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1

Gathercole, Patricia M., and Valeria Viganò. "L'ora preferita della sera." World Literature Today 70, no. 4 (1996): 939. http://dx.doi.org/10.2307/40152377.

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Carbone, Bruno. "Les grandes heures de L'Ora." La pensée de midi N° 8, no. 2 (August 1, 2002): 26–31. http://dx.doi.org/10.3917/lpm.008.0026.

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Louassini, Zouhir. "Il Romanzo Marocchino: L'ora del Lettore." Oriente Moderno 77, no. 2-3 (August 12, 1997): 267–74. http://dx.doi.org/10.1163/22138617-0770203024.

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4

Pithon, Remy, Gian Piero Brunetta, Jean A. Gili, and Jean A. Gili. "L'ora d'Africa del cinema italiano 1911-1989." Vingtième Siècle. Revue d'histoire, no. 33 (January 1992): 146. http://dx.doi.org/10.2307/3770107.

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5

Masi, Alessandro. "L'ora di italiano. In ricordo di Luca Serianni (1947–2022)." Italica 99, no. 2 (June 1, 2022): 308–14. http://dx.doi.org/10.5406/23256672.99.2.13.

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6

Selvaggi, Caterina. "Potere e affetti nel cinema di Marco Bellocchio fino a "Vincere": il contrappunto." PSICOBIETTIVO, no. 2 (March 2010): 157–78. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-002011.

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Abstract:
L'autore analizza alcuni celebri films di Marco Bellocchio ("L'ora di religione", "I pugni in tasca", "La balia", "Enrico IV", "Il principe di Homburg", "Il gabbiano", "Buongiorno notte" e "Vincere"), individuando lo stile espressivo del regista che privilegia l'opposizione e insieme riconosce il legame degli opposti, il contrappunto tra immagini e dialoghi, insieme a rumori e suoni. L'importanza della comunicazione non verbale che puň contrastare con l'immagine o con i dialoghi stessi, in particolare č rintracciata soprattutto nel rappresentare situazioni familiari complesse, simili in modo sorprendente a quelle che, nella terapia della famiglia, vengono considerate "famiglie invischiate". In particolare č in evidenza il rapporto tra potere e affetti che appare rapporto di opposizione tra le persone e si rivela perň anche rapporto di legame difficilmente scindibile.
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7

Ugolini, Daniela, and Christian Olive. "Béziers et les côtes languedociennes dans l'Ora Maritima d'Avienus (vv. 586-594)." Revue archéologique de Narbonnaise 20, no. 1 (1987): 143–54. http://dx.doi.org/10.3406/ran.1987.1308.

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Argenteri, Letizia. "Book Review: L'ora di Austerlitz — 1980: La svolta che mutò l' Italia. Firenze." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 41, no. 1 (March 2007): 252–54. http://dx.doi.org/10.1177/001458580704100120.

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9

Dovizio, Ciro. "Tra questione siciliana e questione mafiosa. Sul giornale "L'Ora" nella seconda metà degli anni Cinquanta." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 297 (January 2022): 36–66. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297002.

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Abstract:
Negli anni Cinquanta il Partito comunista acquisì l'antica testata de "L'Ora" con l'obiettivo di allargare l'opinione di sinistra in Sicilia. Alla direzione fu chiamato il calabrese Vittorio Nisticò, già redattore del giornale filocomunista romano "Paese Sera", il quale seguì una linea fortemente regionalista, critica verso la gestione democristiana dell'autonomia, propugnando alleanze non necessariamente in sintonia col quadro nazionale. Opzione, questa, venuta alla ribalta nel 1958-60 con i governi regionali di Silvio Milazzo, appoggiati da dissidenti Dc, destre e, sia pure esternamente, dai social-comunisti. A tale prospettiva venne affiancandosene, a un certo punto, un'altra di pugnace contestazione della mafia e dei suoi rapporti con la Democrazia cristiana, divenuta presto la più autentica cifra del giornale. Logico che il discorso pubblico appiattisse la vicenda sull'immagine un po' unilaterale del ‘quotidiano antimafia'. L'articolo affronta la fase iniziale della direzione Nisticò, attingendo alla collezione del giornale e a documenti d'archivio, sottolineando come solo parzialmente la dimensione regionalista si sovrapponesse a quella antimafia, balzata all'attenzione dell'opinione pubblica dopo la grande inchiesta dell'autunno 1958. Senza pretese di completezza, l'intento è d'indagare un caso ancora inesplorato dalla storiografia.
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10

Di Petta, Gilberto. "Davanti all'aurora: il delirio tra nostalgia e memoria." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2012): 137–52. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002008.

