Academic literature on the topic 'Letteratura teologica'

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Journal articles on the topic "Letteratura teologica"

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Chaves Dias, Elizangela. "MODELLI DI OSPITALITÀ E THEOXENIA NELLA BIBBIA." Perspectiva Teológica 51, no. 2 (August 31, 2019): 207. http://dx.doi.org/10.20911/21768757v51n2p207/2019.

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Abstract:
Questo saggio propone un approccio alla tematica dell’ospitalità in prospettiva biblico-teologica. L’ospitalità e la theoxenia sono generi letterari presenti anche nella letteratura extra-biblica, per cui, si cerca prima di individuare gli ele­menti specifici di questi generi letterari ad extra della Bibbia. Seguendo, poi, con lo studio di Gn 18,1-15 si cerca di identificare una grammatica simbolica e una struttura propria dei generi letterari dell’ospitalità e della theoxenia. Dai risultati ottenuti, si fa una analisi comparativa tra Gn 18,1-15 e Gn 19,1-29, per finalmente verificare l’intenzionalità teologica di Luca nell’utilizzare i sopraindicati generi lette­rari in Lc 7,36-50. Non si tratta soltanto di applicare il metodo di analisi del genere letterario, ma di identificare nei racconti biblici le tracce del genere di theoxenia e di ospitalità e la loro intenzionalità nelle pericopi prescelte per questo studio.
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2

Redaelli, Stefano. "I varchi della letteratura: tra scienza, follia e spiritualità." Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis. Studia de Cultura 1, no. 9 (2017): 280–88. http://dx.doi.org/10.24917/20837275.9.1.25.

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Abstract:
Abstrakt Nel novecento italiano spiccano scrittori nella cui opera la letteratura si è aperta ad altre discipline, come la scienza, la psichiatria, la teologia. In questo articolo si descrive lo scambio tra saperi attraverso l’immagine dei varchi, portando l’esempio di Primo Levi (nel varco tra letteratura e scienza) e Alda Merini (nel varco tra letteratura, follia, spiritualità). Se da una parte nella vita degli scrittori il varco è vissuto come spaccatura, dall’altra troviamo nella loro opera una fusione di saperi e linguaggi diversi, che concorrono a una rappresentazione più ampia della natura e dell’uomo. Literackie przejścia: między nauką, szaleństwem i duchowością We włoskiej literaturze XX wieku szczególnie wyróżniają się pisarze, w których twórczości literatura otwiera się na inne dyscypliny, takie jak nauka, psychiatria, teologia. W niniejszym artykule, używając metafory przejścia przedstawiona zostaje wymiana zachodząca pomiędzy różnymi dziedzinami wiedzy na przykładzie Primo Leviego (przejście między literaturą i nauką) i Aldy Merini (przejście między literaturą, szaleństwem i duchowością). O ile z jednej strony w życiu pisarzy tego typu przejście odczuwane jest jako pęknięcie, z drugiej – odnajdujemy w ich twórczości zespolenie różnych dziedzin wiedzy i języków, które przyczyniają się do pełniejszego zrozumienia natury i człowieka.
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Tambone, Vittoradolfo, and Giampaolo Ghilardi. "Metafisica dello zigote / Embryo’s metaphysics." Medicina e Morale 67, no. 6 (January 25, 2019): 653–76. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.561.

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Abstract:
Il lavoro prende in considerazione gli aspetti teologici e filosofici dello statuto metafisico dell’embrione umano. Dapprima si analizzano le fonti magisteriali e teologiche del tema, cercando di dare risposta alla domanda sull’origine morale della questione. Si delinea quindi il profilo epistemologico del problema, analizzando l’aspetto ontologico del tema e volendo dare risposta alla domanda cosa/chi sia l’embrione. Per fare questo si sviluppano due vie investigative parallele: si valutano gli impliciti filosofico-teoretici che hanno determinato la storia del dibattito; si analizzano le caratteristiche biologiche dell’embrione inerenti alla sua trasformazione seguendo tre direttrici. I “Lo zigote si trasforma”; II “segue indicazioni interne (che dà a se stesso); III “l’appartenenza alla specie parentale”. Si studiano dunque i principi metafisici del mutamento di cui lo zigote è protagonista; l’entelechia che viene oggi riscontrata a mezzo delle nuove conoscenze biologiche disponibili in letteratura; il profilo genetico che ci permette di sviluppare nuove considerazioni sull’appartenenza di specie oltre a quelle sull’individualità. ---------- This work takes into account the theological and philosophical perspectives related to the Embryo’s Metaphysics. Therefore, we firstly outline the magisterial sources of the theme, aiming to give an answer to the issue on the moral origin of the question. We outline then the epistemological side of the problem, analyzing the ontology of embryo and therefore trying to answer the question: what/who is the embryo. In order to achieve this goal, we follow two pathways: we look at the theoretical and philosophical roots of the debate on the embryo’s status; we study embryo’s biology inherent her transformation along three main directions. I) Embryo transforms herself; II) Embryo follows internal directions she gives herself; III) Embryo performs this task according to her species. In the end, we study the metaphysical principles of movement according to the kinematic nature of the embryo together with her entelechy and the genetic profile, which allow us to shed new light on embryo’s species and individuality.
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4

Sabbatino, Marcello. "«Se il savio uomo debba prender moglie». Boccaccio e la questione matrimoniale nel XIV e XV secolo." Quaderni d'italianistica 40, no. 1 (May 4, 2020): 7–39. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v40i1.34151.

