Academic literature on the topic 'Legislazione sociale'

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Journal articles on the topic "Legislazione sociale"

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Chiaromonte, William. "Welfare locale e immigrazione. Il contenzioso sulla legislazione regionale in materia di integrazione degli stranieri." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 132 (November 2011): 657–96. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-132005.

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Abstract:
Il saggio, dopo una ricostruzione in chiave storico-evolutiva della disciplina nazionale in materia di immigrazione, illustra le tre stagioni della legislazione regionale che si sono succedute, a partire dagli anni '90 dello scorso secolo, a disciplinare l'integrazione degli stranieri. Viene, quindi, preso in esame il contenzioso insorto fra Stato e Regioni dopo la riforma costituzionale del 2001 ed avente ad oggetto principalmente il riparto di competenze in materia di immigrazione, la progressiva estensione del campo di applicazione soggettivo delle legislazioni regionali - fino a riconoscere alcuni diritti sociali fondamentali anche agli stranieri irregolari ed ai «neocomunitari» - ed il ruolo ritagliatosi dalle Regioni in alcuni ambiti di presunta competenza nazionale. L'Autore conclude constatando da un lato un significativo rafforzamento, sospinto dalla giurisprudenzadella Corte costituzionale, delle competenze regionali in materia di inclusione sociale degli stranieri, persino irregolari, nonostante il tentativo governativo di limitarne il raggio di azione, e paventando dall'altro, quale conseguenza di tale consolidamento di attribuzioni, il rischio concreto di una notevole differenziazione della qualitŕ dell'integrazione a livello territoriale (regionale ma anche infra-regionale), anche a causa della latitanza dello Stato quale soggetto riequilibratore.
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Guarriello, Fausta. "La concertazione: prospettive euro-unitarie." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 172 (February 2022): 703–18. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-172013.

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Abstract:
L'introduzione della procedura di dialogo sociale nel Protocollo sulla Politica sociale e nel Trattato dell'Unione europea ha consacrato il ruolo delle parti sociali nella elaborazione e attuazione delle misure normative di politica sociale e del lavoro. Il modello del dialogo sociale eu-ropeo ha costituito fonte di ispirazione per gli ordinamenti nazionali quale riferimento normativo delle pratiche di concertazione sociale. Dopo una prima intensa stagione di accordi-quadro europei cui è stata attribuita efficacia erga omnes tramite atti legislativi, il modello è entrato in crisi a causa della rarefazione della legislazione comunitaria in campo sociale e dell'affermarsi di meccanismi di soft law, come della crescente difficoltà per le parti sociali di stipulare accordi di natura normativa. Di recente la Commissione, dopo aver attivato la fase di consultazione, ha bloccato la richiesta delle parti sociali di presentare una proposta legislativa sulla base dell'accordo da esse sottoscritto, invocando l'esistenza di un potere discrezionale di valutare l'opportunità del recepimento in una misura legislativa. La Corte di giustizia ha confermato tale interpretazione delle disposizioni del Trattato, aprendo una breccia nel modello europeo di concertazione sociale che appare del tutto dissonante rispetto all'attuale fase politica di ricostruzione della dimensione sociale.
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Losavio, Clelia. "Agricoltura sociale e tutela delle risorse agricole nella legislazione regionale del 2013." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 3 (May 2015): 105–18. http://dx.doi.org/10.3280/aim2013-003007.

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Lorettu, Liliana, and Giancarlo Nivoli. "La pericolositŕ sociale psichiatrica tra attualitŕ e criticitŕ." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2011): 43–52. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-001004.

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Abstract:
L'evoluzione della legislazione in tema di assistenza psichiatrica a partire dal 1978 non č stata accompagnata da una parallela trasformazione dell'interfaccia giuridica; la posizione del malato di mente autore di reato considerato incapace di intendere e volere continua ad essere sottoposta al giudizio di pericolositŕ sociale psichiatrica con le conseguenti misure di sicurezza, su cui si regge l'esistenza dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario. In questa prospettiva il trattamento del paziente psichiatrico autore di reato si configura come estremamente complesso e gravato dalla irrisolta antinomia cura/custodia. Tuttavia l'abolizione della presunzione di pericolositŕ ha modulato l'applicazione stessa delle misure di sicurezza verso assetti piů terapeutici. Le criticitŕ di percorso riguardano la valutazione della pericolositŕ sociale, la individuazione di luoghi di trattamento appropriati, la opportunitŕ di interventi mirati al comportamento violento e non ultimo il profilo di responsabilitŕ dello psichiatra.
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5

Bianco, Adele. "Sviluppo e conflitto sociale nel Governo dell'economia e azione sindacale di Michel Martone. Una lettura sociologica." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 1 (July 2009): 103–20. http://dx.doi.org/10.3280/sa2009-001005.

