Dissertations / Theses on the topic 'Letteratura di guerra'

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1

De, Marinis Gallo Gianluigi. "Il racconto del ritorno. Letteratura di guerra dal fronte russo 1941-1943." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3478.

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Abstract:
2008/2009
Tra i diversi percorsi della memoria, si è scelto di trattare della letteratura alpina del ritorno dalla Russia: senza dubbio la più cospicua e la più feconda, e senza dubbio quella che ha fornito i maggiori successi editoriali del “genere”. Lo si è fatto esaminando tre opere rappresentative di tre diversi modi di scrittura e di tre diversi generi. Un diario, una memoria, un romanzo – con tutta la provvisorietà di una differenziazione non sempre praticabile per testi che vivono della ibridazione dei generi (diario, autobiografia, romanzo storico, scrittura privata, scrittura pubblica). E ancora: un’opera fortemente critica, una che sembra ricostruire un’epica, una che può assumere i tratti consolatori della propaganda. Si sta alludendo ai tre libri di Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern e Giulio Bedeschi. Tre parabole di scrittura che, a partire dal racconto di un medesimo evento, mostrano l’irriducibilità della memoria ad un’unica immagine. Mai tardi, Il sergente nella neve, Centomila gavette di ghiaccio: libri a cui arrise un notevole successo di pubblico, lampante per gli ultimi due. Il libro di Rigoni, poi, tocca vette che lo collocano nel canone della maggiore letteratura italiana – se non europea – del secondo Novecento. Al di sotto di questi testi, un continente di scritture significative che non raggiunsero gli stessi numeri. Al di là di questi testi, un ininterrotto filone di scrittura: basti pensare che ancora nel 1987 Mario Spinella vinceva il premio Viareggio con Lettera da Kupjansk, un romanzo che riproponeva, non senza un certo grado di sperimentalismo, il modello di maggiore successo della narrazione della seconda guerra mondiale, appunto quello del nostos e dell’anabasi. Si pensi, inoltre, alle ricostruzioni romanzesche proposte da un autore come Alfio Caruso, che pubblica il suo Tutti i vivi all’assalto ancora nel 2005. Perché mai – ci si può chiedere con Isnenghi – il fronte russo ha imposto a tal punto la sua presenza, per qualità e quantità, rispetto a ogni altro fronte? «La Russia ci ha dato tanto il capolavoro – con Il sergente nella neve – che il best-seller – con Centomila gavette di ghiaccio –, tanto il “genere” che l’industria e il lavoro di memoria in serie (con iniziative del tipo C’ero anch’io animate dallo stesso Giulio Bedeschi)». Le ragioni di questa preminenza risiedono in diversi fattori: alcuni di essi, la cosa non dovrebbe stupire, possono avere una matrice letteraria. Ogni opera letteraria entra in una tradizione e con questa dialoga, anche se i motivi che sono alla base della sua composizione sono tutti esterni alla letteratura. La guerra di Russia ha una tradizione di riferimento che può fare da traino a questi testi, che può definirne una collocazione in un determinato orizzonte d’attesa. E poi v’è la «mitica lontananza dell’impresa». La peculiarità di una esperienza che possedeva risvolti politici non comuni: soldati fascisti si recavano nella terra dei bolscevichi. Che immagine ne riportavano? A questa, e altre domande, il presente lavoro cerca di fornire risposte plausibili. L’analisi monografica delle tre opere segue uno schema fisso. Ogni capitolo è diviso in tre paragrafi: nel primo si ricostruiscono le vicende editoriali dell’opera in esame, in rapporto con le dinamiche complessive della letteratura della Seconda guerra mondiale attive al momento dell’uscita; nel secondo si affronta l’analisi del testo (struttura, temi, lingua e stile); nell’ultimo si esamina la sua fortuna. Per l’analisi delle opere si è fatto ricorso ad una serie di suggestioni e di categorie interpretative provenienti da testi che hanno esercitato una influenza decisiva nel rinnovamento del modo di considerare il rapporto tra letteratura e guerra. Tali categorie interpretative – quelle di Isnenghi, Fussell, Leed, Gibelli – sono state elaborate a partire dalla Prima guerra mondiale, ma possono essere riconvocate a spiegare anche alcune caratteristiche della guerra sul fronte russo nella Seconda. L’uso delle categorie interpretative elaborate per la memorialistica, la diaristica e i romanzi della Grande Guerra, almeno nell’ordine di alcuni caratteri generali, sembra infatti potersi estendere ad un arco temporale che comprenda entrambi i conflitti, giusta la validità di alcune, ormai classiche, interpretazioni storiografiche. Del resto, lo stesso Fussell nell’ultimo capito del suo libro sottolineava l’insistenza di tale rapporto: «Il modo in cui i dati e i comportamenti della Seconda guerra “si basano” su quelli della Prima fa quasi pensare che vi sia stata una sola e ininterrotta Grande Guerra, che si è prolungata per tutta la prima metà del ventesimo secolo».
XXI Ciclo
1981
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2

Weissenberg, Caterina. "Gli occhi di una bambina raccontano la guerra. Proposta di traduzione di alcuni capitoli di Maikäfer, flieg! di Christine Nöstlinger." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8819/.

