persona. Anzitutto, si analizza l’evoluzione interpretativa subita dall’articolo 32 della Costituzione italiana e si cerca di capire, da un lato, come tale diritto fosse considerato prima d’oggi; dall’altro, come sia considerato attualmente, invece, anche alla luce delle decisioni della giurisprudenza. Lo scopo è quello di rilevare le connessioni esistenti tra il diritto alla salute, il principio della libertà personale e i limiti apparentemente imposti dall’ordinamento italiano. Si analizzano, perciò, i rapporti esistenti tra esso e l’interesse della collettività, oltre che tra esso e l’articolo 5 del codice civile (il quale ultimo sembrerebbe condizionarlo quando vieta, all’individuo, la piena disposizione del proprio corpo). Si considerano, poi, i problemi creati dalla esasperata indipendenza del singolo, il quale si rivolge alla medicina, oggi, spesso, solo con lo scopo di realizzare i propri desideri. Quali i riflessi sul piano etico e giuridico? Questa situazione è pericolosa? Se sì, in quali casi? Quali le conseguenze sul corpo del paziente? C’è crisi dell’identità? ---------- This paper proposes a study of the right to health as a fundamental human right. Firstly, it analyzes the evolution of interpretation of health of the Article 32 of the Italian Constitution and it tries to comprehend how this right was considered in the past and how it is regarded in the present in light of jurisdictional decisions. Secondly, it aims to detect the links between the principle of personal freedom and the limits apparently imposed by the Italian system. We analyze, therefore, the relationship between the right to health and the public interest, as well as the relationship between this right and Article 5 of the Civil Code (which would seem to limit the individual when prohibiting the full exercise of its body). It considers, then, the problems created by an exasperated independence of the individual, which is often targeted by medicine today, only in order to achieve their desires. What are the reflections on the ethical and juridical plans? Is this situation dangerous? If yes, in what cases? What are the consequences on the patient’s body? Is there a crisis of identity?
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Pessina, Adriano. "Biopolitica e persona." Medicina e Morale 58, no. 2 (April 30, 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.250.

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Abstract:
La Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo del 1948 dell’ ONU ha posto in termini politici, e non soltanto filosofici o religiosi, al centro stesso della logica della cittadinanza l’affermazione della dignità umana e della libertà come qualità innate e non acquisite. Affermare che tutti gli uomini nascono liberi ed eguali in dignità significa affermare di fatto che la dignità è un attributo ontologico, una qualità intrinseca (e quindi inalienabile) dell’essere umano, al di là di differenze di sesso, di salute, di stato sociale. L’uso della nozione di persona come sinonimo delle qualità dell’adulto rischia di frantumare questo guadagno della politica. La biopolitica liberale rischia di essere fonte di discriminazioni tra gli uomini quando adotta un concetto di persona distinto da quello di essere umano. In essa rivive il dualismo antropologico proprio del platonismo. Le tesi di Hannah Arendt, di Eva Kittay e di Martha Nussabaum ci permettono di evidenziare i caratteri della persona umana sia come soggetto sia come essere corporeo diveniente nel tempo, secondo quell’intuizione che fu propria di Tommaso d’Aquino. Se si torna a pensare alla persona umana come essere umano diveniente nel tempo, è possibile salvaguardare i diritti di tutti e in particolare difendere quelle fasi della vita umana in cui la persona umana è esposta, per le fasi dello sviluppo o per la malattia, alla dipendenza. Solo così si può pensare ad una giustizia che includa tutti e tutte le fasi dell’esistenza, anche quelle segnate dalla disabilità. ---------- The United Nations Universal declaration of human rights (1948) has centred the assertion of human dignity and freedom as innate (not acquired) qualities in the logic of citizenship itself; this claim has been made not only in philosophical and religious terms, but also in political terms. Affirming that all men born free and equal for what concerns their dignity means to affirm actually that dignity is an ontological attribute, an intrinsic quality (and therefore inalienable) of the human being, beyond sex, health and social standing differences. The use of the notion of person as synonym of the qualities of adult risks to crush this gain of politics. The liberal biopolitics risks to be a source of discriminations among men when it adopts a concept of person different from that of human being. According to this view, the anthropological dualism peculiar to the Platonism lives again. Hannah Arendt, Evas Kittay and Martha Nussabaum’s thesis allow us to underline the human person characteristics as both subject and bodily being, according to the Thomas Aquinas’ intuition. If we think again human person as human being, it is possible to safeguard the everybody rights and particularly to defend those phases of human life in which human person is exposed, for the phases of the development or for the illness, to the dependence. Only in this way justice could be thought including all and all the phases of the existence, also those marked by disability.