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Abstract:
La contesa tra Venere celeste e Venere terrena, tra l’amore onesto e coniugale, che regola la comunità, e l’amore dilettevole e extraconiugale, che è fonte inesauribile di valore guerriero e di virtù cavalleresche nella società cortese, affascina il Boccaccio durante il soggiorno nella Napoli angioina. Se nel Filostrato celebra il trionfo dell’amore per diletto e nel Filocolo concilia il diletto con l’amore onesto, nel Teseida invece rappresenta le tensioni dell’eroina romanza sempre in bilico tra le due Veneri. Nel periodo napoletano Boccaccio trascrive due frammenti di polemica antimatrimoniale nello Zibaldone Laurenziano XXIX 8. Il primo è estratto dall’Adversus Jovinianum, nel quale Gerolamo cita un passo del De nuptiis di Teofrasto per affermare che il sapiente deve stare lontano dalle noie del matrimonio per dedicarsi totalmente agli studi. Il secondo, prelevato dalla Dissuasio di pseudo-Valerio, contiene rassegne di mogli pericolose e di mariti che soccombono alla loro malvagità, con l’obiettivo di rafforzare l’esortazione finale a non sposare Venere ma Pallade. All’archivio dello Zibaldone Boccaccio ritorna più volte, in particolare nelle opere postdecameroniane del periodo fiorentino (Corbaccio, Trattatello in laude di Dante, Esposizioni sopra la Comedia), quando sulle orme di Dante e sotto il magistero di Petrarca si congeda definitivamente dalla letteratura amorosa mezzana per dedicarsi alla letteratura elevata e agli studi teologici e filosofici. Lungo il Trecento e il Quattrocento, nel frequente riaccendersi in Europa del dibattito sul matrimonio, Geoffrey Chaucer, Leonardo Bruni, Leon Battista Alberti, Francesco e Ermolao Barbaro rimettono in gioco Teofrasto e pseudo-Valerio con la mediazione del Boccaccio.
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Odero, José Miguel. "Paolo PIFANO, Tra teologia e letteratura. Inquietudine e ricerca del sacro negli scrittori contemporanei, ed. Paoline, Milano 1990, 279 pp., 14 x 21." Scripta Theologica 26, no. 1 (February 5, 2018): 359. http://dx.doi.org/10.15581/006.26.16617.

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Obermájer, Ervin. "Párhuzamok a vértanúságba ágyazott hősiesség horizontján." Studia Theologica Transsylvaniensia 23, no. 1 (June 15, 2020): 167–75. http://dx.doi.org/10.52258/stthtr.2020.1.06.

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Abstract:
Se c’affrontiamo la realtà del secolo XXI., possiamo confermare, che l’archetipo dell’eroe non vive più nella quella forma in cui fu abituato nei secoli precedenti. Nello questo studio, l’autore desidera a presentarci l’evoluzione dell’immagine dell’eroismo attraverso tre vari campi della scienza umana. Analizzando il prototipo dell’eroe antico dal punto di vista della letteratura antica, riconosciamo un essere umano, il quale fu colpito dalla gloria terrena, la corona di alloro posta sulla testa dell’uomo e l’apprezzamento del popolo. Possiamo dire con massima certezza, che quest’immagine fu conservato attraverso dei secoli nella storia della maggior parte dei popoli. Nella storia del popolo ungherese (nel secolo XVII. e XX.) c’è un aspetto molto speciale dell’eroismo, in cui la battaglia dell’eroe contiene in più un additivo teologico-nazionale per cui l’eroe entra nel santuario del popolo, mostrandoci la sua battaglia soprannaturale per la fede in liberta nazionale. Alla fine, se ci pensiamo profondamente sul termine del martirio, ci rivela l’assioma, che il martirio autentico si trova nel cristianesimo, dove la battaglia dei fedeli è per lo scopo divino, per la gloria eterna. Questa battaglia, la gloria divina non è più egoista, ma guarda alla fede sublime e divina, e quest’aspetto fu coerente in ogni secolo della Chiesa, in Transilvania anche. Analizzando la vita dei Dieci Martiri di Transilvania, possiamo confermare che l’essenza della loro eroicità è identico di quella dei primi martiri della Chiesa primitiva, cioè l’idea del martirio cristiano è costantemente lo stesso.
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Maggi, Armando. "Il diavolo in Paradiso: Diritto, teologia e letteratura nel “Processus Satane” (sec. XIV). Beatrice Pasciuta. I libri di Viella 194. Rome: Viella, 2015. 270 pp. €26." Renaissance Quarterly 70, no. 2 (2017): 762–63. http://dx.doi.org/10.1086/693268.