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Abstract:
In questo lavoro la relazione tra memoria e delirio viene declinata in due momenti distinti: la memoria del delirio e la memoria delirante. Il piacere legato all'atto di conferimento (aberrante) di significato (apofania) dopo il caos dell'apocalissi rimane indelebile nella memoria del paziente psicotico, la quale, a sua volta, oltre che memoria della rivelazione diventa capace essa stessa di produrre materiale delirante retrospettivo o retrodatato. Entrambe queste memorie sono cruciali nel determinare le riacutizzazioni psicotiche. Cosě come gli studi sulla Salience sono stati traslati dal campo dell'addiction al campo della psicosi, allo stesso modo il problema della recidiva delirante puň essere accostato alla recidiva tossicomanica, e la nostalgia del delirio al craving per lo stupefacente. Questo parallelismo č dettato dal fatto che, come la memoria del piacere fusionale con la sostanza stupefacente č indelebile, allo stesso modo č incoercibile il potente richiamo nostalgico che la memoria della pienezza apofanica esercita nella grigia fase post-acuta. Questa funzione della memoria asservita al delirio, su un altro piano, č cruciale proprio per tenere viva l'identitŕ del paziente, messa in crisi dalla quotidiana e respingente estraneitŕ di un mondo nel quale egli non si sente piů a casa propria. Considerando, dunque, la forte impressibilitŕ degli albori psicotici ("l'ora del vero sentire") sulla memoria del sé č fondamentale, nell'incontro clinico e nella relazione terapeutica, costruire le basi affettive per una via d'uscita dalla psicosi. La relazione empatica tra il clinico e il paziente, se dotata di una certa intensitŕ, rappresenta l'ultima chance per costituire una sorta di nuovo terminus a quo da cui far procedere, quasi ex novo, ma non piů da soli, la narrazione della propria esperienza e della propria esistenza.
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Colognesi, Stéphane, Vanessa Moser, Catherine Deschepper, and Vanessa Hanin. "Bonne nouvelle : les enseignants du fondamental estiment qu’il est important d’enseigner l’oral en classe et se sentent compétents pour le faire ! Mais certains ne le font quand même pas…" Veredas - Revista de Estudos Linguísticos 26, no. 1 (September 14, 2022): 141–69. http://dx.doi.org/10.34019/1982-2243.2022.v26.37930.

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Abstract:
L'objectif de cette contribution est de prolonger un état des lieux réalisé en 2019 sur l'enseignement de l'oral. Plus particulièrement, nous abordons ici : (1) les croyances des enseignants concernant l’oral et son enseignement ; (2) leur sentiment de compétence pour le faire ; (3) les situations orales pour lesquelles les enseignants estiment que les élèves doivent être compétents en langage orale ; (4) ce qu'ils disent faire concernant l'oral en classe et (5) les freins qui pourraient les empêcher de mener à bien des activités où l'oral est enseigné. En plus, nous avons voulu savoir si les réponses à ces questionnements divergeaient entre les enseignants du maternel et du primaire. Il ressort des analyses quantitatives et qualitatives menées certaines différences existent entre les enseignants des deux "groupes", mais aussi des ressemblances : ils trouvent que c'est important de travailler et enseigner l'oral en classe et ils se disent confiants dans leur capacité à l'enseigner. Leur top 4 des situations qu'il faudrait privilégier en classe est "donner une explication, expliquer un raisonnement, exprimer ses émotions et reformuler une idée". On remarque aussi un écart entre ce que les enseignants pensent, leurs conceptions de l’enseignement de l’oral en classe et leurs pratiques rapportées qui renseignent finalement peu d'oral enseigné. Cinq freins pour l'enseignement de l'oral ressortent de nos analyses.
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Oven, Jacqueline. "Les particules slovènes et leurs équivalents français à l'écrit et à l'oral: cas du lexème slovène tudi et de son équivalent français aussi." Linguistica 52, no. 1 (December 31, 2012): 213–23. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.52.1.213-223.