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Gambino, Gabriella. "La legge 40/2004: principi e prospettive alla luce del dibattito referendario." Medicina e Morale 54, no. 5 (October 30, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.379.

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Abstract:
Il 12 e il 13 giugno 2005 si sono svolti in Italia i referendum parzialmente abrogativi della Legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita. La facoltà di astensione, esercitata dalla maggioranza degli italiani, ha consentito di salvaguardare quei principi biopolitici fondamentali dei quali la legge si è fatta espressione, tutti riconducibili a imprescindibili valori costituzionali. Tuttavia, nonostante l’esito referendario, la legge 40 continua a sollecitare approfondimenti e dibattiti, soprattutto tra chi – insoddisfatto per i limiti che impone – vorrebbe modificarla in tempi brevi. Eppure, a ben vedere, questa legge tanto criticata e contestata è stata il frutto di precise scelte attuate dal Legislatore, ben consapevole dei principi in gioco innanzi al prevalere della tecnologia riproduttiva nella trasmissione della vita umana. In particolare, due sono le questioni di fondo che ancor oggi ritornano nel dibattito: la violazione della libertà di autodeterminazione procreativa della coppia; e la richiesta di una legittimazione di desideri procreativi, che si vorrebbe trasformare in “diritti”: il “diritto alla salute riproduttiva”, il “diritto al figlio sano”, il “diritto all’eugenetica prenatale”. In tale contesto, la riflessione filosofico-giuridica sul significato del progetto procreativo della coppia e sulle dinamiche relazionali che attiva può consentire di recuperare quella dimensione di autentica responsabilità e di amore donativo, che dovrebbe costituire il presupposto etico per compiere delle scelte procreative, nel pieno rispetto di tutti i soggetti coinvolti nelle tecniche che la medicina riproduttiva mette oggi a disposizione e, prima ancora, nel pieno rispetto della propria dignità umana. ---------- On June 12th and 13th, 2005 partially abrogative referendum about the law 40/2004 on medically assisted reproduction took place in Italy. The faculty of abstention, exercised by the main part of Italian people, allowed safeguarding those fundamental biopolitical principles expressed in the law, all of them coming from absolute constitutional values. However, although the referendary outcome, the law 40/2004 continues to request deepening and debates, specially among those who – unsatisfied of the limits which it imposes – would like to modify it in a short time. And yet, this law, so criticized and contested, was the fruit of precise choices made by the Legislator, well aware of the principles at stake in front of prevailing of reproductive technology in the transmission of human life. Particularly, the fundamental questions which are debated still today are two: violation of the liberty of couple’s procreative self-determination; and the request of a legitimating of procreative desires, which one’s would like to transform in “rights”: the “reproductive health right”, the “right of having a healthy child”, the “prenatal eugenic right”. In this contest, philosophical-juridical reflection on the meaning of the couple’s procreative project and on its relational dynamics can allow to recover that dimension of authentic responsibility and donative love, which should constitute the ethical presupposition to do procreative choices, in the full respect of every subject involved in the technique that reproductive medicine offers today and, more before, in the full respect of one’s own human dignity.
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"Osservatorio italiano: Documenti ; Leggi, regolamenti e decreti statali." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 2 (July 2010): 253–79. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-002019.

