Dissertations / Theses on the topic 'Letteratura del Seicento'

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1

Grassi, Liliana. "Funzioni della lettera nella narrativa italiana del Seicento." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2010. http://hdl.handle.net/11384/86084.

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Zuin, Alice <1994&gt. "Il linguaggio mercantile del Seicento nelle epistole ad Alessandro Mora." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13926.

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Abstract:
Questo lavoro si propone di portare alla luce un fondo inedito contenente più di duemila lettere racchiuse in undici scatole, scritte in un lasso di tempo che va dal 1639 al 1651, ricevute a Venezia dal mercante Alessandro Mora. Si tratta di un corpus molto ampio, conservato presso l’Istituto Provinciale per l’Infanzia “Santa Maria della Pietà” di Venezia, che comprende lettere provenienti da svariati luoghi d’Italia ed Europa. Tali scritti contengono molteplici varietà di italiano e di altre lingue come il portoghese e l’olandese e costituiscono una preziosa testimonianza di quelle che sono le principali rotte mercantili dell’epoca. Sono prese in analisi alcune epistole linguisticamente rappresentative in quanto contenenti una preziosa testimonianza delle molteplici varietà dialettali e le influenze delle lingue straniere sull’italiano dell’epoca; il commento si effettua dal punto di vista dialettologico e storico-linguistico in prospettiva grafofonetica, morfosintattica, sintattica e lessicale. In seguito si procede alla descrizione analitica dell’intero fondo e alla trascrizione diplomatica di alcune epistole scelte.
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3

REQUILIANI, VALERIA. "Libertà d'avventura e verosimiglianza dei caratteri nel romanzo del Seicento: il caso del Calloandro di Giovan Ambrogio Marini." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/928.

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Abstract:
La tesi mira a esaminare la genesi del Calloandro di Giovan Ambrogio Marini nel contesto del ricco e dinamico contesto sociale e culturale della Genova della prima metà del XVII secolo. Le pagine prefattorie premesse alle varie edizioni dell’opera rappresentano un contributo importante per la definizione di un genere la cui diffusione non fu accompagnata, in Italia, da uno studio teorico e sistemico. Dopo una ricognizione delle fonti sulla biografia e la produzione letteraria dell’autore, nel primo capitolo viene proposta una sintesi dettagliata della trama del romanzo che illumina gli elementi fondamentali del testo e del genere. Nel secondo, si prosegue con l’analisi della struttura narrativa dell’opera, soffermando l’attenzione sulle tecniche di costruzione dell’intreccio. Quindi, si procede all’individuazione nel romanzo greco d’epoca ellenistica e nella tradizione comica i modelli letterari che influenzarono in modo più significativo la fantasia del Marini nella composizione del Calloandro. Nel quarto capitolo è affrontato il sistema dei personaggi, in cui, tra le molte figure generiche e inconsistenti, si distinguono alcuni personaggi complessi e imprevedibili: questi fanno del Calloandro un esperimento maturo del genere in cui il realismo psicologico di matrice ligure si combina con il gusto per l’avventura proprio dei romanzi di produzione veneta.
This thesis examines the origin of Giovan Ambrogio Marini’s Calloandro in Genoa’s rich and dynamic social and cultural context of the first half of the XVII century. Introductory pages to the novel’s various editions represent an important contribution about the novel’s developement in Italy, where the success of the genre wasn’t followed by a theoric and systemic study. After a research on the sources concerning the author’s biography and literary production, the first chapter presents a detailed synthesis of the novel’s plot which fixes some fundamental elements of this kind of work. The second chapter is about the novel’s narrative structure focusing on the techniques of the plot’s building. Then the third chapter describes literary models which influenced Marini’s work, in particular the Greek novels of Hellenism and the comic tradition. The fourth chapter analyses the characters' system: there are some subtle and unforeseeable characters, among many generic and insubstantial figures, that make Calloandro a unpredictable novel in which the psychological realism, typical of Ligurian novels, is combined with the taste of adventure, typical of the Venetian novels.
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REQUILIANI, VALERIA. "Libertà d'avventura e verosimiglianza dei caratteri nel romanzo del Seicento: il caso del Calloandro di Giovan Ambrogio Marini." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/928.

