Journal articles on the topic 'Letterature di altre lingue'

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Stanič, Daša. "Analisi degli errori nella produzione scritta degli studenti di italiano come ls a livello universitario." Journal for Foreign Languages 9, no. 1 (December 28, 2017): 255–85. http://dx.doi.org/10.4312/vestnik.9.255-285.

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Abstract:
All’inizio del contributo vengono esposte le premesse teoriche: la storia della concezione dell’errore nei diversi metodi dell’insegnamento della lingua straniera, i tipi di errori, i criteri i base ai quali è possibile identificare un errore e le cause degli errori. Di seguito sono presentati il corpus dei compiti scritti degli studenti e l’analisi degli errori più tipici e frequenti degli studenti slovenofoni con esempi. L’autrice è del parere che per raggiungere alti livelli di competenza in una lingua straniera sono indispensabili la consapevolezza dei propri errori e la riflessione linguistica su di essi da parte dell’apprendente, guidata da un insegnante che conosca gli errori tipici dei propri studenti (nel nostro caso si tratta di studenti slovenofoni del corso di Laurea Triennale in Lingua e letteratura italiana della Facoltà di lettere e Filosofia di Lubiana). Proprio per questa ragione il contributo si propone di descrivere gli errori più frequenti e di stabilire e descrivere le loro cause. Benché non sia stato possibile risalire a tutte le cause degli errori, l’analisi individua e conferma le tre principali fonti degli errori: la L1, altre lingue straniere che gli studenti studiano o conoscono e la lingua da apprendere. Nonostante il corpus fosse composto da un numero relativamente alto di compiti scritti, si è dimostrato troppo limitato per l’analisi di alcuni errori, specialmente per l’analisi degli errori nell’uso delle forme verbali.
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Cignetti, Luca, Silvia Demartini, Simone Fornara, and Vincenzo Todisco. "Editoriale." DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, no. 1 (November 9, 2021): VII—VIII. http://dx.doi.org/10.33683/didit.21.01.00.

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Abstract:
Prende l’avvio, con questo fascicolo, DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, una nuova rivista scientifica nata dalla collaborazione tra il Centro competenze didattica dell’italiano lingua di scolarizzazione del Dipartimento formazione e apprendimento della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e l’Alta scuola pedagogica dei Grigioni. Alla rivista partecipano quindi due istituzioni universitarie che si occupano della formazione degli insegnanti del Ticino e dei Grigioni, i due cantoni svizzeri in cui l’italiano è lingua ufficiale (nei Grigioni accanto al tedesco e al romancio): un contesto del tutto particolare, che vede l’italiano insieme lingua di scolarizzazione e lingua prima (in Ticino e nel Grigioni italiano), lingua seconda (in Ticino) e lingua straniera nella scuola dell’obbligo (nella parte tedesca del Canton Grigioni). In una realtà così peculiare dal punto di vista linguistico e culturale, DIDIT intende offrire uno strumento di ricerca e aggiornamento rivolto a chi opera, per ragioni di studio o di lavoro, nell’ambito della didattica dell’italiano come lingua prima, come lingua seconda o come lingua straniera. Vista la particolare situazione linguistica del Canton Grigioni, del limitrofo Alto Adige e tenuto conto delle diverse altre lingue presenti sul territorio grigionese e ticinese accanto alle lingue ufficiali, la nuova rivista prende in considerazione anche la ricerca sulla didattica del plurilinguismo. In questo senso la rivista si presenta come luogo di scambio scientifico privilegiato e unico nel panorama delle pubblicazioni scientifiche presenti sul territorio nazionale svizzero e come uno dei pochi strumenti a livello internazionale che prendono in esame l’italiano nei diversi contesti di insegnamento; l’obiettivo sul medio-lungo termine è di configurarsi come un punto di riferimento nel campo degli studi sulla didattica dell’italiano e del plurilinguismo, caratterizzati dal costante connubio tra dimensione teorica e dimensione applicativa. DIDIT è divisa in tre sezioni: Studi e ricerche, Esperienze didattiche e Recensioni e segnalazioni. La prima, affidata alla penna di studiose e studiosi di chiara fama nel settore della didattica della lingua e della letteratura italiana (in questo primo numero Maria G. Lo Duca e Giuliana Fiorentino e, per la tematica del plurilinguismo, Ruth Videsott), accoglie approfondimenti teorici su temi afferenti agli ambiti didattici sopra ricordati. La seconda è dedicata a esempi di applicazioni e percorsi didattici, affidati a studiose e studiosi, ricercatrici e ricercatori, docenti attive e attivi nella scuola di ogni ordine e grado (in questo numero Livia Radici Tavernese, Daniele Dell’Agnola, Stefania Crameri e Daniela Kappler). La terza presenta, infine, recensioni di libri e studi che possono contribuire all’innovazione didattica nelle discipline di riferimento e a segnalazioni di opere – come albi illustrati, poesie, raccolte di racconti e romanzi – rivolte a lettori di diverse fasce di età. Tenuto conto dei contesti minoritari con cui si vede confrontato l’italiano in Svizzera, la rivista ambisce a diventare anche uno strumento per il sostegno e la promozione della lingua italiana in questo contesto nazionale, e non solo. In tal senso, si propone di estendere il proprio orizzonte agli studi sulla didattica dell’italiano in un’accezione ampia, che accolga prospettive plurali e sguardi capaci di spaziare dalla teoria all’applicazione pratica, avendo sempre come obiettivo di fondo un aggiornamento costante sulle strategie, sui metodi, sulle ricerche volte a migliorare e a innovare l’insegnamento dell’italiano. In tal modo la rivista garantisce lo scambio e la comunicazione tra il mondo della ricerca e quello della scuola, a livello nazionale e internazionale: attraverso la scelta dei temi, degli ambiti di ricerca e di riflessione, DIDIT vuole così rispondere alle sfide didattiche e teoriche poste alla disciplina e stimolare il dibattito scientifico e pubblico.
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Pavan, Luca. "“Falsi amici” nella lingua lituana e italiana: uno studio statistico tra gli apprendenti della lingua italiana." Verbum 1 (February 6, 2010): 106–13. http://dx.doi.org/10.15388/verb.2010.1.4945.

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Abstract:
Il seguente studio intende mostrare i risultati di un sondaggio effettuato tra gli apprendenti della lingua italiana presso l’Università di Vilnius. La letteratura specialistica sul tema dei “falsi amici”, seppure non vastissima, è reperibile per alcune lingue, ma al momento è pressoché inesistente per tutto quello che concerne le false analogie tra la lingua lituana e quella italiana. Lo scopo di questo studio è quello di introdurre al problema dei “falsi amici” tra l’italiano e il lituano attraverso la stesura di una lista che, seppure incompleta, può essere utilizzata come base per future ricerche. Un altro aspetto originale dello studio è il sondaggio effettuato tra vari gruppi di studenti lituani: agli apprendenti è stato fornito un test contenente un certo numero di termini da tradurre nella propria lingua madre. Una parte dei termini proposti sono stati scelti all’interno di una lista di “falsi amici”. Gli apprendenti erano di tre livelli diversi, dal principiante all’avanzato. Lo scopo del sondaggio è dimostrare che il problema dei “falsi amici” non riguarda solo la professione del traduttore, ma anche e soprattutto l’apprendimento stesso della lingua. I risultati vengono mostrati con diagrammi che riassumono la situazione dei tre livelli di apprendimento considerati e la situazione complessiva. Dai diagrammi risulta quanto possano pesare i “falsi amici” nello studio della lingua italiana da parte di apprendenti la cui lingua madre, avendo un’origine differente dalle lingue romanze, presenta ambiguità nell’interpretazione di alcune parole che spesso non derivano dal latino.
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Venier, Matteo. "Pierluigi Cappello. Un poeta sulla pista della luce." Le Simplegadi 19, no. 21 (November 2021): 130–36. http://dx.doi.org/10.17456/simple-182.

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Abstract:
Review a: Pierluigi Cappello. Un poeta sulla pista della luce. 2019. Franco Fabbro, Antonella Riem Natale & Marco D’Agostini (a cura di). Udine: Forum (“Associazione laureate/i in lingue e letterature straniere”, 24), 138 pp.
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Cergol, Jadranka. "IMAGOLOGIA DI FRONTIERA: IL CASO DI TRIESTE." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 93–107. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.6.

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Abstract:
L’articolo si propone di delineare lo stato degli studi imagologici di frontiera analizzando due sistemi letterari che nascono e si sviluppano nello stesso luogo, ma in due lingue diverse: la letteratura italiana e quella slovena in una città che è l’emblema dell’incontro tra le due etnie, cioè Trieste. Dopo un’introduttiva riflessione metodologica sulle letterature comparate e sul metodo imagologico, verranno presi in considerazione soprattutto quegli autori triestini lungo tutto l’arco del 20° secolo che riflettono nelle loro opere letterarie l’incontro con il vicino, concittadino nella stessa città, ma di lingua e cultura diversa. Saranno messe in risalto alcune considerazioni di tipo storico-letterario che rispecchiano l’ambiente multiculturale di Trieste e il dialogo tra le sue due identità.
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Renzi, Lorenzo. "Per una storia della struttura della frase in italiano: il fiorentino del Cinquecento." Linguistica 31, no. 1 (December 1, 1991): 201–10. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.201-210.

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Abstract:
Nella storia dell'italiano la struttura della frase è cambiata più di una volta. Con la struttura della frase cambiano anche le regale da cui dipendono: 1) la presenza e la posizione dei pronomi personali soggetto, 2) la posizione dei pronomi clitici obliqui adverbali, presenti in tutte le fasi dell'italiano come delle altre lingue romanze. La prima fase è quella dell'italiano antico, cioè del fiorentino dalla prima documentazione, nel Duecento avanzato, al Quattrocento. Questa fase è illustrata, assieme a quella delle altre lingue romanze, in Vanelli, Renzi e Benincà 1985, Renzi 1990 e in corso di stampa, e più in dettaglio in Vanelli 1986 (per lo status teorico del tipo romanzo antico, v. Benincà 1983-84). Ne riprendo brevemente qui le linee essenziali, per passare poi al tema centrale di questo studio, la struttura del fiorentino del Cinquecento. Accennerò poi al tema della separazione dell'italiano letterario dal fiorentino e agli svolgimenti successivi divergenti dell'italiano e del fiorentino.
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Mertelj, Darja. "Necrologio per Vesna Deželjin, Università di Zagabria e Università di Fiume." Journal for Foreign Languages 13, no. 1 (December 27, 2021): 573–74. http://dx.doi.org/10.4312/vestnik.13.573-574.

