Academic literature on the topic 'Letteratura russa XVIII secolo'

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Journal articles on the topic "Letteratura russa XVIII secolo"

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Segel, Harold B., and Nicoletta Marcialis. "Caronte e Caterina: Dialoghi dei morti nella letteratura russa del XVIII secolo." Russian Review 50, no. 1 (January 1991): 84. http://dx.doi.org/10.2307/130215.

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Page, Tanya. "Nicoletta Marcialis. Caronte e Caterina: Dialoghi dei morti nella letteratura russa dei XVIII secolo. (Pubblicazioni dei dipartimento di Lingue e Letterature Comparate delia II universita degli studi di Roma.) Roma: Bulzoni editore, 1989. 307 pp. L. 28.000 (paper)." Canadian-American Slavic Studies 27, no. 1-4 (1993): 364–66. http://dx.doi.org/10.1163/221023993x00388.

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Sárközy, Péter. "Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria." Italianistica Debreceniensis 25 (March 29, 2020): 20–35. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5552.

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Abstract:
La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.
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Lavenia, Vincenzo. "Metodo, ragione, guerra. La letteratura catechetica per i soldati nel XVIII secolo." SOCIETÀ E STORIA, no. 154 (February 2017): 767–85. http://dx.doi.org/10.3280/ss2016-154008.

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Comberiati, Daniele, and Alessandra Giro. "Straniamenti e spaesamenti a confronto nella letteratura italiana ed europea del XVIII e XIX secolo." Incontri. Rivista europea di studi italiani 36, no. 1 (September 9, 2021): 7–17. http://dx.doi.org/10.18352/inc11003.

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Farinella, Calogero. "Caleb Williams, o l’umamanità divisa: letteratura e politica in William Godwin." ACME 74, no. 1 (November 26, 2021): 99–116. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/16794.

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Abstract:
Storico dai molteplici interessi, bibliotecario, musicista, uomo di cultura e grande modernista, studioso, in particolare, dell’Italia settecentesca, Calogero Farinella ci ha prematuramente lasciati nel giugno del 2019, a poco più di sessanta anni. Le sue pubblicazioni sulla Genova del Settecento e sulla scienza illuminista (veronese specialmente: Francesco Bianchini, Anton Mario Lorgna e l’Accademia dei Quaranta) fanno e faranno sempre data negli studi di storia della cultura. Allievo tra i più brillanti di Salvatore Rotta (1926-2001), dal quale mutuò la passione per il XVIII secolo in particolare, Farinella si laureò sotto la sua guida su William Godwin (1756-1836), padre di Mary Shelley, filosofo e scrittore politico di area libertaria, che, con la sua fondamentale opera, marchia a fuoco il passaggio, in Gran Bretagna, dai Lumi al Romanticismo. Sulla figura e gli scritti di Godwin, ricavandoli dalla propria dissertazione di laurea, Farinella estrasse e pubblicò, negli anni Ottanta del secolo scorso, due articoli, apparsi nel volume della «Miscellanea storica ligure» contenente gli Studi in onore di Francesco Cataluccio (William Godwin ed il suo Journal all’epoca della Rivoluzione Francese, xv, 1984), e poi su Studi settecenteschi (Il governo più semplice. Il mito democratico-repubblicano in William Godwin, viii, 1987). Un terzo ampio articolo, che contiene spunti davvero interessanti sul romanzo utopistico di Godwin, rimase inedito, sino a oggi, malgrado l’oggettivo e rilevante valore del contributo di Farinella. Crediamo, pertanto, di fare cosa gradita alla memoria dell’amico e dello studioso pubblicandolo per la prima volta, in questa sede.
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7

Muecke, Frances. "Orazio nella letteratura italiana: Commentatori, traduttori, editori italiani di Quinto Orazio Flacco dal XV al XVIII secolo (review)." Parergon 22, no. 2 (2005): 225–26. http://dx.doi.org/10.1353/pgn.2006.0029.