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GUERRINI, LUIGI. "MAURO PESCE, L'ermeneutica biblica di Galileo e le due strade della teologia cristiana (Uomini e dottrine, 43). Roma: Edizioni di Storia e Letteratura, 2005. VII+240 pp., ISBN 8884982073." Nuncius 21, no. 2 (January 1, 2006): 398–99. http://dx.doi.org/10.1163/221058706x00865.

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Lincoln, Evelyn. "Erminia Ardissino. and Elisabetta Selmi., eds. Visibile teologia: Il libro sacro figurato in Italia tra Cinquecento e Seicento. Temi e Testi 101. Rome: Edizioni di storia e letteratura, 2012. xxvi + 464 pp. €68. ISBN: 978–88–6372–409–7." Renaissance Quarterly 66, no. 4 (2013): 1422–23. http://dx.doi.org/10.1086/675144.

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10

Laird, W. R. "Alfredo Damanti. Libertas philosophandi: Teologia e filosofia nella Lettera alla granduchessa Cristina di Lorena di Galileo Galilei. Temi e Testi 71. Rome: Edizioni di Storia e Letteratura, 2010. xxii + 538 pp. index. bibl. €65. ISBN: 978–88–6372–082–2." Renaissance Quarterly 64, no. 4 (2011): 1271–73. http://dx.doi.org/10.1086/664133.

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Dissertations / Theses on the topic "Letteratura teologica"

1

Autuori, Martina. "Tra ordo rerum e ordo verborum. ‛Verità’ e ‛realtà’ nella letteratura teologica del primo secolo XII: tre casi esemplari (Oddone di Tournai, Guglielmo di Champeaux, Roscellino di Compiègne)." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2015. http://hdl.handle.net/10556/1900.

