Journal articles on the topic 'Lavoro riproduttivo'

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Di Pietro, Maria Luisa, and Maria Beatrice Fisso. "Donna e lavoro: considerazioni etico-giuridiche sulla prevenzione del rischio riproduttivo." Medicina e Morale 44, no. 3 (June 30, 1995): 447–87. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.980.

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Abstract:
E' oramai noto che le attività lavorative possono influenzare, in modo diretto o indiretto, la salute: da questa consapevolezza ha avuto origine, nel tempo, una sempre maggiore attenzione nei confronti degli effetti nocivi di sostanze "sospette" in ambiente di lavoro. In questo articolo viene affrontato un aspetto particolare del rischio lavorativo, cioè il rischio a seguito dell'esposizione della donna a sostanze chimiche o ad agenti fisici o biologici che possono alterare la sua capacità riproduttiva o essere causa di gravi danni alla prole che è stata o verrà concepita. Dopo aver fatto distinzione tra rischio riproduttivo (la possibilità che una sostanza possa interferire con o impedire il concepimento) e rischio di sviluppo (la possibilità di produrre nel nascituro o successivamente nel nato fino alla pubertà anomalie strutturali, deficit funzionali o la morte), e aver analizzato il meccanismo di azione delle sostanze chimiche e degli agenti fisici e biologici più di frequente presenti in ambiente di lavoro, e precisato il momento di interferenza (la oogenesi, la gravidanza, l'allattamento), le Autrici individuano ed esaminano criticamente le possibili modalità di prevenzione del rischio riproduttivo e di sviluppo. Dall'individuazione delle situazioni a rischio alla messa a punto delle misure di controllo necessarie per ridurre o eliminare l'esposizione dei lavoratori, all'informazione dello stesso sull'esistenza e sull'entità del rischio: un'analisi che, in un'ottica personalistica, vorrebbe indicare - anche alla luce delle normative vigenti - nuove strade perché si possa attuare una reale tutela della lavoratrice e una vera politica di protezione fetale.
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2

Monacelli, Nadia, and Luca Caricati. "L'auspicata disparità o la costanza di Cenerentola: quando il mondo ideale non contempla l'equità." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (February 2011): 43–54. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002005.

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Abstract:
Con questo lavoro si č inteso verificare la persistenza di modelli relazionali improntati a una divisione tradizionale dei ruoli di genere nell'ambito del lavoro riproduttivo. Un questionario volto a rilevare la suddivisione dei lavori domestici sia nella descrizione dei vissuti quotidiani sia in quella relativa ad una convivenza ideale č stato sottoposto a 947 persone (53,5% donne) appartenenti a diverse classi di età. I risultati rivelano, sia sul piano concreto sia su quello ideale, una sostanziale tipizzazione dei compiti domestici. La stabilità del dato attraverso i sottocampioni, indica una consistente condivisione delle aspettative di ruolo, concepite come profondamente asimmetriche, fra tutti i partecipanti: uomini e donne, giovani e adulti.
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Del Re, Alisa. "Lavorare da casa, lavorare in casa." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 1 (June 2021): 55–65. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-001005.

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Abstract:
Durante questa pandemia da Sars-Cov2 abbiamo vissuto trasformazioni del modo di vivere e di produrre che da emergenziali sono divenute rapidamente strutturali. Il confinamento ha se-gnato il definitivo ingresso in un'era digitale, con le sue specifiche forme di sfruttamento, controllo e sorveglianza in un quadro di welfare insufficiente, connotato da una debolezza dei servizi pubblici, dagli ospedali alla sanità territoriale, dalla scuola fino all'università. Si è in-staurato un paradigma tecnologico, di cui si vedevano le avvisaglie già prima della pandemia, con un'accelerazione sconcertante. Questo ha acuito diseguaglianze economiche e sociali, raz-ziali e di genere preesistenti. Ma ha fatto anche scoprire la casa come terreno di scontro tra corpi "produttivi" e corpi deboli, luogo di lavoro non più separato tra produzione e riprodu-zione. L'emergere della consapevolezza della sostanziale necessità del lavoro riproduttivo, tradizionalmente attribuito alle donne, richiede una diversa visione sociale del welfare, una diversa organizzazione sociale del territorio e delle abitazioni, nonché una riqualificazione salariale di quello che molti chiamano "lavoro di cura", riducendone inoltre i tempi infiniti e ridi-stribuendoli socialmente. Parole chiave: lavoro riproduttivo, smart working, pandemia, welfare, donne
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Mele, Vincenza. "Percorsi femminili sull’accanimento riproduttivo." Medicina e Morale 53, no. 1 (February 28, 2004): 91–108. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.655.