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Abstract:
A causa della sua prematura dipartita abbiamo perso non solo una collega ma anche una cara amica Vesna Deželjin, docente presso il Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Filosofia di Zagabria e quello di Fiume. Vesna è stata un’eccellente docente, ricercatrice e conferenziere, una donna di rara umanità, sempre aperta e accogliente, instancabilmente dedicata alla lingua italiana nei suoi molteplici aspetti sincronici e diacronici: come madrelingua, lingua seconda, straniera, d’origine, etnica, ereditaria, in contatto con altre lingue e con il croato.
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Ambrosini, Maria Vittoria, and Paolo Della Putta. "Problemi di apprendimento di tre perifrasi fra spagnolo e italiano. Osservazioni acquisizionali e proposte pedagogiche." Cuadernos de Filología Italiana 28 (July 15, 2021): 11–44. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.73193.

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Abstract:
Il contributo prende in considerazione alcuni problemi acquisizionali particolarmente ostici e persistenti nel processo di apprendimento dell’italiano da parte di discenti ispanofoni. Sono noti, in letteratura, i fenomeni di transfer additivo e persistente di strutture perifrastiche spagnole non presenti in italiano. È il caso di andare e venire + gerundio, strutture “gemelle” di ir e venir + gerundio: contemplate e frequenti, in spagnolo, in contesti diafasici anche bassi e trascurati, tali perifrasi, in italiano standard e neo standard, hanno perso molto “spazio” d’uso, e sono oggi relegate a varietà diafasiche molto alte della lingua. Per estar + gerundio e stare + gerundio – la terza coppia di perifrasi considerate in questo studio –, notiamo invece, in italiano, severe restrizioni aspettuali: estar + gerundio esprime sia l’aspetto progressivo che quello continuativo, mentre stare + gerundio si è specializzata solo nell’aspetto progressivo. Ne conseguono fenomeni di transfer spagnoloàitaliano tipici, ben rintracciabili in realizzazioni come *sono stato lavorando tutta la notte. L’interpretazione psicolinguistica di tali problemi acquisizionali è basata sulla difficoltà di individuazione delle prove che possano permettere la ristrutturazione dell’interlingua: in questi tre casi sono prove negative indirette, ovvero la non apparenza delle strutture in determinati contesti o incongruenza con determinati valori aspettuali. Per lenire i problemi di transfer additivo delle tre perifrasi, in questo lavoro, dopo aver approfondito gli aspetti psicolinguistici di cui sopra, considereremo se e come le grammatiche pedagogiche di italiano per stranieri – in particolar modo ispanofoni – trattano queste discrepanze fra le due lingue. Proporremo infine alcuni accorgimenti pedagogici che possono essere utili per aiutare i discenti ispanofoni ad analizzare correttamente l’input italiano, così da lenire l’interferenza negativa fra le due lingue.
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Tekavčić, Pavao. "István Jlig, A magyarországi italianistika bibliográfija - Bibliografia dell 'italiani­ stica in Ungheria, 1945-1995; Italianistica Debrecenensis V; Kossuth Lajos Tudo­ mányegyetem, Olasz Tanszek [Università Lajos Kossuth, Dipartimento di Italianistica],." Linguistica 39, no. 1 (December 1, 1999): 156. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.39.1.156.

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Abstract:
La collana Jtalianistica Debrecenensis, che esce dal 1993 (vol. I 1993-94; II 1995; III 1996; IV 1997), pubblica come vol. V l'importante raccolta bibliografica che qui presentiamo brevemente (sulla copertina posteriore c'è l'elenco delle altre edizioni, a cura dello stesso Ateneo). L'autore, dott. István Vig, slavista ungherese e docente all'Università di Debrecen, ha pubblicato vari studi e altri titoli, come risulta dalla Bibliografia. II presente volume racchiude ben 3863 unità, numerate in continuazione e uscite nel cinquantennio postbellico. Alla Prefazione, soltanto in ungherese (5-7;.si ci­ tano le pagine), segue l'Introduzione, in ungherese e in italiano (9-12), dopo la quale si trova l'Elenco delle sigle e abbreviazioni (13-27). La bibliografia (29-235) è divisa in quattro sezioni: Letteratura (29-115; recensioni 116-126), Critica e storia letteraria (127-168; recc. 169-178), Linguistica, insegnamento della lingua e della letteratura italiana (179-202; recc. 203-206), Storia (207-229; recc. 230-234), con un'Appendice (235).
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Paolucci, Sandro. "Il linguaggio giuridico sloveno e il linguaggio giuridico italiano." Linguistica 61, no. 2 (December 30, 2021): 61–78. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.61.2.61-78.

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Abstract:
Nel presente contributo si illustrano gli esiti di una ricerca avente per oggetto il linguaggio giuridico sloveno e il linguaggio giuridico italiano. In primis, si è proceduto allo studio di numerose fonti, da cui sono emerse le origini, l’evoluzione avvenuta nel corso dei secoli e l’influenza di altre lingue sui due linguaggi giuridici in esame. In riferimento a quest’ultimo punto, si pensi all’influsso del francese in seguito all’entrata in vigore del Code Napoleon nel 1804, del tedesco per effetto della dottrina pandettistica verso la fine dell’Ottocento e dell’inglese dall’inizio del Novecento in poi. Successivamente si è passati allo studio delle principali specialità lessicali e terminologiche dei linguaggi giuridici in generale e del linguaggio giuridico sloveno e italiano in particolare, rilevando talune analogie e differenze particolarmente significative. Per esemplificare, in ambito lessicale si pensi alla marcata presenza della polisemia (per esempio il termine italiano azione può corrispondere in sloveno a tožba, storitev o delnica). Segue una breve indagine a livello terminologico volta a individuare origine, evoluzione e influenza di altre lingue e di altri sistemi giuridici sulla scelta di determinati termini giuridici, che potremmo definire equivalenti funzionali, presenti rispettivamente nella Costituzione italiana e in quella slovena. Ne emergono elementi alquanto significativi che richiedono naturalmente ulteriori estensioni e approfondimenti.
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Iliescu, Maria. "La prammatica degli aggettivi dimostrativi rumeni." Linguistica 28, no. 1 (December 1, 1988): 15–33. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.28.1.15-33.

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Abstract:
Il rumeno, come il francese ed i dialetti ladini, dispone di un sistema bina­ rio che, per quanto riguarda la distanza, prende come punto di riferimento illocuto­ re, distinguendo fra Ia sua "lontananza" e la sua "vicinanza". L'italiano e le altre lingue neolatine hanno invece un sistema ternario che pren­ de come punto di riferimento sia illocutore sia l'allocutore: si distingue tra "vicino al parlante", "vicino all'allocutore", "lontano dallocutore e dall'allocutore" (que­ sto, codesto, quello).
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Kilibarda, Vesna. "TRADUZIONE MONTENEGRINA DELL’ODE PIEMONTE DI CARDUCCI CRNOGORSKI PREVOD KARDUČIJEVE ODE PIJEMONTU." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 35–49. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.2.

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Abstract:
Il presente contributo prende in esame le circostanze in cui nel 1896 fu pubblicata in Montenegro una traduzione dell'ode Piemonte di Carducci, che fino ad oggi è rimasta l'unica versione di questa poesia dal famoso poeta italiano presso gli Slavi del Sud. Inoltre, si tratta dell'unica traduzione dalla lingua italiana del professor Živko Dragović, uno dei pochi traduttori di letteratura italiana in Montenegro fino alla fine dell’Ottocento che non si era formato intellettualmente nelle Bocche di Cattaro o in Dalmazia, dove lingua, letteratura e cultura italiana erano presenti da secoli. La pubblicazione della traduzione dell'ode di Carducci che celebra la dinastia Savoia e la regione piemontese, da cui è stata avviata la lotta per l'unificazione dell'Italia, è legata all'annuncio del matrimonio della principessa montenegrina Jelena Petrovic Njegoš con l’erede al trono italiano Vittorio Emanuele di Savoia, ma anche all'idea del piemontismo montenegrino, che all’epoca era caldeggiata dall’ideologia dinastica e dall’opera poetica del principe montenegrino Nikola I. Nell’articolo approfondiamo anche altri rari contributi su Carducci pubblicati nei periodici montenegrini fino all'inizio della prima guerra mondiale.
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Letizia Cinganotto. "L' apprendimento precoce delle lingue: quadri teorici, riflessioni e esperienze." IUL Research 2, no. 4 (December 20, 2021): 175–87. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.176.

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Abstract:
A partire da alcuni cenni al quadro normativo internazionale e nazionale, tra cui la Raccomandazione del Consiglio per un approccio globale all’apprendimento e insegnamento delle lingue (2019) e le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, il contributo farà riferimento ad alcuni studi e ricerche nel campo dell’apprendimento precoce delle lingue, che ne hanno dimostrato gli enormi benefici in termini di sviluppo linguistico, interculturale, sociale, cognitivo e personale. Tra le varie esperienze in questo ambito, si farà riferimento al progetto Healthy Linguistic Diet (HLD) promosso da Indire su un campione di scuole italiane del primo ciclo, compresa la scuola dell’infanzia e ad altre esperienze significative realizzate da alcuni insegnanti della scuola dell’infanzia nell’ambito del corso di perfezionamento sulla metodologia CLIL promosso dall’Università Telematica degli Studi IUL.
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Jernej, Josip. "Intorno all'analisi sintattica della frase semplice in italiano /." Linguistica 44, no. 1 (December 1, 2004): 17–26. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.17-26.