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Donnici, Fabio. "Collezioni e collezionisti di reperti archeologici in Basilicata tra il XVIII e gli inizi del XX secolo." ACME 74, no. 2 (September 14, 2022): 41–94. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/18662.

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Abstract:
Ad oggi non esistono in letteratura studi specificatamente dedicati al collezionismo privato di antichità in Basilicata, al contrario di quanto avvenuto in altre regioni limitrofe del Meridione d’Italia. Eppure, ad un’attenta disamina delle fonti bibliografiche e archivistiche – queste ultime per lo più inedite – disponibili, appare evidente come questo territorio molto ricco sotto il profilo archeologico abbia in realtà conosciuto, tra il XVIII e gli inizi del XX secolo, numerose ed importanti esperienze collezionistiche a livello locale. Nel presente contributo si cercherà per la prima volta non solo di enuclearne sistematicamente episodi e protagonisti principali, ma anche di delinearne alcune linee di tendenza generali e seguirne l’evoluzione di forme e contenuti nel corso del tempo. L’intento che si vuole perseguire, in altre parole, è quello di giungere ad una messa a fuoco della “cultura collezionistica” lucana, la quale pare perfettamente inserirsi e trovare ragion d’essere nella più ampia cultura antiquaria italiana e europea del periodo considerato, offrendo al contempo nuovi dati per la conoscenza di una delle sue espressioni più peculiari: la pratica di ricercare e raccogliere testimonianze materiali del passato al fine di elaborare nuove costruzioni identitarie nel presente.
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Porta, Pier Luigi. "Adam Smith’s Subjective Stance. A Comment on Professor Hutchison’s « Before Adam Smith »." Journal of Public Finance and Public Choice 7, no. 3 (October 1, 1989): 191–201. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344811.

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Abstract:
Abstract Terence Hutchison ha magistralmente passato in rassegna la letteratura economica del XVII e XVIII secolo nel suo recente volume Before Adam Smith (1988). Il presente lavoro intende toccare soltanto un punto del volume di Hutchison, ossia l’interpretazione della teoria del valore di Adam Smith: si tratta della ripresa di una interpretazione già presente in precedenti scritti di Hutchison, che qui diventa in qualche misura il punto di arrivo della sua esposizione.In breve, il presente lavoro sostiene che finché si rivolge a Smith l’accusa di avere dato occasione alia storia dell’analisi economica di deviare rispetto alia impostazione della teoria del valore basata su utilità e scarsità, l’accusa può trovare qualche fondamento.Ma se di qui si passa ad affermare che Smith ha per questo abbandonato la concezione soggettivistica dell’economia, allora la tesi ò criticabile anche a prescindere da ogni discussione sull’impiego del concetto di utilità da parte di Smith: in particolare la distinzione tra soggettivismo e oggettivismo non coincide con quella tra utilità e costo.
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Miletti, Marco Nicola. "Le facce d’un diamante. Appunti per una storia dell’immediatezza nella procedura penale italiana." Revista Brasileira de Direito Processual Penal 7, no. 2 (August 29, 2021): 827. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v7i2.596.

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Abstract:
Il saggio ripercorre alcune tappe dell’evoluzione del principio di immediatezza nella procedura penale italiana, entro l’arco cronologico compreso tra la fine del secolo XVIII e il codice Finocchiaro-Aprile del 1913. Dopo una breve rassegna delle diverse definizioni del lemma e un cenno diacronico alla demarcazione dal concetto di oralità, la ricerca muove dagli spunti offerti da ‘pionieri’ quali Francesco Mario Pagano e Niccola Nicolini; esamina la letteratura europea (francese e, soprattutto, tedesca) che permeò la riflessione dei giuristi italiani; quindi si addentra nella stagione post-unitaria. Quest’ultima fu connotata dal contrasto tra un codice di rito (1865) ancora prettamente inquisitorio e una dottrina tutt’altro che compatta: se i primi commentari e, ancor piú, la scuola carrariana classificavano l’immediatezza tra i canoni inderogabili della giustizia liberale, la scuola positiva vi scorgeva un indebito cedimento alle interferenze popolari ed emotive nel dibattimento. La lunga elaborazione del codice Finocchiaro-Aprile non solo stimolò un serrato confronto dottrinale ma partecipò a quel movimento per l’oralità grazie al quale Chiovenda confidava di modernizzare il rito civile e penale.
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Dissertations / Theses on the topic "Letteratura russa XVIII secolo"