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Abstract:
La présente contribution s'inscrit dans le cadre d'une étude contrastive sur les particules dans les langues slovène et française en y examinant le cas du lexème slovène tudi et de son équivalent français le plus fréquent aussi. Nous nous pencherons sur les caractéristiques de aussi à l'écrit et à l'oral pour les comparer à celles du lexème slovène tudi. Nous nous proposerons d'abord, à partir d'un corpus écrit, de comparer le fonctionnement du lexème slovène tudi et celui de son équivalent français aussi pour en extraire les similitudes et surtout les divergences sur le plan sémantique, syntaxique et pragmatique. En nous appuyant sur ces divergences à l'écrit, nous procéderons ensuite, à partir d'un corpus oral, à l'analyse du fonctionnement de aussi dans à l'oral pour y constater un éventuel décalage entre l'emploi de aussi à l'écrit et à l'oral. Nous mettrons enfin en évidence un plus grand parallélisme entre le slovène écrit et le français parlé dans le cas de l'étude contrastive de tudi et de aussi.
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Garcia-Debanc, Claudine. "Évaluer l'oral." Pratiques 103, no. 1 (1999): 193–212. http://dx.doi.org/10.3406/prati.1999.1867.

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Garcia-Debanc, Claudine, and Isabelle Delcambre. "Enseigner l'oral ?" Repères 24, no. 1 (2001): 3–21. http://dx.doi.org/10.3406/reper.2001.2367.

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Blanche-Benveniste, Claire. "De la rareté de certains phénomènes syntaxiques en français parlé." Journal of French Language Studies 5, no. 1 (March 1995): 17–29. http://dx.doi.org/10.1017/s0959269500002489.

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Abstract:
AbstractCertaines tournures syntaxiques comme les participes ‘détachés’ sont beaucoup plus rares en français à l'oral qu'à l'écrit, et on retrouve ce phénomène dans plusieurs autres langues. On ne peut pas expliquer la rareté de ces constructions à l'oral seulement par le manque de compétence des locuteurs. Une comparaison entre des récits d'accidents produits par des adultes français par oral et par écrit montre que cette particularité grammaticale est la conséquence de différences dans l'organisation informative des énoncés, dues en grande partie à des stéréotypes collectifs.
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Klopp, Charles D., and Luigi Compagnone. "L'oro nel fuoco." World Literature Today 64, no. 3 (1990): 447. http://dx.doi.org/10.2307/40146658.

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Ceramella, Nick. "Book Review: L'Orda." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 37, no. 2 (September 2003): 593–95. http://dx.doi.org/10.1177/001458580303700250.

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Manesse, Danièle, and Isabelle Grellet. "L'oral contre l'écrit." Repères 3, no. 1 (1991): 17–24. http://dx.doi.org/10.3406/reper.1991.2013.

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SIMON, ANNE CATHERINE, and LIESBETH DEGAND. "Connecteurs de causalité, implication du locuteur et profils prosodiques: le cas de car et de parce que." Journal of French Language Studies 17, no. 3 (October 8, 2007): 323–41. http://dx.doi.org/10.1017/s095926950700302x.

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Abstract:
Nous comparons l'usage de deux connecteurs de causalité, car et parce que, en fonction de leur fréquence dans différents types de corpus en français (écrits et oraux). Sur la base d'une analyse sémantique et cognitive, nous décrivons quel degré d'Implication du Locuteur chaque connecteur est susceptible d'encoder dans la construction des relations de discours, à l'écrit et à l'oral (où car est nettement moins fréquent, ce qui produit une réorganisation des types de relations causales couvertes par chaque connecteur). Enfin, sur la base de l'analyse de 50 occurrences de chaque connecteur à l'oral (extraites de la banque de données VALIBEL), nous décrivons les différents types d'empaquetages prosodiques et leur corrélation avec les relations causales plus ou moins objectives.
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Zwitter, Ana. "Les stratégies intonatives à l'échange oral en slovène et en français." Linguistica 42, no. 1 (December 1, 2002): 121–30. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.42.1.121-130.

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Abstract:
La linguistique contemporaine de la parole s'interesse à l'intonation en tant que moyen participant à la réalisation et à la perception des intentions discursives à l'échange oral. Comme les phrases énoncées forment l'ensemble du texte, l'intonation est aujourd'hui perçue comme un moyen autonome contribuant à la construction cohé­ rente des actes de parole spontanés. L'objet de cet article est d'analyser la fonction de l'intonation de l'oral spontané en slovène en comparaison avec les stratégies intona­ tives à l'oral spontané en français. A l'intérieur du discours oral, les unites énoncia­ tives sont reliées entre elles par les connecteurs dont le rôle est indissociable de leur forme intonative. C'est pourquoi nous avons entamé une analyse détaillée des facteurs intonatifs et de certaines formes énonciatives (paragraphes oraux et ligateurs) qui créent la spontanéité des messages parlés.
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Bidaud, Éric, and Hakima Megherbi. "De l'oral à l'écrit." La lettre de l'enfance et de l'adolescence 61, no. 3 (2005): 19. http://dx.doi.org/10.3917/lett.061.24.

