Academic literature on the topic 'Letteratura di massa'

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Journal articles on the topic "Letteratura di massa"

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Pappalardo, Adriano. "AUSTERITà CONSERVATRICE E RIGORE SOCIALISTA: CHE DIFFERENZA? II." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no. 2 (August 1991): 255–79. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200013277.

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Abstract:
IntroduzioneDurante gli anni ottanta, le politiche economiche di «rigore» dei socialisti francesi e spagnoli sono state ripetutamente discusse da un'abbondante letteratura. Mettendo queste politiche a confronto con l'«austerità» dei governi conservatori inglese e tedesco (Pappalardo 1991), ho recentemente cercato di dimostrare che il Ps e il Psoe hanno conseguito successi analoghi o, talvolta, maggiori nel controllo dell'offerta di moneta, nella compressione delle spese pubbliche, incluse quelle sociali, nel riequilibrio dei deficit correnti e dell'indebitamento e nella ristrutturazione dell'economia. Così facendo, essi si sono allineati alle priorità antinflazionistiche del thatcherismo e del kohlismo e, grazie all'aggiunta di politiche dei redditi e fiscali comparativamente molto severe, hanno finito col pagarle a un prezzo piò alto in termini di sacrifici dei lavoratori e di disoccupazione di massa.
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Pappalardo, Adriano. "AUSTERITÀ CONSERVATRICE E RIGORE SOCIALISTA: CHE DIFFERENZA? II." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no. 2 (August 1991): 255–79. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200021821.

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Abstract:
IntroduzioneDurante gli anni ottanta, le politiche economiche di «rigore» dei socialisti francesi e spagnoli sono state ripetutamente discusse da un'abbondante letteratura. Mettendo queste politiche a confronto con l'«austerità» dei governi conservatori inglese e tedesco (Pappalardo 1991), ho recentemente cercato di dimostrare che il Ps e il Psoe hanno conseguito successi analoghi o, talvolta, maggiori nel controllo dell'offerta di moneta, nella compressione delle spese pubbliche, incluse quelle sociali, nel riequilibrio dei deficit correnti e dell'indebitamento e nella ristrutturazione dell'economia. Così facendo, essi si sono allineati alle priorità antinflazionistiche del thatcherismo e del kohlismo e, grazie all'aggiunta di politiche dei redditi e fiscali comparativamente molto severe, hanno finito col pagarle a un prezzo piò alto in termini di sacrifici dei lavoratori e di disoccupazione di massa.
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Grammatica, A., A. Bolzoni Villaret, M. Ravanelli, and P. Nicolai. "Tumore fibroso solitario della laringe sopraglottica." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 239–43. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-194913.

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Abstract:
Il tumore fibroso solitario (SFT) è una neoplasia rara, benigna, di origine mesenchimale che generalmente origina nella pleura ma che raramente può coinvolgere altre sedi al di fuori degli spazi sierosi (mediastino, polmone, fegato, tiroide); il coinvolgimento laringeo è molto raro con solo pochi casi riportati in letteratura. Riportiamo un caso di SFT in una paziente di 41 anni con coinvolgimento della laringe sopraglottica. La sintomatologia è comparsa con disfonia e modesta odinofagia da 2 anni; L’esame fibrolaringoscopico ha evidenziato una massa sottomucosa con coinvolgimento della sovraglottide di sinistra e della parete mediale del seno piriforme. L’RMN rappresenta l’esame principale per escludere altre diagnosi (schwannoma, paragangliome ed emangioma) e per una corretta stadiazione mentre l’immunoistochimica e l’analisi citomorfologica (bcl-2 e CD34 positiva nel 90% dei casi) è la base per una diagnosi definitiva. La chirurgia (endoscopica o cielo aperto) è la prima scelta di trattamento e l’obbiettivo è un bilancio tra la radicalità oncologica e la funzione d’organo; nel caso riportato l’approccio è stato a cielo aperto per il volume della massa tumorale. La prognosi è buona e solo in alcuni casi (specialmente nei SFT pleurici) il comportamento biologico del tumore può essere di tipo maligno.
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Božič, Dana. "Massimo Bontempelli (1878-1960) lettore di Stendhal e il pubblico della società di massa alle soglie della Terza epoca." Acta Neophilologica 54, no. 1-2 (December 7, 2021): 179–96. http://dx.doi.org/10.4312/an.54.1-2.179-196.

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Abstract:
Nella prefazione all’edizione italiana del Rosso e il nero di Stendhal (1913), Massimo Bontempelli (1878-1960), il traduttore del romanzo, presenta alcune sue opinioni relative al necessario rinnovamento culturale e letterario che costituirà poi il suo Novecentismo, difeso nella rivista letteraria “900” (1926-1927). Il presente articolo esplora come Bontempelli, attraverso le osservazioni sulla vita di Stendhal e la tragica esperienza di Julien Sorel, traccia un parallelo implicito con il proprio momento storico, considerando il ruolo dello spirito rivoluzionario delle avanguardie in tale rinnovamento. Tuttavia, implica anche che ciò debba essere controbilanciato dall’idea classica di arte e letteratura, dove la tradizione è vista come un’intima e profonda continuità tra manifestazioni di inaspettata novità. Anche se Bontempelli simpatizzerà in seguito con il Futurismo italiano, è proprio tale equilibrio che rende la sua proposta culturale e letteraria per la “Terza Epoca”, il Novecentismo, unica nel panorama letterario italiano. Questo saggio considera i suoi scritti del 1913 nel contesto della società di massa emergente, e quindi gli aggiustamenti editoriali e linguistici che furono necessari per l’edizione, e li paragona contemporaneamente alle riflessioni bontempelliane fatte sul tema negli anni a seguire.
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Woźniak, Katarzyna. "Oltreuomo Bandini. Le avventure letterarie di “Sua maestà l’Io”." Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis | Studia de Cultura 9, no. 3 (July 5, 2018): 228–35. http://dx.doi.org/10.24917/20837275.9.3.21.

