Dissertations / Theses on the topic 'Lezione'

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1

PIEDI, ELISABETTA. "Il tempo di una lezione. Condotta e organizzazione temporale di una lezione nella scuola superiore." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/83679.

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Abstract:
La ricerca nasce dall’esigenza di riflettere sul tempo osservabile dell’insegnamento, ossia sulle ore occupate nella comunicazione dei contenuti programmati per il raggiungimento degli obiettivi, nell’accertamento delle conoscenze degli studenti e nel controllo delle presenze e dei compiti. L’indagine si è proposta di osservare, su un campione di docenti di scuola superiore, la ripartizione in diverse attività del tempo di cui l’insegnante dispone in classe (ricerca quantitativa) e di esplorare, attraverso la ricerca qualitativa, “se la dimensione del tempo è vissuta dagli insegnanti di scuola superiore come risorsa o/e come vincolo”. Sono state osservate le ore di lezione nelle classi V di licei della provincia di Milano, ipotizzando che nelle classi finali insegnanti e studenti siano posti maggiormente nella necessità di rispetto dei tempi. La ricerca empirica si è avvalsa di diversi strumenti (focus group, cronistorie, interviste, diari).I risultati sembrerebbero suggerire che il significato di tempo scolastico come tempo istituzionale non sia inteso semplicemente come il risultato di un’imposizione da parte di un’istituzione (la scuola) sugli attori sociali che vi operano (studenti e docenti), ma come qualcosa di un po’ più complesso e più vicino all’accezione sociologica del termine (istituzione come insieme di azioni sociali oggettivatesi). Sull’organizzazione complessiva del lavoro pesano sicuramente potenti vincoli esterni (numero di ore – in relazione al programma da sviluppare; loro organizzazione nella giornata e nella settimana), a cui docenti e studenti sottostanno. All’interno dell’ora questi vincoli operano però in forma mediata e parziale. La tendenziale regolarità nell’organizzazione dell’ora emergerebbe non tanto in quanto appiattimento su richieste esterne, ma come espressione di un’esigenza comune, in una certa misura, sia a studenti che a docenti.
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2

VASSALLO, IANIRA. "Il patrimonio è l'uso che se ne fa : la lezione di Torino." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/11578/278680.

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3

Lucato, Alice <1985&gt. "A che prezzo mi dai lezione? Stefan George e il suo circolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6443.

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4

Garetti, Giulia <1993&gt. "Pratiche dell'abitare comunitario nei sistemi urbani europei: la lezione di ecovillaggi e cohousing." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16285.

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Abstract:
Le città sono un prodotto della società umana e da sempre costituiscono parte integrante della vita della civitas, adattandosi alle nuove forme assunte dai processi socioculturali, giuridici ed economici. Di fatto, la capacità di ridefinire la propria identità nel tempo e nello spazio è diventata un imperativo per la sopravvivenza dei sistemi urbani odierni. Le pressioni che urbanizzazione e globalizzazione hanno imposto alle metropoli sono complesse da gestire; inoltre, il recente ruolo della città globale come motore dell’innovazione e cuore della creatività fa sì che essa necessiti di un continuo apporto di linfa vitale: investimenti privati e professionisti altamente qualificati. Nel tentativo di attrarre queste risorse, la città contemporanea offre intrattenimento e spettacolarità, rinnovandosi ad una velocità che è difficile da sostenere per una parte dei suoi residenti. Le politiche di rigenerazione, rinnovamento e riqualificazione celano spesso spoliazione ed inasprimento delle condizioni di vita urbana, nonché isolamento. Eppure, esistono esperienze dell’abitare incentrate su elementi comunitari, solidarietà ed ecologia che offrono spunti e prospettive per una riflessione sull'attuale gestione della realtà urbana: ecovillaggi e cohousing.
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COLOMBO, Matteo. "Una lezione dal passato su rappresentanza e innovazione. Contributo allo studio del moderno apprendistato." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2022. http://hdl.handle.net/10446/213028.

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Polauszach, Ester <1985&gt. "A lezione di Bharatanatyam: processi e pratiche di trasmissione di uno stile coreutico dell'India meridionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2326.

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7

Barbaro, Monica <1988&gt. ""La lezione delle imprese ultracentenarie per uscire dalla crisi: Barovier & Toso srl e Luigi Bevilacqua srl"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1845.

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Abstract:
In questo lavoro si è voluto studiare la chiave del successo di due imprese veneziane, risultate poi anche aziende familiari, particolarmente longeve: la Barovier & Toso srl e la Luigi Bevilacqua srl. Si sono incrociate le letterature del family business e del rinnovamento strategico con lo scopo di trattare una tematica comune a entrambe: il rinnovamento strategico nelle imprese familiari come non solo ragione di sopravvivenza ma anche di successo nel tempo.
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8

Bassi, Valentina <1992&gt. "LA LEZIONE DI LINGUA PER TUTTI E PER CIASCUNO: proposta di una didattica differenziata sulla base degli interessi personali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9943.

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Abstract:
Sempre più spesso gli studenti faticano a considerare spendibile nella loro vita ciò che apprendono a scuola, al punto da ritenere quest'ultima un mondo a sé. In questo elaborato si vuole affermare la centralità che i concetti di flessibilità, variabilità e differenziazione ricoprono all’interno della lezione di lingua. Si indagano i molteplici fattori che rendono ogni studente unico evidenziando la necessità, per il docente, di conoscere i propri studenti al fine di poter offrire una didattica efficace e significativa. Si procede poi all’analisi della CAD (Classe ad Abilità Differenziata) quale ottima risposta glottodidattica all’esigenza di includere e valorizzare i molteplici ordini di diversità presenti in classe. Alla luce delle salde premesse teoriche, sulla base dell’ormai consolidato modello CAD si vuole proporre un ulteriore intervento in termini di differenziazione: fornire una didattica linguistica tarata in relazione agli interessi e alle passioni personali degli studenti nel tentativo di far avvicinare la loro vita fuori a quella dentro la scuola. L’elaborato si chiude con alcune realizzazioni pratiche atte a dimostrare la necessità di predisporre un insegnamento linguistico attento a chi si ha di fronte, anziché proporre a tutti indistintamente le stesse attività e gli stessi materiali.
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Michel, David. "Solidarietà attraverso sofferenza: la lezione della Ginestra : Il rapporto tra uomo e natura in “Il fiore del deserto” di Giacomo Leopardi." Thesis, Högskolan Dalarna, Italienska, 2013. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:du-35286.

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COCCO, OMBRETTA. "Relazioni tra struttura e proprietà nelle malte storiche romane. Una lezione dal passato e un tentativo di proiezione nella moderna scienza dei materiali." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2018. http://hdl.handle.net/11584/255944.

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Abstract:
The present work fits into the scientific and technological context committed to explain the impressive durability of ancient Roman mortars. Starting from available literature, the study has been expressly designed to provide a deeper insight into the mechanisms, not yet fully understood, responsible for the formation of the observed mortar structure, and the related development of physical and chemical properties. In particular, experimental investigation has focused on the factors governing the reactivity of interfaces during the reaction between pozzolanas and quicklime, and the formation of mineralogical phases assuring cohesion to the material. It is also shown that the application of modern materials science methodologies to the fabrication of traditional mortars bears significant innovation potential for building and restoration practices. The research drew inspiration from most recent claims of scientific literature identifying the structure of historic mortars as the ultimate reason of its durability. Emphasis is definitely laid on the need of understanding the relationship between the mortar microstructure and the reactivity of its constituents. Experimental activity started with an accurate study of an original fragment of Roman opus caementicium from Trajan’s Markets, in Rome. Such study was rapidly supported with the fabrication of mortars according to classical recipes using pozzolanic materials collected from Roman ancient quarries with the aim of investigating the physical and chemical processes connected with the aging of the material. Along with the above-mentioned investigation, the effects of chemical reactivity on aging were studied. To this aim, the pozzolanic material, both pure and mixed with lime, was subjected to mechanical activation in the absence and in the presence of water. Within this framework, the chemical reactivity of pozzolanas was evaluated measuring the density of radical species generated on the surface of powder particles consequent to impulsive loading and frictional processes taking place during the mechanical treatment. Mechanical activation in the absence of water enhances the reactivity of pozzolana-lime mixtures, which results in a faster chemical conversion to the products of pozzolanic reaction once water is added to the processed powder. In the presence of water, mechanical processing determines a significant increase of the reaction rate, inducing a significant acceleration of hardening.
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Bragato, Silvia <1993&gt. "La didattica a distanza nell’emergenza Covid-19. Una proposta di lezione online inclusiva e accessibile per la lingua tedesca nella scuola secondaria di secondo grado." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18711.

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Abstract:
Questa tesi prende le mosse dall’attuale situazione sociale dovuta alla pandemia per Covid-19 per il cui contenimento molti governi in tutto il mondo si sono trovati costretti a chiudere le scuole e a ripensare la normale didattica in presenza. Per questo, a partire da marzo 2020 in Italia tutte le scuole, i docenti e gli studenti hanno dovuto attrezzarsi per passare dalla didattica in presenza alla didattica a distanza (DaD). Nella prima parte del presente elaborato partendo da un’analisi del fenomeno della Didattica a Distanza come risposta al problema della chiusura delle scuole, le caratteristiche, le differenze, i punti critici, si passerà poi ad analizzare quei gruppi di studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES) che risentono particolarmente dei risvolti svantaggianti di questa modalità. Verranno messi in luce due gruppi di studenti: quelli con svantaggio socio-economico e quelli con svantaggio linguistico-culturale e diverso background linguistico, con particolare riferimento agli studenti neoarrivati in Italia, nel contesto della scuola secondaria di secondo grado. Nella seconda parte si presenta una possibile messa in pratica della teorie e delle buone pratiche riguardanti la didattica inclusiva a distanza, al fine di proporre una lezione online inclusiva e accessibile per l’insegnamento della lingua tedesca nella scuola secondaria di secondo grado.
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Venturi, Elisa. "anticipi di restauro conservativo in bologna all’epoca delle commissioni ausiliari: unita' di metodo nel progetto degli interni e la “lezione” del completamento della facciata nella Basilica petroniana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Il progetto si pone l'obiettivo di analizzare criticamente e filologicamente lo sviluppo del pensiero di restauro conservativo negli ambienti delle Accademie della città di Bologna attraverso il progetto di restauro degli interni e dei tentativi di il completamento della facciata della Basilica di San Petronio. Si analizza la nascita di una cultura del restauro tramite la definizione di metodologie che si sviluppano nei diversi ambiti del restauro analizzando in maniera critica la discussione riguardo al compimento della facciata della Basilica nell'800 e il ruolo della Commissione Ausiliare e delle Accademie di Belle Arti e il loro modo di approcciarsi al pensiero del restauro, la "lezione" sul metodo che Viollet Le Duc dispensa nel suo giudizio, fino ad arrivare ai restauri di epoca moderna che hanno determinato la nascita di una nuova impostazione scientifica multidisciplinare per la conservazione dei materiali lapidei, assumendo un significato storico. Si è dunque diviso il lavoro in tre parti: 1- La prima parte riguarda la ricerca delle fondi edite e inedite, per analizzare attraverso una ricerca dei documenti archivistici, con la consultazione degli archivi della città di Bologna, quello di Stato di Roma e l' Opera di Santa Maria del Fiore a Firenze per riuscire a ricostruire filologicamente ed approfondire in maniera critica le questioni riguardo ai restauri degli interni e le proposte di progetto per il compimento della facciata per compiere ciò si approfondisce anche il ruolo delle Accademie di Belle Arti Europee. 2 – Si è approfondito lo studio della Basilica tramite la realizzazione di un rilievo critico: geometrico e architettonico dell'interno e dell'esterno della Basilica e analisi tematiche. 3 –Si sono analizzati tutti gli interventi di restauro compiuti. E' avvenuta in maniera critica al fine di sottolineare l'avanguardia che la città di Bologna ha avuto sulla conservazione dei materiali lapidei e la nascita delle normal.
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Tomasi, Laura <1998&gt. "Le livre de missire Marc Paul, natif de Venise, des condicions et coustumes des principales regions de Orient. Edizione critica secondo la lezione del codice London, British Library, Egerton MS 2176." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21328.

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Abstract:
La tesi si concentra sull’edizione critica de Le livre de missire Marc Paul, traduzione in moyen français (XV secolo) della versione P del Devisement dou monde. Tradita dai codici London, British Library Egerton 2176 a Stockholm, Kungliga Bibliotcket, M 305, la traduzione in francese quattrocentesco non è mai stata edita prima d’ora; oltre a pubblicare scientificamente il testo, il presente lavoro si propone di indagare anche gli aspetti materiali dei due codici, la circolazione dell’opera e i rapporti che intrattiene con la latinizzazione del domenicano Francesco Pipino, nonché i meccanismi e le tecniche traduttorie.
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Traversi, Serena. "Generazione intelligente di un orario delle lezioni." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6740/.

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Abstract:
Uno dei problemi che affligge le segreterie didattiche almeno una volta l’anno è la creazione di un orario delle lezioni che soddisfi sia docenti che studenti. Questo lavoro viene solitamente svolto a mano dagli addetti ai lavori che, muniti di tanta pazienza e con i dati alla mano, compongono l’orario facendo attenzione a tenere in considerazione tutti i dettagli. Con il lavoro svolto per questa tesi si intende migliorare la situazione attuale, fornendo agli addetti ai lavori uno strumento che sia in grado di generare un orario completo e soddisfacente, a partire dai dati a loro disposizione.
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Gambale, Vincenzo. "Un software per la gestione dell'orario delle lezioni." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8900/.