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Abstract:
L’Autrice esamina criticamente la tecnica di fecondazione in vitro (FIVET) dal punto di vista etico, mettendo in luce gli elementi di sproporzione dell’intervento tecnologico per la bassa efficacia, l’alto rischio per il nascituro, l’invasività per il corpo materno e gli elevati costi economici. L’obiettivo del presente lavoro è contestare sia la terapeuticità della FIVET, sia contestare un luogo comune che vede il pensiero femminile favorevole alle tecnologie riproduttive. La sproporzionalità terapeutica viene quindi analizzata secondo l’ottica delle donne, alla luce di diverse prospettive: le prospettive della bioetica cosiddetta femminista e la prospettiva della bioetica al femminile. L’articolo mette in luce le ragioni di non accettabilità della tecnica da parte di entrambe le prospettive, in particolare l’oggettivazione del corpo della donna ed il parassitismo della tecnologia. L’Autrice conclude illustrando il suo personale punto di vista sulla bioetica al femminile: il logos delle tecnologie riproduttive, che è quello dell’ottimizzazione di un prodotto, mette a serio rischio il valore simbolico della maternità, come luogo originario del prendersi cura.
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Lahi, Migena, and Miretta Prezza. "Le conseguenze della violenza domestica sul benessere fisico delle donne." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 1 (March 2010): 89–110. http://dx.doi.org/10.3280/mal2010-001006.

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Abstract:
La violenza domestica č considerata uno dei maggiori problemi di sanitŕ pubblica in tutto il mondo. L'obiettivo di questo lavoro č quello di identificare le conseguenze della violenza domestica perpetrata dagli uomini sul benessere fisico delle donne che la subiscono. A tale scopo č stata effettuata un'attenta recensione della letteratura internazionale, la quale ha portato all'identificazione di una molteplicitŕ di conseguenze sul benessere fisico e riproduttivo, e di alcuni dei meccanismi che collegano i maltrattamenti a queste conseguenze. I maltrattamenti perpetrati all'interno delle mura domestiche hanno degli effetti plurimi e devastanti, sia di lungo che di breve termine, sulla salute delle donne che li subiscono.
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Zanni, Fabrizio. "L'ibrido urbano. Ipotesi di concettualizzazione." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 96–98. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056016.

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Abstract:
Il lavoro sul concetto di ‘ibrido' apre l'esplorazione di nuovi operatori teorici attraverso cui ‘aggredire' la condizione urbana e cercare di individuare, al di lŕ della stanca replica dell'esistente, qualche possibilitŕ, almeno ipotetica, di rottura della fatale logica riproduttiva dell'insediamento contemporaneo. Da un punto di vista progettuale un possibile spazio urbano ibrido puň essere definito come composizione, anche dissonante, di spazi architettonici e urbani definiti dalla intersezione di differenti specie di forme spaziali e funzionali o dalla mutazione di spazi predefiniti, in accordo con una concezione genetica e non deduttiva dell'operazione progettuale. Il concetto di ‘ibrido urbano' lavora attorno al concetto di ‘soglia' inteso come intervallo, rete od insieme di soglie. Acquista pregnanza allora una possibile strategia di intervento progettuale che si ‘insinui' all'interno delle strutturazioni urbane autoriproducenti per individuare un principio interno di rigenerazione, di commistione, di ibridazione locale.
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Casale, Fabio, Ettore Rigamonti, Marco Ricci, Luca Bergamaschi, Raffaele Cennamo, Angelo Garanzini, Leonardo Mostini, Alessandro Re, Valentina Toninelli, and Mauro Fasola. "Gli uccelli della provincia di Novara (Piemonte, Italia): distribuzione, abbondanza e stato di conservazione." Rivista Italiana di Ornitologia 87, no. 1 (May 12, 2017): 3. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2017.336.

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Abstract:
<p>In questo lavoro viene riportato un elenco commentato degli uccelli noti per la provincia di Novara (1.340 km2) aggiornato al 31/12/2016 e vengono forniti dati di sintesi relativi alle attività di monitoraggio condotte in anni recenti (2009-2016). I dati sono stati raccolti sia attraverso revisione bibliografica sia attraverso attività di ricerca diretta sul campo. L’avifauna della provincia di Novara annovera o ha annoverato (dal 1860 al 2016) 304 specie delle quali 135 nidificanti certe o probabili in tempi recenti (dopo il 2000), 85 di interesse comunitario (Allegato I della Direttiva “Uccelli”), 116 SPEC - <em>Species of European Conservation Concern</em> secondo BirdLife International e 53 inserite nella <em>European Red List of Birds.</em> L’area è di importanza europea e/o nazionale per la nidificazione di specie di interesse conservazionistico quali <em>Egretta</em> <em>garzetta</em> (650-1.100 nidi), <em>Nycticorax</em> <em>nycticorax</em> (200-300 nidi), <em>Botaurus</em> <em>stellaris</em> (5-7 maschi cantori), <em>Ciconia nigra</em> (1-2 coppie), <em>Ciconia</em> <em>ciconia</em> (4-6 coppie), <em>Himantopus</em> <em>himantopus</em> (300-500 coppie), <em>Vanellus vanellu</em>s (500-600 coppie), <em>Columba oenas</em> (20-30 coppie), nonché per la migrazione di <em>Philomachus pugnax</em> (5.000-7.000 ind.) e <em>Tringa glareola</em> (500-1.500 ind.). Negli ultimi anni (2009-2016) si segnalano in particolare: la nidificazione accertata per la prima volta nel Novarese di<em> Ardea alba,</em> <em>Galerida cristata</em> e <em>Lullula arborea</em>; il ritorno di <em>Burhinus oedicnemus</em> e <em>Chlidonias niger</em> in periodo riproduttivo dopo decenni di assenza; la colonizzazione da parte di <em>Dryocopus</em> <em>martius</em> degli ambienti forestali di collina e di pianura.</p>
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Borghi, Vando, and Marco Marrone. "Il potere infrastrutturale nel capitalismo di piattaforma. Lavoro, connettività ed ecologia." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 164 (December 2022): 51–69. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-164003.