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Abstract:
La tesi si compone di una proposta di traduzione dei primi due capitoli del romanzo per ragazzi "Maikäfer, flieg!" di Christine Nöstlinger. Ad una breve introduzione segue un capitolo contenente alcune informazioni circa l’autrice e la sua opera, segue poi un’analisi del testo di partenza e delle sue caratteristiche. Il quarto capitolo contiene la proposta di traduzione e infine il quinto capitolo si compone di un commento alla traduzione, nel quale vengono esplicate le strategie adottate nel corso del processo traduttivo.
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3

Colussi, Giulia <1993&gt. "La realtà della Grande Guerra nell'opera di Giani Stuparich e Emilio Lussu." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13131.

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Abstract:
Analisi di alcuni aspetti che illustrano la realtà della Grande Guerra attraverso la testimonianza diretta degli autori e delle loro opere letterarie. Prendendo in considerazione le opere Guerra del '15, Ritorneranno e Un anno sull'Altipiano.
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4

Lippi, Elena. "La letteratura delle macerie nel dopoguerra tedesco. Proposta di traduzione di due Kurzgeschichte di Wolfgang Borchert." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18826/.

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Abstract:
Nel presente elaborato vengono proposte e analizzate le traduzioni di due storie brevi dello scrittore e drammaturgo tedesco Wolfgang Borchert, uno dei maggiori rappresentanti della letteratura delle macerie, corrente letteraria sviluppatasi nell’immediato dopoguerra tedesco. Le traduzioni sono introdotte da due capitoli che presentano la Trümmerliteratur, il contesto storico, l’autore e le opere, e da un capitolo che si occupa di definire la traduzione letteraria. Successivamente, si dedica un capitolo all’analisi di strategie, difficoltà e problemi traduttivi sorti durante il processo.
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Pongan, Viviana <1957&gt. "Molto più che “Piccole Donne”: le scrittrici di guerra dal 1914 al 1918." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10808.

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Abstract:
La donna nella Prima Guerra Mondiale: uno sguardo d’insieme. Il rinnovamento dell’identità femminile: il movimento femminista. Lo scenario geopolitico della Grande Guerra. L’impegno delle donne nel corso del conflitto. Donne e Prima Guerra Mondiale; alcune figure di spicco: Edith Warton, Rosa Luxemburg, Blanche Maupas, Mata Hari una donna agente segreto, Marie Curie. Racconti di guerra; analisi delle voci femminili italiane di: Ada Negri, Amalia Guglielminetti, Annie Vivanti. Racconti di guerra da e oltre il fronte italiano: la giornalista Louise Mack, Alice Schaleck una corrispondente dal fronte, notizie dal fronte italiano: il reportage di Stefania Turr. Memorie e diari femminili dell’occupazione austriaca in Friuli
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6

Liosatou, Eugenia <1979&gt. "La guerra di Morea (1714-1718): Manthos Ioannou e Petros Katsaitis : fonti, commenti, edizione critica." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5643.

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Abstract:
La mia ricerca prevede lo studio delle varie edizioni del poema Della sciagura e prigionia della Morea di Manthos Ioannou in un contesto storico e letterario. Tale componimento in rima viene studiato insieme al Lamento del Peloponneso (1716) di Petros Katsaitis. Entrambi trattano la caduta di Morea e sono fonti preziose per inquadrare la situazione politica, economica e sociale nel Peloponneso, durante la Venetocrazia. Vengono studiati non solo per i legami storici, ma anche per le qualità letterarie e le particolarità linguistiche e stilistiche. Il loro genere letterario appartiene il ‘lamento storico’ e la ‘cronaca’. La ricerca è incentrata sullo studio delle varie edizioni del poema Della sciagura e prigionia della Morea. Mi occupo particolarmente della trascrizione dell’edizione del 1779 (la prima finora accessibile), che fu messa a confronto con altre edizioni (soprattutto del 1784, 1789, 1814 e 1875) provenienti da diverse tipografie. Oltre alle questioni inerenti la forma grafica, la versificazione, la rima e la struttura metrica del componimento di Ioannou è stato opportuno esaminare le informazioni storiche con gli spunti offerti dalle opere sopraindicate inerente il tema della caduta di Nauplia.
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7

Rioli, Silvia <1982&gt. "La hija de Cervantes: un dramma romantico inedito di Aureliano Fernández-Guerra y Orbe. Edizione critica e studio." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3337/1/Rioli_Silvia_tesi.pdf.