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Leggi, regolamenti e decreti statali1. Decreto legge 30.12.2009 n. 194 - Proroga di termini previsti da disposizioni legislative, nel testo modificato dalla legge di conversione in legge 26.2.2010 n. 252. Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri 1.4.2010 - Programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori extracomunitari stagionali e di altre categorie nel territorio dello Stato per l'anno 2010 (10A04757)3. Decreto Ministro degli affari esteri 9.3.2010 - Fissazione del numero massimo di visti di ingresso per l'accesso all'istruzione universitaria e di alta formazione artistica, musicale e coreutica degli studenti stranieri per l'anno accademico 2009/2010 (10A05070)Circolari Cittadini comunitari Assistenza sanitaria1. Ministero salute 30.3.2010 - Emissione Tessera europea di assicurazione malattia per pensionati Lavoro e previdenza sociale2. INPS 30.4.2010 n. 11662 - Requisiti per il riconoscimento indennità di disoccupazione. Spetta anche al cittadino comunitario non iscritto nello schedario della popolazione temporanea Soggiorno3. Ministero interno 2.2.2010 n. 637 - Diritto dei familiari dei cittadini dell'Unione di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri - art. 2, co. 1 lett. b) del d.lgs. 30/2007 Cittadini extracomunitari Cittadinanza4. Ministero interno 18.2.2010 n. 4 - Mantenimento e ripristino del cognome attribuito alla nascita, all'estero, a soggetti in possesso di doppia cittadinanza, italiana e del Paese straniero di nascita Detenuti stranieri5. Ministero giustizia 22.3.2010 - Informazione sull'adozione di provvedimenti in materia di libertà personale nei confronti di cittadini stranieri Ingresso6. Ministero interno 4.4.2010 - Regolamento (CE) n. 810 del 13.7.2009 che istituisce un codice comunitario visti. Regolamento (CE) n. 265 del 25.3.2010 che modifica la Convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen e il Regolamento (CE) n. 562/2006 per quanto riguarda la circolazione dei titolari di visto per soggiorni di lunga durata7. Ministero interno 19.4.2010 - D.p.c.m. 2010, programmazione transitoria dei flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari stagionali per l'anno 20108. Ministero lavoro e politiche sociali 19.4.2010 n. 14 - D.p.c.m. dell'1.4.2010, programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori extracomunitari stagionali e di altre categorie per l'anno 20109. Ministero affari esteri 27.4.2010 - Decreto di programmazione transitoria dei flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari stagionali e di altre per l'anno 2010. Riferimento messaggio ministeriale dell'8.4.2010 n. 012623410. Ministero lavoro e politiche sociali 4.5.2010 n. 2291 - D.p.c.m. 3.12.2008. Nuova ripartizione territoriale di quote di ingresso per cittadini stranieri Lavoro e previdenza sociale11. INPS 9.3.2010 n. 35 - Assegno di maternità concesso dai Comuni Regolarizzazione dei lavoratori addetti ai servizi domestici e di assistenza alle persone12. Ministero interno 17.3.2010 n. 1843 - Emersione dal lavoro irregolare prestato da cittadini stranieri nell'attività di assistenza e di sostegno alle famiglie. Motivi ostativi previsti all'art. 1 ter, co. 13, della legge 3.8.2009, n. 102 Soggiorno13. Ministero interno 16.2.2010 n. 400/A/2010/12.214.9bis - Stranieri in possesso di un permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo rilasciato da altro Stato membro. Rilascio del titolo di soggiorno
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Gianelli Castiglione, A., M. Paganelli, A. Braidotti, and F. Ventura. "Riflessioni bioetiche circa il trapianto di mano." Medicina e Morale 54, no. 4 (August 30, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.385.

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Abstract:
Gli Autori intendono con questo lavoro proporre un contributo nell’analisi delle difficili problematiche etiche che derivano dagli allotrapianti di mano. Nell’articolo si descrive brevemente la storia del primo trapiantato e l’iter che ha condotto, nel settembre del 1998, a Lione, a questo tipo d’intervento. Ci si è soffermati altresì sulle complicazioni nate di seguito e che hanno alfine obbligato all’amputazione dell’arto trapiantato, imputandone le cause ad una superficiale valutazione psichiatrica del ricevente. Questo recente tipo d’intervento obbliga a riflettere, a causa della novità e della particolarità dell’organo da trapiantare, sull’opportunità di quei trapianti cosiddetti “non-salvavita” in base ai rischi conosciuti cui conduce una terapia imunosoppressiva a lungo termine. Ciò porta a riconsiderare anche il concetto di salute e i principi di libertà e autodeterminazione. Ci si è altresì interrogati sulle modalità di scelta dei riceventi e sull’approccio più opportuno da tenersi nei loro riguardi soprattutto a livello psicologico prima e dopo l’operazione. Tutte le recenti acquisizioni sono state valutate in rapporto a ciò che la legislazione italiana e la deontologia medica impongono. Si è detto anche dei vizi di un consenso per lo meno scarsamente informato, derivante dalla carenza di dati sperimentali. Nel prosieguo dell’articolo gli Autori hanno evidenziato come