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Saveleva, Aleksandra <1979&gt. "L'immagine di Roma nella cultura russa tra fine XVIII secolo e inizio XIX secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6642/1/SAVELYEVA_ALEXANDRA_TESI.pdf.

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Abstract:
Nella tesi si osserva come nella cultura russa cambiava l’immagine di Roma. Se ancora alla fine del settecento l’antichità romana poteva risultare solamente uno strumento retorico-filologico da utilizzare per fare il proprio discorso più convincente, la generazione dei decabristi la stessa antica romanità la accostava alla cultura e storia russe tramite gli elevati ideali civici. La romanità ora risultava uno strumento di analisi della esperienza storica e politica della Russia anche nel contesto europeo. Da qui nasceva una serie di modelli russi legati all’antica Roma: il Catone di Radiscev, il Bruto dei decabristi, ecc. Vi attingeva generosamente anche una corrente di lirica russo-antica con i suoi ricchi riferimenti agli autori classici, Ovidio, Tacito, Orazio. Nasceva così una specie di Roma antica russa che viveva secondo le sue regole etiche ed estetiche. Con il fallimento dell’esperienza decabrista cambia anche l’approccio alle antichità: ci si distacca dalla visione storico-morale dell’antico, Roma non è più una categoria da emulare, ma una storia a sé stante e chiusa in sé stessa come ogni periodo storico. Essa smette di essere un criterio universale di giudizio etico e morale. Allo stesso tempo, una parte integrante della cultura russa all’epoca era il viaggio a Roma. I russi cresciuti con interesse e amore verso la Roma antica, impazienti ed emozionati, desideravano ora di vedere quella patria dei classici. Era come se fosse un appuntamento fra gli amici di vecchia data. Si affrettava a verificare di persona le muse di storia e di poesia. E con tutto questo si imparavano ad amare tutti i defetti della Roma reale, spesso inospitale, la Roma del dolore e della fatica. La voce importante nel racconto romano dei russi era anche la Roma del cristianesimo, dove ritrovare e ricoprire la propria “anima cristiana”.
In the thesis we observe how in Russian culture was changing the image of Rome. If still at the end of the Eighteenth century the Roman antiquity could only be rhetorical and philological tool to use to make your speech more convincing, the generation of the “Decembrists” used the same Roman images to approach the Russian culture and history through high civic ideals. The Roman antiquity now appeared a tool for the analysis of historical and political experience of Russia also in the European context. In this way was born a series of Russian cultural models related to ancient Rome: the Cato of Radiscev , the Brutus of the Decembrists , etc. . There were rich references to classical authors, Ovid, Tacitus, Horace also in the Russian literature. Thus was born a kind of ancient Russian Rome that lived by its own ethical and aesthetic rules. With the failure of the Decembrist experience also changes the approach to antiquity: the moral - historical vision of ancient Rome is no longer a category to emulate, but a part of History. It ceases to be a universal standard of moral and ethical judgment. At the same time, an integral part of Russian culture was the journey to Rome. The Russians who have grown with interest and love for the ancient Rome, eager and excited, wanted to see the homeland of the classics. It was as if it were a meeting between old friends. They wanted to see for themselves the muse of history and poetry, trying to lean also the real Rome, often inhospitable, the Rome of pain and fatigue. One of the major items in the Russian journey to Rome was also the Christian Rome, where to regain the own christian soul.
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Saveleva, Aleksandra <1979&gt. "L'immagine di Roma nella cultura russa tra fine XVIII secolo e inizio XIX secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6642/.