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Abstract:
Aureliano Fernandez-Guerra is known especially among Quevedo’s scholars because he published the first complete edition of Quevedo’s works. Few people know his plays and, for this reason, they have never been studied. These plays were written during his youth, when Fernández-Guerra hadn’t decided anything about his career yet. Therefore, these plays were always very important for him and, for this reason, he continued to correct and to revise them. Among them, the unpublished drama La hija de Cervantes (1840) was considered the most important play. In this doctoral thesis I have tried to describe this Spanish author, especially focusing on theatre. In the first part I wrote about the life and the literary works, giving particularly importance to his plays that are La peña de los enamorados (1939), La hija de Cervantes (1840), Alonso Cano (1842) and La Ricahembra (1845), this last one written in collaboration with Manuel Tamayo y Baus, another important and famous playwright. In the second part I deepened the study of La hija de Cervantes because it is a particular interesting drama: Aureliano Fernández-Guerra chose to represent the author of the Quixote as a character of his drama, especially dramatizing the most mysterious moments of his life, such as the Gaspar de Ezpeleta’s murder, his relationship with his daughter Isabel de Saavedra and his supposed love for a woman, whose existence his unknown. Besides, this drama is interesting because it is partially autobiographic: I found several letters and articles where it is emphasized the similarities between Cervantes’ and Aureliano’s life: both feel misunderstood and not appreciated by other people and both had to renounce a big love. In the final part I presented the critical edition of La hija de Cervantes based on the last three manuscripts that are today at the Institut de Teatre in Barcelona. A wide philological note shows the transcription criterions.
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Rioli, Silvia <1982&gt. "La hija de Cervantes: un dramma romantico inedito di Aureliano Fernández-Guerra y Orbe. Edizione critica e studio." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3337/.

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Abstract:
Aureliano Fernandez-Guerra is known especially among Quevedo’s scholars because he published the first complete edition of Quevedo’s works. Few people know his plays and, for this reason, they have never been studied. These plays were written during his youth, when Fernández-Guerra hadn’t decided anything about his career yet. Therefore, these plays were always very important for him and, for this reason, he continued to correct and to revise them. Among them, the unpublished drama La hija de Cervantes (1840) was considered the most important play. In this doctoral thesis I have tried to describe this Spanish author, especially focusing on theatre. In the first part I wrote about the life and the literary works, giving particularly importance to his plays that are La peña de los enamorados (1939), La hija de Cervantes (1840), Alonso Cano (1842) and La Ricahembra (1845), this last one written in collaboration with Manuel Tamayo y Baus, another important and famous playwright. In the second part I deepened the study of La hija de Cervantes because it is a particular interesting drama: Aureliano Fernández-Guerra chose to represent the author of the Quixote as a character of his drama, especially dramatizing the most mysterious moments of his life, such as the Gaspar de Ezpeleta’s murder, his relationship with his daughter Isabel de Saavedra and his supposed love for a woman, whose existence his unknown. Besides, this drama is interesting because it is partially autobiographic: I found several letters and articles where it is emphasized the similarities between Cervantes’ and Aureliano’s life: both feel misunderstood and not appreciated by other people and both had to renounce a big love. In the final part I presented the critical edition of La hija de Cervantes based on the last three manuscripts that are today at the Institut de Teatre in Barcelona. A wide philological note shows the transcription criterions.
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Bennardo, Lorenza. "Gli Inferi e la prima notte di guerra. Saggio di Commento a Stazio, Tebaide 8. 1-270." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2010. http://hdl.handle.net/11384/86162.

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10

Astolfi, Luca. "I campi di concentramento nella Spagna franchista." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12748/.

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Abstract:
Il presente elaborato si concentra sul fenomeno dei campi di concentramento sorti in Spagna negli anni della guerra civile e della seconda guerra mondiale. Nel primo capitolo vengono brevemente delineati svolgimento e cause della guerra di Spagna, terminata con l’instaurazione della dittatura del caudillo. Nel secondo capitolo vengono descritte le caratteristiche del sistema concentrazionario franchista durante la guerra civile (con particolare attenzione ad alcuni dei campi più noti di quel periodo), nonché quelle della rieducazione politica di cui esso si riproponeva di rappresentare uno strumento. Nel terzo capitolo viene descritto il sistema concentrazionario franchista negli anni del secondo conflitto mondiale (dedicando spazio, ancora una volta, ai campi più rilevanti risalenti a quella fase). Nel quarto capitolo, infine, vengono analizzate alcune fonti letterarie relative ai campi di concentramento, prendendo in considerazione sia scritti autobiografici che opere di narrativa.
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11

COGOTTI, CARLA MARIA. "Rete simbolica e dinamiche della memoria nella trilogia della guerra civile di Juan Eduardo Zúñiga." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2015. http://hdl.handle.net/11584/266810.