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Abstract:
La tesi mira a esaminare la genesi del Calloandro di Giovan Ambrogio Marini nel contesto del ricco e dinamico contesto sociale e culturale della Genova della prima metà del XVII secolo. Le pagine prefattorie premesse alle varie edizioni dell’opera rappresentano un contributo importante per la definizione di un genere la cui diffusione non fu accompagnata, in Italia, da uno studio teorico e sistemico. Dopo una ricognizione delle fonti sulla biografia e la produzione letteraria dell’autore, nel primo capitolo viene proposta una sintesi dettagliata della trama del romanzo che illumina gli elementi fondamentali del testo e del genere. Nel secondo, si prosegue con l’analisi della struttura narrativa dell’opera, soffermando l’attenzione sulle tecniche di costruzione dell’intreccio. Quindi, si procede all’individuazione nel romanzo greco d’epoca ellenistica e nella tradizione comica i modelli letterari che influenzarono in modo più significativo la fantasia del Marini nella composizione del Calloandro. Nel quarto capitolo è affrontato il sistema dei personaggi, in cui, tra le molte figure generiche e inconsistenti, si distinguono alcuni personaggi complessi e imprevedibili: questi fanno del Calloandro un esperimento maturo del genere in cui il realismo psicologico di matrice ligure si combina con il gusto per l’avventura proprio dei romanzi di produzione veneta.
This thesis examines the origin of Giovan Ambrogio Marini’s Calloandro in Genoa’s rich and dynamic social and cultural context of the first half of the XVII century. Introductory pages to the novel’s various editions represent an important contribution about the novel’s developement in Italy, where the success of the genre wasn’t followed by a theoric and systemic study. After a research on the sources concerning the author’s biography and literary production, the first chapter presents a detailed synthesis of the novel’s plot which fixes some fundamental elements of this kind of work. The second chapter is about the novel’s narrative structure focusing on the techniques of the plot’s building. Then the third chapter describes literary models which influenced Marini’s work, in particular the Greek novels of Hellenism and the comic tradition. The fourth chapter analyses the characters' system: there are some subtle and unforeseeable characters, among many generic and insubstantial figures, that make Calloandro a unpredictable novel in which the psychological realism, typical of Ligurian novels, is combined with the taste of adventure, typical of the Venetian novels.
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VALESE, FRANCESCO. "Ragioni metriche del Seicento. La metricologia italiana da Chiabrera a Mattei (1599-1695)." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1088226.

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Abstract:
La tesi esamina la trattatistica teorica relativa alla versificazione italiana prodotta tra l'edizione delle "Maniere de' versi toscani" di Gabriello Chiabrera (1599) e quella della "Teorica del verso volgare" di Loreto Mattei (1695). Il corpus indagato consiste in una quindicina di testi di varia natura (dialoghi, trattati, prefazioni, discorsi...) e dedicati a specifici aspetti prosodici o a più ampie trattazioni degli istituti metrici (come l'"Arte del verso italiano" di Tommaso Stigliani o la "Rhythmica" di Juan Caramuel): tali opere, pur mantenendo una forte continuità con la metricologia del Cinquecento, presentano anche vari motivi di novità, come ad esempio l'acquisizione teorica della poesia per musica.
The thesis examines the seventeenth-century treatises on Italian versification. The corpus consists of about fifteen texts dedicated to specific prosodic aspects or to broader analyses of metrical forms (such as Tommaso Stigliani's "Art of Italian Verse" or Juan Caramuel's "Rhythmica"): these works, while maintaining a strong continuity with sixteenth-century metricology, also present several novelties, such as the theoretical acquisition of poetry for music.
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6

Piantoni, Luca. ""Sotto pretesto di un libro". Lesa maestà e "mercato del mondo" nell'opera letteraria di Ferrante Pallavicino." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426118.