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Abstract:
Secondo una lunga tradizione confermata anche da opere illustri come la Sin­ tassi italiana di Raffaello Fornaciari del 1881, gli autori delle grammatiche italiane, nel trattare la struttura della frase semplice, adottano una soluzione fortemente influenzata dalla semantica, con i cosiddetti complementi indiretti. Trattasi di un modello che si differenzia completamente da quello adottato nelle grammatiche delle altre grandi lingue europee, come i1francese, il tedesco, il russo, in cui l'analisi della frase semplice è impostata su criteri essenzialmente sintattici.
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Vučetić, Zorica. "Il linguaggio della politica: il lessico della politica." Linguistica 44, no. 1 (December 1, 2004): 27–46. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.27-46.

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Abstract:
Lo scopo del presente lavoro è di fornire un quadro sistematico della vasta problematica del lessico politico e di far luce su alcuni problemi lessicologici riguardanti la formazione delle parole e il prestito linguistico. L'articolo tratta del lessico politico in chiave lessicologica; la terminologia politica è innovative e si arricchisce di nuove unita lessicali; iprocedimenti principali che riguardano l'arricchimento del lessi­ co politico sono laformazione delle parole, che crea ineologismi dal materiale gia esistente nella lingua, e il prestito linguistico, che arricchisce la lingua dall'esterno di prestiti eforestierismi presi da altre lingue.
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Rivoira, Matteo. "Lingue, dialetti e religione nelle aree occitane e francoprovenzali." Minorities in Italy in a changing legal landscape 44, no. 3 (December 31, 2020): 320–45. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.00069.riv.

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Abstract:
Astratta Gli stretti e complessi rapporti tra religione e lingua sono ormai uno degli ambiti di studio della sociologia del linguaggio. L’adozione in ambito religioso di determinati codici discende in genere dalla disponibilità di varietà elaborate nel repertorio linguistico comunitario, ma al contempo essa può determinare ristrutturazioni del repertorio stesso, in primis sullo status delle lingue implicate. Lingua e religione, inoltre, possono essere individuate come forti simboli di appartenenza a una storia e a un’identità culturale. Nel presente lavoro saranno tratteggiati gli aspetti storici e macro-sociolinguistici che caratterizzano l’area galloromanza italiana (Valle d’Aosta e Piemonte occidentale). Ne verranno in particolare presentate le strutture repertoriali e discusso il ruolo del francese e delle altre varietà locali nel contesto religioso, caratterizzato dalla presenza storica di due diverse confessioni cristiane (cattolica e evangelica valdese). Infine saranno discusse le scelte linguistiche e religiose operate nei diversi contesti, in una prospettiva tesa ad evidenziare le implicazioni identitarie.
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Benedetti, Laura. "Il linguaggio dell’amicizia e della città: L’amica geniale di Elena Ferrante tra continuità e cambiamento." Quaderni d'italianistica 33, no. 2 (February 9, 2013): 171–87. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v33i2.19423.

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Abstract:
L’ultimo romanzo di Elena Ferrante, L’amica geniale. Infanzia, adolescenza, continua una ricerca linguistica incentrata sulla dicotomia lingua/dialetto già evidente nella produzione precedente della scrittrice, mentre sposta l’attenzione dal rapporto madre-figlia a quello tra amiche, sentimento spesso trascurato nella letteratura, non solo italiana. Il saggio analizza gli elementi di continuità e cambiamento nella narrativa di Ferrante alla luce delle riflessioni elaborate del Gender Criticism (Virginia Woolf, Adrienne Rich, Marianne Hirsch, Janice Raymond e altri) e delle teorie sullo sviluppo della personalità (Diamond).
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Scetti, Fabio. "Alla ricerca dell’Italianità. Il ruolo dell’italiano nella comunità italiana di Montreal." Italian Canadiana 36, no. 1 (October 3, 2022): 151–68. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v36i1.39390.

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Abstract:
Questo contributo s’inserisce in una ricerca etnografica più ampia sulla “comunità italiana” di Montreal, in Canada. Il suo scopo principale è quello di illustrare la situazione della lingua italiana e delle altre lingue e dialetti parlati dai discendenti della migrazione italiana nella città. Inoltre, tale progetto è volto a sottolineare l’importanza della questione della diversità e varietà linguistica nel processo identitario del gruppo, alla ricerca di una sua italianità, e il ruolo chiave delle pratiche linguistiche e della loro evoluzione in un contesto multilingue come quello di Montreal, a contatto con due lingue dominanti: il francese e l’inglese. Le ricerche si sono svolte a Montreal, dal 2011 al 2021, e sono state raccolte 60 interviste di italiani o discendenti di emigrati italiani di diversa età, sesso, condizione socio-economica, professione e studi. L’analisi dei dati ci ha permesso di osservare alcune caratteristiche peculiari dell’italiano parlato a Montreal, ed è stato inoltre possibile studiare il ruolo chiave e il particolare statuto dell’italiano attraverso ideologie e rappresentazioni, come elemento dell’identità comunitaria e della costruzione della cosiddetta italianità.
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Benelli, Enrico. "Formazione delle scritture alfabetiche in Italia centrale. Riflessioni sul caso dell'etrusco e alfabetti conessi." Palaeohispanica. Revista sobre lenguas y culturas de la Hispania Antigua, no. 20 (May 1, 2020): 103–28. http://dx.doi.org/10.36707/palaeohispanica.v0i20.391.

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Abstract:
Il processo di formazione dell’alfabeto etrusco segue principi molto diversi rispetto a processi analoghi che hanno portato alla nascita delle altre scritture alfabetiche di area mediterranea. La ricerca passata ha spesso mancato di cogliere questa anomalia, o ha tentato di spiegarla attraverso modelli teorici non sempre soddisfacenti. Partendo dalla constatazione che le città etrusco-meridionali, al momento della formazione della scrittura alfabetica, comprendevano componenti alloglotte, evidenti soprattutto ai livelli sociali più alti, e introducendo confronti con situazioni analoghe riscontrabili in vari sistemi scrittori del mondo, l’articolo propone di spiegare il singolare processo formativo dell’alfabeto etrusco come il risultato di un tentativo di creare una scrittura che potesse servire a rendere più lingue diverse.
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Finozzi, Anna. "Riscrivere la storia coloniale tramite l’uso dell’oralità: Il caso di Adua (2015)." Memoria y Narración. Revista de estudios sobre el pasado conflictivo de sociedades y culturas contemporáneas, no. 2 (March 5, 2021): 131–45. http://dx.doi.org/10.5617/myn.8669.

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Abstract:
L’articolo si propone di analizzare l’uso dell’oralità nel romanzo Adua (2015) di Igiaba Scego. Tradizionalmente, il testo letterario postcoloniale è stato considerato come una ‘traduzione’ da una lingua orale Africana ad una scritta Europea. Lo scopo dell’articolo è spostare l’attenzione dall’oralità come segno di alterità all’oralità come modalità di trasmissione; questo slittamento critico è necessario per una rivalutazione della letteratura postcoloniale italiana, di cui spesso si considera più la portata documentaristica di quella letteraria. Attraverso i Memory Studies, e in particolare concetti quali la postmemory di Marianne Hirsch, la countermemory di Yael Zerubavel e la travelling memory di Astrid Erll, l’analisi mostra come Adua sia modellata dalla comunicazione orale della memoria attraverso i dialoghi dei personaggi e da altre immagini connesse all’atto di ascoltare e tramandare. Infine, la dicotomia oralità-africanità viene respinta in favore di quella oralità-trasmissione.
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Sica, Paola. "Identità, narrativa bilingue e canone letterario (trans)nazionale: Jhumpa Lahiri." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, no. 2 (November 20, 2019): 608–20. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819887350.

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Abstract:
Un esame delle opere di Jhumpa Lahiri induce a chiedersi come possano essere rappresentate varie forme di identità diasporica tramite la narrativa, e quello che tali forme significhino se rapportate a culture diverse, create tramite lingue diverse, oppure recepite da lettori di comunità diverse. Qui, certe opere come Interpreter of Maladies (1999), scritta originariamente in inglese, e In altre parole (2015) e Dove mi trovo (2018), scritte originariamente in italiano, sono studiate come dettagli che prefigurano un disegno più ampio. Incorporando elementi di più culture, esse sono concepite come un indice rivelatore di tendenze sociologiche e letterarie che, sviluppandosi, inducono a criticare modelli universalisti di autorità culturale e a ripensare le dinamiche che sottendono la formazione di molteplici canoni letterari. La prospettiva adottata in questa analisi è sia interna che esterna. Attraverso la prospettiva interna si può risalire al funzionamento testuale, al modo in cui si creano vari modelli di identità, al loro rapportarsi a più memorie culturali, categorie sociologiche e lingue. Attraverso la prospettiva esterna, invece, si può analizzare la ricezione. Si possono valutare ad esempio le risposte di certe comunità ermeneutiche anglofone e italofone, il modo in cui esse includono entro un canone l'opera di Lahiri, oppure la escludono, e perché.
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Porcelli (book author), Bruno, and Francesco Guardiani (review author). "Struttura e lingua. Le novelle di Celio Malespini e altra letteratura fra Cinque e Seicento." Quaderni d'italianistica 16, no. 1 (April 1, 1995): 150. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v16i1.10410.

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Vučetić, Zorica. "Milan Moguš, Povijest hrvatskoga književnoga jezika (Storia della lingua croata), /Globus/, Zagreb 1993, pp. 205." Linguistica 35, no. 2 (December 1, 1995): 329–31. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.35.2.329-331.