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Abstract:
The aim of this PhD thesis is to explore Juan Eduardo Zúñiga’s private and literary path in order to illustrate the author’s intellectual complexity and especially to offer a critical analysis of the most significant part of his production, that is the so called “trilogy of the Spanish Civil War”, which includes the short stories of Largo noviembre de Madrid (1980), La tierra será un paraíso (1989) and Capital de la gloria (2003). Zúñiga (Madrid, 1919) is among the most distinguished Spanish contemporary writers but his work hasn’t been investigated at a profound level yet. The research aims to turn this initial disadvantage into a challenge, demonstrating how the author’s personal evolution intertwines with the historical context of the Spanish Civil War firstly and the Francoist regime secondly through a constant dialog with this period, especially when he recovers and saves from the oblivion the multiple voices of the Madrilenian intrahistoria, the real protagonist of the historical changes. Therefore the trilogy, which is almost an unexplored land, is at the core of the research. After a brief but necessary recap of the most relevant events of contemporary Spain and also Zúñiga’s biographical reconstruction (developed in the first part of the thesis), the study will focus later on two narrative aspects that define and identify the cycle (in the second part). Symbolism and Memory, effectively, permeate the trilogy due to their repetition and interconnection, making the whole organic, systematic and cohesive. The textus comes up as a real net, a bundle made of recurring “objects-symbol”, characters and themes. It is also a lieu de mémoire where the construction and the destruction of memories and identities (both individual and collective) are widespread narrative operations that show the historical Spanish society opposition between vencedores (the Nationalists) and vencidos (the Republicans). Specific short stories from the three volumes have been selected in order to illustrate and examine how symbols work and also how the dynamics of memory and oblivion structure the diegesis. The result is a complex panorama made of tradition and innovation created by Zúñiga to give testimony of the controversial age that he lived, as citizen and historical witness, in order to transmit and preserve the historical memory (memoria histórica) of the Spanish Civil War.
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Fornari, Maria. "La questione adriatica sui quotidiani in lingua italiana e in lingua serba alla vigilia della grande guerra." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8595.

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Abstract:
2011/2012
L’obiettivo di questo lavoro di ricerca è operare un confronto tra le posizioni assunte dall’Italia e dalla Serbia in merito alla questione adriatica nei mesi che intercorrono tra l’eccidio di Sarajevo del 28 giugno 1914 e la dichiarazione di entrata in guerra dell’Italia del 24 maggio 1915. Le due nazioni erano state unite, nel corso del XIX secolo, dal comune desiderio di veder affermato il principio di nazionalità contro l’egemonia degli Imperi asburgico e ottomano. Questo legame si era concretizzato in una fitta rete di scambi culturali, ideologici e politici che aveva dato vita a un sentimento di reciproca stima e solidarietà tra i due popoli. Con l’inizio del conflitto, però, l’Italia e la Serbia vengono poste di fronte alla concreta possibilità che, con la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico, oltre a una serie di trasformazioni a livello europeo, si venga anche a delineare una nuova mappa dei confini adriatici, tracciati secondo il criterio dell’autodeterminazione dei popoli. Di conseguenza, i territori dell’area adriatica nord-orientale, connotati da un carattere multietnico e multinazionale, si trovano al centro delle rivendicazioni di diversi Stati, tra cui spiccano l’Italia e la Serbia, entrambe decise ad affermare il diritto a estendere il proprio dominio su quelle terre secondo il principio di nazionalità. In questa prospettiva, è evidente che il rapporto quasi idilliaco che si era instaurato tra le due nazioni è destinato a cambiare la propria fisionomia. La presente ricerca intende presentare, attraverso una sorta di “istantanea”, questa trasformazione mediante un’analisi condotta su una serie di articoli apparsi, nel periodo di tempo preso in considerazione, su quattro giornali quotidiani. Si tratta del «Corriere della Sera», del «Politika» di Belgrado, del «Piccolo» di Trieste e del «Corriere delle Puglie» di Bari. Lo spoglio degli articoli del «Piccolo» viene affiancato anche dall’esame di alcuni testi tratti dal «Lavoratore», l’organo del partito socialista triestino. La tesi è composta da quattro capitoli, uno per ogni quotidiano, in modo tale da presentare in maniera parallela le diverse analisi ad essi dedicate. Ogni capitolo è idealmente suddiviso in due sezioni: cappello introduttivo e indagine sugli articoli. Il cappello introduttivo è volto a chiarire l’atteggiamento degli intellettuali e dei politici rispetto alla spartizione delle terre adriatiche nel contesto di riferimento e a ricordare in maniera sintetica l’origine e la storia della testata presa in esame. La riflessione sugli scritti giornalistici, condotta in ordine cronologico, viene presentata mediante ampie citazioni degli stessi, al fine di consentire un confronto immediato tra le ipotesi e le osservazioni che vengono proposte e la realtà dei testi effettivamente pubblicati. Ogni capitolo è chiuso da una breve conclusione in cui si cerca di individuare un ipotetico “punto della situazione” derivante dall’esame degli articoli. È presente, inoltre, un’appendice in cui vengono elencati i titoli di tutti gli articoli dei quotidiani a cui fa riferimento questo studio.
XXIV Ciclo
1980
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MAGGIONI, ERICA. ""SNOW IS A STRANGE WHITE WORD". POESIA E PITTURA NELL'OPERA DI ISAAC ROSENBERG, WAR POET (1890-1918)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/24612.