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Abstract:
- "Governo dell'economia e azione sindacale" Unions, the Author focuses his attention on the post-war period. In this historical phase the relationships between State and Trade Unions is very cooperative. The analysis of this phenomena is the second very interesting topic of this book. The third relevant aspect is the concept of legislazione riflessiva (reflexive legislation). It means a transformation in the legislation processes: Trade Unions' action, its role and its result are increasingly important, so that it becomes part of ruling and legislation processes.Key words: Italy (history); Italian State; Economics; Trade Unions' Action; Development Social conflict. Parole chiave: Governo dell'economia - Relazioni Stato-Organizzazioni sindacali; Sviluppo; Conflitto sociale; Contrattazione collettiva; Concertazione.
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Wroceński, Józef. "Gwarancje dostępu Kościoła katolickiego do środków społecznego przekazu." Prawo Kanoniczne 53, no. 3-4 (October 15, 2010): 289–305. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2010.53.3-4.15.

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Abstract:
Lo studio dell’autore presenta l’attuale problematica delle garanzie del diritto civile polacco riguardo l’accesso della Chiesa cattolica ai mezzi di comunicazione sociale. Nel mondo d’oggi i mass media sono lo strumento principale della raccolta e della trasmissione delle notizie. Ogni tanto si fanno vedere le voci nella pubblica discussione che assegnano solo allo stato e alla società laica il diritto d’accesso ai tali mezzi, in tal modo negandolo o limitandolo alla Chiesa. L’ultimi discorsi papali e le dichiarazioni della Santa Sede indicano il ruolo importante dei mezzi di comunicazione sociale nella nuova evangelizzazione. L’autore, attraverso analizzi delle norme della legislazione civile polacca, soprattutto delle norme della costituzione, del concordato e delle altre leggi civili, fa vedere che le garanzie d’accesso derivate dal sistema giuridico polacco sono uguali ai livelli mondiali e assicurano alla Chiesa il libero accesso ai mezzi di comunicazione sociale. La Chiesa cattolica in Polonia può liberalmente utilizzare non solo i propri mezzi, ma anche quelli pubblici nella realizzazione della propria missione ecclesiale.
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Paniga, Massimiliano. "Ezio Vigorelli, gli Eca e la battaglia per una riforma dell'assistenza nell'Italia repubblicana." SOCIETÀ E STORIA, no. 132 (July 2011): 331–58. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-132005.

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Abstract:
Il saggio analizza la figura di Ezio Vigorelli e i suoi sforzi per l'instaurazione in Italia di un autentico e moderno sistema di sicurezza sociale, in analogia alle esperienze maturate in altre realtÀ europee nella seconda metÀ del XX secolo. Al centro dell'opera intrapresa dall'esponente socialdemocratico si trovavano gli Enti comunali di assistenza, i quali, opportunamente rivisti, avrebbero dovuto costituire l'ideale struttura su cui poggiare l'attivitÀ dell'intero comparto assistenziale. Dopo aver esposto i principi- guida dell'azione politico-sociale di Vigorelli, l'autore concentra la propria riflessione su due momenti particolarmente significativi di questa: i lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla miseria e l'elaborazione di una proposta di legge per una riforma dell'assistenza. Entrambe le iniziative, malgrado gli esiti poco felici, mettono in risalto tutti limiti e le contraddizioni del nostro sistema di Welfare, nonché la necessitÀ di un profondo rinnovamento della legislazione e degli organismi assistenziali, di un aumento degli stanziamenti finanziari e quant'altro potesse arrecare dei benefici a un settore in perenne sofferenza.
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Pironti, Pierluigi. "Grande guerra e Stato sociale in Italia Assistenza a invalidi e superstiti e sviluppo della legislazione sulle pensioni di guerra." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 277 (April 2015): 63–89. http://dx.doi.org/10.3280/ic2015-277003.

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Lacey, Eric F. "The Italian Competition Law Compared with Other OECD Countries’ Competition Laws." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 147–51. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345090.