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Abstract:
Questo contributo vuole mettere in evidenza, accanto alla centralità assunta dalle piattaforme digitali nella nostra società, l'emergere di un "potere infrastrutturale" - categoria che prendiamo in prestito dal lavoro di Michael Mann - in grado di con-dizionare tanto le attività lavorative, quanto le stesse forme della vita quotidiana. L'oggetto della riflessione è l'origine di tale potere, le sue caratteristiche e le sue implicazioni nei confronti della capacità produttiva e riproduttiva della società. Dopo aver ripercorso le trasformazioni avvenute sul piano della connettività, verrà dunque analizzata l'ascesa delle piattaforme e le conseguenze tanto nell'ottica specifica del lavoro, quanto all'interno di una più ampia prospettiva ecologica. Nelle conclusioni, la lente infrastrutturale verrà presentata anche come pista pro-mettente attraverso cui ripensare un "inversione" delle componenti materiali e immateriali che determinano il "potere infrastrutturale" delle piattaforme.
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Bompiani, Adriano. "L’elaborazione di “regole” per le innovazioni biotecnologiche." Medicina e Morale 49, no. 4 (August 31, 2000): 713–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.765.

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Abstract:
Come è noto, l'unione Europea ha fra i suoi scopi quello di favorire lo sviluppo sociale ed economico dei Paesi aderenti, facilitando la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica, la produzione di beni e la circolazione degli stessi nell’ambito dell’Unione, eliminando per quanto è possibile differenze, normative e conflitti commerciali. Con questo spirito, dopo anni di difficile lavoro, è stata emanata la Direttiva 98/44/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (6luglio 1998) che riguarda la protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, ne presupposto che si tratti di genoma – sia esso di origine vegetale, animale o umano – in quanto risultati da “invenzioni” suscettibili di applicazioni industriali e non dal mero isolamento (“scoperta”). L’Autore, che già ha esaminato in un precedente contributo gli aspetti etici dell’impiego delle biotecnologie nel campo vegetale e animale (v. Medicina e Morale 2000, 3: 449-504), si sofferma a descrivere quanto prevede la Direttiva 98/44/CE stessa, assieme ad altre norme internazionali precedentemente emanat, per la tutela dell’ambiente, degli animali e degli organismi umani. L’Autore riconosce che la direttiva vieta, nel dispositivo, lo sfruttamento commerciale che sia contrario all’ordine pubblico e al buon costume, fornendo gli esempi concreti dei divieti applicabili ai processi di clonazione umana a scopo riproduttivo, di modificazione dell’identità genetica germinale dell’essere umano; di modificazione degli embrioni umani a fini commerciali e industriali; di modificazione dell’identità genetica animale di natura tale da provocare sofferenza negli stessi, senza utilità sostanziale per l’uomo o per l’animale. Tuttavia la Direttiva – sotto l’aspetto giuridico – consente l’utilizzazione di embrioni umani (sia pure non direttamente ed espressamente prodotti a scopo di ricerca in base all’art. 18 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina) a scopo sperimentale e per applicazioni biotecnologiche riguardanti la produzione di cellule staminali od i medicamenti. L’Autore esamina anche il dibattito che è seguito alla emanazione della Direttiva soprattutto a livello di Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Strasburgo) in merito alle preoccupazioni dell’opinione pubblica sui cosiddetti “cibi transgenici” (raccomandazione n. 1398 (1998) dal titolo “sicurezza del consumatore e qualità degli alimenti”), nella quale è stata espressa contrarietà alla brevettabilità degli organismi viventi, pur riconoscendo la necessità di assicurare un’adeguata protezione ai diritti dell’”invenzione” (proprietà intellettuale) [Raccomandazione 1417/1999]. Questi problemi sono stati affrontati ma non risolti nella conferenza internazionale di Oviedo (16-19 maggio 19999) organizzata dal Consiglio d’Europa. Il Comitato Direttivo di Bioetica del medesimo Consiglio d’Europa è stato indicato di esprimere “parere” sulla complessa materia; nel frattempo sono intervenute la conferenza di Seattle e Montreal, ove è stato firmato, nel gennaio 2000, un Protocollo sulla biosicurezza che regolamenta il commercio internazionale di sementi e sostanze geneticamente modificate ritenuti pericolosi per l’ambiente e la salute, escludendo però i prodotti finiti, e perciò il cibo transgenico. Nel momenti in cui – scadendo la moratoria –la Direttiva 98/44/CE entrerà in vigore (31 luglio 2000) essendo improbabile l’accettazione delle argomentazioni di invalidazione sollevate da Olanda e Italia, l’Autore insiste per l’adozione del “principio di precauzione”, esplicitamente incorporato nel diritto comunicato relativo alla protezione della salute, oltreché alla tutela dell’ambiente, che dovrà essere tuttavia meglio specificato nella sua estensione e nelle conseguenze attese. Un secondo principio, quello della “trasparenza”, richiede un’ulteriore affinamento delle informazioni rivolte al consumatore, tramite una più chiara etichettatura che consenta una scelta realmente libera e consapevole dei prodotti derivanti da organismi geneticamente modificati posti in commercio. Dovrà essere perseguita la ricerca, escludendo peraltro l’uso dell’embrione umano.
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Storino, Pierpaolo, Giuseppe Martino, Manuela Policastrese, Eugenio Muscianese, Domenico Bevacqua, Sergio Tralongo, and Antonino Siclari. "Prima nidificazione accertata di Tordo bottaccio Turdus philomelos nel Parco Nazionale dell’Aspromonte." Rivista Italiana di Ornitologia 87, no. 2 (June 21, 2018): 45–47. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2017.321.