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Abstract:
Nella tesi si osserva come nella cultura russa cambiava l’immagine di Roma. Se ancora alla fine del settecento l’antichità romana poteva risultare solamente uno strumento retorico-filologico da utilizzare per fare il proprio discorso più convincente, la generazione dei decabristi la stessa antica romanità la accostava alla cultura e storia russe tramite gli elevati ideali civici. La romanità ora risultava uno strumento di analisi della esperienza storica e politica della Russia anche nel contesto europeo. Da qui nasceva una serie di modelli russi legati all’antica Roma: il Catone di Radiscev, il Bruto dei decabristi, ecc. Vi attingeva generosamente anche una corrente di lirica russo-antica con i suoi ricchi riferimenti agli autori classici, Ovidio, Tacito, Orazio. Nasceva così una specie di Roma antica russa che viveva secondo le sue regole etiche ed estetiche. Con il fallimento dell’esperienza decabrista cambia anche l’approccio alle antichità: ci si distacca dalla visione storico-morale dell’antico, Roma non è più una categoria da emulare, ma una storia a sé stante e chiusa in sé stessa come ogni periodo storico. Essa smette di essere un criterio universale di giudizio etico e morale. Allo stesso tempo, una parte integrante della cultura russa all’epoca era il viaggio a Roma. I russi cresciuti con interesse e amore verso la Roma antica, impazienti ed emozionati, desideravano ora di vedere quella patria dei classici. Era come se fosse un appuntamento fra gli amici di vecchia data. Si affrettava a verificare di persona le muse di storia e di poesia. E con tutto questo si imparavano ad amare tutti i defetti della Roma reale, spesso inospitale, la Roma del dolore e della fatica. La voce importante nel racconto romano dei russi era anche la Roma del cristianesimo, dove ritrovare e ricoprire la propria “anima cristiana”.
In the thesis we observe how in Russian culture was changing the image of Rome. If still at the end of the Eighteenth century the Roman antiquity could only be rhetorical and philological tool to use to make your speech more convincing, the generation of the “Decembrists” used the same Roman images to approach the Russian culture and history through high civic ideals. The Roman antiquity now appeared a tool for the analysis of historical and political experience of Russia also in the European context. In this way was born a series of Russian cultural models related to ancient Rome: the Cato of Radiscev , the Brutus of the Decembrists , etc. . There were rich references to classical authors, Ovid, Tacitus, Horace also in the Russian literature. Thus was born a kind of ancient Russian Rome that lived by its own ethical and aesthetic rules. With the failure of the Decembrist experience also changes the approach to antiquity: the moral - historical vision of ancient Rome is no longer a category to emulate, but a part of History. It ceases to be a universal standard of moral and ethical judgment. At the same time, an integral part of Russian culture was the journey to Rome. The Russians who have grown with interest and love for the ancient Rome, eager and excited, wanted to see the homeland of the classics. It was as if it were a meeting between old friends. They wanted to see for themselves the muse of history and poetry, trying to lean also the real Rome, often inhospitable, the Rome of pain and fatigue. One of the major items in the Russian journey to Rome was also the Christian Rome, where to regain the own christian soul.
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Pelosato, Camilla <1993&gt. "L’IMMAGINE DELL’ARMENIA NELLA CULTURA E LETTERATURA RUSSA DEL XIX E DEI PRIMI DECENNI DEL XX SECOLO." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12190.