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Abstract:
2013 - 2014
La storiografia della seconda metà del ventesimo secolo ha in più occasioni evidenziato la centralità del dibattito teologico emerso tra la seconda metà del secolo XI e i primi decenni del secolo XII per lo sviluppo di una prima compiuta riflessione sullo statuto epistemologico del sapere teologico e del suo linguaggio. Tra gli autori attivi in questo arco cronologico, particolare rilevanza assumono le figure di Oddone di Tournai, Guglielmo di Champeaux e Roscellino di Compiègne, maestri attivi in area francese, uniti dalla condivisione di un percorso curriculare comune ma divisi dalle posizioni assunte su quella che la storiografia ha comunemente (e in parte impropriamente) definito ‘questione degli universali’. La tesi si articola in tre capitoli, incentrati sulla disamina di testi utili alla ricostruzione delle più significative tesi dei tre maestri. In particolare, nel primo capitolo, sulla base delle informazioni tratte da commenti frammentari riportati alla luce in tempi recenti e attribuiti dagli studiosi in maniera non sempre unanime a Guglielmo di Champeaux, e delle Sententiae vel quaestiones raccolte in un florilegio noto come Liber Pancrisis, è stato possibile ricostruire le linee principali del curriculum studiorum delle scuole a cavallo tra i secoli XI e XII, di cui Guglielmo era – agli occhi dei contemporanei e a dispetto di quanto sia passato alla storia attraverso la testimonianza abelardiana – una delle colonne portanti (columna doctorum). Si delinea, dunque, dall'analisi di questi materiali, la figura di un rinomato magister pienamente coerente con il paradigma epistemologico della tradizione aristotelico-boeziana e con il conseguente esemplarismo di matrice agostiniana. Nel suo magistero, Guglielmo utilizza gli strumenti provenienti dalla sapienza antica calati nelle forme di un sapere moderno, elaborando così, nel vivo del dibattito tra antiqui e moderni, una sottile speculazione teologica. I temi principali, dal peccato originale all’incarnazione, sono stati, nel presente lavoro, ricollocati, rispetto all’ordine attribuito dall’editore moderno delle Sententiae, in un percorso che evidenzia una visione platonizzante del reale che, da un punto di vista logico, conduce il pensiero ad ascendere dalle res agli universali mentre, da un punto di vista teologico, presupponendo l’esistenza dei principi di tutte le cose nel Verbo divino, postula una discesa del reale da tali principi. Il capitolo presta particolare attenzione al lessico utilizzato da Guglielmo e alla riproposizione della partizione neoplatonica e, ancora una volta, boeziana della facoltà conoscitive dell'uomo. Lo studio delle arti del trivio, scienze del discorso umano, costituisce infatti la base per indirizzare l’uomo verso una comprensione del discorso divino quale sapere teologico. È nell’incontro di tali discipline e nella coesistenza dei loro intenti che, in quella che sembra essere la proposta speculativa di Guglielmo, si determinano i presupposti di una teoria della conoscenza capace di assicurare al suo interno la fondamentale coesione tra l’ordine dell’universo – così come è stato pensato e creato da Dio – e la capacità affidata all’uomo di ricostruirne la struttura. L’insegnamento della dialettica, l’allontanamento dall’attività magistrale, la scelta del silenzio e del deserto interiore, la dimensione comunitaria della vita religiosa adattata all’ideale eremitico e il concreto impegno, in veste di vescovo, nella riforma di una Chiesa sempre più dilaniata dagli scontri tra papato e impero, accomunano la figura di Oddone di Tournai ai percorsi esistenziali degli altri attori – come lui non protagonisti – del passaggio dal secolo XI al XII, come nel caso specifico del maestro di Champeaux. È, dunque, forse possibile parlare di una linea di pensiero condivisa, capace di intercettare autori geograficamente e spiritualmente distanti tra loro; si tratta di quella linea che pur avendo avuto un cominciamento lontano si è accresciuta nel corso dei secoli dell’alto Medioevo, nutrendosi del contributo di tutti coloro che, attraverso diverse forme, hanno partecipato, nell’adesione a un paradigma esemplarista, dell’ideale platonico calandolo in una realtà storico-culturale di volta in volta differente. Il secondo capitolo si articola principalmente sull’analisi di una delle opere di Oddone, il De peccato originali, dalla cui lettura emergono il metodo dialettico utilizzato dal maestro per sciogliere le numerose difficoltà dogmatiche che emergono nell'analisi filosofico-dottrinaria del tema del peccato originale e, al contempo, il lessico e la struttura epistemologica del medesimo paradigma già evidenziato nel capitolo precedente. La teatrale riproposizione del dibattito tra le diverse dottrine che si sono avvicendate nel corso dei secoli sul tema del peccato originale messa in campo da Oddone consente, in misura ancora maggiore rispetto all’esperienza del laboratorio teologico delle Sententiae di Guglielmo, di entrare nel vivo di un dibattito la cui portata, nell’imminente passaggio di paradigma, sarebbe stata non solo teologica ma anche e soprattutto epistemologica. Tutto questo esploderà in un vero e proprio conflitto dottrinario – analizzato nel terzo e ultimo capitolo – i cui protagonisti (Roscellino, Abelardo e Anselmo) si colpiscono vicendevolmente con il gladius della dialettica; la tesi punta dunque a evidenziare – anche grazie a una mirata collocazione delle diverse opere analizzate in un climax di crescente intensità espressiva – la drammaticità speculativa di un momento di passaggio della storia della filosofia medievale costituito, al contempo, da grande ricchezza speculativa, ma anche da una forte frammentazione terminologica e dottrinaria. Nel terzo capitolo, l’analisi del pensiero di Roscellino di Compiègne – solitamente collocato agli antipodi del realismo caratterizzante le posizioni dei primi due autori – e del dibattito sul tema trinitario innescato dall’applicazione della dottrina nominalista alla sostanza divina nasce dall'esigenza di condurre una valutazione sulla terminologia utilizzata nei testi presi in esame che costituisce il loro perimetro di condivisione. L'unico testo a disposizione degli studiosi per ricostruire la dottrina di Roscellino, una lettera diffamatoria indirizzata ad Abelardo, intercetta, nell'incontro con altre significative testimonianze, in modo particolare l’Epistola de Incarnatione Verbi di Anselmo, una Epistola indirizzata al vescovo di Parigi e la Theologia Summi Boni di Abelardo, le rotte su cui si muoveva il dibattito teologico nel fertile periodo preso in esame in questo lavoro. La scelta di mettere in relazione la posizione di Roscellino con quelle ‘realiste’ di Guglielmo e Oddone offre, per il tramite di una analisi testuale – particolarmente attenta alla scelte terminologiche e alle differenze che vocaboli fondamentali, quali substantia, essentia, persona, singularitas, communitas, idem e diverso – un viaggio in un melieu culturale, filosofico e religioso in cui la ‘verità’ poteva e doveva ancora essere raccontata attraverso una ‘realtà’ il più possibile vicina a quella pensata da Dio, nella più esaustiva corrispondenza di ordo rerum, ordo verborum e ordo idearum.[a cura dell'autore]
XIII n.s.
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PESSINA, ANNA. "ANALISI FILOLOGICA E STORICO-TEOLOGICA DI UN INNO PASQUALE PRIMIGENIO. IL CASO DI Mt 27,51b - 53." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/63895.