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Abstract:
In Calabria, il Tordo bottaccio Turdus philomelos si riproduce solo nei settori settentrionali e centrali della Regione (i.e. Pollino, Orsomarso e Sila), mentre in provincia di Reggio Calabria la nidificazione non è mai stata accertata e le osservazioni risultano scarse e concentrate esclusivamente nei periodi migratori. Durante due successive stagioni riproduttive (2015-2016), abbiamo osservato N=16 individui di T. philomelos a differenti altitudini (min 630 m, max 1,838 m a.s.l.) prevalentemente nei boschi di latifoglie decidue mesofile. Sono stati utilizzati la modalità del “distance sampling” eseguendo un transetto a piedi ed altre 3 diverse tecniche di campionamento “point-count” per stimare la presenza della specie nel Parco Nazionale dell’Aspromonte. Con questo lavoro, abbiamo accertato per la prima volta la nidificazione del T. philomelos nel Parco Nazionale dell’Aspromonte e nella provincia di Reggio Calabria. In futuro, con l’incremento dell’area di investigazione, si potrà quantificare in modo più accurato il numero di coppie nidificanti e la loro distribuzione su scala regionale.
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Abbatecola, Emanuela, Davide Filippi, and Marco Omizzolo. "Incursioni L'inconsistenza dei diritti. Il Grave Sfruttamento del Lavoro migrante in Italia. Introduzione. Dal caporalato al padronato. Riflessioni critiche sul sistema del Grave Sfruttamento Lavorativo." MONDI MIGRANTI, no. 2 (July 2022): 9–36. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002001.

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Abstract:
L'articolo analizza la complessità del fenomeno del grave sfruttamento lavorativo e la sua sistematizzazione organica quale espressione propria del capitalismo con-temporaneo. Assunti i limiti entro cui, nel mondo accademico e nel dibattito pub-blico, si riflette su queste dinamiche, gli autori propongono una nuova definizione del concetto di grave sfruttamento lavorativo, tentando di integrare approcci e sguardi che in letteratura risultano frammentati. Questa definizione è fondata su tre dimensioni: economica, sociale-riproduttiva, ambientale, da considerare in una relazione circolare nella quale le conseguenze dell'una si ripercuotono sulle altre. In questo quadro, la condizione della forza lavoro, soprattutto migrante, si è trasfor-mata in un crocevia sul quale converge un pluralismo regolativo, formale e infor-male, che determina subordinazione e gravi forme di sfruttamento. È un processo che non è circoscrivibile nel solo ambito agricolo, ma diffuso in molteplici settori produttivi, ognuno dei quali con specifiche modalità di funzionamento. La rifles-sione supera dunque la centralità assunta negli anni dal concetto di caporalato per introdurre quella di padronato, dove le responsabilità sono da individuare nella si-stematicità dei fenomeni connessi al grave sfruttamento lavorativo.
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Musio, Alessio. "Il capitale in-umano. La bioetica di fronte al “lavoro clinico” / The in-human capital. Bioethics in front of "clinical work"." Medicina e Morale 65, no. 3 (September 21, 2016): 293–314. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.437.