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Abstract:
Nel 1908 Sigmunt Freud parlò di un particolare tipo di approccio alla scrittura, in cui il principio creativo era sottoposto alle leggi di “Sua maestà l’Io”. La proposta di Freud sembra una risposta efficace alla domanda sui motivi della straordinaria fortuna della letteratura di massa, ossia dei bestseller costruiti secondo uno schema narrativo di matrice fiabesca, dove il protagonista, di solito è un eroe o un’eroina senza peccato. Nel nostro saggio illustreremo questo meccanismo sull’esempio di Arturo Bandini, il personaggio di spicco della narrativa dello scrittore e sceneggiatore italo-americano John Fante.Nadczłowiek Bandini. Literackie przygody „Jej Wysokości Ego”W 1908 w pismach Sigmunda Freuda pojawia się zagadnienie szczególnego typu podejścia do twórczości literackiej, podporządkowanego prawom „Jej Wysokości Ego”. Propozycja Freuda zdaje się skuteczną odpowiedzią na pytanie o przyczyny nadzwyczajnej popularności literatury masowej, czyli bestsellerów tworzonych w oparciu o schemat baśni. W artykule autorka podejmuje próbę zilustrowania tego mechanizmu na przykładzie Artura Bandiniego, bohatera prozy Johna Fantego.
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Mattei, Franco. "OLSON E LA “ LEGGE FERREA ” DELLA PARTECIPAZIONE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 16, no. 1 (April 1986): 81–115. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200015720.

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Abstract:
IntroduzioneNella vastissima letteratura esistente sulla partecipazione politica, un tema ricorrente degli ultimi trent'anni (cioè, almeno dalla seconda edizione diCapitalism, Socialism and Democracydi J. Schumpeter nel 1954) è costituito dal dibattito tra teorici « élitisti » e « partecipazionisti » attorno ai livelli possibili e desiderabili di coinvolgimento politico di massa ai fini di un corretto funzionamento dei regimi democratici. Tra le diverse questioni oggetto di confronto e — a volte — di polemica — c'è stata e c'è tutt'ora quella riguardante gli obiettivi del cittadino nei quali rintracciare i motivi ed il senso della partecipazione politica. Le note che seguono sono dedicate ad un'analisi di questo tema basata sul paradigma interpretativo di Olson. Nel suo famoso libro Olson elabora e propone una teoriageneraledi comportamento razionale per l'affermazione di “ obiettivi comuni ” ed il conseguimento di beni pubblici in cui vengono individuate le ragioni sia della partecipazione che dell'astensione politica. Infatti, le definizioni oggi piò in uso di ‘partecipazione’ rimandano alle attività volontarie di privati cittadini rivolte ad influenzare, piò o meno direttamente, le decisioni politiche, ma soprattutto, in ultima analisi, le decisioni ‘governative’ ed i loro ‘esiti’. Ambedue coincidono con gli « obiettivi comuni » di Olson, la cui realizzazione richiede politiche governative e realizzazioni legislative.
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Resta, M., P. Spagnolo, F. Dicuonzo, M. Palma, C. Florio, P. Greco, V. D'Addario, et al. "La risonanza magnetica del feto." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 1 (February 1994): 53–65. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700107.

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Abstract:
La RM fetale si candida come metodica di approfondimento nella diagnostica per immagini prenatale, dopo il classico approccio ecografico entrato ormai nel depistage di massa delle anomalie fetali. Il ricorso alla RM fetale ha una storia breve ma l'interesse dei vari autori a questa metodica è risultato crescente nell'ultimo decennio. In questo lavoro viene presentata una breve revisione critica dei dati della letteratura con alcune annotazioni sulle diverse soluzioni tecniche proposte. Viene soprattutto discusso il problema legato ai movimenti fetali che tendono a degradare l'immagine RM dando particolare risalto alle manovre eco-guidate di curarizzazione fetale. Vengono quindi riportati i risultati su una casistica di 27 pazienti gravide in epoca gestazionale compresa tra il secondo ed il terzo trimestre, 22 delle quali sottoposte a curarizzazione fetale. In particolare sono presentati i diversi risultati RM in relazione al diverso dosaggio e al diverso agente curaro-simile impiegato e alcuni dettagli tecnici sull'esecuzione della RM fetale. In questa prima parte del nostro lavoro viene infine discussa l'anatomia normale del cervello fetale all'RM.
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Mair, Peter. "IL DESTINO DEI PICCOLI PARTITI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 467–98. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008662.