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Abstract:
Abstract L’ltalia è il penultimo Paese membro dell’OCSE che abbia adottato una legge sulla protezione della concorrenza (adesso solo la Turchia non ha alcuna legge al riguardo).Peraltro, la legislazione vigente nei Paesi OCSE non è del tutto identica. Vi è, per esempio, una notevole differenza tra la legislazione anti-trust degli Stati Uniti, con proibizione (rafforzata da sanzioni penali) della fissazione di prezzi e di ripartizione dei mercati, ed il progetto di legge belga contro l’abuso di potere economico, che da luogo ad un tipo di controllo molto tenue.Per quanto riguarda, in particolare, le norme attinenti alle concentrazioni, l’ltalia è il quindicesimo Paese OCSE ad avere una normativa. Questo significa non soltanto che nove Paesi OCSE devono ancora convincersi dell’utilità del controllo delle concentrazioni, ma che, date le divergenze tra le diverse normative in vigore, sono anche diversi i criteri e le procedure mediante cui possono essere valutate fusioni ed acquisizioni.Si può affermare che l’impostazione della legge italiana, di carattere dichiaratamente proibitivo, quanto ad accordi restrittivi ed abuso di posizione dominante segue l’attuale tendenza dei Paesi OCSE a favore di questo metodo di controllo piuttosto che del metodo del caso per caso, che e ancora vigente nei Paesi nordici, in Irlanda e nel Regno Unito.Per quanto attiene, invece, alle concentrazioni, l’impostazione di carattere proibitivo non si estende normalmente al loro controllo. Molti ordinamenti preferiscono il sistema del «caso per caso» e così fa anche la legge italiana, anche se questa procedura richiede un giusto equilibrio tra l’esigenza di completare in tempi stretti l’indagine, per non danneggiare le imprese interessate, e l’altrettanto legittima esigenza di avere tempo sufficiente per un esame accurato. Su questo ultimo aspetto, i tempi previsti dalla legge italiana sembrano più brevi della media dei Paesi OCSE. In particolare, il periodo di tempo previsto dalla legge italiana perché l’Autorità effettui l’indagine è di quarantacinque giorni, mentre il tempo mediamente previsto nei Paesi OCSE è di tre mesi.Un elemento molto positivo della legge italiana è quello di sottoporre le concentrazioni ad una valutazione di natura strettamente concorrenziale, senza introdurre dementi di natura politica o sociale. Inoltre, in molti Paesi il Governo ha il potere di dire l’ultima parola sull’autorizzazione o meno delle concentrazioni.Bisogna anche notare che, mentre molti Paesi hanno costruito poco per volta la loro legislazione concorrenziale, partendo dagli accordi orizzontali per poi estendere il controllo all’abuso del potere di mercato e giungendo quindi al controllo delle concentrazioni, la legge italiana include tutti e tre questi tipi di restrizioni della concorrenza. Essa riguarda, inoltre, sia il mercato dei beni che quello dei servizi.La legge italiana si applicherà sia alle imprese private che a quelle pubbliche, con l’eccezione dei monopoli pubblici. Per quanto riguarda le banche e le assicurazioni, la legge italiana riserva ad essi un trattamento analogo a quello di altre leggi della concorrenza, anche se adesso sembra emergere la tendenza a restringere le esenzioni dalle leggi sulla concorrenza di cui godono questi settori.L’Autorità italiana per l’applicazione della legislazione concorrenziale ha ampi poteri di investigazione, di decisione e anche di sanzione, attraverso la comminazione di multe, nonche importanti funzioni consultive. In altri ordinamenti vi è una distinzione tra gli organi che nelle diverse fasi applicano la legislazione della concorrenza. La legge italiana, dato che l’Autorità è responsabile delle varie fasi, potrà essere applicata più facilmente, anche se si potrebbe rilevare che la distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisionali dà maggiori garanzie (in ogni caso, le parti hanno comunque diritto di ricorrere contro le decisioni dell’Autorità).L’applicazione di sanzioni, che è un aspetto essenziale del sistema di controllo, è modellata nella legge italiana sulla base della normativa CEE e sembra adeguata.Per quanto riguarda il particolare trattamento riservato alle istituzioni finanziarie, sebbene in diversi Paesi vi siano norme speciali nei riguardi delle concentrazioni bancarie (con approvazione da parte delle autorità bancarie, in sostituzione delle autorità che si occupano della concorrenza o in aggiunta all’approvazione di queste ultime), non si riscontra in altri ordinamenti una norma come quella secondo cui anche l’acquisizione di una quota del cinque per cento del capitale debba essere sottoposta ad autorizzazione. Soltanto l’Olanda, forse, ha una regola analoga, mentre l’Australia ha una regola che stabilisce un limite generale del quindici per cento per un solo investitore.Nel complesso, la legge italiana per la concorrenza sembra fornire una buona base per una efficiente politica della concorrenza. Evidentemente, tutto dipenderà dal modo in cui l’Autorità assicurerà che le norme siano effettivamente applicate, soprattutto per quanto riguarda l’art. 4 (che prevede deroghe per le intese) e l’art. 8, paragrafo 2, sulle deroghe per le imprese che forniscono servizi d’interesse economico generale. Sarebbe molto spiacevole se questa norma fosse utilizzata per non applicare la legge allo stesso modo, sia alle imprese private che a quelle pubbliche.
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Musacchio, Vincenzo. "Spunti critici sull’art.1 (primo comma) della Legge n. 194/1978." Medicina e Morale 45, no. 5 (October 31, 1996): 935–39. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.899.

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Abstract:
L’articolo 1 primo comma della legge n.194/1978, la legge sull’interruzione della gravidanza, stabilisce, benchè dapprima sebra voler tutelare la vita, che in determinati casi è consentito interrompere la gravidanza. Il problema sociale che va risolto quanto prima è quello di stabilire se il bene giuridico “vita” (che per altro assume rilevanza costituzionale) venga concretamente tutelato e garantito dall’attuale legislazione che oltretutto vige da secici anni senza aver mai subito significative modificazioni in favore della vita del nascituro. Per sviluppare tali problematiche è bene definire mediante metodologie prossime alla certezza scientifica il concetto di vita umana ed il suo effettivo inizio. Secondo i più autorevoli studiosi della materia il concetto di vita individuale è un unicum indifferenziato il cui effettivo inizio biologico incomincia a decorrere dal momento della fecondazione, quando lo spermatozoo entra nella cellula uovo. Premesso che la vita umana è un concetto unitario e che il diritto penale per elaborare il concetto di vita non possa generare parametri convenzionali od assiomatici, può senz’altro dedursi che il bene “vita” merita una tutela giuridica adeguata all’evoluzione della scienza. Da un’approfondita analisi dell’art. 1 della legge che al primo comma afferma che la vita umana va tutelata fin dal suo inizio, si può concludere che tale articolo è costituzionalmente illegittimo per difetto di tassatività poichè la sua apllicazione contraddice proprio quel primo comma.
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Dissertations / Theses on the topic "Legislazione sociale"

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ANTONE, ADINA-LAURA. "L'adozione internazionale e gli effetti criminogenetici della legislazione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/202.