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Abstract:
Il libro del noto linguista Milan Moguš è un valido contributo alla storia della lin­ gua croata dall'iscrizione di Baška (Bašćanska ploča) fino ai nostri giorni. È la storia del croato scritto o letterario; essa è più complessa della storia della lingua standard dato che comprende anche i testi scritti la lingua dei quali non è stata soggetta alla stan­ dardizzazione. La letteratura croata, compresa in senso lato, come parte della ricca cul­ tura croata, contiene i testi scritti prima della standardizzazione, per cui in questo libro è descritto l'intero periodo della lingua croata scritta o letteraria. Alla base della lingua croata stanno tre parlate organiche (stocavo, caicavo e ciacavo) come dimostrano i testi scritti: i documenti, le lettere, le opere letterarie, le grammatiche, i dizionari ed altri testi. Nella sua storia la lingua croata era caratterizzata dalla continua compenetrazione di forti diversità e proprio da queste diversita il croato traeva una più profonda omo­ geneità. L'iscrizione di Baška (Bašćanska ploča) è un documento storico e linguistico che rappresenta con ragione il più antico monumento della lingua nazionale croata; ha tutte le caratteristiche della lingua a cavallo tra l' 11. e il 12. secolo. I primi testi nascono sul territorio del dialetto ciacavo, ma accanto ai testi con base ciacava appaiono ben presto quelli con base stocava.
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Woźniakiewicz, Joanna. "Tecniche di traduzione dei termini minerari nelle guide della Miniera di Sale di Wieliczka." Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis. Studia de Cultura 1, no. 9 (2017): 142–51. http://dx.doi.org/10.24917/20837275.9.1.13.

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Abstract:
Abstrakt L’articolo analizza alcuni problemi di traduzione che sono ravvisabili nelle guide turistiche, redatte in lingua italiana, sulla miniera di sale di Wieliczka. Gran parte delle difficoltà nella traduzione dipende dalla presenza di una terminologia specialistica molto ricca e variegata, soprattutto nel campo delle tecniche di estrazione mineraria e in quello della geologia. Vi sono anche frequenti termini connotati culturalmente o relativi a un fenomeno legato a un luogo specifico, che non hanno corrispondenti in altre lingue. Nell’articolo vengono presentate possibili tecniche di traduzione che tengano conto anche del destinatario della traduzione. Techniki tłumaczenia terminologii górniczej w przewodnikach po Kopalni Soli w Wieliczce Artykuł jest poświęcony problemom związanym z tłumaczeniem na język włoski tekstów przewodników po Kopalni Soli w Wieliczce. Trudności w tłumaczeniu wynikają przede wszystkim z obecności specjalistycznej terminologii, bardzo bogatej i zróżnicowanej, przede wszystkim z dziedziny techniki górniczej oraz geologii. Częste są również terminy nacechowane kulturowo lub związane ze ściśle określonym miejscem, które nie mają odpowiedników w innych językach. Artykuł omawia możliwe techniki tłumaczeniowe, które mogą mieć zastosowanie w omawianych przypadkach.
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Marchesini, Simona. "Messapico." Palaeohispanica. Revista sobre lenguas y culturas de la Hispania Antigua, no. 20 (May 1, 2020): 495–530. http://dx.doi.org/10.36707/palaeohispanica.v0i20.378.

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Abstract:
Il Messapico è la lingua preromana di frammentaria attestazione della II regione augustea Apulia et Calabria, attestata tra il VI ed il II sec. a.C. Sono note ca. 650 iscrizioni, di contenuto prevalentemente onomastico. La posizione linguistica del Messapico è ancor oggi dibattuta, perché questa lingua, pur appartenendo alla famiglia Indo-Europea, non appare affine ad alcuna delle altre lingue dell’Italia antica, classificandosi dunque come ‘isolata’. L’A., dopo una panoramica sulla Puglia nell’antichità come presentata dalle fonti storiche e la definizione del termine ‘Messapico’, descrive gli aspetti epigrafici e linguistici, con un approfondimento sul tema della palatalizzazione messapica e del genitivo -ihi, presentando il quadro delle varie posizioni ermeneutiche.
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Ineichen, Gustav. "Lʹitaliano nel paragone contrastivo." Linguistica 31, no. 1 (December 1, 1991): 171–76. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.171-176.

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Abstract:
Quando si consideri l'italiano messo a raffronto con altre lingue europee, si può pensare dapprima al tedesco. Data del 1942 una caratterizzazione globale letterariamente dotta del dottor Santoli, allora professore nell'Università di Firenze. Un esame contrastivo della frase nominale e delle relazioni di causalità è dovuto a Gislimberti (1989) che si rivolge essenzialmente a studenti e a traduttori d'italiano. A questo s'aggiunga Gislimberti (1988) per un esame contrastivo in sede di testualità. Con Holtus-Pfister (1985) l'attenzione è richiamata a problemi particolari esaminati in base a un corpus di traduzioni di prose tedesche e italiane. Tali problemi, che passano per essere significativi, sono le proposizioni relative, l'espressione del passivo, le formazioni del diminutivo, la composizione nominale, gli avverbi di gradazione e la traduzione di certe parole chiave del tedesco.
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Bertollo, Sabrina. "Esperienze di didattica collaborativa nella Terza Missione: lingua tedesca per la formazione continua." Altre Modernità, no. 27 (May 30, 2022): 113–30. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/17881.

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Abstract:
Lo scopo del presente contributo è quello di indagare, tramite un resoconto di esperienze, come l’improvvisa distanza forzata abbia influito nell’interazione tra il sistema universitario e il tessuto sociale, con particolare riguardo al segmento della formazione continua, parte integrante della Terza Missione. Il punto di partenza per le riflessioni che verranno condotte è il corso di formazione “Lingua Tedesca per la Comunicazione Professionale”, destinato a utenti esterni, che si è tenuto tra gennaio e febbraio 2021, nell’ambito del Progetto di Eccellenza del Dipartimento di “Lingue e Letterature Straniere” dell’Università di Verona e del progetto MultilinVR. La situazione pandemica ha reso ancora più significativo il ruolo formativo dell’università per un’utenza diversa da quella canonica, mossa da spinte motivazionali e obiettivi che si sono evoluti e rideclinati proprio a fronte delle mutate condizioni sociali. A partire dalla pratica di didattica a distanza, svolta in forma sincrona e asincrona, verranno analizzate le strategie impiegate per realizzare una didattica pienamente collaborativa e situata, che ha visto nell’interazione il suo aspetto caratterizzante. Verranno inoltre presi in esame il ruolo e le forme della valutazione, che, con questa tipologia di apprendenti, assumono funzioni e valori diversi rispetto a quelli previsti nella didattica per studenti universitari.
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Pozzuoli, Cesare. "La didattica della letteratura inglese nell’università italiana ai tempi della pandemia. Uno studio di caso in una classe del corso di laurea di base in “Lingue” dell’Università “Federico II”." Altre Modernità, no. 27 (May 30, 2022): 239–53. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/17892.

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Abstract:
L’articolo propone una riflessione sul profondo processo di mutazione avvenuto nella didattica universitaria della letteratura negli ultimi anni, interessata da un ricorso massiccio alla didattica digitale e da remoto (Giusti 2019). Si è osservato in particolare un’accelerazione marcata di tale processo di mutazione dovuta al diffondersi della pandemia da Covid-19. L’analisi, divisa in due sezioni, servendosi di una prospettiva sia psico-pedagogica, sia di uno sguardo didattico, vedrà nella prima parte una riflessione sulle nuove forme di insegnamento letterario universitario, con particolare riferimento al rapporto tra il mutato status culturale della letteratura, didattica da remoto e nativi digitali (Bertoni 2018); tenendo conto del contesto di una società post-moderna (Marone e Striano 2012). Nella seconda parte si analizzerà il case study di un corso universitario di letteratura inglese svolto attraverso lo strumento del questionario validato. L’efficacia della didattica da remoto verrà testata sulle risposte di un campione rappresentativo di studenti in età compresa tra i 20 e i 23 anni frequentanti il secondo anno di un corso di laurea di base in lingue. Sulla base dei dati raccolti si vaglieranno delle ipotesi di sviluppo per nuove prospettive epistemiche per la didattica delle discipline letterarie, con particolare riferimento alle letterature straniere e anglofone.
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Bernard, Margherita. "Giuseppe Paglia, Retorica e passione nella poesia romantica di Patricio de la Escosura, Parma, Instituto di Lingue e Letterature Romanze, 1994." SIGLO DIECINUEVE (Literatura hispánica), no. 1 (May 7, 1995): 247–48. http://dx.doi.org/10.37677/sigloxix.vi1.412.

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Dapit, Roberto. "Relazioni semantiche tra lo Sloveno standard e i dialetti con riferimento alle lungue di interazione." Linguistica 49, no. 1 (December 29, 2009): 277–93. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.277-293.

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Abstract:
Il contributo si propone mettere a confronto, sul piano semantico, un corpus lessicale dialettale con le relative voci della lingua standard contemplate nello slovar slovenskega knjižnega jezika. Il tentativo di analisi semantica viene realizzato sulla base di nomi di luogo rilevati a Resia che, in questa sede, vengono classificati in varie categorie secondo il livello di convergenza individuato tra i due livelli linguistici. Oltre al resiano si tiene conto nella discussione anche di altre varietà, in particolare del dialetto del Torre e, a causa dell’intensa interazione, del friulano, da cui deri- vano numerosi toponimi; il tedesco invece ha svolto in questo senso un ruolo assai limitato.Secondo i risultati dell’analisi, la categoria più numerosa comprende voci che indicano un’ampia convergenza tra i livelli della lingua slovena (51,30%), mentre risulta piuttosto limitata la categoria della divergenza (9,67%); la categoria delle voci desemantizzate assume invece un peso maggiore (21,93%); i prestiti, provenienti quasi esclusivamente dall’ambito romanzo e prevalentemente friulano, compongono l’ultima e relativamente ampia categoria (17,10%).L’autore sottolinea inoltre la questione del rapporto instauratosi non soltanto tra i livelli linguistici ma anche tra questi e le lingue di interazione. Infatti, oltre a constatare che i tratti semantici individuati nei nomi di luogo resiani confermano, anche sul piano della semantica, una stretta relazione con la lingua standard, ovvero la lingua slovena centrale, pone l’accento sulla necessità di definire, anche attraverso un processo di analisi etimologica, alcuni altri aspetti. Si riferisce più precisamente alle caratteristiche semantiche del lessico appartenente a sistemi lingusitici che si sono sviluppati in una dimensione di interazione linguistica e culturale. L’accento viene posto infine sulla rilevanza dei dati riguardanti la storia del lessico auspicando una ricerca che tenga conto della diversità linguistica e delle relazioni tra le lingue. Un simile approccio infatti consentirebbe non soltanto di approfondire le conoscenze relative all’evoluzione della semantica e alla lessicografia, ma anche di comprendere una condizione in cui la convivenza di varie lingue e culture è destinata normalmente a svolgere, nel lungo periodo, un ruolo preminente.
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Antonič, Nives, and Mojca Cerkvenik. "insegnamento dell’italiano e l’educazione interculturale in Slovenia." Revista de Italianística, no. 38 (December 29, 2019): 61–72. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i38p61-72.