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Abstract:
IntroduzioneNella abbondante letteratura che prefigura una crisi delle convenzionali forme di politica nelle democrazie dell'Europa occidentale un'enfasi speciale è stata posta sulla presunta sfida rivolta ai più tradizionali e consolidati partiti di massa. La stessa politica tradizionale è vista come passè ed i grandi partiti di massa, che ne rappresentano la più classica incarnazione, sono ritenuti — a torto o a ragione — strumenti sempre più inadeguati all'incanalamento delle forme contemporanee della rappresentanza.La vulnerabilità dei partiti di massa tradizionali pare derivare da due distinti processi. In primo luogo questi partiti sono ritenuti vulnerabili in termini ideologici e di politiche, in quanto rifletterebbero temi e problemi che corrispondono sempre meno agli interessi contemporanei. In secondo luogo, sono visti come vulnerabili sotto il profilo organizzativo, in quanto cittadini più istruiti, articolati e informati non sarebbero più soddisfatti della passività e/o anonimità che caratterizza la partecipazione in questo tipo di partiti e della natura essenzialmente oligarchica attraverso la quale si ritiene venga esercitato il loro controllo. Seguendo con varie intonazioni entrambe queste linee di ragionamento, gran parte della letteratura contemporanea pone conseguentemente l'accen to sulla erosione dei partiti tradizionali e suggerisce un potenziale riallineamento a favore di partiti più recenti e più piccoli, che appaiono allo stesso tempo più sensibili verso le nuove issues e più aperti verso nuove forme di partecipazione. L'emergere di partiti ecologisti in un gran numero di democrazie europee è spesso citato come la prova più evidente della base di un tale riallineamento, ma evidenza dello stesso tipo può anche essere individuata per un gruppo più ampio di partiti che vanno dai Radicali italiani a D'66 nei Paesi Bassi e ai Socialisti di sinistra in Danimarca e Norvegia (Poguntke 1987).Tuttavia, è chiaro che ognuno di questi argomenti ha implicazioni alquanto diverse. Se, per esempio, quello corretto è il primo, allora il motore principale del cambiamento è il grado di insoddisfazione programmatica e se i partiti tradizionali si rivelassero incapaci di adattarsi dovremmo aspettarci che il riallineamento conseguente favorisca i nuovi partiti. Se invece è corretta la seconda ipotesi, allora il cambiamento principale deriva da insoddisfazione organizzativa e potrebbe risultarne un riallineamento a favore dei piccoli partiti. In realtà i due processi possono essere combinati solo nella misura in cui partiti nuovi tendono anche ad essere partiti piccoli e viceversa, un punto su cui dovremo tornare in seguito.L'importanza di distinguere tra partiti nuovi e partiti piccoli emerge anche al semplice livello di definizione. Mentre la definizione di cosa costituisca un «nuovo» partito (rispetto a un partito della «nuova politica») non sembra porre difficoltà molto superiori a quelle di stabilire una data di soglia temporale, la definizione di cosa sia un partito «piccolo» è molto più problematica. In quest'ultimo caso sono disponibili due strategie. In primo luogo possiamo definire la piccola dimensione in termini di nlevanza sistemica, o facendo ricorso ai criteri identificati da Sartori (1976, 121-25) oppure a criteri alternativi anch'essi basati sul ruolo sistemico dei partiti in questione (Smith 1987). Tuttavia, in questo caso si tende inevitabilmente a parlare di partiti rilevanti o irrilevanti piuttosto che di partiti piccoli o grandi per sè. La seconda alternativa è quella più ovvia, secondo cui piccoli e grandi partiti possono essere distinti sulla base della semplice dimensione, sia essa elettorale, parlamentare, organizzativa o altro. Di sicuro i piccoli partiti possono essere partiti rilevanti e quelliirrilevanti · possono essere piccoli. In ultima analisi, tuttavia, nel nostro caso «piccolo» si deve riferire alla dimensione piuttosto che al ruolo.Questo lavoro è parte di un più ampio progetto dedicato alla esperienza dei piccoli partiti nell'Europa occidentale ed altri contributi del progetto tratteranno il ruolo sistemico dei piccoli partiti, le varie soglie di rilevanza nella loro vita e le varie esperienze in un gran numero di diversi contesti nazionali (Mueller, Rommel e Pridham, in via di pubblicazione). L'obiettivo di questo lavoro è semplicemente quello di offrire un quadro di sintesi sull'universo elettorale dei piccoli partiti nell'Europa occidentale del dopoguerra. Attraverso questa analisi spero di mostrare il grado in cui le fortune elettorali di tali partiti sono cambiate nel tempo, di identificare quei paesi e quei periodi in cui tali cambiamenti sono stati più pronunciati e, in particolare, di identificare quali piccoli partiti ne sono stati coinvolti.Va inoltre aggiunto che si tratta di una analisi a carattere largamente induttivo: cercherò prima di definire cosa costituisca un piccolo partito e in seguito di investigare le modalità e le spiegazioni del cambiamento nel sostegno elettorale aggregato di questi partiti. Intuitivamente si ha la sensazione che il sostegno elettorale dei piccoli partiti sia aumentato negli anni del dopoguerra. Per esempio, la recente nascita di piccoli partiti ecologici, così come le numerose analisi che suggeriscono un declino dei cleavages tradizionali di classe e religione e la crisi concomitante affrontata da quei partiti tradizionali e di grandi dimensioni che mobilitano il voto lungo queste linee di cleavage, sembrano implicare che i partiti di piccola taglia siano divenuti sempre più importanti con il tempo. Anche in questo caso, tuttavia, ci vuole cautela nel mettere in relazione prognosi di mutamento con una classificazione di partiti derivata dalla sola taglia. Non tutti i partiti piccoli sono partiti nuovi, né tantomeno partiti della «nuova politica», e molti si mobilitano elettoralmente in riferimento a linee di frattura molto tradizionali. Un esempio pertinente è quello del Partito popolare svedese in Finlandia. Inoltre, non tutti i nuovi partiti sono partiti piccoli, come evidenzia il successo elettorale della nuova Associazione Cristiano-democratica nei Paesi Bassi. Per la verità, si può anche dubitare che una categorizzazione dei partiti in soli termini di taglia abbia un significato teorico; ma questo è un problema diverso, sul quale torneremo in seguito.Nonostante questi caveat rimane incontestabile che una lettura non-critica della letteratura contemporanea suggerirebbe che vi è stato nel tempo un aumento di voti verso i piccoli partiti e questa ipotesi di partenza dirigerà la nostra analisi. Nella prossima sezione opereremo una classificazione dei partiti a seconda della loro taglia e, su questa base, una classificazione dei sistemi di partito a seconda della distribuzione dei diversi tipi di partiti. Successivamente analizzeremo la tendenza temporale del sostegno elettorale ai piccoli partiti e cercheremo di offrire alcune spiegazioni per la variazione di queste tendenze. Infine, esamineremo in che modo il voto per i piccoli partiti si distribuisce nelle diverse famiglie politico-ideologiche e studiere-mo l'andamento elettorale dei diversi sottogruppi di piccoli partiti, inclusi i «nuovi» piccoli partiti e i «vecchi» piccoli partiti.
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Piccoli, Giorgina Barbara, Martina Ferraresi, Federica Neve Vigotti, and Gerardo Di Giorgio. "Esiste oggi un ruolo per l'emodialisi domiciliare e che cos'è oggi l'emodialisi domiciliare?" Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 2 (February 7, 2014): 102–11. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.875.