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Abstract:
La tesi studia l’opera del war poet inglese Isaac Rosenberg (1890-1918) con l’obiettivo principale di analizzare l’influenza della sua formazione pittorica sulla produzione poetica, un aspetto che, seppur generalmente riconosciuto, è stato poco approfondito dalla critica. I primi tre capitoli esaminano il contesto sociale, culturale e artistico in cui Rosenberg visse prima di arruolarsi nell’esercito; in particolare, viene presentata la comunità ebraica dell’East End di Londra, il suo coinvolgimento nella Prima Guerra Mondiale, la scena artistica di inizio ventesimo secolo. Lo studio considera anche la scuola d’arte da lui frequentata, la Slade, la sua limitata produzione pittorica e le sue riflessioni di estetica, contenute nelle lettere e nella prosa. Il quarto capitolo, fulcro della tesi, propone un’analisi dei testi poetici che mira a evidenziare come il poeta abbia sfruttato l’esperienza di pittore nella scrittura, specialmente nella war poetry. Tra le strategie identificate, vi sono l’utilizzo simbolico dei colori, l’imagery relativa a luce e buio, l’adozione di una particolare prospettiva, la commistione tra astratto e concreto. Tali tecniche vengono lette come tentativi di rispondere alla difficoltà di rappresentazione e comunicazione dell’esperienza bellica.
The thesis studies the works of English war poet Isaac Rosenberg (1890-1918) with the main aim of analysing the influence of his pictorial training on his poetic production, an aspect which has been generally acknowledged, but scarcely investigated by critics. The first three chapters examine the social, cultural and artistic context in which Rosenberg lived before enlisting in the army; in particular, the focus is on the Jewish community of London’s East End, the involvement in the First World War, and the art scene of the early Twentieth century. The study also considers the art school he attended, the Slade, his limited pictorial production, and his thoughts on aesthetics, as included in the letters and prose. The fourth chapter, core of the thesis, proposes an analysis of the poems which aims to show how Rosenberg exploited his experience as a painter in his writing, especially in the war poetry. Among the identified strategies are the symbolic use of colours, the imagery related to light and shadow, the adoption of a particular perspective, the fusion of abstract and concrete. These techniques are seen as attempts to respond to the difficulty of representing and communicating war experience.
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MAGGIONI, ERICA. ""SNOW IS A STRANGE WHITE WORD". POESIA E PITTURA NELL'OPERA DI ISAAC ROSENBERG, WAR POET (1890-1918)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/24612.

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Abstract:
La tesi studia l’opera del war poet inglese Isaac Rosenberg (1890-1918) con l’obiettivo principale di analizzare l’influenza della sua formazione pittorica sulla produzione poetica, un aspetto che, seppur generalmente riconosciuto, è stato poco approfondito dalla critica. I primi tre capitoli esaminano il contesto sociale, culturale e artistico in cui Rosenberg visse prima di arruolarsi nell’esercito; in particolare, viene presentata la comunità ebraica dell’East End di Londra, il suo coinvolgimento nella Prima Guerra Mondiale, la scena artistica di inizio ventesimo secolo. Lo studio considera anche la scuola d’arte da lui frequentata, la Slade, la sua limitata produzione pittorica e le sue riflessioni di estetica, contenute nelle lettere e nella prosa. Il quarto capitolo, fulcro della tesi, propone un’analisi dei testi poetici che mira a evidenziare come il poeta abbia sfruttato l’esperienza di pittore nella scrittura, specialmente nella war poetry. Tra le strategie identificate, vi sono l’utilizzo simbolico dei colori, l’imagery relativa a luce e buio, l’adozione di una particolare prospettiva, la commistione tra astratto e concreto. Tali tecniche vengono lette come tentativi di rispondere alla difficoltà di rappresentazione e comunicazione dell’esperienza bellica.
The thesis studies the works of English war poet Isaac Rosenberg (1890-1918) with the main aim of analysing the influence of his pictorial training on his poetic production, an aspect which has been generally acknowledged, but scarcely investigated by critics. The first three chapters examine the social, cultural and artistic context in which Rosenberg lived before enlisting in the army; in particular, the focus is on the Jewish community of London’s East End, the involvement in the First World War, and the art scene of the early Twentieth century. The study also considers the art school he attended, the Slade, his limited pictorial production, and his thoughts on aesthetics, as included in the letters and prose. The fourth chapter, core of the thesis, proposes an analysis of the poems which aims to show how Rosenberg exploited his experience as a painter in his writing, especially in the war poetry. Among the identified strategies are the symbolic use of colours, the imagery related to light and shadow, the adoption of a particular perspective, the fusion of abstract and concrete. These techniques are seen as attempts to respond to the difficulty of representing and communicating war experience.
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MORO, AMELIA. "Andocide, Sulla pace con gli Spartani (Περὶ τῆς πρὸς Λακεδαιμονίους εἰρήνης) Introduzione, traduzione e commento storico e letterario." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1085013.

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Abstract:
Traduzione in italiano e commento dal punto di vista letterario, retorico e storico dell'orazione "Sulla pace con gli Spartani" di Andocide. Nell'introduzione vengono affrontati i problemi relativi alla datazione dell'opera, alla sua autenticità e all'uso della storia nell'orazione.
Italian translation and commentary from a literary, rhetorical and historical perspective of the oration "On the peace with the Lacedaemonians" written by Andocides. The introduction discusses problems concerning the dating of the work, its authenticity and the use of history in the oration.
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16

Trudda, Cinzia <1992&gt. ""La guerra di una persona sola" di Lin Bai Proposta di traduzione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18695.