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Abstract:
L’articolo si propone di presentare una panoramica delle principali caratteristiche che riguardano l’insegnamento/apprendimento dell’italiano in Slovenia e una riflessione sull’importanza dell’educazione interculturale al fine di contribuire all’inclusione del singolo nella società che lo circonda. Dopo una sintetica illustrazione del quadro giuridico nel quale si inserisce la tutela delle lingue minoritarie in Slovenia, si presenta il percorso scolastico e le caratteristiche dell’insegnamento/apprendimento della lingua italiana come lingua materna (L1) e lingua seconda (L2) nel territorio bilingue nonché come lingua straniera (LS) nel resto della Slovenia. In particolare, vengono delineate le peculiarità del modello di educazione bilingue del Litorale sloveno, territorio di confine e area di contatto di culture prevalentemente romanze e slave. Infine, si evidenzia la necessità di applicare un approccio interculturale all’insegnamento in quanto il buon funzionamento della società multiculturale contemporanea dipende dalla consapevolezza della propria cultura congiuntamente all’esistenza di altre culture dell’ambiente. In questo modo sia insegnanti che studenti saranno coscienti del bisogno costante di accrescere le proprie competenze sia linguistiche che interculturali.
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Beszterda, Ingeborga. "Lingua e dialetto nel comportamento verbale degli italiani attraverso la stilizzazione letteraria dell’oralità nei romanzi di A. Camilleri. Problemi di traduzione in altre lingue (polacco e francese) dei fenomeni di code-switching nella conversazione." Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis | Studia de Cultura 9, no. 3 (June 28, 2018): 5–13. http://dx.doi.org/10.24917/20837275.9.3.1.

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Abstract:
Nel quadro del presente contributo ci si propone di trattare due argomenti in particolare:i fenomeni del cambio di codice (code-switching lingua/dialetto) nella conversazione e il problema della traducibilità in lingue diverse (polacco e francese) di sfumature contestuali determinate dal valore discorsivo e dalle funzioni pragmatiche dell’alternanza di codice lingua/dialetto presso la comunità verbale italiana. L’analisi che ci si propone di condurre consisterà nel paragonare le strategie adoperate da traduttori polacchi e francesi volte a trasferire nelle rispettive lingue peculiarità sociopragmatiche del discorso bilingue tipico della situazione italiana lingua cum dialectis.Język i dialekt w komunikacji werbalnej Włochów. Problem przekładu na języki obce (polski, francuski) zjawiska przełączania kodów [code-switching]W artykule prowadzi się rozważania na temat stopnia przekładalności zjawiska przełączania kodów (język włoski/dialekt), a zwłaszcza jego funkcji dyskursywnych (por. Auer 2003), wykorzystywanych przez włoskich użytkowników języka w konwersacji potocznej. Jako materiał badawczy posłużyły trzy powieści A. Camillerego, w których Autor dokonuje zabiegu stylizacji literackiej na włoski język mówiony. Na podstawie przekładu na język polski i francuski wspomnianych powieści przeprowadza się analizę porównawczą technik translatorycznych zastosowanych przez poszczególnych tłumaczy w tych fragmentach tekstu, gdzie występuje zjawisko przełączania kodów.
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Guidi, Andrea. "Storia italiana, storia mediterranea: nuove prospettive su un passato imperiale e coloniale." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 298 (June 2022): 350–69. http://dx.doi.org/10.3280/ic298-oa4.

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Abstract:
Negli ultimi anni, il legame fra Italia e Mediterraneo ha attirato una maggiore attenzione da parte della storiografia. Questo legame viene ormai studiato tenendo conto del dibattito su nuove categorie spaziali fra le scale nazionale, regionale, e globale con un interesse crescente per la categoria di impero. Il presente saggio discute lo stato attuale della ricerca e possibili orizzonti. Uno sguardo d'insieme su quattro monografie in lingua inglese permette di considerare il Mediterraneo come spazio adatto a ripensare la storia italiana mettendo l'accento sul suo carattere imperiale, compresa la decolonizzazione e i suoi echi fino a oggi. A partire da questi spunti, il saggio propone un dialogo con altre aree geo-storiche del bacino, la ricerca su fonti in varie lingue, e una maggiore attenzione per le realtà locali nel periodo precedente alla dominazione italiana.
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Trimarchi, M., S. Bondi, E. Della Torre, M. R. Terreni, and M. Bussi. "Palate perforation differentiates cocaine-induced midline destructive lesions from granulomatosis with polyangiitis." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 4 (August 2017): 281–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1586.

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Abstract:
L’ abuso di cocaina può talvolta causare lesioni destruenti della struttura osteocartilaginea del naso, dei seni paranasali, del palato, con caratteristiche cliniche che ricordano altre patologie sistemiche associate a lesioni necrotizzanti centrofacciali. La diagnosi differenziale tra lesioni destruenti della linea mediana indotte da cocaina (CIMDL) e granulomatosi associata a poliangioite (GPA) può essere complessa, in particolare se il paziente non ammette l’abuso di sostanze. 10 pazienti con CIMDL e perforazione palatale sono stati trattati presso la nostra Unità Operativa tra il 2002 ed il 2015. Tutti i casi sono stati sottoposti ad endoscopia nasale, TC o RMN del massiccio facciale ed Anca test. In 8 casi è stata effettuata anche la biopsia nasale. Contestualmente è stata eseguita una revisione della letteratura presente su PubMed riguardante i casi di perforazione palatale in pazienti affetti da CIMDL e GPA. Tutti i 10 pazienti oggetto dello studio presentavano perforazione palatale e distruzione dei turbinati inferiori; inoltre 7 pazienti presentavano perforazione del palato duro , 2 pazienti perforazione del palato molle ed 1 paziente perforazione di entrambi. Gli Anca test erano negativi in 8 pazienti e positivi in 2, sia per C-Anca sia per P-Anca. La revisione della letteratura edita in lingua inglese ha evidenziato perforazioni palatali in 5 pazienti affetti da GPA e in 73 pazienti affetti da CIMDL. La presenza di perforazione palatale in pazienti con lesioni destruenti della linea mediana può rappresentare un nuovo marker clinico a favore delle CIMDL nella diagnosi differenziale con GPA.
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Torresan, Paolo. "OSSERVAZIONI SU UNA PROVA DI LETTURA PRESENTE IN UN TEST DI COMPETENZA PER STUDENTI CINESI ALLESTITO DAL CENTRO CILS." Revista do GEL 14, no. 2 (September 3, 2017): 198–224. http://dx.doi.org/10.21165/gel.v14i2.1509.

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Abstract:
I Progetti “Marco Polo” e “Turandot” nascono sulla base di un accordo intergovernativo Italia-Cina, attivo da metà degli anni Duemila e orientato a favorire l’accesso ai corsi universitari italiani da parte di apprendenti cinesi. Una volta passato un test di cultura generale nel loro Paese, gli studenti cinesi si possono pre-iscrivere a corsi universitari in Italia; se privi di un’adeguata conoscenza dell’italiano, prima dell’accesso ai corsi universitari, devono seguire corsi intensivi di lingua allestiti dai singoli atenei (o da enti a cui le università di affidano), per una durata che progressivamente è passata dai sei agli otto mesi, sino a giungere ai dieci/undici mesi (a dipendere dall’ateneo), e sostenere, infine, un esame finale di livello B1/B2 (secondo i livelli definiti dal Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue, CONSIGLIO D’EUROPA 2001). L’oggetto del nostro studio è una prova di lettura a scelta multipla confezionata dal centro CILS (sessione CILS Marco Polo, agosto 2012). Della prova analizziamo gli item, considerando le risposte fornite da un campione di studenti di livello B1, di diversa provenienza (n=68). I risultati dell’analisi vengono raccordati con la calibrazione di altre prove di comprensione facenti parte del medesimo esame.
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Skubic, Mitja. "Goran Filipi, Istrorumunjski lingvistički atlas. Atlasul lingvistic istroromân.Atlante linguistico istrorumeno, Knjižnica Atlas, Knjiga 2, Znanstvena udruga Mediteran=Societas studiorum Mediterraneum, Pula 2002, pag. 785." Linguistica 43, no. 1 (December 1, 2003): 161–63. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.43.1.161-163.

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Abstract:
L'edizione di un atlante linguistico e sempre fonte di giustificato orgoglio per l'autore ed e nello stesso tempo fonte di allegria, di entusiasmo per chi si accinge a servirsene. II detto vale anche per l'apparizione dell'Atlante linguistico istrorumeno. Tuttavia, all'allegria si associa un sentimento di malinconia: si tratta di un pezzo della Romania che a poco a poco sta scomparendo, l'istrorumeno. II fenomeno non e proprio sorprendente, ne eccezionale: per limitarci al mondo romanzo si con­ statano territori latinizzati o romanizzati nell'epoca antica, l'epoca dell'espansione della forza politica romana e della lingua di Roma, dove la latinita fu sommersa nel corso della storia dalle ondate di altre lingue. Un esempio geograficamente vicino all'istrorumeno ci e offerto dalla sorte del dalmatico scomparso alla fine dell'Otto­ cento. "La morte di una lingua" e l'espressione abituale per un tale fenomeno. Certo, una lingua non muore: si tratta di un processo meno poetico, anzi molto prosaico. Per varie ragioni la gente a poco a poco abbandona la lingua materna e ricorre ad usare, dapprima nella vita sociale, poi addirittura in famiglia, un'altra lingua, evi­ dentemente di maggior prestigio.
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Rothschild, Berthold. "L'affaire Interlaken. Atto secondo." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 3 (September 2020): 383–88. http://dx.doi.org/10.3280/pu2020-003003.