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Abstract:
La crisi economica globale, l'indicazione alla massima deospedalizzazione dei pazienti cronici e le innovazioni nel trattamento dell'uremia cronica sono alla base del rinnovato interesse per trattamenti dialitici “non convenzionali o intensivi”, spesso od obbligatoriamente domiciliari. Un primo punto evidenziato da questa revisione narrativa della letteratura è il superamento dell'antagonismo storico tra emodialisi domiciliare (HHD) e dialisi peritoneale (PD), all'insegna del motto “home dialysis first”: ascrivere il successo di una metodica domiciliare alla competizione con l'altra è riduttivo quanto il considerare che i pazienti ideali per l'HHD siano principalmente i soggetti che hanno dovuto interrompere la dialisi peritoneale. Ciò detto, è possibile scomporre il problema della dialisi domiciliare non solo secondo criteri clinici, ma anche secondo i quattro principi etici di beneficio, non maleficio, giustizia e autonomia. Se il beneficio non è facile da dimostrare, anche per la peculiare selezione dei pazienti, il non maleficio è evidente: in tutti gli studi analizzati, l'emodialisi domiciliare, sia essa standard o quotidiana o intensiva, non risulta mai significativamente inferiore ai trattamenti convenzionali. Il principio della giustizia, inteso in maniera un po' riduttiva come giustizia distributiva, può essere analizzato valutando i costi del trattamento, divisi tra costi diretti (disposable e macchine) e costo del personale medico e infermieristico; il vantaggio economico della riduzione del personale è ovvio, ma va anche ricordato che un sistema domiciliare necessita di una massa critica per essere favorevole dal punto di vista economico e che i costi “indiretti” (struttura ospedaliera in particolare) sono difficili da quantificare. Il quarto principio è l'autonomia dei pazienti: per questo sarebbe necessario offrire l'emodialisi domiciliare a tutti coloro che ne hanno le indicazioni, creando dei Centri di riferimento accessibili, dove i pazienti possano ascoltare il parere di medici, infermieri e pazienti con esperienza specifica.
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CINIGLIO APPIANI, M., B. VERILLAUD, D. BRESSON, E. SAUVAGET, J. P. BLANCAL, J. P. GUICHARD, J. P. SAINT MAURICE, et al. "Fibroma ossificante dei seni paranasali: diagnosi e management." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 5 (October 2015): 355–61. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-533.

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Abstract:
Le lesioni fibro-ossee benigne raramente colpiscono i seni paranasali e sono suddivise in 3 entità: osteoma, displasia fibrosa e fibroma ossificante. Questi presentano simili caratteristiche cliniche, radiologiche e istologiche ma hanno un comportamento diverso. Il fibroma ossificante, in particolare la variante istologica giovanile, può presentare un comportamento aggressivo con un alto rischio di recidiva se rimosso in modo incompleto. Lo scopo dello studio è quello di paragonare il comportamento clinico del fibroma ossificante con quello delle altre lesioni fibro-ossee; di evidenziare un eventuale comportamento differente tra i vari sottotipi istologici; di descrivere i vantaggi, i limiti e i risultati della chirurgia endoscopica endonasale rispetto ai dati presenti in letteratura. Abbiamo analizzato retrospettivamente 11 pazienti affetti da fibroma ossificante naso-sinusale e trattati in un centro ospedaliero di terzo livello. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a TC. La RM è stata eseguita in caso di coinvolgimento del basicranio o in caso di recidiva. Una biopsia pre-operatoria è stata effettuata nei casi in cui la massa era raggiungibile per via endoscopica. Un paziente è stato sottoposto a embolizzazione pre-operatoria ed ha riportato una cecità monolaterale al termine della procedure. In base alla localizzazione, l’exeresi del tumore è stata eseguita con un approccio endoscopico (7 pazienti), esterno (3), combinato (1). Istologicamente 5 pazienti hanno riportato un sottotipo convenzionale, 5 la variante giovanile psammomatoide associata in un caso a cisti aneurismatica ossea, e un paziente la variante giovanile trabecolare. Tre pazienti affetti dalla variante istologica giovanile psammomatoide hanno presentato un’invasione del basicranio e sono stati sottoposti ad exeresi subtotale per via endoscopica che ha richiesto in seguito, a causa di un aumento di volume del residuo, un secondo intervento per via transbasale. I reperti clinici, radiologici e istologici dovrebbero essere considerati insieme per una accurata diagnosi differenziale tra le lesioni fibro-ossee. Ulteriori studi sono necessari per concludere se la localizzazione e l’estensione del fibroma ossificante al momento della diagnosi sono più importanti della variante istologica. L’approccio endoscopico è la prima opzione nella maggior parte dei casi anche se in alcuni selezionati pazienti l’approccio esterno risulta ancora necessario.
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Dissertations / Theses on the topic "Letteratura di massa"

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Sitta, Elisa <1988&gt. "Il discorso glamour nella cultura e nella letteratura di massa russe. Il caso di Oksana Robski." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2458.

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Abstract:
Questa ricerca ha l'obbiettivo di concentrarsi sullo studio del fenomeno glamour nella cultura russa contemporanea. Nella prima parte verrà analizzato il termine glamour,la sua origine, il suo significato, il suo impiego all'interno della lingua russa, l'ideologia ad esso correlata e i suoi ambiti di riferimento.Nella seconda parte, dopo aver presentato un excursus sulla letteratura russa di massa, verranno analizzate le caratteristiche della prosa glamour. L'ultimo parte della tesi si concentrerà sullo studio del romanzo Casual di Oksana Robski, considerato dai critici come l'esempio più significativo del genere della prosa glamour.
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Foni, Fabrizio. "" I lettori hanno bisogno di sale,di droghe,di eccitanti ". Nero, fantastico e bizzarrie varie nella Domenica del Corriere (1899-1909)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2606.