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Abstract:
Nel primo capitolo del presente lavoro viene fornita una molto breve panoramica letteraria della Cina del Novecento per arrivare a parlare della letteratura femminile degli anni Novanta e più nello specifico della scrittura dell'autrice Lin Bai. Il romanzo su cui si focalizza la tesi è "Yigerendezhenzhang" (La guerra di una persona sola) di cui vengono presentate in particolare modo le tematiche relative all'autobiografismo e alla sessualità che lo caratterizzano. Nel secondo capitolo si intende dare una proposta di traduzione della prima parte del romanzo di Lin Bai "Yigerendezhanzheng", e nel terzo capitolo si vuole fornire un commento traduttologico che giustifichi le scelte compiute in sede di traduzione.
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Cicci, Federica <1994&gt. "La mobilitazione delle donne cinesi nella Guerra di Resistenza contro il Giappone (1937-1945): nuovi modelli di attivismo femminile." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13933.

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Abstract:
La seguente ricerca intende esaminare il ruolo che ebbero le donne durante la Guerra di Resistenza contro il Giappone (1937-1945) e la loro significativa partecipazione, valutando quanto sia stato importante questo ruolo, quanto abbia indirizzato una certa direzione o cambiato quello che poteva essere il destino tradizionale femminile. La loro importanza viene ancora parzialmente ignorata, eppure svolsero un compito fondamentale in quegli anni. Con l’inizio della guerra, le donne cinesi si rifiutarono di essere “lasciate indietro” rispetto agli uomini e agirono in alleanza di nazionalisti e comunisti per creare una Resistenza del tutto femminile, affermandosi su molti fronti di lavoro sociale e militare. L’elaborato presenta i principali modelli di servizio a cui le donne presero parte durante la Resistenza, ovvero come membri del Corpo Nazionale al fronte; infermiere volontarie e professionali; educatrici di orfani di guerra, con particolare riferimento alla provincia di Guangdong grazie al lavoro di Wu Jufang; promotrici del PCC per la mobilitazione di massa nelle zone rurali. Se da un lato le donne nazionaliste operarono maggiormente nella cura dei bambini orfani di guerra e in soccorso ai soldati feriti, quelle comuniste, invece, lavorarono nelle zone rurali per mobilizzare le donne contadine. Tuttavia, entrambe, uscendo dal loro piccolo mondo domestico, si mobilitarono per la salvezza nazionale e il loro lavoro servì da finestra su cui il genere plasmò i significati di guerra e costruzione di nazione nella Cina moderna, offrendo allo stesso tempo l’opportunità di ridiscutere i valori sociali e i ruoli tradizionali delle donne.
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Luce, Laura <1996&gt. ""Il riflesso nello specchio": proposta di traduzione parziale del primo capitolo del romanzo "La guerra di una persona sola" di Lin Bai e relativo commento traduttologico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19212.

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Abstract:
Il presente elaborato vuole proporre una traduzione parziale del primo capitolo del romanzo "La guerra di una persona sola" (yi ge ren de zhanzheng 一个人的战争), opera dell'autrice Lin Bai 林白. La traduzione sarà introdotta da una panoramica sull'autrice e sullo stesso romanzo, e sarà seguita dal commento traduttologico, dove verranno affrontati i principali problemi incontrati durante il lavoro di mediazione.
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Casara, Nicole <1996&gt. "2020-2025: La Cina dichiara guerra alla plastica monouso. Traduzione e commento di quattro articoli specialistici." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19211.

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Abstract:
La presente tesi è frutto di un lavoro di traduzione di quattro articoli specialistici sull’inquinamento da plastica nella Repubblica Popolare Cinese. La plastica è un materiale ampiamente utilizzato nella vita di tutti i giorni, è economica, versatile, leggera e resistente, ma il suo difficile e scorretto smaltimento sta gravando sull’inquinamento ambientale mondiale. A due anni dal China’s Ban per vietare l’importazione dei rifiuti stranieri, soprattutto in plastica, il governo cinese ha avviato un piano quinquennale (2020-2025) per ridurre e vietare la produzione, la vendita e il consumo dei prodotti in plastica monouso in Cina. Il 19 gennaio 2020, la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme e il Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente hanno pubblicato le "Iniziative per intensificare il controllo sull'inquinamento da plastica", avviando una serie di politiche per affrontare "l'inquinamento bianco" a partire dalle città principali fino al livello nazionale entro il 2025. Nonostante i concetti di riciclaggio e sostenibilità siano giunti relativamente tardi in Cina, anche le imprese si stanno innovando in questa direzione, sostituendo i prodotti usa e getta di uso quotidiano (sacchetti, stoviglie, cannucce, cotton-fioc e imballaggi), a favore di alternative green volte a soddisfare la domanda dei consumatori e a resistere alla battaglia commerciale contro la concorrenza. La tesi è suddivisa in tre capitoli principali: introduzione all’argomento, quattro proposte di traduzione degli articoli in oggetto e relativo commento traduttologico. Infine, viene fornito un glossario sul lessico specialistico presente negli articoli tradotti.
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FEDERICO, LUCA. "L'apprendistato letterario di Raffaele La Capria." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1005664.