Full text
Abstract:
Questa tesi intende completare uno studio sull'impatto che la legislazione sull'adozione ha sul processo dell'adozione internazionale, con lo scopo di determinare se le imprecisioni della legislazione offrono delle opportunità per la commissione di abusi collegati all'adozione internazionale, per individuare quali provvedimenti della legislazione possono essere sfruttati dai criminali e quali metodi e meccanismi possono essere sviluppati per rendere la legislazione sull'adozione crime proofed . L'ipotesi principale di lavoro è che una legislazione sull'adozione di bassa qualità produce delle opportunità criminali per la corruzione ed il compimento di adozioni internazionali illegali, mentre una legislazione di alta qualità riduce tali opportunità. Per verificare quest'ipotesi, due legislazioni nazionali sull'adozione sono comparate, attraverso una comparazione orizzontale di due sistemi nazionali di adozione ed il completamento di un Crime Risk Assessment delle rispettive legislazioni (in così detto crime proofing ex post ). Il primo elemento di questa comparazione orizzontale è la precedente legge sull'adozione romena (Legge No. 25/1997), mentre il secondo, determinato attraverso un'analisi selettiva, è la legislazione lettone.
This thesis aims to conduct a study on the impact that adoption legislation has on the intercountry adoption process, with the purpose of determining if inaccuracies in legislation offer opportunities for abuses related to intercountry adoption, which provisions of legislation may be exploited by the criminals and which methods or mechanisms may be developed in order to render adoption legislation crime proofed . The main working hypothesis is that low quality adoption legislation produces criminal opportunities for corruption and the concluding of illegal adoptions, while high quality adoption legislation reduces such criminal opportunities. In order to test this hypothesis, two national adoption legislations are considered and compared, by use of a horizontal comparison of the two adoption systems and the carrying out of a Crime Risk Assessment of the two legislations on adoption (the so called crime proofing ex post ). The first component of this horizontal comparison is the former Romanian adoption law (Law No. 25/1997), while the second one, determined after the completing of a selective analysis, is the Latvian adoption legislation.
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ANTONE, ADINA-LAURA. "L'adozione internazionale e gli effetti criminogenetici della legislazione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/202.

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Abstract:
Questa tesi intende completare uno studio sull'impatto che la legislazione sull'adozione ha sul processo dell'adozione internazionale, con lo scopo di determinare se le imprecisioni della legislazione offrono delle opportunità per la commissione di abusi collegati all'adozione internazionale, per individuare quali provvedimenti della legislazione possono essere sfruttati dai criminali e quali metodi e meccanismi possono essere sviluppati per rendere la legislazione sull'adozione crime proofed . L'ipotesi principale di lavoro è che una legislazione sull'adozione di bassa qualità produce delle opportunità criminali per la corruzione ed il compimento di adozioni internazionali illegali, mentre una legislazione di alta qualità riduce tali opportunità. Per verificare quest'ipotesi, due legislazioni nazionali sull'adozione sono comparate, attraverso una comparazione orizzontale di due sistemi nazionali di adozione ed il completamento di un Crime Risk Assessment delle rispettive legislazioni (in così detto crime proofing ex post ). Il primo elemento di questa comparazione orizzontale è la precedente legge sull'adozione romena (Legge No. 25/1997), mentre il secondo, determinato attraverso un'analisi selettiva, è la legislazione lettone.
This thesis aims to conduct a study on the impact that adoption legislation has on the intercountry adoption process, with the purpose of determining if inaccuracies in legislation offer opportunities for abuses related to intercountry adoption, which provisions of legislation may be exploited by the criminals and which methods or mechanisms may be developed in order to render adoption legislation crime proofed . The main working hypothesis is that low quality adoption legislation produces criminal opportunities for corruption and the concluding of illegal adoptions, while high quality adoption legislation reduces such criminal opportunities. In order to test this hypothesis, two national adoption legislations are considered and compared, by use of a horizontal comparison of the two adoption systems and the carrying out of a Crime Risk Assessment of the two legislations on adoption (the so called crime proofing ex post ). The first component of this horizontal comparison is the former Romanian adoption law (Law No. 25/1997), while the second one, determined after the completing of a selective analysis, is the Latvian adoption legislation.
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MARTOCCHIA, SARA. "Il Crime-Proofing della legislazione applicato alla contraffazione. Il caso del settore moda italiano." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/250.