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Abstract:
Vengono pubblicati tre scritti. Nel primo Pier Francesco Galli, in una breve nota introduttiva, sot-tolinea l'importante ruolo storico avuto dalla psicoanalisi svizzera nella formazione di molti colle-ghi italiani. Nel secondo scritto Berthold Rothschild racconta, riproducendo anche un carteggio, le vicissitudini che hanno portato alla cancellazione del suo invito a un convegno su "Psicoanalisi, cultura e politica", che doveva tenersi a Ginevra il 6 giugno 2020, organizzato dal Centre Psycha-nalytique Raymond de Saussure (CPRS) della Società Svizzera di Psicoanalisi (Schweizerische Gesellschaft für Psychoanalyse [SGPsa]); questo invito è stato cancellato per le proteste di alcuni psicoanalisti di lingua tedesca della Società Svizzera di Psicoanalisi che ancora ricordano la scis-sione, avvenuta nel 1977, tra il "Seminario Psicoanalitico di Zurigo" (Psychoanalytisches Semi-nar Zürich [PSZ]), cui appartiene Rothschild, e la Società Svizzera di Psicoanalisi, a sèguito delle vicende che portarono alla cancellazione di un convegno che doveva essere tenuto nel 1974 a In-terlaken (è questa la ragione per cui nel titolo si parla di "atto secondo"). Nel terzo scritto viene riportata la documentazione dell'"affaire Interlaken", originariamente pubblicata nei numeri 4/1975 e 3/2015 di Psicoterapia e Scienze Umane e mai pubblicata in altre lingue.
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Perisic, Olja. "Collocazioni nella didattica del serbo come lingua straniera." Филолог – часопис за језик књижевност и културу 22, no. 22 (December 30, 2020): 88–115. http://dx.doi.org/10.21618/fil2022088p.

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Abstract:
Nella presente ricerca saranno presentati i risultati di una sperimentazione condotta in una classe di studenti di prima annualità presso l’Università di Torino. Scopo di questa indagine è ricavare alcune conclusioni circa l’efficacia del procedimento DDL-data driven learning nell’apprendimento lessico-grammaticale a livello principiante. I primi studi sui corpora hanno evidenziato la tendenza delle parole a co-occorrere con determinate altre parole, creando nel contesto una serie di pattern lessico-grammaticali noti come collocazioni. Nello studio delle lingue straniere, il lexical approach, cioè lo studio basato sulle collocazioni e non più sulle parole isolate, risulta particolarmente significativo. Anche la componente grammaticale non deve essere oggetto di studi separati, bensì va sempre e comunque affrontata come parte integrante delle collocazioni, intese come unità semantiche ma anche sintattiche e grammaticali. Utilizzando appositi software per l’analisi dei corpora lo studente può essere coinvolto nell’osservazione di tutti gli elementi che caratterizzano una parola come unità semanticogrammaticale: collocazione, colligazione, prosodia semantica e preferenza semantica. In questa sede verranno presentati alcuni esempi tratti dalla ricerca svolta in classe durante il lavoro individuale con gli studenti, con la speranza che possano stimolare la curiosità di quanti si occupano dell’insegnamento del serbo come LS.
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Caldognetto, Maria Luisa. "Al confine tra l’italiano e le altre lingue: esperienze e riflessioni di un’operatrice culturale all’estero in contesto migratorio." Éducation et sociétés plurilingues, no. 46 (June 1, 2019): 71–82. http://dx.doi.org/10.4000/esp.3994.

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Pinto, Maria A., and Renato Corsetti. "Ricadute metalinguistiche dell’insegnamento dell’esperanto sulla lingua materna dell’alunno." Language Problems and Language Planning 25, no. 1 (August 16, 2001): 73–90. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.25.1.06pin.

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Abstract:
Due gruppi di alunni di una scuola media italiana, comparabili tra loro per molti aspetti, hanno preso parte ad un esperimento sugli effetti dell’apprendimento dell’esperanto relativamente alle loro abilità metalinguistiche. Il gruppo che ha seguito un corso di esperanto per un intero anno scolastico ha avuto dei risultati migliori in test di abilità metalinguistiche sviluppati e validati indipendentemente da questo esperimento rispetto al gruppo di controllo. Pertanto, i risultati dell’esperimento sono del tutto in linea con le ipotesi prefissate, e cioè che l’insegnamento dell’esperanto avrebbe avuto un’influenza positiva sulle abilità metalinguistiche degli alunni. I risultati dei test mostrano chiaramente che all’inizio dell’anno scolastico entrambi i gruppi erano allo stesso livello sia per quanto riguarda le risposte “linguistiche” sia per quanto riguarda quelle “metalinguistiche” del test. Il test, infatti, richiede sia risposte linguistiche che metalinguistiche, in altre parole si devono dare le giustificazioni per le risposte linguistiche indicate. Questi risultati sono in linea con i risultati di ricerche precedenti sugli effetti propedeutici dell’esperanto e sottolineano i potenziali vantaggi dell’educazione bilingue per tutti i bambini. Confermando la validità dell’educazione bilingue dei bambini, gli autori chiedono che verifiche simili siano fatte relativamente a bambini con diverse età e con diverse lingue materne.
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Caviglia, Alessia, and Matteo Viale. "L’APPROPRIATEZZA SOCIOLINGUISTICA NEI MATERIALI DI ITALIANO L2 PER MIGRANTI E RIFUGIATI: SPUNTI DA UNA RICERCA IN CORSO NELL’AMBITO DEL PROGETTO EUROPEO INCLUDEED." Italiano LinguaDue 14, no. 2 (January 18, 2023): 94–112. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19572.

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Abstract:
La lingua dei segni italiana (LIS) è oggetto di ricerca scientifica da oltre quaranta anni ed è insegnata a pieno titolo nell’Università italiana da più di venti anni. In particolare, all’Università Ca’ Foscari Venezia e all’Università di Catania, la LIS può essere scelta come lingua di specializzazione al pari delle altre lingue offerte. L’insegnamento della LIS si può ora giovare della recente pubblicazione del QCER - Volume Complementare (Consiglio d’Europa, 2020), un manuale innovativo e inclusivo perché, rispetto alla versione del 2001, include le competenze linguistiche nelle lingue dei segni. Tre sono le principali novità: i) l’inserimento di espressioni neutrali rispetto alla modalità comunicativa (es. “il parlante/segnante”), ii) l’equiparazione funzionale delle videoregistrazioni ai testi scritti, e iii) un intero capitolo dedicato ai descrittori specifici per le lingue dei segni (suddivisi in competenze linguistiche, sociolinguistiche e pragmatiche). Questo contributo propone alcune riflessioni sull’applicazione di questi descrittori al caso specifico dell’insegnamento della LIS tracciando precise linee di progettazione didattica ed esempi di interventi formativi. L’impatto del Volume Complementare sui corsi di LIS nelle Università italiane comporterà ricadute positive non soltanto sul fronte dell’insegnamento ma anche, più in generale, sulla formazione dei professionisti sordi e udenti che lavorano con la LIS e con le persone sorde. Sign languages in the Companion volume and the teaching of LIS in Italian universities Italian Sign Language (LIS) has been studied by researchers for over forty years and has been taught in its own right in Italian universities for more than twenty years. In particular, at Ca’ Foscari University of Venice and at the University of Catania, LIS can be chosen as a language of specialization on a par with the other languages ​​on offer. LIS teaching can now benefit from the recent publication of the CEFR - Companion Volume (Council of Europe, 2020), an innovative and inclusive handbook as, compared to the 2001 version, it includes the linguistic competence in sign languages. In this regard, there are three main innovations: i) the inclusion of neutral expressions in terms of communication modality (e.g. “the speaker/signer”), ii) the recognition of the functional equivalence between video recordings and written texts, and iii) an entire chapter dedicated to language-specific descriptors of sign languages (organized into linguistic, sociolinguistic, and pragmatic skills). This paper discusses the application of these descriptors to the specific case of LIS teaching by tracing paths in didactic planning and providing examples of training interventions. The impact of the Companion Volumeon LIS courses in Italian universities will have positive effects not only on the teaching itself but also, more generally, on the training of deaf and hearing professionals who work with LIS and deaf people.
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Cardinaletti, Anna, and Lara Mantovan. "LE LINGUE DEI SEGNI NEL “VOLUME COMPLEMENTARE” E L’INSEGNAMENTO DELLA LIS NELLE UNIVERSITÀ ITALIANE." Italiano LinguaDue 14, no. 2 (January 18, 2023): 113–28. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19575.