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Abstract:
Superati «novant’anni d’impazienza» e dopo un lungo periodo votato all’autocommento e all’esplorazione delle proprie intenzioni, Raffaele La Capria ha raccolto le sue opere in due Meridiani curati da Silvio Perrella. La Capria ne ha celebrato l’uscita nella prolusione inaugurale di Salerno Letteratura, poi confluita nel breve autoritratto narrativo "Introduzione a me stesso" (2014). In questa sede, l’autore è tornato su alcuni punti essenziali della sua riflessione sulla scrittura, come la relazione, reciproca e ineludibile, fra tradizione e contemporaneità. All’epilogo del «romanzo involontario» di una vita, La Capria guarda retrospettivamente alla propria esperienza come ad un’autentica educazione intellettuale. Perciò, muovendo da un’intervista inedita del 2015, riportata integralmente in appendice, la tesi ha l’obiettivo di ricostruire l’apprendistato letterario di La Capria dai primi anni Trenta, quando l’autore ancora frequentava il ginnasio, fino all’inizio dei Sessanta, quando ottenne il premio che ne avrebbe assicurato il successo. Il percorso, che riesamina l’intera bibliografia lacapriana nella sua varietà e nella sua stratificazione, si articola in una serie di fasi interdipendenti: la partecipazione indiretta alle iniziative dei GUF (intorno alle riviste «IX maggio» e «Pattuglia»); l’incursione nel giornalismo e l’impegno culturale nell’immediato dopoguerra (sulle pagine di «Latitudine» e di «SUD»); l’attività di traduttore dal francese e dall’inglese (da André Gide a T.S. Eliot); l’impiego alla RAI come autore e conduttore radiofonico (con trasmissioni dedicate a Orwell, Stevenson, Saroyan e Faulkner); la collaborazione con «Il Gatto Selvatico», la rivista dell’ENI voluta da Enrico Mattei e diretta da Attilio Bertolucci; e le vicende editoriali dei suoi primi due romanzi, “Un giorno d’impazienza” (1952) e “Ferito a morte” (1961), fino alla conquista dello Strega. La rilettura dell’opera di uno scrittore semi-autobiografico come La Capria, attraverso il costante riscontro di fonti giornalistiche, testimonianze epistolari e documenti d’archivio che avvalorano e occasionalmente smentiscono la sua versione dei fatti, diventa allora un’occasione per immergersi nella sua mitografia personale e avventurarsi in territori finora poco esplorati: come la ricostruzione del suo profilo culturale, a partire dal milieu in cui La Capria vive e opera, o l’incidenza delle letture e delle esperienze giovanili sulla sua prassi letteraria.
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Brizi, Giulia <1991&gt. "Science Fiction, tra fantascienza e distopia. Evoluzione e analisi del genere letterario attraverso la proposta di traduzione dei racconti di Han Song 韩松 "Lengzhan yu Xinshi" 冷战与信使 ("La guerra fredda e il messaggero") e "Liang zhi Xiaoniao" 两只小鸟 ("Due uccelli") tratti dalla raccolta Yuzhou Mubei 宇宙墓碑 (La lapide dell'Universo)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16253.

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Abstract:
Le kexue xiaoshuo 科学小说 (science fiction)sono apparse in Cina all’inizio del Novecento come genere narrativo finalizzato a promuovere l’utopia di un Paese tecnologicamente avanzato. Questo genere letterario non ha avuto uno sviluppo lineare e continuo nella storia della narrativa cinese, pertanto si individuano solo tre momenti di massima diffusione: l’ultima decade della dinastia Qing (1902-1911), i primi quattro anni della Xinshiqi 新时期 (1978-1982) e l’inizio del Ventunesimo secolo. Il cambiamento politico e culturale della Cina sotto il regime comunista porta alla trasformazione del genere letterario che negli anni Cinquanta viene reinterpretato come genere puramente fantasy e negli anni Ottanta diventa la piattaforma di sfogo dei disagi sociali e luogo in cui gli scrittori dipingono scenari sempre più ambigui e negativi. Nel 1983 i comunisti condannano le science fictions in quanto fonte di inquinamento per lo spirito del Partito. Gli autori delle science fiction sono riemersi solo negli anni Novanta come scrittori di romanzi online e hanno catturato l’attenzione dei media solo dopo gli anni Duemila. Dal 2012, grazie agli autori di science fiction della terza generazione, Liu Cixin 劉慈欣, Wang Jinkang 王晉康 e Han Song韩松, il genere non occupa più una posizione marginale all’interno del panorama letterario cinese. Gli scrittori della terza generazione, dipingendo nei romanzi scenari apocalittici umani e post-umani, proiettano nelle loro opere il presente della società cinese, utilizzando una sottile ironia che maschera a malapena l’intento critico. L’intento di questo elaborato è quello di analizzare uno degli autori della terza generazione di science fiction, Han Song 韩松, e di fornire una proposta di traduzione di due suoi racconti tratti dalla raccolta Yuzhou Mubei 宇宙墓碑 (La lapide dell'Universo) del 2014.
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ROMAGNOLI, STEFANO. "Problematiche dell'alterità nella letteratura giapponese di guerra 1894-1939." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/760236.