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Abstract:
2006/2007
Per quanto riguarda il primo Novecento italiano, sulla scorta di quanto affermato da Calvino, la critica letteraria si è solitamente limitata ad esaminare una produzione fantastica di stampo «intellettuale», anziché «emozionale». In realtà, per il nostro paese, è proprio la nascita di svariate riviste di taglio popolare (e dalle larghe tirature) a contribuire alla diffusione d’un racconto fantastico finalizzato alla meraviglia o al raccapriccio del lettore. “La Domenica del Corriere”, oltre ad essere la più venduta, offre un perfetto esempio di come questo tipo di narrativa acquisti sempre più spazio, contribuendo alla creazione di una scuola di autori prolifici, seppur ai limiti del dilettantismo, e proponendo – spesso per la prima volta – le traduzioni a puntate dei romanzi esteri polizieschi, fantastici o semplicemente avventurosi più noti all’epoca. La citazione nel titolo riprende la risposta, all’interno dell’anonima rubrica “Piccola Posta”, fornita a un lettore che aveva inviato un racconto giudicato dalla redazione «troppo semplice». Il "sale", le "droghe", gli "eccitanti" su cui viene posto l’accento, ben esemplificano il favore accordato dalla testata alla narrativa di genere. È in questi anni che, all’interno dei giornali, il fantastico nostrano diviene una specifica e organizzata espressione della cultura di massa, e non una curiosa e occasionale presenza, e “La Domenica del Corriere” ne rappresenta senz’altro il modello più riuscito.
XX Ciclo
1980
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Imbriaco, Giulia. "Alla ricerca dell'autenticità. Kathy Acker e Vladimir Sorokin a confronto." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5518/.

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Abstract:
Il mio lavoro di tesi si intitola "Alla ricerca dell'autenticità. Kathy Acker e Vladimir Sorokin a confronto". La comparazione riflette sulle inaspettate similarità sociali, e di conseguenza letterarie, di Usa e Urss dagli anni Settanta agli anni Novanta, indagate attraverso l'arte dei due scrittori citati nel titolo.  Kathy Acker è nata nel 1947 a New York e durante gli anni Settanta frequentò assiduamente la comunità artistica definita "Downtown New York". Vladimir Sorokin è nato nel 1955 nei dintorni di Mosca e negli stessi anni entrò all'intorno del circolo "Moskovskij Konzeptualism" della grande città. Queste due comunità artistiche erano create dalla libera aggregazione di artisti, scultori, letterati, poeti, musicisti.. in un vortice creativo in contrasto con la chiusura sociale e artistica degli ambiti definibili come accademici o ufficiali.  Con le loro opere Acker e Sorokin cercarono di distruggere le norme sovraimposte e arrivare all'"autenticità" riguardo al sé, all'homo sovieticus, all'uomo americano e riguardo al genere umano in generale.  Nell'arco del mio studio l'utopia del radioso avvenire sovietico e l'utopia del sogno americano d'oltreoceano si sono rivelati come prigioni della vita di ogni giorno, in grado di allontanare l'uomo dai suoi desideri veri e dai suoi impulsi più umani. Le risposte artistiche delle due comunità in generale e dei due scrittori in particolare sono volte alla liberazione dai vincoli dell'utopia e alla riscoperta di ciò che è ritenuto come debolezza e bassezza dell'uomo. Le due comunità artistiche cercarono il contatto con un vasto pubblico non elitario, cercano un linguaggio comprensibile da tutti. Contemporaneamente il corpo con tutte le sue pulsioni cerca di riguadagnare il proprio spazio in un sè egemonizzato dalla mente. Ma quel che queste comunità artistiche soprattutto fanno è porre domande alla coscienza e incoscienza della società. Cercano di trasformare il terrore quotidiano in qualcosa di comprensibile e scaricabile, un ruolo che una volta era proprio dei rituali trasgressivi del popolo e che dal Novecento, con la trasformazione del popolo in massa omologata, sono venuti a mancare. Acker e Sorokin cercano strutture narrative e artistiche in grado di proporre alla “corporealtà collettiva” una via di redenzione ritualistica. Questi artisti non si conformano e sono in grado di illuminare, di dare sostentamento all'individuo nella ricerca personale di una lingua, di un pensiero, di un mito in cui vivere. Reagiscono al balbettio omologante delle società di massa, non si adeguano a nessuna forma fissa e anche la loro arte continua a evolvere, a fallire, a cercare.
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FIORLETTA, LOREDANA. "La dinamica degli opposti. Ricerca letteraria, cultura mediatica e media in Georges Perec." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/945774.