Full text
Abstract:
Il crime-proofing è uno strumento di prevenzione criminale promosso dalla Commissione Europea fin dal 2000. Il concetto di crime-proofing parte dall'idea che la regolamentazione dei mercati legittimi possa essere criminogenica, ossia produrre involontariamente opportunità criminali (nuove tecniche, maggiori profitti e/o minori rischi a favore dei criminali). Lo scopo è identificare queste opportunità, se presenti, ed individuare possibili strategie di contrasto. Questa tesi indaga il crime-proofing partendo da un modello di Crime Risk Assessment (CRAM) elaborato a questo scopo per la Commissione Europea. Il CRAM è stato adattato e applicato ad un fenomeno criminale di estrema attualità: la contraffazione dei marchi, con particolare riferimento al settore moda in Italia. La contraffazione è oggi una forma di economia sotterranea che ha alti impatti economici e sociali. Il settore moda è uno dei più colpiti, a causa dell'alta domanda di beni contraffatti e di basse barriere di ingresso al mercato. L'Italia è un paese leader nel mercato mondiale ed è fortemente vulnerabile alla contraffazione. Il crime risk assessment presentato in questo studio evidenzia come il quadro normativo italiano agevoli inavvertitamente l'industria della contraffazione, attraverso opportunità non previste e scappatoie nella regolazione. Obiettivo finale è quello di verificare se il crime-proofing funziona, se la metodologia attuale può essere migliorata e come questa possa essere inserita nei processi di produzione legislativa, per minimizzare il rischio di conseguenze inattese.
Crime-proofing is a crime prevention method promoted by the EU Commission since 2000. It starts from the assumption that the regulation governing legitimate sectors/markets might be criminogenic, i.e. producing unexpected opportunities for crime, in terms of new techniques, higher rewards and/or lower risk to criminals. It therefore aims at identifying such opportunities, if any, and finding out possible remedies. This thesis explores the crime-proofing approach, starting from a Crime Risk Assessment Mechanism (CRAM) that was developed to this purpose for the EU Commission. This is adapted and applied to a topical criminal phenomenon: the counterfeiting of trademarks, with special reference to the Italian fashion sector. Counterfeiting is nowadays a form of underground economy, which produces negative economic and social impacts. Fashion is one of the most affected industries, because of high consumer demand of counterfeit goods and low barriers for market entry. Italy is a leader country in the global fashion industry and is highly vulnerable to counterfeiting. The crime risk assessment undertaken in this study highlights how the Italian regulatory framework may inadvertently facilitate the counterfeiting industry, through unintended opportunities and regulatory loopholes. The ultimate goal is to check the crime-proofing functioning, whether the methodology can be improved and how it can be implemented at law-making level to minimize the risk of unexpected effects.
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MARTOCCHIA, SARA. "Il Crime-Proofing della legislazione applicato alla contraffazione. Il caso del settore moda italiano." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/250.

Full text
Abstract:
Il crime-proofing è uno strumento di prevenzione criminale promosso dalla Commissione Europea fin dal 2000. Il concetto di crime-proofing parte dall'idea che la regolamentazione dei mercati legittimi possa essere criminogenica, ossia produrre involontariamente opportunità criminali (nuove tecniche, maggiori profitti e/o minori rischi a favore dei criminali). Lo scopo è identificare queste opportunità, se presenti, ed individuare possibili strategie di contrasto. Questa tesi indaga il crime-proofing partendo da un modello di Crime Risk Assessment (CRAM) elaborato a questo scopo per la Commissione Europea. Il CRAM è stato adattato e applicato ad un fenomeno criminale di estrema attualità: la contraffazione dei marchi, con particolare riferimento al settore moda in Italia. La contraffazione è oggi una forma di economia sotterranea che ha alti impatti economici e sociali. Il settore moda è uno dei più colpiti, a causa dell'alta domanda di beni contraffatti e di basse barriere di ingresso al mercato. L'Italia è un paese leader nel mercato mondiale ed è fortemente vulnerabile alla contraffazione. Il crime risk assessment presentato in questo studio evidenzia come il quadro normativo italiano agevoli inavvertitamente l'industria della contraffazione, attraverso opportunità non previste e scappatoie nella regolazione. Obiettivo finale è quello di verificare se il crime-proofing funziona, se la metodologia attuale può essere migliorata e come questa possa essere inserita nei processi di produzione legislativa, per minimizzare il rischio di conseguenze inattese.
Crime-proofing is a crime prevention method promoted by the EU Commission since 2000. It starts from the assumption that the regulation governing legitimate sectors/markets might be criminogenic, i.e. producing unexpected opportunities for crime, in terms of new techniques, higher rewards and/or lower risk to criminals. It therefore aims at identifying such opportunities, if any, and finding out possible remedies. This thesis explores the crime-proofing approach, starting from a Crime Risk Assessment Mechanism (CRAM) that was developed to this purpose for the EU Commission. This is adapted and applied to a topical criminal phenomenon: the counterfeiting of trademarks, with special reference to the Italian fashion sector. Counterfeiting is nowadays a form of underground economy, which produces negative economic and social impacts. Fashion is one of the most affected industries, because of high consumer demand of counterfeit goods and low barriers for market entry. Italy is a leader country in the global fashion industry and is highly vulnerable to counterfeiting. The crime risk assessment undertaken in this study highlights how the Italian regulatory framework may inadvertently facilitate the counterfeiting industry, through unintended opportunities and regulatory loopholes. The ultimate goal is to check the crime-proofing functioning, whether the methodology can be improved and how it can be implemented at law-making level to minimize the risk of unexpected effects.
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Menotti, Francesca <1987&gt. "Il dialogo tra šarīʿa e ordinamento giuridico italiano. La domanda di diritto da parte delle comunità musulmane in Italia e l’incontro/scontro con la legislazione e la giurisprudenza italiane." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2511.