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Abstract:
The thesis’ purpose is to study Ferrante Pallavicino’s writings in order to outline in an individualizing and organic way his literary profile.
La tesi si propone di studiare l’opera di Ferrante Pallavicino (Parma, 1615 – Avignon, 1644) allo scopo di tracciare in modo individuante ed organico il profilo letterario dell’autore.
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INVERNIZZI, DAVIDE. "L'ARGENIS DI JOHN BARCLAY (1582-1621) E LA SUA INFLUENZA SULROMANZO ITALIANO DEL SEICENTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/18928.

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Abstract:
Il romanzo latino Argenis di John Barclay, pubblicato a Parigi nel 1621, è stato uno dei libri più amati della sua epoca. La ragione del plauso dei lettori sarà da ricercare nella complessa macchina narrativa ideata dall'autore, unione di narrazione, storia, evocata in forma di allegoria, e magistero politico; in questo nuovo modello di scrittura è stato riconosciuto l'atto fondativo del genere cosidetto del "roman à clef" ("romanzo a chiave" in italiano). La ricerca propone un rigoroso studio dell'opera e mira alla definizione del giudizio su di essa espresso dai letterati italiani nel corso del Seicento. La tesi si sofferma in seguito sull'influenza esercitata dall'Argenis sul romanzo italiano. Attenzioni preliminari vengono così dedicate alle alterne fortune godute, nelle scritture di ambientazione fantastica, da alcune caratterizzanti scelte narrative del modello latino. Vengono quindi studiati i "romanzi a chiave" per delineare le declinazioni peculiari del genere in Italia, ponendo particolare attenzione alle forme e finalità di impiego della storia e ai nuovi indirizzi della materia politica. Gli autori di "romanzi a chiave" studiati sono: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino
John Barclay's Argenis, a latin novel published in Paris in 1621, is one of the best sellers of its time. The reason for success is to be found in the complex narrative system conceived by the author, union of narration, history, recalled in the form of an allegory, and political thought; the foundative act of the so-called genre of the "roman à clef" ("novel with a key") is recognized in this new model of writing. The research aims at studying Barclay's novel and try to define its value in the opinion of the italian men of letters. The thesis focuses also on the influence of the Argenis on the seventeenth century italian novel. Preliminary attentions are dedicated to the variable success met by some characterizing narrative choices of the latin model within the fantasy setting novels. The italian "romans à clef" are examinated to determine the features of the genre in Italy, studying the forms and the finality of the use of history and the rethinkings imposed to the political argument. The authors examinated are: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino.
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INVERNIZZI, DAVIDE. "L'ARGENIS DI JOHN BARCLAY (1582-1621) E LA SUA INFLUENZA SULROMANZO ITALIANO DEL SEICENTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/18928.

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Abstract:
Il romanzo latino Argenis di John Barclay, pubblicato a Parigi nel 1621, è stato uno dei libri più amati della sua epoca. La ragione del plauso dei lettori sarà da ricercare nella complessa macchina narrativa ideata dall'autore, unione di narrazione, storia, evocata in forma di allegoria, e magistero politico; in questo nuovo modello di scrittura è stato riconosciuto l'atto fondativo del genere cosidetto del "roman à clef" ("romanzo a chiave" in italiano). La ricerca propone un rigoroso studio dell'opera e mira alla definizione del giudizio su di essa espresso dai letterati italiani nel corso del Seicento. La tesi si sofferma in seguito sull'influenza esercitata dall'Argenis sul romanzo italiano. Attenzioni preliminari vengono così dedicate alle alterne fortune godute, nelle scritture di ambientazione fantastica, da alcune caratterizzanti scelte narrative del modello latino. Vengono quindi studiati i "romanzi a chiave" per delineare le declinazioni peculiari del genere in Italia, ponendo particolare attenzione alle forme e finalità di impiego della storia e ai nuovi indirizzi della materia politica. Gli autori di "romanzi a chiave" studiati sono: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino
John Barclay's Argenis, a latin novel published in Paris in 1621, is one of the best sellers of its time. The reason for success is to be found in the complex narrative system conceived by the author, union of narration, history, recalled in the form of an allegory, and political thought; the foundative act of the so-called genre of the "roman à clef" ("novel with a key") is recognized in this new model of writing. The research aims at studying Barclay's novel and try to define its value in the opinion of the italian men of letters. The thesis focuses also on the influence of the Argenis on the seventeenth century italian novel. Preliminary attentions are dedicated to the variable success met by some characterizing narrative choices of the latin model within the fantasy setting novels. The italian "romans à clef" are examinated to determine the features of the genre in Italy, studying the forms and the finality of the use of history and the rethinkings imposed to the political argument. The authors examinated are: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino.
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CUTRI', MAICOL. "Leggere il «libro aperto». Un’introduzione al «Cannocchiale aristotelico»." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/111138.