Full text
Abstract:
Autore di romanzi, saggi, radio e in parte di cinema e documentari televisivi, Georges Perec ha dedicato un articolo in particolare al rapporto tra scrittura e media. Con il supporto di studi di teoria dei media, cultura di massa, critica letteraria, teoria della ricezione, ci si è chiesti in che misura i media hanno influito sulla sua produzione letteraria e viceversa (in una prospettiva di intermedialità). Si sono indagate questioni come il rapporto tra letteratura, intrattenimento mediatico e approccio critico; la "crisi del linguaggio" e i limiti e le risorse della parola; lo iato tra scrittura e realtà e tra propaganda e realtà (attraverso la nozione di schema cognitivo); il passaggio tra spazi reali e luoghi della scrittura, autore e testo, testo e lettore, evento e quotidiano, finzione e documento, immersione e distanza. Mentre tecniche e linguaggi specifici di ciascun media trovano un'applicazione creativa in media diversi, una "nuova oralità" ridefinisce i tratti della memoria, tra stabilità e mutamento. Il confronto delle produzioni di Perec con la mediasfera fa emergere, oltre alla nota ricerca da parte dello scrittore della traccia, del segno indelebile della scrittura in risposta all'assenza e alla perdita, anche il riconoscimento del rischio insito in una legge rigida, un ordine immobile, e una fascinazione per l'effimero, per la vita come processo. Nella sua opera si rinviene una costante messa in tensione di opposti che s'intrecciano senza mai comporsi del tutto, senza fornire una soluzione univoca, in una visione mobile, aperta, complessa.
À partir d'un article de Georges Perec sur le rapport entre écriture et médias, on s'est interrogé sur la mesure dans laquelle ces derniers ont influencé sa production littéraire et vice versa. En s'appuyant sur des études de théorie des médias, de théorie de la lecture, de culture de masse, on a abordé la relation entre divertissement et approche critique ; la crise et les ressources du langage ; le hiatus entre écriture et réalité et entre propagande et réalité (à travers la notion de schéma cognitif) ; le passage entre espaces réels et lieux de l'écriture, auteur et lecteur, événement et quotidien, fiction et document, immersion et distance. Une nouvelle oralité redéfinit les traits de la mémoire, de la stabilité et du changement. À côté de la recherche de la trace, récurrente chez Perec, la confrontation avec les médias et la culture médiatique fait émerger la conscience du risque inhérent à un ordre immobile, à une loi implacable, l'insuffisance de la règle, et l'attrait de l'éphémère, de la vie comme procès. Des oppositions sont constamment mises en tension par l'écrivain, les contraires confrontés sans jamais trouver une solution univoque et définitive, pour offrir une vision mobile, ouverte, complexe.
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IANNUCCI, GIULIA. "La topografia dell'omosessualità nella Berlino della Repubblica di Weimar." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/939863.

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Abstract:
Il progetto proposto vuole essere un'indagine di due tematiche di interesse sociale: la metropoli e l'omosessualità nella Berlino della Repubblica di Weimar. Per quanto riguarda la sfera dell'omosessualità è primariamente opportuno tener conto della questione giuridica concernente tale fenomeno e la accesa discussione nata attorno all'abrogazione dell’articolo di legge 175, che portò ad una illusoria liberalizzazione nel 1929. In riferimento allo sviluppo urbano della metropoli, in quanto entità che influenza ed è contemporaneamente influenzata dai fenomeni sociali, “il grande mostro che tutto divora”, è invece necessario avere presente le numerose indagini portate avanti da autori come Georg Simmel, Siegfried Kracauer, Walter Benjamin e Franz Hessel. Questi autori indicano le coordinate attraverso cui la città viene ad assumere l'appellativo e le connotazioni di metropoli moderna. E’ proprio all'interno di questi nuovi spazi urbani che il fenomeno dell'omosessualità vuole essere analizzato, come parte integrante di quella subcultura urbana razionalizzata che è caratterizzata da due elementi fondamentali e tipici dell'omosessualità weimariana ossia l'anonimato della massa che abita la grande metropoli e la definitiva reificazione dell'individuo e del divertimento stesso. A questo proposito l'interesse intende spostarsi verso l'interazione dell'omosessuale con la città in due direzioni, una esterna ed una interna. La dimensione interna si riscontra nel contatto con i kracaueriani asili per senzatetto dove viene perpetuato il culto del divertimento. L'elemento esterno, invece, si estrinseca nell'attraversamento reale della città, in strade, piazze, vicoli e parchi, i cosiddetti Schwuler-Wege ed in primis nel Tiergarten. Di conseguenza lo scopo è quello di cercare di delineare una vera e propria mappatura della topografia della Berlino omosessuale del periodo 1919-1933 ed in particolare delle sue luci ed ombre intese in senso letterale.
The project aims at investigating two social topics: the metropolis and the homosexuality in Berlin during the Weimar Republic. In reference to homosexuality, it is necessary to take into account the juridical question about such a phenomenon and the lively debate concerning the abrogation of paragraph 175. With regards to the urban development of the metropolis, the main references are the analysis carried out by Georg Simmel, György Lukács, Siegfried Kracauer, Walter Benjamin e Theodor Wiesengrund Adorno. Such authors have underlined the coordinates throughout which the city turns into a modern metropolis. Consequently, the phenomenon of homosexuality is analysed within these new urban spaces: on the one hand, internal spaces where entertainment is worshipped; on the other hand, external spaces such as streets, squares, and parks – notably the so-called schwuler Wege and Tiergarten. Therefore, homosexuality is understood as a fundamental part of the rationalized urban sub-culture that is characterized by the anonymity of the masses and the reification both of the individual and the entertainment itself. The final part is addressed to the delineation of a real topography of the homosexuality in Berlin during the Weimar Republic.
Dem Projekt, das hier vorgelegt wird, liegt die Erforschung zweier Thematiken sozialen Interesses und ihrer gegenseitigen Beeinflussung zugrunde: die Großstadt und die Homosexualität. Der soziologische Ansatz beider Kernpunkte nimmt Ausgang von Analysen, die sich direkt auf den gleichen geschichtlichen und politischen Kontext, die Weimarer Republik, aber auf verschiedene Anwendungsbereiche beziehen. In Hinblick auf den Bereich der Homosexualität ist es nötig, die Rechtslage – vor und während der Weimarer Republik – und die hitzigen Debatten zu berücksichtigen, die die Abschaffung des § 175 und die illusorische Liberalisierung im Jahre 1929 ausgelöst haben. In Bezug auf die städtische Entwicklung der Metropole – als eine Entität, die die Sozialphänomene beeinflusst und zugleich von diesen beeinflusst wird – die von Peter Gay als ein all-devouring monster definiert wird, ist es wichtig, die zahlreichen Erforschungen, die von Soziologen und Philosophen wie Georg Simmel, György Lukács, Siegfried Kracauer, Walter Benjamin und Theodor Wiesengrund Adorno durchgeführt worden sind, zu betrachten. Diese Autoren zeigen die Koordinaten auf, die die Charakteristiken der modernen Metropole ausmachen. Es ist gerade eben in diesen neuen urbanen Räumen, dass das Phänomen der Homosexualität analysiert werden kann. Sie sind ein wesentlicher Bestandteil dieser rationalisierten städtischen Subkultur, die von zwei grundlegenden Elementen, die typisch für die Homosexualität in der Weimarer Zeit sind, charakterisiert wird: die Anonymität der Masse, die die Großstadt bewohnt, und die Verdinglichung des Menschen im Sog des Unterhaltungstriebs. Hierzu verlagert sich das Interesse des Projekts bezüglich der Interaktion der Homosexuellen mit der Stadt in zwei verschiedenen Dimensionen: auf eine „externe“ und auf eine „interne“ Dimension. Die externe Dimension zieht das reale Gewirr der Straßen, Plätze, Gassen und Parks in Betracht. Die interne Dimension hat mit den kracauerschen “Asylen für Obdachlose” zu tun, wo der Kult der Zerstreuung gepflegt wird. Sie sind die Lokale und die zur Subkultur gehörende Clubs wie z.B. „Eldorado“ und „Violetta“, wo sich „das dritte Geschlecht“ treffen konnte. Die innere Dimension könnte sich aber auch auf die spezifische, interne Optik der Homosexuellen beziehen, wobei die externe Dimension den Gesichtspunkt der „Betrachter“ reflektiert. Die zwei Dimensionen finden einen symbolischen und zugleich konkreten Treffpunkt im Motiv der sogenannten backward glances, die das Leben der Homosexuellen in der Stadt charakterisieren. Um das Phänomen anhand dieser doppelten Bewegung - nach außen und nach innen – richtig zu verorten, soll man eine regelrechte Topographie der Homosexualität im Berlin der Weimarer Republik erstellen.
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INGROSSO, MARTA. "Voci di donne tra rappresentazione e memoria: analisi di opere scelte di Assia Djebar e Maïssa Bey." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1375677.