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Leroy, Christine. "La notation de l'oral." Langue française 65, no. 1 (1985): 6–16. http://dx.doi.org/10.3406/lfr.1985.6401.

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Petiot, Geneviève. "L'oral dans l'écrit politique." Langue française 89, no. 1 (1991): 72–85. http://dx.doi.org/10.3406/lfr.1991.5764.

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Iermano, Toni. "Review: L'Oro Del Mondo." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 24, no. 1 (March 1990): 146–50. http://dx.doi.org/10.1177/001458589002400128.

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Danon-Boileau, Laurent, and Mary-Annick Morel. "L'oral : invariance et variation." Intellectica. Revue de l'Association pour la Recherche Cognitive 20, no. 1 (1995): 55–73. http://dx.doi.org/10.3406/intel.1995.1474.

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Dutau, G. "De l'oral à l'écrit." Revue Française d'Allergologie et d'Immunologie Clinique 44, no. 5 (September 2004): 435. http://dx.doi.org/10.1016/j.allerg.2004.06.002.

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Deschamps, Alain. "De l'écrit à l'oral et de l'oral à l'écrit : esquisse d'une graphématique." Repères 6, no. 1 (1992): 69–79. http://dx.doi.org/10.3406/reper.1992.2066.

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Lucken, Christopher. "L'or dans l'art." Médiévales 5, no. 11 (1986): 21–29. http://dx.doi.org/10.3406/medi.1986.1037.

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Uzal, Marcos. "L'Or du temps." Vertigo 41, no. 3 (2011): 39. http://dx.doi.org/10.3917/ver.041.0039.

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30

Gilissen, Léon. "L'or en enluminure." Gazette du livre médiéval 13, no. 1 (1988): 10–13. http://dx.doi.org/10.3406/galim.1988.1073.

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31

Parmentier, Isabelle. "L'or et l'ordure." Histoire urbaine 18, no. 1 (2007): 61. http://dx.doi.org/10.3917/rhu.018.0061.

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Lombard-Jourdan, Anne. "L'or de Timor." Archipel 60, no. 4 (2000): 167–98. http://dx.doi.org/10.3406/arch.2000.3587.

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Bishop, Michael, and Yves Leclair. "L'or du commun." World Literature Today 68, no. 2 (1994): 341. http://dx.doi.org/10.2307/40150174.

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Miskimin, Harry A. "L'or, L'argent, la guerre dans la France médiévale." Annales. Histoire, Sciences Sociales 40, no. 1 (February 1985): 171–84. http://dx.doi.org/10.3406/ahess.1985.283150.

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Abstract:
Dans son Testament politique, le cardinal de Richelieu consacre huit parties à la « puissance du prince », dont une plus particulièrement à l'or et l'argent comme l'un des instruments de pouvoir les plus nécessaires à l'État. Il constate que l'or et l'argent sont les tyrans du monde, et que leur empire, bien qu'injuste, est parfois si raisonnable qu'il faut en accepter la domination . De toute évidence, la tyrannie des métaux précieux n'a pas commencé avec le XVIIesiècle ; la France en a subi le joug dès le Bas Moyen Age et les métaux précieux ont joué un rôle prépondérant dans le budget de guerre de l'époque. Comme on le sait, les Archives nationales (séries Z'b) et les archives départementales de Dijon et Grenoble conservent un volume considérable de documents sur la frappe monétaire. Ces documents décrivent avec précision l'aloi et la quantité des métaux employés, ainsi que le nombre et la valeur nominale des pièces frappées. Nous les avons utilisés pour construire une série statistique assez complète de la frappe de l'or et de l'argent aux XIVeet XVesiècles. Les graphiques (fig. 1) et les tableaux (tab. I et H) mesurent le monnayage annuel en kilogrammes d'or et d'argent purs pendant cette période.
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Cappeau, Paul. "(Pro)Noms d'humains à l'oral." Linx, no. 76 (July 31, 2018): 57–84. http://dx.doi.org/10.4000/linx.2391.