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Abstract:
Dalla nascita della bioetica si è consolidata una situazione inedita, che emerge talvolta confusamente nel lemma “bioeconomia”, in cui i corpi umani sono iscritti tanto nella ricerca tecno-scientifica quanto nei processi del lavoro. Nella sperimentazione farmacologica su soggetti sani e nell’ambito delle tecnologie riproduttive, infatti, è sorta una nuova forma di manodopera definita ormai “lavoro clinico”. Emblematico è il caso della Fivet, il cui sviluppo ha reso possibile separare la figura della donna fornitrice di gameti da quella in cui avverrà la gestazione e il parto, dando così luogo a due differenti mercati – degli ovociti e della maternità surrogata – segnati da forme di discriminazione sociali e razziali. Eppure, in gioco non è solo la contrapposizione tra solidarietà (dono) e profitto (sfruttamento). Il “lavoro clinico”, infatti, deriva sul piano teorico dall’elaborazione di quegli economisti che hanno valorizzato la nozione di capitale umano cercando simultaneamente di «trasformare le più intime funzioni corporee in beni e servizi commerciali». Così, mentre da più parti si guarda alla nozione di capitale umano come alla soluzione dei problemi, non ci si accorge di come essa istituisca un’etica che riscrive interamente il modo di intendere il rapporto tra salute, malattia e disabilità nell’ottica dell’imprenditoria di sé. Il tentativo di questo contributo, allora, è di indagare in chiave bioetica la letteratura neoliberale sul capitale umano, per evitare che sia questa a tracciare i criteri bioetici dell’epoca biotecnica a venire. ---------- Since the birth of bioethics a new situation has been consolidated, it emerges sometimes confusedly in the lemma of “bioeconomy”, in which human bodies are registered as much in techno-scientific research as in labor processes. In fact, in pharmacological trials in healthy subjects and in the field of reproductive technology, a new kind of manpower has arisen, now defined as “clinical labor”. An emblematic case is IVF, its development has made it possible to separate the figure of the woman supplier of the gametes from that of the woman carrying out gestation and birth, thereby giving rise to two different markets – one for oocytes and the other for surrogacy – tainted by forms of social and racial discrimination. However, the contrast between solidarity (gift) and profit (exploitation) is not the only thing at stake. Clinical labor, in fact, derives in theoretical terms from the analyses of those economists who have enhanced the notion of human capital trying simultaneously to transform the most intimate bodily functions into “commercial goods and services”. So while from many quarters the notion of human capital is looked on as the solution to problems, there is inadvertence as to how it institutes an ethics that completely rewrites the way of conceiving the relationship between health, illness and disability within the perspective of the enterprising self. This paper, therefore, endeavours to investigate from a bioethical standpoint the neoliberal literature on human capital, in order to avert its tracing the bioethical criteria of the biotechnical age to come.
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Casini, C., M. L. Di Pietro, and M. Casini. "La normativa italiana sulla “procreazione medicalmente assistita” e il contesto europeo." Medicina e Morale 53, no. 1 (February 28, 2004): 17–52. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.651.

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Abstract:
La normativa italiana sulla riproduzione artificiale si inserisce nel contesto legislativo europeo che, a partire dagli anni ottanta, ha visto il diffondersi di leggi in materia. Nella penultima decade del secolo scorso, infatti, il legislatore si è trovato di fronte ad un fenomeno completamente nuovo, ampiamente affermato nella prassi e connotato da una complessità tecnica (peraltro in continua evoluzione) di non immediata comprensione. La difficoltà di dare una disciplina ad una materia di tale densità e soprattutto coinvolgente beni (significato della procreazione, valore della vita umana allo stadio iniziale, significato della famiglia) e interessi (degli adulti ad avere un figlio, degli scienziati a fare le ricerche) di rilevante portata, ha spinto i Governi e i Parlamenti ad avvalersi degli Studi condotti da Commissioni costituite ad hoc. Nell’articolo, dunque, oltre ad esaminare i contenuti essenziali delle varie leggi in base ad un’analisi comparata che evidenzia i punti di convergenza e di divergenza, le leggi stesse vengono messe in relazione ai risultati raggiunti dai rispettivi gruppi di studio. Ne emergono due interessanti linee di tendenza: da un lato sembra prevalere un’orientamento pragmatico (la cui espressione più marcata si rinviene nel britannico Rapporto Warnock e nella conseguente legislazione britannica) caratterizzato dalla prevalenza del beneficio che si può ottenere dal ricorso alle tecnologie riproduttive a discapito di ogni tutela giuridica dei diritti dell’embrione; dall’altro, viceversa, un’orientamento, che in base alla moderna dottrina dei diritti umani, è disposto a riconoscere al neo-concepito, in quanto individuo vivente appartenente alla specie umana, i diritti umani fondamentali: alla vita, alla famiglia, all’identità (genetica e psicologica). È questo il percorso intrapreso dai documenti europei del 1989, inaugurato dal punto di vista legislativo dalla normativa tedesca (supportata dai lavori della Commissione Benda) e confermato dalla recente legge italiana. L’articolo in oggetto non si limita ad una rassegna sia pure ragionata delle normative in vigore, ma offre spunti di riflessione che vanno al di là di un semplice confronto legislativo.
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Gustin, Marco, Mattia Brambilla, and Claudio Celada. "Stato di conservazione e valore di riferimento favorevole per le popolazioni di uccelli nidificanti in Italia." Rivista Italiana di Ornitologia 86, no. 2 (December 21, 2016): 3. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2016.332.