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Abstract:
Il lavoro consiste in un’introduzione al "Cannocchiale aristotelico" di Emanuele Tesauro, che ne affronta le principali questioni testuali e interpretative proponendo dati aggiornati e nuovi approcci critici. Il primo capitolo tratta l’aspetto filologico. Sono ricostruiti la storia del testo e l’ambiente in cui esso prende forma; sono studiate le varianti delle edizioni riviste dall’autore; è proposta una nuova guida alla struttura definitiva dell’opera. Il secondo capitolo tratta i meccanismi compositivi del testo. Si studia, innanzi tutto, la fitta rete intertestuale, individuando le fonti e i metodi del loro utilizzo. Si propone poi un’interpretazione innovativa del tessuto narrativo dell’opera, fondato sul dialogo tra l’autore e Aristotele, e l’autore e il lettore: la conclusione è che quest’ultimo è invitato a partecipare dalla forma drammatica del testo, che ne favorisce lo sviluppo dell’apprendimento e, al tempo stesso, lo intrattiene. Il terzo capitolo è dedicato allo stile e all’uso della retorica. Dopo aver dibattuto la vicinanza al genere del panegirico in prosa, si mostrano le peculiarità del "Cannocchiale", che sfrutta tutte le possibilità della letteratura barocca per trasmettere più efficacemente, mostrandone concretamente i meccanismi, la teoria e la pratica delle argutezze.
This introduction to Emanuele Tesauro’s “Il Cannocchiale aristotelico” provides for the first time a unified research on different aspects of one of the most complex and eminent treaty of the Seventeenth Century European literature. First, philological questions are investigated, involving, through the treatment of new data, the history of the text, changes between the editions approved by the author and the general structure. Then, intertextual aspects, as quotations and imitations, are clarified, in order to make understandable the complex work of the author on the text. In add, a narrative pattern is discovered above the highly rhetorical composition of examples: it works as a dramatic dialogue on witty matters between the author and Aristotle, and then the author and the reader, who is fascinated and involved in this formative dramatization. The final chapter is dedicated to the style and the use of rhetoric. A connection with oratorical genres, such as panegyric, is pointed out, as are the philosophical peculiarities of the “Cannocchiale aristotelico”, a guide for human understanding which uses for its aim all the potentialities of the Baroque literature.
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Suppa, Francesca <1982&gt. "«Le père trompé»: traduzioni e ricezione del teatro di Lope de Vega in Francia tra Seicento e Settecento : con un'appendice su Manzoni, lettore di Lope de Vega." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8268.

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Abstract:
Questo lavoro si propone di delineare la ricezione del teatro e della figura letteraria di Lope de Vega in Francia tra il Seicento e i primi decenni dell’Ottocento. Collocandosi nel vasto ambito della letteratura comparata, si avvale di diversi approcci e strumenti teorici: muovendo da un’analisi del contesto ricettore influenzata da una prospettiva polisistemica, si soffermerà in particolare sullo studio descrittivo delle traduzioni (Descriptive Translation Studies), intese come riscritture condizionate da fattori interni al contesto d’arrivo e a loro volta come fattori d’influenza su quel medesimo ambito. Nell’immensa mole bibliografica sulla Comedia in Francia manca uno studio specifico riguardante Lope de Vega, che prenda in considerazione la creazione della fama e la nascita delle traduzioni reader-oriented delle sue commedie, unendo i due punti in una cornice storica e teorico-metodologica. Muovendo da un approfondimento sul contesto culturale e sulla figura del traduttore, si è cercato d’impostare un’analisi tassonomica della strategia traduttiva, osservando l’influsso degli adattamenti stage-oriented sulle traduzioni reader-oriented, e al tempo stesso i contraints culturali legati all’estetica classicista. S’include un breve approfondimento sull’ipotesi di una ricezione manzoniana della comedia lopesca.
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BENEDETTI, MARTA. "I classici attraverso l'Atlantico: la ricezione dei Padri Fondatori e Thomas Jefferson." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10784.