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Abstract:
Lo scopo di questa tesi è lo sviluppo di un’interfaccia Web per un software di ottimizzazione, il cui scopo è la definizione dell’orario delle lezioni universitarie. Presenteremo il modello risolutivo al problema del timetabling proposto da Daskalaki et alii, e lo adatteremo alle esigenze della facoltà di Informatica dell’Università di Bologna. In effetti, la necessità di costituire un software atto alla risoluzione del problema dell’orario universitario rappresenta il tema principale trattato in questa tesi, che si ripropone, oltretutto, la costruzione di un’interfaccia grafica accattivante e intuitiva, che possa agevolmente essere utilizzata da docenti e personale di segreteria.
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Refini, Eugenio. "Teatro del mondo, teatro dell'anima. Sondaggi sul codice allegorico nel dramma morale del tardo Rinascimento." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2010. http://hdl.handle.net/11384/86072.

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Borghesi, Angela. "L'officina del metodo : le lezioni del giovane De Sanctis /." Firenze : la Nuova Italia, 1999. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb377310023.

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GRAVINA, Caterina. "Il fenomenismo di Cosmo Guastella attraverso le sue lezioni." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91221.

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Abstract:
Il lavoro tenta di guardare in maniera critica alla produzione del Professore Cosmo Guastella, docente di Filosofia teoretica presso l'Ateneo palermitano dal 1900 al 1922. L'intento è quello di valorizzare il sistema filosofico fenomenista attraverso le lezioni inedite che Guastella tenne durante alcuni anni accademici. Queste lezioni costituiscono infatti l'intelaiatura concettuale ed epistemologica del sistema guastelliano che troverà poi una versione editoriale e quindi edita nell'opera di maggior rilievo: Le ragioni del fenomenismo.
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Silva, Dayse Mara Ramos da. "Uma leitura de Palomar de Italo Calvino." Universidade de São Paulo, 2008. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/8/8148/tde-03092008-164815/.

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Abstract:
Esta dissertação apresenta uma leitura da obra Palomar, 1983, pautada nas relações de similitude e assimetria com Lezioni americane: sei proposte per il prossimo millennio, 1988. A análise pretende demonstrar as relações entre narrativa e estética literária no último Calvino, assim como os procedimentos narrativos escolhidos para transformar concepções literárias em narrativas e vice-versa. Para tal, foi realizada a leitura das duas obras buscando os valores elencados por ele durante as conferências americanas na estrutura narrativa de Palomar. Num primeiro momento, será feita uma leitura panorâmica das duas obras. Em seguida, a partir dos conceitos calvinianos de exatidão, multiplicidade e visibilidade, serão analisadas as três áreas temáticas sobre as quais se estrutura Palomar.
This study presents a reading of the literary work entitled \"Palomar\", 1983, ruled by similitude and asymmetry relations with Lezioni americane: sei proposte per il prossimo millenio, 1988. The analysis intends to demonstrate the liaisons between narrative and literary aesthetic in the last Calvino, as well as the narrative proceedings which were chosen to turn literary conceptions into narratives and vice-versa. For this purpose, a reading of these two works will be done, aiming the search for values which were listed by him in American speeches in Palomar\'s narrative structure. At first glance, a panoramic reading of both works will be done. Thereafter, it will be analyzed three thematic areas in which Palomar is structured based on calvinian concepts of exactitude, multiplicity and visibility.
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Nonnato, Claudia <1989&gt. "La lavanda dei piedi: lezioni di umiltà a Venenzia nel Cinquecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6608.

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Abstract:
La tesi affronta il tema della lavanda dei piedi nel Cinquecento veneziano su due piani paralleli, quello letterario e quello storico artistico. Per quel che riguarda il primo si prendono in esame testi dalla Bibbia alla letteratura religiosa del Cinquecento, passando per la patristica. Per la parte artistica il tema principale sono i teleri con stesso soggetto di Tintoretto.
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Bonato, Matilde. "Primi tentativi di figurazione: l'inizio dell'arte nelle lezioni berlinesi di Hegel." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424292.

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Abstract:
The object of the present study is Hegel’s conception of the symbolic form of art, as it is described in Hegel’s Lectures on the Philosophy of Art. I will focus on the problem of the symbolic form of art in order to highlight its essential traits and to define the role it plays in the development of art. Hegel gave a series of lectures on the philosophy of art in several university terms (in 1820/21, 1823, 1826 and 1828/29), but never published a book of his own on this topic. In order to highlight the peculiarities of Hegel’s mature conception of symbolic art, I will read transcripts of Hegel's lectures made by his students, the §§ 556–63 of the Encyclopaedia (1830) and some Hegel’s reviews published by him on magazines. In order to point out the development of Hegel's conception of symbol and symbolic art, I will also contemplate the notions of art and symbol in some texts dated from his period in Jena, Nürnberg and Heidelberg.  The first chapter is devoted to recreate the specific background in which Hegel develops his conception of art. More specifically, I will offer a terminological and historic-philosophical analysis of the concepts of art and symbol, which characterize Germany during the early years of the 19th century.  The second chapter is dedicated to the concept of symbol. In this chapter I will first analyze the concept of symbol which Hegel presents in the Encyclopaedia’s section devoted to the Psychology. Then I will focus on the properties that Hegel confers to the symbol in his lectures on the philosophy of art and I will try to highlight the complexity of this concept.  In the third chapter, I will deal with the issue of the end of the symbolic art: does the symbolic art end before or after the classical art? In order to answer to this question, I will compare the creation, the contents and the fruition of the classical form of art with the creation, the contents and the fruition of the symbolic form of art. I will also try to show that Hegel doesn’t define the classical beauty as the reconciliation of figure and content.  In the last chapter I will consider the connection between Hegel’s concept of symbolic art and the human ability to break with the habits and with what is already known, and to become open to something new.
L’analisi presentata in questo lavoro ha per oggetto l’interpretazione hegeliana dei primi momenti del darsi dell’evento artistico e cioè di quella forma d’arte che Hegel definisce simbolica. L’obiettivo della tesi è quello di definire quali siano le caratteristiche di tale forma artistica e quale sia il ruolo che essa gioca nello sviluppo dell’arte e nel più generale processo di conoscenza di sé da parte dello spirito. I testi su cui l’indagine si concentra risalgono al periodo berlinese di Hegel e sono, in primo luogo, le trascrizioni degli studenti presenti alle lezioni di filosofia dell’arte negli anni 1820/21, 1823, 1826, 1828/29 e, in secondo luogo, le edizioni berlinesi dell’Enciclopedia, le recensioni pubblicate da Hegel sulle riviste dell’epoca e l’ultima edizione del primo volume della Scienza della logica. Infine, per poter apprezzare l’evoluzione e le peculiarità che caratterizzano la matura concezione hegeliana dell’arte e del simbolo, la tesi offre un confronto di tale concezione con quella presente in alcuni testi risalenti al periodo di Jena, di Norimberga e di Heidelberg. Il primo capitolo è dedicato alla ricostruzione del contesto nel quale Hegel sviluppa la propria concezione dell’arte, la quale si distingue dalle altre teorie estetiche perché tripartita (essa è cioè divisa in: arte simbolica, arte classica, arte romantica). Più precisamente, l’analisi si sofferma ad analizzare gli elementi di originalità che caratterizzano la connessione posta da Hegel fra il concetto di simbolo e le produzioni artistico-culturali dei popoli orientali. Nel secondo capitolo, il binomio hegeliano simbolo-oriente viene approfondito in primo luogo attraverso l’analisi della definizione del concetto di simbolo offerta da Hegel nei paragrafi dedicati alla Psicologia nelle edizioni dell’Enciclopedia del 1827/1830 (e negli scritti ad esse preparatori) e, in secondo luogo, attraverso l’analisi della definizione della forma d’arte simbolica proposta nelle lezioni di Filosofia dell’arte berlinesi. Tale indagine mette in luce la complessità insita nella forma d’arte simbolica, la quale è pensata da Hegel come il succedersi di diversi momenti attraverso cui l’intelligenza guadagna una sempre maggiore determinazione del contenuto spirituale rispetto all’elemento naturale. Nel terzo capitolo si affronta la questione relativa alla fine dell’arte simbolica: tale forma artistica finisce prima o dopo del sorgere dell’arte classica? Al fine di rispondere a questa domanda, nel capitolo viene offerta un serrato confronto fra la forma d’arte simbolica e la forma d’arte classica, il quale ne mette in luce alcuni punti di analogia. Nel quarto ed ultimo capitolo la tesi relativa ad una possibile permanenza delle dinamiche simboliche nella forma d’arte classica viene verificata sulla base dell’effettivo avvicendarsi di opere d’arte descritto da Hegel. In conclusione viene considerata la possibilità di concepire il concetto hegeliano di arte simbolica come legato alla capacità umana di rompere con quanto è già noto e conosciuto e così rendere possibile il nuovo.
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Srđan, Živojinov. "Razvoj animalnog modela nefrotoksične tubulointersticijalne lezije." Phd thesis, Univerzitet u Novom Sadu, Medicinski fakultet u Novom Sadu, 2016. http://www.cris.uns.ac.rs/record.jsf?recordId=99867&source=NDLTD&language=en.