Full text
Abstract:
L’elaborato analizza e ricostruisce la storia del testo del brano neotestamentario di Mt 27,51b-53. Il breve componimento, di natura innodica, assume particolare rilievo per la sua collocazione all’interno del racconto della passione, cuore dell’annuncio evangelico. Attraverso l’applicazione di una metodologia che tenga conto delle peculiarità di origine, redazione e trasmissione della letteratura protocristiana, il passo in questione è assunto come caso di studio per una rivalutazione, nella constitutio textus del Nuovo Testamento, della c.d. tradizione indiretta, non sempre adeguatamente valutata dalla filologia tradizionale. Il lavoro è strutturato in due macro-sezioni: la prima, filologica, volta a far emergere, attraverso l’analisi delle citazioni indirette, la forma testuale più antica. Particolare attenzione è rivolta all’espressione «dopo la sua risurrezione», non presente nella fase primitiva del testo. La seconda sezione, storico-teologica, analizza il contesto di formazione e utilizzo della pericope, avallando l’ipotesi di un’origine innodica del brano. Esso sarebbe stato un materiale liturgico precedente, forse giudeo-cristiano, a disposizione della comunità e fatto qui confluire dal redattore del Vangelo per celebrare il sacrificio di Gesù. Vengono, infine, indagate le motivazioni teologiche che potrebbero aver contribuito, tra il III e il IV secolo, alla modifica del dettato testuale più antico.
The thesis aims to reconstruct the history of the text of Matt 27:51b-53. This brief composition, probably a hymn, is particularly relevant for its arrangement in the passion narrative, which is the most important point of the Gospel’s kerygma. By applying a methodology that takes into consideration the peculiarity of the origin, the redaction, and the transmission of the earliest Christian literature, these verses are assumed as a study case, in order to value the indirect tradition in the reconstruction of the text of the New Testament. The work is divided into two parts: the first one, philological, brings out, through the indirect quotations, the earliest form of the text, which is partly different from the canonical one. Here, the sentence «after his resurrection» is relevant because it was not present in the primitive text. The second section analyses the context and the employment of the Matthean pericope in order to confirm the hypothesis of the hymn. It might have been a liturgical material, perhaps Jewish-Christian, used by the community and added to the Gospel by the redactor. Finally, this study takes into account the theological reasons that could have caused, within the third and fourth centuries, the modification of the earliest text.
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PESSINA, ANNA. "ANALISI FILOLOGICA E STORICO-TEOLOGICA DI UN INNO PASQUALE PRIMIGENIO. IL CASO DI Mt 27,51b - 53." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/63895.

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Abstract:
L’elaborato analizza e ricostruisce la storia del testo del brano neotestamentario di Mt 27,51b-53. Il breve componimento, di natura innodica, assume particolare rilievo per la sua collocazione all’interno del racconto della passione, cuore dell’annuncio evangelico. Attraverso l’applicazione di una metodologia che tenga conto delle peculiarità di origine, redazione e trasmissione della letteratura protocristiana, il passo in questione è assunto come caso di studio per una rivalutazione, nella constitutio textus del Nuovo Testamento, della c.d. tradizione indiretta, non sempre adeguatamente valutata dalla filologia tradizionale. Il lavoro è strutturato in due macro-sezioni: la prima, filologica, volta a far emergere, attraverso l’analisi delle citazioni indirette, la forma testuale più antica. Particolare attenzione è rivolta all’espressione «dopo la sua risurrezione», non presente nella fase primitiva del testo. La seconda sezione, storico-teologica, analizza il contesto di formazione e utilizzo della pericope, avallando l’ipotesi di un’origine innodica del brano. Esso sarebbe stato un materiale liturgico precedente, forse giudeo-cristiano, a disposizione della comunità e fatto qui confluire dal redattore del Vangelo per celebrare il sacrificio di Gesù. Vengono, infine, indagate le motivazioni teologiche che potrebbero aver contribuito, tra il III e il IV secolo, alla modifica del dettato testuale più antico.
The thesis aims to reconstruct the history of the text of Matt 27:51b-53. This brief composition, probably a hymn, is particularly relevant for its arrangement in the passion narrative, which is the most important point of the Gospel’s kerygma. By applying a methodology that takes into consideration the peculiarity of the origin, the redaction, and the transmission of the earliest Christian literature, these verses are assumed as a study case, in order to value the indirect tradition in the reconstruction of the text of the New Testament. The work is divided into two parts: the first one, philological, brings out, through the indirect quotations, the earliest form of the text, which is partly different from the canonical one. Here, the sentence «after his resurrection» is relevant because it was not present in the primitive text. The second section analyses the context and the employment of the Matthean pericope in order to confirm the hypothesis of the hymn. It might have been a liturgical material, perhaps Jewish-Christian, used by the community and added to the Gospel by the redactor. Finally, this study takes into account the theological reasons that could have caused, within the third and fourth centuries, the modification of the earliest text.
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SEGATO, GIULIO. "THE AMERICAN COMEDY. TEMI, INNOVAZIONI E TEOLOGIA NELL'OPERA DI ELMORE LEONARD." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/45734.