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Abstract:
Questo elaborato costituisce un’analisi delle istanze di diritto avanzate dalle comunità musulmane in Italia e della loro soddisfazione o rigetto da parte dell’ordinamento giuridico e della giurisprudenza italiana. Preliminare a questa ricerca sarà l’individuazione degli spazi e dei limiti di dialogo tra i due ordinamenti nelle fonti giuridiche internazionali, universali e regionali, - applicando dunque il filtro dei diritti umani – e poi nazionali riguardanti la libertà di religione e una riflessione sul significato e sulla natura dei diritti umani, e del diritto alla libertà religiosa, in ambito islamico. Delineati due strumenti di dialogo tra diritto musulmano e ordinamento italiano, il diritto internazionale privato e l’intesa con la Repubblica italiana ex art. 8 c. 3 della Costituzione, si approfondirà lo strumento dell’accordo attraverso l’analisi delle bozze di intesa presentate dall’U.C.O.I.I. (1992), dall’A.M.I. (1994) e dalla Co.Re.Is (1996) e la definizione del ruolo della Consulta per l’Islam italiano (2005). Quindi si inizierà l’analisi delle criticità nell’applicazione del diritto musulmano in Italia con riscontro nella giurisprudenza. In particolare si analizzeranno istituti relativi al diritto di famiglia (poligamia, divorzio, kafala) e relativi alla manifestazione della fede (abbigliamento religioso, festività, scuola e educazione, zakāt e apostasia). Lo scopo dell’elaborato è rilevare ed evidenziare l’orientamento del legislatore e del giudice italiano nei confronti di queste richieste di dialogo, anche confrontandolo con le tendenze europee.
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Benetti, Francesca. "Aspetti giuridici della partecipazione sociale nel campo dei beni culturali: il caso dell'archeologia partecipata. Studio comparato dei modelli inglese e italiano." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2020. http://hdl.handle.net/11577/3425927.

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Abstract:
A fondamento della legislazione per il patrimonio culturale vi è il riconoscimento che questo riveste un “interesse pubblico” e dunque ogni individuo ha diritto a vederlo protetto e a «partecipare alla vita culturale della comunità», come propone la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948). Ogni Stato, però, implementa questo diritto in maniera variabile, inserendo la gestione del patrimonio culturale nel proprio contesto normativo. Questa ricerca ha indagato quale sia allo stato attuale lo spazio giuridico per la partecipazione del pubblico nel settore dei beni culturali in Italia e Inghilterra, focalizzando l’attenzione in particolare sull’archeologia. La tesi prende le mosse dall’analisi dei documenti internazionali di UNESCO, Council of Europe e Unione Europea per tracciare l’evoluzione della tendenza a incoraggiare gli Stati ad aumentare la partecipazione pubblica, intesa come strumento di democrazia; continua poi con l’esame delle legislazioni italiana e inglese, la prima più protezionistica e la seconda più liberale, per delineare un bilancio comparativo tra i due sistemi. Infine, propone delle modifiche pratiche per ripensare il sistema della ricerca, tutela, valorizzazione e gestione dei beni culturali in Italia, al fine di perseguire in modo più partecipativo e inclusivo l’interesse “pubblico” nella cura dei beni culturali.
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SEREGNI, FABIO GINO. "IL PRINCIPIO DI "DETERMINATEZZA": PROFLILI GIURIDICO-PENALI, CRIMINOLOGICI E COGNITIVI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/51709.