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Abstract:
La lingua dei segni italiana (LIS) è oggetto di ricerca scientifica da oltre quaranta anni ed è insegnata a pieno titolo nell’Università italiana da più di venti anni. In particolare, all’Università Ca’ Foscari Venezia e all’Università di Catania, la LIS può essere scelta come lingua di specializzazione al pari delle altre lingue offerte. L’insegnamento della LIS si può ora giovare della recente pubblicazione del QCER - Volume Complementare (Consiglio d’Europa, 2020), un manuale innovativo e inclusivo perché, rispetto alla versione del 2001, include le competenze linguistiche nelle lingue dei segni. Tre sono le principali novità: i) l’inserimento di espressioni neutrali rispetto alla modalità comunicativa (es. “il parlante/segnante”), ii) l’equiparazione funzionale delle videoregistrazioni ai testi scritti, e iii) un intero capitolo dedicato ai descrittori specifici per le lingue dei segni (suddivisi in competenze linguistiche, sociolinguistiche e pragmatiche). Questo contributo propone alcune riflessioni sull’applicazione di questi descrittori al caso specifico dell’insegnamento della LIS tracciando precise linee di progettazione didattica ed esempi di interventi formativi. L’impatto del Volume Complementare sui corsi di LIS nelle Università italiane comporterà ricadute positive non soltanto sul fronte dell’insegnamento ma anche, più in generale, sulla formazione dei professionisti sordi e udenti che lavorano con la LIS e con le persone sorde. Sign languages in the Companion volume and the teaching of LIS in Italian universities Italian Sign Language (LIS) has been studied by researchers for over forty years and has been taught in its own right in Italian universities for more than twenty years. In particular, at Ca’ Foscari University of Venice and at the University of Catania, LIS can be chosen as a language of specialization on a par with the other languages ​​on offer. LIS teaching can now benefit from the recent publication of the CEFR - Companion Volume (Council of Europe, 2020), an innovative and inclusive handbook as, compared to the 2001 version, it includes the linguistic competence in sign languages. In this regard, there are three main innovations: i) the inclusion of neutral expressions in terms of communication modality (e.g. “the speaker/signer”), ii) the recognition of the functional equivalence between video recordings and written texts, and iii) an entire chapter dedicated to language-specific descriptors of sign languages (organized into linguistic, sociolinguistic, and pragmatic skills). This paper discusses the application of these descriptors to the specific case of LIS teaching by tracing paths in didactic planning and providing examples of training interventions. The impact of the Companion Volume on LIS courses in Italian universities will have positive effects not only on the teaching itself but also, more generally, on the training of deaf and hearing professionals who work with LIS and deaf people.
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Dallapiazza, Michael. "Aforismi e alfabeti. A cura di Giulia Cantarutti, Andrea Ceccherelli e Gino Ruozzi. 245 S. Bologna: 2016 (Scorciatoie. Collana del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna)." Jahrbuch für Internationale Germanistik 50, no. 1 (January 1, 2018): 296–97. http://dx.doi.org/10.3726/ja501_296.

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Abstract:
Abstract Die von Giulia Cantarutti 2001 ins Leben gerufene Reihe bezieht sich mit ihrem Namen auf den Titel eines Erzählungsbandes von Umberto Saba, Scorciatoie e racconti (1946) und sind nicht nur den Kleinen Formen gewidmet, sondern allen offenen Formen, die zu oft durch das Raster der traditionellen literarischen Genres hindurchfallen, vergessen oder unterschätzt werden. International anerkannte Expertin der deutschen und europäischen Aufklärung, vor allem Lichtenbergs, hat sie einen Gutteil ihrer wissenschaftlichen Arbeit der Aphoristik gewidmet, zu deren herausragendsten internationalen Kennern sie zu zählen ist. Die Beiträge dieses Bandes gehen auf eine Tagung in Bologna zurück, die sich einem besonderen Gebiet der aphoristischen Gattung zuwendete, der abecedarischen Literatur, die wie der Aphorismus selbst ein eher unerklärliches Schattendasein in den Literaturgeschichten führt, obwohl das Abecedarium seit dem frühen Mittelalter ein zentraler Texttyp der Sachliteratur ist. Neben heute durchaus noch bekannten Werken und Autoren gilt hier die Aufmerksamkeit vielen auch dem Literaturwissenschaftler nicht mehr unbedingt geläufigen Texten. So rückt Wolfgang Adams Praeludium Erdmann Neumeisters De Poetis Germanicis hujus seculi (1695) in den Blick, der darin einen kritischen Überblick der deutschen Barockdichtung lieferte. Jean Mondot untersucht die Aphoristik Lichtenbergs unter dem Aspekt ihres subversiven Charakters. Als Dialog mit dem heute auch Germanisten kaum mehr bekannten Schriftsteller und Satiriker Gottlieb Wilhelm Rabener stellt Giulia Cantarutti Lichtenbergs kurze satirische Wörterbücher vor: Dizionarietti satirici e aforismi nel Settecento tedesco. Giovanna Perini Folesani widmet sich den erst postum publizierten Aphorismen Johann Heinrich Füsslis. Der zweite Teil des Buches beginnt mit Lorenza Regas Abhandlung zu Franz Bleis Das große Bestiarium der modernen Literatur (1923), das zu den heute noch bekannten Werken Bleis gehört und in denen die Dichter als exotische Tiere dargestellt werden. In diesem Teil sind des weiteren nichtdeutsche Autoren Gegenstand. Werner Helmich skizziert den Kolumbianer Nicolás Gómez Dávila als alteuropäischen, den französischen Moralisten verpflichteten Autor. Es folgen Maria Betânia Amorosas Beitrag zu Murilo Mendes und derjenige Anna Paola Soncini Frattas zu Luois Scutenaire. Auf die Aufsätze von Alessandro Niero zu Dmitrij Aleksandrovic Prigov und Andrea Ceccherelli zum Abecedarium von Czeslaw Milosz folgen Silvia Albertazzis Darstellung zu Ben Okri und Gino Ruozzis Vortrag zu italienischen Aphoristikern. Es folgt abschließend, Prospettive genannt ein überaus anregendes Interview der Herausgeber mit dem Schriftsteller und Übersetzer Valerio Magrelli, Dieci domande a Valerio Magrelli. Es ist zu hoffen, dass dieser schöne und reichhaltige Band viele Leser auch außerhalb Italiens finden wird.
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Kisacky, Julia M. "Il romanzo e la corte: “L'Inamoramento de Orlando” di Boiardo. Roberto Galbiati. Lingue e Letterature Carocci 264. Rome: Carocci Editore, 2018. 158 pp. €16." Renaissance Quarterly 73, no. 3 (2020): 1103–4. http://dx.doi.org/10.1017/rqx.2020.194.

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Tekavčić, Pavao. "Walter Belardi, Breve storia della lingua e della letteratura ladina, 2.edizione aggiornata; con un'appendice di Marco Forni; Istitut Ladin "Micurà de Rü", San Martin de Tor; 138 pp.+indice (5 pagine non numerate)." Linguistica 44, no. 1 (December 1, 2004): 182–83. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.182-183.

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Abstract:
Uno dei maggiori linguisti e filologi italiani dei tempi moderni, Walter Belardi, emerita dell'Università di Roma "La Sapienza" e studioso di fama mondiale, rias­ sume nel presente volumetto la problematica ladina, presentandoci una specie di breviario, quasi un catechismo, con la competenza ben nota da alcuni decenni. Come si legge sul retrocopertina esterno, il Nostro si occupa di Ladinia da più di un mezzo secolo: ricordiamo, a titolo di esempio, la sua [La] poesia friulana del Novecento (1987) e la Narrativa gardenese (1988). La presente Breve storia è la 2. edizione (la 1. risale al 1996) e si divide in due parti: L'aspetto storico-linguistico (pp. 7-72) e L'aspetto linguistico-letterario (pp. 73-124). L'aggiunta di Marco Forni Aspetti della letteratura ladina dolomitica contemporanea e Vocabolari ladini recenti (pp. 125-138) e 5 pagine, come detto, fuori paginazione, chiudono il libro. 11volu­ me consiste di 77 capitoli, ognuno in media di 3-4 pagine, raramente più lunghi (quello sul poeta Max Tosi, pp. 97-105) o più brevi (ad es. Cronologia, temi e co­ stanti p. 10; La situazione demografica attuale, p. 16; Non storia biologica ma Storia, p. 62; La prima grammatica gardense a stampa, p. 85; Prospettive future, p. 120, e alcuni altri).
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Babič, Matjaž. "Pierluigi Cuzzolin. Sull'origine della costruzione dicere quod: aspetti sintattici e se­ mantici; Firenze 1994, Pubblicazioni della Facolta di Lettere e Filosofia dell'Università di Pavia, 72, Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne." Linguistica 35, no. 2 (December 1, 1995): 345–46. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.35.2.345-346.

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Abstract:
Das Buch ist eine überarbeitete und verbesserte Version der Doktordissertation, die an der Universität von Pavia vorgelegt wurde. Es wird darin ein vielbesprochenes Prob­ lem der lateinischen Sprache erneut aufgegriffen, es wird eine neue Antwort auf die Frage über das Verhaltnis zwischen Accusativus cum infinitivo (Acl) und Nebensätzen mit quod/quia dargeboten. Der Accusativus cum infinitivo, regiert von Verben wie 'sagen, denken', gilt als eine Besonderheit des Lateinischen und Altgriechischen im Verhältnis zu den modernen indogermanischen Sprachen. Für den Ursprung und Sinn dieser Infinitivkonstruktion wurden verschiedene Erklärungen vorgeschlagen oder zu­ mindest Richtungen für eine mögliche Lösung angezeigt. Der Verfasser dieses Buches versucht, die vorhandenen Losungen mit Hilfe der allgemeinlinguistischen Erkentnisse zu erganzen und sie in eine neue Lösung zu vereinen.
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Mezei, Regina. "Somali Language and Literacy." Language Problems and Language Planning 13, no. 3 (January 1, 1989): 211–23. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.13.3.01mez.