Full text
Abstract:
Il giudizio di molti critici e biografi nei confronti di Elmore Leonard è stato tanto positivo quanto un po’ superficiale: è uno dei più validi scrittori di crime fiction americani grazie alla sua particolare ‘prosa cinematografica’ e al suo orecchio per i dialoghi dei personaggi. Credo che invece nelle narrazioni di Leonard ci siano molti altri aspetti degni d’interesse che il mio lavoro cercherà di indagare. Prima di scrivere ‘romanzi del crimine’ (dal 1969, con la pubblicazione di The Big Bounce) Leonard si era specializzato in racconti e romanzi western con cui sperimentò la sua distintiva tecnica narrativa basta sul discorso indiretto libero e altre innovazioni tematiche. Questa tesi esamina principalmente tre caratteristiche fondamentali dell’opera di Leonard. Anzitutto, nei suoi libri non c’è mai una vera e propria indagine. I lettori sanno già dalle prime pagine chi è il colpevole del crimine e il detective stesso lo scopre poco dopo. Tuttavia, l’eroe non riesce ad arrestare il responsabile a causa di continui impedimenti burocratici. La ricerca delle prove necessarie a incastrare il delinquente si trasforma quindi in una sfida personale che metterà a dura prova l’eroe e la sua coscienza. La seconda caratteristica riguarda le scelte narratologiche dello scrittore, che ha sviluppato un uso singolare del punto di vista. Leonard racconta le sue storie attraverso un narratore onnisciente in terza persona, solo apparentemente neutrale. In realtà, il punto di vista della narrazione continua spostarsi durante la storia, per cui ogni capitolo può essere narrato dal punto di vista di ogni personaggio (anche di un morto, come avviene in Glitz). La scelta di usare un particolare punto di vista non è solo una mera faccenda tecnica ma è anche e soprattutto una questione morale, che rende i libri di Leonard piuttosto disturbanti per il lettore attento. Infine, Leonard, che ha avuto un’educazione cattolica, tende a nascondere dilemmi teologici nelle intercapedini delle sue storie grottesche. Ad esempio, nei suoi romanzi la violenza non è mai la soluzione più giusta – non si configura una violenza necessaria – per cui i suoi eroi preferiscono dialogare con i criminali, o abbandonare la scena, piuttosto che sparare.
Critics and biographers have summarized Elmore Leonard’s work too easily: he was one of the best crime novels writers in America because of his “cinematic” prose and his unerring ear for the voices of the characters. I think there are much more issues in Leonard’s narratives, so my thesis is focused on investigating other distinctive traits of his novels. Leonard actually wrote westerns for many years before first trying his hand at crime fiction (in The Big Bounce 1969), the genre that gave him great fame. My thesis basically examines three distinguishing features. First, in Leonard’s books there is almost never any process of detection. Readers generally know from the very beginning who the murderer is, and in many cases the detective finds out soon after, but he is always prevented from arresting or killing him at once. What prolongs his pursuit is generally not a process of investigation but rather a frustrating combination of legal procedural constraints that are often portrayed as arbitrary, and the killer’s own animal willingness and absurd good luck. Secondly, Leonard, in his narrative, develops a very distinctive point of view. The writer always tells his stories from the omniscient point of view in the third person, only apparently neutral. In Leonard’s novels any chapter can be narrated from the perspective of any character (even a murder victim as in Glitz). This issue is not only a technical problem, it is a moral one, who makes Leonard’s novels disturbing to the reader. Finally Leonard, who had a catholic education and a deep knowledge of the Bible, hides theological issues in his grotesque crime stories. For example, in his novels violence is never the right solution, never necessary, as his heroes prefer talking with the villain or leaving, instead of shooting him.
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SEGATO, GIULIO. "THE AMERICAN COMEDY. TEMI, INNOVAZIONI E TEOLOGIA NELL'OPERA DI ELMORE LEONARD." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/45734.

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Abstract:
Il giudizio di molti critici e biografi nei confronti di Elmore Leonard è stato tanto positivo quanto un po’ superficiale: è uno dei più validi scrittori di crime fiction americani grazie alla sua particolare ‘prosa cinematografica’ e al suo orecchio per i dialoghi dei personaggi. Credo che invece nelle narrazioni di Leonard ci siano molti altri aspetti degni d’interesse che il mio lavoro cercherà di indagare. Prima di scrivere ‘romanzi del crimine’ (dal 1969, con la pubblicazione di The Big Bounce) Leonard si era specializzato in racconti e romanzi western con cui sperimentò la sua distintiva tecnica narrativa basta sul discorso indiretto libero e altre innovazioni tematiche. Questa tesi esamina principalmente tre caratteristiche fondamentali dell’opera di Leonard. Anzitutto, nei suoi libri non c’è mai una vera e propria indagine. I lettori sanno già dalle prime pagine chi è il colpevole del crimine e il detective stesso lo scopre poco dopo. Tuttavia, l’eroe non riesce ad arrestare il responsabile a causa di continui impedimenti burocratici. La ricerca delle prove necessarie a incastrare il delinquente si trasforma quindi in una sfida personale che metterà a dura prova l’eroe e la sua coscienza. La seconda caratteristica riguarda le scelte narratologiche dello scrittore, che ha sviluppato un uso singolare del punto di vista. Leonard racconta le sue storie attraverso un narratore onnisciente in terza persona, solo apparentemente neutrale. In realtà, il punto di vista della narrazione continua spostarsi durante la storia, per cui ogni capitolo può essere narrato dal punto di vista di ogni personaggio (anche di un morto, come avviene in Glitz). La scelta di usare un particolare punto di vista non è solo una mera faccenda tecnica ma è anche e soprattutto una questione morale, che rende i libri di Leonard piuttosto disturbanti per il lettore attento. Infine, Leonard, che ha avuto un’educazione cattolica, tende a nascondere dilemmi teologici nelle intercapedini delle sue storie grottesche. Ad esempio, nei suoi romanzi la violenza non è mai la soluzione più giusta – non si configura una violenza necessaria – per cui i suoi eroi preferiscono dialogare con i criminali, o abbandonare la scena, piuttosto che sparare.
Critics and biographers have summarized Elmore Leonard’s work too easily: he was one of the best crime novels writers in America because of his “cinematic” prose and his unerring ear for the voices of the characters. I think there are much more issues in Leonard’s narratives, so my thesis is focused on investigating other distinctive traits of his novels. Leonard actually wrote westerns for many years before first trying his hand at crime fiction (in The Big Bounce 1969), the genre that gave him great fame. My thesis basically examines three distinguishing features. First, in Leonard’s books there is almost never any process of detection. Readers generally know from the very beginning who the murderer is, and in many cases the detective finds out soon after, but he is always prevented from arresting or killing him at once. What prolongs his pursuit is generally not a process of investigation but rather a frustrating combination of legal procedural constraints that are often portrayed as arbitrary, and the killer’s own animal willingness and absurd good luck. Secondly, Leonard, in his narrative, develops a very distinctive point of view. The writer always tells his stories from the omniscient point of view in the third person, only apparently neutral. In Leonard’s novels any chapter can be narrated from the perspective of any character (even a murder victim as in Glitz). This issue is not only a technical problem, it is a moral one, who makes Leonard’s novels disturbing to the reader. Finally Leonard, who had a catholic education and a deep knowledge of the Bible, hides theological issues in his grotesque crime stories. For example, in his novels violence is never the right solution, never necessary, as his heroes prefer talking with the villain or leaving, instead of shooting him.
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6