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Abstract:
La tesi si occupa di verificare l’influenza che i classici greci e latini hanno esercitato su i padri fondatori americani e più in particolare su Thomas Jefferson. La prima sezione tratteggia il contesto universitario e lo studio delle lingue classiche tra seicento e settecento, comprendendo non solo le università inglesi (Oxford e Cambridge) e scozzesi, ma anche i nuovi college nati nelle colonie americane. Tale analisi dei modelli e delle pratiche educative ha permesso, in effetti, di comprendere meglio l’influenza dei classici sui rivoluzionari americani. Nello specifico viene scandagliata a fondo l’educazione ricevuta da Jefferson. Tra i numerosi spunti di studio aperti da codesto argomento, il lavoro si concentra sulle modalità con cui i classici gli furono insegnati, sul suo Commonplace Book (una raccolta di brani tratti in parte da autori antichi letti in giovinezza) e su documentazione epistolare. Quest’ultima è oggetto particolare di studio, allo scopo di scoprire quali opere antiche Jefferson, in età adulta e durante la vecchiaia, lesse e apprezzò. Essendo un collezionista di libri, comprò moltissimi testi classici come dimostrano alcuni suoi manoscritti. Nonostante manchino dati precisi a riguardo, risulta inoltre che Jefferson, benché facesse largo uso di traduzioni, preferiva leggere in originale e che probabilmente abbia letto la maggior parte di questi libri durante il ritiro dalla vita politica. La seconda parte della tesi si concentra, invece, a indagare quanto la sua educazione classica abbia contributo alla formazione della sua personalità e delle sue idee, nonché alla forma stessa del suo pensiero in merito ad alcune tematiche. Lo studio è di conseguenza dedicato all’esperienza umana di Jefferson, in particolare alla sua riflessione sulla morte e sull’eternità, temi fortemente legati alla sua ricezione di idee epicuree e stoiche. Epicureismo e Stoicismo rappresentano, in definitiva, i due sistemi filosofici antichi che hanno maggiormente influenzato la sua personalità e il suo pensiero.
The aim of the present work is to evaluate the impact of the ancient classics on the American Founding Fathers, with a particular focus on Thomas Jefferson. The first section gives a wide portrait of the academic context in which the Founders were educated, comprising not only of Oxford, Cambridge, and the Scottish universities, but also the colonial colleges. The evaluation of the educational practices in use at the time makes it possible to understand better the classical impact on revolutionary Americans. In particular, this analysis studies in depth Jefferson's education. Of the many possible perspectives and approaches to this topic, the present work focuses on the way ancient classics were taught to him, his Commonplace Book, which reports part of the ancient classics he read during his youth, and his correspondence. The latter has been studied especially to understand which other ancient writers he read, valued, and esteemed in his adulthood and old age. As book collector, Jefferson bought an incredible number of ancient classics, as attested by a few manuscripts of his book lists. Despite the dearth of sure evidence, it is very likely that he read the ancient works largely during his retirement. He loved reading them in the original, though he made great use of translations. The second part of this work is dedicated to investigating how Jefferson's classical education contributed to the building of his personality and ideas, as well as how he elaborated specific classical themes in his own life. The study is thus focused on Jefferson's personal human experience, specifically on his reflection on human mortality and the afterlife. These themes, indeed, are strictly linked to his reception of Epicurean and Stoic tenets, the two ancient philosophical systems which had the greatest and most profound impact on Jefferson's personality and thought.
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BENEDETTI, MARTA. "I classici attraverso l'Atlantico: la ricezione dei Padri Fondatori e Thomas Jefferson." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10784.