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Abstract:
U eksperimantalnom postupku disertacije miševi NMRI soja su tretirani infuzom biljke Aristolochia clematitis. Sasušeni listovi, grane i plodovi biljke potopljeni su u ključalu vodu i ostavljeni 3-5 sati da stoje, a potom su profiltrirani kroz filter papir. Pravljen je rastvor biljke/vode od 10g/ 1000ml (1%), 20g/ 1000ml (2%) i 40g/ 1000ml (4%). Različite koncentracije infuza su date miševima da piju u neograničenoj količini u periodu od 7 nedelja. Tako su formirane tri ispitne grupe, prva koja je primala 1% infuz, druga 2% infuz i treća 4% infuz i kontrolna grupa koja je dobijala samo vodu da pije. U svakoj grupi je bilo 20 životinja. Tako je razvijen animalni model hronične toksičnosti. Na kraju eksperimenta je urađena patohistološka analiza bubrega, makroskopski pregled organa i merenje diureze tokom trajanja eksperimenta. Urađena je kompletna analiza urina koja podrazumeva utvrđivanje: boje, izgleda, pH, specifične težine, proteina i sedimenta urina. Analize urina ponavljane su na svakih 7 dana u toku 7 nedelja istraživanja. Na kraju eksperimenta urađena je analiza biohemijskih parametara (glukoza, urea, kreatinin, mokraćna kiselina, ukupni bilirubin, direktni bilirubin, ukupni tj. totalni proteini, natrijum i kalijum) i analiza kompletne krvne slike. Utvrđeno je da je Aristolochia clematitis izrazito nefrotoksična biljka. Utvrđene su patohistološke promene tubula i intersitcijuma NMRI miša, koje su bile najveće u ispitnoj grupi koja je primala najaču dozu. Ustanovljene  patohistološke promene su slične opisanim patohistološkim promenama tubulointersticijuma bolesnika obolelih od Balkanske endemske nefropatije. Nije ustanovljeno postojanja karcinoma gornjeg urotrakta. Makroskopskim pregledom prilikom obdukcije eksperimentalnih životinja nisu ustanovljene značajnije promene bubrega. Došlo je prvo do izrazitog porasta diureze u prvoj, odnosno drugoj nedelji praćenja, kod druge i treće eksperimentalne grupe, da bi nakon 7 nedelja istaživanja diureza u svim ispitnim grupama bila manja od kontrolne grupe. Postoji porast ureje na kraju istraživanja, koji je dvostruko veći u trećoj eksperimentalnoj grupi u odnosu na kontrolnu. Postoji izrazit pad mokraćne kiseline na kraju istraživanja kod eksperimentalne grupe 3. Postoji izrazit pad granulocita u leukocitarnoj formuli u svim ispitnim grupama, a najveći je u trećoj ispitnoj grupi. Kako je došlo do pada relativnih vrednosti granulocita, tako je došlo do porasta relativnih vrednosti limfocita u prvoj i drugoj ispitnoj grupi. U trećoj ispitnoj grupi je pad granulocita praćen izrazito velikim povećanjem relativnog broja bazofilnih granulocita. Postoji značajan pad specifične težine urina na kraju istraživanja u drugoj i trećoj eksperimentalnoj grupi. Proteinurija je bila čest nalaz svim eksperimentalnim grupama, dok je bila odsutna ili samo u tragu u kontrolnoj grupi. Na kraju eksperimenta je utvrđen znatni porast broja kristala fosfata u eksperimentalnim grupama. Cilindri su se pojavljivali samo u nalazu urina u trećoj ispitnoj grupi. Najveći broj promena urina je utvrđen u trećoj eksperimentlanoj grupi.
In the experimental procedure of dissertation, NMRI strain mice were treated with infusion of plants Aristolochia clematitis. Dried leaves, branches and fruit plants are submerged in boiling water and left to stand for 3-5 hours, and then filtered through filter paper. It was made a solution of the plant / water of 10g / 1000ml (1%), 20g / 1000ml (2%) and 40g / 1000ml (4%). Different concentrations of infusions were given to mice to drink an unlimited amount for a period of 7 weeks. So we formed the three test groups, the first who received 1% infusion, the second received 2% infusion and third received 4% infusion and a control group that received only water to drink. In each group there were 20 animals. Thus, developed an animal model of chronic toxicity. At the end of the experiment was performed histopathological analysis of kidneys, macroscopic examination of organs and measuring urine output during the experiment. We performed a complete analysis of urine, which is the determination of: color, appearance, pH, specific gravity, protein and urine sediment. Urinalysis were repeated every 7 days during the 7 weeks of the study. At the end of the experiment were analyzed for biochemical parameters (glucose, urea, creatinine, uric acid, total bilirubin, direct bilirubin, total proteins, sodium and potassium) and analysis of the complete blood count. It has been found that Aristolochia clematitis is extremely nephrotoxic plant. Identified histopathological changes of tubules and interstitium of NMRI mouse, which were the biggest in the test group receiving biggest dose. Established histopathological changes are similar to those described by pathological changes of tubulointerstitial injury of patients with Balkan endemic nephropathy. Not established the existence of cancer of the upper urinary tract. Macroscopic examination at autopsy of experimental animals, did not determine significant changes in the kidneys. There is first an enormous increase in diuresis in the first and second week of follow-up, in the second and third experimental groups retrospectively, that after 7 weeks of research, diuresis in all test groups was lower than the control group. There is an increase of urea at the end of the research, which is twice higher in the third experimental group compared to the control. There is a marked decrease in uric acid at the end of the research in the experimental group 3. There is a marked decrease in granulocytes in the leukocyte formula in all test groups, and the highest in the third test group. As the decline in the relative values of granulocytes, so there has been a rise in the relative values of lymphocite in the first and second test group. In the third test group, granulocyte drop was accompanied by a extremely large increase in the relative number of basophils. There is a significant drop in specific gravity of urine at the end of the research in the second and third experimental group. Proteinuria is a common finding to all experimental groups, while it was absent or only in traces in the control group. At the end of the experiment was determined to increase significantly the number of phosphate crystals in the experimental groups. The cylinders have appeared only in the urine in the third test group. The greatest number of changes in the urine is determined in the third experimental group.
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D'Alterio, Candida. "Federigo Enriques a Bologna (1894-1921) tra ricerca e didattica: le Lezioni di Geometria Proiettiva." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Federigo Enriques (1871-1946) è stato protagonista della cultura matematica di inizio Novecento. Il suo spirito critico, curioso, vivace ha contribuito a renderlo responsabile e attento alle sue ricerche e al suo insegnamento. L’obiettivo della tesi è quello di ricostruire gli avvenimenti del periodo vissuto a Bologna (1894-1921): quali circostanze lo hanno portato in città, chi sono stati i suoi colleghi, di quali insegnamenti si è occupato. Sono trascorsi quasi cento anni dalla partenza di Enriques da Bologna verso Roma, ma il suo pensiero e le sue attività non possono essere dimenticati, essendo ancora attuali. Nel primo capitolo viene presentata una breve biografia di Enriques, comprensiva del periodo di formazione scolastica e accademica (presso Livorno e Pisa, rispettivamente), dei ventotto anni bolognesi e del trasferimento a Roma, dove, nonostante le persecuzioni razziali, non si è mai fermato. Il secondo capitolo è tutto dedicato al periodo trascorso a Bologna: dopo un breve excursus riguardante la situazione matematica in Italia a fine Ottocento e la normativa vigente presso l’Università di Bologna, si ripercorrono dettagliatamente gli anni da incaricato e da straordinario, nonché gli eventi che portano all’ordinariato. Sono inoltre presenti cenni agli interessi di Enriques, alle sue ricerche sulla geometria algebrica e alle sue idee di insegnamento, senza tralasciare di ricordare i più importanti rapporti che Enriques ha intrattenuto anche fuori dall’Italia e le pubblicazioni di questi anni. Il terzo capitolo presenta l’analisi di uno dei manuali preparato da Enriques per un suo corso universitario, le Lezioni di geometria proiettiva. In un primo momento fa riferimento all’approccio sintetico, presentando un confronto con quello analitico, per poi passare a un’analisi più approfondita di alcuni temi affrontati e al raffronto del lavoro enriquesiano con quelli di altri autori.
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Merlo, Giulia. "La formazione professionale continua tra responsabilizzazione dell'impresa e individualizzazione dei percorsi professionali. Lezioni dal modello francese." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2019. http://hdl.handle.net/11572/242312.

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Abstract:
This research aims to explore the most relevant legal tools developed to support the access of people, already active in the labour market, to vocational training measures; focusing on the protective role they may play both in the individual employment relationship and in the labour market. Regarding the first thematic core, the research will point out that current flexible productive structures require continuous realignment process of workers’ professional capital vis-a-vis the organizational needs. As far as the labour market dimension is concerned, according to the most recent theoretical perspectives, it is highlighted how training tools can assume an essential function in the dimension of professional security when projected towards the preventive protection of employment transitions. Starting from these premises, this research investigates possible regulatory answers to empower employers in order to maintain their workers professionalism, as well as to guarantee the employment security dimension. 2 In order to identify the most pertinent regulatory solutions, different approaches and instruments are analysed. In particular, the French and Italian legal systems are compared. These systems have adopted extremely different approaches to vocational training: in France the development of a complete and organic continuing training framework has been one of the absolute priorities in the field of social legislation, while in Italy, at the moment, there is no structured and unitary discipline on the matter. In particular, the comparative analysis reveals that in the French legal system, both the needs of adapting professional skills to organizational changes, and the "preventive" protection of employment transitions have found suitable regulatory responses. They have been provided through the provision of a complex system of employers’ duties, as well as by forecasting specific tools allowing direct and individual access to training measures. To the contrary, the Italian legal framework lacks clear requirements designed to empower companies with regard to the adaptation or development of the human capital of their workforce Furthermore, the Italian legal system does not provide for an individual right to training, which would allow workers to independently access training, on the basis of a personal and conscious prospect of professional development.
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Leuzzi, Valerio. "Progettazione ed Implementazione di un Applicativo per la Generazione Automatica dell’Orario delle Lezioni tramite il Linguaggio MiniZinc." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/22194/.

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Abstract:
Alla base di questa tesi vi è la progettazione di un applicativo web il quale, tramite l'integrazione di diverse tecnologie, permette di interfacciarsi con il linguaggio di modellizzazione MiniZinc. Lo scopo della suddetta applicazione è la generazione automatica dell'orario settimanale delle lezioni di un corso di Laurea, permettendo l'inserimento di vincoli sui singoli corsi in maniera chiara ed intuitiva per l'utente. Nel presente studio, senza perdere di generalità, è stato considerato il corso di Laurea da me frequentato, ovvero il corso di Laurea in Informatica dell'Università di Bologna.
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Iorio, Irene <1994&gt. "Il CLIL per studenti di italiano. Ricerca in vista della pianificazione di lezioni CLIL per studenti LS di italiano." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14951.

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Abstract:
Nel nostro lavoro andremo a trattare l’utilizzo della metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learning) con studenti di italiano all’estero. Il nostro interesse nasce dalla particolarità di questo approccio – che sviluppa parimenti lingua straniera e disciplina non linguistica – che abbiamo deciso di indagare per poter un giorno utilizzarlo nella nostra carriera da insegnante. Inoltre, il nostro target è stato scelto in virtù del fatto che speriamo un giorno di insegnare a studenti LS di italiano. Nei primi due capitoli della tesi esporremo alcuni elementi base dell’apprendimento linguistico, come il funzionamento del cervello, le leggi che lo regolamentano in Europa e il ruolo di insegnante e studente nell’educazione linguistica. Passeremo poi all’esposizione delle nostre ricerche sulla metodologia, spiegando di cosa si tratta, che ruolo ha in esso la lingua straniera e che benefici porta. Infine nell’ultimo capitolo presenteremo alcune lezioni da noi pianificate e somministrate a studenti in ambito LS. Gli alunni, attraverso un questionario, ci comunicheranno le loro impressioni a riguardo: se le lezioni sono state interessanti, difficili, se lo trovano un buon metodo di insegnamento. In questo modo testeremo la nostra capacità di elaborare una lezione CLIL, forniremo degli spunti per queste lezioni e capiremo se questa metodologia può essere realmente apprezzata dallo studente.
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Zavarise, Margherita. "Dal fulmine al laboratorio: l'insegnamento della fisica alla fine del XIX secolo attraverso lo studio delle lezioni di Augusto Righi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24400/.

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Abstract:
Augusto Righi fu senza dubbio uno dei migliori fisici italiani della sua epoca, soprattutto per la sua capacità di sperimentatore in ogni campo della fisica di quegli anni. Oltre a questo, è riconosciuto come un abile divulgatore e insegnante, con diversi strumenti inventati appositamente per le sue lezioni. Tra i documenti conservati presso l’archivio del dipartimento di Fisica e Astronomia di Bologna sono presenti gli appunti originali del primo corso libero tenuto da Augusto Righi a Bologna: “Fenomeni fisici dell’atmosfera e fenomeni fisici del corpo umano”. In questa tesi vengono illustrati i contenuti di tale corso, mostrando come essi permettano di discutere l'uso della fotografia scientifica per scopi didattici e la creatività del Righi nell’utilizzare in modo non convenzionale strumenti pensati per altri scopi. Questi manoscritti del corso tenuto nell’ultimo decennio del XIX secolo non solo offrono un punto di vista privilegiato sulle modalità di insegnamento di Righi, ma anche un punto di partenza per l’analisi dell’insegnamento della fisica in Italia di fine ‘800 e del ruolo dell’Università di Bologna nel panorama scientifico italiano ed europeo.
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GIORDANO, ALICE. "Il ritmo come "filo conduttore" della filosofia di Friedrich Nietzsche. Dalle lezioni basileesi di ritmica e metrica antica all'arte del "grande ritmo"." Doctoral thesis, Università Vita-Salute San Raffaele, 2021. http://hdl.handle.net/20.500.11768/120594.

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Abstract:
Il lavoro è un’indagine sul concetto di “ritmo” all’interno del pensiero di Friedrich Nietzsche. Nelle lezioni di filologia classica dedicate alla metrica e alla ritmica antiche, tenute all’Università di Basilea nonché al Pädagogium della stessa città a partire dal 1869, il giovane filologo elabora una teoria ritmica innovativa, arrivando a una conclusione originale e controcorrente rispetto al panorama degli studi classici tedeschi dell’Ottocento. Simili analisi filologiche sono solo il punto di partenza per una riflessione sul concetto di ritmo che attraversa molteplici discipline e ambiti di ricerca, tra i quali figurano la fisiologia, l’antropologia, la musica, la pedagogia.
The work is an examination of the concept of "rhythm" within the thought of Friedrich Nietzsche. In the lectures of classical philology dedicated to ancient metrics and rhythmics, held at the University of Basel as well as at the Pädagogium of the same city since 1869, the young philologist elaborates an innovative rhythmic theory, arriving at an original and countercurrent conclusion with respect to the panorama of German classical studies of the nineteenth century. Such philological analyses are only the starting point for a reflection on the concept of rhythm that crosses many disciplines and areas of research, including physiology, anthropology, music and pedagogy.
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Siniša, Bjedov. "RAZVOJ TEHNOLOŠKIH POSTUPAKA U CILJU PREVENCIJE NASTANKA TABANSKIH LEZIJA BROJLERSKIH PILIĆA." Phd thesis, Univerzitet u Novom Sadu, Poljoprivredni fakultet u Novom Sadu, 2016. https://www.cris.uns.ac.rs/record.jsf?recordId=100034&source=NDLTD&language=en.