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Abstract:
La tesi cercherà di delineare l'immagine dell'Armenia, in particolare della popolazione armena cosiddetta orientale, all'interno della cultura e letteratura russa del XIX e dei primi decenni del XX secolo. Dopo aver tracciato le basi del rapporto storico-politico costituitosi tra Russia e Armenia, vedremo che considerazione, che ruolo e che importanza aveva la popolazione armena all'interno della cultura russa e di come tutto ciò si sia riflettuto nelle opere di grandi autori russi. In particolare verranno analizzate alcune produzioni di Puškin, Griboedov, Lermontov e Tol'stoj, per poi concentrarsi sul particolare interesse sviluppato per la popolazione armena, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, da parte di alcuni studiosi, come Veselovskij, e di alcuni poeti russi, come Brjusov e Gorodeckij. L'analisi verrà effettuata mettendo inoltre a confronto le tesi di studiosi anglosassoni e di studiosi russi che si sono spesso trovati in contrasto sulla natura e sul significato della questione dell'orientalismo all'interno dei rapporti culturali russo-armeni.
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Lo, Nostro Gabriele. "Genova e il gusto francese. La Letteratura odeporica d'oltralpe tra il XVII e il XVIII secolo." Thesis, Paris 4, 2013. http://www.theses.fr/2013PA040140/document.

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Abstract:
La littérature française des voyages présente un univers complexe, bien souvent ancré à l'identité culturelle du pays. Cependant la clôture de ce système littéraire n'interdit pas la présence d'une large intertextualité et la possibilité de comparaisons avec l'histoire de l'art et la production artistique italienne analysée par les auteurs. À l'intérieur du voyage français en Italie, Gênes reste une étape encore inconnue dont l'approche des auteurs envers son patrimoine artistique n'a jamais était suffisamment étudiée. La présente thèse de doctorat a donc pour objet celui de comprendre la perception du patrimoine artistique génois dans les journaux français de voyage entre le XVIIe et le XVIIIe siècle. La recherche, à travers une étude critique et détaillée, a donc comme but non seulement celui de déterminer les divers processus culturels qui ont contaminé le goût et les préférences artistiques des voyageurs durant leur permanence à Gênes, mais aussi celui de comprendre l'approche de ces derniers à l'égard de la production artistique locale
This project aims to be a critical study on how the artistic heritage of the city of Genoa is perceived in French travel literature from the 17th and 18th centuries.To this date no study has examined in depth what was the French travelers view on the artistic work they encountered and how their view and taste was heavily influenced by the art literature conventions of the Royal Academy of Paris.This research is a comparison study between travel literature, art literature and local guides of the of the time. The purpose of the work is therefore to determine which were the wider cultural processes that influenced the taste and preferences of the travelers and, more specifically, to understand what was their view on the Genoese artistic production
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Xhyheri, Hedie <1971&gt. "Presenze albanesi nella cultura veneta tra XV e XVIII secolo: editoria e teatro. Scanderbeg tra commedia dell’arte e genere tragico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18549.

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Abstract:
Traccia del contenuto della tesi Si analizza l’officina editoriale di Bernardino (de) Vitali, di origini albanesi, entro il panorama del dibattito culturale della prima metà del Cinquecento a Venezia. Ne emerge una ricca produzione che risponde a tutte le novità del dibattito culturale: dalle discussioni linguistiche alle attività di volgarizzamenti dai classici, dall’attenzione al mondo musicale all’affermarsi del teatro rinascimentale. In quest’ultimo settore si analizza la presenza dell’eroe nazionale albanese, ormai diventato eroe sovranazionale, Giorgio Castriota Principe di Epiro, soprannominato Scanderbeg, ovvero Principe Alessandro, nuovo Alessandro Magno. Si mostra come Scanderbeg sia stato inserito nel panorama mitografico della Serenissima, sia entrato nelle forme celebrative dell’arte veneziana, abbia dato vita a una commedia dell’arte di tale successo da rimanere sempre richiesta dal pubblico dal Seicento al tempo di Carlo Goldoni, fino a fornire tematiche tragiche nel secondo Settecento, tra i fermenti culturali della Padova di Melchiorre Cesarotti. In interlinea si delinea, entro gli orizzonti dello Stato da Mar di Venezia, la presenza costante dell’Albania Propria (altro dall’Albania Veneta), terra geo politicamente strategica entro il Commonwealth veneziano.
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LAROCCA, GIUSEPPINA. "L.V. Pumpjanskij (1891-1940) teorico della letteratura." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2158/981996.