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Abstract:
This work analyze the representation of the enemy in Japanese war literature. Its sources are war memoirs from the first Sino-Japanese war (1894-95), the Russo-Japanese war (1904-1905), the Siberian intervention (1918-1922) and the second Sino-Japanese war (1937-1945). The analysis focuses on aspects such national identity, gender, religion and language.
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Baldini, Michela. "Lavoro minorile ed emigrazione tra storie di vita narrata e storie di vita vissuta dall'Unità d'Italia alla Grande Guerra." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1264156.

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Abstract:
La ricerca consiste nell’analizzare in chiave storico-pedagogica l’emigrazione e il lavoro minorile in un’ottica interdisciplinare: da un lato attraverso un’angolazione storico-sociale e dall’altro, attraverso le autobiografie e la narrativa per l’infanzia su questo tema. Per poter meglio tratteggiare l’intrecciarsi di due fenomeni che hanno contribuito a delineare non solamente la storia, ma le vite di centinaia di migliaia di persone che quel fenomeno lo hanno vissuto, si è utilizzato un approccio mixed method basato sull’analisi del contenuto come inchiesta che, accanto ad informazioni quantitative provenienti dalla documentazione più strettamente connessa ad una histoire événementielle (inestimabili, a tal proposito, sono i rilevamenti effettuati dal Bollettino dell’Emigrazione pubblicato dal 1901 al 1927, a cura del Commissariato generale dell’emigrazione), cerca di affiancare quei dati qualitativi che emergono dal patrimonio letterario e diaristico di coloro che hanno vissuto quegli eventi in prima persona. L’obiettivo principale della ricerca è quello di indagare l’immagine del fanciullo migrante che emerge dalla ‘realtà’ storica (documenti ufficiali, inchieste, indagini) confrontandola con quella della narrativa dedicata (Letteratura per l’infanzia, autobiografie, biografie) mettendo in risalto analogie e discrepanze. L’utilizzo delle biografie e autobiografie, nello specifico, si è dimostrato utile per far emergere la figura del fanciullo migrante-lavoratore nella propria interezza. A questa ricerca, è stata affiancata una parte dedicata allo studio della raffigurazione che questi bambini e bambine hanno avuto in letteratura, ed in particolare nella letteratura per l’infanzia. Questa digressione va ad integrare quel ritratto storico già solidamente strutturato e stratificato, andando a fornire ulteriori elementi che lasciano trasparire come, seppur in maniera talvolta esacerbata e distorta in stereotipie, questi ritratti di fanciulli siano andati ad influenzare l’immaginario collettivo e la cultura di massa, fornendo un punto di vista alternativo e un ulteriore aspetto del periodo storico indagato. Nell’ultima parte del lavoro si è ritenuto opportuno dare spazio e voce alla figura della fanciulla migrante e a quelle donne e bambine che la letteratura, ma anche le documentazioni ufficiali hanno lasciato nell’ombra; vite spesso destinate altrimenti a rimanere note a margine delle pagine della storia. The research consists of a historical-pedagogical analysis of emigration and child labour from an interdisciplinary perspective: on the one hand, through a historical-social angle and, on the other, through autobiographies and children's fiction on this subject. To better outline the intertwining of two phenomena that have contributed to delineate not only the history, but the lives of hundreds of thousands of people who have experienced that phenomenon, we used a mixed method approach based on the analysis of the content as an investigation that, alongside quantitative information from the documentation more closely related to a histoire événementielle (invaluable, in this regard, are the surveys carried out by the Bollettino dell'Emigrazione published from 1901 to 1927, by the Commissariato Generale dell'Emigrazione), it tries to place side by side those qualitative data that emerge from the literary and diaristic heritage of those who experienced those events in first person. The main objective of the research is to investigate the image of the migrant child that emerges from the historical 'reality' (official documents, inquiries, investigations), comparing it with that of the dedicated narrative (literature for children, autobiographies, biographies) highlighting similarities and discrepancies. The use of biographies and autobiographies, in particular, proved helpful in bringing out the figure of the child migrant-worker in its entirety. This research was accompanied by a part dedicated to the study of the portrayal of these children in literature, and in particular in children's literature. This digression integrates the already solidly structured and stratified historical portrait, providing further elements that reveal how, even if sometimes exacerbated and distorted into stereotypes, these portraits of children have influenced the collective imagination and mass culture, providing an alternative point of view and a further aspect of the historical period investigated. In the last part of the work, it was considered appropriate to give space and voice to the figure of the migrant girl and those women and girls that literature, but also official documentation, have left in the shadows; lives often otherwise destined to remain known in the margins of the pages of history.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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