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Abstract:
La tesi si propone l’obiettivo di attualizzare il principio di determinatezza, quale corollario del principio di legalità, al fine di delineare la portata vincolante dello stesso rispetto alla discrezionalità del legislatore penale. La prima parte dell’elaborato sviluppa un’analisi ricognitiva del dibattito dottrinale e giurisprudenziale, anche passando in rassegna le pronunce maggiormente significative della Corte Costituzionale, sull’evoluzione del principio nell’ordinamento giuridico italiano. Le risultanze di questa indagine portano a sviluppare una dimensione del principio in senso “ampio” ossia quale criterio di aderenza della norma alla realtà, processuale e umana, che intende definire e regolare. Lo studio analizza quindi, nella seconda parte, il fondamento e l’impatto dell’agire politico-criminale da una prospettiva criminologica e cognitiva considerando, in primo luogo, i fattori e le variabili empiriche delle scelte di criminalizzazione e, in second’ordine, combinando le risultanze acquisite con le più attuali ricerche condotte nell’alveo della psicologia cognitiva. Il taglio di originalità del lavoro sta nell’applicare queste risultanze nell’attività di scelta del bene giuridico e tipizzazione della fattispecie penale. La prospettiva empirico/cognitiva del principio viene quindi declinata da un punto di vista critico nell’analisi di alcune fattispecie di parte speciale, con specifico riferimento ai delitti di concussione (nella forma costrittiva e induttiva) e corruzione. I deficit di determinatezza delle due fattispecie riflettono, difatti, sul piano normativo e giudiziario le difficoltà di apprestare efficaci strategie di prevenzione e contrasto del fenomeno corruttivo. In tal senso, lo studio propone un modello di normazione penale che sia integrata dallo studio delle scienze cognitive e che consenta di fungere da valido strumento per il legislatore nella lotta alla corruzione.
The thesis aims to update the principle of “certainty”, as a corollary of the principle of legality, in order to outline the binding scope of the principle with respect to the decision of crimnal law. The first part of the paper develops a reconnaissance analysis of the doctrinal and jurisprudential debate, also by reviewing the most significant rulings of the Constitutional Court, on the evolution of the principle in the Italian legal system. The results of this survey lead to developing a dimension of the principle in a "broad" sense, ie as a criterion of adherence of the norm to the reality, both procedural and human, which it intends to define and regulate. The study then analyzes, in the second part, the foundation and the impact of political-criminal action from a criminological and cognitive perspective considering, first of all, the factors and the empirical variables of the choices of criminalization and, secondly, combining the results obtained with the most current research conducted in the cognitive psychology. The cutting of originality of the work lies in applying these results in the activity of choice of the legal asset and typification of the criminal case. The empirical / cognitive perspective of the principle is therefore declined from a critical point of view in the analysis of some cases of special part, with specific reference to crimes of concussion (in constructive and inductive form) and corruption. The deficits of the two cases reflect, in fact, on the regulatory and judicial level the difficulties of preparing effective strategies to prevent and combat the phenomenon of corruption. In this sense, the study proposes a criminal model law that is integrated by the study of cognitive sciences and that allows it to act as a valid tool for the legislator in the fight against corruption.
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8

SEREGNI, FABIO GINO. "IL PRINCIPIO DI "DETERMINATEZZA": PROFLILI GIURIDICO-PENALI, CRIMINOLOGICI E COGNITIVI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/51709.

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Abstract:
La tesi si propone l’obiettivo di attualizzare il principio di determinatezza, quale corollario del principio di legalità, al fine di delineare la portata vincolante dello stesso rispetto alla discrezionalità del legislatore penale. La prima parte dell’elaborato sviluppa un’analisi ricognitiva del dibattito dottrinale e giurisprudenziale, anche passando in rassegna le pronunce maggiormente significative della Corte Costituzionale, sull’evoluzione del principio nell’ordinamento giuridico italiano. Le risultanze di questa indagine portano a sviluppare una dimensione del principio in senso “ampio” ossia quale criterio di aderenza della norma alla realtà, processuale e umana, che intende definire e regolare. Lo studio analizza quindi, nella seconda parte, il fondamento e l’impatto dell’agire politico-criminale da una prospettiva criminologica e cognitiva considerando, in primo luogo, i fattori e le variabili empiriche delle scelte di criminalizzazione e, in second’ordine, combinando le risultanze acquisite con le più attuali ricerche condotte nell’alveo della psicologia cognitiva. Il taglio di originalità del lavoro sta nell’applicare queste risultanze nell’attività di scelta del bene giuridico e tipizzazione della fattispecie penale. La prospettiva empirico/cognitiva del principio viene quindi declinata da un punto di vista critico nell’analisi di alcune fattispecie di parte speciale, con specifico riferimento ai delitti di concussione (nella forma costrittiva e induttiva) e corruzione. I deficit di determinatezza delle due fattispecie riflettono, difatti, sul piano normativo e giudiziario le difficoltà di apprestare efficaci strategie di prevenzione e contrasto del fenomeno corruttivo. In tal senso, lo studio propone un modello di normazione penale che sia integrata dallo studio delle scienze cognitive e che consenta di fungere da valido strumento per il legislatore nella lotta alla corruzione.
The thesis aims to update the principle of “certainty”, as a corollary of the principle of legality, in order to outline the binding scope of the principle with respect to the decision of crimnal law. The first part of the paper develops a reconnaissance analysis of the doctrinal and jurisprudential debate, also by reviewing the most significant rulings of the Constitutional Court, on the evolution of the principle in the Italian legal system. The results of this survey lead to developing a dimension of the principle in a "broad" sense, ie as a criterion of adherence of the norm to the reality, both procedural and human, which it intends to define and regulate. The study then analyzes, in the second part, the foundation and the impact of political-criminal action from a criminological and cognitive perspective considering, first of all, the factors and the empirical variables of the choices of criminalization and, secondly, combining the results obtained with the most current research conducted in the cognitive psychology. The cutting of originality of the work lies in applying these results in the activity of choice of the legal asset and typification of the criminal case. The empirical / cognitive perspective of the principle is therefore declined from a critical point of view in the analysis of some cases of special part, with specific reference to crimes of concussion (in constructive and inductive form) and corruption. The deficits of the two cases reflect, in fact, on the regulatory and judicial level the difficulties of preparing effective strategies to prevent and combat the phenomenon of corruption. In this sense, the study proposes a criminal model law that is integrated by the study of cognitive sciences and that allows it to act as a valid tool for the legislator in the fight against corruption.
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Valois, Bertha Lilia e. Silva. "Publicidade dirigida à criança : a necessidade de uma regulamentação específica." Universidade Católica de Pernambuco, 2013. http://www.unicap.br/tede//tde_busca/arquivo.php?codArquivo=848.