Stefanoni, Giuliano <1986&gt. "La sessualità nelle argomentazioni teologiche di Tommaso d'Aquino ed Abu Hamid al-Ghazali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16403.

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Abstract:
L'elaborato prenderà in considerazione gli argomenti avanzati dai due grandi autori in merito alla tematica della sessualità, ssecondo quanto desunto dal confronto tra due delle loro opere principali.
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7

Giardini, M. "'EGO, PRESBITER IOHANNES, DOMINUS SUM DOMINANTIUM': LA TEOLOGIA POLITICA DELLA 'LETTERA DEL PRETE GIANNI' (XII SECOLO)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/159638.

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Abstract:
The thesis deals with the origins of the legend of Prester John, in the 12th century, attempting to to shed a light upon the political implications of its marvellouos contents. After a survey of the different interpretations expressed by scholars in the 19th and 20th century, the thesis analyzes the main aspects of the legend at the very beginning of its development, in the frame of the cultural, theological and political principles and assumptions of the traditions that originated it.
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Mancini, Francesca. "La visione dell'ebreo in Martin Luther e la sua ricezione nell'età dell'Ortodossia luterana." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427532.

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Abstract:
The dissertation is about Martin Luther's depiction of the Jew and its influence on Lutheran theologians and preachers in 16th and 17th century-Germany. Most of Lutheran clergymen considered the Jew as a rhetorical device, which could be used to achieve many goals, such as proving the valifity of Lutheran doctrine, imparting catechistic knowledge to the parishioners, and asserting the parson's authority.
La tesi di dottorato riguarda la visione dell'ebreo in Martin Luther e la sua ricezione da parte dei teologi e predicatori luterani durante l'età dell'Ortodossia.
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9

SARTORI, PAOLO. "La Bibbia e la Certosa. Letture dal De Tralatione Bibliae di Petrus Sutor (1525) sullo sfondo del contrasto tra Erasmo e i teologi di Parigi e Lovanio." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/173.

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Abstract:
Prima parte: L'analisi del rapporto tra spiritualità certosina e devotio moderna consente di individuare il contesto in cui maturò ed ebbe fortuna il De tralatione Bibliae di Petrus Sutor, monaco certosino. La spiritualità certosina ebbe forte influsso sulla Congregazione di Montaigu, espressione estrema della devotio moderna, nella quale lo stesso Sutor fu massima autorità spirituale in qualità di priore della Certosa di Parigi. Alla Congregazione di Montaigu appartennero i principali oppositori di Erasmo nel campo della filologia biblica nell'area di Parigi e Lovanio. In essa ebbe fortuna l'opera di Sutor, anche se il mondo di Montaigu mostra due facce. Il mondo parigino di Montaigu risulta infatti più conservatore di quello lovaniense, che nelle figure di Iacobus Latomus e Frans Titelmans mostra una certa apertura all'umanesimo. Seconda parte e appendice: i contenuti del De tralatione Bibliae mostrano i rapporti di Sutor con altri oppositori erasmiani, Stunica in particolare. Emergono le fonti che stanno alla base delle informazioni storiche fornite da Sutor, tra cui emerge Petrus Comestor, e la risonanza del De tralatione Bibliae negli ambienti culturali inglesi, in particolare in John Fisher.
First Part: In order to supply with due context Sutor's De tralatione Bibliae, it is necessary to rediscover the interplay between Carthusian spirituality and devotio moderna. The carthusian influence was particulary strong in the Congregation of Montaigu, which formed an extreme wing of devotio moderna. Sutor himself played a very important role in the Congregation of Montaigu having been his major authority for three years as Prior of the Parisian Charterhouse. The main critics of Erasmus in the field of biblical philology, who were active in Paris and Louvain theological units belonged to the Montaigu Congregation. There were differences between the Paris and Louvain Montaigu cultural and spiritual habits. Louvain shows a particular trend to moderation and acceptance of some fundamental humanistic issues, that we can trace in Iacobus Latomus and Francis Titelmans. Second Part and Appendix: The contents of Sutor's De tralatione Bibliae display the relationship between Sutor and other critics of Erasmus, in particular Stunica. Through the text we rediscover the different sources Sutor uses in order to supply the reader with historical information, especially Petrus Comestor, and we can identify some echoes of Sutor's works in John Fisher and the English cultural circles.
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10