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SCATIZZI, SIMONA SELENE. "L'altra fonte del neoclassicismo. La fortuna in Italia del Laocoonte di Lessing tra il 1750 e il 1850." Doctoral thesis, 2003. http://hdl.handle.net/2158/628261.

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IACOLINA, DARIO. "Ricezione e fortuna di un pittore italiano in Francia: Giovanni Francesco Romanelli tra XVII e XVIII secolo." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1306545.

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Abstract:
Il pittore Giovanni Francesco Romanelli, tra i più noti allievi di Pietro da Cortona, maturò un rapporto privilegiato con la Francia nei decenni centrali del XVII secolo, sia attraverso l’invio di opere dall’Italia sia grazie ai soggiorni parigini, che lo portarono a realizzare grandi imprese decorative nel Palazzo Mazzarino (1646-1647) e in quello del Louvre (1655-1657). Queste creazioni rappresentano uno dei momenti chiave delle relazioni e degli scambi culturali tra Francia e Italia. Anche nel Settecento il pittore conobbe un discreto successo come testimoniano le collezioni e il mercato dell’arte, ma anche le prime biografie francesi. La presente ricerca indaga la fortuna e la ricezione in ambito francese della produzione artistica di Romanelli, a partire dagli anni Quaranta del Seicento fino agli ultimi decenni del secolo successivo. Il tema trattato si articola nei seguenti campi d’indagine: le committenze e il collezionismo di opere del viterbese in Francia, la letteratura artistica e la fortuna visiva attraverso le incisioni. Primo oggetto di studio sono state le decorazioni eseguite da Romanelli in Francia quali i cicli di pitture del palazzo vescovile di Carpentras, del palazzo del cardinale Mazzarino e dell’appartamento estivo della regina madre Anna d’Austria al Louvre. In seguito sono state prese in considerazione le pale d’altare attribuite al pittore e i dipinti nelle collezioni francesi tra XVII e XVIII secolo, che dimostrano l’elevata presenza di opere di Romanelli in Francia nei due secoli. La letteratura artistica francese di Sei e Settecento, studiata nelle sue molteplici forme letterarie (biografie, guide, diari di viaggio o poemi), ci ha restituito i differenti giudizi espressi sulle qualità riconosciute o negate a Romanelli, in stretta dipendenza con l’immagine che la stessa letteratura riservava al suo maestro Pietro da Cortona o ad altri artisti, come Reni, ritenuti possibili modelli di riferimento per il viterbese. Altro importante aspetto utile per cogliere la fortuna dell’artista è stato lo studio della diffusione della sua opera attraverso la stampa, con particolare attenzione alle traduzioni eseguite dagli incisori francesi e alla selezione operata a partire dal corpus di opere di Romanelli, mettendo in rilievo le presenze e le altrettanto eloquenti assenze. L’analisi e il confronto di questi differenti campi hanno permesso di costruire un quadro il più possibile esaustivo della fortuna critica, tanto testuale e quanto visiva, dell’artista nel periodo in esame.
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GRITA, IRENE. "Riscatti e scambi di schiavi e captivi musulmani nel Mediterraneo tra XVI e XVIII secolo: il caso di Malta e l'operato del sultano del Marocco Sidi Muhammad." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1382424.