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Abstract:
<p>Le linee guida comunitarie per monitorare lo stato di conservazione delle specie e degli habitat richiedono che gli Stati membri forniscano un’indicazione del “<em>Favourable</em> <em>Reference</em> <em>Value</em>” (FRV), o “Valore di Riferimento Favorevole”. Il FRV rappresenta un obiettivo di conservazione a lungo termine, tale da rappresentare una situazione indubbiamente favorevole per una data specie, in grado di garantirle ottime possibilità di persistenza nel lungo periodo. La disponibilità di FRV consente una valutazione più oggettiva e trasparente dello stato di conservazione di una specie. Il presente lavoro ha valutato lo stato di conservazione delle specie ornitiche nidificanti in Italia, sviluppando un metodo basato sui requisiti delle direttive comunitarie che integra al suo interno la definizione dei valori di riferimento. Attualmente, è stato proposto un metodo per la definizione dei FRV per popolazione, range e habitat per ciascuna specie, ma è stato possibile procedere ad una identificazione su base quantitativa del solo FRV relativo alla popolazione per le specie di uccelli regolarmente nidificanti in Italia e non attualmente in fase di espansione demografica in seguito a recente colonizzazione (ultimi 30 anni). L’approccio sviluppato per definire il FRV di popolazione ha previsto l’utilizzo di tecniche di <em>Population Viability Analysis</em> o, in alternativa, valutazioni basate sulla densità riproduttiva, secondo le caratteristiche di abbondanza e distribuzione delle specie nidificanti (popolazioni maggiori o minori di 2500 coppie, coloniali o non). Sono state prese in considerazione 250 specie nidificanti in Italia, di cui 88 (che comprendono due sottospecie) incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (147/2009CE). Complessivamente, per 46 popolazioni appartenenti a 20 specie inserite nell’Allegato I e per 10 popolazioni di 6 specie non incluse, è stato possibile calcolare un valore di FRV attraverso tecniche di PVA. Per 15 specie inserite nell’Allegato e per 92 specie non inserite è stato formulato un FRV in termini di densità riproduttiva a una o due scale spaziali; per le specie con popolazioni superiori a 2500 coppie esigenze spaziali elevate (territori o <em>home ranges</em> di decine di ettari o più) non è stato formulato il FRV a scala locale. Per valutare lo stato di conservazione è stato utilizzato un adattamento della classificazione a “semaforo” proposta dalla Commissione Europea per la Direttiva Habitat, attribuendo a ciascuna delle tre voci considerate (popolazione, range e habitat), un giudizio sintetico: <br />- favorevole: semaforo VERDE. Tutti favorevoli oppure due favorevoli ed uno sconosciuto;<br />- inadeguato: semaforo GIALLO. Uno o più inadeguato/i ma nessuno cattivo; <br />- cattivo: semaforo ROSSO. Uno o più cattivo/i; <br />- sconosciuto semaforo BIANCO. Tre sconosciuti oppure due sconosciuti ed un favorevole.</p><p>Prima di poter attribuire il giudizio a ciascuna voce, è necessario verificare se vi sono fattori che possono portare almeno uno dei tre valori di riferimento favorevole a non essere raggiunto, mantenuto o raggiungibile nel futuro prossimo (<em>warning</em> <em>lights</em>). Complessivamente, 42 specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli hanno stato di conservazione cattivo, 39 inadeguato, 6 favorevole e 1 sconosciuto; tra le specie non inserite, 35 hanno stato di conservazione cattivo, 44 inadeguato, 67 favorevole e 16 sconosciuto Per alcune specie è stato possibile valutare lo stato di conservazione per singole bioregioni e sono state prodotte classificazioni “a semaforo” per ciascuna bioregione ospitante la specie in oggetto. Per essere in stato di conservazione favorevole, una specie non deve essere semplicemente al riparo dal rischio di estinzione, ma deve avere un ruolo “significativo” nel proprio habitat di riferimento, rinvenendosi con frequenze e densità soddisfacenti e ricoprendo le funzioni ecologiche che le sono proprie. Le forti pressioni cui molte specie e popolazioni sono sottoposte (cambiamenti climatici, continuo degrado ambientale, variazioni ad ampia scala nella dinamica di popolazione), rendono necessario valutare accuratamente le minacce e pressioni cui la specie/popolazione sono soggette o potranno esserlo nel prossimo futuro, anche in caso di popolazioni superiori al FRV. Risulta, infine, evidente come i FRV dovranno essere sottoposti a periodica rivalutazione e aggiornamento, sulla base soprattutto dei nuovi dati che ogni sei anni vengono forniti dal Reporting sull’applicazione della Direttiva Uccelli.</p>
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Merisio, Alessandra. "Cicogne tecnologiche: genitori e figli nati dalla scienza!" Ricerca Psicoanalitica 32, no. 1 (April 23, 2021). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2021.435.