SARTORI, PAOLO. "La Bibbia e la Certosa. Letture dal De Tralatione Bibliae di Petrus Sutor (1525) sullo sfondo del contrasto tra Erasmo e i teologi di Parigi e Lovanio." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/173.

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Abstract:
Prima parte: L'analisi del rapporto tra spiritualità certosina e devotio moderna consente di individuare il contesto in cui maturò ed ebbe fortuna il De tralatione Bibliae di Petrus Sutor, monaco certosino. La spiritualità certosina ebbe forte influsso sulla Congregazione di Montaigu, espressione estrema della devotio moderna, nella quale lo stesso Sutor fu massima autorità spirituale in qualità di priore della Certosa di Parigi. Alla Congregazione di Montaigu appartennero i principali oppositori di Erasmo nel campo della filologia biblica nell'area di Parigi e Lovanio. In essa ebbe fortuna l'opera di Sutor, anche se il mondo di Montaigu mostra due facce. Il mondo parigino di Montaigu risulta infatti più conservatore di quello lovaniense, che nelle figure di Iacobus Latomus e Frans Titelmans mostra una certa apertura all'umanesimo. Seconda parte e appendice: i contenuti del De tralatione Bibliae mostrano i rapporti di Sutor con altri oppositori erasmiani, Stunica in particolare. Emergono le fonti che stanno alla base delle informazioni storiche fornite da Sutor, tra cui emerge Petrus Comestor, e la risonanza del De tralatione Bibliae negli ambienti culturali inglesi, in particolare in John Fisher.
First Part: In order to supply with due context Sutor's De tralatione Bibliae, it is necessary to rediscover the interplay between Carthusian spirituality and devotio moderna. The carthusian influence was particulary strong in the Congregation of Montaigu, which formed an extreme wing of devotio moderna. Sutor himself played a very important role in the Congregation of Montaigu having been his major authority for three years as Prior of the Parisian Charterhouse. The main critics of Erasmus in the field of biblical philology, who were active in Paris and Louvain theological units belonged to the Montaigu Congregation. There were differences between the Paris and Louvain Montaigu cultural and spiritual habits. Louvain shows a particular trend to moderation and acceptance of some fundamental humanistic issues, that we can trace in Iacobus Latomus and Francis Titelmans. Second Part and Appendix: The contents of Sutor's De tralatione Bibliae display the relationship between Sutor and other critics of Erasmus, in particular Stunica. Through the text we rediscover the different sources Sutor uses in order to supply the reader with historical information, especially Petrus Comestor, and we can identify some echoes of Sutor's works in John Fisher and the English cultural circles.
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Books on the topic "Letteratura teologica"

1

Küng, Hans. Maestri di umanità. Milano: Rizzoli, 1989.

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Ballarini, Marco. Teologia e letteratura. Brescia: Morcelliana, 2015.

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3

I Padri cappadoci: Storia, letteratura, teologia. Roma: Citta Nuova, 2008.

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4

Anticristo: Letteratura, cinema, storia, teologia, filosofia, psicoanalisi. Padova: Il poligrafo, 2012.

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5

Gastaldelli, Ferruccio. Scritti di letteratura, filologia e teologia medievali. Spoleto (Perugia): Centro italiano di studi sull'alto Medioevo, 2000.

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6

Gastaldelli, Ferruccio. Scritti di letteratura, filologia e teologia medievali. Spoleto (Perugia): Centro italiano di studi sull'alto Medioevo, 2000.

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7

Venuti, Massimo. Il Vangelo & la storia: Letteratura & teologia nel Seicento inglese. Milano: Ares, 2006.

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8

Tra teologia e letteratura: Inquietudine e ricerca del sacro negli scrittori contemporanei. Torino: Edizioni Paoline, 1990.

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9

Guerriero, Elio. Il dramma di Dio: Letteratura e teologia in Hans Urs von Balthasar. Milano: Jaca book, 1999.

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10

George Frederick Nott (1768-1841): Un ecclesiastico anglicano tra teologia, letteratura, arte, archeologia, bibliofilia e collezionismo. Roma: Scienze e lettere editore commerciale, 2012.

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