possano sollevarsi numerosi interrogativi e remore culturali e inconsce oltre che morali circa l’acquisizione da parte del ricevente di un organo che più di altri appare visibile e intimamente legato alla propria identità e personalità, la qual cosa rende possibile che venga ancor più percepito come estraneo e intollerabile da alcuni. In conclusione gli Autori ritengono che i candidati ideali dovrebbero essere giovani che hanno perduto di recente entrambe le mani, soprattutto se è stata compromessa anche la loro vista, mentre poco ragionevole appare il trapianto di mano in un amputato unilaterale. ---------- The bioethical issues arising from hand transplantation are discussed in this paper. We briefly recall the first case ever performed of hand transplant, in France in the year 1998. Unfortunately a superficial evaluation of the recipient caused the failure of the transplant with the consequent explant of the graft. The peculiarity of hand transplant poses serious doubts on the opportunity of the non life-saving transplant especially for the controversial costs–benefits relationship of such interventions and the lifelong immunodepressant therapy needed. Most important is therefore the clinical and psychological evaluation of the recipients and the correct communication before and after the intervention. We also underline the limits of the “informed” consent due to the lack of scientifical data on the outcome of such transplant, in respect to the Italian legal framework. In addiction we examine the possible psychological difficulties of the patients to adapt to an organ coming from a dead donor due to the high visibility and strong symbolic meaning of the hand. Our conclusion is for a selection of the recipients limited to strongly motivated, psychologically stable and refusing the protesis application patients such as to get a real improvement to their “health” according to WHO definition.
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Persano, Fabio. "Evoluzione della giurisprudenza costituzionale statunitense in materia d’aborto (I)." Medicina e Morale 60, no. 4 (August 30, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.161.

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Abstract:
Negli Stati Uniti il dibattito sull’aborto è un tema sempre molto caldo. Questo saggio, diviso in due parti (la seconda parte sarà pubblicata sul prossimo numero della rivista) prova a ripercorrere l’evoluzione della giurisprudenza costituzionale statunitense in materia d’aborto, evidenziando i cambiamenti che ciascuna decisione ha apportato al quadro giuridico precedente. In questa prima parte viene chiarito anzitutto il meccanismo di funzionamento del sistema di giustizia costituzionale statunitense e il ruolo della Corte Suprema Americana nell’ordinamento giudiziario. Viene poi dato spazio ai prodromi di Roe v. Wade (che è la prima sentenza importante in materia d’aborto), ed in particolare alle sentenze che hanno pronunciato il diritto all’uso degli anticoncezionali: fra queste Griswold v. Connecticut ed Eisenstadt v. Baird. È anche importante la decisione United States v. Vuitch del 1971, che già si occupa dell’aborto ed interpreta la Costituzione nel senso di una tendenza alla liberalizzazione. La sentenza più importante è comunque la ben nota Roe v. Wade (1973), cui è dedicata un’ampia trattazione, con particolare attenzione ai passaggi della motivazione della Suprema Corte che hanno portato ad affermare il diritto all’aborto nella scansione trimestrale che poi è stata imitata anche dal legislatore italiano. Nel presente saggio vengono avanzate dure critiche a Roe v. Wade, critiche condivise – oltretutto – da alcuni giudici della Corte Suprema Americana, di cui si riportano stralci dell’opinione dissenziente. Accanto a Roe v. Wade, è molto importante anche la meno nota sentenza Doe v. Bolton dello stesso giorno, che precisò cosa dovesse intendersi per “salute della donna”: tale fattore era stato ritenuto da Roe v. Wade decisivo ai fini del riconoscimento della libertà di abortire. Con Doe v. Bolton la salute della donna viene estesa fino a ricomprendere praticamente qualsiasi cosa. Questa prima parte si conclude con l’analisi di alcune decisioni successive a Roe e Doe, ed in particolare Webster v. Reproductive Health Services, che costituisce in parte già un passo in controtendenza rispetto a Roe. Nel prossimo numero della rivista vedremo quali ulteriori cambiamenti ci sono stati nella giurisprudenza costituzionale statunitense in materia d’aborto. ---------- Abortion debate is always a hot subject in the United States. This essay, divided into two parts (the second part is going to be published on the next issue of this review) tries to go along the development of U.S. constitutional case-law about abortion, pointing out the change that each judgement caused to the previous law picture. In this first part, the functioning of U.S. constitutional judicial system and the role of U.S. Supreme Court in its judiciary are primarily explained. Then, some space is given to the premonitory signs of Roe v. Wade (that is the first important judgement about abortion), and to the judgement in particular that delivered the right to contraception: Griswold v. Connecticut and Eisenstadt v. Baird. Also United States v. Vuitch in 1971 is important: this judgement is already about abortion and interprets the Constitution in the trend of permission. However, the most important judgement is Roe v. Wade (1973): a wide treatment is dedicated to it, particularly to the passages about the Supreme Court reasoning that affirmed abortion right in the trimestral sharing, imitated by the italian legislator too. In this essay there are hard blames to Roe v. Wade: moreover, a few Supreme Court judges agree with blames and extracts of dissenting opinion are reported. Next to Roe v. Wade, also the less-known judgement Doe v. Bolton is very important: it is contemporary to Roe and it stated precisely what was “woman health”: this element was considered decisive by Roe in order to recognize the abortion right. In Doe v. Bolton woman health was enlarged and took in almost everything. This first part ends up with the analysis of a few following Roe and Doe judgements; in particular Webster v. Reproductive Health Services is a partial coming back as to Roe. In the next issue we will see the further subsequent changes in U.S. constitutional case-law about abortion.
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Carrasco De Paula, Ignacio, and Nunziata Comoretto. "Per una medicina centrata sul paziente: riflessioni sulla fondazione etica del rapporto medico-paziente." Medicina e Morale 54, no. 3 (June 30, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.390.

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Abstract:
Sempre più frequentemente è richiesto al medico di giustificare le proprie decisioni in funzione dei fini e dei valori rilevanti nella medicina. In una medicina realmente centrata sull’uomo, il fine dell’attività medica è nella realizzazione del bene del paziente, mediante un agire adeguato non solo alla salute, ma all’intero essere del paziente, che lo consideri per il valore, infinito, che gli è proprio. Tale concezione antropologica implica, a livello pratico, che non è mai consentita di una persona la discriminazione - trattarla secondo criteri differenti da quelli che derivano dalla sua natura -, la strumentalizzazione - usarla per altri fini, diversi dal bene proprio della stessa - e l’oppressione - agire nei confronti di essa mortificando o tenendo in scarso conto la sua irrinunciabile autonomia e libertà. In una medicina centrata sul paziente il rapporto medico-paziente non è uno strumento dell’attività medica, ma il luogo in cui si realizza l’attività medica. La medicina è il rapporto medico paziente, un rapporto interpersonale, asimmetrico, non definito dalla sola identificazione dei ruoli, ma dall’individuazione di un obiettivo comune. Rapporto medico-paziente non significa dunque semplice “relazione”, ma implica una vera e propria “comunità”, concetto che richiama un’interazione tra le parti, o meglio, una condivisione. Alla base di un buon rapporto medico-paziente, identifichiamo almeno tre fattori: il riconoscimento dell’altro come persona, la costruzione di una vera e appropriata alleanza terapeutica, l’accettazione dei rispettivi ruoli. In conclusione, l’esercizio della professione medica non può prescindere dalla riflessione su quali siano i suoi scopi e, soprattutto, da una concezione antropologica di cosa sia l’uomo perché non ci rapportiamo con il paziente se non in relazione a questo. ---------- More and more frequently physician is required to justify his own decisions in accordance whit the goals and the important values of medicine. In a medicine really centred on patient, the goal of medical activity is the realization of the good of the patient, by acting not only according to health, but whit the whole being of patient, considering him for the value, endless, that is to him really. Such an anthropological conception implicates, to a practical level, that it is never allowed discrimination of the person - to treat him or her according to different criterions than those deriving from his or her nature -, the exploitation - to use him or her for other ends than proper good - and the oppression - to act towards him or her mortifying his or her autonomy and liberty. In a medicine centred on patient, the physician-patient relationship is not a tool of medical activity but the place in which medical activity comes true. The medicine is the physician-patient relationship, a relationship between two persons, asymmetrical, defined not only by the identification of the roles, but by singling out a common objective. Physician-patient relationship doesn’t mean simple relationship, but it implicates a real community, concept that recalls an interaction between the parts, or better, a sharing. At the base of a good physician-patient relationship we identify at least three factors: the recognition of the other as a person, the construction of a true and appropriate therapeutic alliance, the acceptance of the respective roles. In conclusion, the exercise of the medical profession cannot leave the reflection on what its purposes are out of consideration and, above all, an anthropological conception of what the man is because we behave to the patient in conformity with it.