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Abstract:
Le nuove tecnologie riproduttive inevitabilmente impongono rilevanti trasformazioni valoriali, culturali e relazionali del concetto di genitorialità e in senso più ampio di famiglia. La scissione tra genitorialità biologica e genitorialità sociale sollecita numerosi riflessioni. Il presente lavoro, affronta il tema della donazione di gameti e il bisogno di accogliere ‘l’intruso’ che rivendica e si appropria di una cittadinanza che non è solo corporea o ascrivibile al mondo femminile bensì è una questione della coppia.
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Villanueva Cañadas, Enrique, and Herminia Villanueva. "¿Es éticamente aceptable una regulación general de la objeción de conciencia?" Medicina e Morale 59, no. 5 (October 30, 2010). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2010.199.

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Abstract:
Gli autori si sono chiesti in questo lavoro, se l’obiezione di coscienza deve essere regolata dalla legge. In Spagna a seguito della Legge Organica 2/2001 della salute sessuale e riproduttiva, e l’interruzione volontaria di gravidanza, ai medici sarà riconosciuto il diritto all’obiezione di coscienza, ma solo per il personale sanitario direttamente coinvolto. D’altra parte devono segnalare in anticipo e per iscritto lo status di obiettore. Gli autori presentano motivi di ordine giuridico ed etico per negare che si tratta di una regolamentazione possibile dell’obiezione al di là di quanto afferma la Costituzione. ---------- The authors wondered in this work if conscientious objection must be regulated by law. In Spain as a result of the Organic Act 2/2001 of sexual and reproductive health, and voluntary interruption of pregnancy, physicians will be recognized right to conscientious objection, but for only those directly involved. On the other hand they have to report in advance and in writing objector status. The authors present legal and ethical reasons to deny that it is possible objection regulation beyond what the constitution states.
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Barros, Yara Lorrane Souza de, Amanda Alves Fecury, Euzébio de Oliveira, Carla Viana Dendasck, Maria Helena Mendonça de Araújo, Keulle Oliveira da Souza, and Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias. "Numero di casi confermati di sifilide nelle donne incinte in Brasile tra il 2009 e il 2013." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, December 2, 2020, 53–61. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/donne-incinte.

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Abstract:
La sifilide è una malattia batterica trasmessa sessualmente dalle donne incinte con sifilide al feto. La diagnosi di sifilide nelle donne in gravidanza è confermata dall’esame VDRL. L’obiettivo di questo lavoro è mostrare il numero di casi confermati di sifilide nelle donne incinte in Brasile, come anno di diagnosi, fascia d’età, regioni del Brasile, zona residenziale, tipo di test, classificazione ed evoluzione tra il 2009 e il 2013. I dati secondari sono stati utilizzati dal reparto computer di SUS – DATASUS (http://datasus.saude.gov.br). Il maggior numero di test consente un trattamento migliore e una riduzione del numero di casi. Tuttavia, l’assenza di cure preventive durante le relazioni sessuali induce un aumento dei casi, specialmente tra le donne in età riproduttiva. Le aree con una popolazione più numerosa hanno un numero maggiore di casi. L’elevata variazione di partner in queste aree determina una maggiore contaminazione. Il tipo di test influenza i numeri. Test meno specifici e più generali trovano anticorpi specifici e non specifici per il batterio. Questo può cambiare i numeri effettivi. L’assistenza sanitaria femminile rende precoce la diagnosi, facilitando il trattamento. La sifilide non è direttamente responsabile del maggior numero di mortalità nelle donne in gravidanza.
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Casini, Carlo. "IV Rapporto del Movimento per la Vita Italiano sulla attuazione della Legge n. 40 del 19 febbraio 2004 per l’anno 2010 Esame e commento della relazione del Ministro della Salute presentato al Parlamento italiano il 28 giugno 2012." Medicina e Morale 61, no. 4 (April 4, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.126.