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Abstract:
U okviru doktorske disertacije prikazani su rezultati ispitivanja razliĉitih tehnoloških postupaka u cilju prevencije nastanka oštećenja tabanskih jastuĉića brojlerskih pilića. Istraţivanja su sprovedena u 4 ogleda i to u jednom u kome su vršena ispitivanja fiziĉko – hemijskih i higroskopnih osobina materijala koji se mogu koristiti kao prostirka, kao i tri biološka ogleda koji su imali za cilj da ispitaju uticaj razliĉitih faktora na oštećenja tabanskih jatuĉića kod brojlerskih pilića. Cilj bioloških ogleda je bio da odgovore na pitanje da li se razliĉitim tretmanima prostirke, primenom razliĉitih preparata i ishranom moţe uticati na prevenciju nastanka tabanskih lezija kod brojlerskih pilića. Pored toga, cilj ovih ogleda je bio da se utvrdi kako primenjene tehnologije utiĉu na proizvodne rezultate brojlera. Od fiziĉkih karakteristika materijala koji se mogu koristiti kao prostirka u tovu brojlera ispitivane su sposobnost vezivanja i otpuštanja vode, a od hemijskih sadrţaj suve materije, sadrţaj sirovih vlakana kao i pojedine frakcije (NDF, ADF, hemiceluoza, celuloza i lignin). Biološki ogledi su sprovedeni u objektima eksprimentalne farme (mikro ogled) i u proizvodnim uslovima (makro ogled). U biološkim ogledima kao prostirka je korišćena pšeniĉna slama, a tretmani kojima je pokušano poboljšanje njenih karakteristika su bili seckanje, kao i dodatak mikrobiološko-enzimskog preparata (Micropan Complex®) i lignina. Uticaj ishrane na oštećenja tabanskih jastuĉića ispitivan je u biološkom ogledu, ishranom brojlerskih pilića smešama sa smanjenom energijom i dodavanjem enzima koji poboljšava varenje hrane. Kao rezultat uticaja pomenutih tretmana ispitivani su kvalitet prostirke (vlaga, pH i emisija amonijaka), proizvodnih parametri u tovu brojlera (telesna masa, utošak hrane, konverzija, mortalitet i proizvodni indeks), ponašanje brojlera, kao i nastanak i stepen oštećenja tabanskih jastuĉića.Ocena oštećenja tabanskih jastuĉića je vršena makroskopski (primenom skale od 0-3, a u skladu sa zahvaćenom površinom) i mikroskopski, histološkom analizom koţe tabanskih jastuĉića. Rezultati ispitivanja fiziĉko-hemijskih karakteristika razliĉitih materijala pokazuju da pšeniĉna slama upija velike koliĉine vode, a usled niskog sadrţaja NDF slabo optušta vodu te shodno tome predstavlja loš izbor za prostirku u pogledu nastanka oštećenja tabanskih jastuĉića. MeĊutim, rezultati su pokazali da seckanje slame, kao tehnološki postupak, moţe uticati na nastanak i stepen oštećenja tabanskih jastiĉića, ali da dovodi i do povećanja telesnih masa brojlera kao i promena u ponašanju pilića. Dodatak mikrobiološko-enzimskog preparata dovodi do smanjenja pojave i stepena oštećenja tabanskih jastuĉića brojlera gajenih i na seckanoj i na nesckanoj slami. Rezultati takoĊe pokazuju da se, u proizvodnim uslovima, primenom lignina uprostirci od neseckane slame moţe smanjiti oštećenje tabanskih jastuĉića. Upotreba smeša koje sadrţe smanjene koliĉine energije uz primenu enzima dovodi do prevencije u pogledu nastanka tabanskih lezija, bez znaĉajnog uticaja na proizvodne rezultate. Histološka analiza tabanskih jastuĉića je pokazala da sistem ocenjivanja koji se zasniva na zahvaćenoj površini tabanskih jastuĉića u saglasnosti sa stepenom i ozbiljnošću oštećenja koţe tabanskih jastuĉića i da moţe predstavljati standardi model za ocenjivanje na liniji klanja. Na osnovu rezultata ove disertacije se moţe zakljuĉiti da primenjeni tehnološki postupci mogu znaĉajno uticati na prevenciju oštećenja tabanskih jastuĉića, bez negativnog uticaja na proizvodne rezultate u tovu brojlera.
Within this dissertation, the results of various technological processes are shown in order to prevent the occurrence of damage to the foot pads of broiler chickens. The study was conducted in four trials, one in which we investigated the physical - chemical and hygroscopic properties of materials that can be used as litter, as well as three biological trials which were aimed to examine the influence of various factors on the damage to the foot pads in broiler chickens. The objective of the biological experiments was to answer the question whether the various treatments of litters, usage of different preparations and nutrition can prevent occurrence of foot lesions in broiler chickens. In addition, the aim of this experiment was to determine how the applied technology affects performance of broiler chickens. Among physical properties of materials that can be used as litter in fatting broilers, absorption and release of water were investigate, and among chemical properties there were content of dry matter, crude fiber content as well as individual fractions (NDF, ADF, hemicelluloses, cellulose and lignin). Biological experiments were conducted in the facilities of experimental farm (micro experiment) and in production conditions (macro experiment). In biological experiments wheat straw was used as litter and treatments which attempted to improve its characteristics were chopping and addition of microbial-enzyme preparation (Micropan Complex®) and lignin. Feeding influence on damage to the foot pad was tested in a biological experiment, by feeding broilers with reduced energy diet and by adding enzymes that improve digestion. As a result of the impact of the above mentioned treatments there were tested the litter quality (moisture, pH and ammonia emissions), production parameters in fattening broilers (body weight, feed consumption, conversion, mortality and production index), the behavior of broilers, as well as the onset and degree of damage to the foot pads.Assessment of the damage to the foot pads was done macroscopically (on a scale from 0-3, and according to the affected area) and microscopically, by histological analysis of skin of foot pads. Test results of physic-chemical characteristics of different materials indicate that wheat straw absorbs large amounts of water, due to the low content of NDF it releases water slowly and consequently represents a bad choice for a litter in terms of damage to the foot pads. However, the results showed that chopping straw as a technological procedure may influence the onset and degree of damage to the foot pads, but it also leads to an increase in body weight of broilers as well as changes in their behavior. Addition of microbial-enzyme preparation leads to a decrease in the occurrence and level of damage to the foot pads in broilers grown on both chopped and unchopped straw. The results have also shown that, under production conditions, using lignin inthe unchopped straw litter it can reduce the damage to the foot pads. The use of mixtures containing a reduced amount of energy with the use of the enzyme leads to prevention in terms of occurrence of foot lesions, without significant impact on performance. Histological analysis of foot pads have showed that the grading system that is based on the affected area of foot pads in accordance with the extent and severity of damage of the skin of foot pads and that it can represent a model for the assessment of standards on the slaughter line. Based on the results of this dissertation it can be concluded that the applied technological procedures can significantly influence the prevention ofdamage to the foot pads, with no negative impact on production results in fattening broilers.
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Buffo, Silvia. "Istanze e prospettive di letteratura nell'era digitale." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2021. http://hdl.handle.net/11695/105620.

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Abstract:
Il progetto di ricerca si prefigge di indagare le attuali prospettive di letteratura nell’era digitale. L’obiettivo principale di ricerca è quindi legato all’indagine delle modalità entro cui oggi una letteratura digitale sia possibile, a come essa si evolva nella scrittura, nel mezzo, nello stile, nelle tecniche narrative, nelle strategie per la divulgazione in rete, fino ad approdare allo sfaccettato mondo dei social media, intesi come strumenti di sperimentazione letteraria. La tesi si prefigge di rispondere a un interrogativo strettamente post-contemporaneo: se cambia il mezzo cambia anche il prodotto letterario? Per rispondere a questo quesito si è passati attraverso un’analisi del pensiero teorico di Italo Calvino, ritenuto scrittore eclettico, testimone in qualità di saggista, giornalista e romanziere dell’esplorazione di nuove forme di stile e di linguaggio nella prospettiva di una letteratura del futuro. Partendo da una riflessione di tipo teorico, si analizza la comunicazione letteraria ed extra letteraria in Calvino, in un iter che va dagli Anni ‘40 ai più consapevoli Anni ’80, passando da saggi quali Il midollo del leone, La sfida al labirinto, Cibernetica e fantasmi e via discorrendo, fino ad approdare al principale argomento di ricerca al quale sono stati dedicati tre capitoli: il rapporto tra il contenuto letterario espresso nell’opera di Italo Calvino Lezioni Americane e l’innovazione digitale e della rete internet, intesa anche come indagine sullo sviluppo del web writing, nuova modalità di scrivere nella rete. In questa prospettiva nella ricerca si innestano gli autori critici del pensiero di Calvino, tra cui Marina Paino e Francesca Bernardini Napoletano. Un accurato approfondimento è dedicato al rapporto tra Italo Calvino e la matematica, grazie allo studio delle fonti di Gabriele Lolli e Giancarlo Rota. Per il progetto di ricerca tra i principali autori di riferimento sono menzionati Alessandro Lucchini e Paolo Massari e molti altri, citati come fonti teoriche dell’evoluzione storica della letteratura nell’era del web e del digitale. Altro tema di indagine è stato interrogarsi sulla qualità della letteratura al giorno d’oggi, in seguito alla sua inevitabile contaminazione con i nuovi media e la possibile perdita di valore nel passaggio dal cartaceo al digitale e dal cartaceo al web. Le principali fonti bibliografiche sono accanto a tutta la saggistica di Calvino, Alessandro Lucchini, come studioso della correlazione tra Lezioni Americane e il web, Gino Roncaglia, in qualità di esperto di letteratura in ambito digitale, senza trascurare i capisaldi rispettivamente dell’ipertesto e del cambiamento della dimensione della lettura nella rete, alla quale è stato dedicato un intero capitolo, quali Jakob Nielsen e Ted Nelson. Un'ulteriore indagine è dedicata alla Twletteratura e ai romanzi nati su Facebook con un contributo letterario da parte dei lettori, intesi come partecipatori attivi tramite la principale fonte di Paolo Massari.
The research project aims at investigating the current perspectives of literature in the digital era. The main objective of the research, therefore, is linked to investigating what are the possibilities of a digital literature is today, how it evolves in writing, in the medium, in the style, in the narrative techniques, in the strategies for spreading in the web, up to the multifaceted world of social media, meant as set of channels of literary experimentation. The thesis aims at answering a strictly post-contemporary question: if the medium changes, does the literary product change too? In order to answer this question, the research goes through an analysis of Italo Calvino’s thinking, considered as he is an eclectic writer, an essayist, journalist and novelist who explored new forms of style and language in the perspective of a literature of the future. Starting from a theoretical reflection, Calvino’s literary and extra-literary communication is analysed from the 40s to Calvino’s higher consciousness 80s years, passing by works such as The marrow of the lion, The challenge to the labyrinth, Cybernetics and ghosts and so on, getting to the three chapters dedicated to the research’s core topic : the relationship between the literary content of Calvino's Lezioni Americane and digital and Internet innovation, also meant as an investigation about web writing development, a new way of writing on the Internet. In this perspective, the research casts some of the most prominent critics of Calvino's thinking, including Marina Paino and Francesca Bernardini Napoletano, An accurate study is dedicated to the relationship between Italo Calvino and mathematics, thanks to the study of the sources by Gabriele Lolli and Giancarlo Rota. For the research project, among the major authors are mentioned Alessandro Lucchini and Paolo Massari and many others, cited as theoretical sources of literature's historical evolution in the web and in digital era. Another topic of investigation challenges the topic of today literature quality, following its inevitable contamination with new media and the possible loss of value in the transition from paper to digital and from paper to the web. The main bibliographic sources are, besides Calvino's works: Alessandro Lucchini, who studied the correlation between American lessons and the web, Gino Roncaglia, who is an expert in literature in the digital field, not forgetting Jakob Nielsen and Ted Nelson, who are the cornerstones regarding hypertext and change in Internet reading, to whom an entire chapter is dedicated. Further digging, through the main source of Paolo Massari, is dedicated to Twletteratura and novels born on Facebook with a literary contribution from readers, acting as active participants.
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Peperkamp, Bernard Josef. "Over de dichtkunst : een lezing met demonstraties : interpretatieve en literair-historische beschouwingen over een programmatisch gedicht van Leo Vroman /." Assen : Van Gorcum, 1995. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb37750847f.

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Miotto, Alioscia. "Universal Design for Learning. Una Sfida per la didattica Universitaria: analisi comparata relativa alla percezione degli studenti universitari di Padova e Oslo in merito all'applicazione dei principi di Universal Design for learning ( UDL) all'interno delle lezioni universitarie." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3421862.

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Abstract:
La mia ricerca di dottorato si propone di indagare la percezione che gli studenti universitari di Padova hanno in relazione all'applicazione dei principi di UDL durante le lezioni universitarie confrontando con quanto avviene per gli studenti universitari di Oslo (Hioa). All’interno del primo capitolo di questa tesi verrà approfondito il tema dei Disability studies per poterne dare una visione organica. Il Secondo capitolo tratterà in particolare la metodologia didattica intrusiva Universal design for learning. l terzo capitolo spiega la mia ricerca di dottorato che mira ad evidenziare similitudini differenze tra la percezione che hanno gli studenti dell’università di Padova e quelli dell’università HIOA di Oslo relativamente all’applicazione dei principi di UDL all’interno delle lezioni universitarie.
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De, Poli Arianna <1998&gt. "Il ruolo e la promozione della motivazione nell’apprendimento dell’italiano come lingua straniera a studenti adulti e giovani adulti. Lo studio di caso di lezioni online a studenti messicani di livello A1, A2 e B1 presso le università Tecnológico de Monterrey, La Salle Noroeste e la Società Dante Alighieri di Monterrey." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21408.

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Abstract:
In dieser Magisterarbeit geht es um die Rolle und die Förderung der Motivation im italienischen Fremdsprachenunterricht in Mexiko. Meine Studie konzentriert sich auf drei Klassen von zwei Universitäten und einem Sprachinstitut bzw. von dem Tecnológico de Monterry, La Salle Noroeste in Ciudad Obregon und der Dante-Alighieri-Gesellschaft in Monterrey. Zunächst erzähle ich von der europäischen und italienischen Auswanderung nach Südamerika und Mexiko. Im zweiten Kapitel stelle ich die Eigenschaften der erwachsenen Lernenden dar und erläutere die didaktischen Methoden und Techniken, online in solchen Klassen benutzt werden können. Außerdem vertiefe ich das Thema der Motivation und beschreibe verschiedene Modelle, die die Motivation fördern. Letztendlich präsentiere ich meine Untersuchung, die in den Klassen der obenerwähnten Universitäten und des genannten Sprachinstituts durchgeführt wurde. Die Motivation der Lernenden und ihre Neigungen beim Lernen sind der Kernpunkt der Studie.
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Miljan, Veljić. "Svetlosni program, gustina naseljenosti i sastav obroka u funkciji proizvodnih parametara,kvaliteta mesa i dobrobiti brojlerskih pilića." Phd thesis, Univerzitet u Novom Sadu, Poljoprivredni fakultet u Novom Sadu, 2016. https://www.cris.uns.ac.rs/record.jsf?recordId=101567&source=NDLTD&language=en.