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Abstract:
Questo studio nasce con l’intento di individuare un’analisi capace di mettere in prospettiva l’uso degli schemi narrativi e dell’enunciazione dialogica di due scritture diverse eppure reciprocamente affini come quella di Assia Djebar e di Maïssa Bey, senza appiattirne le specificità individuali. La tesi si apre sul concetto di voce in letteratura interrogandosi in prima istanza sulle ragioni che muovono la ricerca della voce all'interno di un testo e in seconda istanza sulle modalità con cui lo studioso può condurre questo genere di ricerca (Capitolo 1). Partendo dal presupposto che le scelte autoriali legate all'enunciazione e all'impianto narrativo del testo non si esauriscono nella loro funzione estetica, questo studio analizza come la gestione della voce narrante rifletta le dinamiche dell’attività creatrice che è alla base del mondo letterario a cui dà vita. La ricerca si sviluppa attorno a due nuclei costitutivi: - la voce come strumento di rappresentazione; - la voce come mezzo di costruzione e conservazione della memoria collettiva. Attorno al primo nucleo si snoda l’analisi dei romanzi Ombre sultane di Assia Djebar e Hizya di Maïssa Bey, che fanno della voce – e più in generale della narrazione – uno strumento di riscrittura della rappresentazione del femminile (Capitolo 2). Il secondo nucleo include, invece, delle riflessioni sul rapporto tra memoria collettiva e letteratura a partire dalle quali è stato possibile analizzare l’incontro di voci e di punti di vista nei romanzi La femme sans sépulture di Assia Djebar e Cette fille-là di Maïssa Bey (Capitolo 3). A partire dallo studio delle dinamiche interne ai testi, è emerso che specifiche intenzioni comunicative a livello di messaggio e di tematiche traducono un uso altrettanto specifico dell’enunciazione e degli espedienti narrativi. L’applicazione di un’interazione dialogica forte alle dinamiche narratore/personaggi ha rivelato una costruzione del discorso che incoraggia la moltiplicazione della prospettiva del lettore e la creazione di uno spazio di dialogo virtuale. Concentrarsi sugli aspetti dialogici e interazionali dell’enunciazione ha permesso, inoltre, di indagare l’uso della voce narrante e di conseguenza dell’atto narrativo come dispositivo di riscrittura dei canoni di rappresentazione del reale. Questo approccio si è dunque rivelato proficuo non solo per indagare la cifra stilistica di ciascuna autrice, ma anche per mettere in parallelo le strutture e i temi trattati nei testi: ne è emersa la possibilità di operare una lettura critica che evidenzi le correlazioni tra strutture interne al testo e decostruzione del discorso collettivo nell'ottica di incentivare una moltiplicazione delle prospettive di lettura.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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ALESSANDRA, Campanari. "“IDENTITY ON THE MOVE” FOOD, SYMBOLISM AND AUTHENTICITY IN THE ITALIAN-AMERICAN MIGRATION PROCESS." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251264.