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Persano, Fabio. "Evoluzione della giurisprudenza costituzionale statunitense in materia d’aborto (II)." Medicina e Morale 60, no. 5 (October 30, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.157.

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Abstract:
Negli Stati Uniti il dibattito sull’aborto è sempre un tema molto caldo. Questo saggio, diviso in due parti (la prima parte è stata pubblicata sul precedente numero della rivista) prova a ripercorrere l’evoluzione della giurisprudenza costituzionale statunitense in materia d’aborto, evidenziando i cambiamenti che ciascuna decisione ha apportato al quadro giuridico precedente. In questa seconda parte, la dissertazione sui singoli casi giurisprudenziali decisi dalla Suprema Corte prosegue con il caso Planned Parenthood v. Casey. Esso è stato una vera occasione mancata nella storia dell’aborto negli Stati Uniti, perchè venne sfiorata la overrule di Roe v. Wade. Ciononostante, venne sostanzialmente confermato l’impianto delle decisioni precedenti, in considerazione del fatto che una decisione contraria all’aborto avrebbe spiazzato un popolo che per decenni aveva organizzato la propria vita in funzione anche della possibilità di abortire. Con questa decisione si distinse la gravidanza in due periodi: quello della pre-viabilità, in cui la donna era completamente libera di abortire in accordo col medico; quello della post-viabilità, in cui gli Stati avrebbero potuto legiferare, pur dovendo consentire l’aborto nel caso di pericolo per la vita o la salute della madre. Inoltre il diritto d’aborto venne radicato nella libertà riconosciuta nel XIV Emendamento della Costituzione. Nel successivo caso Stenberg v. Carhart fu oggetto di giudizio l’aborto a nascita parziale: una legge del Nebraska aveva bandito questa pratica, ma la legge fu annullata dalla Corte Suprema, nonostante il duro dissenso di ben quattro giudici, fra cui Anthony Kennedy. Successivamente a questa decisione, il Congresso prese l’iniziativa di emanare il Partial Birth Abortion Ban Act. Questa legge fu impugnata in via d’azione davanti alla Corte Suprema e ne scaturì la sentenza Gonzalez v. Carhart. In questa decisione la Corte fece un passo indietro rispetto a Stenberg, affermò la legittimità del bando, sostenne che l’aborto a nascita parziale non è mai necessario per tutelare la vita della donna e che Stenberg era fondato su convinzioni erronee sul punto. Il saggio si conclude con delle interessanti considerazioni in merito ai possibili sviluppi futuri circa il tema dell’aborto negli Stati Uniti, auspica la “liberalizzazione del diritto alla vita” ed avanza una originale proposta, valida per tutti i Paesi in cui l’aborto è legalizzato. ---------- Abortion debate is always a hot subject in the United States. This essay, divided into two parts (the first part has been published on the previous issue of this review) tries to go along the development of U.S. constitutional caselaw about abortion, pointing out the change that each judgement caused to the previous law framework. In this second part, the dissertation about U.S. Supreme Court single case-law goes on by Planned Parenthood v. Casey. It was a real missed occasion in the abortion affair in the United States, because it was on the verge of overruling Roe v. Wade. However, the framework of the previous cases was substantially confirmed, considering that a decision against abortion would place out people who for a long time organized their own life in connection to the right of abortion. By this judgement, pregnancy was divided into two periods: pre-viability, when woman was completely free to have an abortion in agreement with her doctor; post-viability, when States could restrict abortion, except for woman life or health risks. Moreover, abortion right was founded on liberty, acknowledged by XIV Amendement. In the following case Gonzalez v. Carhart, partial-birth abortion was judged: a statute of Nebraska banned this activity, but it was stroked down by Supreme Court, despite of the dissenting opinion of four judges (Anthony Kennedy was one of them). After this judgement, the Congress wanted to issue Partial Birth Abortion Ban Act. This statute was pre-enforcement challenged to the Supreme Court, and Gonzalez v. Carhart was poured. In this judgment, the Court drew back Stenberg, it stated the ban was legitimate, partial-birth abortion never is necessary to safeguard woman health, and Stenberg was founded on wrong beliefs on this matter. This essay concludes with interesting considerations about possible developments about abortion affair in the United States, wishes “liberty of right to life” and proposes a solution for all the countries where abortion is legal.