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Abstract:
Cilj istraţivanja bio je da se ispita uticaj svetlosnog programa (konstantnog – KS i opadajuĆe- rastuĆeg - ORS), gustine obroka i gustine naseljenosti i njihove interakcije na proizvodne i klaniČne osobine brojlerskih piliĆa, kvalitet mesa i ošteĆenje tabanskih jastuČiĆa.Istraţivanja su sprovedena na farmi piliĆa Donji Crnci nadomak Podgorice u tri ogleda: u prvom su ispitivani efekti svetlosnog programa i gustine obroka, u drugom programi svetla i gustina naseljenosti piliĆa, a u treĆem program svetla i gustina obroka (smeše sa standardnim i poveĆanim sadrţajem energije i proteina, pri Čemu je odnos energija : protein bio konstantan). U svakom ogledu bilo je 320 piliĆa linijskog hibrida Cobb 500, mešanih po polu, a ogledi su trajali 42 dana. U sva tri ogleda formirane su po Četiri grupe sa Četiri ponavljanja i u svakoj grupi bilo je 80 jednodnevnih piliĆa.Proizvodni parametri (telesna masa, utrošak hrane i uginuĆa) praĆeni su u svim ogledima, a izraČunati su konverzija hrane i proizvodni indeks. Telesne mase su merene u uzrastu od 1; 7; 14; 21; 28; 35 i 42 dana. Utrošak hrane utvrčivan je na kraju perioda primene pojedinih smeša, i to: 14. dana koliČina konzumirane starter smeše, 35. dana grovera i 42. dana finišer smeše. Mortalitet je odrečivan beleţenjem broja uginulih piliĆa u toku trajanja ogleda. Na osnovu telesnih masa, konverzije hrane i mortaliteta izraČunati su proizvodni indeksi.Na kraju svakog ogleda, sa 6 nedelja starosti, piliĆi su izmereni pojedinaČno, izraČunati su proseci tretmana, a zatim je od svakog tretmana izdvojeno 20 piliĆa (10 muških i 10 ţenskih) radi ispitivanja klaniČnih karakteristika. Pre klanja piliĆi su gladovali 12 sati. Nakon klanja i ČišĆenja trupovi su ohlačeni na 40C u toku 24 sata, a potom obračeni kao: „klasiČna obrada” „spremno za peČenje” i „spremno za roštilj”.Pri konfekcioniranju trupova izdvojena je abdominalna mast, izmerene mase obračenih trupova i dobijeni randmani. Radi utvrčivanja prinosa i udela osnovnih i sporednih delova trupa izvršeno je rasecanje ohlačenih trupova. Ocena konformacije trupova izvršena je na osnovu utvrčenih apsolutnih mera: duţine piska, duţina kobilice, dubina grudi i obim bataka. KorišĆen je indeks koji predstavlja odnos ţive mase pre klanja i posmatrane mere (g/mm).U ogledu II izvršeno je i fiziČko ispitivanje kostiju, na femuru nakon izdvajanja od skeleta brojlera, a u ogledu III odrečeni su sadrţaj vlage, sadrţaj ukupne masti, ukupnog pepela i ukupnih proteina belog i crvenog mesa, na uzorcima mišiĆnog tkiva grudi i karabataka od 5 muških i 5 ţenskih trupova u svakom tretmanu (ukupno 20).  Rezultati ukazuju da svetlosni program nije statistiČki znaČajno uticao na završne telesne mase u ogledima I i II, dok su u ogledu III veĆe mase utvrčene kod piliĆa tovljenih pri KS. Primena ORS uticala je na usporavanje stope rasta u prvom periodu tova, a kao rezultat kompenzacionog porasta bez uticaja na završne mase, sem u treĆem ogledu. Bolju konverziju hrane u periodu ishrane finišerom postigli su piliĆi u ogledu I pri ORS nego pri KS, kao i u ishrani starterom u ogledu III. Svetlosni programi u ogledu II nisu uticali na konverziju hrane i mortalitet piliĆa.Gustina obroka nije uticala na završne mase, konverziju hrane, mortalitet i proizvodni indeks. Kod piliĆa hranjenih obrocima sa višim sadrţajem proteina i energije utvrčene su veĆe telesne mase na kraju tova (P<0.01). Gustina obroka u ogledima I i III nije imala uticaj na konverziju hrane, mortalitet i proizvodni indeks. Znatno je veĆa završna masa piliĆa tovljenih pri gustini naseljenosti od 12 grla/m2 (2667,08 g) nego pri 17 grla/m2 (2435,76 g) i razlike su bile statistiČki visoko znaČajne. Nije utvrčen uticaj gustine naseljenosti na konverziju hrane, mortalitet i proizvodni indeks.Ispitivani faktori (svetlo, gustina obroka i gustina naseljenosti) nisu uticali na randmane, ali jesu interakcije nekih od njih. U svim ogledima utvrčen je manji udeo abdominalne masti pri ORS nego pri KS, ali bez statistiČke znaČajnosti. Gustina obroka i gustina naseljenosti nisu uticali na sadrţaj abdominalne masti. VeĆi je sadrţaj abdominalne masti u svim ogledima bio kod ţenskih nego muških piliĆa. Udeo grudi veĆi je pri KS nego pri ORS, ali su razlike statistiČki znaČajne samo u treĆem ogledu. Gustina obroka i gustina naseljenosti nisu uticale na udeo grudi. Udeo bataka bio je veĆi kod piliĆa tovljenih pri ORS nego pri KS, ali su razlike statistiČki znaČajne samo u prvom ogledu. Udeo karabataka u prvom i drugom ogledu nije se znaČajno razlikovao izmeču svetlosnih programa, dok je u treĆem bio veĆi pri ORS nego pri KS (P<0.01). Nije utvrčen uticaj gustine naseljenosti i gustine obroka na udeo bataka i karabataka. Kod muških piliĆa utvrčen je veĆi udeo bataka, a kod ţenskih karabataka.Relativne vrednosti mera konformacije nisu bile pod uticajem svetlosnih programa i gustine obroka, osim što je pri manjoj gustini naseljenosti relativna vrednost dubine grudi bila veĆa (P<0.05). Na ošteĆenje tabanskih jastuČiĆa nije utvrčen uticaj svetla i gustine obroka, ali su piliĆi pri veĆim gustinama naseljenosti, poČev od 28. dana, imali znatno veĆa ošteĆenja tabanskih jastuČiĆa nego pri manjoj gustini.Svetlosni program i gustina naseljenosti nisu uticali na fiziČke osobine femura: površinu preseka, silu loma i specifiČnu silu loma. Muški piliĆi imali su veĆi površinu preseka i silu loma femura, razlike za površinu preseka su statistiČki znaČajne, ali ne i za silu loma.Procenat masti u tamnom mesu bio je veĆi, a proteina niţi pri ORS nego pri KS. Ostali parametri hemijske analize tamnog i belog mesa nisu bili pod uticajem svetlosnih programa. Gustina obroka nije imala uticaj na hemijski sastav mesa grudi i karabataka.Na osnovu svega iznesenog moţe se zakljuČiti da su sva tri faktora (svetlosni program, gustina obroka i gustina naseljenosti), kao i njihove interakcije, uticali na brojne proizvodne parametre i kvalitet mesa brojlera, pa i na njihovu dobrobit u razliČitim fazama tova. ImajuĆi u vidu ogromne razlike u efektima koji se mogu postiĆi pri razliČitim kombinacijama ovih Činilaca, rezultati ovih i sliČnih istraţivanja treba da olakšaju izbor tehnologije koja Će davati najbolje ekonomske efekte u tovu piliĆa. Takoče, tamo gde su rezultati nejasni ili kontradiktorni, treba nastaviti istraţivanja na veĆem broju jedinki i fokusirati se na ekonomski vaţnije proizvodne i klaniČne osobine piliĆa.
The purpose of the research was to investigate the effect of the lighting program (constant – KS and intermittent – ORS), feed density and stocking density and their interaction with production and slaughterhouse characteristics of broiler chicken, meat quality and feet pad damage.The research was conducted on a chicken farm Donji Crnci in the vicinity of Podgorica, in three trials: the first trial focused on effects of the lighting program and feed density, the second on the lighting program and stocking density and the third on the lighting program and the feed density (mixes with standard and increased content of energy and protein, with a constant energy:protein ratio). Each of the trials included 320 chicken of the Cobb 500 hybrid line, mixed sexes; trials lasted for 42 days. In all three trials, four groups were formed with four repetitions and each group included 80 one-day chickens.Production parameters (weight, feed consumption and deaths) were monitored in all trials and feed conversion ratio and production index were calculated. Weight was measured when broilers were 1; 7; 14; 21; 28; 35 and 42 days old. Feed consumption was determined at the end of the use of specific mixes, as follows: 14th day the quantity of starter mix consumed, 35th day the quantity of grower mix consumed and 42nd day quantity of the finisher mix. Mortality rate was determined by recording the number of chicken that died during the trial. Production indices were calculated based on weight, food conversion ratio and mortality.At the end of all trials, at 6 weeks of age, the chickens were measured individually, group averages were calculated and then by random sampling, 20 chicken were taken from each group (10 males and 10 females) in order to analyse slaughter characteristics. Pre-slaughter fasting lasted for 12 hours. After slaughter and cleaning, the carcasses were cooled to 40C over 24 hours and then processed as: “classical processing”, “ready to grill” and “barbecue ready”.In carcass processing, abdominal fat was taken out, weight of processed carcases measured and carcass yield values were obtained. In order to determine the yield and share of the main and secondary parts of the carcass, cooled carcasses were cut out. Evaluation of carcass conformation was done on the basis of absolute measures of the following: metatarsus length, keel length, breast depth and drumsticks circumference. Index representing the ratio of live weight before slaughter and measure observed was used (g/mm).In Trial II, physical examination of bones was done, on femur, upon separation from the broiler skeleton, and in Trial III moisture content, total fat content, total ash content and total protein of white and red meat was determined on samples of muscle tissue of breasts and thighs of 5 male and 5 female carcasses in each of the treatments (20 in total).The results show that lighting program had no statistically significant effect on final body weight in Trials I and II, while in Trial III, higher weights were recorded in chicken fattened under KS. ORS resulted in slowing down of the growth rate in the first fattening period, and as a result of compensatory growth it had no effect on final weights, except in the third trial. Better food conversion ratio in the period of finisher mix diet was achieved by chicken in Trial I under ORS than those under KS, as well as in starter mix diet in Trial III. Lighting program in Trial II had no effect on food conversion ratio and mortality of chicken. Feed density did not have an effect on final weights, feed conversion, mortality and production index. In chicken fed with meals with higher protein and energy content, higher weight was recorded at the end of the fattening period (P<0.01). Feed density in Trials I and III did not have an effect on feed conversion ratio, mortality and production index. Significantly higher weight was recorded in chicken fattened at the stocking density of 12 animals/m2 (2667.08 g) than at the density of 17 animals/m2 (2435.768g) and differences had statistically high significance. No effect of stocking density was identified in terms of feed conversion, mortality and production index.Factors analysed (light, feed density and stocking population) did not have an effect on carcass yield, but interactions of some of them did. In all the trials, a smaller share of abdominal fat was established under ORS than under KS, but it was not statistically significant. Feed density and stocking density had no effect on abdominal fat content. Higher abdominal fat content in all trials was found in female than in male chicken. The share of breasts is larger under KS than under ORS, but differences are statistically significant only in the Trial III. Feed density and stocking density had no effect on the share of breasts in the carcass. The share of drumsticks was higher in chicken fattened under ORS than those under KS, but differences were statistically significant only in the Trial I. The share of thighs in Trials I and II did not differ significantly between lighting programs, while in the Trial III it was higher under ORS than under KS (P<0.01). Effect of stocking density and feed density on the share of drumsticks and thighs was not determined. Higher share of drumsticks was determined in male chicken while in female, the share of thighs was higher.Relative values of conformation measures were not influenced by the light programs and feed density, except that in lower stocking density the relative value of the breast depth was higher (P<0.05). Effect of light and feed density on feet pads damage was not determined, but chicken in higher stocking density, as of 28th day, had significantly higher feet pad damage than those in lower stocking density.Light program and stocking density did not have an effect on physical properties of femur: cross-sectional area, breaking force and specific breaking force. Male chicken had larger cross-sectional area and femur breaking force, differences in cross-sectional area were statistically significant, but this was not the case with the breaking force.Percentage of fat in dark meat was higher and that of proteins lower under ORS than under KS. Other parameters of the chemical analysis of dark and white meat were not under the influence of the light programs. Feed density had no effect on chemical composition of breasts and thighs meat.Based on all stated above, it can be concluded that all three factors (light program, feed density and stocking density) as well as their interactions had effect on numerous production parameters and quality of broiler meat, including on their welfare in different fattening phases. Taking into account enormous differences in effects that may be achieved in different combinations of these factors, the results of these and similar researches should make easier the selection of the technology that would yield the best economic effects in chicken fattening. Furthermore, where results are unclear or contradictory, further research should be conducted on a larger number of animals and focus on economically more significant production and slaughterhouse characteristics of chicken.
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MICALELLA, MARIA LUIGIA. "New Orleans, lezione di città resiliente?" Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11573/918288.