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Abstract:
Tra XVI e XVIII secolo, il mare Mediterraneo fu lo scenario di un fenomeno storico ormai globalmente conosciuto come “schiavitù mediterranea”. Contemporanea all’avvio della tratta atlantica degli africani, la schiavitù tra i due versanti del Mare Nostrum – le coste europee e cristiane, da un lato, e quelle nordafricane e musulmane dall’altro, entrambe responsabili proprio del commercio di schiavi neri – si configura tuttavia come un fenomeno il cui carattere più evidente, a differenza di quella atlantica, è quello della reciprocità; eppure, nella produzione storiografica dedicata alla schiavitù mediterranea e ai temi ad essa legati, si osserva una notevole disparità di interesse, soprattutto per quanto riguarda gli studi sulle possibilità e sui modi di riacquistare la libertà, da un lato e dall’altro. In altre parole, è la liberazione degli schiavi cristiani in mano musulmana ad aver a lungo monopolizzato l’attenzione degli studiosi. Solo le ricerche più recenti hanno finalmente portato alla luce sempre più numerosi casi di musulmani che riuscivano a tornare in patria grazie al pagamento di un riscatto o a un accordo di scambio, sia attraverso iniziative private che tramite procedure concordate tra governi. L’obiettivo complessivo di questo lavoro è quello di indagare sulle modalità attraverso cui gli schiavi musulmani potevano riacquistare la libertà, valutandone sia gli aspetti teorici – nella giurisprudenza musulmana si possono individuare procedure ben precise, ove la responsabilità della liberazione ricade, in primo luogo, sullo Stato – che pratici, per cercare di comprendere se, pure in assenza di istituzioni specifiche per la redenzione paragonabili a quelle europee, esistesse un modello di comportamento e una qualche forma di sistematicità nell’intervento delle società musulmane per la liberazione dei propri correligionari caduti in mano cristiana. A partire dai risultati ottenuti dall’analisi di una serie di lettere in arabo indirizzate ad alcuni schiavi musulmani a Malta, rinvenute presso l'Archivio della famiglia Colonna, il presente lavoro si sviluppa seguendo una direttrice di natura geografica che pone l’isola di Malta al centro di questo studio, condotto in buona parte sui documenti d’archivio dell’Ordine di San Giovanni gerosolimitano: un fondo già ampiamente indagato dagli storici che tuttavia può ancora offrire dati validi e originali, come quelli relativi ai grandi riscatti di gruppo conclusi dal sultano del Marocco Sidi Muhammad bin Abdallah che, alla fine del XVIII secolo, riuscì a porre momentaneamente fine alla schiavitù pubblica sull'isola.
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Books on the topic "Letteratura russa XVIII secolo"

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Marcialis, Nicoletta. Caronte e Caterina: Dialoghi dei morti nella letteratura russa del XVIII secolo. Roma: Bulzoni, 1989.

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2

Garzonio, Stefano. Poesia russa del XVIII secolo: Saggio introduttivo. Pisa: [Tipografia editrice pisana], 2003.

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3

Scandura, Claudia. Letteratura russa in Italia: Un secolo di traduzioni. Roma: Bulzoni, 2002.

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4

Scrivere lettere nel XVIII secolo: Precettistica, prassi e letteratura. Verona: QuiEdit, 2012.

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5

Andreatta, Silvana. Infanzia sola e letteratura tra XVIII e XIX secolo. Firenze: Firenze Atheneum, 2005.

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6

Libertini italiani: Letteratura e idee tra XVII e XVIII secolo. Milano: Biblioteca universale Rizzoli, 2012.

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7

Giovanna, Brogi Bercoff, Di Salvo Maria, Marinelli Luigi, and Piacentini Marcello, eds. Traduzione e rielaborazione nelle letterature di Polonia, Ucraina e Russia XVI-XVIII secolo. Alessandria: Edizioni dell'Orso, 1999.

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8

Guide di città tra il XV e il XVIII secolo, arte, letteratura, topografia (Conference) (2018 Pavia, Italy). Le guide di città tra il XV e il XVIII secolo: Arte, letteratura, topografia : seminari di letteratura artistica. Alessandria: Edizioni dell'Orso, 2020.

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9

Castoldi, Alberto, Gianni Iotti, and Maria Grazia Porcelli. Il corpo e la sensibilità morale: Letteratura e teatro nella Francia e nell'Inghilterra del XVIII secolo. Pisa: Pacini, 2011.

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10

Leggere le copie: Critica e letteratura artistica in Europa nella prima età moderna (XV-XVIII secolo). Roma: Artemide, 2020.

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