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Abstract:
RESUMO La Somalia lingvo kaj alfabetigo La 21-an de oktobro 1972, la dekdujara registaro de Somalio finis jam longan debaton kaj decidiĝis pri latina alfabeto por reprezenti la sonojn de la Somalia lingvo. Antaŭe, la somalian oni pludonis de generacio al generacio per buŝa tradicio sen skriba formo, dum la urbanigita, klera elito skribis angle, itale aŭ arabe. Plejparte la lando restis analfabeta je nivelo de 90% ĝis 95%. Post starigo de la oficiala ortografio, signifaj sanĝoj okazis en la lernejoj, kaj oni lancis nacian alfabetigan kampanjon, kiu atingis ankaŭ la somaliajn nomadojn. Mezlernejanoj fariĝis instruistoj en la servo de la stato, la amasmedioj prezentis specialajn programojn kaj lecionojn, anoj de la registaro kaj la armeo estis devigataj lerni la lingvon, kaj plenkreskula edukado trovis lokon en la eduka sistemo. Takso de la Somalia kleriga kampanjo prezentas varian bildon. Kvankam la registaro en Mogadiŝu pretendis 60-procentan alfabetecon post la kampanjo de la mezaj 70-aj jaroj, tiu cifero estas pridubinda, kaj pli aktualaj studoj sugestas, ke la nuna alfabeteco povus esti ne pli ol 30 % . Tamen, tiu cifero altas en Afriko, kaj konsistigas signifan atingon en nomada socio plagumita laŭvice de sekeco, malrico kaj militaj konfliktoj. Nedisputata estas la sukcesa konverto de la lernejoj, de la elementa nivelo gis la Nacia Universitato, al la Somalia lingvo kiel instrumedio, cio ci kun signifa kresko de la nombro de lernejanoj. En la skribo de la lingvo, somaliaj ortografoj liveris la rimedojn, per kiuj lingvo bazita je paŝta vortaro povus esti vastigita por plenumi la lingvajn bezonojn de moderniĝanta socio. Tion ili faris ĉefe per ekspluato de la apartaj strukturo kaj dinamismo de la somalia. Krome, la Somalia "literaturo," precipe la poezio, estis nun transdonebla en skriba formo, tiel garantiante pliajn generaciojn de pluvivo. Certe, la Somalia sperto estas unika. Tamen, ĝi proponas valorajn enrigardojn en ling-voinstruadon kaj alfabetigon en ĉiuj kulturoj, emfazante la gravecon de forta registara engaĝiĝo, uzo de la amasmedio, starigo de alfabetiga korpuso, utiligo de arta esprimiĝo, kaj rekono de ortografio kiel ŝlosila elemento en lernado. SOMMARIO Lingua ed alfabetismo somalesi Il 21 Ottobre del 1972, il giovane governo somalese, al potere da solo 12 anni, ha risolto un dibatito interminabile; cioè, il governo decise di adoperare grafemi latini per rap-presentare fonemi somalesi. Generazioni anterior tramandavano la loro lingua oralmente, mentre l'elite della nazione si serviva dell'inglese, dell'italiano o dell'arabo per le loro co-municazioni scritte. Per il resto del paese il tasso dell'analfabetismo toccava dal 90 al 95 per cento della popolazione. Stabilità l'ortografia ufficiale, cambiamenti di maggior peso si sono introdotti nelle scuole ed una lotta contro l'analfabetismo si e lanciata, arrolgendo tutti i ceti sociali, anche quello nomade. Studenti di liceo diventarono insegnanti, i mass media presentarono pro-grammi e lezioni particolari, impiegati statali e dipendenti militari furono costretti ad im-parare la lingua e scuole per adulti si formarono in tutto il paese. Una valutazione di questi sforzi svolti dalle autorità somalesi nella loro lotta contro l'analfabetismo ci rende risultati ambigui. Benchè il governo centrale abbia rivendicato che l'alfabetismo sia salito a circa 60 per cento dopo la suddetta campagna alla meta degli anni settanta, le cifre sono state contestate da critici competenti e ricerche recenti suggeriscono che l'attuale tasso di alfabetismo sfiori il 30 per cento. Nonostante ciò, il tasso e segnalatamente elevato quando lo si paragona con altri paesi africani. In somma, l'ultima cifra mostra chiaramente un notevole successo, particolarmente se si rende conto che quella società nomade era nel contempo afflitta da povertà perenne, lotte intestine continue, e da una seccita durante decenni. In oltre, nessuno, nemmeno i più accaniti critici, può mettere in dubbio ne'lla riuscita inserzione della lingua nazionale a tutti i livelli dell'insegnamento, dalle scuole elementari fino all'università, né l'aumento cospicuo delle matricolazioni. Nello scrivere della loro lingua, gli ortografi somalesi hanno saputo sfruttare gli elementi strutturali e dinamici della lingua nazionale, fornendo mezzi con cui trasformare una lingua fondamentalmente nomade e pastorale. Per runderla più risponsiva ai bisogni di una società in via di trasformazione. Altro fatto notevole è che la letteratura di questo popolo, particolarmente la sua poesia, fin allera tramandata oralmente, oggi e documen-tata, così assicurandosi la sopravvivenza fra generazioni futuri. L'esperienza somalese ci può sembrare un caso unico, ma, infatti, ci presenta con alcuni informazioni pregeroli sull'insegnamento e la diffusione di una lingua. Mette in rilievo l'importanza dell'impegnamento decisivo di un governo, lo sfruttamento utile e sagace dei mass media e quello d'un corpo d'insegnanti, l'uso didattico dell'espressività artistica, e in fine, Fimpostazione di uno standard ortografico—tutti funzioni essenziali per Finsegnamento e Fapprendimento in qualunque centesto culturale.
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Matheson, Lister M. "Nicoletta Francovich Onesti, La lingua delle ultime sezioni della Cronaca di Peterborough. (Università degli Studi di Firenze, Istituto di Lingue e Letterature Germaniche, Slave, e Ugrofinniche.) Florence: All'Insegna del Giglio, 1983. Paper. Pp. 192." Speculum 62, no. 03 (July 1987): 767–68. http://dx.doi.org/10.1017/s003871340012322x.

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Pasqualin, A. "Epidemiologia e storia naturale delle MAV cerebrali." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 29–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500104.

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Abstract:
Le malformazioni artero-venose (MAV o angiomi) cerebrali rappresentano una patologia rara: 1.5–2 casi/100.000 / anno. Non vi sono dati certi sulla ereditarietà, sono stati descritti casi di incidenza familiare. Alla diagnosi di angioma cerebrale si giunge precocemente nella vita, dato che la maggioranza dei pazienti con MAV ha età compresa tra 20 e 40 anni. La presentazione clinica più frequente è costituita dall'emorragia intracranica, più spesso intraparenchimale o intraventricolare, e raramente subaracnoidea. Sintomi meno frequenti sono costituiti dall'epilessia, dalla cefalea, da un deficit neurologico progressivo. Tra gli altri sistemi di esordio, lo scompenso cardiaco è una manifestazione comune per angiomi di grosse dimensioni in etè infantile. La presenza di uno o più aneurismi associati ad una MAV intracranica non è infrequente. È stata proposta una classificazione in 4 tipi degli aneurismi associati a MAV: 1) aneurisma displasico (in sede non dipendente dalla MAV); 2) aneurisma prossimale (sul circolo di Willis, prossimale alla MAV); 3) aneurisma peduncolare (su un peduncolo vasale afferente alla MAV); 4) aneurisma intranidale. La scomparsa completa dell'angioma è un evento raro, con un totale di 65 casi documentati nella letteratura di lingua inglese al momento attuale. La teoria meglio documentata (attraverso studi seriati con risonanza) è la progressiva trombosi dell'unico scarico venoso. Ai fini del trattamento, l'aspetto più importante da valutare in un paziente con angioma cerebrale dovrebbe essere la probabilità di sanguinamento dell'angioma stesso; in altre parole, se fosse possibile stabilire un basso rischio di emorragia per un dato angioma, non sarebbe giustificato sottoporre il paziente ad un trattamento che comporti rischi più elevati. I due fattori anatomici più significativi per presentazione emorragica sono lo scarico venoso profondo e la stenosi venosa. Il rischio annuo di emorragia rimane un dato fondamentale per una decisione terapeutica. I dati più attendibili derivano da studi - prospettici o retrospettivi - condotti su larghe serie cliniche e con follow-up prolungato nel tempo. Da questi studi si ricava un rischio annuo di emorragia variabile: a) dal 1.7 al 4% per angiomi intatti al momento della diagnosi, e b) dal 2 al 3.9% per angiomi con pregressa emorragia. In un recente lavoro presentato dal nostro gruppo nel 1995 il rischio annuo di prima emorragia si attesta intorno al 2.8%, il rischio di seconda emorragia intorno al 3.5%, il rischio di terza emorragia intorno al 7.7%, ed il rischio annuo di morte rispettivamente intorno all '1.2%, 1.6% e 3%; si è notata una tendenza ad un maggior rischio di emorragia nelle MAV di volume superiore ai 20 cm3 e nelle MAV con drenaggio venoso estensivo. L'istituzione di uno studio cooperativo internazionale - con una componente retrospettiva e prospettica valutata con criteri omogenei nei differenti centri - porterebbe sicuramente ad una migliore definizione del rischio di emorragia e ad una più adeguata scelta terapeutica nei pazienti con angiomi cerebrali.
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Arêas, Alcebíades Martins, Maria Aparecida Cardoso Santos, and Edvaldo Sampaio Belizário. "O verbo em Giovanni Verga: considerações sobre o uso dos tempos e dos modos e os desafios para a tradução." Revista Italiano UERJ 13, no. 1 (October 17, 2022): 10. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2022.70749.

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Abstract:
RESUMO: O presente trabalho tem por objetivo apresentar a tradução de fragmentos retirados de alguns contos escritos por Giovanni Verga com foco na tradução para o português de alguns tempos e modos verbais do italiano. Nossa estratégia de tradução obedece ao escopo de buscar a melhor forma e o melhor conteúdo privilegiando a clareza e o sentido dos textos escolhidos para a língua portuguesa e partindo, sempre que possível e necessário, de uma perspectiva comparatista em que a tradução para outras línguas pode corroborar nossas escolhas.Palavras-chave: Giovanni Verga. Tempo Verbal. Modo Verbal. Tradução. ABSTRACT: Il presente lavoro si propone di presentare la traduzione di frammenti tratti da alcuni racconti scritti da Giovanni Verga, concentrandosi sulla traduzione in portoghese di alcuni tempi e modi verbali italiani. La nostra strategia di traduzione segue lo scopo di ricercare la migliore forma ed il miglior contenuto, dando priorità alla chiarezza e al significato dei testi scelti per la lingua portoghese e partendo, ove possibile e necessario, da una prospettiva comparativa in cui la traduzione in altre lingue può confermare le nostre scelte.Parole chiave: Giovanni Verga. Tempo Verbale. Modo Verbale. Traduzione. ABSTRACT: The present work aims to present the translation of fragments taken from some short stories written by Giovanni Verga, focusing on the translation into Portuguese of some Italian verbal tenses and modes. Our translation strategy follows the scope of seeking the best form and the best content, prioritizing the clarity and meaning of the texts chosen for the Portuguese language and departing, whenever possible and necessary, from a comparative perspective in which the translation into other languages can corroborate our choices.Keywords: Giovanni Verga. Verbal Tense. Verbal Mode. Translation.
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