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Abstract:
Le strategie della ricostruzione dopo una catastrofe naturale, analizza il processo di ricostruzione della città americana conseguente al disastro provocato dall'uragano Katrina nel 2005. La tesi prende in considerazione in particolar modo le catastrofi naturali degli ultimi dieci anni e il modo in cui le città, a causa dei cambiamenti climatici, debbano applicare strategie resilienti per difendersi dalle calamità. Nell’ultimo decennio anni infatti le catastrofi naturali hanno conosciuto un incremento sostanziale tale da rendere necessaria una presa di posizione da parte di tutte quelle discipline che si occupano dell’uomo e del suo benessere tra le quali vi è naturalmente anche l’architettura. Di fronte a sconvolgimenti di ampia portata si rende necessaria una capacità di reazione notevole alla quale l’architettura può offrire un vasto contributo tramite la progettazione integrata dei vari sistemi complessi che compongono una città. ¬¬¬ Abbiamo articolato la ricerca in tre sezioni, come si evince dall’indice che riportiamo di seguito. Nella prima parte abbiamo introdotto il tema delle catastrofi partendo dal significato stesso della parola così come la intendevano gli antichi greci in generale e Aristotele nello specifico. All’origine il termine non possiede alcuna connotazione negativa e indica semplicemente un mutamento di rotta, un rovesciamento. Nel corso dei secoli però la parola si carica di un significato decisamente negativo e arriva a designare gli sconvolgimenti distruttivi che si verificano nel mondo naturale con le loro disastrose conseguenze per la vita degli esseri umani. In ambito cristiano, ma non solo, la parola si connette spesso all’idea di una punizione inviata da Dio sulla terra per punire le colpe di cui si sono macchiati gli uomini. Dovrà passare molto tempo perché si cominci a elaborare una teoria scientifica delle catastrofi, capace di analizzarle come puri fenomeni naturali scevri di qualunque intervento sovrannaturale. Sarà il filosofo illuminista Jean-Jacques Rousseau, parlando del terremoto che distrusse Lisbona nel 1755, a sottolineare con forza che i disastri naturali sono percepiti come tali solo perché nei luoghi in cui si verificano è forte la presenza degli insediamenti umani; laddove invece la presenza degli uomini è ridotta o nulla, come nel caso dei deserti, un terremoto o uno sconvolgimento analogo non è in alcun modo percepito come disastro. A seguito del terremoto che il 5 Febbraio 1783 distrusse gran parte della Calabria e una porzione consistente della Sicilia, nel mondo filosofico-scientifico si assiste a un lento ma costante cambiamento di rotta orientato a fornire una spiegazione scientifica dei fenomeni naturali all’origine dei disastri ambientali che tanto hanno turbato e continuano a turbare la vita egli uomini. Pian piano il mondo accademico ha messo in luce come le catastrofi naturali rivelino le vulnerabilità sociali dell’umanità, collegate a situazioni economiche di indigenza e disagio. All’inizio degli anni Settanta il matematico francese René Thom ha sviluppato una teoria della catastrofe che interpreta l’evento disastroso come frutto dell'instabilità della natura, collegato direttamente alla morfologia di questa. Si tratta di un modello matematico generale molto complesso che propone una descrizione della discontinuità considerata come la quintessenza di quei fenomeni detti catastrofi. In chiusura del capitolo abbiamo ritenuto opportuno inserire dei brevi cenni a proposito dei concetti di rischio e vulnerabilità, categorie fondamentali per qualificare una catastrofe oltre a un breve elenco di quelle che sono state le catastrofi più devastanti degli ultimi dieci anni tra le quali rientra ovviamente il caso dell'uragano Katrina che si è abbattuto su New Orleans nel 2005. Il secondo capitolo dello studio è dedicato all'analisi di un concetto sempre più importante per la pianificazione delle città vulnerabili: la resilienza. Con questa parola generalmente viene indicata la capacità individuale e sociale di risollevarsi dopo una catastrofe, di rivedere nuovi orizzonti della propria esistenza e di cogliere nuove opportunità che la vita potrebbe offrire. Il concetto di resilienza può essere applicato alle città a rischio sia prima, come strumento di prevenzione, sia dopo come metodo di ricostruzione e pianificazione attraverso strategie specifiche che garantiscano alle città la capacità di resistere alle catastrofi o di reagire ad esse attraverso infrastrutture flessibili e adattabili ai mutamenti delle città. In queste occasioni l'architettura è chiamata a rispondere a un arduo compito, quello di salvaguardare l'identità della città dandole al tempo stesso una nuova impronta, cosi ché sia capace di rispondere meglio a possibili reiterazioni dell'evento dannoso. Partendo dalle posizioni di David Godschalk abbiamo provato a definire una città resiliente come quella resistente e flessibile nella quale le diverse reti comunitarie sono in grado di sopravvivere anche in condizioni estreme. Successivamente, sulla base degli studi di Vale e Campanella, abbiamo tentato di mettere in luce il modo in cui le città moderne affrontano la ricostruzione con il fine di limitare i danni sia in termini materiali che in termini di perdite umane. In questi termini abbiamo tentato di sottolineare come i termini di ricostruzione e resilienza spesso si sovrappongano e coincidano quando si tratta di reagire a seguito di una catastrofe. Abbiamo ritenuto opportuno inserire un breve riferimento alla politica che spesso ha una grossa influenza sul recupero della città ma più che preoccuparsi di ciò di cui i sopravvissuti hanno realmente bisogno, punta, con i suoi piani di ricostruzione, a contribuire a un vago e discutibile concetto di prestigio nazionale. Successivamente abbiamo preso in esame le teorie di Mehaffy e Salingaros che si preoccupano di capire come sia possibile rendere le città meno vulnerabili pur rendendosi conto che non è possibile progettare solo ed esclusivamente in funzione di un'ipotetica catastrofe. Partendo da un'analisi dei sistemi della biologia, i due autori arrivano alla conclusione che, affinché un sistema sia resiliente, è necessario che i sistemi che lo compongono siano interconnessi e diversificati così da poter sopperire a un eventuale danneggiamento di uno di essi. Purtroppo molte città presentano una struttura rigida e non elastica, caratteristiche non certo resilienti. Pertanto la progettazione, filtrata attraverso la resilienza, deve mirare a creare strutture flessibili e ridondanti che tengano conto dei bisogni umani fondamentali come l'acqua potabile, i servizi igienico-sanitari e l'energia. In conclusione dalle analisi degli studiosi emerge come per pianificare una strategia di costruzione/ricostruzione resiliente sia necessario attenersi a sei ambiti di intervento: pianificazione territoriale; previsione, riduzione e gestione della vulnerabilità; pianificazione urbanistica; ciclo idrico; verde urbano multifunzionale. I sistemi che interagiscono in modo complesso in questa operazione sono molteplici e tra questi vi sono il sistema delle infrastrutture, dei percorsi, del verde, degli edifici che dovranno dare una risposta immediata per riattivare il funzionamento della città. Gli ultimi due paragrafi del secondo capitolo si concentrano sull'esplicazione di due casi di città resilienti molo diversi tra loro: Amburgo e New York, due esempi di città resilienti molto diversi tra loro. Nel primo caso la città di Amburgo è stata progettata per adattarsi in maniera indolore alle mareggiate che continuamente la affliggono; a New York invece la strategia resiliente è stata adottata in seguito alla catastrofe generata dall'uragano Sandy al fine di colmare alcune lacune e risanare delle vulnerabilità che la Grande Mela ha mostrato di avere in occasione della catastrofe. Entrambi i casi però hanno dimostrato che se la resilienza fa da filtro, sia nel caso della progettazione che in quello della ricostruzione, è possibile curare quelle carenze che sono alle origini dei maggiori danni materiali e delle perdite umane. Inoltre a seguito di catastrofi una struttura resiliente si è dimostrata in grado di velocizzare la ripresa del sistema di equilibrio scosso dai fattori di sconvolgimento. La candidata nella terza parte ha scelto di prendere come esempio da analizzare il caso di New Orleans poiché la causa del disastro non è stata legata solo alla potenza dell'uragano ma anche a una serie di errori connessi alla cattiva pianificazione urbana e alla gestione dell'emergenza. Questi fattori hanno portato a una ricostruzione guidata da strategie che hanno migliorato l'assetto della città preparandola a nuove eventuali inondazioni. Per procedere alla ricostruzione e al miglioramento delle problematiche di New Orleans legate alla vicinanza al delta del Mississippi e conseguentemente all'erosione costiera, oltre ai metodi mediatici e pubblicitari come gli eventi organizzati dall'associazione Make It Right, la città si è basata sulle strategie resilienti sotto la guida dello studio Waggonner & Ball Architects. Gli studi hanno portato a elaborare un Piano Urbano Acqua (The Greater New Orleans Water Plan) che prevede, in una visione a lungo termine, la gestione delle acque urbane per tutta la durata del XXI secolo. Il piano affronta anche il problema delle acque sotterranee e piovane considerate come fattori critici da tenere presente per poter plasmare una città sicura, vivibile e bella. Le strategie resilienti previste sono sia di tipo “naturale”, nel senso della creazione di giardini, sia di tipo “meccanico” e prevedono l'edificazione di canali intervallati con grandi stagni. Questo piano delle acque si è rivelato efficace perché non riguarda solo la città ma si estende a tutta la regione in cui si trova New Orleans. Il compito di ricostruzione è stato affidato sia al sistema universitario sia alle fondazioni no profit alle quali è stata assegnata la missione di creare una città quanto più possibile resiliente. Le soluzioni architettoniche ed urbane realizzate in questa città sono state tali da poter diventare, come è stato per New York colpita dall'uragano Sandy nel 2012, un modello di pianificazione per gli interventi in altre città a rischio o già colpite da catastrofi similari. L'obiettivo finale, dopo l'analisi effettuata su New Orleans, è stato quello di indicare i possibili processi e interventi da applicare alle città a rischio di catastrofi naturali per aumentarne la resilienza. Ciò che accomuna le città colpite dalle catastrofi è il fatto che devono ripartire da zero per rigenerare il loro sistema urbanistico. Alla luce dei nostri studi siamo giunti alla conclusione che, a parità di condizioni, possono essere operati interventi comuni. Città come New York e New Orleans, in seguito a delle catastrofi, per la ricostruzione hanno preso spunto da altre città che avevano già attuato strategie resilienti. Tuttavia, fatto salvo un orientamento generico comune, è necessario calibrare ogni pianificazione strategica sul singolo caso e garantire l'applicazione completa del progetto affinché una città a rischio possa veramente guadagnare qualcosa in termini di resilienza. In caso contrario i risultati potrebbero essere molto deludenti, quando non devastanti, proprio come nel caso del Lower Ninth Ward ricostruito su iniziativa del MIR a New Orleans, dove ciò che è mancato, per essere considerato un esempio di resilienza urbana, è stata l'assenza di connessioni tra la scala urbana e quella architettonica. La metodologia applicata per lo sviluppo della tesi è stata quella di un’attenta ricerca bibliografica di testi ed articoli sui temi delle catastrofi e della resilienza. Attraverso due interviste, a figure come Richard Campanella, famoso geografo di New Orleans e Nikos S. Silangaros, matematico urbanista e teorico di architettura, è stato possibile approfondire interessanti tematiche con nuove interconnessioni. Il sopralluogo nella città di New Orleans ha permesso di verificare, su campo, lo stato attuale della città, vivere le difficoltà di alcune realtà e ammirare l’approccio didattico della facoltà ospitante. La ricerca per la tesi ha dato l’opportunità di sviluppare nuove visioni e metodi sulle possibili applicazioni di strategie per i luoghi più vulnerabili. Si ritiene che la tematica della resilienza urbana sia ancora in fase di sviluppo e non abbia ancora trovato molti regimi di applicazione. In molti casi vi è bisogno di grandi investimenti per l’attuazione di alcune strategie. L’architettura ha come sempre un ruolo fondamentale nella qualità di vita degli abitanti di una città, specialmente se queste hanno vissuto un trauma come una catastrofe, per cui l’applicazione strategica della resilienza nella progettazione può essere una giusta via da seguire per raggiungere un giusto equilibrio.
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GAMBACCIANI, STEFANO. "Le dimensioni dell'abitare, la lezione fiorentina (1948-1968)." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/799904.

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Abstract:
Cuore della ricerca, sono le operazioni di “tassello”, così definite dall’architetto Franco Bonaiuti, ovvero quegli innesti chirurgici, quegli interventi puntuali di ricostruzione, all’interno del tessuto storico, o comunque ormai consolidato, della città. Se infatti le sperimentazioni architettoniche più complete e pianificate, di cui ben si conoscono intenti programmatici, esiti formali e successive critiche, riguardano i quartieri periferici di espansione di Firenze, e sono legate soprattutto ai vari enti preposti allo sviluppo delle residenze collettive convenzionate, sono altrettanto interessanti, ma sicuramente meno noti, i casi di edilizia privata, di elevato valore architettonico, che punteggiano il tessuto del centro storico e l’immediato intorno dei viali di circonvallazione. Lezioni che ci fanno riflettere sul mestiere di architetto, quando non è semplice pratica professionale, ma è invece un bagaglio di conoscenze che hanno riferimenti con la cultura del tempo, per cui anche un lavoro di edilizia diventa un’opera di architettura.
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PANTANI, Italo. "La lezione del Petrarca a Ferrara nella prima metà del Quattrocento." Doctoral thesis, 1993. http://hdl.handle.net/11573/476866.