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Abstract:
La tesi si occupa di verificare l’influenza che i classici greci e latini hanno esercitato su i padri fondatori americani e più in particolare su Thomas Jefferson. La prima sezione tratteggia il contesto universitario e lo studio delle lingue classiche tra seicento e settecento, comprendendo non solo le università inglesi (Oxford e Cambridge) e scozzesi, ma anche i nuovi college nati nelle colonie americane. Tale analisi dei modelli e delle pratiche educative ha permesso, in effetti, di comprendere meglio l’influenza dei classici sui rivoluzionari americani. Nello specifico viene scandagliata a fondo l’educazione ricevuta da Jefferson. Tra i numerosi spunti di studio aperti da codesto argomento, il lavoro si concentra sulle modalità con cui i classici gli furono insegnati, sul suo Commonplace Book (una raccolta di brani tratti in parte da autori antichi letti in giovinezza) e su documentazione epistolare. Quest’ultima è oggetto particolare di studio, allo scopo di scoprire quali opere antiche Jefferson, in età adulta e durante la vecchiaia, lesse e apprezzò. Essendo un collezionista di libri, comprò moltissimi testi classici come dimostrano alcuni suoi manoscritti. Nonostante manchino dati precisi a riguardo, risulta inoltre che Jefferson, benché facesse largo uso di traduzioni, preferiva leggere in originale e che probabilmente abbia letto la maggior parte di questi libri durante il ritiro dalla vita politica. La seconda parte della tesi si concentra, invece, a indagare quanto la sua educazione classica abbia contributo alla formazione della sua personalità e delle sue idee, nonché alla forma stessa del suo pensiero in merito ad alcune tematiche. Lo studio è di conseguenza dedicato all’esperienza umana di Jefferson, in particolare alla sua riflessione sulla morte e sull’eternità, temi fortemente legati alla sua ricezione di idee epicuree e stoiche. Epicureismo e Stoicismo rappresentano, in definitiva, i due sistemi filosofici antichi che hanno maggiormente influenzato la sua personalità e il suo pensiero.
The aim of the present work is to evaluate the impact of the ancient classics on the American Founding Fathers, with a particular focus on Thomas Jefferson. The first section gives a wide portrait of the academic context in which the Founders were educated, comprising not only of Oxford, Cambridge, and the Scottish universities, but also the colonial colleges. The evaluation of the educational practices in use at the time makes it possible to understand better the classical impact on revolutionary Americans. In particular, this analysis studies in depth Jefferson's education. Of the many possible perspectives and approaches to this topic, the present work focuses on the way ancient classics were taught to him, his Commonplace Book, which reports part of the ancient classics he read during his youth, and his correspondence. The latter has been studied especially to understand which other ancient writers he read, valued, and esteemed in his adulthood and old age. As book collector, Jefferson bought an incredible number of ancient classics, as attested by a few manuscripts of his book lists. Despite the dearth of sure evidence, it is very likely that he read the ancient works largely during his retirement. He loved reading them in the original, though he made great use of translations. The second part of this work is dedicated to investigating how Jefferson's classical education contributed to the building of his personality and ideas, as well as how he elaborated specific classical themes in his own life. The study is thus focused on Jefferson's personal human experience, specifically on his reflection on human mortality and the afterlife. These themes, indeed, are strictly linked to his reception of Epicurean and Stoic tenets, the two ancient philosophical systems which had the greatest and most profound impact on Jefferson's personality and thought.
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PIAZZESI, SANDRO. "Didascalia cioè dottrina comica di Girolamo Bartolommei (1658-1661). Saggio e edizione." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2158/828890.