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Bellini, Rosetta. "Nuovi scenari di cura nella medicina tecnologica: cronicità della malattia e la sua evoluzione." Medicina e Morale 60, no. 4 (August 30, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.160.

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Abstract:
Il progresso compiuto dalla medicina in tutti i suoi settori fa emergere sempre più questioni che non sono più solo di tipo clinico ma che anche inevitabilmente pongono interrogativi di tipo etico. Attraverso gli strumenti che la scienza offre si è portati a riflettere non solo sulla validità clinica di una scelta circa un percorso di cura e l'iter attraverso cui affrontarlo, ma anche sull'opportunità di intraprenderlo, sulla proporzionalità dell'intervento e sull'effettivo beneficio. La professione medica nell'analisi di un riscontro sociale, è continuamente a confronto con i vari punti di vista per cui non sempre la soluzione felice di un caso appare uguale anche per gli altri. L'etica medica considera l'individuo come un agente morale, come persona in toto i cui diritti devono essere rispettati per quanto riguarda le decisioni sulla propria vita. L'evoluzione della ricerca scientifica ha completamente sconvolto la fase di progressiva transizione verso il termine della vita, portandolo ad un rilevante prolungamento della durata media, di fronte anche ad un male degenerativo, suggerendo l'approccio alla malattia con strumenti atti a conciliare un equilibrio, anche quando la cura non vuol dire per forza guarigione. L'obbiettivo da tutelare e realizzare è l'attenzione per il malato, perseguire il suo migliore interesse di fronte alle più svariate fasi delle patologie croniche, ricorrendo ai più attuali sistemi di cura, per il vantaggio psico-fisico del paziente e per una corretta ed etica gestione delle risorse disponibili offerte. L'approccio con il malato non si traduce solo come cura del corpo ma anche come attenzione agli aspetti psicologici, la cui mancata considerazione rischia di amplificare i sentimenti di disagio, solitudine e dolore. Il rapporto con il malato include molto spesso un'equipe di medici che collaborano con i suoi familiari, portando avanti un ideale di assistenza umanizzata, proprio perchè a volte un paziente desidera empatia e comprensione oltre la semplice terapia medica, favorendo così un percorso di sollievo al suo stato. La valutazione della qualità della vita o della diversa condizione di salute, è del tutto soggettiva: ogni individuo è assolutamente unico ed irripetibile, con i suoi valori e le sue scelte di libertà che rispecchiano la propria dignità e ne esprimono il rispetto, anche quando, spesso, ci si trova di fronte a un punto di non ritorno. ---------- The progress achieved in all fields of medicine does not longer raise clinical issues only, but also ethical ones. The instruments that science offers lead us to think not only about the clinical validity of the choice of therapy and the process to deal with, but also about the opportunity of undertake it, the proportionality of intervention and the actual benefits. Hardly a good solution seems to be good to others, because, in the analysis of a social comparison, the medical profession is always compared with various points of view. Medical ethic considers the individual as a person and a subject whose rights and decisions regarding its life, are binding. The evolution of scientific research has completely unsettled the phase of gradual transition to the end of life, bringing it to a relevant protraction of the average lifespan, even in case of degenerative condition, suggesting the approach to disease with instruments able to strike a balance, even when therapies don’t bring to healing. The goal to achieve is the care for the patient, to pursue his personal interest in all the phases of a chronic pathology resorting to the most up-to-date medical approaches, to take the best of patient’s psychophysical resources but with a correct and ethical resource management too. The approach to the patient does not include the healing only, but the care of patient’s state of mind, because a careless approach would increase patient’s malaise, his feelings of loneliness and pain. The relation with a sick person often includes a team of medics co-operating with patient’s family, pursuing an ideal of humanized medical assistance, because sometimes a patient needs empathy and comprehension beyond medical therapy. The quality-of-life evaluation or the different health condition, is utterly subjective: every single person is absolutely unique, with his value system and his choices reflecting his dignity even when, often, approaching a point of no return.