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Abstract:
Profondamente rielaborato e approfondito, il contenuto della tesi è confluito nel libro di I. Pantani, "La fonte d'ogni eloquenzia": si rimanda alla scheda relativa a tale volume, nel quale peraltro il panorama affrontato, che qui si arrestava agli anni '40 del '400, viene ampliato fino all'età di M.M. Boiardo.
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CANGELOSI, ANNALISA. "La lezione universitaria. Insegnamento efficace e percorsi di formazione dei docenti." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11573/918505.

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Abstract:
Oggetto di studio di questo lavoro è la lezione universitaria e la relativa formazione dei docenti all’insegnamento, alla luce di quanto emerge dalla normativa in materia. Nell’affrontare tale tematica è stata effettuata una ricognizione degli studi e delle ricerche, in ambito nazionale e internazionale. In particolare sono state consultate: 1) enciclopedie e pubblicazioni specialistiche in lingua italiana e inglese, a partire dalla fine degli anni 1960 – quando le modifiche subite dal sistema universitario dopo il Sessantotto hanno determinato un proliferare di studi e interventi sull’università – ai nostri giorni; 2) tecniche e metodologie per incrementare la qualità della lezione, e strutture deputate alla formazione e supervisione degli aspiranti/neo/esperti docenti, presentate dai portali delle università considerate migliori al mondo in base della classifica 2008 del Times Higher Education Supplement, che è risultata la più citata come riferimento nella bibliografia consultata. Il lavoro di ricerca ha inoltre preso in considerazione i contributi di studiosi e università di Paesi europei ed extra-europei, inclusi quelli dell’area BRICS, al fine di offrire un quadro d’insieme – pur nella sua inevitabile sommarietà – quanto più vario e completo possibile. In sintesi, sul fronte della formazione dei docenti, dall’analisi condotta è emerso che istituire un training all’insegnamento da un punto di vista pratico prima della presa di servizio, soprattutto attraverso periodi di apprendistato in situ, potrebbe risultare utile. L’Italia, a differenza di altri Paesi, risulta non avere ancora attuato cambiamenti sostanziali rivolti alla didattica dei docenti universitari: il docente continua a essere gravato della responsabilità di provvedere da solo alla propria preparazione e al proprio aggiornamento. L’analisi delle risorse sulla lezione universitaria ha innanzitutto evidenziato l’importanza attribuita a questa modalità didattica da parte di autori, studiosi, ricercatori, etc., come testimonia non solo la quantità di studi sulla lezione, ma anche la presenza – in diverse università straniere – di strutture appositamente predisposte al supporto dei docenti da un punto di vista didattico. Al tempo stesso, il confronto tra gli elementi che ciascuno degli autori evidenzia come più importanti ha reso possibile l’identificazione delle componenti principali della lezione, ovvero 1) studenti, 2) docente, 3) aula. Alla luce dell’analisi della letteratura in materia, si è colta quindi la necessità di avere a disposizione strumenti che permettessero di effettuare rilevazioni sulla modalità di conduzione della lezione del docente, sul modo di seguire la lezione da parte degli studenti e sul contesto dell’ambiente-aula. Si è però voluto essere certi che il contesto delle rilevazioni corrispondesse il più possibile alle circostanze reali della lezione, riducendo al minimo l’interferenza del rilevatore. Per effettuare rilevazioni da due ottiche diverse (studenti e osservatore esterno), e poterle in seguito incrociare, si è preferito disporre di almeno due strumenti. Le opzioni sugli strumenti da utilizzare, ricavati dalla bibliografia consultata, sono state diverse. Tra tutte, una Scheda di osservazione di una lezione universitaria e un Questionario studenti sono sembrati più rispondenti alle necessità della ricerca. La Scheda presentava il vantaggio di poter essere compilata direttamente dalla sottoscritta, che del resto avrebbe potuto condurre le osservazioni delle lezioni in modo non partecipante, senza interferire pertanto sulla conduzione della lezione da parte del docente e quindi agevolando una registrazione dei fatti più vicina alla realtà. Il Questionario studenti, anonimo, ha permesso di raccogliere anche i punti di vista degli studenti, in modo relativamente rapido e nel rispetto della privacy. Non essendo possibile impiegare strumenti già validati in contesti italiani universitari, è stato necessario costruire appositi strumenti da impiegare in questa ricerca, avvalendosi ovviamente dell’apporto di schede e questionari disponibili a partire dalla fine degli anni 1960 a oggi. Gli strumenti messi a punto sono stati affinati in più fasi: 1) confronto con il collegio di dottorato e i colleghi dottorandi, 2) esercitazione all’uso degli strumenti, 3) try-out. La Scheda di osservazione di una lezione universitaria si compone di scale di valutazione, griglie di osservazione, spazio per descrizioni diaristico-narrative. Essa, prende in esame 62 indicatori, ed è suddivisa in quattro sezioni che riguardano: 1) le informazioni tecniche concernenti la lezione (orario, semestre, etc.); 2) l’aula (illuminazione, supporti didattici, etc.); 3) il docente (competenze generali, uso dei “ferri del mestiere”, rapporto con gli studenti); 4) gli studenti (attenzione, partecipazione, etc.). Il Questionario studenti è composto da 30 domande a riposta aperta o a scelta multipla, che in buona parte ripropongono in forma di domanda gli elementi osservati attraverso la Scheda. I due strumenti, misurando le stesse variabili, sono strutturati in modo da consentire un incrocio dei dati, per operare un confronto tra: a) la percezione che gli allievi hanno della lezione e della modalità didattica del docente, nonché il modo in cui rispondono a essa e il loro grado di soddisfazione; b) ciò che risulta dall’osservazione della lezione da parte di un osservatore esterno. La popolazione di riferimento individuata nella ricerca è costituita dai docenti universitari in servizio presso la Sapienza - Università di Roma. Il campione, non probabilistico e di giudizio, è composto dalle lezioni tenute da docenti universitari titolari degli insegnamenti obbligatori in servizio presso la Sapienza al secondo anno di Corsi di laurea di cui si è scelto di indicare solo le relative facoltà per impedire l’identificazione dei docenti e tutelarne la privacy: a) facoltà di Economia; b) facoltà di Giurisprudenza; c) facoltà di Ingegneria civile e industriale. Sono state scelte le tre facoltà che, sulla base dei dati relativi all’a.a. 2009/2010, forniti dal servizio statistico “InfoSapienza”, sono risultate con il maggior numero di iscritti negli anni successivi al primo. Tale scelta è dovuta al fatto che la ricerca si concentra sulle lezioni del secondo anno risultando più “equilibrate” dal punto di vista dell’organizzazione della lezione in relazione ai destinatari. Infatti, il primo anno di università presenta generalmente caratteristiche di “assestamento” (essendo rivolto alle matricole), mentre il terzo, nei Corsi di laurea triennale, è già una fase di conclusione in vista del conseguimento del titolo di studio. In questa indagine non sono state prese in esame le facoltà di area medica articolate su percorso di sei anni in quanto differenti, come durata, dalle altre (che, a ciclo unico o articolate su un “3+2”, comunque durano 5 anni). La somministrazione definitiva degli strumenti ha previsto che ogni insegnamento obbligatorio delle due facoltà triennali venisse osservato due volte (a inizio e fine semestre), mentre per la facoltà a percorso unitario sono state svolte tre sessioni di osservazione per ogni insegnamento obbligatorio, a inizio, metà e fine anno accademico. In totale, sono stati raccolti 190 Questionari studenti e compilate 38 Schede di osservazione. L’indagine empirica è stata condotta con rigore, dalla scelta del campione all’elaborazione e somministrazione degli strumenti, dalla raccolta e analisi dei dati alle considerazioni suscitate dai risultati emersi. Un’attenzione particolare ha richiesto l’impiego della Scheda di osservazione al fine di evitare che opinioni personali potessero inficiare la raccolta ed elaborazione dei dati, tenendo presente che la compilazione delle Schede era unicamente a cura della dottoranda. Per un uso oggettivo della Scheda e per un controllo della sua affidabilità, si è proceduto alla operazionalizzazione dei 36 indicatori relativi all’osservazione del docente. In questa, come in altre fasi di lavoro, ci si è avvalsi della collaborazione del Collegio di dottorato e dei colleghi dottorandi, per una condivisione dei criteri di misurazione. I risultati fondamentali della ricerca empirica possono essere riassunti come segue: 1) L’analisi delle Schede ha messo in luce, e confermato, quanto già evidenziato dalla letteratura in argomento. Le condizioni delle aule non sempre agevolano lo svolgimento delle lezioni (soprattutto per la scarsa areazione e disponibilità di supporti didattici), nonostante la chiarezza nella spiegazione dei docenti osservati e la loro capacità di offrire esempi efficaci. La partecipazione degli studenti nella lezione risulta scarsa e poco stimolata dai docenti, pur se cordiali e rispettosi nei confronti dei discenti, e disponibili a ripetere i contenuti della lezione. 2) Dai Questionari emerge che gli studenti ritengono le lezioni utili, soprattutto per la loro formazione professionale, ma al contempo faticose per l’impegno richiesto e a volte per la loro difficoltà. Considerano inoltre gli esempi e le domande del docente gli elementi di maggior stimolo del loro interesse e della loro partecipazione, ma lamentano le cattive condizioni delle aule, soprattutto in termini di organizzazione degli spazi, acustica e visibilità. Nel complesso, comunque, gli studenti risultano soddisfatti delle lezioni universitarie e non vorrebbero modificarvi nulla. 3) L’incrocio tra i dati ricavati dalle Schede e dai Questionari mette in luce diversi casi in cui è presente una corrispondenza tra quanto ricavato dai due strumenti, ad esempio per ciò che riguarda l’utilità della lezione e l’utilizzo di molteplici stili di spiegazione da parte del docente, nonché la funzionalità delle storie e degli aneddoti da lui raccontati e la sua stimolazione alla metabolizzazione dei contenuti della lezione. È da evidenziare l’attualità del presente studio, sia sul versante della formazione dei docenti universitari – per i quali il dibattito è acceso, a livello nazionale e internazionale – sia sul versante dell’importanza da attribuire alle opinioni degli studenti, considerando però queste ultime una forma non esaustiva dell’analisi della lezione, come sostenuto da diversi studiosi di più Paesi. Ciò inoltre conferma l’utilità della scelta di impiegare anche una Scheda di osservazione nello svolgimento della parte empirica della ricerca. Un elemento di pregio di questo lavoro sta nell’aver tentato di ridurre al minimo l’influenza del somministratore sul contesto della ricerca, in particolare sul modo di conduzione della lezione da parte dei docenti. Inoltre, l’analisi delle risposte aperte dei Questionari studenti, preceduta da una rigorosa categorizzazione delle stesse, ha arricchito la ricerca di prezioso materiale che i questionari attualmente in uso nelle università italiane, per lo più a risposta esclusivamente chiusa, non consentono di raccogliere. L’analisi dei risultati ottenuti attraverso la ricerca apre prospettive di approfondimento interessanti, sia sul piano della didattica universitaria e della sua valutazione sia su quello della formazione all’insegnamento dei docenti universitari. In particolare pare interessante la possibilità di raccogliere le opinioni degli studenti attraverso l’uso di un questionario che prevede risposte aperte, a differenza degli strumenti usati dai nuclei di valutazione universitaria in Italia.
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GHERLONE, LAURA. "La cultura fra alterità e complessità. La lezione di Jurij M. Lotman." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/916867.