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Abstract:
Saggio ed edizione critica del trattato di Girolamo Bartolommei, Didascalia cioè dottrina comica libri tre: opera stampata a Firenze la prima volta nel 1658 e successivamente ripubblicata nella stessa città nel 1661 con ampliamenti e correzioni. L’intento dichiarato di Bartolommei (Firenze1584 - ivi 1662) è quello di offrire ai giovani accademici un vademecum di precetti poetici necessari a ridefinire le caratteristiche della ‘ben ordinata commedia’, che viene da lui idealmente identificata con la «commedia di mezzo» dei greci. Di questo modello mediano, lontano dagli eccessi comici e caratterizzato dal valore etico e sociale della fabula allegorica, il letterato fiorentino propone, nel terzo libro, diciannove «abbozzi di commedie di mezzo» (un repertorio di favole nelle quali si colpiscono i vizi e si premiano gli atteggiamenti virtuosi) che traducono sul piano della finzione letteraria i principi poetici enunciati nei primi due libri. Il senso didascalico del trattato trova così il suo compimento, procedendo, secondo il metodo deduttivo, da questioni di ordine generale –definite sulla scorta delle molte auctoritaes antiche e moderne citate- alla particolarità degli esempi. Lo scritto di Bartolommei, che rientra a pieno nel genere dei trattati didascalici, offre una dissertazione sulla commedia colta, quale elogio della virtù e satira dei vizi, una tipologia drammaturgica da contrapporre alle licenziosità amorose delle commedie moderne. La Didascalia si colloca nell’ambito di una speculazione poetica controriformista che interessa il teatro d’accademia e delle confraternite, dal circolo romano degli Umoristi ai consensi fiorentini dei Cruscanti, degli Svogliati, degli Apatisti, degli Immobili, dell’Arcangelo Raffaello. Cenacoli dei quali Bartolommei fece parte attivamente e nei quali il diletto poetico era interpretato in funzione della sua utilità etica e sociale, secondo l’assimilata rilettura cristiana dell’Etica Nicomachea di Aristotele. La tesi propone nella prima parte i risultati della ricerca sul letterato Bartolommei e la sua opera che, a buon diritto, può essere considerata rappresentativa della cultura letteraria del pieno Seicento, fra visioni etico moraleggianti dell’arte e istanze di fruibilità del prodotto artistico nella sua resa drammaturgica. Nella seconda parte si presenta la prima edizione critica moderna della Didascalia corredata da apparati critici, indici delle fonti e dei nomi e da un’introduzione nella quale si avanza una lettura commentata del trattato. A testo si è messa l’ultima versione, ampliata e corretta dall’autore per la stampa del 1661 ed in apparato si registrano le varianti con la precedente edizione del 1658.
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FRAU, PAOLA. "Le Eikónes di Filostrato Maggiore. La fortuna del testo nella letteratura artistica e nell’arte del Cinquecento e di inizi Seicento." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1079837.