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Abstract:
Il contributo è dato dall’esame e dal commento della Relazione del Ministro della Salute sull’attuazione della Legge 40 del 19 febbraio 2004 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”, presentata, al Parlamento ai sensi dell’art. 15, comma 2 della legge stessa. Il Movimento per la Vita Italiano (MpVI) per valutare i dati di volta in volta riportati nei documenti ministeriali ha finora presentato quattro Rapporti al Parlamento: il primo nel 2007, il secondo nell'aprile 2009, il terzo a luglio 2011 e il quarto – oggetto del presente articolo – nell’agosto 2012. L’attenzione della Relazione ministeriale è rivolta soprattutto alla realizzazione del desiderio degli adulti di avere un figlio, in base allo scopo dichiarato dalla legge di “favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana”. Perciò la descrizione del percorso seguito dalle varie tecniche e gli incroci tra i vari dati a disposizione fanno riferimento prevalente alla coppia adulta. Tuttavia, si sottolinea nella Rapporto del “MpVI” non si deve sottovalutare l’art. 1 della legge indica l’altro fondamentale obiettivo della legge e cioè quello di: “assicurare i diritti di tutti i soggetti coinvolti compreso il concepito”. I soggetti di cui è doveroso tener conto non sono solo gli adulti desiderosi di avere un figlio, ma anche i figli fin dal primo momento della loro esistenza (proprio l’evento che le nuove tecniche intendono determinare), cioè fin dal momento del concepimento. L’articolato, documentato e ricco Rapporto del MpVI richiama sinteticamente l’impianto della normativa – seriamente alterato dalla sentenza costituzionale 151/2009 – e gli interventi giudiziari che lo riguardano; rimarca con forza la grande differenza – in ordine alla protezione del diritto alla vita – tra la morte dell’embrione dopo il trasferimento nelle vie genitali della donna e la sua soppressione deliberata, diretta, concordata, che avviene quando l’embrione, non trasferito nelle vie genitali della donna viene selezionato, reso oggetto di sperimentazione, distrutto, congelato; contesta la teoria del c.d. “diritto affievolito” con riferimento al diritto alla vita del concepito; si sofferma sulla necessità di rimuovere le cause impeditive della procreazione alternative alla procreazione artificiale (a questo proposito viene segnalata la significativa esperienza dell’Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI di ricerca sulla fertilità e infertilità umana operante presso il Policlinico “A. Gemelli” di Roma dal 2003). Infine, il rapporto si conclude con alcune domande e proposte di lavoro rivolte al Ministro della Salute. Non vi è dubbio, comunque, che quella dello statuto giuridico dell’embrione umano non deve essere emarginata nella relazione annuale del Ministro: “se nell’attuazione della L. 40/04 vogliamo raggiungere un adeguato bilanciamento tra l’obiettivo di superare la sterilità e l’infertilità da un lato e il rispetto della vita dall’altro, occorre assolutamente valorizzare il principio dell’art. 1 che qualifica soggetto titolare di diritti il concepito, al pari degli altri soggetti coinvolti nella vicenda procreativa”. ---------- This article is the review and comment of the Report of the Italian Minister of Health on the implementation of Law 40, February 19, 2004 on medically assisted procreation, submitted to the Parliament under article 15 paragraph 2. The Italian Pro-Life Movement (MpVI) to evaluate the data from time to time within ministerial documents has up to now submitted four reports to Parliament: the first in 2007, the second in 2009, the third in July 2011 and the fourth – subject of this article – in August 2012. The Ministerial Report focuses mainly on the realization of the desire of adults to have a child, according to the stated purpose of the law of “helping to resolve problems arising from human sterility or infertility”. Therefore the description of the path followed by various techniques and the connections between the various available data refer mainly to the adult couple. However, it is observed in the Report of the (MpVI), we shouldn’t neglect the article 1 of the Law indicating another key objective of the same Law which is: “to ensure the rights of all subjects involved including the human embryo”. So, the subjects we must take into account are not only the adults longing to have a child, but also the children from the first moment of their existence (just the event that the new techniques intend to be determined), that is, from the moment of conception. The articulated, documented and rich Report MpVI recalls briefly the system of Law – seriously altered by constitutional judgment 151/2009 – and the judicial interventions concerning it; it strongly emphasizes the great difference – as for the protection of the right to life of human embryo – between the death of the embryo after transfer into the genital tracts of women and his deliberate killing, direct, agreed that occurs when the embryo is not transferred to the genital tract of women is selected, but he is destroyed, made the object of experimentation, frozen, selected; it desputes the theory of the so-called “Weakened Law” dealing with the right to life of the unborn child; it focuses on the need to remove the causes hindering human procreation alternative to artificial procreation (in this regard is reported significant experience of the International Scientific Institute Paul VI on research on fertility and infertility human, working at the Policlinico Gemelli in Rome since 2003). Finally, the Report of MpVI concludes with some questions and work proposals addressed to the Minister of Health. There is no doubt, however, that the legal status of the human embryo should not be neglected in the annual Report of the Minister: “if about the implementation of the L. 40/2004 we want to achieve an appropriate balance between the objective of overcoming infertility and infertility on the one hand and respect for life on the other, it is essential to enhance the principle of article 1 that qualifies human embryo subject holder of human rights, like the other subjects involved in the medically assisted procreation”.
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