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"Diritto italiano. Famiglia." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 3 (December 2011): 153–66. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-003012.

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Abstract:
1. Corte di cassazione 30.3.2011 n. 7218 - ricongiungimento familiare con genitore a carico - nulla osta rilasciato prima delle modifiche introdotte dal d.lgs. 160/08 - richiesta di visto di ingresso - diniego permancanza dei nuovi requisiti - legittimitŕ 2. Corte di cassazione 24.6.2011 n. 13972 - diniego di conversione del titolo di soggiorno per motivi di salute in permesso per motivi familiari - condanna penale per stupefacenti - automatismo preclusivo - diniego di rilascio del permesso - legittimitŕ 3. Corte appello di Roma 6.6.2011 - carta di soggiorno per familiare di cittadino UE - diniego per aver contratto matrimonio dopo l'ingresso irregolare in Italia - illegittimitŕ della limitazione del diritto di libera circolazione e soggiorno - diritto al rilascio della carta di soggiorno 4. Tribunale di Piacenza 5.5.2011 - pubblicazioni di matrimonio - mancanza di nulla osta dovuto alla mancata conversione all'Islam del nubendo cittadino italiano - diritto costituzionale di libertŕ religiosa e di contrarre matrimonio - ordine di procedere alle pubblicazioni 5. Tribunale di Genova 1.8.2011 - visto di ingresso per motivi familiari - matrimonio contratto in Somalia prima del rilascio del nullaosta e registrato in Kenia successivamente su richiesta del Consolato italiano - decorrenza degli effetti civili dalla data del matrimonio - valore certificativo della registrazione - diritto al ricongiungimento.RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA 6. Corte di cassazione 7.10.2010 n. 20838 - permesso di soggiorno per motivi familiari - pregresse condanne penali - automatismo ostativo - sussistenza anche dopo le modifiche introdotte dal d.lgs.n. 5/2007
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Colucci, Massimiliano. "Etica e Sanità Pubblica: massimizzare la relazione." Medicina e Morale 64, no. 4 (August 30, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.16.

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Abstract:
A causa del maggior sviluppo della bioetica negli ambiti della clinica e della sperimentazione biomedica, e per la difficoltà di definire la stessa sanità pubblica, quest’ultima manca ancora di un quadro etico di riferimento. Dopo un breve profilo storico e semantico, si esamina perciò l’antitesi, in letteratura, tra bioetica ed etica di sanità pubblica. Quindi si rileggono e sfatano le tre principali dicotomie su cui viene costruita tale antitesi – pazienti vs. assistiti, individuo vs. popolazione, paternalismo vs. autonomia. Si può affermare che la salute individuale e la salute collettiva sono fini simultanei e inseparabili degli interventi di sanità pubblica. Inoltre, l’autonomia relazionale è l’unica alternativa all’autonomia d’impronta liberale. L’autonomia individuale, infatti, si sviluppa attraverso l’influenza di legami umani e la giustizia sociale. La relazione – come capacità di promuovere la partecipazione e di mantenere la fiducia – è la sostanza della sanità pubblica, e fonte assiologica della sua etica. È cioé il primo valore e il principale criterio per indirizzare gli interventi di sanità pubblica, che saranno tanto più etici quanto più saranno in grado di massimizzare la relazione nel contesto in cui vengono attuati. ---------- Owing to a greater development of bioethics in the fields of clinical medicine and biomedical research, and because of the difficulty to define the public health itself, the latter still lacks an ethical framework. Therefore, after a brief historical and semantic outline, we examine the antithesis, as proposed in the literature, between bioethics and public health ethics. Then, we reread and debunk the three main dichotomies on which such an antithesis is built – patients vs. healthcare users, individual vs. population, paternalism vs. autonomy. We may state that the individual health and the collective health are simultaneous and inseparable purposes of public health interventions. Moreover, the relational autonomy it is the only alternative to the liberal-shaped autonomy. Indeed, the individual autonomy develops through the influence of human bonds and the social justice. The relationship – as the capability to promote the engagement and to maintain trust – is the substance of public health, and the axiological source of its ethics. In other words, it is the first value and the main criterion to address public health interventions; these will be ethical as much as they will be able to maximize the relationship in the context of their fulfilment.
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