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Abstract:
La tesi propone lo studio della fortuna rinascimentale delle Eikónes di Filostrato Maggiore, raccolta di ekphráseis composta nell’ambito della seconda sofistica, una corrente filosofico-letteraria che si sviluppò in Asia Minore tra il I e il IV secolo d.C., che negli ultimi anni ha iniziato ad attrarre un’attenzione che in un primo momento era stata negata loro, nonostante questo testo abbia attirato la curiosità di artisti, eruditi e critici sin dall’inizio dell’età moderna. Il testo, infatti, riveste a partire dall’età moderna un’importanza non marginale, venendo a influenzare con la sua impostazione teorica e visione estetica la nascente teoria artistica, andando ad affiancarsi ad altri repertori mitografici più celebri e maggiormente studiati, e divenendo un’importante fonte erudita cui attingere nell’elaborazione di programmi iconografici e nella scelta di soggetti per opere d’arte. La riscoperta del testo, con la sua premessa che andava ad esaltare la sapienza dell’arte pittorica, scienza divina, è esito del momento storico in cui si rivalutava la posizione sociale dell’artista, che da maestro esperto di ars mechanica diventava capace interlocutore della vita intellettuale di corte. Attraverso il principio dell’ut pictura poesis e alla dotta consapevolezza della duplice accezione del verbo greco graphein, che andava a definire non solo il termine «scrivere», ma identificava ugualmente il termine «disegnare», e che legittimava la valutazione dell’arte figurativa e della letteratura come fortemente connaturate, quasi due facce di una medesima medaglia, alimentando il costante parallelo tra parola e immagine, si cercava di assegnare alle arti figurative una posizione più nobile rispetto a quanto fosse stato possibile fino a quel momento. Le descrizioni di opere d’arte antica erano fondamentale punto di partenza per questa rivalutazione, strada maestra indicata da Leon Battista Alberti al doctus artifex per arrivare a una competizione con la perduta pittura degli antichi. Questa iniziale considerazione nei confronti del testo è parallela all’attenzione nei confronti del contenuto mitologico delle descrizioni in esso presentate, con le sue varianti del mito particolarmente inusitate, che fornivano perfetto materiale non solo per i compendi mitografici dell’epoca, ma anche per ispirare i soggetti di opere d’arte. Dopo aver in un certo senso accantonato il dibattito relativo alla reale esistenza della galleria di dipinti conservati nel portico della villa napoletana descritti dal retore greco, che ha interessato gli studiosi del testo a partire dal XIX secolo sino agli anni Novanta del Novecento, numerosi sono stati gli studi che si sono interrogati circa la sua valenza di testimonianza archeologica e i suoi legami con la pittura antica. Ultimamente, invece, l’attenzione degli studi pare essersi incentrata sulle modalità di ricezione del testo, lasciando fuori dall’indagine, tuttavia, la portata del testo in ambito storico artistico, più ampia di quanto normalmente si pensi. Pionieristici sono stati in questo campo gli studi di inizio Novecento di Richard Förster, filologo tedesco dagli ampi interessi, i cui contributi (1904 e 1922) sono stati fondamentali per riportare l’attenzione sul testo di Filostrato, normalmente inteso quale autore minore e scarsamente influente sulla produzione artistica. Obiettivo del lavoro, pertanto, riagganciandosi alle premesse poste dagli studi di Förster, è offrire uno studio di sintesi che cerchi di individuare i riflessi che la portata teorica del proemio delle Eikónes ha riversato nella letteratura artistica rinascimentale e costituire una raccolta sistematica, per quanto completa possibile, delle opere d’arte del XVI e XVII secolo, il cui soggetto sia stato suggerito dalle ekphráseis di Filostrato. La prima parte del lavoro, dopo aver ricostruito la storia critica del testo e averne messo in luce le caratteristiche fondamentali, sarà quindi dedicata ad approfondimenti circa la fortuna della concezione teorica contenuta nelle Imagines nella letteratura artistica e mitografica già a partire dal XV secolo, alla loro circolazione e trasmissione. Invece, la seconda parte conterrà il catalogo delle opere del XVI secolo ispirate al testo di Filostrato, ponendo come limite cronologico il 1614, anno di pubblicazione della sontuosa edizione illustrata della traduzione francese dell’opera, dedicando a ciascuna di esse una scheda di approfondimento. In appendice, invece, verrà inserito un breve excursus sulla fortuna secentesca delle Eikónes, che potrà essere spunto per studi successivi, e una selezione di alcune ecfrasi contenute nei due manoscritti che tramandano il volgarizzamento eseguito dallo spartano Demetrio Mosco per Isabella d’Este, scelte in base all’effettivo uso che gli artisti ne fecero nelle loro realizzazioni artistiche o alla loro rilevanza all’interno dell’architettura complessiva dell’opera.
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ROTATORI, FRANCESCO. "Il Grechetto a Roma. Committenza, grafica, letteratura." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1541965.

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Abstract:
In mancanza di una monografia dedicata al Grechetto, l’elaborato è uno studio aggiornato e completo sull’artista, pur concentrandosi maggiormente sulle due parentesi romane (1632-1637? e 1647-1651). La ricerca fa luce, dunque, sui rapporti sociali e artistici del pittore genovese durante i soggiorni romani, sugli usi e fini dell'attività grafica e sui legami con il contesto culturale e letterario, presentando inoltre una serie di documenti inediti che ridefiniscono i rapporti del Castiglione con la Roma dei Barberini e dei Pamphilj e con alcuni dei suoi protagonisti, a partire dalla famiglia ligure dei Raggi.
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