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Abstract:
Pensatore di punta della Scuola semiotica di Mosca-Tartu, Jurij M. Lotman (1922-1993) può essere considerato il padre teorico della cosiddetta semiotica della cultura – prospettiva euristica che si identifica talvolta con la culturologia sovietica (kulturologija/Культурология) –. Grazie ai suoi studi sul mondo russo (dalla letteratura al cinema, dalla teoria sociale e comunicazionale alla storia del comportamento quotidiano o byt/быть), Lotman ha “accompagnato” l’universo culturale a lui contemporaneo nella transizione dal sovietismo al post. Gli scritti lotmaniani, stesi in pieno disgelo ideologico, sono una realtà particolarmente originale nel panorama umanistico sovietico per almeno tre motivi: 1) si radicano profondamente nella tradizione russa e, per questo, si configurano come una cultura liminale; 2) si aprono all’Europa, facendo penetrare il pensiero filosofico occidentale nelle pieghe di quello russo-orientale; 3) si presentano come una “strategia” scientifico-culturale silenziosamente sovversiva, in grado di portare alla luce – attraverso l’apparato concettuale della scienza semiotica – le possibili vie della ricostruzione postsovietica: una ricostruzione che, secondo Lotman, deve passare per la riscoperta dell’integralità del sapere umano. La tesi di dottorato mira alla ricostruzione dell’opera di Lotman, dividendola in quattro periodi , a ciascuno dei quali è stato assegnato un capitolo, come nello schema seguente:  PARTE I: La semiotica della cultura nella sua prima elaborazione teorica  1962-1972:  periodo “embrionale” della nascente semiotica della cultura, caratterizzato dal lavoro collegiale con la Scuola;  ricezione della tradizione formalista e apertura a quella strutturalista francese e cibernetica americana;  1973-1976:  elaborazione della semiotica della cultura;  ricezione del pensiero dialogico caratteristico della cultura russa: Florenskij (filosofia), Bachtin (teoria della letteratura), Vygotskij (psicologia).  PARTE II: La semiotica della cultura al bivio: cibernetica, organicismo, complessità  1977-1983:  revisione della semiotica della cultura e delle teorie sociali e comunicazionali alla luce delle scoperte provenienti dal mondo delle scienze naturali (in piena elaborazione della II rivoluzione scientifica)  la semiotica in rapporto alle scienze neurofisiologiche  la semiotica in rapporto alle scienze cibernetiche orientate alla nascente epistemologia della complessità  1984-1993:  scoperta del “padre” del pensiero dialogico: Vernadskij  periodo del ribaltamento epistemologico: dallo strutturalismo al post-strutturalismo (svolta organicista) La trattazione degli ultimi scritti, ossia il capitolo 5 – ovvero: PARTE III: Sulla scia di Y. Prigogine. L’ultimo Lotman - ha invece una struttura a se stante: per interpretare l’ultimo Lotman, infatti, si è scelto di dare un taglio più tematico che cronologico; questa decisione è legata al fatto che, se da una lato, la metafora organicista permane sin negli ultimi scritti – secondo la temporalizzazione 1984-1993 –, dall’altro, essa viene trasformata dal di dentro attraverso un successivo prestito teorico che Lotman chiede alle scienze naturali e, precisamente, al chimico e fisico russo I. Prigogine, l’“esploratore” della termodinamica di non equilibrio. Frutto di un dialogo per certi versi rimasto acerbo e incompiuto, la tematizzazione di questo prestito ha visto un sottile slittamento semantico del concetto di cultura e delle tematiche che ad essa fanno capo. Per tale motivo si è ritenuto più opportuno riprendere in mano le tesi-cardine di Lotman e sviscerarne i nuovi nuclei teorici (esplosi e inesplosi), cercando di capire anche l’eredità da sviluppare. Il contributo della tesi, in termini di novità, sta senz’altro nella ricostruzione organica del pensiero di Lotman, in particolare dal punto di vista epistemologico – la prospettiva filologica, invece, è stata commentata in diversi saggi italiani ed esteri e soprattutto nell’opera del tedesco-polacco Peter Grzybek Studien zum Zeichenbegriff der sowjetischen Semiotik (Moskauer und Tartuer Schule) (1989), focalizzato però non tanto sulla persona di Lotman quanto sulla Scuola semiotica di Mosca-Tartu –. Inoltre, il lavoro dottorale vede uno studio approfondito dell’ultimo Lotman (che, ad oggi, è la fase teorica meno conosciuta del semiologo russo), un’ampia ricostruzione bibliografica degli scritti in italiano, spagnolo e inglese e di quelli inediti in sola lingua russa e la traduzione di quattro saggi particolarmente importanti per capire la fase teorica finale.
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BOSI, ROBERTO. "Lo spazio della soglia. La lezione dei viaggi nell'’opera di Louis i. Kahn." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1130599.

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Abstract:
Louis I. Kahn, nel corso dei suoi ripetuti viaggi in Europa, registra nei suoi taccuini, come un sismografo, la spazialità dell’architettura antica mediterranea. Dall’analisi di alcuni schizzi significativi del primo viaggio (1928-1929) e del secondo (1950-1951), risulta evidente l’importanza del punto di vista prescelto, sempre volto a stabilire una relazione fra l’architettura e il contesto, che procede dall’ombra verso la luce per raffigurare il rapporto tra interno ed esterno come una soglia organizzata secondo una sequenza di spazi, siano essi portici, aperture o altro ancora. Il tema della soglia, già presente nel progetto giovanile di Casa Weiss, nella quale l’architetto estone affida il rapporto tra interno ed esterno ad un diaframma bidimensionale, diventerà centrale nei progetti dell’età matura per il Consolato degli Stati Uniti in Angola a Luanda, il Salk Institute in California a la Jolla, l’Indian Institute of Management ad Ahmedabad, il Parlamento e l’Ospedale di Dacca, nei quali la soglia acquisirà la dimensione di un vero e proprio spazio che avvolge l’edificio interno con un altro edificio. During his several trips to Europe, Louis I. Kahn registered the spatiality of ancient Mediterranean architectu- re on his travel journals, with as much precision as a seismometer would do. From an analysis of some of his relevant sketches from the rst journey (1928-1929) and the second one (1950-1951), it is clear that the cho- sen point of view is very signi cant for him. It allows him to establish a relationship between the architectu- re and the context, moving from the shade to the light to represent the connection between internal and external areas, as a doorway organized in a sequence of spaces, be they porches, openings or anything else. Louis I. Kahn had already dealt with the doorway theme in his juvenile project on Casa Weiss, where internal and external spaces were managed through a two-dimensional diaphragm. The doorway will then become a central theme in all his later projects, such as for the U.S. Consulate in Luanda, Angola, for the Salk Institute in La Jolla, California, for the Indian Institute of Management in Ahmedabad and for both the Parliament and the Hospital in Dhaka. In these projects, the doorway is considered as a space on its own, encompassing the internal building with another building.
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ZHANG, MINGYU. "Le città invisibili, Se una notte d’inverno un viaggiatore e Lezioni americane: la critica cinese (1980-2018)." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1569387.

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Abstract:
Lo scopo di questo lavoro è di studiare la ricezione di Calvino nel campo della critica letteraria cinese e di esaminare la lettura e la critica di tre opere di Calvino da parte di due gruppi molto diversi di critici: gli italianisti cinesi e i comparatisti cinesi. Il presente lavoro cercherà di interpretare e analizzare i temi esplorati dagli studiosi cinesi nei loro saggi e studi sull'autore ligure e sulle tre opere, così come i giudizi e le critiche sollevate, nel tentativo di delineare l'immagine di Calvino agli occhi negli studiosi cinesi. Cercherà di osservare quali aspetti della lettura e della critica delle opere di Calvino differiscono tra italianisti cinesi e comparatisti cinesi, così come di tracciare se diversi studiosi hanno offerto nuove intuizioni su temi rilevanti nei numerosi saggi e contributi di ricerca di quest'ultimo.Inoltre, cercherà di esplorare se c'è una correlazione diretta tra gli italianisti cinesi e la scuola italiana di Calvino, e se ci sono discorsi e definizioni distorte nella retorica degli studiosi cinesi di letteratura comparata. Spero che questa analisi contribuisca a fornire una comprensione più chiara della diffusione dell'opera di Calvino in Cina e della ricezione della sua poetica narrativa nella critica letteraria cinese.
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MARCELLI, Marcella. "Come la regolazione verbale e non verbale del docente curricolare di lingua straniera e del docente madrelingua si coordinano con il comportamento attentivo degli studenti in lezioni frontali partecipate." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11393/192826.

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Abstract:
Il disegno di ricerca nasce alla convergenza degli studi sull’attenzione e degli studi sul comportamento non verbale con il pensiero enattivista, che radica le sue basi biologiche nel concetto di accoppiamento strutturale, e si realizza con uno studio di caso relativo a due docenti di lingua tedesca, una curriculare (T1) l’altra madrelingua (T2), in due lezioni in compresenza in una classe quarta di 26 studenti di un istituto tecnico superiore. La scelta, come fonti, di docenti esperte di lingua straniera (L2) è stata determinata innanzitutto dal ruolo fondamentale della comunicazione non verbale (CNV) nella didattica di questa disciplina e dal fatto che, una maggiore esperienza di insegnamento in L2, favorisce un uso particolarmente frequente di CNV. Si è ipotizzato che la gestione della cattura attenzionale degli studenti sia strettamente correlata con la comunicazione sia verbale (CV), ma soprattutto non verbale utilizzata dal docente, che, indicizzando il focus attenzionale visivo nel proprio corpo favorisce anche l’attenzione auditiva alla sua CV: prossemica, gestualità e postura sono tutti elementi condizionati e condizionanti la qualità e la quantità della tipologia comunicativa adottabile. La domanda di ricerca è “Come la regolazione verbale e non verbale del docente curriculare di lingua straniera e del docente madrelingua, si coordinano con il comportamento attentivo degli studenti in lezioni frontali partecipate”. Lo scopo della ricerca è comprendere le modalità di accoppiamento strutturale tra la regolazione di docenti di lingua straniera esperte ed il comportamento attentivo degli studenti, partendo dal presupposto che studiare la complessità del fenomeno dell’azione didattica da una prospettiva ontologica ecologica esige una postura di indagine cosciente del fatto che la realtà osservata è sempre dipendente dall’osservatore. Il ricercatore deve tener presente innanzitutto che, per il docente, l’esperienza fenomenologica dell’esercizio della propria cognizione incorporata all’interno dell’azione didattica non è né isomorfa né collassabile nella (rap)presentazione nel dominio descrittivo delle interviste fornita dall’insegnante; inoltre, egli deve essere consapevole che la ricerca è un processo di apprendimento condizionato dalla struttura autopoietica del ricercatore- la quale determina le dinamiche di accoppiamento strutturale offerte dal medium - e che i dati che produrrà saranno interpretazioni di teorie emergenti dal medium. Per tentare di poter vedere l’attività di docenti e studenti come strutturalmente accoppiata, è stata adottata non solo una modalità di raccolta informazioni compatibile con la necessità di tenere conto della circolarità e dell’influenza reciproca simultanea del sistema docente con i sistemi alunni, ma anche una modalità di organizzazione dei dati estratti dal video che potesse perseguire la medesima finalità. Le tecniche utilizzate sono state interviste iniziali ai docenti e osservazioni indirette grazie a videomontaggi di riprese di due telecamere, una dalla prospettiva degli studenti e l’altra dalla prospettiva dei docenti; i videomontaggi hanno rappresentato la fonte dei dati sia per una trascrizione descrittiva dell’azione didattica che per la rilevazione del comportamento attentivo degli studenti. Il CV di docenti e studenti e il CV dei docenti, codificati sulla trascrizione, e il comportamento attentivo degli studenti e il livello di rumore in classe, estratti direttamente dal video, sono stati riportati, grazie ad una codifica spaziale cromatica temporizzata, su di un foglio Excel utilizzandolo come se fosse un piano cartesiano: l’asse delle ordinate è stato utilizzato per elencare verticalmente, partendo dall’alto verso il basso, tutte le codifiche estratte dalla trascrizione e la lista completa degli studenti della classe, identificati con un codice, mentre l’asse delle ascisse è stato segmentato in blocchi di 20 secondi; ogni manifestazione di una istanza codificata dalla trascrizione e l’andamento del livello di attenzione degli studenti rilevato dal video sono stati riportati con un colore diverso nel punto temporale corrispondente alla sua manifestazione. È stato così possibile ottenere una reificazione di vari comportamenti dei singoli sistemi biologici coinvolti nell’attività didattica, molto simile ad una sorta di spartito musicale cromatico complesso per osservare come la singola partitura di ogni sistema autopoietico presente in classe si sviluppi nel tempo e si articoli rispetto alle altre. L’immagine prodotta grazie al foglio Excel, che è stata poi letta sia da sola che in abbinamento alla trascrizione, ha permesso di superare gli inevitabili limiti monodimensionali di un esame prevalentemente o esclusivamente lineare delle numerose fonti di informazione esaminate (2 docenti e 24 studenti), rendendo disponibile una (rap)presentazione che, pur incorporando una melodia intangibile che si sviluppa nel tempo, è osservabile. Tale (rap)presentazione, contemporaneamente stabile e concreta, consente di pensare un qualcosa di inafferrabile mentre rimanda a un’esperienza altra con la quale però ha una relazione indissolubile e speciale. Dalle analisi delle interviste, che sono poi state confrontate con l’immagine del foglio Excel e con la trascrizione, emerge la differenza del tipo di accoppiamento strutturale ontogenetico con la classe delle due insegnanti; le reazioni delle docenti a manifestazioni di disattenzione da parte degli studenti confermano, in parte, quanto emerso dal dominio delle descrizioni. L’intensità e la frequenza dell’impegno in CV e CNV coordinato da parte di T1 e T2, che correlano positivamente con il livello attenzionale e negativamente con il livello di rumore presente in classe, sono modulate dalla struttura del dispositivo didattico ma anche dalla prossemica: più il dispositivo ha carattere ludico e più frequenti sono le transizioni dovute ad alternanza di attività diverse, più l’attenzione ne risente. Le fasi di maggior impegno verbale da parte degli studenti correlano con maggiore attenzione da parte degli stessi e con minor rumore. La possibilità di gestione prossemica, determinata dalla tipologia dell’aula e dal tipo di attività in cui è coinvolto il docente, influenza ed è influenzata dalla CV e CNV delle docenti stesse. Le insegnanti hanno sviluppato forme di accoppiamento ontogentico sia con la classe che tra di loro: queste ultime si manifestano in forme di comunicazione idiosincratica, nella coordinazione di gestione della lezione, nella modalità di relazionarsi con gli studenti e di reagire al loro comportamenti. Queste conclusioni sono supportate da una triangolazione di fonti, dati, tecniche e metodi.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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