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Abstract:
Il mio lavoro di ricerca rappresenta un contributo allo studio dell'esperienza umana dello “spazio alimentare” come costruzione sociale che comprende sia i modelli del comportamento umano, e la loro relazione sensoriale con uno specifico luogo, sia l'imprenditoria etnica. Il nucleo di questo progetto di ricerca è rappresentato da un’indagine multi-generazionale del multiforme processo della migrazione italiana in America, laddove la cultura alimentare viene utilizzata come veicolo per esaminare come gli immigrati abbiano prima perso e poi negoziato una nuova identità in terra straniera. Lo scopo generale della tesi è quello di esaminare come il cibo rappresenti un collegamento nostalgico con la patria per la prima generazione, un compromesso culturale per la seconda e un modo per rinegoziare un'etnia ibrida per le generazioni successive. La lente del cibo è anche utilizzata per esplorare lo sviluppo dei ristoranti italiani durante il Proibizionismo e il loro ruolo nel processo di omogeneizzazione culinaria e di invenzione della tradizione nel mondo contemporaneo. Per spiegare come la cucina regionale in America sia diventata un simbolo collettivo di etnia e abbia potuto creare un'identità Italo-Americana nazionale distinta da quella italiana, ho adottato il modello creato da Werner Sollors e Kathleen Neils Cozen e sintetizzato con l'espressione di “invenzione dell'etnia”. Il capitolo di apertura esplora la migrazione su larga scala che ha colpito l'Italia e la storia economica italiana per oltre un secolo e prosegue con un’analisi storica sullo sviluppo dei prodotti alimentari nel tempo. La prima sezione evidenzia il significato culturale dell'alimento e il suo ruolo nella costruzione di un'identità nazionale oltre i confini italiani e prosegue con un’analisi sulla successiva variazione delle abitudini alimentari durante l'immigrazione di massa. Il capitolo conclude illustrando il quadro teorico utilizzato per teorizzare le diverse dimensioni dell'etnia. Partendo dall'ipotesi che l'identità sia un elemento socialmente costruito e in continua evoluzione, il secondo capitolo è dedicato all'analisi della natura mutevole del cibo, esplorata attraverso tre distinti ma spesso sovrapposti tipi di spazio: spazio della "memoria individuale"; spazio della "memoria collettiva"; spazio della "tradizione inventata". Lo spazio della “memoria individuale” esplora come i primi immigrati italiani tendevano a conservare le loro tradizioni regionali. Al contrario lo spazio della memoria collettiva osserva il conflitto ideologico emerso tra la prima e la seconda generazione di immigrati italiani, in risposta alle pressioni sociali del paese ospitante. L'analisi termina con la rappresentazione di generazioni successive impegnate a ricreare una cultura separata di cibo come simbolo dell'identità creolata. Il capitolo tre, il primo capitolo empirico della dissertazione, attraverso l'analisi della letteratura migrante mostra l'importanza del cibo italiano nella formazione dell'identità italo- americana. Questa letteratura ibrida esamina il ruolo degli alimenti nelle opere letterarie italo-americane di seconda, terza e della generazione contemporanea di scrittori. Il quarto capitolo completa la discussione seguendo la saga del cibo italiano dai primi ristoranti etnici a buon mercato, frutto della tradizione casalinga italiana, fino allo sviluppo di un riconoscibile stile di cucina italo-americano. A questo proposito, i ristoranti rappresentano una "narrazione" etnica significativa che riunisce aspetti economici, sociali e culturali della diaspora italiana in America e fa luce sull'invenzione del concetto di tradizione culinaria italiana dietro le cucine americane. La sezione termina con un'esplorazione del problema moderno relativo al fenomeno dell’Italian "Sounding" negli Stati Uniti, basato sulla creazione di immagini, colori e nomi di prodotti molto simili agli equivalenti italiani, ma senza collegamenti diretti con le tradizioni e la cultura italiana. Il capitolo finale fornisce una visione etnografica su ciò che significa essere italo-americani oggi e come i ristoranti italiani negli Stati Uniti soddisfano la tradizione culinaria Italiana nel mondo contemporaneo americano. Per concludere, considerando le teorie dell'invenzione della tradizione, due casi di studio esplorativi a Naples, in Florida, vengono presentati sia per analizzare come gli italo-americani contemporanei manifestano la loro etnia attraverso il cibo etnico sia per esaminare come il cibo italiano viene commercializzato nei ristoranti etnici degli Stati Uniti, alla luce della del processo di globalizzazione.
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Books on the topic "Letteratura di massa"

1

Letteratura di massa, letteratura di consumo. Macerata: EUM, 2009.

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2

Bordoni, Carlo. Il romanzo di consumo: Editoria e letteratura di massa. Napoli: Liguori, 1993.

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3

Pasolini: Il sogno di una cosa : pedagogia, eros, letteratura dal mito del popolo alla società di massa. Bologna: Il Mulino, 1985.

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4

Golino, Enzo. Pasolini: Il sogno di una cosa : pedagogia, eros, letteratura, dal mito del popolo alla società di massa. Milano: Bompiani, 1992.

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5

Consiglio, Dario. Il PCI e la costruzione di una cultura di massa: Letteratura, cinema e musica in Italia (1956-1964). Milano: UNICOPLI, 2006.

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6

Convegno nazionale di sociologia della letteratura (1988 Carrara, Italy). Produzione letteraria e cultura di massa: Atti del Convegno nazionale di sociologia della letteratura, Carrara, 8/10 Aprile 1988. Carrara, Italy: Società editrice Apuana, 1988.

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7

Carlo, Bordoni, ed. Produzione letteraria e cultura di massa: Atti del convegno nazionale di sociologia della letteratura, Carrara, 8/10 Aprile 1988. Carrara, Italy: Società Editrice Apuana, 1989.

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8

1950-, Ponzi Mauro, ed. Letteratura e mass-media nei paesi di lingua tedesca. Roma: Bulzoni, 1991.

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9

La letteratura di mediopolis: Divertimento, devianza, simulazione, gioco, fuga, evasione, divieti, conflitto, impulso, piacere : alcune note per una teoria della letteratura della cultura mediale. Bologna: Logo Fausto Lupetti, 2010.

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10

Fumettisti d'invenzione!: L'autore di fumetti nella fiction : al cinema, in televisione, nella narrativa, nella letteratura disegnata, alla radio e in altri media. Roma: Coniglio, 2010.

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