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36

Morel, Mary-Annick. "L'intonation exclamative dans l'oral spontané." Faits de langues 3, no. 6 (1995): 63–70. http://dx.doi.org/10.3406/flang.1995.1006.

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Chetrit, Judith. "Enseigner l'oral, une faiblesse française." Sciences Humaines N° 312, no. 3 (March 1, 2019): 8. http://dx.doi.org/10.3917/sh.312.0008.

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Porge, Érik. "Passage de l'écrit dans l'oral." Essaim 17, no. 2 (2006): 107. http://dx.doi.org/10.3917/ess.017.0107.

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39

Esquenet-Bernaudin, Monique. "Lisibilité de l'oral : une gageure ?" Langue française 65, no. 1 (1985): 17–27. http://dx.doi.org/10.3406/lfr.1985.6402.

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40

Hee Park, Sung. "L'oral et les apprenants coréens." Éla. Études de linguistique appliquée 126, no. 2 (2002): 201. http://dx.doi.org/10.3917/ela.126.0201.

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Nicolas, Yves. "L'or gris de Grenoble." Le Monde alpin et rhodanien. Revue régionale d’ethnologie 15, no. 3 (1987): 145–62. http://dx.doi.org/10.3406/mar.1987.1342.

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Melot, Michel. "De l'or à l'art." Médium 16-17, no. 3 (2008): 94. http://dx.doi.org/10.3917/mediu.016.0094.

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Brusset, Bernard. "L'or et le cuivre." Revue française de psychanalyse 55, no. 2 (1991): 559. http://dx.doi.org/10.3917/rfp.g1991.55n2.0559.

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Horn, P. L., and Bernard Clavel. "L'or de la terre." World Literature Today 60, no. 1 (1986): 72. http://dx.doi.org/10.2307/40141141.

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Vindt, Gérard. "L'or et l'argent d'Amérique." Alternatives Économiques N°298, no. 1 (January 1, 2011): 80. http://dx.doi.org/10.3917/ae.298.0080.

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Lester, Aurélien. "La fièvre de l'or." Sciences Humaines N°198, no. 11 (November 1, 2008): 74. http://dx.doi.org/10.3917/sh.198.0074.

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FONSECA-GREBER, BONNIE. "La morphologisation de qui." Journal of French Language Studies 23, no. 3 (August 29, 2012): 401–21. http://dx.doi.org/10.1017/s0959269512000270.

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Abstract:
RÉSUMÉCette étude présente les résultats d'une analyse d'un corpus de français romand conversationnel et démontre, par le biais d'une série de tests de morphologisation (Schwegler, 1990) que l'ancien pronom relatif-interrogatif qui1 s'est séparé en deux formes distinctes sur les plans sémantique et morphosyntaxique: (1) un pronom interrogatif autonome, qui2 et (2) un préfixe relatif flexionnel, qui- qui s'ajoute au paradigme des préfixes préverbaux. La relation entre qui2 et qui- est du même genre que celui déjà attesté pour la relation entre les préfixes personnels flexionnels je, tu, il/elle, etc., et les pronoms sujets facultatifs, moi, toi, lui/elle, etc. Conformes aux processus de la grammaticalisation et propulsés par la fréquence des tournures en qui-V dans les constructions clivées, ces résultats suggèrent en outre un changement typologique et une diglossie naissante entre l'oral spontané (préfixal) et l'écrit classique (suffixal), au moins sur le plan morphosyntaxique. Le présent article a pour but de déterminer le statut de qui dans le français romand conversationnel, relatif à son stade de morphologisation par rapport aux préfixes personnels flexionnels ainsi qu'à la question d'une diglossie naissante entre l'oral et l'écrit.
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Zabojnikova, Hviezdoslava. "Louis-Ferdinand Céline et l'oral populaire." Verbum 8, no. 1 (June 2006): 117–25. http://dx.doi.org/10.1556/verb.8.2006.1.9.

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49

Pietro, Jean-François de. "Des tâches-outils pour enseigner l'oral." La Lettre de la DFLM 29, no. 2 (2001): 22–24. http://dx.doi.org/10.3406/airdf.2001.1494.

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Bilger, Mireille, and Paul Cappeau. "L'oral ou la multiplication des styles." Langage et société 109, no. 3 (2004): 13. http://dx.doi.org/10.3917/ls.109.0013.

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