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Abstract:
O presente estudo tem por objetivo verificar a necessidade de uma regulamentação específica no que diz respeito à publicidade dirigida à criança. Para tanto serão levantados estudos apontando de que maneira esse mecanismo de comunicação social de massa, que tem como finalidade única o lucro, induz a criança à relação de consumo, passando por cima de valores e princípios éticos, legais e sociais, desconsiderando a condição natural da criança, como ser em estado de formação biopsicossocial, isto é, hipervulnerável. Serão ainda apresentados dados, pesquisas, gráficos e documentos com o objetivo de verificar se a regulamentação existente no Brasil é suficiente para o efetivo controle das mensagens publicitárias voltadas às crianças. No tocante aos procedimentos técnicos, a pesquisa envolverá um levantamento bibliográfico, constituída, fundamentalmente da análise de livros, artigos de periódicos e material disponibilizados na Internet; documental, com a análise da legislação brasileira, e de outros países, acerca da publicidade e da proteção da criança. O método aplicado será o indutivo, que se fundamenta na observância dos fatos de realidades particulares, e constata a ocorrência do fenômeno de forma generalizada. O resultado da pesquisa tem o azo de corroborar a necessidade de um mecanismo com força de lei, de modo a tornar mais efetivo e eficiente o controle sobre esse fenômeno mercadológico que assume um papel de grande alcance em nossa sociedade.
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10

Pacinotti, Lorenzo. "L'ingranaggio della cittadinanza sociale. Sviluppo e crisi del Social Service State britannico." Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/2158/1295150.

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Books on the topic "Legislazione sociale"

1

Croci, Andrea. La legislazione sociale e l'organizzazione dei servizi. Torino: G. Giappichelli, 2001.

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2

Guerrazzi, Amedeo Osti. Grande industria e legislazione sociale in età giolittiana. Torino: Paravia scriptorium, 2000.

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3

Guerrazzi, Amedeo Osti. Grande industria e legislazione sociale in età giolittiana. Torino: Paravia scriptorium, 2000.

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4

Storchi, P. Il capo cantiere e la legislazione sociale: Compiti e responsabilità. Bologna: Calderini, 1985.

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5

Giuseppina, Muzzarelli Maria, ed. La legislazione suntuaria: Secoli XIII-XVI : Emilia Romagna. Roma: Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale per gli archivi, 2002.

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6

Giuseppina, Muzzarelli Maria, ed. La legislazione suntuaria: Secoli 13.- 16. : Emilia Romagna. Roma: Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale per gli archivi, 2002.

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7

Arzuffi, Oliviero. Emarginazione A-Z: Guida pratica ai problemi, alle istituzioni, alla legislazione. Casale Monferrato: Piemme, 1991.

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8

D’Attoma, Sara. Famiglie interrotte Violenza domestica e divorzio nella recente legislazione della Repubblica Popolare Cinese. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-602-2.

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Abstract:
Gender-based violence perpetrated within the family is an issue of global importance. It is no coincidence that the statistics on domestic violence committed during the ongoing pandemic have shown it as a worrying phenomenon crossing national borders and social levels. In China the consideration of domestic violence as an element of destabilisation of the family unit is rather recent. In fact, the traditional patriarchal values on which the Chinese family based its relations considered intra-family violence – particularly towards women – an accepted and fully integrated component in the normal course of relations among people belonging to the same lineage. The Pandora’s Box, which for centuries has concealed and neglected the problem, has only been uncovered since the Fourth World Conference on Women held in Beijing in 1995, which started the debate on the issue of gender-based violence and brought China to draw up annual reports on the female condition. The inclusion of the category “domestic violence” in a national law dates back to 2001 (Marriage Law) and the first ad hoc legislation to 2016. The relationship between domestic violence, social and family stability was the leitmotif that accompanied the official documents of the legislative process that led to the drafting of the Law against Domestic Violence of the PRC. This latter has focused on a prevention network aiming primarily to empower civil society, but overshadowing mere legal instruments. By analysing all the phases of this legislative process, the book aims to reflect on the regulatory instruments – in particular, divorce and the system of protection orders – and on the features of these institutions created to limit and control the problem of family violence. Furthermore, this analysis will provide insights into the social and linguistic implications that the issue of domestic violence has determined in China in the past up to nowadays.
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9

Manganozzi, G. Paolo. Legislazione sul volontariato: Codice delle leggi statali e regionali aggiornato al 31 dicembre 1984. Bologna: EDB, 1985.

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10

La schiavitù nera nell'America spagnola: Legislazione e prassi nel Chocó colombiano del XVIII secolo. Bologna: Marietti 1820, 2018.

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